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adLeggiad   Decameron di Giovanni Boccaccio Ottava Giornata Novella 2.

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Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro Paese.
John Fitzgerald Kennedy

La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

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Il Boccaccio in un dipinto di Andrea del Castagno

DECAMERON di Giovanni Boccaccio - OTTAVA GIORNATA - NOVELLA 2

Il prete da Varlungo si giace con monna Belcolore, lasciale pegno un suo tabarro;

e accattato da lei un mortaio, il rimanda e fa domandare il tabarro lasciato per ricordanza:

rendelo proverbiando la buona donna.

Commendavano igualmente e gli uomini e le donne ciò che Gulfardo fatto aveva alla 'ngorda melanese, quando la reina a Panfilo voltatasi sorridendo gl'impose ch'el seguitasse;

per la qual cosa Panfilo incominciò:

- Belle donne, a me occorre di dire una novelletta contro a coloro li quali continuamente n'offendono senza poter da noi del pari essere offesi, cioè contro a' preti, li quali sopra le nostre mogli hanno bandita la croce, e par loro non altramenti aver guadagnato il perdono di colpa e di pena, quando una se ne posson metter sotto, che se d'Allessandria avessero il soldano menato legato a Vignone.

Il che i secolari cattivelli non possono a lor fare, come che nelle madri, nelle sirocchie, nelle amiche e nelle figliuole con non meno ardore, che essi le lor mogli assaliscano, vendichin l'ire loro.

E per ciò io intendo raccontarvi uno amorazzo contadino, piú da ridere per la conclusione che lungo di parole, del quale ancora potrete per frutto cogliere che a preti non sia sempre ogni cosa da credere.

Dico adunque che a Varlungo, villa assai vicina di qui, come ciascuna di voi o sa o puote avere udito, fu un valente prete e gagliardo della persona ne' servigi delle donne, il quale, come che legger non sapesse troppo, pur con molte buone e sante parolozze la domenica a piè dell'olmo ricreava i suoi popolani;

e meglio le lor donne, quando essi in alcuna parte andavano, che altro prete che prima vi fosse stato, visitava, portando loro della festa e dell'acqua benedetta e alcun moccolo di candela talvolta infino a casa, dando loro la sua benedizione.

Ora avvenne che, tra l'altre sue popolane che prima gli eran piaciute, una sopra tutte ne gli piacque, che aveva nome monna Belcolore, moglie d'un lavoratore che si facea chiamare Bentivegna del Mazzo;

la qual nel vero era pure una piacevole e fresca foresozza, brunazza e ben tarchiata e atta a meglio saper macinar che alcuna altra;

e oltre a ciò era quella che meglio sapeva sonare il cembalo e cantare.

L'acqua corre la borrana e menar la ridda e il ballonchio, quando bisogno faceva, che vicina che ella avesse, con bel moccichino e gente in mano.

Per le quali cose messer lo prete ne 'nvaghí sí forte, che egli ne menava smanie e tutto il dí andava aiato per poterla vedere;

e quando la domenica mattina la sentiva in chiesa, diceva un Kyrie e un Sanctus sforzandosi ben di mostrarsi un gran maestro di canto, che pareva uno asino che ragghiasse, dove, quando non la vi vedea, si passava assai leggiermente;

ma pur sapeva sí fare, che Bentivegna del Mazzo non se ne avvedeva, né ancora vicina che egli avesse.

E per poter piú avere la dimestichezza di monna Belcolore, a otta a otta la presentava:

e quando le mandava un mazzuol d'agli freschi, ch'egli aveva i piú belli della contrada in un suo orto che egli lavorava a sue mani, e quando un canestruccio di baccelli e talora un mazzuolo di cipolle malige o di scalogni;

e, quando si vedeva tempo, guatatala un poco in cagnesco, per amorevolezza la rimorchiava, e ella cotal salvatichetta, faccendo vista di non avvedersene, andava pure oltre in contegno;

per che messer lo prete non ne poteva venire a capo.

Ora avvenne un dí che, andando il prete di fitto meriggio per la contrada or qua or là zazeato, scontrò Bentivegna del Mazzo con uno asino pien di cose innanzi, e fattogli motto il domandò dove egli andava.

A cui Bentivegna rispose:

«Gnaffé, sere, in buona verità io vo infino a città per alcuna mia vicenda:

e porto queste cose a ser Bonaccorri da Ginestreto, ché m'aiuti di non so che m'ha fatto richiedere per una comparigione del parentorio per lo pericolator suo il giudice del dificio».

