CULTURA - MUSICA - L'OPERA

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IL MELODRAMMA DAL VI SEC. AL XIX SEC.

Durante il Medioevo vi erano forme di spettacolo in cui il canto, la musica e la recitazione davano vita ad un tipo di rappresentazione che aveva certi tratti in comune con il futuro melodramma. Durante il Rinascimento si diffusero la festa teatrale e l'intermezzo che possono essere considerati i precursori del teatro d'opera. La creazione vera e propria del melodramma fu opera di un gruppo di letterati e musicisti fiorentini che, con l'intenzione di far rivivere la tragedia greca nei suoi elementi (poesia, musica e danza) e nella sua semplicità, si occuparono dei rapporti fra musica e dramma e fra la parola e il canto. Nacque così una rappresentazione scenica denominata recitar cantando in cui il testo veniva declamato secondo un tipo di canto scandito sulla parola. Le prime opere che si possono definire col nome di melodramma furono Dafne (dei musicisti Corsi e Peri, su libretto del poeta Rinuccini) rappresentata nel 1597; Euridice sempre di Rinuccini e Peri, rappresentata nel 1600; Rappresentazione di Anima et Corpo di E. Cavaliere su testo di A. Manni (1600). Il grande madrigalista Claudio Monteverdi (1567-1643) impresse con le sue opere una svolta decisiva al melodramma caratterizzandone e definendone la struttura interna (precisa distinzione fra arie e recitativi, ovvero fra il momento dell'effusione lirica e quello della narrazione). Inoltre egli usò la musica come mezzo per interpretare i sentimenti dei personaggi, per la creazione di un effetto drammatico e per la caratterizzazione dei personaggi. La prima opera di Monteverdi è Orfeo (1607, su libretto di A. Striggio). I due principali centri operistici del XVII secolo sono Roma e Venezia. Caratteristiche dell'opera romana erano i soggetti a contenuto edificante, tratti dalle storie sacre, dalla storia antica e dalla mitologia; la scenografia sontuosa e la presenza di personaggi comici. Diversa fu l'opera a Venezia, ove Monteverdi si trasferì nel 1613 e contribuì con i suoi melodrammi a fondare una tradizione melodrammatica. Inoltre nel 1637 venne aperto il primo teatro pubblico italiano (Teatro San Cassiano) e l'opera uscì dalla corte per soddisfare le esigenze di un pubblico composito. Questi fattori influirono sull'opera veneziana, che trattava idee e soggetti con più libertà e che, secondo la lezione di Monteverdi, si serviva della musica per esprimere l'umanità dei personaggi. Per questo gli autori ricercarono la verosimiglianza e la coerenza delle azioni e dei personaggi. Nella seconda metà del secolo un'altra città ebbe un'importante scuola operistica: Napoli, che raccolse l'eredità della scuola veneziana e ne sviluppò alcune tendenze come la definitiva separazione fra l'aria e il recitativo e la definizione di schemi formali fissi. Principale rappresentante della scuola napoletana fu A. Scarlatti (1660-1725), le cui opere si distinguono per il linguaggio elegante e l'uso dell'aria col da capo che assunse una funzione sempre più centrale nella struttura dell'opera poiché permetteva ai cantanti di mettere in mostra le proprie capacità virtuosistiche. In Francia il melodramma subì le influenze del balletto di corte e della presenza di un teatro tragico ispirato a criteri di decoro, ordine, solennità e compostezza. Il musicista che definì lo stile e i caratteri dell'opera francese distinguendoli nettamente da quelli dell'opera italiana fu J.