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Anno 2007 T

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2007 T:

Totti, Francesco. Calciatore italiano. Dopo aver esordito nel 1986 nella Lodigiani, nel 1989 approdò alla Roma. Trequartista dotato di classe e potenza, nelle stagioni 1991-1992 e 1992-1993 giocò sia con la Primavera che con gli Allievi, vincendo con i primi la Coppa Italia e con i secondi lo scudetto. Nel 1993 passò in prima squadra. Pedina insostituibile nella Under 21 di Maldini vincitrice del titolo europeo nel 1996, offrì una eccezionale prestazione con la Nazionale agli Europei del 2000, dove gli azzurri persero la finale contro la Francia. Capitano della Roma, nel 2001 condusse il club capitolino alla conquista del terzo scudetto della sua storia e della Supercoppa italiana. Infortunatosi al perone nel febbraio 2006, riuscì a recuperare in vista del Mondiale di Germania dove, pur non brillando, collezionò sette presenze, laureandosi campione del mondo. Nel 2007 vinse con i giallorossi la sua prima Coppa Italia (n. Roma 1976).

Trentìn, Bruno. Sindacalista italiano. Figlio di Silvio, dopo la precoce partecipazione alla Resistenza nelle fila di Giustizia e Libertà e del Partito d'Azione, nel 1950 si iscrisse al PCI, del quale fu deputato dal 1963 al 1968. Nel 1962 divenne segretario generale della FIOM (Federazione Italiana Operai Metalmeccanici), carica che mantenne fino al 1978, quando divenne membro della segreteria della CGIL, della quale fu segretario generale dal 1988 al 1994. Nel 1993 stipulò, insieme a CISL e UIL, uno storico accordo sulla politica dei redditi che pose fine al sistema della cosiddetta "scala mobile", un meccanismo di adeguamento automatico dei salari al costo della vita. Subito dopo la firma si dimise dalla segreteria della CGIL, sostituito da Sergio Cofferati. Dal 1999 al 2004 fu parlamentare europeo tra le fila dei Democratici di Sinistra (Pavie, Francia 1926 - Roma 2007).

Trillini, Giovanna. Schermitrice italiana. Specialista di fioretto, fu inizialmente seguita dal maestro Ezio Triccoli passando poi sotto la guida di Giulio Tommasini e quindi di Massimo Omeri. Dopo aver conquistato a livello giovanile 1 argento (1986) e 1 oro (1989) mondiali nella prova individuale, 2 ori europei (1992, 1993) e, tra i cadetti, 1 oro iridato (1987) sempre nell'individuale, la T. si impose sul palcoscenico internazionale ai Giochi di Barcellona del 1992, quando vinse l'oro sia nella gara individuale, sia nella gara a squadre. Ai Giochi di Atlanta del 1996 la jesina si aggiudicò il bronzo nell'individuale e l'oro a squadre, ripetendo il medesimo risultato a Sydney 2000, mentre alle Olimpiadi di Atene del 2004 conquistò un argento inaspettato, battuta in finale dalla connazionale Vezzali. Nel ricchissimo palmares della T. figurano anche numerosi titoli sia a livello mondiale, che a livello continentale e nazionale: punta di diamante del cosiddetto Dream Team capace di conquistare 7 ori iridati (1990, 1991, 1995, 1997, 1998, 2004) e 2 ori europei (1999, 2001), oltre che 3 argenti (1986, 1994, 2006) e 3 bronzi mondiali (1987, 1989, 2007) e 1 bronzo europeo (1998), nelle prove individuali collezionò in ambito mondiale 1 oro (1991), 2 argenti (1990, 1995) e 2 bronzi (1998, 2006) e in ambito continentale 1 argento (2001) e 1 bronzo (1994). Vincitrice di 4 Coppe del Mondo (1991, 1994, 1995, 1998), fu campionessa italiana nell'individuale (1986, 2002) e a squadre (2001, 2003) e vice campionessa nazionale nell'individuale (2000, 2001) e a squadre (2002) (n. Jesi, Ancona 1970).

