LA DIVINA COMMEDIA di Dante Alighieri (PURGATORIO) - CANTO XVI

Buio d'inferno e di notte privata
d'ogne pianeto, sotto pover cielo,
quant' esser può di nuvol tenebrata, (3)

non fece al viso mio sì grosso velo
come quel fummo ch'ivi ci coperse,
né a sentir di così aspro pelo, (6)

che l'occhio stare aperto non sofferse;
onde la scorta mia saputa e fida
mi s'accostò e l'omero m'offerse. (9)

Sì come cieco va dietro a sua guida
per non smarrirsi e per non dar di cozzo
in cosa che 'l molesti, o forse ancida, (12)

m'andava io per l'aere amaro e sozzo,
ascoltando il mio duca che diceva
pur: «Guarda che da me tu non sia mozzo». (15)

Io sentia voci, e ciascuna pareva
pregar per pace e per misericordia
l'Agnel di Dio che le peccata leva. (18)

Pur 'Agnus Dei' eran le loro essordia;
una parola in tutte era e un modo,
sì che parea tra esse ogne concordia. (21)

«Quei sono spirti, maestro, ch'i' odo?»,
diss' io. Ed elli a me: «Tu vero apprendi,
e d'iracundia van solvendo il nodo». (24)

«Or tu chi se' che 'l nostro fummo fendi,
e di noi parli pur come se tue
partissi ancor lo tempo per calendi?». (27)

Così per una voce detto fue;
onde 'l maestro mio disse: «Rispondi,
e domanda se quinci si va sùe». (30)

E io: «O creatura che ti mondi
per tornar bella a colui che ti fece,
maraviglia udirai, se mi secondi». (33)

«Io ti seguiterò quanto mi lece»,
rispuose; «e se veder fummo non lascia,
l'udir ci terrà giunti in quella vece». (36)

Allora incominciai: «Con quella fascia
che la morte dissolve men vo suso,
e venni qui per l'infernale ambascia. (39)

E se Dio m'ha in sua grazia rinchiuso,
tanto che vuol ch'i' veggia la sua corte
per modo tutto fuor del moderno uso, (42)

non mi celar chi fosti anzi la morte,
ma dilmi, e dimmi s'i' vo bene al varco;
e tue parole fier le nostre scorte». (45)

«Lombardo fui, e fu' chiamato Marco;
del mondo seppi, e quel valore amai
al quale ha or ciascun disteso l'arco. (48)

Per montar sù dirittamente vai».
Così rispuose, e soggiunse: «I' ti prego
che per me prieghi quando sù sarai». (51)

E io a lui: «Per fede mi ti lego
di far ciò che mi chiedi; ma io scoppio
dentro ad un dubbio, s'io non me ne spiego. (54)

Prima era scempio, e ora è fatto doppio
ne la sentenza tua, che mi fa certo
qui, e altrove, quello ov' io l'accoppio. (57)

Lo mondo è ben così tutto diserto
d'ogne virtute, come tu mi sone,
e di malizia gravido e coverto; (60)

ma priego che m'addite la cagione,
sì ch'i' la veggia e ch'i' la mostri altrui;
ché nel cielo uno, e un qua già la pone». (63)

Alto sospir, che duolo strinse in «uhi!»,
mise fuor prima; e poi cominciò: «Frate,
lo mondo è cieco, e tu vien ben da lui. (66)

Voi che vivete ogne cagion recate
pur suso al cielo, pur come se tutto
movesse seco di necessitate. (69)

Se così fosse, in voi fora distrutto
libero arbitrio, e non fora giustizia
per ben letizia, e per male aver lutto. (72)

Lo cielo i vostri movimenti inizia;
non dico tutti, ma, posto ch'i' 'l dica,
lume v'è dato a bene e a malizia, (75)

e libero voler; che, se fatica
ne le prime battaglie col ciel dura,
poi vince tutto, se ben si notrica. (78)

A maggior forza e a miglior natura
liberi soggiacete; e quella cria
la mente in voi, che 'l ciel non ha in sua cura. (81)