Decameron

Il prete lieto disse:

«Ben fai, figliuole;

or va con la mia benedizione e torna tosto;

e se ti venisse veduto Lapuccio o Naldino, non t'esca di mente di dir loro che mi rechino quelle combine per li coreggiati miei».

Bentivegna disse che sarebbe fatto;

e venendosene verso Firenze, si pensò il prete che ora era tempo d'andare alla Belcolore e di provar sua ventura;

e messasi la via tra' piedi non ristette sí fu a casa di lei;

e entrato dentro disse:

«Dio ci mandi bene: chi è di qua?»

La Belcolore, che era andata in balco, udendol disse:

«O sere, voi siate il ben venuto:

che andate voi zaconato per questo caldo?»

Il prete rispose:

«Se Dio mi dea bene, che io mi veniva a star con teco un pezzo, per ciò che io trovai l'uom tuo che andava a città».

La Belcolore, scesa giú, si pose a sedere e cominciò a nettare sementa di cavolini che il marito avea poco innanzi trebbiati.

Il prete le cominciò a dire:

«Bene, Belcolore, de'mi tu far sempre mai morire a questo modo?»

La Belcolore cominciò a ridere e a dire:

«O che ve fo io?»

Disse il prete:

«Non mi fai nulla ma tu non mi lasci fare a te quel che io vorrei e che Idio comandò».

Disse la Belcolore:

«Deh! andante andate:

o fanno i preti cosí fatte cose?»

Il prete rispose:

«Sí facciam noi meglio che gli altri uomini:

o perché no?

E dicoti piú, che noi facciamo vie miglior lavorio;

e sai perché?

perché noi maciniamo a raccolta:

ma in verità bene a tuo uopo, se tu stai cheta e lascimi fare».

Disse la Belcolore:

«O che bene a mio uopo potrebbe esser questo?

ché siete tutti quanti piú scarsi che 'l fistolo».

Allora il prete disse:

«Io non so, chiedi pur tu:

o vuogli un paio di scarpette o vuogli un frenello o vuogli una bella fetta di stame o ciò che tu vuogli».

Disse la Belcolore:

«Frate, bene sta!

Io me n'ho di coteste cose;

ma se voi mi volete cotanto bene, ché non mi fate voi un servigio, e io farò ciò che voi vorrete?»

Allora disse il prete:

«Dí ciò che tu vuogli, e io il farò volentieri».

La Belcolore allora disse:

«Egli mi conviene andar sabato a Firenze a render lana che io ho filata e a far racconciare il filatoio mio:

e se voi mi prestate cinque lire, che so che l'avete, io ricoglierò dall'usuraio la gonnella mia del perso e lo scaggiale dai dí delle feste che io recai a marito, ché vedete che non ci posso andare a santo né in niun buon luogo, perché io non l'ho;

e io sempre mai poscia farò ciò che voi vorrete».

Rispose il prete:

«Se Dio mi dea il buono anno, io non gli ho allato:

ma credimi che, prima che sabato sia, io farò che tu gli avrai molto volontieri».

«Sí,» disse la Belcolore «tutti siete cosí gran promettitori, e poscia non attenete altrui nulla credete voi fare a me come voi faceste alla Biliuzza, che se n'andò col ceteratoio?

Alla fé di Dio non farete, ché ella n'è divenuta femina di mondo pur per ciò:

se voi non gli avete, e voi andate per essi».

«Deh!» disse il prete «non mi fare ora andare infino a casa, ché vedi che ho cosí ritta la ventura testé che non c'è persona, e forse quand'io ci tornassi ci sarebbe chi che sia che c'impaccerebbe:

e io non so quando e' mi si venga cosí ben fatto come ora».

E ella disse:

«Bene sta:

se voi volete andar, sí andate;

se non, sí ve ne durate».

Il prete, veggendo che ella non era acconcia a far cosa che gli piacesse se non a salvum me fac, e egli volea fare sine costodia, disse:

«Ecco, tu non mi credi che io te gli rechi;

acciò che tu mi creda io ti lascerò pegno questo mio tabarro di sbiavato».

La Belcolore levò alto il viso e disse:

«Sí, cotesto tabarro, o che vale egli?»

Disse il prete:

«Come, che vale?

Io voglio che tu sappi ch'egli è di duagio infino in treagio, e hacci di quegli nel popolo nostro che il tengon di quattragio;

e non ha ancora quindici dí che mi costò da Lotto rigattiere delle lire ben sette, e ebbine buon mercato de' soldi ben cinque, per quel che mi dica Buglietto, che sai che si cognosce cosí bene di questi panni sbiavati».