Turchia.

STORIA
Il 10 agosto 1920, in seguito allo sgretolamento dell'Impero ottomano nella prima guerra mondiale, il sultano Maometto VI fu costretto ad accettare il Trattato di Sèvres, con il quale il territorio propriamente turco, già privato delle regioni arabe, veniva posto sotto il controllo degli Alleati e occupato in alcune sue parti da questi ultimi (V. OTTOMANO, Impero ottomano). Nel frattempo, in risposta alle frequenti ribellioni di vari settori dell'esercito, intensificatesi dopo l'invasione greca di Smirne (maggio 1919) e la deportazione dei deputati nazionalisti del Parlamento di Istanbul (marzo 1920), era stata eletta a Ankara una grande Assemblea nazionale, che nell'aprile 1920 aveva dato vita a un Governo provvisorio affidando il potere al generale Mustafà Kemal, detto in seguito Kemal Atatürk. Dichiarato ribelle da Maometto VI, quest'ultimo si era posto a capo delle forze militari ribelli, organizzandole in vero e proprio movimento nazionalista che mirava a demolire le vecchie strutture imperiali e a liberare il territorio turco dalle potenze straniere. Dopo aver portato la Francia a firmare un armistizio in Cilicia (maggio 1920) e aver ripreso possesso dei distretti armeni di Kars, Trebisonda e Ardahan (Trattati di Aleksandropol', 1920, Mosca e Kars, 1921), il generale liberò il Paese dalle truppe greche (1921) e respinse gli Italiani da Adalia (giugno 1921); costrinse quindi le potenze occupanti a sottoscrivere il Trattato di Losanna (24 luglio 1923), che stabiliva la protrazione della smilitarizzazione degli Stretti e rendeva alla T. la Tracia orientale, Imbro, Tenedo e la regione di Smirne. Il 1° novembre 1922 Mustafà Kemal abolì il sultanato e diede vita al Partito repubblicano del popolo (PRP), che rimase di fatto l'unico partito fino al 1946. Il 29 ottobre 1923 l'Assemblea nazionale, dominata dai kemalisti dopo le elezioni tenutesi nel giugno precedente, proclamò la Repubblica di T. con presidente Kemal; presidente del Consiglio fu invece eletto il generale Ismet Inönü, già vice-presidente del Partito repubblicano del popolo. Munito di poteri pressoché illimitati dalla Costituzione del 1924, Kemal avviò una serie di riforme di laicizzazione volte a trasformare la T. in un Paese moderno e indipendente: introdusse l'istruzione obbligatoria, l'alfabeto latino e il calendario gregoriano; sciolse gli ordini religiosi (dervisci); abolì la poligamia musulmana e abrogò l'articolo della Costituzione che dichiarava l'Islamismo religione di Stato. Sul piano economico, fu adottata una politica di industrializzazione che dava la preminenza al settore pubblico e fu avviata la modernizzazione dell'agricoltura, comunque fallita per le resistenze opposte dai grandi proprietari terrieri. Fu inoltre messa in atto una dura repressione nei confronti delle minoranze etniche presenti nel Paese, e soprattutto di quella curda. Per quanto concerne le relazioni estere, Kemal assunse un atteggiamento pacifista. In primo luogo, risolse le controversie riguardanti i confini sud-orientali: nel 1926 ottenne che fosse riconosciuto alla T. il confine con l'Iraq, al quale rimase la città di Mossul, rivendicata fino a quel momento da Ankara, mentre nel giugno 1929 stipulò una convenzione con la Francia per la definizione del confine con la Siria. In secondo luogo, il presidente ripristinò i contatti con le Nazioni vicine e rafforzò le relazioni con le potenze internazionali: ammessa nella Società delle Nazioni (1932), la T. entrò a far parte dell'Intesa balcanica (1934) e sottoscrisse un accordo di neutralità e amicizia con l'Unione Sovietica (1935); nel 1936, infine, ottenne da una conferenza internazionale l'autorizzazione a riarmare gli Stretti. Alla morte di Kemal (novembre 1938), la presidenza della Repubblica e la direzione del PRP