PERCHÉ SI ARANO I CAMPI?
Dopo un raccolto, quando il contadino ha immagazzinato e venduto i prodotti che ha ricavato dalla terra, ha inizio un nuovo ciclo di lavorazione che porterà dopo un anno ad un nuovo raccolto. La prima di queste lavorazioni è l'aratura che consiste nello staccare dal terreno delle porzioni più o meno consistenti, rovesciarle e frantumarle. Questo lavoro viene eseguito con l'aratro, strumento caratteristico ed antichissimo, noto fin dall'età neolitica.
Subite nel tempo notevoli trasformazioni, l'aratro oggi si presenta formato da quattro parti: l'intelaiatura alla quale sono fissati il «coltro» per tagliare la terra verticalmente, il «vomere» per tagliarla orizzontalmente e il «versoio» per capovolgerla e frantumarla.
L'aratura è una lavorazione fondamentale: senza di essa non avrebbe seguito la semina poiché il terreno che sta per ricevere i nuovi semi deve essere ben elaborato, tritato, aerato, reso ben soffice per poter meglio racchiudere il seme e per poter assorbire l'acqua piovana, necessaria al suo nutrimento.
In un campo, dopo un raccolto, si devono inoltre distruggere le erbacce, interrare i fertilizzanti, ricoprire le sementi... tutto con il prezioso aiuto dell'aratro.
L'aratura può essere di vari tipi, a seconda del lavoro che si vuol fare. Per interrare i concimi o rompere le stoppie è sufficiente un'aratura superficiale (10-12 cm.), per preparare il terreno alla semina del frumento si fa un'aratura media (1525 cm.) mentre nel caso si voglia avvicendare le colture e iniziare un loro nuovo ciclo, si procede ad uno scasso profondo fino ai 45 cm.
Una trebbiatrice in azione
PERCHÉ NEI CAMPI SI ALTERNANO LE COLTURE
In una azienda agricola generalmente si alternano colture diverse su di uno stesso appezzamento. Vi sono alcune piante, come ad esempio la canapa, il tabacco, la cipolla, che possono essere coltivate ininterrottamente su uno stesso terreno; molte altre invece, soprattutto le leguminose, il lino e il frumento, determinano nel terreno una certa «stanchezza» che ne abbassa rapidamente la produttività.
Di questa stanchezza non si conoscono ancora a fondo le cause, ma di certo sappiamo che questa si riferisce sempre allo stesso tipo di coltivazione: uno stesso appezzamento, cioè, non può produrre frumento per due anni consecutivi, ma è sempre fertile per un'altra specie. Ecco perché si alternano le colture su uno stesso terreno. Oltre a ciò la rotazione delle colture è utile anche per altre ragioni: ad esempio, alternando piante con sviluppo radicale di diversa lunghezza possono essere sfruttati i diversi strati del terreno ed è anche possibile utilizzare certi concimi come il letame anche per quelle piante alle quali non lo si può dare direttamente (dandolo, perciò un anno prima).
Generalmente un ciclo di colture inizia con la coltivazione del granoturco (coltura di rinnovo); a questo segue il frumento, poi il trifoglio e poi ancora il frumento.
In questo modo si può inoltre combattere la diffusione dei parassiti e infine soddisfare le esigenze dei consumi interni di una azienda agricola senza ricorrere al mercato.
Questa rotazione, infatti, oltre a fornire prodotti di consumo, rende possibile l'allevamento del bestiame e la conseguente produzione di letame, preservando da un sicuro danno economico che si avrebbe con una sola coltivazione qualora questa fosse colpita dai parassiti o dall'inclemenza del tempo.
La rotazione quindi si propone degli scopi precisi, tesi ad ottenere la migliore produzione e nello stesso tempo a mantenere alta la fertilità del terreno.
La rotazione del terreno può essere biennale, triennale o quadriennale; è comunque regola generale quella di alternare a piante sfruttatrici che impoveriscono il terreno, quelle miglioratrici che invece lo arricchiscono.
PERCHÉ SI CONCIMA LA TERRA?
Come abbiamo già accennato parlando della aratura, la concimazione è un'operazione necessaria per il buon rendimento di un terreno. Durante una determinata coltura la terra racchiude dentro di sé per molti mesi, i semi e li nutre con tutte le sostanze che possiede facendoli crescere finché non si siano mutati in piccole piante capaci di crescere da sole.
Fornendo ai semi e alle piante tutte le sue sostanze la terra finisce per rimanerne priva, sì che non potrebbe far prosperare un'altra coltura con la stessa rigogliosità.
Per ovviare a questo impoverimento si procede alla concimazione, a riportare cioè nel terreno tutte le sostanze consumate dalla precedente coltura. Essa agisce sulla terra inerte e sterile modificandone le proprietà fisiche e biologiche e rendendo più attivi i microrganismi utili all'accrescimento delle piante.
Le sostanze naturali o artificiali di alto potere fertilizzante sono essenzialmente: l'azoto, il fosforo, il potassio tra i più importanti; e inoltre il calcio, il magnesio e lo zolfo.
Vi sono vari tipi di fertilizzanti che si distinguono a seconda della loro provenienza e tra i più noti ed utilizzati ricordiamo i concimi animali come il guano (escrementi di uccelli), resti di carne di animali o di pesci, ossa, sangue essiccato, letame, crisalidi del baco da seta; i concimi vegetali come gli scarti dei semi oleosi e i residui dell'orzo utilizzato nella fabbricazione della birra; i concimi chimici, infine, preparati utilizzando sostanze naturali come i nitrati di sodio, di calcio e di potassio.