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2009: + o -

Abruzzo.

(o Abruzzi). Regione (10.798 kmq; 1.277.330 ab.) dell'Italia peninsulare, compresa tra la costa adriatica e l'Appennino. Confina a Nord con le Marche, a Ovest con il Lazio, a Sud con il Molise ed è bagnato a Est dal Mare Adriatico. Capoluogo: L'Aquila. Amministrativamente è diviso in quattro province: L'Aquila, Chieti, Pescara, Teramo.

Geogr. - La regione può essere divisa in due zone estremamente diverse una dall'altra. La sezione orientale è montuosa e presenta rocce calcaree con fenomeni carsici. Si distinguono tre catene: ad Est quella dei Monti della Laga, dei monti del Gran Sasso d'Italia (con la cima più elevata di tutto l'Appennino, il Corno Grande, 2.914 m) e della Maiella (con la cima del monte Amaro, 2.795 m); al centro quella del Velino, del Sirente, dei monti della Marsica e dei monti della Meta; ad Ovest quella dei monti Simbruini e dei monti Ernici. Si alternano poi delle zone pianeggianti di tipo carsico (piano delle Cinquemiglia) che formano talvolta delle vere e proprie depressioni (Campo Imperatore). La sezione orientale si caratterizza per la presenza di una fascia collinare preappenninica argillosa. La zona collinare presenta una morfologia uniforme: domina il sub appennino abruzzese che si divide in aprutino e frentano. Esso è costituito da una serie di coste collinari trasversali erose e attraversate da vallate del basso corso dei fiumi. Le coste risultano basse e sabbiose, interrotte dalle foci dei fiumi. Tra i principali corsi d'acqua si ricordano il Tronto, il Tordino, il Vomano, il Pescara e il Sangro. Vasti bacini vallivi, che un tempo erano sommersi da acque lacustri (bacini del Liri e del Salto, del Fucino prosciugato solo nel secolo scorso, di Sulmona, che sono divisi dai monti del Velino, del Sirente e della Montana grande) si aprono all'interno. Il clima è fortemente influenzato dall'altitudine e della disposizione dei rilievi: infatti è rigido con frequenti nevicate sui rilievi, continentale con precipitazioni scarse sugli altipiani, mentre nelle regioni costiere e collinari ha caratteristiche tipicamente mediterranee.

Econ. - L'economia dell'A. si è dimostrata una delle più vitali del Mezzogiorno. Il terziario e l'industria sono in costante crescita rispetto alle attività dell'agricoltura e dell'allevamento. L'agricoltura di sussistenza dell'interno, caratterizzata dalla produzione di cereali e di patate in modeste quantità, ha lasciato il posto a quella di uva, olive, frutta, ortaggi. Importanti sono inoltre le colture industriali, tra cui primeggiano la barbabietola e il tabacco. La pastorizia, molto praticata in passato (ovini) e caratterizzata dalla transumanza autunnale e primaverile, ha subito un crollo a partire dagli anni Cinquanta. Le attività industriali sono collegate in buona parte all'attività agricola; l'artigianato, in decadenza nei settori delle ceramiche, del ferro e dei merletti, è invece abbastanza sviluppato nell'attività dei ramai. I maggiori impianti industriali sono concentrati a Pescara (cementi), a Bussi (stabilimenti chimici), ad Avezzano (zuccherifici). Fra le risorse minerarie, notevole è la produzione di bauxite. Rilevante è inoltre la produzione di energia idroelettrica. Netta è la differenza tra zona costiera e quella interna, a minore sviluppo economico. Un certo incremento ha avuto il turismo grazie anche alla istituzione del Parco Nazionale d'A., situato nell'alta valle del Sangro.

St. - L'uomo si insediò in A. sin dai primi tempi dell'umanità: questo fatto è attestato dai rinvenimenti, in stazioni di superficie, di oggetti di pietra riferibili al Paleolitico antico e nella valle della Vibrata di reperti risalenti al Paleolitico superiore. Sempre in questa stessa zona ed inoltre nell'Aquilano e nel Chietino, caverne, villaggi e fondi di capanna hanno messo in luce tracce della civiltà neolitica. La stazione di Lama dei Peligni risulta particolarmente interessante, in quanto contiene strati neolitici sovrapposti al deposito, in cui sono stati trovati resti del cosiddetto uomo della Maiella, ritenuto pre neolitico. L'Eneolitico è rappresentato da alcuni livelli delle stazioni della Vibrata che testimoniano anche il passaggio dall'Età neoeneolitica a quella del Bronzo. Le necropoli di Alfedena e Atri appartengono all'Età del Ferro. In quest'epoca, l'A. era abitato da genti italiche (Sabini, Piceni, Marsi, Peligni, ecc.) molto bellicose, sulle quali Roma estese il suo dominio, dopo la seconda guerra sannitica, attirandole nella propria orbita (304 a.C.). Sotto il dominio romano l'A. diede un apporto fondamentale nella guerra sociale e divenne provincia dell'impero con il nome di Samnium. Il Cristianesimo fece la sua comparsa nella regione forse già nel I sec. In seguito, dopo essere stato incorporato dai Longobardi nel ducato di Spoleto, l'A., passato ai Franchi, fu eretto in contado autonomo con la denominazione di Marsica nell'853. Successivamente venne concesso in feudo da papa Adriano IV a Guglielmo I, re di Sicilia (a conclusione di incessanti lotte e penetrazioni da parte dei Normanni). Insofferente del governo normanno l'A. si schierò quindi con gli Svevi; ciò determinò, durante il conflitto tra Federico II e la Chiesa, una scissione interna che continuò e divise il Paese anche nei secoli successivi, causando una sequela di devastazioni da parte di Durazzeschi, Ungheresi, Angioini, Aragonesi, truppe pontificie. Sotto gli Spagnoli, l'A. risentì dell'impoverimento generale ed ebbe poi parte notevole nella rivolta di Masaniello (1647). Agli inizi del XVIII sec., mentre Austriaci e Spagnoli si contendevano il territorio, violenti terremoti devastarono l'intera regione che nel 1738 passò sotto i Borboni: essi la riorganizzarono nelle province di A. Citeriore, Inferiore e Molise. Durante la Rivoluzione francese, i Francesi trovarono una forte resistenza che sarebbe confluita nel moto sanfedista. Nel 1821, 1841 e 1848, moti insurrezionali ebbero come centro l'A., fino a quando nel 1860 esso venne congiunto al resto d'Italia. Sino al 1963 rimasto amministrativamente unito al Molise. Il 6 aprile 2009 una forte scossa di terremoto di magnitudo 5,8 della scala Richter (8/9 della scala Mercalli) colpì l'A.; il bilancio definitivo fu di 299 morti e circa 1.600 i feriti, di cui 200 gravissimi. L'epicentro del sisma venne registrato a L'Aquila e almeno 26 furono i comuni interessati, dove moltissimi furono gli edifici resi inagibili.

Arte - Vi sono alcuni reperti archeologici (necropoli, insediamenti fortificati), di una civiltà artistica indipendente dalle altre manifestazioni italiche dello stesso periodo (secc. VI-II a.C.). La zona non subì del resto l'influsso ellenico come mostra il Guerriero di Capestrano, che rappresenta uno degli esempi più caratteristici della scultura non condizionata da modelli classici. Con il dominio di Roma anche l'A. fu successivamente interessato allo sviluppo delle città secondo i modi tipici della capitale, con la costruzione di alcuni caratteristici edifici romani di cui restano numerose vestigia (i teatri di Teramo, di Amiterno e di Pietrabbondante). Dopo la caduta dell'Impero la zona non conobbe un grande sviluppo artistico se non in epoca medievale. Si ebbe una nuova fioritura dell'edilizia in coincidenza con il nascere della edilizia monastica: essa contribuì alla diffusione dei modelli dell'arte romanica che in A. si unirono alla ricerca luministica e coloristica di chiara ascendenza bizantina. Pochi sono i frammenti rimasti dell'arte sviluppatasi durante i due secoli di dominio longobardo, mentre maggiore fu l'operosità all'inizio del Mille grazie allo spirito di rinnovamento irradiante dall'abbazia di Montecassino. Tale attività si intensificò poi sotto il dominio dei Normanni con uno stile influenzato dalla produzione campana oltre che da influssi locali. Ne è un tipico esempio l'edificio di Sant'Angelo di Pianella presso Pescara. In seguito divennero importanti gli influssi nordici sia in pittura che in scultura: soprattutto determinante fu l'influenza del Gotico internazionale, radicalizzatosi con la dominazione angioina (sculture di tipo francese). Lenta fu la penetrazione dello stile rinascimentale che ebbe la sua espressione più alta con Andrea Delitio e in seguito con alcuni artisti quali Pietro Alamanno, Giovannantonio da Lucoli e l'eclettico Cola dell'Amatrice. Dalle correnti del Rinascimento toscano penetrarono poi nuove forme di architettura (Palazzo ducale a Tagliacozzo, castelli di Celano e di Capestrano e a L'Aquila la chiesa di S. Bernardino). Nella scultura si affermò maggiormente il gusto locale soprattutto con Nicola da Guadiagrele, che rinnovò la tradizionale croce abruzzese e Silvestro dell'Aquila. Durante il Cinquecento altri artisti, ad esempio Girolamo da Vicenza e Paolo de Garviis, contribuirono al rinnovamento artistico abruzzese. Nel XVI sec. notevole sviluppo ebbe la produzione di maioliche che con la dinastia dei Grue giunse a risultati di notevole valore artistico. L'architettura barocca si impose su tutti gli altri stili e si caratterizzò per una predilezione per la decorazione che ha in F. Solimena e in Luca Giordano i maggiori artefici. Pochi sono gli esempi di arte neoclassica, mentre dell'Ottocento si ricorda il verismo lirico di Michetti e dei Palizzi.

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Adriano Leite Ribeiro.

Calciatore brasiliano. Cresciuto in una famiglia povera di Rio de Janeiro, riscatta un'infanzia di stenti grazie al calcio. Dopo aver militato nel Flamengo (1999-2001), nel 2001 approda in Italia, all'Inter, distinguendosi subito per potenza fisica e facilità di gol. Ceduto in prestito alla Fiorentina (gennaio 2002), con cui retrocesse in serie B, per la stagione 2002-2003 passa sempre con la formula del prestito, al Parma, dove ebbe modo di maturare calcisticamente. Tornato all'Inter nel gennaio 2004, con i suoi gol trascina la compagine milanese alla conquista della Coppa Italia 2004-2005 e della Supercoppa italiana 2005. Nel 2005-2006 cala alla distanza, conquistando comunque un'altra Coppa Italia e lo scudetto, assegnato all'Inter a tavolino dopo lo scandalo di "calciopoli" (luglio 2006). Apre il 2006-2007 con la vittoria in Supercoppa italiana. Attaccante agile e potente, dotato di un buon dribbling e di un eccezionale controllo di palla, nel 1999 fu campione del mondo con la Nazionale brasiliana Under 17. Nel 2004, con la Selecao vinse la Coppa America, laureandosi capocannoniere e miglior giocatore del torneo, mentre l'anno successivo trionfa nella Confederations Cup. Nel 2006 partecipa ai Mondiali di Germania, dove non brilla alla pari di tutto il Brasile. Nel 2007 vinse con l'Inter il Campionato italiano, pur confermando una sostanziale flessione di rendimento. Nel corso della stagione successiva venne concesso in prestito alla formazione brasiliana del San Paolo. Nel corso della stagione 2008-2009, torna in forze all'Inter, dove trova come direttore tecnico Jose Mourinho. Per qualche mese A. sembra tornare su livelli di rendimento più che accettabili. La situazione torna però a precipitare nei primi mesi del 2009, fino alla definitiva risoluzione del contratto fra l'Inter e il giocatore decisa consensualmente un mese prima della fine del campionato (n. Rio de Janeiro 1982).

Agnelli, Susanna.

Donna politica italiana. Sorella di Gianni e Umberto, esordì come consigliere comunale a Porto Santo Stefano, sul promontorio dell'Argentario. Sindaco del comune di Monte Argentario dal 1974 al 1984, nel 1976 fu eletta alla Camera dei Deputati per il Partito Repubblicano Italiano, nel 1983 al Senato e nel 1979 al Parlamento europeo. Sottosegretario agli Esteri durante i Governi Craxi (1986-1987), Goria (1987-1988), De Mita (1988-1989) e Andreotti (1989-1991), ricoprì la carica di ministro degli Esteri nel Gabinetto Dini (1995-1996), diventando la prima e unica donna nella storia italiana ad accedere alla Farnesina. In quel ruolo iniziò la battaglia, in seno alle Nazioni Unite, contro la diplomazia degli Stati Uniti d'America per impedire la riforma del Consiglio di Sicurezza che avrebbe portato di fatto all'esclusione dell'Italia dal consesso dei grandi del mondo. Fu presidente del Comitato Telethon onlus dal 1990, anno in cui la nota maratona benefica arrivò in Italia, sino alla morte. In veste di scrittrice pubblicò diverse opere di sapore autobiografico, fra cui Vestivamo alla marinara (1975), Gente alla deriva (1980), Ricordati Gualeguaychù (1982), Addio addio, mio ultimo amore (1985). Per molti anni curò una rubrica di posta intitolata Risposte private sul settimanale "Oggi". Nel 2006 debuttò come critico televisivo con la rubrica Televisti da Suni nel programma Niente di personale (Torino 1922 - Roma 2009).

Aquila, L'.

Capoluogo dell'Abruzzo e della provincia omonima. Sorge a 714 m s/m., su un colle alla sinistra del fiume Aterno, nella conca aquilana, tra il Gran Sasso e il Monte d'Ocre. La sua posizione geografica piuttosto isolata ha sempre influito negativamente sullo sviluppo economico della città, anche se la situazione è migliorata dopo il potenziamento delle comunicazioni ferroviarie e la costruzione dell'autostrada che la collega con Roma e con la costa adriatica. 69.636 ab. CAP 67100.

Econ. - Attivo centro commerciale, è sede di industrie tessili, meccaniche, elettrotecniche, alimentari, dell'abbigliamento, del legno. L'artigianato, in passato fiorentissimo, è ancora presente nei settori della lana, del cuoio, dei merletti, della lavorazione del legno.

St. - Fondata nel 1254 per ordine di Federico II di Svevia contro i feudatari imperiali, fu riconosciuta comune libero da Alessandro IV, che le diede un orientamento guelfo e nel 1257 la rese sede vescovile. Venne distrutta nel 1259 da Manfredi, appartenente alla fazione opposta; nel 1265 fu ricostruita da Carlo d'Angiò: a quest'epoca risalgono le sue mura. La città rafforzò la sua autonomia e dal XIV sec. iniziò a prosperare: divenne un centro commerciale fiorentissimo, secondo, nel Regno angioino, solo a Napoli. Nel XV sec., dopo una serie di dissidi politici (si trovò coinvolta nelle guerre tra Francia e Spagna) e di calamità naturali (un terremoto e un'epidemia di peste), la città decadde rapidamente; passò in mano agli Aragonesi. Seguì quindi le sorti del Regno di Napoli, alternando momenti di tranquillità a momenti di decadenza, fino alla annessione al Regno d'Italia, avvenuta nel 1860. Il 6 aprile 2009 una forte scossa di terremoto di magnitudo 5,8 della scala Richter (8/9 della scala Mercalli) colpì l'Abruzzo; il bilancio definitivo fu di 299 morti, circa 1.600 i feriti di cui 200 gravissimi. Il sisma riversò la sua forza sull'abitato de L'A. e sui paesi limitrofi, tra i quali Onna (il centro in proporzione più colpito sia come numero di vittime che come danni all'abitato), Villa Sant'Angelo (crollato circa il 90% degli edifici del centro storico con 17 vittime), Castelnuovo, Tempera, San Gregorio e Paganica. Il capoluogo registrò crolli anche totali in ogni zona del centro abitato e gravissimi danni alla maggior parte degli edifici di valore storico e culturale. Le chiese principali risultarono gravemente danneggiate o quasi completamente crollate. Particolare rilevanza ebbe la mancata resistenza e quindi il danneggiamento talvolta irreversibile della maggioranza degli edifici pubblici, sia antichi che moderni.