passarono a I. Inönü. Ottenuto il riconoscimento del sangiaccato di Alessandretta (giugno 1939), quest'ultimo firmò un trattato di alleanza con la Gran Bretagna e la Francia (ottobre 1939), ma mantenne una posizione neutrale durante la seconda guerra mondiale; solo nel febbraio 1945 dichiarò guerra alla Germania e al Giappone, prendendo poi parte alla costituzione dell'ONU. Durante la guerra fredda la T. si schierò con gli Stati Uniti, ricevendo da questi ultimi importanti aiuti economici e militari. Sul piano interno, il carattere sempre più dispotico del Governo di Inönü suscitò la violenta reazione dell'opposizione, che costrinse il presidente a intraprendere una parziale liberalizzazione del regime e a introdurre il multipartitismo (1945). Nelle elezioni del 1950 il Partito democratico (PD) ottenne la maggioranza dei voti e i suoi massimi rappresentanti, C. Bayar e A. Menderes, furono nominati rispettivamente presidente della Repubblica e presidente del Consiglio dei ministri. Sul piano internazionale, il nuovo Governo mantenne le posizioni filoccidentali di quello precedente, prendendo parte alla guerra di Corea (1950) e aderendo prima alla NATO (1952), e quindi al Patto di Baghdad (1955). Dal punto di vista economico-sociale, invece, il Governo del PD abbandonò la politica di laicizzazione del settore pubblico e promosse gli investimenti stranieri e la privatizzazione. Tuttavia, a partire dal 1955 il regime, per far fronte alle crescenti agitazioni e proteste suscitate dall'aumento dell'inflazione e dall'acuirsi del deficit commerciale, rafforzò i suoi caratteri autoritari. La situazione precipitò nel maggio 1960, allorché un gruppo di ufficiali rovesciò Menderes affidando il potere al generale C. Gürsel. Menderes stesso fu processato e impiccato insieme ad alcuni suoi compagni (1961). Nelle elezioni che seguirono l'emanazione della nuova Costituzione (ottobre 1961), il PRP ebbe il 36,7% dei voti, contro il 34,8% del Partito della giustizia (PG), subentrato al posto del PD. La carica di presidente della Repubblica fu ricoperta da Gürsel, mentre a dirigere il Governo fu chiamato Inönü, che tentò da subito di risollevare l'economia del Paese varando un primo piano quinquennale (1962) e sottoscrivendo un accordo di associazione con la CEE (1963). Le elezioni generali del 10 ottobre 1965 decretarono una schiacciante vittoria del PG, il cui leader S. Demirel assunse la carica di presidente del Consiglio dando vita a un Governo monocolore. Nel marzo 1966 Gürsel, costretto a dimettersi per motivi di salute, fu sostituito alla presidenza della Repubblica dal generale C. Sunay. Sul piano interno, il Governo Demirel dovette far fronte a numerosi problemi di ordine economico e sociale, acuiti peraltro dal diffondersi della violenza politica e dall'emergere di contrasti etnici e religiosi nelle province sud-orientali. A livello internazionale, Demirel proseguì nella direzione dei Governi precedenti, intrattenendo relazioni amichevoli con gli Stati Uniti e l'Europa occidentale e rapporti pacifici con l'Unione Sovietica e i vicini Paesi arabi. D'altro canto, l'intensificarsi degli attriti tra le due comunità greca e turcofona a Cipro portò a un deterioramento delle relazioni tra Atene e Ankara (1967). Riconfermato alla presidenza del Consiglio dopo le elezioni dell'ottobre 1969, Demirel non fu in grado di far fronte alle crescenti difficoltà interne; rimase comunque al potere fino al marzo 1971, allorché un intervento delle forze armate lo costrinse a presentare le dimissioni. Ebbe così inizio un decennio caratterizzato dalla tutela militare sulla vita politica. I Governi che si susseguirono nel corso degli anni Settanta (tra cui quello socialdemocratico di B. Ecevit e quello di destra di Demirel, alternatisi ripetutamente al potere) cercarono