Però, se 'l mondo presente disvia,
in voi è la cagione, in voi si cheggia;
e io te ne sarò or vera spia. (84)

Esce di mano a lui che la vagheggia
prima che sia, a guisa di fanciulla
che piangendo e ridendo pargoleggia, (87)

l'anima semplicetta che sa nulla,
salvo che, mossa da lieto fattore,
volontier torna a ciò che la trastulla. (90)

Di picciol bene in pria sente sapore;
quivi s'inganna, e dietro ad esso corre,
se guida o fren non torce suo amore. (93)

Onde convenne legge per fren porre;
convenne rege aver, che discernesse
de la vera cittade almen la torre. (96)

Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?
Nullo, però che 'l pastor che procede,
rugumar può, ma non ha l'unghie fesse; (99)

per che la gente, che sua guida vede
pur a quel ben fedire ond' ella è ghiotta,
di quel si pasce, e più oltre non chiede. (102)

Ben puoi veder che la mala condotta
è la cagion che 'l mondo ha fatto reo,
e non natura che 'n voi sia corrotta. (105)

Soleva Roma, che 'l buon mondo feo,
due soli aver, che l'una e l'altra strada
facean vedere, e del mondo e di Deo. (108)

L'un l'altro ha spento; ed è giunta la spada
col pasturale, e l'un con l'altro insieme
per viva forza mal convien che vada; (111)

però che, giunti, l'un l'altro non teme:
se non mi credi, pon mente a la spiga,
ch'ogn' erba si conosce per lo seme. (114)

In sul paese ch'Adice e Po riga,
solea valore e cortesia trovarsi,
prima che Federigo avesse briga; (117)

or può sicuramente indi passarsi
per qualunque lasciasse, per vergogna,
di ragionar coi buoni o d'appressarsi. (120)

Ben v'èn tre vecchi ancora in cui rampogna
l'antica età la nova, e par lor tardo
che Dio a miglior vita li ripogna: (123)

Currado da Palazzo e 'l buon Gherardo
e Guido da Castel, che mei si noma,
francescamente, il semplice Lombardo. (126)

Dì oggimai che la Chiesa di Roma,
per confondere in sé due reggimenti,
cade nel fango, e sé brutta e la soma». (129)

«O Marco mio», diss' io, «bene argomenti;
e or discerno perché dal retaggio
li figli di Levì furono essenti. (132)

Ma qual Gherardo è quel che tu per saggio
di' ch'è rimaso de la gente spenta,
in rimprovèro del secol selvaggio?». (135)

«O tuo parlar m'inganna, o el mi tenta»,
rispuose a me; «ché, parlandomi tosco,
par che del buon Gherardo nulla senta. (138)

Per altro sopranome io nol conosco,
s'io nol togliessi da sua figlia Gaia.
Dio sia con voi, ché più non vegno vosco. (141)

Vedi l'albor che per lo fummo raia
già biancheggiare, e me convien partirmi
(l'angelo è ivi) prima ch' io li paia».
Così tornò, e più non volle udirmi. (145)
Purgatorio, c. XVI, vv. 25-27