Arte - La città, circondata da mura medievali, ha mantenuto la struttura urbanistica voluta da Federico, a scacchiera ortogonale. Ospita numerose chiese tra cui quelle di S. Domenico, voluta da Carlo d'Angiò, S. Silvestro e S. Maria di Roio (XIV sec.), la chiesa di S. Bernardino, con la facciata cinquecentesca di Cola dell'Amatrice. Nella parte più elevata della città sorge il castello spagnolo del XVI sec., a pianta quadrata. Al suo interno c'è il Museo Nazionale d'Abruzzo. Numerosi sono anche i palazzi risalenti al XV sec. ¦ Provincia dell'A. (5.035 kmq; 303.761 ab.): è la provincia più vasta dell'Abruzzo. Si estende nella parte centrale dell'Appennino abruzzese; confina a Ovest e a Sud-Ovest con il Lazio, a Sud-Est con il Molise, a Est con le province di Pescara e di Chieti e a Nord-Est con quella di Teramo. Il suo territorio è in parte montuoso (ospita parte dei maggiori rilievi dell'Appennino Centrale come il Gran Sasso, la Maiella e la Meta) e in parte pianeggiante nelle zone del capoluogo, di Sulmona e del Fucino. La principale risorsa economica è l'agricoltura (cereali, viti, olivi, tabacco, frutta, ortaggi e zafferano) a cui fa seguito l'allevamento del bestiame. Città principali: Sulmona, Avezzano, Paganica, Scoppito, Tagliacozzo e Carsoli.

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Baget Bozzo, Gianni.

Sacerdote, scrittore e uomo politico italiano. Esponente della sinistra democristiana, verso la fine degli anni Cinquanta fece parte, con Giuseppe Dossetti, del gruppo di "Cronache sociali", in dissenso aperto con la politica conservatrice della Democrazia Cristiana. Laureatosi in Teologia all'Università Gregoriana, fu ordinato sacerdote dal cardinale Giuseppe Siri, che gli affidò la direzione della rivista teologica antiprogressista "Renovatio". Nel 1970 si diede nuovamente alla politica attiva e nel 1980 dichiarò pubblicamente le sue simpatie per il Partito Socialista, di cui diventò due volte deputato europeo (1984 e 1989). Per la sua attività politica, nel 1985 fu sospeso "a divinis" dal tribunale ecclesiastico di Genova. Dopo l'indagine "Mani Pulite", che travolse Bettino Craxi e il Partito Socialista, si avvicinò a Silvio Berlusconi e fu tra i fondatori e ideologi di Forza Italia, di cui redasse la Carta dei valori. Divenne editorialista delle testate di proprietà della famiglia Berlusconi, come "Panorama" e "Il Giornale", ma anche di quotidiani come "Il Secolo XIX". Fu inoltre responsabile del settore "formazione" di Forza Italia. Fu autore di numerosi scritti, tra cui: I cattolici e la lettera di Berlinguer (1978); La conoscenza di Dio (1979); Ortodossia e liberazione (1981); Il futuro viene dal futuro (1982); L'Europa nel declino degli imperi (1990); Le metamorfosi della cristianità. Chiesa, socialismo, società tecnologica (1991); Cattolici e democristiani (1994); Dio e l'Occidente (1995); il libro di poesie L'ultimo giorno è più vicino (2001); Io credo (2003); L'intreccio (2004); Tra nichilismo e Islam (2006), realizzato insieme a Raffaele Iannuzzi (Savona 1925 - Genova 2009).

Bolt, Usain.

Atleta giamaicano. Entrato nella squadra di cricket della William Knibb Memorial High School, venne notato per le sue grandi doti di velocista e cominciò a partecipare a gare di atletica leggera. Nella sua prima competizione a livello nazionale, nel 2001, ottenne una medaglia d'argento sui 400 metri piani, con 48"28. Nel 2002, nei Campionati mondiali juniores, B. ebbe la sua prima occasione per mostrare il suo talento a livello mondiale: nella gara dei 200 metri stabilì il suo nuovo record personale (20"61) e ottenne la medaglia d'oro. Oltre a questo grande risultato individuale, B. aiutò la squadra giamaicana nelle due staffette, portando a casa due argenti e stabilendo due ottimi tempi nella 4x100 metri (39"15) e nella 4x400 metri (3'04"06). Nel 2003, sempre in un Campionato mondiale juniores, migliorò ulteriormente il suo tempo e ottenne un altro oro. Sotto la guida del nuovo coach Fitz Coleman, B. divenne un professionista e, a partire dal 2004, si consacrò come uno dei più talentuosi velocisti di sempre. Nelle Olimpiadi di Atene, a causa di un infortunio, non si qualificò nella batteria di per la finale. Nel 2006, nel Grand Prix di Losanna, ottenne una medaglia di bronzo registrando il suo record personale sui 200 metri, 19"88. Durante tutto il 2007 B. raggiunse ottimi risultati, vincendo medaglie e soprattutto abbassando in continuazione i suoi record personali. Nei Campionati del mondo di atletica leggera 2007 vinse la medaglia d'argento alle spalle dell'americano Tyson Gay. Ai Giochi Olimpici di Pechino conquistò il podio più alto nei 100 metri piani, stabilendo il nuovo primato mondiale con un riscontro cronometrico di 9"69, nei 200 metri piani, portando il nuovo record mondiale a 19"30 e facendo registrare la massima velocità media con partenza da fermo mai raggiunta da un uomo (37,305 km/h), nella staffetta 4x100 metri, assieme a Nesta Carter, Asafa Powell e Michael Frater (record 37"10). Ai Mondiali di atletica di Berlino 2009 B. frantumò i suoi precedenti record sia sui 100 che sui 200 metri portandoli rispettivamente a 9"58 e a 19"19. Nella stessa competizione si aggiudicò l'oro anche nella staffetta 4x100 con il tempo di 37"32, non conquistando il record del mondo, ma comunque quello dei campionati (n. Trelawny 1986).

Bongiorno, Mike. 2009:

Presentatore televisivo italo-americano. Figlio di padre italo-americano e di madre torinese, si trasferì ancora bambino in Italia. Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza, fu arrestato dai nazisti e successivamente imprigionato in vari campi di concentramento tedeschi. Dopo aver lavorato come tecnico, speaker e programmatore radiofonico negli Stati Uniti, si stabilì definitivamente in Italia nel 1953, chiamato a sperimentare la neonata televisione con il programma Arrivi e partenze. Il programma andò in onda il 3 gennaio 1954, il primo giorno di trasmissioni della televisione italiana. Ma il programma che incoronò B. come icona televisiva fu Lascia o raddoppia (1955), il primo grande quiz della storia della TV italiana. Il programma andò in onda dal 1955 al 1959 e divenne un vero e proprio fenomeno sociale e di costume. Scoperta e lanciata questa formula di sicuro successo, B. accrebbe rapidamente la sua popolarità grazie ad altre fortunate trasmissioni, tra cui ricordiamo: Campanile sera (1959), Caccia al numero (1962), La fiera dei sogni (1963-66), Giochi in famiglia (1966-67), Rischiatutto (1970), Personaggi in fiera (1975), Ieri e oggi (1976), Scommettiamo (1976-78), Flash (1980). Nel 1980 abbandonò la RAI per affrontare una nuova avventura televisiva a TeleMilano (la futura Canale5), la televisione privata fondata dall'imprenditore Silvio Berlusconi. Qui presentò I sogni nel cassetto (1980), Bis (1981-87); Superflash (1982-85); Pentathlon (1985-87); Telemike (1986-92); Tris (1987); C'era una volta il Festival (1989). Nominato vicepresidente della Fininvest (1987) e vice presidente di Canale 5 (1990), B. portò in Italia La ruota della fortuna (1989-2003), gioco a premi di provenienza statunitense, che Mike condusse con grande successo per 3.200 puntate; fecero seguito Tutti per uno (1992); Bravo, bravissimo (1992-2002); Telemania (1997); Genius (2003-05); Il migliore (2006). Nel 2009, alla scadenza del contratto con Mediaset, B. passò a Sky, l'emittente satellitare dove avrebbe dovuto condurre Riskytutto, una rivisitazione della sua fortunata trasmissione a premi degli anni Settanta; venne però stroncato da un infarto a pochi giorni dalla messa in onda del programma. Nella sua formidabile e lunga carriera B. condusse undici edizioni del Festival di Sanremo (1963, 1964, 1965, 1966, 1967, 1972, 1973, 1975, 1977, 1979, 1997) e interpretò se stesso in alcuni film, tra i quali Totò lascia o raddoppia (1956), Il giudizio universale (1961), C'eravamo tanto amati (1974) e Sogni mostruosamente proibiti (1983). Nel 2004 venne insignito dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi dell'onorificenza di "Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica" e nel 2007 ricevette dall'università IULM la laurea ad honorem in Televisione, cinema e produzione multimediale (New York 1924 - Montecarlo 2009).

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Cambiasso, Esteban Matias.

Calciatore argentino. Cresciuto nelle giovanili dell'Argentinos Juniors, nel 2002 viene inserito nell'organico del Real Madrid, dove gioca fino alla fine della stagione 2003-2004. Nell'estate del 2004 viene acquistato a parametro zero dall'Inter per far coppia a centrocampo prima con Veron e poi con Vieira. Con la maglia nerazzurra ha vinto due Coppe Italia (2005 e 2006), tre Supercoppe italiane (2005, 2006 e 2008) e quattro titoli italiani (2006, 2007, 2008 e 2009) (n. Buenos Aires, 1980).

Chrysler Corporation.

Casa automobilistica statunitense, fondata nel 1920 da Walter P. Chrysler. Produsse la sua prima vettura nel 1925 e operò a lungo sul mercato nordamericano con i marchi Chrysler, Dodge, Eagle, Jeep e Plymouth. Dopo aver rilevato nel 1928 l'azienda automobilistica Dodge, iniziò la produzione di due nuovi modelli, la Plymouth e la DeSoto, il cui successo portò la C. a superare nel 1933 le vendite della Ford. Interrotta la produzione di autovetture durante la seconda guerra mondiale, l'azienda non riuscì in seguito a innovare né la tecnologia né la linea delle sue vetture, e la sua quota di mercato scese dal 21% del 1952 al 9% del 1979. Nel 1978 Lee Iacocca assunse la direzione della C. ormai sull'orlo del fallimento, evitato solo grazie a un prestito del governo federale di 1,5 milioni di dollari; la società dovette ricorrere alla chiusura di numerosi stabilimenti e a massicci licenziamenti. Nel 1984, con una linea di vetture rinnovata, la società iniziò la sua ripresa e nel 1987 rilevò l'American Motors Company, la casa produttrice della celebre Jeep. Nel 1992, quando Iacocca lasciò il suo incarico, l'azienda occupava il terzo posto nel mercato statunitense. Dopo una serie di risultati non del tutto brillanti, nel 1998 venne annunciata la fusione tra C. e il colosso tedesco Daimler-Benz e venne costituito il gruppo Daimler-Chrysler. Nel 2007 il gruppo C. passò sotto il controllo del gruppo finanziario Cerberus Capital Management, mentre la Daimler-Chrysler divenne Daimler AG. In seguito alla crisi mondiale che colpì il settore automobilistico mondiale, la C. si vide costretta nel 2009 a firmare con la Fiat un protocollo d'intesa con cui la casa automobilistica torinese diventava proprietaria inizialmente del 20% di Chrysler e di un altro 15% in tre tranches successive. L'operazione di risanamento industriale non contemplava per Fiat alcun investimento in contante né un impegno a finanziamenti futuri; il gruppo torinese avrebbe fornito tecnologie, ristrutturazione degli impianti e l'aiuto a distribuire veicoli C. in Paesi fuori dal Nord America. Dopo il via libera della Casa Bianca dell'aprile 2009, C. dichiarò la bancarotta controllata al fine di ottenere 6 miliardi di dollari di aiuti governativi. Dopo la restituzione del prestito al governo americano, Fiat potrebbe diventare azionista di maggioranza, acquisendo un'ulteriore quota del 16%, arrivando così al 51%.

Compagnoni, Achille.

Alpinista italiano. Fece parte della spedizione italiana che il 31 luglio 1954 conquistò la vetta del K2, la seconda montagna più alta del mondo. Con lui raggiunse la cima Lino Lacedelli, l'altro alpinista scelto dal comandante della spedizione Ardito Desio per piantare il tricolore sulla vetta. Prima di quell'impresa C. fu campione italiano di sci nordico e scalò per vie diverse il Cervino più di cento volte (Santa Caterina Valfurva, Sondrio 1914 - Aosta 2009).

Córdoba, Iván Ramiro.

Calciatore colombiano, difensore centrale. Dopo l'esordio nella serie cadetta del suo Paese nel 1993, fu acquistato nel 1996 dal Nacional Medellín, con cui vinse la Coppa Interamericana nel 1997. Nel 1998 fu ceduto alla formazione argentina del San Lorenzo. Nel gennaio 2000 fu acquistato dall'Inter per 27 miliardi, su consiglio dell'ex nerazzurro Angelillo. Fin dal suo esordio con la maglia dell'Inter formò una coppia difensiva centrale molto efficace a fianco del compagno di squadra Materazzi. Con l'Inter vinse la Coppa Italia nel 2005 (nell'occasione vestì la fascia di capitano) e nel 2006, 4 titoli italiani (2005-2006, dopo revoca del titolo alla Juve, 2006-2007, 2007-2008 e 2008-2009) e 3 Supercoppe italiane. Dal 1997 è titolare della difesa nella nazionale colombiana, con la quale vinse la Copa América nel 2001, torneo la cui finale giocò da capitano, segnando anche la rete decisiva (n. Medellin 1976).

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FIAT.