infatti di risolvere la crisi attuando una politica rigidamente autoritaria. Nel settembre 1980, in seguito a un colpo di Stato militare, la direzione del Paese fu assunta dal generale K. Evren. Quest'ultimo, a capo di un Consiglio di sicurezza nazionale (CSN), impose la legge marziale, ordinò lo scioglimento dell'Assemblea nazionale e fece arrestare i leader dei maggiori partiti politici, che furono così messi al bando. Nel novembre 1982, dopo che i militari ebbero fatto approvare il progetto di una nuova Costituzione, Evren divenne presidente della Repubblica. Le elezioni che si svolsero nel novembre 1983 videro la partecipazione di soli tre partiti: il Partito della democrazia nazionalista, sostenuto dai militari, il Partito della madrepatria (PM), di orientamento conservatore, e il Partito del popolo, di centro-sinistra. Contro ogni previsione, la vittoria andò al PM, che ottenne il 41,5% dei voti. Il leader del partito, T. Özal, assunse la carica di primo ministro, avviò un programma economico di stampo liberista e concesse ampi poteri alla polizia; la dura politica repressiva adottata nei confronti delle forze di destra e della minoranza separatista curda gli valse, comunque, la severa condanna del Consiglio d'Europa. Confermato alla guida del Governo dopo il trionfo del PM nelle elezioni del novembre 1987, Özal ristabilì alcune libertà politiche e si adoperò al fine di migliorare le difficili e tese relazioni con la Grecia (1988). Nell'estate 1988 le relazioni tra il Governo turco e la minoranza curda si inasprirono ulteriormente a causa dell'arrivo di migliaia di profughi iracheni. Le tensioni interne crebbero ancora agli inizi del 1989, allorché Sofia avviò una campagna di “assimilazione forzata” che spinse almeno 100.000 Turchi residenti in Bulgaria a tornare nella madrepatria. Nel novembre 1989 Özal fu eletto presidente della Repubblica dall'Assemblea nazionale; un suo stretto collaboratore, Y. Akbulut, gli subentrò alla direzione del Governo e del PM. Allo scoppio del conflitto tra il regime di Baghdad e l'ONU per l'occupazione del Kuwait (1990), Ankara si schierò contro Saddam Husayn, consentendo agli Americani di utilizzare le basi turche per bombardare l'Iraq. Nel giugno 1991 la guida del Governo fu assunta dal leader della corrente liberale del PM, M. Yilmaz; le elezioni politiche dell'ottobre successivo registrarono però la vittoria del Partito della vera via (PVV) e il ritorno al potere di Demirel, che diede vita a un Governo di coalizione con il Partito populista socialdemocratico (PPSD). Il Governo Demirel si trovò a dover affrontare gli stessi problemi che ne avevano provocato la caduta oltre dieci anni prima: la crisi economica e la crescita dell'inflazione, il dilagare della violenza politica, il persistere di tensioni sociali dovute alle rivendicazione delle minoranze etniche. Nel 1993 Demirel assunse la presidenza della Repubblica; la direzione del partito e del Governo passarono alla signora Tansu Çiller, che consolidò la politica di austerità e avviò la privatizzazione delle imprese pubbliche. La stabilità del nuovo Governo fu comunque presto minata dal persistere di gravi contrasti sociali e politici; costretta a presentare le dimissioni nel settembre 1995, la Çiller costituì un Governo di transizione che sopravvisse fino alle elezioni del dicembre successivo. I primi anni Novanta furono segnati dall'intensificarsi della politica repressiva nei confronti degli indipendentisti curdi, le cui basi militari irachene vennero ripetutamente bombardate. I contrasti con l'Iraq e con la Siria, suscitati dalla questione dello sfruttamento del fiume Eufrate, si acuirono ulteriormente a partire dal febbraio 1996, allorché la T. sottoscrisse un accordo di cooperazione militare con Israele. Allo stesso modo, le