NOTE AL CANTO XVI



(1-9) Buio, ecc.: «l'oscurità infernale, che io provai. (B.); pover: di luce; nuvol: nuvole; al viso mio: a' miei occhi; a sentir: né un velo così aspro al senso, ecc. Il B.: «le quali due cose impacciano gli occhi: cioè lo coprimento grosso che non lassa trapassare la vista, e l'aspro pelo che non lassa aprire l'occhio, lo quale vuole le cose delicate... Per lo Inferno andò come veditore delle pene de' dannati, e per lo Purgatorio finge ch'elli andasse come purgatore de' suoi peccati; e però questa nebbia lo dovea più gravare che quella dello Inferno, che non s'appartenea a lui»; saputa: «sapiente; che non inganna, né non si lassa ingannare» (B.); e l'omero m'offerse: «mi porse la spalla, acciò ch'io m'appoggiassi a lui» (B.).
(11-15) per non smarrirsi: della via; e per non dar di cozzo: e per non percuotere col capo; amaro: «acre a respirarsi» (F.); sozzo: nero dal fumo; pur: «tuttavia» (Ces.); mozzo: «disgiunto - imperò che avrebbe potuto cadere a terra del balzo» (B.).
(16-21) sentia voci: umane di quelle anime che quivi erano; pareva: «perché non udia tutte intere le orazioni loro, ma a brani» (Ces.); Pur "Agnus Dei": Non altro che Agnus Dei erano i principj delle loro preghiere. «Cantavano li tre Agnus Dei che si cantano alla messa, cioè: Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona nobis pacem. Sicché li due primi dimandano misericordia e lo terzo pace» (B.). Joan. I, 29. - L'agnello di Dio, ch'è figura di Gesù Cristo, s'invoca da queste anime per la sua mansuetudine, virtù contraria al vizio dell'ira; esordia: «Virg., Aen., IV: Quae prima exordia sumat?» (T.); modo: «di canto» (T.).
(22-30) Quei, ecc. Quelli che odo così cantare sono eglino spiriti?; vero apprendi: t'apponi; e d'iracundia, ecc.: vannosi purgando del peccato dell'ira; che 'l nostro fummo: nel quale noi ci purghiamo. V. Inf., VIII, 12 e IX, 75; fendi: «andando tra esso» (B.); partissi, ecc.: «dividessi ancor il tempo per mesi che hanno lo primo dì che si chiama calende» (B.). Come se fossi ancora nel mondo de' vivi. «Chi è passato di questa vita non sente discorso di tempo» (B.); per una voce: da una voce; fue: fu; quinci: di qui, da questa parte; sue: su - al quarto girone.
(31-45) ti mondi: dalla colpa del peccato; bella: Purg., II, 75: a farsi belle; se mi secondi: se tu mi seguiti. «Non potendo staccarsi da Virgilio, che andava innanzi» (L.); quanto mi lece: quanto m'è lecito, non essendomi permesso varcare il tratto involto dal fumo; l'udir, ecc.: In scambio del vedere ci terrà accompagnati l'udire; Con quella fascia: col corpo che circonda l'anima come fascia; men vo suso: a veder la gloria de' beati; per l'infernale ambascia: passando per la fatica et angoscia infernale; rinchiuso: ricevuto, accolto; la sua corte: Conv.: «Alla corte di Paradiso»; moderno: presente. «Non più avvenuto da Enea e san Paolo in poi. Inf., II, 32» (Fil.). «Quasi a dire: Oggi non è chi poetizzi» (Lanèo); anzi, ecc.: in vita; dilmi: dimmelo; al varco: al luogo da montare; e tue parole, ecc.: «anderemo secondo che dirai» (B.).
(46-51) Marco: «Questo Marco fu veneziano, chiamato Marco Daca (Da Cà Lombardi), e fu uomo molto saputo et ebbe molto le virtù politiche e fu cortesissimo, donando ai nobili poveri uomini, ciò che lui guadagnava, e guadagnava molto: però ch'era uomo di corte, e per la virtù sua era molto amato e donatogli molto dai signori; e come elli dava a chi avea bisogno, così prestava a chi lo richiedeva. Unde, venendo a morte, et avendo molto a ricevere, fece testamento, e fra li altri iudizi fece questo, cioè, che chiunque avesse del suo, tenesse e nessuno fusse tenuto a rendere, dicendo: Chi ha si tenga» (B.). Novell., 44-45: «Nobil uomo di corte - savissimo più che niuno di suo mestiero». «Fuit quidam miles curialis de nobili civitate Venetiarum, quia non more nebulonum modernorum vacabat rebus obscoenis sed honestis. Fuit enim vir nobilis animi, clarae virtutis, sed facilis irae et indignantis naturae. - Denominat se a gente quia fuit de Lombardia inferiori, quae dicitur Marchia