I Mass Media I Fumetti e i Fotoromanzi.

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I Mass Media I Fumetti e i Fotoromanzi

LE ORIGINI DEL FUMETTO - IL FUMETTO NEGLI ALTRI PAESI

IL FUMETTO IN ITALIA - I FUMETTI "AUTARCHICI" - IL FUMETTO NEGLI STATI UNITI - EROI E SUPEREROI DI CARTA

IL FUMETTO NEGLI STATI UNITI - LA "FAMILY STRIP" - LA BANDA DISNEY - SVILUPPI DEL FUMETTO AMERICANO DAGLI ANNI CINQUANTA IN POI - IL FUMETTO IN ARGENTINA

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LE ORIGINI DEL FUMETTO

Le primissime origini del fumetto possono essere ricercate molto indietro nel tempo, quando l'uomo viveva ancora nelle caverne e incideva o dipingeva sulle pareti di queste dei disegni che riproducevano le sue avventure di guerra e caccia: raffigurava così sé stesso, i suoi compagni e gli animali selvatici con immagini. Procedendo a grandi passi nella storia dell'uomo, troviamo altri lontanissimi antenati del fumetto: nell'antico Egitto venivano disegnate delle vignette sui papiri, a Roma, all'inizio dell'era cristiana, circolavano le Tabulae satiriche e nel Medioevo era molto diffusa la Bibbia pauperum in cui, con illustrazioni commentate da un versetto o da una didascalia in latino o in volgare, si raccontavano i principali episodi della vita di Gesù Cristo. Ma i precursori in senso stretto, gli anticipatori immediati e diretti furono il tedesco Wilhelm Busch, autore di Max und Moritz (1865), popolarissima storia di due monelli, da lui personalmente illustrata, e lo svizzero Rodolphe Töpffer. Con loro, presto seguiti da altri disegnatori, ebbe inizio una nuova tradizione: le pagine dei giornali europei, satirici e non, ospitarono storie per immagini in numero sempre crescente, condizionando così il gusto grafico dell'epoca. Convenzionalmente, la nascita vera e propria del fumetto si colloca alla fine del XIX secolo quando, nel 1895, il disegnatore americano Richard F. Outcault creò Yellow Kid, un ragazzino monello e irriverente, completamente calvo, con due vistose orecchie a sventola e un camicione giallo lungo fino ai piedi. Le prime tavole di Outcault vennero pubblicate sull'edizione domenicale del quotidiano "New York World" - quindi destinate a un pubblico adulto - con il titolo di Down Hogan's Alley: non si trattava di un vero e proprio fumetto, ma di un'unica grande vignetta, pullulante di piccole figure, personaggi di un'umanità degradata, in mezzo alle quali spiccava Yellow Kid. Non c'era ancora, dunque, la sequenza delle vignette, tipica dei fumetti di oggi, e la "nuvoletta" con i dialoghi era appena abbozzata, sotto forma di cartelli e varie scritte sul camicione giallo, ma la successiva evoluzione di questi disegni di Outcault, pubblicati sulla testata concorrente "Morning Journal", in cui assunsero la forma di una sequenza, cioè di una strip, permette di parlare della serie di Yellow Kid come del primo vero fumetto. Una "striscia" capostipite di moltissime altre, poi pubblicate da numerosi giornali. E il supplemento domenicale del "Morning Journal" può così a buon diritto essere considerato il primo giornale con fumetti, anche se i caratteristici balloons, le nuvolette, iniziarono un paio d'anni dopo Yellow Kid, nel 1897. Tra i nuovi personaggi disegnati, ricordiamo soprattutto i Katzenjammer Kids di Rudolph Dirks, due bambini discoli, poi noti anche in Italia con il nome di Bibì e Bibò. E ancora: l'Happy Hooligan di Frederick Burr Opper, un ottimista nonostante la sorte perennemente avversa, che in Italia prese il nome di Fortunello, il Little Nemo di Winsor McCay, un ragazzo che sognava avventure fantastiche in luoghi immaginari, e la tipica coppia di arricchiti di Arcibaldo e Petronilla, nati dalla penna di George McManus (si veda oltre, IL FUMETTO NEGLI STATI UNITI. La "FAMILY STRIP"). Il successo dei fumetti, quelli statunitensi in testa, fu subito grande e nel giro di pochi anni si diffusero in tutto il mondo: di facile lettura e con un potere di suggestione e di persuasione superiore a quello del romanzo d'appendice, di cui logisticamente, aveva preso il posto, il fumetto sarebbe diventato uno dei più diffusi fenomeni di massa, con una dignità culturale ben definita. Un avvenimento di proporzioni così rilevanti da interessare scrittori, sociologi e studiosi di costume. La storia del fumetto si sviluppa in tutto l'arco di questo secolo intrecciandosi profondamente con le vicende che hanno caratterizzato la vita dell'uomo e costituendo una sorta di riflesso del modo di vivere e di sognare delle varie generazioni: sotto forma di storie realistiche, avventurose o fantascientifiche, il fumetto ha conquistato centinaia di milioni di lettori, grandi e piccoli, appagando il loro bisogno di evasione - con le strisce di Superman, Batman o Spiderman o altri supereroi - o la necessità di identificazione: esemplare il caso dei Peanuts di Charles M. Schultz, in cui attraverso le insicurezze di Charlie Brown e degli altri personaggi-bambini si sorride delle proprie nevrosi. Inoltre, nuova mitologia della civiltà dell'immagine, i fumetti hanno la peculiarità di essere collegati ad un tempo presente, dilatato allo spazio di tre o quattro generazioni, peculiarità che consente loro di non passare di moda, di restare attuali per decenni.