tensioni nelle relazioni con la Grecia aumentarono a causa di una controversia sulla delimitazione delle acque territoriali nel Mar Egeo. Allo scoppio del conflitto in Bosnia-Erzegovina, la T. prese le parti dei Musulmani, sforzandosi peraltro di rafforzare i rapporti con i Paesi balcanici e di intensificare gli scambi con le Repubbliche dell'ex Unione Sovietica a maggioranza turcofona. Le tensioni con i Paesi europei, dovute alle severe critiche mosse da questi ultimi nei confronti del regime autoritario di Ankara, si attenuarono notevolmente a partire dal dicembre 1995, allorché la T. acconsentì a sottoscrivere un accordo di unione doganale con l'Ue. Sul piano interno, le elezioni del dicembre 1995 sancirono la vittoria del Partito della prosperità (PP), dominato dagli integralisti islamici. Nel luglio 1996 il leader di quest'ultimo, N. Erbakan, diede vita a un Governo di coalizione con il PVV. Intanto il conflitto con i curdi proseguiva, intensificandosi a tal punto da scatenare, nel luglio 1996, il primo attentato suicida ad opera del Partito dei lavoratori del Kurdistan, il PKK. Si inasprirono anche i rapporti tra T. e Grecia riguardanti le minoranze turche in Tracia e la sovranità su alcune zone del Mar Egeo. Con il Governo Erbakan la T. si andò lentamente muovendo in senso islamico, provocando le proteste delle rappresentanze laiche che non gradivano la forte impronta religiosa data alla vita politico-amministrativa del Paese. Nel febbraio 1997 una decisione del Consiglio nazionale di sicurezza (MGK), organo di controllo permanente dello Stato da parte delle Forze armate, di fatto sospese la vita politica turca in nome di una laicità statale proclamata dai dettami della rivoluzione di K. Atatürk. Nel maggio 1997 il PVV abbandonò la coalizione, alla quale si aggiunse il Partito della grande unione (BBP), di estrema destra, mentre la Corte suprema iniziò la procedura tendente all'interdizione del partito islamico Refah. Nel giugno 1997 Erbakan si dimise e il presidente S. Demirel diede l'incarico per la formazione di un nuovo Governo a M. Yilmaz. Il 12 luglio la nuova coalizione, formata dal Partito della madrepatria (ANAP), dal Partito democratico di sinistra (DSP) e dal Partito democratico della Turchia (DTP), ottenne la fiducia parlamentare. Oltre a problemi di tipo economico, Yilmaz volle affrontare quello relativo alla riforma scolastica (settembre 1997), alzando gli anni della frequenza obbligatoria da 5 a 8 e provocando la diminuzione delle iscrizioni nelle scuole islamiche. Sempre in un'ottica laicista la Corte Costituzionale mise definitivamente fuori legge il partito islamico Refah (1998), decidendone la confisca dei beni, oltre all'esclusione dalla vita politica di Erbakan e di altri dirigenti accusati di fondamentalismo. Buona parte dei membri del Refah, però, si erano già staccati dal movimento per aderire al neonato Partito della virtù (FP). Nel settembre 1998 uno scandalo che coinvolse un ministro del Governo di Yilmaz diede il via a una serie di avvenimenti che portarono all'indizione di elezioni anticipate e al conferimento a B. Ecevit, del DSP, dell'incarico di formare il nuovo Governo di transizione fino alle elezioni dell'11 gennaio 1999. Le elezioni si conclusero con la vittoria del partito di Ecevit, che fu riconfermato a capo dell'esecutivo e che formò un Governo di coalizione con il Partito di azione nazionale e l'ANAP, oltre al suo DSP. Durante la campagna elettorale dell'autunno 1998, aveva intanto preso il via la vicenda, sempre legata alla questione curda, che ebbe come protagonista il leader del PKK Abdullah Ocalan. Dopo la cattura del suo numero due, Semdin Sakik, Ocalan si vide costretto a chiedere asilo politico in Siria, in Russia e successivamente in Italia, dove venne fermato dietro mandato