«O sie?»

disse la Belcolore

«se Dio m'aiuti, io non l'avrei mai creduto:

ma datemelo in prima».

Messer lo prete, che aveva carica la balestra, trattosi il tabarro gliele diede;

e ella, poi che riposto l'ebbe, disse: «Sere, andiancene qua nella capanna, ché non vi vien mai persona»;

e cosí fecero.

E quivi il prete, dandole i piú dolci basciozzi del mondo e faccendola parente di messer Domenedio, con lei una gran pezza si sollazzò:

poscia partitosi in gonnella, che pareva che venisse da servire a nozze, se ne tornò al santo.

Quivi, pensando che quanti moccoli ricoglieva in tutto l'anno d'offerta non valeva la metà di cinque lire, gli parve aver mal fatto e pentessi d'avere lasciato il tabarro e cominciò a pensare in che modo riaver lo potesse senza costo.

E per ciò che alquanto era maliziosetto, s'avisò troppo bene come dovesse fare a riaverlo, e vennegli fatto:

per ciò che il dí seguente, essendo festa, egli mandò un fanciullo d'un suo vicino in casa questa monna Belcolore, e mandolla pregando che le piacesse di prestargli il mortaio suo della pietra, per ciò che desinava la mattina con lui Binguccio dal Poggio e Nuto Buglietti, sí che egli voleva far della salsa.

La Belcolore gliele mandò.

E come fu in su l'ora del desinare, el prete appostò quando Bentivegna del Mazzo e la Belcolor manicassero;

e chiamato il cherico suo gli disse:

«Togli quel mortaio e riportalo alla Belcolore, e dí:

'Dice il sere che gran mercé, e che voi gli rimandiate il tabarro che il fanciullo vi lasciò per ricordanza'».

Il cherico andò a casa della Belcolore con questo mortaio e trovolla insieme con Bentivegna a desco che desinavano;

quivi posto giú il mortaio fece l'ambasciata del prete.

La Belcolore udendosi richiedere il tabarro volle rispondere;

ma Bentivegna con un mal viso disse:

«Dunque toi tu ricordanza al sere?

Fo boto a Cristo che mi vien voglia di darti un gran sergozzone va rendigliel tosto, che canciola te nasca!

e guarda che di cosa che voglia mai, iodico s'e' volesse l'asino nostro, non ch'altro, non gli sia detto di no».

La Belcolore brontolando si levò, e andatasene al soppediano ne trasse il tabarro e diello al cherico e disse:

«Dirai cosí al sere da mia parte:

'La Belcolor dice che fa prego a Dio che voi non pesterete mai piú salsa in suo mortaio:

non l'avete voi sí bello onor fatto di questa'».

Il cherico se n'andò col tabarro e fece l'ambasciata al sere; a cui il prete ridendo disse:

«Dira'le, quando tu la vedrai, che s'ella non ci presterà il mortaio, io non presterò a lei il pestello;

vada l'un per l'altro».

Bentivegna si credeva che la moglie quelle parole dicesse perché egli l'aveva garrito, e non se ne curò;

ma la Belcolore venne in iscrezio col sere e tennegli favella insino a vendemmia.

Poscia, avendola minacciata il prete di farnela andare in bocca del lucifero maggiore, per bella paura entro, col mosto e con le castagne calde si rappatumò con lui, e piú volte insieme fecer poi gozzoviglia.

E in iscambio delle cinque lire le fece il prete rincartare il cembal suo e appiccovi un sonagliuzzo, e ella fu contenta.