-B. Lully (1632-1687) che creò la tragédie-lyrique (tragedia lirica). Cercando di mantenersi il più fedele possibile al contenuto del libretto, concesse più spazio alle danze e al coro, e, soprattutto, privilegiò una esecuzione vocale semplice e lontana dal virtuosismo. Il melodramma del Seicento era dunque di argomento serio o tragico con soggetti ispirati soprattutto alla mitologia e alla storia antica, ed era basato su una successione di arie che ne costituivano l'elemento centrale, e di recitativi che avevano lo scopo di collegare le varie arie seguendo lo svolgimento dell'azione drammatica. Alla fine di ogni atto veniva rappresentato un intermezzo comico in musica. Questi intermezzi si distinguevano per il realismo dei soggetti ispirati alla vita quotidiana e la cura prestata alla caratterizzazione dei personaggi. Ben presto assunsero una dimensione autonoma dando origine al genere dell'opera buffa che conobbe un grande successo nella seconda metà del secolo. Prima opera buffa fu La Serva Padrona (1733) di G.B. Pergolesi (1710-1736). La scadente qualità dei libretti indusse A. Zeno (1668-1750) e P. Metastasio (1698-1782) a fissare regole precise per la definizione dei contenuti dell'opera seria: vennero aboliti gli elementi comici, venne fissato uno schema per ogni scena, lo sviluppo dell'azione venne affidato ai recitativi, mentre alle arie venne lasciato il momento essenzialmente lirico. Nella seconda metà del secolo il musicista C. Gluck (1714-1787) e il librettista R. De' Calzabigi (1714-1795) intrapresero una profonda riforma dell'opera seria, che volevano riportare alla dignità della tragedia greca. Il problema principale del melodramma era il superamento della divisione fra parte musicale e azione drammatica per arrivare ad una creazione organica in cui i vari personaggi avessero spessore. In questo senso si deve intendere la riforma operata da Gluck e dal suo collaboratore De' Calzabigi. Gluck diede nuova dignità e importanza all'orchestra, la cui funzione era diventata solo di accompagnamento al canto, eliminò la differenza fra aria e recitativo e ribadì il principio dell'aderenza della musica al testo. Inoltre attribuì alla sinfonia di apertura il compito di introdurre l'atmosfera dell'azione. I principali musicisti che praticarono l'opera seria furono G.F. Händel (1685-1759) che contribuì alla sua affermazione in Inghilterra e W.A. Mozart (1756-1791). Le opere di Mozart si distinguono per la sintesi originale di elementi comici e tragici e per la caratterizzazione psicologica dei personaggi (Le nozze di Figaro, 1786; Don Giovanni, 1787). I due principali musicisti italiani di questo periodo sono G. Spontini (1774-1851) e L. Cherubini (1760-1842), che furono influenzati dalle riforme di Gluck. In Spagna e in Inghilterra si diffusero nel '700 due tipi di spettacolo musicale originali: la zarzuela e la ballad opera (commedia inframmezzata da brani cantati). La ballad opera più famosa è l'Opera del Mendicante (1728) di J. Gay (1685-1732). In Germania lo spettacolo popolare del Singspiel fu molto importante per la nascita della futura opera nazionale. Come la zarzuela era un misto di parti cantate e recitate, le trame erano caratterizzate dalla fusione di elementi favolistici, realistici e popolareschi. Capolavori del genere del singspiel sono Il Ratto del Serraglio e Il Flauto Magico di Mozart, che, per queste opere, abbandonò lo stile italiano, usò la lingua tedesca e si rifece alle tradizioni teatrali nazionali. In Francia, accanto alle tragédie-lirique, si afferma l'opéra-ballet. Il principale musicista che praticò entrambi i generi fu J. Ph. Rameau (1683-1764). L'opera di Rameau è importante perché si differenzia dalla tradizione lulliana ed inizia un nuovo corso della storia del melodramma francese, introducendo una cantabilità ampia e solenne ed una orchestrazione pittorica ed espressiva. Nello stesso periodo, sempre in Francia, si affermò l'opera comica italiana che entusiasmò gli illuministi. Lo stile comico italiano è alla base del genere dell'opéra-comique in cui i dialoghi in prosa sostituiscono i recitativi. Il musicista che conclude il '700 e che compie un'importante sintesi della tradizione operistica e musicale del secolo è Gioacchino Rossini (1792-1868) che portò alla perfezione l'opera buffa (L'Italiana in Algeri, 1813; Il Barbiere di Siviglia, 1816), approfondendo la psicologia