di cattura internazionale per la sua responsabilità nella morte di alcuni cittadini curdi in Germania. Arrestato nell'ambasciata greca di Nairobi il nel febbraio 1999, venne rinchiuso nel carcere dell'Isola di Imrali, nel Mar di Marmara e, dopo un processo caratterizzato da mancanza di trasparenza, condannato a morte il 29 giugno con l'accusa di tradimento e di omicidio plurimo. La Corte di Cassazione turca confermò la condanna per l'esecuzione della quale però, si necessitano le ratifiche del Parlamento e del presidente della Repubblica. Nonostante il generale dissenso a riguardo espresso dall'opinione pubblica internazionale, la T. venne ammessa come candidata a entrare a far parte dell'Ue (11 dicembre 1999). Intanto il 17 agosto 1999 un violento terremoto sconvolse il Nord-Ovest del Paese, provocando la morte di 12.000 persone e il ferimento di oltre 40.000. Nella primavera del 2000 la scena politica turca si concentrò sull'elezione del nuovo presidente della Repubblica e sulle polemiche scatenate dal primo ministro Ecevit per l'impossibilità di ricandidare alla carica il presidente uscente S. Demirel. Nel maggio 2000 il Parlamento turco elesse A.N. Sezer, un giudice, fino ad allora a capo della Corte Costituzionale, che divenne il primo presidente turco che non vantasse né un passato di militanza politica, né una carriera in ambito militare. Sostenitore delle riforme democratiche e fautore di un'impostazione laica della vita politica, Sezer alimentò le speranze di un'accelerazione del processo di democratizzazione del Paese, che risultò tuttavia minato dall'insorgere di contrasti tra il neopresidente e il primo ministro Ecevit. Nel 2001 e nel 2002 proseguì lo sciopero della fame dei detenuti contro la riforma degli istituti penitenziari, iniziato nel settembre 2000. Nel dicembre 2000 le forze di sicurezza avevano messo fine in modo sanguinoso a una rivolta dei detenuti, uccidendone 32. L'episodio suscitò l'aspra riprovazione dell'Unione europea, che continuava ad avanzare cautele nei confronti dell'ingresso di Ankara nell'Unione, soprattutto a causa delle numerose violazioni dei diritti umani che si verificavano ancora nel Paese. Nuove tensioni si crearono tra Ankara e l'Ue nel giugno 2001, quando la Corte Costituzionale turca decise di bandire il Partito della virtù (FP), di ispirazione islamica, per attività contraria alla laicità dello Stato turco. Dopo gli attentati dell'11 settembre contro le Torri Gemelle e il Pentagono, la T., interessata ad accelerare l'ingresso nell'Unione europea, decise di entrare a far parte della coalizione contro il terrorismo internazionale. Tra luglio e agosto 2002, però, la stabilità interna venne seriamente minacciata dalle dimissioni di una sessantina di deputati del Partito della sinistra democratica di Ecevit che decisero di convegere nel partito filoeuropeo Nuova Turchia dell'ex ministro degli Esteri Ismail Cem, tra i primi dimissionari, molti dei quali membri del Governo. Ecevit si vide allora costretto a indire elezioni anticipate per il successivo mese di novembre. Le consultazioni portarono alla netta vittoria del movimento islamico Giustizia e sviluppo (Akp) di Recep Tayyip Erdogan che, con il 34,2 per cento dei voti e 363 dei 550 seggi parlamentari, si garantì la maggioranza assoluta del Parlamento. Altra presenza, seppur di minor entità, quella del Partito repubblicano del popolo (Chp), realtà politica di ispirazione laica entrata in Parlamento con 179 deputati (19.3% di preferenze). Lo sbarramento al 10% impedì alla maggioranza degli altri partiti (tra cui il Partito di sinistra democratica del premier uscente Ecevit) di entrare a far parte dell'organo legislativo. Dopo alcuni giorni venne eletto premier Abdullah Gul, braccio destro del leader di Giustizia e sviluppo