Tarvisana. Vel dic et melius, quod denominatus est Lombardus, quia familiariter conversabatur cum dominis Lombardiae tempore suo, inter quos tractabat saepe concordias, paces, affinitates et confoederationes. Aliquando etiam transibat Apenninum in Tusciam» (Benv.); del mondo seppi: fui pratico del mondo, de' negozj del mondo. «Expertus agibilium mundi» (Benv.); quel valore amai: «le virtù politiche e la cortesia massimamente» (B.); al quale ha or, ecc.: «niuno vi dà più entro in quel segno del valore, ciascuno ne ha levato lo desiderio e la intenzione; niuno v'intende più al presente» (B.). L'arco teso accenna il prender la mira; l'arco disteso accenna il cessar dell'azione; Per montar su, ecc.: al quarto balzo questa è la via diritta; «prieghi Dio quando su sarai, inanti a lui» (B.). «Nel mondo» (Ces.).
(52-63) Per fede mi ti lego: «ti giuro» (B.). «Ti obbligo la mia fede» (Ces.); ma io scoppio, ecc.: «io desidero fortemente d'avere dichiaragione d'uno dubbio, e creperei se io non me n'aprissi e spacciassi, che sono implicito in esso» (B.); scempio: «Guido gli avea detto di terra ignuda di bene» (T.). Sentendomi io raffermata la certezza del fatto, mi si aggroppa il dubbio e la voglia di saperne il perché (Ces.); ov': a cui; accoppio: «raffronto» (T.); ov'io l'accoppio: «io accosto li du' dubbj insieme, dei quali l'uno era: se li cieli sono cagione della corruzione del mondo; l'altro dubbio era: se ne sono cagione li uomini o la natura corrotta, come pare che dica Marco» (B.); ben: realmente; diserto: abbandonato, privo; d'ogne virtute: o vero politiche, o vero teologiche; sone: di'; gravido: «dice il seme nascosto del male; coverto: il suo esterno rampollare e adombrare la terra» (T.). Il Petrarca, nel proprio: «E non pur quel che s'apre a noi di fore - Le rive e i colli di fioretti (il sole) adorna, - Ma, dentro, dove giammai non s'aggiorna, - Gravido fa di sé il terrestro umore»; ché nel cielo uno: che alcuni la assegnano al cielo, altri al libero arbitrio dell'uomo.
(64-72) Alto: profondo; che duolo: «della corruzione mondana e dell'errore di Dante» (B.); strinse, ecc.: «imperò che non compiè di metter fuora tutto 'l sospiro, ma finitte in hui, ch'è interiezione di dolore» (B.); ogni cagion recate: del bene e del male; pur suso al cielo: dicendo che il cielo con le sue influenze sia cagione d'ogni cosa; fora distrutto - libero arbitrio: «imperò che se fussemo necessitati dalle influenzie del cielo, non aremmo libero arbitrio, e se così fusse seguiterebbe che noi non meritassemo nè demeritassemo; e così sarebbe iniustizia meritare (premiare) li buoni e punire li rei; lutto: pianto e pena, di che è cagione lo tormento» (B.).
(73-78) inizia: incomincia; ma posto: conceduto; ch'i' 'l dica: «che nol dico però» (B.); lume v'è dato: lo intelletto, lo quale è dato immediatamente da Dio; a bene e a malizia: «la discrezione del bene e del male» (B.); e libero voler: e la volontà libera; che, se fatica, ecc.: che se dura fatica a combattere co' primi movimenti. «Wenn... er nur Stand hielt» (Bl.); col ciel: il Tommaseo: «del ciel, permesse dal cielo»; poi vince tutto: ogni incitazione; se ben si notrica: «se l'uomo s'alleva addottrinato et adusato alle virtù e buoni costumi; però che si dice: Sapiens dominabitur astris» (B.).
(79-84) A maggior forza ed a miglior natura: «che quella de' cieli, cioè alla forza e natura di Dio» (B.); natura: «degli angeli. L'anima è mossa dagli angeli, la volontà da Dio» (P. di D.); liberi soggiacete: siete sottoposti a Dio e niente di meno siete liberi; e quella: forza e natura divina; cria: crea; la mente: l'anima ragionevole e intellettiva; che 'l ciel, ecc.: «la qual mente non è sottoposta ai movimenti de' cieli» (B); se 'l mondo presente: gli uomini che sono al presente nel mondo; disvia: escono fuori della via et abbandonano le virtù; si cheggia: si cerchi e non ne' movimenti de' cieli; e io, ecc.: sarò a te vero trovatore della ragione che questo mostra e prova.