Sigla di Fabbrica Italiana Automobili Torino. Industria automobilistica italiana. Costituita nel 1899 da un gruppo di investitori tra cui Giovanni Agnelli, divenuto amministratore delegato nel 1902, l'azienda si andò rapidamente sviluppando sino ad assumere le dimensioni del più grande complesso industriale privato italiano, trasformatosi negli anni in una multinazionale con produzioni diversificate in molti settori: autoveicoli per uso privato, veicoli industriali, trattori e macchine movimento terra, metallurgia, utensileria, ingegneria, energia, sistemi ferroviari, telecomunicazioni, editoria, industria alimentare, servizi finanziari. In rapida espansione sin dalla sua nascita, FIAT inaugurò il suo primo stabilimento nel 1900, in corso Dante, a Torino, per la produzione di 24 autovetture tra cui la 3/12 HP, auto ancora priva di retromarcia. Nel 1908 sorse negli Stati Uniti la FIAT Automobile Co., segno tangibile del desiderio della casa torinese di espandere le sue potenzialità di mercato oltre i confini nazionali. Nel frattempo FIAT aumentò altresì la tipologia produttiva che si orientò contemporaneamente verso veicoli industriali, motori marini, autocarri, ecc. Nel 1916 vennero iniziati i lavori per la costruzione di una delle più ampie e avveniristiche sedi industriali dell'epoca, il Lingotto, dotato, tra l'altro, di una pista di collaudo situata sul tetto. Poco dopo nacque la FIAT lubrificanti e venne aperta la prima succursale in Russia. Intanto il marchio FIAT si imponeva nelle competizioni automobilistiche, fornendo un mezzo efficace e affidabile a corridori quali Luigi Storero, Vincenzo Lancia, Felice Nazzaro e Jimmy Murphy Miller. Allo scoppio della prima guerra mondiale gli sforzi produttivi si concentrarono su materiale ad uso bellico, essenzialmente autocarri. Subito dopo la fine del conflitto FIAT si trovò ad affrontare un momento di crisi, da cui si riprese però ben presto facendo coincidere l'inizio di un nuovo periodo positivo con la nomina di Giovanni Agnelli a presidente. Vennero lanciati numerosi nuovi modelli (tra cui la prima vettura a quattro posti, la 509) e venne introdotta la filosofia produttiva della fabbricazione in serie. L'incremento economico dell'azienda portò alla nascita di due finanziarie, la SAVA, incaricata della vendita rateale delle auto, e l'IFI, l'Istituto Finanziario Industriale. Con l'avvento al potere di Mussolini e della sua politica autarchica, FIAT dovette concentrarsi maggiormente sulla produzione interna, ridimensionando la sua presenza all'estero. Vennero incrementate le produzioni legate ai veicoli industriali mentre, nel 1934 e nel 1936, furono introdotte sul mercato la Balilla e la Topolino (la più piccola utilitaria del tempo, prodotta fino al 1955), due auto destinate a divenire simbolo dell'epoca. Nel 1937 venne dato inizio alla costruzione del grande stabilimento di Mirafiori, inaugurato due anni più tardi. Con la seconda guerra mondiale la produzione si concentrò nuovamente su veicoli industriali, a discapito di quelli civili. Nel 1945 Giovanni Agnelli, nominato nel frattempo senatore, morì e al suo posto venne eletto presidente della società Vittorio Valletta. Quest'ultimo procedette - grazie anche a finanziamenti statunitensi - alla ricostruzione degli impianti distrutti durante il conflitto e si prodigò per dare un nuovo impulso alla produzione. Vennero create due nuove vetture (la 500 e la 1400) e nel 1953 venne presentata la prima vettura FIAT alimentata a gasolio, la 1400 diesel. Sempre negli anni Cinquanta videro la luce la FIAT 600 e la nuova 500, oltre alla 1800, alla 1300 e alla 1500. Vennero impiantate nuove fabbriche all'estero, venne raddoppiato lo stabilimento di Mirafiori e furono create nuove sedi nell'Italia del Sud. Negli anni Sessanta venne introdotta la FIAT 850 mentre, nel 1971, avrebbe fatto la sua comparsa la 127. Nel 1965 fu creata l'International Holding FIAT di Lugano, in cui vennero concentrate le società estere di proprietà della FIAT, e l'anno successivo divenne presidente della società Giovanni Agnelli, omonimo nipote del maggior fondatore della società. Nel 1966 fu stipulato un accordo con l'Unione Sovietica per la realizzazione di un grande impianto automobilistico a Togliattigrad, sul Volga, con una produzione annua di circa 600.000 vetture. Nel 1967 la FIAT incorporò l'OM e l'Autobianchi, nel 1969 la Lancia S.p.A. (oltre al 50% di Ferrari, di cui divenne azionista di maggioranza nel 1988) e, nel 1971, l'Abarth. Sul piano interno avviò un'intensa collaborazione con le aziende a partecipazione statale e con l'IRI, con cui, tra l'altro, nel 1966, aveva definito un accordo per la realizzazione a Trieste di una fabbrica di motori Diesel (la Società Grandi Motori Trieste). In Italia la produzione di veicoli subì un forte incremento, per poi scendere negli anni successivi in seguito alla crisi che investì il settore, in modo particolare quello delle auto di piccola cilindrata, nonostante lo sforzo di innovazione tecnologica messo in atto dalla FIAT in termini di produzione, con l'introduzione del Robogate, il nuovo sistema robotizzato e flessibile di assemblaggio delle scocche. Sintomi di ripresa si manifestarono solo nel 1978 (anno di trasformazione della società in holding) con la produzione della Ritmo che riuscì a riaprire la domanda di mercato, non al punto però da colmare il passivo di bilancio. Nel 1980 l'amministratore delegato Umberto Agnelli, in carica dal 1970, venne sostituito da Cesare Romiti; nello stesso anno venne prodotta la nuova vettura di piccola cilindrata, la Panda, seguita nel 1983 dalla FIAT Uno, destinata a sostituire la 127. Sempre nel 1983 fu acquistata la Maserati e, nello stesso periodo, le molte attività della casa torinese si costituirono in società autonome che si affiancarono a FIAT Auto: FIAT Ferroviaria, FIAT Avio, FIAT Trattori, FIAT Engineering, Comau, Teksid, Magneti Marelli. Nel 1984 venne lanciata sul mercato la Regata. Nel 1986, anno di acquisizione di Alfa Romeo, uscirono la Croma, nuova vettura di lusso, destinata a entrare in competizione con le vetture prodotte dalle più prestigiose case automobilistiche italiane e straniere, e la versione turbo diesel della Uno; nel 1989 fu la volta della Tipo, che mise in concorrenza la società torinese con i maggiori produttori europei di vetture di medio-alta cilindrata. Definitivamente superata la crisi degli anni Settanta, nel 1988 la società entrò a far parte del gruppo della Deutsche Bank e della Bolloré Technologies e intervenne, a livello finanziario, nella polemica fiscale che vedeva protagonisti CISL e UIL stipulando con tali sindacati un accordo in cui si stabiliva che i nuovi aumenti salariali fossero legati all'andamento economico-finanziario dell'azienda. Nel biennio 1989-90 FIAT si consolidò ulteriormente, permettendo di registrare trend molto positivi, sia per quanto riguarda la produzione di veicoli industriali, sia per quanto riguarda i due settori di FIAT Lancia e Alfa Romeo. Tuttavia le difficoltà di soddisfare la domanda del mercato automobilistico sempre più concorrenziale e le potenziali aperture su piazze commerciali estere spinsero, nel 1992, la FIAT a realizzare alleanze con altre società automobilistiche soprattutto europee (la Saab e l'Enasa, in Spagna, la Daimler, in Germania) dopo che nel 1990 era stata fondata nell'ex URSS una nuova società, la Elaz, per la produzione della Panda e di una nuova utilitaria, la Oka-1. Nonostante il coinvolgimento dell'azienda negli scandali di Tangentopoli (1993), che toccarono anche l'allora amministratore delegato Cesare Romiti, la casa torinese riuscì a superare il momento di crisi verificatosi alla metà degli anni Novanta. Le nuove realizzazioni della FIAT conseguirono infatti buoni risultati, consentendo una netta ripresa dell'azienda: dopo la FIAT Panda Elettra, la prima macchina elettrica di serie (1990), e dopo la Tempra (1990) e la nuova Cinquecento (1992), prodotta in Polonia, vennero lanciate sul mercato la Coupé e la Punto nel 1993, la Barchetta, la Brava e la Bravo nel 1995, l'Alfa Romeo 156 nel 1998, la Stilo nel 2001. In seguito a un accordo con la statunitense General Motors, siglato nel 2000, venne costituita la FIAT Auto Holdings (per l'80% di FIAT Auto, per il 20% di General Motors) che si incaricò di controllare il settore automobili e veicoli commerciali leggeri del Gruppo FIAT, con l'eccezione di Ferrari e Maserati. Nel 1996, al compimento del suo settantacinquesimo anno, Agnelli abbandonò la presidenza a favore di Cesare Romiti il quale, nel 1998, anch'egli settantacinquenne, lasciò il timone a Paolo Fresco. La crisi economica di inizio millennio si ripercosse anche sulla FIAT: il forte calo delle immatricolazioni nel 2001-02 indusse l'azienda a ridurre la produzione delle automobili e a far ricorso in maniera massiccia alla cassa integrazione. Nel giugno 2002 la situazione critica portò a un rinnovo dei vertici allora in carica: Paolo Fresco venne confermato presidente. Nel novembre del 2002 vennero annunciati gravi tagli nell'organico della società, con la possibile chiusura e riconversione di stabilimenti quali quelli di Termini Imerese, Cassino e Arese. Vennero proposti piani d'emergenza per scongiurare la crisi, ma nel giugno 2003 furono paventati tagli per 12.000 lavoratori. Il 24 gennaio 2003 moriva Giovanni Agnelli. Nel corso dello stesso anno l'azienda volle giocare la carta della nuova Panda e della Idea (nel segmento delle piccole monovolumi) per un suo definitivo rilancio economico-finanziario. Il Gruppo FIAT volle altresì ridefinire i perimetri delle proprie attività, cedendo alcuni settori non più strategici (come l'aviazione e le assicurazioni) e tornando a focalizzare le attività produttive e di servizio attorno al tradizionale settore automotive. Nel 2004 scomparve Umberto Agnelli e ai vertici del Gruppo vennero nominati presidente Luca Cordero di Montezemolo, vice presidente John Elkann e amministratore delegato Sergio Marchionne; questa triade costituì la squadra artefice di una profonda trasformazione del gruppo. Venne avviato un rigoroso piano di contenimento dei costi e di rilancio industriale che permise il ritorno all'utile netto per il Gruppo nel 2005; l'ottimo andamento economico venne confermato nel 2007. La crescita avvenne in maniera omogenea tra le varie aree del mondo e tra i vari settori operativi: venne lanciata l'Alfa Romeo 159, Lancia per i cento anni dell'azienda presentò la New Ypsilon, mentre da Maranello uscì l'innovativa 599 GTB Fiorano. Iveco ampliò l'offerta con veicoli a bassa emissione, proponendo il nuovo Daily e il nuovo Stralis. CNH aggiudicandosi il titolo di "Tractor of the Year 2007". Ma il simbolo e l'emblema della rinascita e dell'affermazione del Gruppo fu la nuova Cinquecento, lanciata nel luglio 2007 ed eletta "Auto dell'anno" 2008. Nel 2008 l'industria automobilistica mondiale fu segnata da una profonda crisi economica che, originatasi negli Stati Uniti si diffuse in tutto il mondo. Agli inizi del 2009, FIAT Group cominciò a delineare le trattative per rilevare il gruppo statunitense Chrysler e nella primavera venne firmato un protocollo d'intesa tra il due colossi automobilistici che avrebbe portato la casa automobilistica torinese a rilevare una quota del 20% di Chrysler, che avrebbe raggiunto poi il 35% in successive tre tranches, fino ad arrivare al 51% entro il 2013. L'intesa avrebbe aiutato la Chrysler nell'operazione di risanamento industriale a costo zero per FIAT Group in cambio di tecnologie, ristrutturazione degli impianti e l'aiuto a distribuire veicoli Chrysler in paesi fuori dal Nord America. Oltre al compenso in azioni, Torino avrebbe potuto utilizzare a sua volta gli impianti Chrysler per assemblare propri modelli destinati al mercato americano e la rete Chrysler per distribuirli.

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FIFA Confederations Cup.

Torneo internazionale di calcio per selezioni nazionali organizzato dalla FIFA nell'anno che precede la Coppa del Mondo FIFA e disputato nello Paese scelto per ospitare il massimo torneo mondiale. Nato nel 1992 come torneo amichevole a inviti, ebbe cadenza biennale a partire dal 1997 e quadriennale dal 2005. Insieme alla nazione ospitante, vi prendono parte le Nazionali vincitrici delle sei competizioni di confederazione (Caf, Conmebol, Uefa, Afc, Ofc, Concacaf) e la squadra detentrice della Coppa del Mondo FIFA. La prima e la seconda edizione della competizione (che allora si chiamava Coppa re Fahd) si svolsero nel 1992 e nel 1995 in Arabia Saudita e videro l'affermazione rispettivamente dell'Argentina e della Danimarca. Nel 1997, sempre in Arabia Saudita, il trofeo fu assegnato al Brasile di Romario. Nel 1999 trionfarono i padroni di casa del Messico, grazie a una spettacolare finale vinta per 4-3 sui forti rivali brasiliani. L'edizione del 2001 si svolse in Corea del Sud e Giappone, Paesi che avrebbero ospitato il successivo Campionato del Mondo per nazioni. In finale prevalse la Francia, che sconfisse i padroni di casa del Giappone per 1-0. I transalpini fecero il bis nel 2003 davanti al pubblico di casa, battendo in finale il Camerun di misura. Nel 2005, in Germania, trionfò nuovamente il Brasile, che batté con un sonoro 4-1 gli eterni rivali dell'Argentina. All'edizione del 2009, che si svolse in Sudafrica, Paese designato per ospitare il Mondiale 2010, parteciparono per la prima volta l'Italia, campione del mondo in carica, e la Spagna, fresca vincitrice del campionato europeo. Gli azzurri furono esclusi già dopo il mini-girone eliminatorio, mentre gli iberici furono battuti in semifinale dagli Stati Uniti. La finale mise di fronte la rivelazione nordamericana e il Brasile di Kakà. A spuntarla furono ancora una volta i sudamericani, i quali al termine della prima frazione di gioco erano sotto di due reti. Grazie in particolare alla doppietta di Luis Fabiano, capocannoniere del torneo con 5 reti, i carioca poterono ribaltare il risultato e alzare per la terza volta il trofeo.

Figo, Luis Filipe.

Calciatore portoghese. Nato ad Almada, quartiere popolare di Lisbona, crebbe nel vivaio dello Sporting Lisbona, che lo fece esordire nella massima serie nel 1989. Nello stesso anno arrivò la vittoria nel Campionato europeo Under 16, seguita, due anni più tardi, dalla conquista del titolo di campione del mondo Under 20. Dopo essersi aggiudicato una Coppa del Portogallo (1994-1995) con lo Sporting Lisbona, nel 1995 F. si trasferì in Spagna, al Barcellona, con cui vinse 2 titoli nazionali (1997-1998, 1998-1999), 1 Coppa delle Coppe (1996-97), 2 Coppe del Re (1996-1997, 1997-1998), 1 Supercoppa europea (1997) e 1 Supercoppa spagnola (1996). Trascinatore a Euro 2000 della Nazionale portoghese arrivata alle soglie della finale (fu eliminata in semifinale dalla Francia), nello stesso anno fu protagonista di un clamoroso ingaggio da parte del Real Madrid, che per assicurarsi il fuoriclasse lusitano sborsò 140 miliardi di lire. Con le merengues F. vinse 2 titoli spagnoli (2000-2001, 2002-2003), 2 Supercoppe spagnole (2001, 2003), 1 Champions League (2001-2002), 1 Supercoppa europea (2002) e 1 Coppa intercontinentale (2002). Centrocampista offensivo dalla classe cristallina, capace di segnare gol spettacolari ed eccezionale nell'assist, nel 2000 conquistò il Pallone d'oro, mentre l'anno seguente fu insignito dalla FIFA del titolo di miglior giocatore dell'anno. Con la Nazionale portoghese, oltre a Euro 2000, prese parte ai Campionati europei del 1996 e ai Mondiali del 2002. Nel 2004, ai Campionati continentali di Portogallo, trascinò in finale i rossoverdi, dove tuttavia furono sconfitti dalla Grecia. Nel 2005 F. venne acquistato dall'Inter, con cui vinse quattro scudetti (2005-2006, assegnato d'ufficio, 2006-2007, 2007-2008 e 2008-2009), una Coppa Italia (2005-2006) e tre Supercoppe italiane (2005, 2006 e 2008). Nel 2009 si ritirò dall'attività agonistica. Nel 2006 prese parte ai Mondiali tedeschi, dove, nonostante la sua buona vena, la Nazionale portoghese fu fermata in semifinale dalla Francia, piazzandosi poi al quarto posto, sconfitta anche dai padroni di casa (n. Almada 1972).

Luis Filipe Figo

Forza Italia.

