I MILLE PERCHÉ - CULTURA E CIVILTÀ - L'ARCHEOLOGIA

PERCHÉ L'UOMO RICERCA OGGETTI ANTICHI?

Un oggetto moderno, di quelli abitualmente in commercio, vale per com'è fatto e per la materia che lo compone. Ha un cartellino con il suo prezzo, come tutta la merce offerta al consumatore.
Un oggetto antico ha invece questo di speciale, che vale per il fatto stesso di essere antico; può essere antico può essere rozzo o di poco pregio può essere fabbricato con i materiali più vili, ma ha una dignità unica, che gli deriva dalla patina di cui il tempo l'ha avvolto.
Un soprammobile moderno serve a dare un tono più o meno vivace alle nostre abitazioni, mentre un soprammobile antico, anche se umile, oltre al valore ornamentale, ne ha uno ben più profondo: porta il segno inconfondibile delle epoche passate, richiama l'uomo moderno alle sue antiche radici.
Attraverso il ritrovamento di oggetti fabbricati quando l'uomo ancora non conosceva la scrittura, noi possiamo ricostruire i costumi, il modo di vita dei nostri più lontani progenitori. Possiamo addirittura riviverne lo spirito. Possiamo approfondire la nozione della nostra origine e la consapevolezza della nostra natura.
La ricerca e lo studio degli oggetti antichi vien detto «archeologia». Sulla base dei frammenti, talvolta apparentemente insignificanti, che ci provengono dal buio dei tempi, l'archeologo è capace di ottenere una visione d'insieme di tutta una epoca.
Quando recupera pochi frammenti di un vaso antico, l'archeologo può ricostruire l'immagine integrale di quel caso, può risalire cioè, all'epoca in cui fu fabbricato, all'uso che ne veniva fatto, alla tecnica con cui fu costruito, al grado di civiltà raggiunto dal popolo che lo utilizzò. In definitiva, così, da frammenti di vario genere, sia di armi che di suppellettili, può ricostruire il quadro complessivo del genere di vita che conducevano i nostri antenati.
Il compito dell'archeologo è dunque quello di ricostruire, per quanto possibile, il tutto da parti disperse. Così, quando viene reperita, attraverso un paziente lavoro di scavo, una qualsiasi testimonianza del passato, si tratti di un monile, o di un utensile, o di un semplice coccio, non è solo un oggetto curioso che riemerge alla luce, ma è addirittura una componente dello spirito umano che, come tale, non va mai trascurata.
È importante cercare le connessioni e le necessarie integrazioni con lo spirito del mondo contemporaneo.

PERCHÉ PER SCOPRIRE UN'ANTICA CITTÀ SI FOTOGRAFA LA ZONA DALL'AEREO?

Compito incessante dell'archeologia è, come già abbiamo accennato, il rinvenimento e lo studio degli oggetti antichi. Ma questi oggetti non sono bell'e pronti, a disposizione dello studioso. Come molte altre scienze, l'archeologia deve dapprima procurarsi il suo materiale, per potersene poi occupare. Ed a volte i sistemi di ritrovamento degli oggetti sono assai laboriosi e complessi. Il più delle volte non si tratta semplicemente di scavare, ma bisogna anzitutto sapere dove si deve scavare.
Forniscono di solito una prima indicazione gli antichi testi e le antiche leggende, in cui si serba il ricordo di eventi, popolazioni e città della cui reale esistenza noi moderni non abbiamo certezza alcuna.
L'archeologo Heinrich Schliemann, ad esempio, scoperse la città di Troia prestando fede alle indicazioni contenute nei poemi di Omero.
Ma, piuttosto raramente gli antichi testi forniscono indicazioni e dati precisi; e sarebbe, in ogni caso, assai problematico e difficoltoso individuare l'area in cui ricercare i resti delle antiche città, se non ci servissimo della ricognizione aerea. È vero che Schliemann non ne ebbe bisogno, tant'è vero che effettuò la sua scoperta nel 1874. Ma se allora avesse potuto disporre di un aereo, e lo avesse utilizzato, avrebbe conseguito assai più facilmente quel che invece gli costò non poche peregrinazioni e fatiche.
Ecco in breve quali sono i vantaggi della ricognizione aerea.
Sorvolando la zona in cui si prevede l'esistenza di una città sepolta, si scatta una serie di fotografie. Studiando con molta attenzione le foto, eseguite in rapida successione, è possibile notare il tracciato di antichi abitati, la cui esistenza potrebbe invece sfuggire qualora si attraversasse a piedi la stessa zona.
Solo dall'alto, infatti, si possono agevolmente rilevare le differenti colorazioni del terreno e il diverso grado di sviluppo della vegetazione, cose che un esperto può mettere in relazione con l'esistenza di residui organici o di mura sepolte.
Importanti scoperte archeologiche, di città sepolte e di necropoli, si sono potute effettuare, in misura non trascurabile, per mezzo della fotografia aerea.
Ed è così che la civiltà contemporanea, valendosi delle moderne e perfezionate tecniche di cui dispone, si riallaccia alle sue origini e riscopre le sue più antiche vestigia che recano la testimonianza dei costumi, delle abitudini, e del grado di civiltà raggiunto dal popolo all'epoca alla quale appartiene il ritrovamento.
Rovine degli indiani anasazi a Mesa Verde (Nuovo Messico)

Veduta esterna della Casa del Fauno a Pompei

PERCHÉ SCOPERTA UNA TOMBA SI FOTOGRAFA L'INTERNO PRIMA DI INIZIARE GLI SCAVI?

Come si fa a sapere con esattezza quel che può esserci in una tomba sigillata da qualche migliaio di anni?
Semplice, diranno gli sprovveduti, basta scavare ed accertarsene di persona. Ma gli archeologi sono persone oculate, che non si lasciano prendere dalla fretta. Sanno benissimo che, a non usare le dovute cautele, dei ritrovamenti assai promettenti possono finire in nulla.
Va anzitutto considerato che oggetti, e talora anche cadaveri mummificati, rimasti per tanto tempo nell'oscurità, al riparo dagli agenti esterni dall'aria, dalla luce, possono subire, in un attimo, la dissoluzione a cui si sono sottratti per secoli e secoli.
Sappiamo infatti che un antico oggetto, venendo improvvisamente a contatto con l'aria, può polverizzarsi all'istante.
Si è quindi escogitato il sistema di fotografare l'interno di una tomba prima ancora di penetrarvi. In tal modo, veniamo a conoscenza dell'esatta ubicazione degli oggetti e possiamo agire con maggior discernimento.
Fotografare preventivamente l'ambiente serve, in definitiva, a farsene una prima idea sommaria, in base alla quale valutare l'entità e l'opportunità delle operazioni di scavo.
Vediamo ora com'è possibile fotografare l'interno di una tomba, evitando infiltrazioni d'aria.
L'operazione viene designata col nome di «prospezione archeologica». È necessario un apparecchio fotografico molto sensibile. Per introdurlo all'interno bisogna perforare con una sonda il soffitto della tomba che si voglia esplorare e lo strato di terreno che la ricopre.
Si fa successivamente passare l'apparecchio attraverso il foro, calandolo fino all'estremità della sonda (sonda fotografica).
Se poi, al momento di scavare, le cose dovessero malauguratamente volgere al peggio e non fosse possibile recuperare gli oggetti nella loro integrità, avremo almeno la consolazione di contemplarne l'immagine.
 

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