Erdogan, impossibilitato a ricoprire la carica di capo dell'Esecutivo per una condanna ricevuta per istigazione all'odio religioso. Il nuovo assetto governativo-parlamentare turco inizialmente preoccupò l'Occidente per la sua forte componente islamica, ma i primi passi di Gul furono nel senso della rassicurazione in vista di un futuro ingresso del Paese nell'Unione europea. Nel mese di dicembre vennero approvate delle deroghe costituzionali che permisero a Erdogan di entrare in Parlamento e, conseguentemente, di poter essere scelto quale primo ministro, cosa che prontamente si verificò nel marzo 2003 contemporaneamente alle dimissioni di Gul. Nello stesso mese il Parlamento bocciò la richiesta statunitense di concedere l'uso del territorio turco alle truppe americane in preparazione dell'attacco all'Iraq (V. IRAQ; V. STATI UNITI D'AMERICA) dando però l'autorizzazione ai velivoli militari statunitensi di sorvolare il Paese. Nella stessa occasione venne votato l'invio di truppe turche nelle aree curde dell'Iraq settentrionale. Nel mese di maggio oltre 160 persone, molte delle quali bambini intrappolati nel dormitorio della loro scuola, persero la vita dopo che un devastante terremoto aveva colpito l'area della città di Bingol, nel Sud-Est del Paese. Sempre nel 2003 il Parlamento approvò una serie di norme che garantivano, tra l'altro, un maggiore accesso alla libertà di parola e all'uso della lingua curda, in vista di una futura entrata del Paese nell'Unione europea. Nel novembre 2003 la città di Istanbul venne colpita da una serie di attentati (tra cui due ad altrettante Sinagoghe, costati la vita a 23 persone e altri a obiettivi britannici in cui morirono una trentina di persone) dei quali venne ritenuta responsabile l'organizzazione terroristica al-Qaeda. Dal giugno 2004 la situazione tornò a essere tesa anche nel Kurdistan in seguito alla decisione del PKK di riprendere l'attività armata. Sul piano strettamente politico, il Parlamento, nel tentativo di adeguare la legislazione turca agli standard europei in materia di giustizia e di diritti umani e civili, nel maggio 2004 abolì la pena di morte per tutti i crimini, mentre nel maggio 2005 abrogò norme repressive della libertà di stampa, inasprì le pene previste per i delitti contro la persona e garantì maggiori tutele per donne e bambini. In seguito all'introduzione di questi provvedimenti, a ottobre dello stesso anno iniziarono ufficialmente i negoziati per l'ingresso del Paese nella Ue. Rimasero tuttavia irrisolte alcune questioni di contrasto con altri Stati, in particolare con Cipro, non ancora riconosciuta dalla T., e con l'Armenia, a cui la T. si rifiuta di chiedere scuse ufficiali per i fatti del 1915, quando più di un milione di Armeni morrono in seguito alle deportazioni messe in atto dall'Impero ottomano. Nel novembre 2006 proprio l'irrisolta questione cipriota fu alla base dell'arresto delle trattative per l'ingresso del Paese nella Ue. In questo clima di incertezza politica, nel 2007 la T. si trovò ad affrontare due importanti appuntamenti elettorali: le presidenziali e le politiche. Il 28 agosto venne eletto nuovo presidente della T. Abdullah Gul, già ministro degli Esteri del governo Erdogan. Abdullah Gul divenne l'undicesimo presidente della T., nonché il primo islamico a capo di uno Stato laico. Le elezioni presidenziali, che si sarebbero dovute tenere in aprile, erano state rimandate in seguito all'opposizione dei militari e dei laici alla candidatura a presidente di un filoislamico, ed erano state precedute dalle elezioni politiche anticipate, tenutesi il 22 luglio e vinte dall'AKP, il partito di ispirazione islamica moderata di Erdogan, che conquistò la maggioranza assoluta dei 550 seggi del Parlamento.
 
     
     

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