Movimento politico italiano. Costituitosi come associazione a Milano nel giugno 1993 per iniziativa dell'imprenditore milanese Silvio Berlusconi, che si propose di coagulare le forze dell'area di centro-destra e di ispirazione liberista, venne ufficialmente riconosciuto come movimento politico nel gennaio 1994. La nuova formazione di orientamento liberale-conservatore esordì alle elezioni politiche del marzo 1994, presentandosi in due alleanze distinte: al Nord con Lega Nord e CCD (Polo delle Libertà) e al Sud con AN e CCD (Polo del Buon Governo). All'interno di questi schieramenti F.I., contrapposta al cartello progressista, ottenne 113 deputati e 56 senatori diventando, con il 21% della quota proporzionale, il primo partito italiano. Passò così alla guida del Paese con il suo leader Berlusconi, che resse un Esecutivo di breve durata (maggio - dicembre 1994), fatto cadere dai contrasti interni alla maggioranza, fomentati in particolare dalla Lega Nord. Mentre le elezioni europee del giugno 1994 confermarono il successo del movimento (30,6%), i dati delle contemporanee consultazioni amministrative segnalarono invece un calo dei consensi. All'opposizione durante il Governo Dini (1995-96), F.I. non riuscì a contrastare efficacemente il successo delle sinistre nella tornata amministrativa dell'aprile 1995, ottenendo la presidenza di solo sei Regioni e perdendo i ballottaggi per l'elezione del sindaco nei maggiori Comuni interessati. Alle elezioni politiche anticipate, tenutesi nell'aprile 1996, si presentò all'interno del Polo delle Libertà insieme ad AN, CCD e CDU: pur risultando il secondo partito del Paese, con il 20,6% dei suffragi nella quota proporzionale, F.I. perse la sfida elettorale con l'Ulivo. Collocatasi all'opposizione durante il primo Governo Prodi (1996-1998), il movimento conseguì il 25,2% alle elezioni europee del 1999. Nel 1998 aderì al Partito Popolare Europeo. Alle elezioni politiche del 2001, vinte dalla coalizione di centro-destra della Casa delle Libertà, F.I. risultò il primo partito italiano, conquistando il 29,4% dei voti e 189 seggi alla Camera e 82 al Senato, e consentendo a Berlusconi di costituire il suo secondo Governo. A partire dalle elezioni regionali del 2003, e proseguendo con le europee del 2004 e le regionali del 2005 (in cui il centro-destra mantenne soltanto due Regioni - Lombardia e Veneto - delle otto precedentemente governate), F.I. registrò un progressivo calo di consensi, pur rimanendo il primo partito italiano. La conseguente crisi all'interno della maggioranza portò alle dimissioni di Berlusconi (21 aprile 2005) e alla formazione di un Berlusconi-bis (30 aprile 2005). Il 18 novembre 2007 Berlusconi, a margine di un'iniziativa di F.I. contro il Governo Prodi, dichiarò prossimo lo scioglimento del partito che sarebbe confluito in un nuovo soggetto politico chiamato il Popolo della Libertà. La nuova formazione si presentò assieme ad Alleanza Nazionale, Lega Nord e Movimento per l'Autonomia alle elezioni anticipate dell'aprile 2008; le consultazioni registrarono la netta sconfitta del centro-sinistra e il ritorno al governo del centro-destra. Nel novembre 2008 il Consiglio Nazionale di F.I. sancì ufficialmente la confluenza nel PdL e diede a Berlusconi pieni poteri nella fase di transizione che si sarebbe conclusa con il congresso costituente del nuovo partito nel marzo 2009.

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Gaza, Striscia di.

Piccola regione costiera lungo il Mediterraneo posta tra l'Egitto e Israele. Estesa per circa 360 kmq, è lunga 40 km e larga 10 km ed è popolata da circa 1.400.000 abitanti di etnia arabo-palestinese. Il centro urbano più esteso è Gaza, punto di riferimento commerciale ed amministrativo per tutti i territori occupati, anche se i movimenti tra la Striscia e il West Bank sono molto limitati. Gli altri centri importanti sono Khan Younis (200.000 ab.), situata nella parte centrale della Striscia, e Rafah (150.000 ab.) situata a Sud. La maggior parte della popolazione è composta da rifugiati fuggiti o espulsi dalle loro terre nel 1948, che vivono ancora in gran parte, negli otto campi profughi gestiti dall'ONU. Quest'area non è riconosciuta internazionalmente come uno Stato sovrano, ma è reclamata dall'Autorità Nazionale Palestinese come parte dei Territori palestinesi. La storia della S. di G. coincide fino al 1947 con quella della Palestina (V.). Nel 1947, al termine della seconda guerra mondiale, secondo i termini del piano di partizione della Palestina stabiliti dalle Nazioni Unite, la zona di Gaza era destinata a diventare parte di uno stato arabo-palestinese. L'esercito egiziano invase la zona da Sud, durante la prima delle guerre arabo-israeliane, e il territorio conobbe un rapido incremento della popolazione dovuto al massiccio arrivo di esuli palestinesi in fuga dai territori del neocostituito stato di Israele (1948). Occupata dalle truppe israeliane nel 1956 durante la crisi di Suez, fu restituita all'Egitto e poi riconquistata da Israele nel 1967, in occasione della guerra dei Sei giorni. Durante il periodo di occupazione israeliana, durata 27 anni, fino al 1994, l'insediamento di diverse colonie israeliane peggiorò le già molto precarie condizioni della popolazione palestinese, la cui grande maggioranza viveva concentrata in otto grandi campi profughi posti sotto il controllo e l'assistenza dell'Agenzia delle Nazioni Unite. Gaza divenne sempre più un forte centro del nazionalismo palestinese e nella S. di G. prese piede un movimento che traeva la sua aspirazione dalla religione islamica. Fu infatti a Gaza che nel 1987, allo scoppio della prima intifada (V.), fu creata dallo sceicco Ahmed Yassin l'organizzazione integralista Hamas. Nel maggio 1994, a seguito degli accordi di Oslo, firmati l'anno precedente tra Israele e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), il controllo del territorio passò all'Autorità nazionale palestinese, fatta eccezione per le colonie israeliane che costituivano circa il 30% del territorio. Gli accordi consentirono la realizzazione di un aeroporto, di un porto, di alcune arterie di collegamento con la Cisgiordania, posti sotto il controllo degli israeliani. Israele mantenne anche il controllo dell'anagrafe della popolazione, dell'ingresso degli stranieri, delle importazioni e delle esportazioni, nonché del sistema fiscale. Questo processo di normalizzazione si interruppe bruscamente alla fine del 2000 con lo scoppio della seconda intifada, in cui Gaza ebbe un ruolo rilevantissimo. Gaza venne isolata dal resto della Palestina, mentre la gran parte delle sue infrastrutture, tra cui l'aeroporto, vennero distrutte dall'esercito israeliano in risposta ai missili lanciati contro le colonie ebraiche e agli attentati suicidi compiuti nelle città israeliane da militanti legati alle formazioni più radicali della galassia nazionalista palestinese. Nel tentativo di fermare il contrabbando di armi, attuato attraverso cunicoli scavati a ridosso della frontiera con l'Egitto, l'esercito israeliano compì numerose incursioni nella Striscia, causando vaste distruzioni e numerose vittime tra i civili. Nell'agosto del 2004 il parlamento israeliano approvò un piano di evacuazione delle colonie ebraiche della S. di G., parte di un più generale progetto di definizione unilaterale delle frontiere israeliane perseguito dal governo guidato da Ariel Sharon. Nell'agosto del 2005, dopo 38 anni di occupazione, l'esercito israeliano si ritirò dalla Striscia, vennero evacuate le colonie e fu istituita una fascia di protezione profonda alcuni chilometri ai suoi confini nord-orientali. Nel 2006, dopo i violenti contrasti che opposero Al-Fatah, il partito del presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese residente in Cisgiordania, al partito islamista Hamas, vennero indette nuove elezioni, vinte da Hamas che conquistò la sede militare dell'ANP arrivando di fatto al controllo dell'intera S. di G. L'Unione europea, e allo stesso modo gli USA, considerando Hamas un'organizzazione terroristica, interruppero l'invio degli aiuti verso la S. di G. Iniziò contestualmente una nuova fase del conflitto tra Hamas e Israele che vide, da parte palestinese, il lancio di razzi Qassam e tiri di mortaio contro installazioni e città israeliane e, da parte israeliana, un embargo verso la Striscia, missioni di guerra e assassinii mirati contro esponenti palestinesi giudicati particolarmente pericolosi per la sicurezza di Israele. Nel marzo 2008 l'esercito israeliano invase l'area con forze blindate ed aeree. Nell'ambito di una tregua di sei mesi Hamas accettò di porre fine al lancio dei razzi in cambio di un alleggerimento del blocco da parte di Israele. Il cessate-il-fuoco, però, non fu completamente osservato e Israele non rispettò la parte centrale dell'accordo, che prevedeva l'alleggerimento del blocco. A fronte di una crisi umanitaria interna sempre più grave, e nella speranza di poter trattare con Israele da posizioni di forza, Hamas riprese le ostilità il 19 dicembre con lanci di razzi dalla Striscia verso le città israeliane, riportando all'attenzione internazionale la situazione della regione. Dichiarando di voler ripristinare la sicurezza di zone dello stato di Israele, il 27 dicembre 2008 i vertici politici israeliani lanciarono l'operazione Piombo fuso contro la Striscia, con bombardamenti aerei su vasta scala. Nonostante la dichiarata intenzione di colpire postazioni di lancio, sedi governative e altri obiettivi militari, il numero di vittime fra i civili palestinesi fu molto alto. Ai primi giorni del gennaio 2009 ebbe inizio l'invasione di terra da parte delle truppe israeliane che penetrano nella città di Gaza, invadendo la periferia. L'inasprirsi del conflitto congelò di fatto il difficilissimo processo di pace nella regione.

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Germania.

STORIA

Preistoria: i resti fossili del Paleolitico testimoniano la presenza di gruppi umani antropologicamente distinti. Da essi discendono gli uomini che elaborarono la civiltà neolitica (4000 circa-2000 a.C.). Durante questo periodo, si insinuano nella G. centrale e meridionale popolazioni danubiane varie, riconoscibili archeologicamente per i diversi tipi di ceramica prodotta. Nell'età del bronzo si nota una netta differenza fra la civiltà della Scandinavia e della G. del Nord, dove le popolazioni erano ancora pressoché immuni da contatti con Indoeuropei, e quella della G. meridionale già mescolata. Contemporaneamente al manifestarsi della civiltà del ferro nella G. meridionale (800 a.C. circa), affluiscono dall'Illiria nuove popolazioni che usano il rito incineratorio dei cadaveri (civiltà dei campi di urne). Dalla fusione di queste popolazioni, affluite dal Sud-Est, con i primitivi abitanti, si sviluppano due nazioni, una progredita, quella dei Celti, l'altra arretrata, quella dei Germani, che si stanziano oltre il Reno e sopra il Danubio. L'età romana: soltanto dopo il contatto con i Romani, avvenuto quando questi sottomisero i Celti della Gallia, cominciò la loro civilizzazione. I Romani divisero le due province dell'impero prossime al Reno in G. Inferiore e Superiore. Tutti i popoli compresi fra il Mare del Nord, il Baltico, il Reno, il Danubio superiore, i Carpazi e la Vistola, furono detti Germani. Mentre i Germani penetravano sempre più profondamente nel territorio dell'Impero (IV-VII sec.), altri popoli, gli Slavi, li pressavano dall'Ovest ed occupavano tutta la regione, fino all'Elba. Dei vari regni che i popoli germanici avevano organizzati (dei Sassoni, dei Turingi, dei Franchi, degli Alamanni e dei Bavari), finì per prevalere quello dei Franchi. Il re Clodoveo (481-511) iniziò l'assoggettamento delle altre stirpi germaniche, proseguito dai suoi successori, che occuparono anche la Gallia. Il regno franco si divise, allora, in due nuclei, uniti politicamente ma divisi per civiltà: la Neustria e l'Austrasia, la prima nel bacino della Senna, la seconda sui bacini della Mosella e del Meno. Dalla Neustria nacque la nazione francese, dalla Austrasia la tedesca. ║ L'Impero: la caduta dei Merovingi, dopo una lunga decadenza del potere regio e l'avvento di Pipino di Héristal (m. 714), segnò una fase nuova nella storia della G. Da Pipino e dai suoi successori tutti i germani, Frisi, Sassoni, Alamanni, Bavari, furono ricondotti all'obbedienza; il Paganesimo fu sradicato con la violenza. Carlo Magno (768-814) sviluppò e rafforzò la politica degli avi, soggiogò gli Avari, distrusse la potenza dei Longobardi in Italia e li sottomise; in accordo con il papa, ricostituì il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica. I territori dei Germani al di là del Reno videro sorgere le prime città, migliorata la viabilità e promossa l'agricoltura. Nel IX sec., i Franchi orientali raggiunsero l'unità statale con la spartizione dei territori dopo la morte di Ludovico il Pio. Nell'833, quasi tutta la G. si trovava unita sotto Ludovico il Germanico, che assunse il titolo ufficiale di Re dei Franchi orientali; il fratello Carlo il Calvo governava la Francia e l'Italia, con il titolo di Re dei Franchi occidentali e Re dei Romani; l'altro fratello, Lotario, aveva la zona intermedia, da lui denominata Lotaringia. Dopo un cinquantennio di lotte dinastiche, tutto l'impero di Carlo Magno si trovò riunito sotto lo scettro di Carlo il Grosso. Dopo la sua deposizione (887), i vari duchi tedeschi elessero re Arnolfo di Carinzia, discendente dei Carolingi; egli riunì sotto il suo scettro tutti i territori tedeschi già appartenuti a Ludovico il Germanico. Gli successe (899), sotto la guida di Attone, arcivescovo di Magonza, il figlio Ludovico, con il quale nel 911 si estinse la linea dei Carolingi di G. I duchi di Franconia, Svevia, Baviera e Sassonia elessero re Corrado di Franconia (911). Gli successe Enrico di Sassonia (Enrico I l'Uccellatore), la cui politica finì per diminuire il potere dei duchi e rafforzare l'autorità regia. Tale politica fu proseguita da Ottone I il quale, rivendicando l'eredità di Carlo Magno, ottenne la corona imperiale (962), che divenne nuovamente ereditaria. Regnarono dopo di lui Ottone II, Ottone III ed Enrico II. Con l'elezione di Corrado II (1024), la corona ritornò alla Casa di Franconia, alla quale appartenevano Enrico III, Enrico IV ed Enrico V. Alla morte di quest'ultimo (1125), senza eredi diretti, scoppiò la lotta per la supremazia fra la famiglia dei Guelfi di Baviera e quella degli Hohenstaufen di Svevia, mentre la dieta eleggeva re Lotario II di Supplimburgo. Morto questi nel 1137, fu eletto ed incoronato Corrado di Hohenstaufen (Corrado III di Svevia). Gli successe il nipote Federico I Barbarossa, il cui lungo regno vide lo sfasciarsi della potenza della Casa dei Guelfi. Dopo di lui, salì al trono il figlio Enrico VI. Morto questi, la G. vide la lotta fra due re: Filippo di Svevia ed Ottone IV, ma Innocenzo fece proclamare re Federico II. Poco dopo, la fortuna della Casa sveva tramontò, declino che si concluse con la condanna capitale e l'esecuzione di Corradino a Napoli . Intanto, la G. era in preda all'anarchia e dissanguata dalle guerre private fra i principi. Dopo 20 anni di interregno, nel 1274 l'elezione di Rodolfo I d'Asburgo iniziò una nuova era. La supremazia passò ai principi Elettori, che ne ebbero il riconoscimento ufficiale nella Bolla d'oro (1356). A Rodolfo I successe Adolfo di Nassau, cui fu preferito, poi, Alberto I d'Asburgo. Alla morte di questi (1308), fu eletto Enrico VIII di Lussemburgo, la cui fine prematura (1313) causò il succedersi di nuove contese fra principi. Fu eletto Ludovico IV di Wittelsbach, duca dell'Alta Baviera; deposto dal papa, fu sostituito (1346) da Carlo IV di Lussemburgo, marchese di Moravia. A questi successe il figlio Venceslao, sotto il cui regno la G. fu sconvolta da nuove guerre civili. Venceslao, deposto nel 1400, fu sostituito da Roberto III di Wittelsbach, conte palatino del regno. Dopo vari contrasti, salì al trono (1411) Sigismondo, fratello di Venceslao. Scoppiata durante il suo regno la guerra degli Ussiti (1419-1436), la G. visse uno dei periodi più critici della sua storia. Morto Sigismondo nel 1437, gli successe Alberto II d'Asburgo. Con lui ha inizio la serie degli Imperatori della Casa d'Austria, che diviene erede effettiva della corona del Sacro Romano Impero. Dopo Alberto, ebbero lo scettro Federico III e Massimiliano.