(85-90) di mano a lui: della sua potenzia. Manifesta che l'anima umana immediatamente è creata di niente da Dio; la vagheggia: la vede con piacimento; prima che sia: imperò che ab eterno Iddio ebbe notizia di tutte l'anime che dovea creare et a che ciascuna dovea divenire; che piangendo e ridendo, ecc.: «Dà ad intendere che naturalmente siamo disposti alle passioni, e con quella disposizione nasciamo e siamo mutevoli, come si vede ne' fanciulli» (B.); semplicetta: pura, senza malizia; che sa nulla: «Accordasi col filosofo che dice: Anima humana est tamquam tabula rasa, in qua nihil est pictum» (B.); salvo che, mossa: produtta; da lieto fattore: «da Dio, ch'è sommo bene» (B.); torna: si volge; la trastulla: la diletta.
(91-96) Di picciol bene: del bene mondano; pria sente sapore: «lo comincia a gustare, e pargli buono» (B.); quivi: in quel picciol bene; corre: va con sfrenato desiderio; se guida: alcuno uomo saputo; o fren: legge o statuto; non torce suo amore: «non piega lo suo amore dal bene imperfetto al bene perfetto» (B.). Conv., IV, 12: «L'anima nostra, incontanente che nel nuovo e mai non fatto cammino di questa vita entra, dirizza gli occhi al termine del suo sommo bene; e però qualunque cosa vede, che paia avere in sé alcun bene, crede che sia esso». Anche nel Convito distingue due città: l'una del bene vivere e l'altra del vivere malvagio; de la vera città: della città eterna; almen la torre: «la iustizia almeno» (B.).
(97-102) Le leggi son: ci sono. «Imperò scritte sono le leggi divine et umane, e la legge naturale è scritta nel cuore di ciascuno» (B.); ma chi pon mano ad esse?: «qual uomo, qual signore spirituale o temporale opera secondo le leggi» (B.) o le fa osservare?; rugumar può: «rugumare, rinfrangere lo cibo prima preso. Nella legge di Moisè era vietato al popolo l'uso delle bestie che non rugumassero et avesseno l'unghie fesse» (B.). «In questo comando Dio voleva significare che il suo popolo dovea ricevere da' Sacerdoti cibo di sana dottrina, inteso nel ruminare; ed esempio di buone operazioni, figurato nell'unghia fessa. Ora il pastor che precede, il papa che va innanzi siccome guida al popolo cristiano, insegna bene, ma opera male» (B. B.). «Li chierici diceno, ma non operano» (Lan.); la gente: li sottoposti; pur a quel ben fedire: «che pur dirizza lo desiderio e la intenzione al bene temporale» (B.); ghiotta: desiderosa.
(103-105) la mala condotta: lo malo guidamento; reo: per questo è corrotto lo mondo; cioè per lo malo esempio; e non natura: «di questo è cagione» (B.).
(106-108) cbe 'l buon mondo feo: «la quale Roma fece buono lo mondo; imperò che li Romani virtuosi, andando per lo mondo subiugando li regni e le nazioni, l'insegnavano a viver virtuosamente, come vivevano ellino» (B.). Diffondendovi la fede cristiana. Il Ces.: «al primo tempo della Chiesa»; due soli aver: due luci del mondo, come sono due luci in cielo: lo papa e lo imperadore; facean vedere: mostravano altrui; Deo: Dio.
(109-114) L'un: il papa; l'altro: lo imperadore. «Scilicet Papa Imperatorem et Imperator Papam, sicut patuit in Friderico II, qui omnia spiritualia tyrannice usurpavit, et Gregorio IX, qui occupavit regnum Friderici eo absente. Potest tamen intelligi praecipue de Bonifacio, qui cinxit sibi ensem» (Benv.); giunta: unita; la spada, ecc.: Lo papa de' con clemenza correggere li sudditi, ed ora fa battaglie e scomunica et usa la forza temporale e spirituale. «Hoc idem vidit ipse Poeta paulo post in Clemente V contra Henricum VI» (Benv.); per viva forza: necessariamente; mal convien che vada: «convien che abbia mal fine» (B.), che proceda male; a la spiga: al frutto che n'esce. Cristo: Ex fructibus eorum cognoscetis eos. Matt., VII, 20; per lo seme: «per lo frutto che fa, ch'è poi seme di che nasce l'erba, quando l'uomo lo semina» (B.).
