CULTURA - TEATRO - IL RINASCIMENTO

LA COMMEDIA

In Italia, nel Quattrocento, venivano rappresentate in latino le commedie di Plauto e Terenzio, e molti fra scrittori e letterati scrissero commedie e tragedie in lingua latina o in volgare, che non si differenziavano dai modelli originali. La prima opera veramente originale del teatro colto italiano è la favola di Orfeo (1480) di Poliziano (Montepulciano, Siena 1454 - Firenze 1494), pseudonimo di Agnolo Ambrogini, in cui sono già presenti i caratteri del dramma pastorale. Gli autori di teatro del Cinquecento preferirono la commedia alla tragedia. I modelli di questi autori furono Plauto e Terenzio, che fornirono ai drammaturghi i temi e la struttura formale. Lo schema latino tradizionale venne comunque variato: i personaggi erano contemporanei, e la trama era ambientata in una città precisa. Fra le commedie più importanti di questo periodo ricordiamo la Calandria (1513) di Bernardo Dovizi, divenuto in seguito il Cardinale Bibbiena (Bibbiena, Arezzo 1470 - Roma 1420), la prima grande commedia in prosa d'argomento contemporaneo; la Mandragola (1520) di Niccolò Machiavelli (Firenze 1469-1527), autentico capolavoro in cui, nello schema classico, sono introdotti personaggi e situazioni tipiche della realtà del Cinquecento.
Niccolò Machiavelli

Particolare fu la produzione di Angelo Beolco, detto il Ruzzante (Padova 1496 circa - 1542), dal nome del personaggio principale delle sue commedie, un contadino goffo e grossolano. Nelle sue opere, scritte in dialetto padovano (La Betia, 1524-25; La Moscheta, 1529) domina una vena farsesca e popolare.

LA FAVOLA PASTORALE

Con l'Orfeo di Poliziano iniziò un nuovo genere destinato ad avere grande diffusione nei secoli seguenti: la favola pastorale, che aveva come soggetto gli amori delle ninfe e dei pastori della regione dell'Arcadia. Nel Cinquecento il genere ebbe un'evoluzione drammatica e nacque il dramma pastorale, che divenne un tipico spettacolo delle corti. Capolavori di questo genere sono Aminta (1573) di Torquato Tasso (1544-1595) e il Pastor Fido (1596) di Battista Guarini (Ferrara 1538 - Venezia 1612).
Ritratto di Torquato Tasso


LA TRAGEDIA

La tragedia fu oggetto di molta attenzione da parte degli umanisti italiani che, basandosi sulla descrizione fattane da Aristotele nella Poetica, definirono le regole del genere, seguendo accuratamente le unità di azione, tempo e luogo ("teoria delle tre unità"). Modelli delle tragedie dei letterati italiani furono soprattutto Euripide e Seneca. Al primo si ispirarono Gian Giorgio Trissino (Vicenza 1478 - Roma 1550), autore di Sofonisba(1513) e Giovanni Rucellai (Firenze 1475 - Roma 1525), al secondo Gian Battista Giraldi Cinzio (Ferrara 1504-1573).
Busto di Gian Giorgio Trissino


 

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