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L'età moderna: in quest'epoca, compresa tra il XIV ed il XVI sec., la G. si era aperta al soffio della cultura italiana del Rinascimento: erano sorte varie università, centri di studi umanistici che prepararono il terreno alle correnti riformatrici e rivoluzionarie. Nel 1517, Martin Lutero divulgava le sue tesi a Wittemberg; iniziò, così, il periodo della Riforma. Carlo V tentò invano di restaurare un impero universale e di religione cattolica. La Pace di Augusta (1555) cercò di risolvere, sul terreno politico e giuridico, alcune questioni fra Protestanti e Cattolici. All'opera dei Gesuiti e dei principi rimasti legati alla Chiesa di Roma si deve il movimento della Controriforma, che ostacolò il diffondersi del Protestantesimo. Dal 1618 al 1648 fu combattuta la guerra dei Trent'anni, terminata con la pace di Westfalia che, tra l'altro, confermò il principio della sovranità autonoma dei singoli Stati tedeschi. Si riunì la Dieta di Ratisbona (1653-54), per tentare di dare nuova vita all'Impero, ormai inesistente sul piano pratico. Nel Seicento, quasi tutti i sovrani tedeschi furono spinti da interessi politici a partecipare più o meno attivamente alla coalizione contro Luigi XIV di Francia. Questa momentanea concordia fra i vari Stati germanici fu di nuovo rotta dallo scoppiare della guerra per la successione al trono di Spagna (1701) e, poi, della guerra per la successione a quello d'Austria (1740-1748). Da quest'ultima, uscì rafforzata la Prussia. La guerra dei Sette Anni (1756-1763) confermò la gloria di Federico II il Grande e la preponderanza prussiana. Rinasceva intanto, promosso dalla Prussia, lo spirito di solidarietà tedesca in funzione antiaustriaca; nel 1785, infatti, tutti i principi si opposero alle mire dell'Austria sulla Baviera. Nel 1790 vi fu una Lega dei sovrani tedeschi e dell'Austria contro la Francia rivoluzionaria. Nel 1799, la Prussia non entrò nella nuova coalizione antifrancese. Nel 1801, fu approvata la laicizzazione dei principati ecclesiastici, legge che ebbe la sua effettiva realizzazione nel Reichs deputations-hauptschluss (1803), in cui, per volontà di Napoleone I, console della Russia e della Prussia, furono soppressi 112 staterelli tedeschi, i cui territori entrarono a far parte degli Stati maggiori. Nel 1806 veniva abolita la feudalità, l'imperatore rinunciava al titolo di imperatore del Sacro Romano Impero e assumeva quello di imperatore d'Austria. In questi anni, Napoleone I dominava l'Europa e, quindi, anche gli Stati germanici. Il Congresso di Vienna non apportò grandi mutamenti alla configurazione territoriale della G. del 1809; da esso uscì la Confederazione tedesca, con a capo l'Austria che, dopo la guerra austro-prussiana del 1866, si trasformò in Confederazione germanica del Nord. L'età contemporanea: dopo la guerra franco-prussiana del 1870, si giunse alla costituzione dell'Impero di G., Stato federale con a capo il re di Prussia: il re Guglielmo I cinse la corona imperiale. Assistito da Bismarck, che fu dal 1862 l'artefice della politica tedesca, Guglielmo I gettò le basi della grande G. Dopo il breve regno di Federico III, salì al trono Guglielmo II, sotto il quale la G. proseguì il suo sviluppo industriale. Scoppiata la prima guerra mondiale, la G. ne uscì perdente, e venne privata, con il Trattato di Versailles, di tutte le colonie e di parte dei territori nazionali: l'Alsazia e la Lorena furono assegnate alla Francia; la Posnania e parte della Prussia orientale e della Slesia alla Cecoslovacchia; Danzica venne costituita città libera; parte dello Schleswig è restituita alla Danimarca; Eupen e Malmédy al Belgio. L'imperatore ed i sovrani abdicano, e si istituisce la Repubblica federale tedesca, con la Costituzione di Weimar (1919). Nel 1925, veniva eletto alla presidenza della Repubblica il maresciallo von Hindenburg.

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Il periodo nazista: più tardi, andò sempre più affermandosi il nazionalsocialismo capeggiato da Adolf Hitler, che muoveva aspre critiche alla politica tenuta dal primo ministro Gustav Stresemann. Dopo i governi Brüning e von Papen, il nazionalsocialismo raggiunse il potere (1933). Hitler divenne il capo del Governo e, dopo la morte del maresciallo von Hindenburg (1934), anche capo dello Stato. Primo atto del suo Governo fu l'uscita dalla Società delle Nazioni (1933), in cui la G. era entrata nel 1926, a seguito del Patto di Locarno. All'interno, instaurò un regime di dittatura; con campagne propagandistiche esaltava la razza tedesca come discendente pura degli Ariani, considerati i veri portatori della civiltà; pertanto considerava inferiori tutti gli altri popoli, in particolar modo gli Ebrei, contro i quali bandì una delle persecuzioni più efferate della storia. Rifiutato il Trattato di Versailles, Hitler ottenne (1935) la restituzione della Saar; nel 1936 rimilitarizzò la Renania e ricostituì l'esercito tedesco. Nello stesso anno progettò, con Mussolini, il cosiddetto Patto Tripartito. Intervenne nella guerra civile di Spagna e, nel 1938, prese l'Austria che, annessa alla G., andò a formare la Marca orientale. Nel Patto di Monaco, tutta l'Europa si sottomise ai voleri di Hitler, assecondando la G. su questioni generali e, particolarmente, sul problema dei Sudeti. Nel 1939, la G. invase la Cecoslovacchia ed istituì il protettorato di Boemia e Moravia. Strinse poi, con Mussolini, un nuovo trattato, detto Asse Roma-Berlino. Parallelamente, Hitler riuscì ad accordarsi con l'URSS (patto di Mosca) in modo da poter invadere la Polonia da occidente col benestare sovietico (settembre 1939). L'iniziativa provocò tuttavia l'intervento degli alleati della Polonia (Gran Bretagna e Francia) e l'inizio della seconda guerra mondiale. Nelle prime fasi del conflitto la G. piegò senza problemi la resistenza di Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Francia, Jugoslavia e Grecia (1940-41). Nel 1940 l'Italia fascista ottemperò agli impegni presi da Mussolini, entrando in guerra a fianco della G. Le prime difficoltà per le truppe tedesche iniziarono nel giugno 1941, con la dichiarazione di guerra all'URSS e l'inizio dell'attacco frontale in territorio russo. Malgrado le vittorie iniziali, la guerra contro l'URSS impegnò l'esercito tedesco in un immane sforzo di mezzi e di uomini. Per sostenere le grandiose operazioni militari in corso, sorsero in questo periodo centinaia di campi di lavoro - sia sul territorio tedesco che su quello dei Paesi occupati - dove milioni di prigionieri del regime furono costretti a lavorare in condizioni disperate. Alcuni lager furono creati appositamente per realizzare quella che Hitler aveva definito "la risoluzione finale del problema ebraico": l'eliminazione fisica di centinaia di migliaia di cittadini europei di origine semitica. Grazie alla Gestapo e alle SS Hitler poté stroncare ogni opposizione interna e pianificò il trasferimento di intere popolazioni al fine di ampliare i confini del Reich. Intanto, in Jugoslavia, in Francia e in Italia, aveva inizio l'attività di gruppi partigiani impegnati in una diffusa guerriglia contro le truppe naziste. Sebbene l'entrata in guerra nel 1941 del temibile Giappone a fianco delle potenze dell'Asse avesse in qualche modo alleggerito lo sforzo delle potenze alleate, la G. non riuscì nella fase cruciale del conflitto a superare le crescenti difficoltà determinate dall'accerchiamento bellico ed economico organizzato dagli Stati Uniti. Nel 1943, la battaglia di Stalingrado stroncò definitivamente le ambizioni tedesche sul territorio sovietico, segnando altresì per la G. la fine della fase di espansione nell'ambito del conflitto. Nello stesso anno gli alleati sbarcarono in Sicilia, costringendo le truppe nazifasciste ad una lenta ritirata lungo la penisola. Nel luglio 1944, un mese dopo lo sbarco alleato in Normandia, Hitler sfuggì miracolosamente a un attentato ordito da un gruppo di ufficiali e di civili decisi ad evitare la disfatta totale. Fra il 1944 e il 1945 la G. fu bersagliata da terribili bombardamenti che rasero al suolo città e centri industriali e agevolarono l'ingresso delle truppe alleate sul territorio germanico. Nell'aprile 1945, con l'assedio di Berlino e con il suicidio di Hitler si chiude definitivamente il capitolo più nero della storia tedesca. ║ Il dopoguerra: occupata militarmente dagli Alleati, la G. fu divisa in zone sotto il controllo di Russia, Gran Bretagna, Stati Uniti d'America e Francia. Inizialmente gli Alleati avevano preso in considerazione l'idea di procedere a una spartizione della G. in vari Stati indipendenti (Piano Morgenthau). Tale idea venne però successivamente accantonata e, secondo quanto era stato stabilito dagli accordi di Potsdam, il territorio tedesco venne diviso in quattro zone d'occupazione militare: russa, statunitense, inglese, francese. La soluzione del problema tedesco veniva pertanto rinviata, lasciando a ciascuna delle potenze occupanti il diritto di soddisfare le proprie esigenze di riparazione di guerra. Nel 1946 le potenze occidentali decisero di unire le loro zone in una sola, mentre fallivano le trattative con l'URSS per giungere alla riunificazione dell'intero territorio tedesco. Il problema rimaneva così irrisolto e la G. divenne il centro focale della guerra fredda.

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La Repubblica Federale: il 23 maggio 1949 veniva proclamata la Repubblica Federale Tedesca, con capitale provvisoria Bonn. La rottura dell'unità territoriale della G. veniva sancita, nell'ottobre successivo, dalla proclamazione della Repubblica Democratica Tedesca, nel territorio occupato dai sovietici. Cancelliere della nuova Repubblica Federale fu eletto Konrad Adenauer, leader dell'Unione Cristiana Democratica (Christliche Demokratische Union - CDU). Nel clima di guerra fredda, i cristiano-democratici avevano ottenuto una clamorosa affermazione elettorale (50,2% dei voti), contro i socialisti (29,2%) capeggiati da Kurt Schumacher, deciso ad accettare la neutralizzazione del territorio tedesco riunificato, contro la volontà delle potenze occidentali. Superato il periodo critico del dopoguerra, l'economia tedesca si assestò presto su solide basi e l'industria cominciò a produrre nuovamente a pieno ritmo. Ciò fu possibile in quanto gli impianti avevano subìto danni meno gravi (solo il 10-15% delle attrezzature era andato distrutto) rispetto a quelli di altri Paesi europei. Sotto la guida rigida di Adenauer, che aveva combattuto il nazismo da una posizione liberal-conservatrice, la Repubblica Federale si inserì saldamente nello schieramento occidentale. I governanti tedeschi ottennero la revisione di molte restrizioni precedentemente imposte dalle potenze vincitrici. Tra queste, quella riguardante il riarmo, che fu realizzato nell'ambito della NATO e dell'UEO. Messo fuori legge il Partito comunista, nell'agosto 1956, ed eliminati dalla scena politica i partiti minori costituitisi nel dopoguerra, fatta eccezione per il Partito liberal-democratico (FDP), entrato a far parte della coalizione di Governo, a contrastare la politica dell'Unione democratico-cristiana rimanevaaffiliateolo il Partito socialdemocratico (SPD), su posizioni di accentuato revisionismo. Ancor prima della riforma programmatica, avvenuta al congresso di Bad Godesberg nel 1959, i socialdemocratici tedeschi avevano infatti abbandonato i postulati marxisti, accettando sostanzialmente la politica economica sostenuta dai democratico-cristiani. Tale politica aveva assicurato al Paese un eccezionale sviluppo, quadruplicando la produzione nel decennio 1948-58. Il contrasto tra i due grandi partiti tedeschi era soprattutto determinato da una diversa visione nell'ambito della politica estera, che il vecchio Adenauer teneva saldamente legata all'atlantismo, opponendosi con intransigenza a ogni prospettiva di dialogo con l'URSS e con la G. Orientale. Il superamento internazionale di questa linea intransigente, unitamente all'erosione elettorale dei democratico-cristiani, portò alla sostituzione, nell'ottobre 1963, del vecchio Adenauer con Ludwig Erhard, già ministro dell'Economia, considerato il padre del "miracolo economico" tedesco. Le scelte di fondo del vecchio corso politico rimasero però immutate. Essendo venuta a mancare la copertura determinata dal prestigio personale di cui godeva Adenauer, la crisi, nell'ambito soprattutto della politica estera, venne rapidamente alla luce. Polemiche ed accuse di irrisolutezza, inizialmente velate, si fecero sempre più aperte, coinvolgendo una parte dello stesso schieramento di Governo. Le elezioni del settembre 1965 segnarono un ulteriore indebolimento della coalizione, soprattutto per la perdita di voti registrata dai liberali a vantaggio dei socialdemocratici (39,3% dei voti) che riuscirono ad eleggere un numero di deputati (202) di poco inferiore a quello dei democristiani (245), mentre i liberali erano scesi a 49. L'esito elettorale non ebbe un immediato riflesso sulla coalizione di Governo che rimase immutata, riconfermando tutti i precedenti ministri. Solo nel dicembre 1966 la situazione raggiunse il punto di rottura e, in seguito al voto contrario del Bundesrat sul bilancio preventivo, Erhart, che nei tre anni di cancellierato aveva perduto tutto il credito accumulato nei quindici anni in cui aveva retto l'economia del Paese, era costretto a dimettersi. Dopo approfonditi sondaggi, il presidente della Repubblica H. Lübke affidava l'incarico di formare il nuovo Governo a Kurt G. Kiesinger e, per la prima volta, i socialdemocratici entravano a far parte del Governo della RFT, con nove rappresentanti, tra cui Willy Brandt come vice cancelliere e ministro degli Esteri. Con l'avvento della "grande coalizione", veniva inaugurata una nuova politica, la cosiddetta Ostpolitik, di apertura verso l'Europa orientale. Essa fu dapprima molto cauta e contrastata, soprattutto nei confronti della G. orientale. Un'accelerazione del processo evolutivo, iniziato nel 1967, si ebbe in seguito all'affermazione elettorale del Partito socialdemocratico che, avendo ottenuto il 42,7% dei voti (CDU e CSU il 46,1%) poté costituire, nell'ottobre 1969, un Governo di coalizione coi liberali (5,8% dei voti), sotto la presidenza di Willy Brand. La conferma definitiva della fine di un'epoca politica, contrassegnata dal predominio democristiano, veniva dalle elezioni del novembre 1972, in cui il Partito socialdemocratico migliorava sensibilmente le sue posizioni precedenti, ottenendo il 45,9% dei voti (225 seggi) contro il 44,9% della CDU-CSU (230 seggi), affermandosi come il partito più forte della RFT. Le elezioni del 1972 segnavano inoltre un miglioramento delle posizioni dei liberali (8,4% dei voti), passati da 30 a 41 seggi, mentre cancellavano dalla scena politica il Partito neonazista che, nelle precedenti elezioni, aveva ottenuto il 4,3% dei voti. Le elezioni del novembre 1972, e la rielezione nel dicembre successivo di Brandt a cancelliere, affiancato dal liberale Scheel come vice-cancelliere e ministro degli Esteri, sancivano definitivamente la validità della linea politica tedesco-occidentale, soprattutto con riferimento alla Ostpolitik, portando, nel dicembre 1972, alla firma del "trattato fondamentale" con la G. orientale. La riconferma della linea Brandt-Scheel indicò inoltre l'accettazione di un indirizzo politico progressista e riformista, anche da parte di una non trascurabile frangia del tradizionale elettorato della CDU-CSU, la cui linea andò qualificandosi sempre più in senso conservatore.