(115-129) In sul paese, ecc.: della Marca Trivigiana, irrigata dall'Adige et in sulla Lombardia, irrigata dal Po (e la Romagna; B. Parte di Romagna; T.); Federigo: Federigo II, Inf., XIII; briga: con la Chiesa di Roma. «Bellum cum Innocentio IV et Ecclesia» (Benv.); or può, ecc.: «Ora da chiunque lasciasse d'appressarsi a quelle contrade per vergogna di ragionar co' buoni, può passarsi sicuramente - che non vi si trovano più de' buoni» (B.); v'èn: vi sono; in cui: nella cui virtù; rampogna: riprende: imperò che in loro si vede qual è migliore età, l'antica o la novella. «Sap., IV, 16: "Il giusto morto condanna i viventi iniqui"» (T.); par lor tardo: par loro mill'anni; Currado da Palazzo: da Brescia. «Acquistò molto pregio e fama in governamenti di cittadi» (O.). «Fu capitano del popolo in Firenze nel 1277» (F.). «Quum esset vexillifer pro sua republica, in proelio truncatis sibi manibus nunquam deseruit publicum signum, immo perseveranter cum truncis retinens, non prius illud, quam vitam, abjecit» (Benv.) Filalete l'attribuisce ad altro Corrado; e 'l buon Gherardo: da Cammino di Trivigi. Convito, IV, 14: «Pognamo che Gherardo da Cammino fosse stato nepote del più vile villano che mai bevesse del Sile o del Cagnano, e la obblivione ancora non fosse del suo avolo venuta, chi sarà oso di dire che Gherardo da Cammino fosse vile uomo? e chi non parlerà meco, dicendo quello essere stato nobile?». «Hic fuit vir totus benignus, humanus, curialis, liberalis et amicus bonorum. Ideo antonomastice dictus est Bonus» (Benv.); Guido da Castel: di Reggio. «Iste fuit de Robertis, quorum tria erant membra, scilicet illi de Tripoli, illi de Castello, et illi de Furno... Fuit etiam pulcher inventor in rythmo vulgari, ut pulcre apparet in quibusdam dictis ejus» (Benv.). Fil. ne dubita, perché Dante, Vulg. El., I, 15, dice non esservi stato poeta di Reggio; francescamente: «al modo di Francia, che ognuno di qua dai monti chiamano li Franceschi lombardo» (B.); semplice: «perché fu uomo di buona fede, e forse così era nominato in qualche canzone, o sonetto, o romanzo fatto in francioso» (B.). «Gallici vocant omnes italicos lombardos, et reputant eos valde astulos. Ideo bene dicit quod proprie vocaretur Gallice simplex Lombardus. Simile dixit supra de Henrico, rege anglorum. Vedete il re della semplice vita» (Benv.). «Quasi unico in tale probitade» (L.); di': conchiudi; due reggimenti: spirituale e temporale; la soma: «l'officio loro imposto» (B.).
(131-135) dal retaggio, ecc.: «perché nella legge di Moisè li figliuoli di Levi, che fu uno dei dodici figliuoli di Jacob, furono privati d'eredità, imperò ch'erano sacerdoti e ministravano le cose sacre, e perchè non avessono a meschiare lo spirituale col temporale, funno esenti dal retaggio (dal reparto delle terre di Canaan fatto da Dio alle dodici tribù d'Israele), e date loro le decime» (B.); Levi: secondo la profferenza ebraica; esenti: esclusi; per saggio: per esemplo; de la gente spenta: della gente antica virtuosa, la quale è venuta meno; del secol selvaggio: dell'età presente, inselvatichita o partita dal virtuoso vivere; O tuo parlar m'inganna: «o tu m'inganni che 'l sai e fingi di non saperlo, perché io dica, per vedere se io so altro di lui» (B.) - perché, essendo tu toscano, come mostra il tuo favellare, fingi non aver notizia alcuna del buon Gherardo che in Toscana è notissimo; s'io nol togliessi: lo soprannome; da sua figlia Gaia: «la quale per la sua bellezza era chiamata Gaia, e fu sì onesta e virtuosa, che per tutta Italia era la fama della bellezza et onestà sua» (B.). Altri: per la sua dissolutezza. «Erat famosissima in tota Lombardia, quod ubique dicebatur de ea: Mulier quidem vere gaia (allegra) et vana. Et, ut breviter dicam, tota tarvisina et amorosa. Quae dicebat domino Rizzardo, fratri suo. Procura tuntum mihi juvenes procos, et ego procurabo tibi puellas formosas. Multa jocosa sciens proetereo de femina ista dicere, quae pudor prohibet» (Benv.); vosco: con voi - ch'io non posso uscire di questo fumo; l'albor: del sole. Il Cesari: «dell'angelo e non del sole»; raia: raggia per mezzo al fumo; e me: e a me; l'angelo è ivi: che ci mostrerà la montata sesta; prima ch'io li paia: prima che l'Angelo, ch'è ivi al confine del fumo, apparisca a' miei occhi. Il Buti: «prima che 'l di paia, o prima ch'io l'appaia, prima che li vegna inanti»; Così torno: «indietro nel fumo» (B.). Altri: parlò.
 