Un fumetto di Bibì e Bibò

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IL FUMETTO NEGLI ALTRI PAESI

In Inghilterra la prima striscia comparve nel 1896 sull'"Illustrated Chips": disegnata da Tom Browne, rappresentava due allegri giramondo, Weary Willie e Tired Tim, vagamente ispirati ai personaggi del Don Chisciotte. Da allora la popolarità del fumetto crebbe rapidamente, di pari passo con quanto avveniva negli Stati Uniti. Tre i filoni principali: avventura e guerra, con le storie di Buck Rian, Matt Dillon, Hawke e Garth; la commedia brillante arricchita con un pizzico di erotismo, come in Romeo Brown o Modesty Blaise, disegnata nel 1962 da Jim Holdaway per i testi di Peter O' Donnel; e, congeniale allo spirito britannico, il genere social-umoristico, in cui si distinsero i personaggi di Andy Capp (da noi noto come Le vicende di Carlo e Alice) e Bristow. In Francia esisteva una tradizione di vignette familiari - le cosiddette Images d'Epinal, fogli volanti illustrati pubblicati a partire dal 1820 da Jean Ch. Pellerin - sulla quale si innestarono i racconti per immagini con didascalia a piè di pagina del disegnatore Christophe (pseudonimo di George Colomb) riguardanti la Famille Fenouillard. Il primo personaggio rappresentato nella nuova forma a sequenze fu Bécassine, povera e ingenua ragazza bretone, comparsa su "La Semaine de Suzette" e disegnata da Pierre Pinchon, senza intenti sociali ma solo comici. Ma è solo negli anni Sessanta che la Francia esprimerà i suoi migliori personaggi, tra cui Lucky Luke e, notissimo, Asterix, entrambi creati da René Goscinny (il secondo in collaborazione con Albert Uderzo). Puro divertimento, ma anche satira feroce - la figura di Cesare adombra quella di De Gaulle -, il fumetto di Asterix conquistò in breve fama mondiale. Con Barbarella, l'eroina ispirata a Brigitte Bardot, la Francia inaugurò, nel 1962 il filone erotico-fantastico, il disegno di lusso destinato agli adulti: il fumetto di Jean Claude Forest nella trasposizione cinematografica di Roger Vadim, venne interpretato da Jane Fonda. Barbarella rientra anche in quel fenomeno, riflesso dell'evoluzione dei tempi e del costume, che portò all'affermarsi di nuove figure femminili, molto più disinvolte e spregiudicate di quelle già apparse in America nel periodo tra le due guerre, Winnie Wincle, Tillie the Toiler, o Brenda Star (per le quali si veda oltre). Strettamente collegata a quella francese, la scuola belga ebbe tra i suoi autori più significativi Jean Giraud (in arte Gir e, in seguito, Moebius) e Jean Michel Charlier, che diedero vita al personaggio di Blueberry, soldato nordista, giocatore di poker e bevitore di whisky, rissoso e attaccabrighe, ma leale e coraggioso. Raggiunse fama mondiale Georges Rémi, meglio noto con lo pseudonimo di Hergé, creatore di Tin Tin (1929), il ragazzo con i pantaloni alla zuava, protagonista, insieme all'inseparabile cagnolino Milou, di mille avventure in ogni parte del mondo. E ancora ricordiamo Peyo (pseudonimo di Pierre Culliford), dalla cui penna uscirono gli Schtroumpfs, i nostri notissimi Puffi. Nel periodo tra le due guerre in Inghilterra si affermò il personaggio di Jane, di Norman Pett, una giovane donna che univa la soavità all'intraprendenza; in Germania, ebbero successo due comici individui, padre e figlio, protagonisti appunto della serie Vater und Sohn, creata da E.O. Plauen. E dall'Australia arrivarono le strisce, ricche di fantasia e avventura, di Felix the Cat, un simpatico gattino nero, già protagonista di disegni animati e creato da Pat Sullivan nel 1917.

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