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Nel 1974 a Brandt successe il socialdemocratico Helmut Schmidt, che negli anni successivi dovette affrontare la crisi economica sviluppatasi in seguito alla recessione mondiale degli anni Settanta. Cenni di ripresa si ebbero nel 1978, seguiti però da una riduzione del tasso di crescita del prodotto nazionale lordo. La fine momentanea del "miracolo tedesco" fu accompagnata da altri problemi interni. Negli anni Settanta atti terroristici di gruppi anarchici (come la Rote Armee Fraktion, più conosciuto come gruppo Baader-Meinhof) insanguinarono il Paese. Inoltre la decisione della NATO di installare 572 missili nucleari in territorio tedesco (1979) indusse Schmidt a perseguire una politica di mediazione tra alleati americani e blocco sovietico. Il viaggio a Mosca (1980) e numerosi altri contatti con i leader europei e americani riportarono la G. ai vertici della politica internazionale. Il tentativo di Schmidt di mantenere una politica estera indipendente venne premiato nelle elezioni regionali del 1980 in Renania Settentrionale Westfalia, dove il Partito socialdemocratico conseguiì un buon successo. Nelle elezioni per il nuovo Bundestag il Partito socialdemocratico confermò il precedente 42,7%, i cristiano-sociali e i cristiano-democratici calarono al 44,9%, mentre i liberali passarono al 10,4%. La coalizione governativa social-liberale fu quindi premiata e ottenne la maggioranza. Nel 1981 Schmidt proseguì gli incontri con i governanti (Giscard d'Estaing e poi Mitterrand, Reagan, Gromyko, Breznev), sempre insistendo sulla scelta dell'equilibrio e respingendo gli inviti da parte sovietica a limitare gli armamenti. Nello stesso anno si sviluppò un imponente movimento pacifista, che si mobilitò più volte contro i missili e il riarmo. Nelle nuove elezioni del marzo 1983 emergeva intanto la forza nuova del Partito dei Verdi (5,6%), fautori di una linea rigorosamente pacifista ed antinucleare. Accanto ad essi spiccava la vittoria dei democristiani, guidati da Helmut Kohl. Questi, divenuto nuovo cancelliere (1983), si mostrava disponibile a proseguire la Ostpolitik condotta da Schmidt. Con l'incontro con Andropov (luglio 1983), Kohl cercava di far sì che Mosca mitigasse le proprie posizioni al tavolo dei negoziati con l'America. L'installazione della prima rampa di lancio per i missili venne preceduta da un'imponente manifestazione pacifista a Stoccarda (ottobre 1983), caratterizzata da un duro linguaggio antiamericano. Dopo l'installazione del primo Pershing si deteriorarono i rapporti con Mosca e con la G. orientale. Difficoltà si verificarono anche in politica interna. Il Governo si sforzava di contenere l'inflazione entro il minimo raggiunto dell'1,6%, ma nel 1984 il marco toccava il livello più basso degli ultimi tredici anni nei confronti del dollaro, costringendo la Bundesbank a numerosi e massicci interventi di sostegno. Alla flessione della moneta tedesca contribuiva l'ondata di scioperi, causati dalla richiesta sindacale di ridurre l'orario lavorativo a 35 ore settimanali; la vertenza si risolveva con un compromesso provvisorio di 38 ore e mezza. Durante il 1984 scandali colpivano esponenti del Partito liberale (tra cui il ministro delle Finanze Lamsbdorf), che si trovava punito nelle elezioni per il Parlamento europeo, svoltesi nello stesso anno. Tutti i grandi partiti registravano un crollo (i liberali scesero dal 6 al 4,8%, i democristiani dal 49,2 al 46%, i socialdemocratici dal 40,8 al 37,4%). Unici vincitori furono i Verdi, balzati dal 3,7% delle passate elezioni europee all'8,2. Questo risultato si ripeteva nelle consultazioni regionali e amministrative successive. I Verdi solo crescevano ovunque, mentre i liberali seguivano una parabola costantemente discendente. Coalizioni tra Verdi e socialdemocratici si costituivano in numerosi Länder. Il successo della lista verde trovava radici in molteplici ragioni: il partito otteneva il consenso non solo del mondo giovanile, protestatario ed ecologista, ma anche i voti dei delusi del Governo socialdemocratico e democristiano; raccoglieva inoltre molti voti a sfondo qualunquistico. Nel 1985 si riaffacciava il terrorismo, che sembrava essere stato debellato. Veniva eletto nuovo presidente della RFT il democristiano R. von Weizsaecker, mentre nell'estate del 1985 esplodeva la crisi maggiore tra le due G.: tra addetti all'amministrazione della G. occidentale venivano scoperti numerosi membri dei servizi segreti della G. orientale, abilmente infiltratisi nel Paese vicino e giunti anche a posizioni di responsabilità. Questo fatto innescava non poche tensioni diplomatiche e la "guerra delle spie" generava ripercussioni a livello internazionale. Nelle elezioni del 1987 il Bundestag confermava Kohl cancelliere di un Governo di coalizione coi liberali. I risultati elettorali rivelavano tuttavia un netto calo dei democristiani (-21 seggi) e dei socialdemocratici guidati da Johannes Rau, a favore delle liste minori, dei Verdi e della destra. In politica estera il rieletto Kohl si faceva portavoce di un riavvicinamento all'URSS, si distanziava dal progetto statunitense di Difesa Spaziale e incoraggiava il dialogo fra le due superpotenze. A conferma di tali aperture, nel 1987 per la prima volta nella storia delle due G., il presidente della RDT Erich Honecker si recava in visita a Bonn. Continuava nel frattempo il logoramento della SPD, combattuta tra il riavvicinamento ai liberali e la teoria "movimentista" di Willy Brandt deciso ad allearsi coi Verdi e con l'estrema sinistra. La sconfitta elettorale portava Rau alle dimissioni; Brandt lasciava la sua carica in seguito ad uno scandalo clientelare; al suo posto veniva eletto il moderato Hans-Jochen Vogel che, nella tradizionale indecisione socialista, designava come vicepresidente Lafontaine, leader della corrente più a sinistra della SPD.

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Nel 1988 il cancelliere Kohl e il leader dell'Unione cristiano-sociale, Josef Strauss, si scontravano in merito alle misure da adottare per sanare il grave deficit del bilancio statale. Al termine della diatriba, passava la proposta di sgravio fiscale avanzata dal cancelliere. In politica estera Kohl registrava altri successi: durante il semestre di presidenza tedesca della CEE veniva risolta la crisi finanziaria della comunità. Nel 1989 esplodeva improvvisamente la questione della riunificazione tedesca, resa matura dall'affermazione della Perestrojka nell'Est europeo. In maggio, la G. ospitava il presidente americano George Bush, il quale incoraggiava i tedeschi a intraprendere la via dell'unificazione del Paese. Nel successivo incontro fra Kohl e il leader sovietico Michail Gorbaciov, anch'esso recatosi in visita ufficiale a Bonn, G. e Unione Sovietica sottoscrivevano la "Dichiarazione di Bonn" per la quale ogni Stato ha il diritto di scegliere liberamente il proprio assetto politico e sociale. Nel frattempo affluivano nella G. federale migliaia di profughi dall'Europa orientale e dalla stessa G. dell'Est, adeguatamente accolti in appositi centri di assistenza predisposti per ospitare e smistare i nuovi venuti su tutto il territorio. Nel novembre 1989, in un clima di crescente euforia, veniva abbattuto il muro di Berlino. Il clamoroso avvenimento finiva per accelerare ulteriormente il processo di unificazione economica e politica delle due G. Dopo un primo infruttuoso incontro avvenuto nel febbraio 1990 fra Kohl e Modrow, in luglio entrava in vigore il trattato che sanciva l'unione monetaria, economica e sociale dei due Paesi. La Repubblica Democratica Tedesca: costituitasi il 7 ottobre 1949, quattro anni dopo l'avvenuta spartizione della G., la Repubblica Democratica Tedesca fu dotata di un ordinamento costituzionale di tipo democratico-popolare. Una posizione di preminenza fu assunta dal Partito socialista unitario (SED - Sozialistische Einheitspartei Deutschlands), nato nel 1946 dalla fusione del Partito socialdemocratico con quello comunista. Ancora in fase di assestamento, la RDT fu scossa, nel giugno, da una rivolta operaia scoppiata a Berlino, provocata soprattutto dalle ripercussioni negative che la socializzazione nelle campagne, e la conseguente fuga a Ovest di molti piccoli proprietari agricoli, aveva avuto sulla produzione alimentare e sull'economia del Paese. La rivolta indusse i governanti tedesco-orientali ad adottare nuove misure sociali e a rivedere le norme di lavoro, mentre i sovietici restituivano le fabbriche, di cui si erano assicurati la produzione negli anni del dopoguerra, e concedevano consistenti crediti. L'ordinamento socialista tedesco-orientale fu impostato sin dall'inizio su basi "revisionistiche" e, successivamente, non subì rotture nella continuità del suo svolgimento, pur non rimanendo estraneo ai fermenti e ai travagli avvenuti in altri Stati dell'Europa orientale. Protagonista della vita politica fu per lungo tempo Walter Ulbricht. Già segretario del Partito, nel 1960, alla morte del presidente della Repubblica Wilhelm Pieck, Ulbricht assunse anche la carica di capo del Consiglio di Stato, l'organo collettivo che ha sostituito la presidenza della Repubblica. Superate le prime incertezze e la crisi iniziale, provocata anche dal fatto che la divisione del territorio tedesco l'aveva privata delle principali fonti energetiche, la RDT operò una profonda trasformazione delle proprie basi produttive, conseguendo risultati molto positivi. Per il livello del suo sviluppo industriale, soprattutto nei settori meccanico e chimico, la RDT riusciva, nel giro di pochi anni, a porsi all'avanguardia tra i Paesi dell'Europa orientale. Parallelamente allo sviluppo industriale, si aveva un non meno importante processo di riforma del sistema economico e di quello politico, sancito dalla nuova Costituzione, entrata in vigore nell'aprile 1968. Essa riconosceva che nella RDT il socialismo era stato "impostato, ma non ancora realizzato" e per quanto molte delle sue enunciazioni non trovassero ancora riscontro nella realtà del Paese, costituivano tuttavia un importante riconoscimento, sia pure sul piano teorico. Esse costituivano la premessa per la realizzazione di una società autenticamente socialista, che pone al centro della società e dello Stato l'"uomo", riconoscendogli i più larghi diritti di libertà. Ulteriori passi avanti sono stati fatti in seguito al graduale allentamento della tensione con la G. occidentale e al riconoscimento diplomatico da parte di numerosi Stati, con i quali già da anni erano stati allacciati rapporti commerciali. Negli anni seguenti, la vita politica interna della RDT non subì scosse di rilievo, poiché anche la sostituzione alla segreteria del partito, nel maggio 1971, del vecchio Ulbricht con Erich Honecker avvenne sotto l'insegna della stabilità e della continuità politica. Del resto, a Ulbricht venne lasciata la presidenza del Consiglio di Stato e gli fu assegnata inoltre la presidenza della SED, carica creata ex novo. Alla presidenza del Consiglio rimase Willy Stoph e nessun mutamento di rilievo fu operato nelle alte sfere dello Stato e del partito. Più consistenti e interessanti i mutamenti avvenuti nell'ambito della politica estera, soprattutto in conseguenza dell'avvio di trattative dirette con i governanti tedesco-occidentali, iniziate con l'incontro di Erfurt, nel marzo 1970, e intensificatesi negli anni seguenti, sinché, nel giugno 1972, venivano avviati negoziati per la stipulazione di un "trattato fondamentale" per l'istituzione di "relazioni normali di buon vicinato". Tale accordo veniva firmato nel dicembre successivo e, in seguito ad esso, vari Stati occidentali, tra cui l'Italia, riconoscevano la RDT, stabilendo con essa relazioni diplomatiche. Dopo aver ridefinito i rapporti diplomatici con Repubblica Federale Tedesca, Turchia e Niger, la G. Est sottoscriveva con l'Unione Sovietica un accordo teso a coordinare i rispettivi piani quinquennali (1976-1980). Nonostante ciò, l'aumento del petrolio e del gas russi provocavano il primo deficit nella bilancia dei pagamenti. Dopo le elezioni per la Volkskammer, Willy Stoph assumeva la carica di primo ministro, subentrando a Horst Sindermann e, nell'ottobre 1976, Erich Honecker veniva eletto presidente del Consiglio di Stato. Lo stesso Honecker chiedeva alla Repubblica Federale Tedesca il riconoscimento ufficiale della G. Est come Stato sovrano (ottobre 1980). Nei primi anni Ottanta la DDR raggiungeva il più alto livello economico e produttivo del COMECON, tanto da avviare relazioni commerciali con Giappone, Italia e Canada. Ma l'avvenimento che più interessava l'opinione pubblica era il riavvicinamento tra le due G., già iniziato con relazioni commerciali e accordi politici circa la liberalizzazione dei transiti, nonostante le difficoltà poste da Mosca negli ultimi anni Settanta.

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L'11° congresso della SED, svoltosi a Berlino nel 1986 riconfermava al vertice Honecker, ma presentava anche nuove candidature nella Segreteria e nel Politburo: era l'avvio di un processo di rinnovamento e distensione che, sotto l'esempio di Gorbaciov, portava allo storico incontro dell'87 a Bonn. Nonostante queste deboli aperture i vertici della SED si ostinavano su posizioni rigide che suscitavano un forte dissenso tra la popolazione. I continui tentativi di fuga verso la Repubblica Federale assumevano l'aspetto di un vero e proprio esodo di massa allorché l'Ungheria decideva l'apertura delle frontiere verso Ovest. I cittadini della DDR, che senza difficoltà potevano raggiungere gli altri Paesi del Patto di Varsavia, trovarono così aperta la strada verso l'occidente capitalista. L'urgenza di arginare questo processo di emigrazione continua portava ad una svolta rapidissima nella politica della SED: Honecker era costretto alle dimissioni. La vecchia leadership di Hoenecker era sostituita da quella del riformista Egon Krenz che, oltre ad essere nuovo segretario generale del Partito comunista, diventava anche capo dello Stato (1989). Nonostante il cambio al vertice, la situazione non migliorava e continuavano le manifestazioni di piazza che invocavano libere elezioni, libertà e riforme, così come proseguiva il massiccio esodo di profughi. Nel novembre cadeva, dopo 28 anni, il Muro fatto erigere nel 1961 dal regime di Ulbricht e il Comitato centrale della SED lasciava piena libertà di espatrio ai propri cittadini. Sempre a novembre veniva eletto il nuovo primo ministro, Hans Modrow, che presentava il suo Gabinetto di coalizione del quale facevano parte anche membri non iscritti ad alcun partito. In dicembre veniva abolito il ruolo guida del Partito comunista sancito dal primo articolo della Costituzione e il nuovo capo dello Stato, incapace di soddisfare le ansie di rinnovamento della popolazione, era costretto a dimettersi, sostituito da Manfred Gerlach, presidente del Partito liberale. Nel 1990, sotto la spinta di un processo ormai giunto al culmine, si compiva la storica riunificazione delle due G.. Dapprima falliva (febbraio 1990) un incontro fra Hans Modrow ed Helmut Kohl, quindi, sull'onda del successo politico riscosso dal cancelliere federale, veniva siglato (luglio 1990) un trattato che sanciva l'abbattimento di ogni barriera economica, sociale ed economica fra i due Paesi. Il 31 agosto, Kohl e il nuovo primo ministro della RDT Lothar De Maizière stabilivano le condizioni dell'unificazione tedesca, fissandone la celebrazione ufficiale al 3 ottobre 1990. A partire da questa data la RDT cessa di esistere, essendo di fatto annessa alla Repubblica Federale Tedesca. La G. riunita: superati i problemi relativi alle questioni dei confini orientali e dell'ingresso della RDT nella NATO, in agosto venne firmato un trattato che stabiliva le condizioni dell'unificazione e ne fissava la data al 3 ottobre 1990. Il trattato sancì l'annessione dei Länder orientali alla RFT e designò Berlino futura capitale tedesca. Il 2 dicembre si svolsero le prime elezioni nella G. unita. Il cancelliere Kohl ottenne il preannunciato successo, con oltre il 40% dei suffragi. I socialdemocratici, guidati da Lafontaine, ne uscirono in leggera flessione, così come i Verdi. Anche i liberali finirono per fruire della spinta dell'unificazione, assestandosi intorno al 14%. Il 1991, anno in cui venne votato il trasferimento della sede del Governo e del Parlamento federale da Bonn a Berlino, si presentò come un passaggio difficile: emersero problemi economici e sociali, conseguenti alla riunificazione, per i quali Kohl fu costretto a venire meno alla promessa elettorale di non aumentare le imposte e istituì un "contributo di solidarietà" per sostenere l'economia dei Länder orientali. Le emergenze sociali legate alla consistente immigrazione asiatica e africana si accompagnarono, nel Paese, all'affermazione di gruppi razzisti e xenofobi quali il Movimento neonazista degli Skinheads, responsabile di numerosi atti violenti. Nei primi anni Novanta, a causa del protrarsi di tale situazione, i partiti di Governo persero consensi, benché Kohl riuscisse a favorire, nel 1994, l'elezione a presidente del candidato democristiano Roman Herzog. Nello stesso anno, grazie a un lento ma costante miglioramento dell'economia, le elezioni politiche riconfermarono la presenza maggioritaria della coalizione governativa nel Bundestag (CDU-CSU-FDP), pur in presenza di una netta crescita della SPD e del successo degli ex comunisti del PDS. Per Kohl si trattò della quarta vittoria elettorale consecutiva, forse la più importante, anche se di stretta misura, perché la prima del nuovo corso post-unitario. Il programma di Governo si concentrò sugli obiettivi economici di riduzione della spesa pubblica, alleggerimento dell'apparato burocratico statale, allineamento ai parametri di Maastricht e apertura dell'Unione europea ai Paesi dell'Est. Sempre nel 1994 si completò il ritiro delle truppe sovietiche dai territori orientali del Paese e, contemporaneamente, la partenza da Berlino, dopo 50 anni di "presidio", dei contingenti alleati anglo-franco-statunitensi. La G. fu uno dei primi Paesi europei in grado di rispondere ai requisiti previsti per l'Unione monetaria, anche se il bilancio federale varato per il 1996 dovette includere a tale scopo, per la prima volta, tagli ingenti alle spese di protezione sociale (sussidi di disoccupazione, pensioni, previdenza sanitaria). In opposizione a un tale progetto, giustificato dal Governo con la necessità di sanare il deficit pubblico creatosi nel settore, si verificarono imponenti manifestazioni. Il calo dei consensi verso la politica del cancelliere Kohl fu confermato dalle elezioni politiche del settembre 1998, che registrarono la vittoria del Partito socialdemocratico (SPD) di Gerhard Schroeder. Il leader socialdemocratico si pose alla guida di un Governo di coalizione con i Verdi, che entrarono per la prima volta nel nuovo Bundestag insieme ai neocomunisti della PDS (Partito del socialismo democratico).