Il Decamerone Le Giornate e Le Novelle

PRIMA GIORNATA PROEMIO

PRIMA GIORNATA INTRODUZIONE

PRIMA GIORNATA NOVELLA 1

PRIMA GIORNATA NOVELLA 2

PRIMA GIORNATA NOVELLA 3

PRIMA GIORNATA NOVELLA 4

PRIMA GIORNATA NOVELLA 5

PRIMA GIORNATA NOVELLA 6

PRIMA GIORNATA NOVELLA 7

PRIMA GIORNATA NOVELLA 8

PRIMA GIORNATA NOVELLA 9

PRIMA GIORNATA NOVELLA 10

PRIMA GIORNATA CONCLUSIONE

SECONDA GIORNATA INTRODUZIONE

SECONDA GIORNATA NOVELLA 1

SECONDA GIORNATA NOVELLA 2

SECONDA GIORNATA NOVELLA 3

SECONDA GIORNATA NOVELLA 5

SECONDA GIORNATA NOVELLA 6

SECONDA GIORNATA NOVELLA 7

SECONDA GIORNATA NOVELLA 8

SECONDA GIORNATA NOVELLA 9

SECONDA GIORNATA NOVELLA 10

SECONDA GIORNATA CONCLUSIONE

TERZA GIORNATA INTRODUZIONE

TERZA GIORNATA NOVELLA 1

TERZA GIORNATA NOVELLA 2

TERZA GIORNATA NOVELLA 3

TERZA GIORNATA NOVELLA 4

TERZA GIORNATA NOVELLA 5

TERZA GIORNATA NOVELLA 6

TERZA GIORNATA NOVELLA 7

TERZA GIORNATA NOVELLA 8

TERZA GIORNATA NOVELLA 9

TERZA GIORNATA NOVELLA 10

TERZA GIORNATA CONCLUSIONE

QUARTA GIORNATA INTRODUZIONE

QUARTA GIORNATA NOVELLA 1

QUARTA GIORNATA NOVELLA 2

QUARTA GIORNATA NOVELLA 3

QUARTA GIORNATA NOVELLA 4

QUARTA GIORNATA NOVELLA 5

QUARTA GIORNATA NOVELLA 6

QUARTA GIORNATA NOVELLA 7

QUARTA GIORNATA NOVELLA 8

QUARTA GIORNATA NOVELLA 9

QUARTA GIORNATA NOVELLA 10

QUARTA GIORNATA CONCLUSIONE

QUINTA GIORNATA INTRODUZIONE

QUINTA GIORNATA NOVELLA 1

QUINTA GIORNATA  NOVELLA 2

QUINTA GIORNATA NOVELLA 3

QUINTA GIORNATA NOVELLA 4

QUINTA GIORNATA NOVELLA 5

QUINTA GIORNATA NOVELLA 6

QUINTA GIORNATA NOVELLA 7

QUINTA GIORNATA NOVELLA 8

QUINTA GIORNATA NOVELLA 9

QUINTA GIORNATA NOVELLA 10

QUINTA GIORNATA CONCLUSIONE

SESTA GIORNATA INTRODUZIONE

SESTA GIORNATA NOVELLA 1

SESTA GIORNATA NOVELLA 2

SESTA GIORNATA NOVELLA 3

SESTA GIORNATA NOVELLA 4

SESTA GIORNATA NOVELLA 5

SESTA GIORNATA NOVELLA 6

SESTA GIORNATA NOVELLA 7

SESTA GIORNATA NOVELLA 8

SESTA GIORNATA NOVELLA 9

SESTA GIORNATA NOVELLA 10

SESTA GIORNATA CONCLUSIONE

SETTIMA GIORNATA INTRODUZIONE

SETTIMA GIORNATA NOVELLA 1

SETTIMA GIORNATA NOVELLA 2

SETTIMA GIORNATA NOVELLA 3

SETTIMA GIORNATA NOVELLA 4

SETTIMA GIORNATA NOVELLA 5

SETTIMA GIORNATA NOVELLA 6

SETTIMA GIORNATA NOVELLA 7

SETTIMA GIORNATA NOVELLA 8

SETTIMA GIORNATA NOVELLA 9

SETTIMA GIORNATA NOVELLA 10

SETTIMA GIORNATA CONCLUSIONE

OTTAVA GIORNATA INTRODUZIONE

OTTAVA GIORNATA NOVELLA 1

OTTAVA GIORNATA NOVELLA 2

OTTAVA GIORNATA NOVELLA 3

OTTAVA GIORNATA NOVELLA 4

OTTAVA GIORNATA NOVELLA 5

OTTAVA GIORNATA NOVELLA 6

OTTAVA GIORNATA NOVELLA 7

OTTAVA GIORNATA NOVELLA 8

OTTAVA GIORNATA NOVELLA 9

OTTAVA GIORNATA NOVELLA 10

OTTAVA GIORNATA CONCLUSIONE

NONA GIORNATA INTRODUZIONE

NONA GIORNATA NOVELLA 1

NONA GIORNATA NOVELLA 2

NONA GIORNATA NOVELLA 3

NONA GIORNATA NOVELLA 4

NONA GIORNATA NOVELLA 5

NONA GIORNATA NOVELLA 6

NONA GIORNATA NOVELLA 7

NONA GIORNATA NOVELLA 8

NONA GIORNATA NOVELLA 9

NONA GIORNATA NOVELLA 10

NONA GIORNATA CONCLUSIONE

DECIMA GIORNATA  INTRODUZIONE

DECIMA GIORNATA NOVELLA 1

DECIMA GIORNATA NOVELLA 2

DECIMA GIORNATA NOVELLA 3

DECIMA GIORNATA NOVELLA 4

DECIMA GIORNATA NOVELLA 5

DECIMA GIORNATA NOVELLA 6

DECIMA GIORNATA NOVELLA 7

DECIMA GIORNATA NOVELLA 8

DECIMA GIORNATA NOVELLA 9

DECIMA GIORNATA NOVELLA 10

DECIMA GIORNATA CONCLUSIONE

CONCLUSIONE DELL'AUTORE

Dizionario

boccaccesco.