eXTReMe Tracker

Shiny Stat

free counters

 

  Ai sensi dell'art. 5 della legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla protezione del diritto d'autore, i testi degli atti ufficiali dello Stato e delle amministrazioni pubbliche, italiane o straniere, non sono coperti da diritti d'autore. Il copyright, ove indicato, si riferisce all'elaborazione e alla forma di presentazione dei testi stessi. L'inserimento di dati personali, commerciali, collegamenti (link) a domini o pagine web personali, nel contesto delle Yellow Pages Trapaninfo.it (TpsGuide), deve essere liberamente richiesto dai rispettivi proprietari. In questa pagina, oltre ai link autorizzati, vengono inseriti solo gli indirizzi dei siti, recensiti dal WebMaster, dei quali i proprietari non hanno richiesto l'inserimento in Trapaninfo.it. Il WebMaster, in osservanza delle leggi inerenti i diritti d'autore e le norme che regolano la proprietà industriale ed intellettuale, non effettua collegamenti in surface deep o frame link ai siti recensiti, senza la dovuta autorizzazione. Framing e Deep Link: che cosa è lecito - Avvocato Gabriele FAGGIOLI. Il webmaster, proprietario e gestore dello spazio web nel quale viene mostrata questa URL, non è responsabile dei siti collegati in questa pagina. Le immagini, le foto e i logos mostrati appartengono ai legittimi proprietari. La legge sulla privacy, la legge sui diritti d'autore, le regole del Galateo della Rete (Netiquette), le norme a protezione della proprietà industriale ed intellettuale, limitano il contenuto delle Yellow Pages Trapaninfo.it Portale Provider Web Brochure e Silloge del web inerente Trapani e la sua provincia, ai soli dati di utenti che ne hanno liberamente richiesto l'inserimento. Chiunque, vanti diritti o rileva che le anzidette regole siano state violate, può contattare il WebMaster A.C.L.C. Michele MAZZONELLO +39 3474054001

Note legali: trapaninfo.it contiene collegamenti a siti controllati da soggetti diversi, i siti ai quali ci si può collegare, non sono sotto il controllo di trapaninfo.it che non è responsabile dei loro contenuti.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Close