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Tra il novembre 1999 e i primi mesi del 2000 uno scandalo investì Kohl e altri esponenti della CDU, indagati per finanziamento illecito al partito: la questione provocò le dimissioni dello statista dalla carica di presidente onorario della CDU e determinò un calo dei consensi per il partito, tanto che nelle elezioni regionali della primavera 2000 il Partito socialdemocratico ottenne una netta affermazione. Schroeder seppe trarre vantaggio dall'indebolimento progressivo della CDU e dal miglioramento della situazione economica, anche se dovette affrontare numerose difficoltà, tra cui gli scandali che investirono i ministri degli Esteri Joshka Fisher (nel mirino di una dura campagna denigratoria che puntava il dito sul suo passato di militante di sinistra), delle Finanze Hans Eichel (accusato di aver utilizzato aerei militari per spostamenti personali) e della Difesa Rudolf Scharping (che avrebbe sottovalutato le conseguenze dell'uso di munizioni all'uranio impoverito, largamente impiegate dalle truppe americane durante il conflitto in Kosovo). Un altro problema con cui il Governo dovette fare i conti fu la crisi generata dalla cattiva gestione dell'emergenza "mucca pazza", che costrinse Schroeder a effettuare il settimo rimpasto ministeriale dal 1998. La CDU venne travolta da un nuovo scandalo di bustarelle che investì il Land di Berlino. Le elezioni comunali e provinciali tenutesi nel 2000 riconfermarono comunque la fiducia ai cristiano-democratici. Sul piano interno, nel 2001 si segnalò un preoccupante aumento di episodi di xenofobia (+40% dal 1999). Nello stesso anno scoppiò lo scandalo che investì il gruppo chimico farmaceutico Bayer, costretto a ritirare dal mercato il farmaco anticolesterolo Lipobay, che avrebbe causato gravi effetti collaterali nei pazienti che lo assumevano, provocando la morte accertata di alcune decine di persone in tutto il mondo. Il 1° gennaio 2002 l'euro divenne moneta ufficiale del Paese. Nel settembre 2002 si tennero le elezioni politiche: nonostante il testa a testa tra i maggiori partiti (CDU-CSU e SPD), la vittoria andò alla coalizione guidata dai socialdemocratici, soprattutto grazie all'incremento dei voti andati ai Verdi (in tutto 8,6%), che compensò la lieve perdita di consensi del Partito socialdemocratico: Schroeder venne riconfermato alla guida del Paese, ancora affiancato dal leader verde Fischer, mentre si registrò il tracollo politico del Partito dei post-comunisti (PDS). Il cancelliere dovette affrontare principalmente la crisi economica, sociale e occupazionale che negli ultimi tempi aveva interessato buona parte del Paese; sul piano internazionale Schroeder cercò di ricucire i rapporti con Washington, incrinati dopo la mancata adesione di Berlino alla politica di Bush nei confronti dell'Iraq. Tuttavia nel maggio 2003, dopo la fine delle ostilità nel Paese arabo, G. e Stati Uniti si dichiararono disponibili a un riavvicinamento, manifestato dalla decisione tedesca di appoggiare la proposta statunitense di sollevare l'embargo perdurante dal 1991 nei confronti dell'Iraq. Nel primo semestre del 2003 si aggravò la crisi economica, che portò il Paese sull'orlo della recessione e scatenò numerose proteste che si tradussero nelle tante manifestazioni di piazza soprattutto nei territori dell'ex DDR. Nel maggio 2004 fu eletto presidente della G. Horst Koehler, sostenuto dai cristiano-democratici. Nel maggio 2005 le elezioni regionali nel Nord Reno-Vestfalia decretarono la sconfitta del Partito socialdemocratico: il cancelliere Schroeder annunciò quindi di voler indire le elezioni anticipate, che si tennero nel mese di settembre. Le consultazioni portarono a un risultato di quasi parità tra i due schieramenti guidati dai socialdemocratici (circa il 34%) e dai cristiano-democratici e cristiano-sociali (circa il 35%). Iniziarono allora le trattative che, nel mese di novembre, portarono alla formazione di una grande coalizione (CDU-cristiano-democratici, CSU-cristiano-sociali e SPD-social-democratici) presieduta dal segretario cristiano-democratico Angela Merkel: per la prima volta nella sua storia la G. poté vantare un cancelliere donna. Nel settembre 2006 il Parlamento federale approvò l'invio di 2.400 militari in Libano, nell'ambito del corpo di pace internazionale Unifil, ratificando così la prima missione militare tedesca in Medio Oriente dalla fine della seconda guerra mondiale. Nel gennaio del 2007 la G. assunse la presidenza dell'Unione Europea. Nel corso del semestre di presidenza gli sforzi dell'esecutivo tedesco furono rivolti in particolare al progetto di partenariato per l'energia con l'Africa, un progetto fondato sulla promozione degli investimenti nel settore energetico, delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica; obiettivo, la tutela del clima e la garanzia dell'approvigionamento energetico, nonché la lotta alla povertà. Giunta quasi a metà del suo mandato, il cancelliere Merkel potè tracciare nell'estate del 2007 un bilancio sostanzialmente positivo della sua azione di governo: dopo anni di intensa crisi, infatti, la G. poteva vantare la maggiore crescita in assoluto tra i Paesi industrializzati, annunciando con sollievo di esser rientrata per la prima volta dopo cinque anni entro i parametri imposti dal Patto di Stabilità europeo, facendo registrare un rapporto tra disavanzo pubblico e PIL pari al 2,0%. Tra i successi ottenuti dalla grande intesa guidata dalla Merkel, la riforma delle pensioni, la discussa riforma della sanità, che rende obbligatoria l'assicurazione sanitaria, la prima parte della riforma del federalismo, la fine delle sovvenzioni all'industria mineraria e la riforma della tassazione d'impresa. Le elezioni dei Länder dell'Assia, della Bassa Sassonia e della Baviera tenutesi nei primi mesi del 2008 confermarono la maggioranza della coalizione di governo, ma con un margine decisamente inferiore rispetto a quello delle consultazioni del 2003. La supremazia dei cristiano democratici e dei cristiano sociali venne confermata anche nelle consultazioni europee del 2009: la CDU-CSU si attestò sul 38% e i socialisti della SPD restarono fermi al 20,8%, i Verdi al 12 %. Un buon risultato per la coalizione della Merkel, anche se in calo rispetto alle ultime europee. Il 27 settembre 2009 si tennero le diciassettesime elezioni per il Parlamento federale. Le consultazioni per il rinnovo del Bundestag sancirono la vittoria dell'Unione Cristiano Democratica (CDU) e del Partito Liberale Democratico (FDP), partiti intenzionati a formare un nuovo governo di coalizione di centro-destra con a capo il Cancelliere Angela Merkel. Il partito socialdemocratico (SPD) dello sfidante Frank-Walter Steinmeier, lamentando una pesante emorragia di voti (-10,5%), ammise apertamente la sconfitta.

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Ibrahimovic, Zlatan.

Calciatore svedese di origine bosniaca. Cresciuto nelle giovanili del Malmö, nel 2001 viene acquistato dall'Ajax; con la maglia dei lancieri vince due campionati olandesi (2002 e 2004), una Coppa d'Olanda (2002) e una Supercoppa olandese (2002). Nel 2004 viene acquistato dalla Juventus, nel cui organico emerge ben presto per le grandi qualità tecniche di seconda punta. Con la maglia della Juve, in due anni, vince due titoli italiani, poi revocati per illecito sportivo. In seguito alle sentenze federali legate allo scandalo che investe la società bianconera e altri grandi club, con la conseguente retrocessione del club torinese in serie B, I. viene acquistato dall'Internazionale, al quale viene assegnato il titolo 2006 revocato alla Juve. Con la maglia nerazzurra, oltre a poter sfoggiare (insieme a Vieira) lo scudetto vinto con le maglie della Juventus, si toglie la soddisfazione di vincere un nuovo titolo italiano (2007), contribuendo a conquistare una vittoria che mancava (sul campo) alla società di via Durini da ben 18 anni. Nel 2008 e nel 2009, sempre con la maglia dell'Inter, contribuisce attivamente alla conquista di altri due scudetti (n. Malmö 1981).

Internazionale Milano Football Club S.p.A (abbreviata in Inter).

Società calcistica milanese. Fondata nel 1908 da membri dissidenti dell'allora Milan Cricket and Football Club (l'attuale Milan), derivò il nome dalla volontà dei soci di accettare giocatori non solo italiani, ma anche stranieri. Nel periodo fascista, non risultando gradita la denominazione di Internazionale, la società fu costretta a fondersi con l'Unione Sportiva Milanese (1928) e a cambiare la ragione sociale in Ambrosiana, che nel 1932 divenne Ambrosiana-Inter. Subito dopo la seconda guerra mondiale riprese il suo nome originario. L'I. vanta 14 scudetti (1909-1910, 1919-1920, 1929-1930, 1937-1938, 1939-1940, 1952-1953, 1953-1954, 1962-1963, 1964-1965, 1965-1966, 1970-1971, 1979-1980, 1988-1989, 2005-2006 assegnato d'ufficio), 2 Coppe dei Campioni (1963-1964, 1964-1965), 5 Coppe Italia (1938-1939, 1977-1978, 1981-1982, 2004-2005, 2005-2006), 2 Coppe intercontinentali (1964, 1965), 3 Coppe UEFA (1990-1991, 1993-1994, 1997-1998), 3 Supercoppe italiane (1989, 2005, 2006). La società, rilevata nel 1995 da Massimo Moratti (che avrebbe lasciato la presidenza nel gennaio 2004 per farvi ritorno, nell'ottobre 2006, in seguito alla morte di Giacinto Facchetti), nonostante i numerosi e prestigiosi acquisti, negli anni Novanta conobbe una profonda crisi di risultati, spezzata solo dalla conquista di due Coppe UEFA. Con il nuovo millennio le difficoltà dei nerazzurri proseguirono. Tuttavia, grazie ai gol del fuoriclasse brasiliano Adriano, tornato a Milano nel gennaio 2004, l'I. sembrò risollevarsi, vincendo le Coppe Italia 2004-2005 e 2005-2006 e le Supercoppe italiane 2005 e 2006. Nel luglio 2006, in base alle sentenze legate allo scandalo di "calciopoli" che retrocessero la Juventus in serie B e inflissero al Milan 30 punti di penalizzazione per la stagione appena trascorsa, all'I. fu assegnato d'ufficio lo scudetto 2005-06, il 14° per il club nerazzurro. Acquistati dalla Juventus Vieira e Ibrahimovic, l'anno successivo, l'I. vinse in scioltezza con 6 giornate di anticipo il suo quindicesimo scudetto, il primo sul campo dopo 18 anni; tra i record battuti dai nerazzurri in questa stagione, spiccano le 18 vittorie consecutive e i 97 punti ottenuti. Nella stagione 2007-2008 i nerazzurri si aggiudicarono il terzo titolo italiano consecutivo, sedicesimo per la società, al termine di un appassionante testa a testa con la Roma. Per la stagione 2008-2009 la direzione tecnica della squadra fu affidata al tecnico portoghese José Mourinho, con il quale l'I. vinse il suo diciassettesimo titolo italiano, fallendo però l'altro obiettivo della società nerazzurra, la Champion's League. Colori sociali: maglia a righe verticali nere e azzurre, calzoncini neri, calzettoni neri con risvolti azzurri.

Kennedy, Edward Moore (detto Ted).

Uomo politico statunitense. Figlio ultimogenito di Joseph P. Kennedy (1888-1963) e Rose Fitzgerald (1890-1995), era fratello del presidente John (1917-1963) e di Robert (1925-1968). Frequentò l'università di Harvard, ma fu espulso per aver copiato un compito. Dopo un periodo nell'esercito ritornò nelle stesse aule e si laureò. Dopo aver preso parte attiva alla campagna presidenziale di John, nel 1962 venne eletto al Senato degli Stati Uniti al seggio vacante lasciato dal fratello. Sarà continuamente rieletto senatore in Massachusetts al congresso americano dal 1964 al 2006. Poco dopo la sua elezione a vicepresidente del gruppo democratico al senato (1969) vide seriamente compromessa la sua carriera politica da uno scandalo privato: in un incidente automobilistico perì la sua segretaria, mentre Ted si poneva in salvo senza prestarle aiuto; per questo venne accusato di omissione di soccorso e condannato a due mesi di carcere, poi sospesi. Erede naturale delle politiche progressiste dopo la tragica fine dei fratelli, K. fu in prima linea per decenni sul fronte della lotta per i diritti civili e delle politiche di sostegno alle classi deboli. Nei primi anni Settanta guidò i democratici nel duro confronto con la Casa Bianca di Richard Nixon per ottenere la fine dell'avventura militare in Vietnam. Nel 1972 e nel 1976 rinunciò a porre la propria candidatura alla presidenza; l'avanzò invece nel 1980, finendo battuto, alla Convention democratica, da Jimmy Carter. Nel 2008, durante le primarie democratiche, annunciò il suo appoggio al senatore afroamericano Barack Obama, che divenne poi il quarantaquattresimo presidente americano (Brookline, presso Boston 1932 - Hyannis Port 2009).

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Manchester United FC.

Società di calcio inglese. Sorta nel 1878 come squadra di ferrovieri con il nome di Newton Heath LYR (Lancashire e Yorkshire Railway), giocò per la prima volta in Football League nel 1892. Prossima all'estinzione per problemi finanziari, fu salvata da John Henry Davies, che investì nella società, attribuendole dal 1902 l'attuale denominazione. Annoverata tra le formazioni più prestigiose del calcio internazionale, nel suo palmares figurano 18 titoli inglesi (1907-1908, 1910-1911, 1951-1952, 1955-1956, 1956-1957, 1964-1965, 1966-1967, 1992-1993, 1993-1994, 1995-1996, 1996-1997, 1998-1999, 1999-2000, 2000-2001, 2002-2003, 2006-2007, 2007-2008, 2008-2009), 11 Coppe d'Inghilterra o FA Cup (1908-1909, 1947-1948, 1962-1963, 1976-1977, 1982-1983, 1984-1985, 1989-1990, 1993-1994, 1995-1996, 1998-1999, 2003-2004), 2 Coppe di Lega (1991-1992, 2005-2006), 15 Supercoppe d'Inghilterra o Charity Shield (1908, 1911, 1952, 1956, 1957, 1965, 1967, 1977, 1983, 1990, 1993, 1994, 1996, 1997, 2003), 4 Coppe dei Campioni (1967-1968, 1998-1999, 2007-2008, 2008-2009), 1 Coppa intercontinentale (1999), 1 Coppa del Mondo per club (2008), 1 Coppa delle Coppe (1990-1991), 1 Supercoppa europea (1991). Colori sociali: maglia rossa, calzoncini bianchi, calzettoni neri.