(agg.; pl. m. -schi), 1 del Boccaccio. 2 licenzioso, lubrico.

Inglese

of Boccaccio.

Francese

à la manière de Boccace.

Tedesco

im Stile Boccaccios

boccacciano.

(agg.), del Boccaccio.

Inglese

in the style of Boccaccio

Francese

à la manière de Boccace.

Tedesco

im Stile Boccaccios

stile.

(s.m.), 1 modo di esporre in forma artistica un sentimento, uno stato d'animo: lo - del Boccaccio, del Tiepolo, di Rossini; - aulico, elevato; un mobile stile Luigi XV, proprio di un'epoca. 2 modo elegante di muoversi o di compiere una qualunque attività: un giocatore di grande -; nuotatore a - libero, nella maniera preferita; un'attacco in grande -, effettuato con tutte le forze. 3 sistema di calcolare l'inizio dell'anno.

Inglese

style

Francese

(m.) style

Tedesco

(m.) Stil

novella.

(s.f.), 1 racconto non lungo di un fatto vero o inventato 2 notizia, nuova. 3 ciascuna delle costituzioni dovute a un imperatore romano o bizantino.

Inglese

short story

Francese

(m.) conte

Tedesco

(f.) Novelle

romanzo.

(s.m.), 1 nel Medioevo componimento in lingua volgare di argomento cavalleresco eroico. 2 in epoca moderna, componimento narrativo in prosa, più vasto della novella. 3 (agg.), dicesi di ciascuna delle lingue derivate dal latino.

Inglese

romance

Francese

(m.) roman

Tedesco

(m.) Roman

grăvis

e, agg. (compar. gravior, ius; superl. gravissimus, a, um): grave, pesante; gravido, pieno, carico, aggravato; fastidioso, molesto; importante; severo, autorevole; basso (detto di voce); grezzo. Esempi: gravis silex, pesante selce; grave amiculum, mantello pesante; graves Persae, i molesti Persiani; si tisi grave non erit, se non ti sarà grave; in populum Romanum grave est, è cosa grave (pericolosa) per il popolo romano; naves hostium spoliis graves, navi cariche delle spoglie dei nemici; vino gravis, avvinazzato; vino et somno graves, oppressi dal vino e dal sonno; gravis annis (o aetate), grave di anni; vir gravis, uomo importante; homo auctoritate gravis, uomo di grande autorità; gravis auctor in medicina, scrittore autorevole in medicina; gravis testis, testimonio autorevole; grave bellum, guerra terribile; gravis victor, vincitore spietato; graves inimicitiae, inimicizia violenta; graves morbo, languente per malattia; graves ictus excipere, ricevere gravi colpi; gravis morbus, pericolosa malattia; gravis autumnus, autunno insalubre; gravis nuncius, molesta novella; gravis odor est, è un odore fastidioso; quis Catone gravior in laudando?, chi più severo di Catone nel lodare?; grave edictum, severo editto; gravis sonus, tono di voce grave; aes, argentum grave, rame, argento grezzo (non ancora coniato).

histŏria

ae, f.: storia; racconto, favola, mito; cognizione, conoscenza, notizia, ricerca. Esempi: historia, testis temporum, lux veritatis, la storia è testimonianza dei tempi, luce di verità; rem historiae mandare, affidare alla storia un fatto; omnibus historiis se meus aptat amor, il mio amore si adatta a tutte le favole; maxima de nihilo nascitur historia, dal nulla si forma una lunghissima novella; aliquid historiā dignum, qualche cosa che merita di essere conosciuta; in omni historia curiosus, appassionato in ogni ricerca.

nŏvellus

a, um, agg.: novello, nuovo, giovane. Esempio: novella oppida, città da poco sottomesse.

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