Marchionne, Sergio.

Dirigente d'azienda italiano. Trasferitosi in Canada a 13 anni con la famiglia, completa qui i suoi studi conseguendo la laurea in legge presso la Osgoode Hall Law School of York University di Toronto. Si laurea poi in Discipline Commerciali (Bachelor of Commerce) presso l'University of Windsor e consegue il Master of Business Administration presso la stessa università. Si laurea poi in Lettere con specializzazione in Filosofia ed Economia presso l'Università di Toronto. In Canada M. svolge la prima parte delle proprie esperienze professionali, prima come avvocato e poi come commercialista e contabile generale. Dal 1983 al 1985 lavora per Deloitte Touche come commercialista ed esperto nell'area fiscale; è poi controllore di gruppo e infine direttore dello sviluppo aziendale presso il Lawson Mardon Group di Toronto. Dal 1989 al 1990 è vice presidente esecutivo della Glenex Industries. Dal 1990 al 1992 ricopre il ruolo di responsabile dell'area finanza e chief financial officer della Acklands. Negli stessi anni e sempre a Toronto, il manager ricopre la carica di vice presidente per lo sviluppo legale e aziendale della Lawson Group, incarico mantenuto anche nel momento dell'acquisizione da parte della Alusuisse Lonza nel 1994. Qui ricopre ruoli di crescente responsabilità, presso la sede centrale di Zurigo, fino a diventarne l'amministratore delegato. Dopo la separazione del Lonza Group Ltd da Alusuisse, M. guida il Lonza Group in veste di amministratore delegato (2000-2001) prima, e di presidente poi (2002). Nel 2002 viene chiamato a dirigere il Gruppo SGS (Société Générale de Surveillance) di Ginevra, leader mondiale nei servizi di ispezione, verifica e certificazione. A un anno esatto dall'ultimo balzo professionale arriva la prestigiosa chiamata ai vertici della Fiat. Alla morte di Umberto Agnelli (2004) M. viene nominato amministratore delegato del Gruppo Fiat e nel 2005 assume anche la guida di Fiat Auto. Insieme al presidente Luca Cordero di Montezemolo, M. si fa artefice del rinnovamento e del rilancio del marchio Fiat. Durante la sua amministrazione il gruppo affronta progetti che erano stati scartati in precedenza: viene lanciata la nuova Fiat 500, la Lancia Fulvia Coupé, la Fiat Croma e nei due anni successivi vengono messi sul mercato nuovi modelli, tra cui l'Alfa 159 e la Fiat Nuova. Simbolo del rilancio del gruppo è la Fiat Grande Punto, l'auto più venduta in Italia nel 2006 e nel 2007. Nella primavera del 2009 M. effettua lunghe e travagliate trattative legate all'acquisizione del prestigioso gruppo automobilistico americano Chrysler. Al termine delle trattativa viene raggiunto un accordo che prevede l'acquisizione da parte del Lingotto del 20% delle azioni Chrysler, in cambio del know how e delle tecnologie torinesi, facendo nascere così il sesto gruppo automobilistico del mondo. M. è inoltre presidente della European Automobile Manufacturers Association (ACEA), vicepresidente non esecutivo del Consiglio di Amministrazione del colosso bancario svizzero UBS e consigliere di amministrazione della multinazionale del tabacco Philip Morris International. Nel 2006 è stato nominato cavaliere del lavoro dal presidente Giorgio Napoletano (n. Chieti 1952).

Materazzi, Marco. Calciatore italiano.

Figlio dell'allenatore Giuseppe, si avvicinò al calcio giocando in formazioni siciliane minori (Tor di Quinto: 1991-1992; Marsala: 1993-1994; Trapani: 1994-1995), esordendo in serie B con il Perugia (1995), dove ritornò nel 1997 dopo una parentesi in C nel Carpi (1996-1997). Ottenuta la promozione in A con la squadra umbra, nel 1998 si trasferì in Inghilterra, nell'Everton, con cui militò una sola stagione. Tornato a Perugia (1999), in serie A, nel 2000-2001 si distinse per la realizzazione di 12 gol, record italiano per un difensore. Passato all'Inter (2001), con i nerazzurri conquistò quattro scudetti (2005-2006, 2006-2007, 2007-2008 e 2008-2009), due Coppe Italia (2004-2005, 2005-2006) e una Supercoppa italiana (2005). Difensore centrale all'inglese, generoso e determinato, nel corso della sua carriera fu protagonista suo malgrado di interventi duri sugli avversari che gli valsero numerosi cartellini rossi e la fama di violento. Con la Nazionale debuttò nel 2001, prendendo parte ai Mondiali nippo-coreani del 2002 e agli Europei del 2004. Ai Mondiali del 2006 in Germania fu protagonista nel bene e male: subentrato all'infortunato Alessandro Nesta, insieme a Luca Toni fu il miglior realizzatore azzurro (due reti), ma subì anche un'espulsione contro l'Australia. Nella finale contro la Francia ebbe uno screzio con Zinedine Zidane, dal quale ricevette una testata in pieno petto. Accusato dal francese di averlo provocato, subì due giornate di squalifica da parte della FIFA (n. Lecce 1973).

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Mourinho, José.

Allenatore di Calcio portoghese. Figlio di un ex calciatore, ebbe in gioventù mediocri esperienze da giocatore professionista, nel ruolo di difensore. A Lisbona studiò per diventare professore di ginnastica prima, e allenatore di Calcio poi. Esordì come allenatore con le giovanili del Vitoria Setubal, la squadra in cui aveva militato il padre. Quindi si trasferì in Scozia per conseguire il patentino di tecnico Uefa. Nel 1992 affiancò Bobby Robson sulla panchina dello Sporting Lisbona, iniziando a redigere un taccuino su cui sono riportati relazioni e rapporti dettagliati di tutte le sedute di allenamento. Nel 1996 Robson si trasferì al Barcellona e M. lo seguì per supportarlo come interprete. Allorché Robson si trasferì al PSV Eindhoven, l'estate successiva Mourinho decise di rimanere nel prestigioso club catalano con l'incarico di allenatore della sezione giovanile. Nel 2000 lasciò Barcellona per passare alla guida del Benefica, con il quale ottenne buoni risultati. Per incomprensioni con la presidenza, l'anno successivo M. scelse di trasferirsi sulla panchina del Leiria, altra squadra lusitana. Nel 2002 venne ingaggiato dal Porto, con il quale conquistò subito il campionato portoghese, la coppa di Portogallo e la Coppa UEFA. Nel 2004, sempre con il Porto, riconquistò lo scudetto e vinse a sorpresa la prestigiosa Champions League. Nello stesso anno, dopo le ennesime incomprensioni con la sua società, si trasferì in Inghilterra sulla panchina del Chelsea del magnate russo Roman Abramovich. Con i "Blues" di Londra conquistò due campionati inglesi (2005 e 2006) e una coppa di Lega (2005). Nello stesso biennio venne eletto dall'IFFHS (l'Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio) "miglior allenatore del mondo". Nella stagione 2006-2007 il Chelsea vinse la FA Cup contro il Manchester e la Carling Cup (Coppa di Lega) contro l'Arsenal, ma in campionato venne superato dal Manchester United, mentre in Champions League venne eliminato nelle semifinali, ai calci di rigore, dai connazionali del Liverpool. Il fallimento in quelli che erano gli obiettivi principali dei Blues sollevò molte critiche contro M., colpevole, secondo certuni (certamente per il presidente Abramovich), di avere sottoutilizzato l'attaccante ucraino Andriy Shevchenko, acquistato dal Milan nel 2006 per 31 milioni di sterline. Dopo altri risultati altalenanti, M. decise nel settembre 2007, di comune accordo con la società londinese, di risolvere il proprio contratto. Alla base delle dimissioni, un rapporto non ottimale con il presidente. Alla fine di maggio del 2008 il tecnico portoghese definì con l'Inter l'accordo per guidare la squadra milanese nella stagione 2008-2009. Sulla panchina dell'Inter, M. confermò la tutta la sua verve polemica, diretta spesso contro la stampa sportiva, e affermò la sua indiscussa personalità. Sul campo non andò oltre gli ottavi di finale nella Champion's League, ma ottenne al primo tentativo il titolo italiano (n. Setúbal, Portogallo 1963).

Pivano, Fernanda.

Traduttrice, saggista e scrittrice italiana. Compiuti gli studi classici e diplomatasi in Pianoforte nel 1940 al Conservatorio di Torino, conseguì la laurea in Lettere nel 1941 e in Filosofia nel 1943 all'università torinese. Presso lo stesso ateneo fu assistente di Pedagogia dal 1942 al 1960. Nel 1949 sposò l'architetto Ettore Sottsass Jr. e si stabilì a Milano. Nel 1943 iniziò l'attività letteraria con la traduzione dell'Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master, sotto la guida di Cesare Pavese. Da allora tradusse alcuni fra i più importanti autori della letteratura americana (Francis Scott Fitzgerald, Ernest Hemingway, William Faulkner, Gertrude Stein), interessandosi in particolare degli esponenti della Beat Generation (Allen Ginsberg, William Burroughs, Jack Kerouac, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti) e dell'ultima generazione (Jay McInerney, David Leavitt, Bret Ellis), che frequentò in America. In breve la P. divenne una figura di grande rilievo nella scena culturale italiana, soprattutto per il suo contributo alla divulgazione della letteratura americana nel nostro Paese. Rilevante fu anche la sua attività di talent scout editoriale per aver suggerito la pubblicazione delle opere di questi scrittori d'oltreoceano. Affermatasi presto anche come saggista, confermò in Italia il metodo critico basato sulla testimonianza diretta, sulla storia del costume e sull'indagine storico-sociale degli scrittori e dei fenomeni letterari. Tra i saggi più significativi citiamo: La balena bianca e altri miti (1961), America rossa e nera (1964), Beat Hippie Yippie (1972), C'era una volta un beat, 10 anni di ricerca alternativa (1976), Mostri degli anni Venti (1976), Quello che mi importa è grattarmi sotto le ascelle (1982), Amici scrittori (1994), Altri amici (1997), Dopo Hemingway (2000), I miei amici cantautori (2005). La P. fu inoltre autrice di una biografia su Hemingway (1985), dell'autobiografia Un po' di emozioni (2003), della biografia fotografica The beat goes on (2004), di Diari [1917.1973] (2008) e dei romanzi Cos'è più la virtù (1986), La mia Kasbah (1988), Dov'è più la virtù (1997), I miei quadrifogli (2000). Nel 1998 fu inaugurata a Milano la Biblioteca Riccardo e Fernanda Pivano, destinata ad accogliere il patrimonio librario e documentario della scrittrice genovese. Appassionata anche di musica leggera, ha sempre proclamato il suo amore per Fabrizio De André, da lei ritenuto il più grande cantautore di tutti i tempi (Genova 1917 - Milano 2009).

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Salvalaggio, Nantas.

Scrittore e giornalista italiano. Fu il fondatore nel 1962 della rivista "Panorama", di cui fu direttore fino al 1965. Fu poi corrispondente estero per "Epoca" e per il "Corriere della Sera". A partire dagli anni Settanta, pur continuando a collaborare con varie testate e emittenti radiotelevisive, concentrò la sua attività soprattutto sulla narrativa, scrivendo circa una trentina di romanzi, spesso legati ai ricordi della sua infanzia veneziana, ottenendo anche numerosi premi e riconoscimenti. Tra le sue numerose opere letterarie ricordiamo: Piumino di cipria (1960), Il baffo (1961), L'acrobata (1962), America a passo d'uomo (1963), Facce di mezzanotte (1965), Un uomo di carta (1968), La provincia avvelenata (1969), Malpaga (1972), Il Campiello sommerso (1974), La nave dei miliardari (1978), Rio dei pensieri (1980), Colle del tempo (1984), Calle del tempo (1986), Fuga da Venezia (1986), La doppia vita (1987), Mi scaglio la prima pietra (1988), Mi dimetto da padre (1988), I fuggitivi (1989), Il signore delle ombre (1991), Il Decamerino (1992), Passione d'inverno (1995), Attenzione, caduta angeli (1995), Signora dell'acqua. Splendori e infamia della Repubblica di Venezia (1997), Ricco a parole (1998), Signora dell'acqua. Splendori e infamie della Repubblica di Venezia (1999), Un amore a Venezia (2003), Ho amato Marilyn (2006) (Venezia 1923 - Roma 2009).

Stankovic, Dejan.

Calciatore serbo. Proveniente dalle giovanili della Stella Rossa di Belgrado, esordisce in prima squadra nel 1994. Nel 1998 viene acquistato dalla Lazio, nelle cui file milita fino al gennaio 2004. In cinque anni, con la maglia biancoceleste, si aggiudica un titolo italiano (2000), una Coppa Italia (2000), 2 Supercoppe italiane (1998 e 2000), una Coppa delle Coppe (1999) e una Supercoppa Europea (1999). Passato all'Inter all'inizio del 2004, S. vince con la maglia nerazzurra 4 Scudetti (2006, 2007, 2008 e 2009), 2 Coppe Italia (2005 e 2006) e 3 Supercoppe Italiane (2005, 2006 e 2008) (n. Belgrado 1978).

Tornatore, Giuseppe.

Regista italiano. Dopo una serie di esperienze documentaristiche e televisive, debutta ufficialmente sul grande schermo nel 1986 con Il camorrista, incentrato sulla figura del boss Raffaele Cutolo. Il film riceve una buona accoglienza sia da parte del pubblico che dalla critica e T. vince il Nastro d'Argento come "miglior regista esordiente". Nel 1988 girà il suo secondo film, Nuovo Cinema Paradiso, pellicola che riscuote un successo clamoroso in tutto il mondo, donando notorietà internazionale al regista siciliano. La pellicola si aggiudica il Gran Premio Speciale della giuria a Cannes, il premio Oscar quale miglior film straniero (1990). Nel 1990 T. dirige Stanno tutti bene, storia di un amaro ritorno familiare interpretata da Marcello Mastroianni. Nel 1991 gira l'episodio Il cane blu del film collettivo La domenica specialmente (1991); seguono poi Una pura formalità (1994), pellicola in chiave kafkiana interpretata dalle due star internazionali Gérard Depardieu e Roman Polanski, e L'uomo delle stelle (1995), con Sergio Castellitto, con cui ottiene il David di Donatello, il Nastro d'Argento per la miglior regia e il Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia. Nel 1998 T. sceneggia e dirige La leggenda del pianista sull'oceano, tratto dal monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco, e interpretato da Tim Roth. Tra le pellicole più recenti si ricordano Malèna (2000), in cui Monica Bellucci risveglia desideri sensuali in un gruppo di adolescenti, La sconosciuta (2006), vincitore di tre David di Donatello, e Baarìa (2009), la cui trama racconta una parte di vita vissuta nella sua città d'origine (n. Bagheria, Palermo 1956).

Zanetti, Javier Adelmar.

Calciatore argentino. A partire dal 1995, anno in cui fu acquistato dal Benfield, Z. ha sempre militato nelle file dell'Internazionale, squadra della quale è diventato capitano dopo il ritiro di Giuseppe Bergomi (1999). Per la sua duttilità tecnica, è stato utilizzato sia come mediano laterale che come terzino, assecondando sempre con molta elasticità le idee degli allenatori che si sono alternati sulla panchina nerazzurra e adeguandosi alle necessità contingenti. Con la maglia dell'Inter ha vinto una Coppa UEFA (1998), 2 Coppe Italia (2005 e 2006), 2 Supercoppe italiane (2005 e 2006) e 4 titoli italiani (2006, 2007, 2008 e 2009). Con la nazionale argentina ha preso parte ai campionati mondiali del 1998 e del 2002, vestendo più volte la fascia di capitano (n. Buenos Aires, 1973).

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