dei personaggi. Rossini concluse la sua attività con Guglielmo Tell (1829), in cui accolse elementi romantici come il tema patriottico, l'eroismo, l'amore impossibile, il senso della natura. Il melodramma romantico italiano ha i suoi principali rappresentanti in V. Bellini (1801-1835) e G. Donizetti (1797-1848). Caratteristiche del teatro musicale romantico sono l'introduzione di forme e strutture dell'opera buffa nell'impianto dell'opera seria, la ricerca di un linguaggio semplice, l'interesse per la storia (i soggetti si ispirano alle vicende storiche medioevali) e l'importanza del sentimento, che porta all'effusione lirica. Dall'opera seria aristocratica si passa così ad un nuovo tipo di dramma lirico, più vicino al gusto popolare. In Germania notevole fu l'opera di C.M. von Weber (1786-1826) che volle creare un teatro nazionale tedesco e per questo si ispirò ai racconti popolari tedeschi per i soggetti delle sue opere (Il Franco Cacciatore, 1817). Weber fu uno dei primi grandi operisti romantici tedeschi e nelle sue opere è evidente la ricerca di atmosfere tipiche attraverso il timbro e il colore strumentale. In Francia genere tipico del Romanticismo fu il grand-opéra, il cui autore principale è J. Meyerbeer (1791-1864). Caratteristiche del grand-opéra sono una messinscena sfarzosa ricca di coreografie molto elaborate e il gusto per l'esotismo. I soggetti dei grand-opéra presentano intrighi romanzeschi che si svolgono durante periodi di conflitti storici (lotta per la libertà nazionale) o religiosi. Oltre a Meyerbeer, composero grand-opéra Rossini, Donizetti, Verdi e Wagner. Le due figure principali del romanticismo musicale operistico europeo sono G. Verdi (1813-1901) e R. Wagner (1813-1883). Trapani Ritratto di Giuseppe Verdi Trapani Richard Wagner Con G. Verdi il teatro lirico romantico acquista una nuova vitalità. Per le sue opere Verdi si ispirò ai drammi romantici (Ernani, 1844; Rigoletto, 1851; La Traviata, 1853) e alle tragedie shakespeariane (Macbeth, 1847; Otello, 1887; Falstaff, 1893) e si valse dell'apporto di validi librettisti, fra i quali va citato soprattutto A. Boito (1842-1918). Ernani è la prima opera in cui si presentano i temi principali della poetica verdiana: lotta fra il bene e il male, innocenza perseguitata e riconosciuta, morte liberatrice, amore che redime. I personaggi acquistano un più profondo spessore drammatico e la musica sottolinea ed evidenzia il conflitto fra i personaggi e le loro passioni. Questi temi saranno sviluppati nelle opere successive e soprattutto nella cosiddetta «trilogia popolare» (Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata) che conclude una fase della produzione verdiana e ne apre un'altra più profonda e innovatrice di cui già sono visibili le tracce nella Traviata. In questo melodramma, ispirato al dramma di A. Dumas figlio «La Signora delle Camelie», i contrasti passionali, che erano uno degli aspetti più caratteristici delle composizioni verdiane, sono smorzati e il musicista si dedica all'analisi delle sfumature dei sentimenti, che la musica traduce fedelmente. Oltre che per la partitura, che presenta molte novità (ricordiamo i preludi agli atti I e III, che sostituiscono l'ouverture), La Traviata è importante perché è ambientata nell'epoca contemporanea. Dopo La Traviata, Verdi si accostò al grand-opéra e iniziò una fase di ricerca che culmina ne Il Ballo in Maschera (1859), in cui le funzioni orchestrali sono arricchite, le strutture dell'opera sono più articolate, i drammi sono più complessi ed hanno un'ampia e accurata ambientazione storica (Aida, 1871). Ne «Il ballo in maschera» Verdi usa anche un leitmotiv per individuare la vicenda principale. Con Otello (1887) viene definitivamente superata la forma chiusa, caratteristica del melodramma italiano. L'opera non è più suddivisa in arie e duetti intervallati da recitativi, ma queste forme chiuse sono fuse in un discorso unitario. Con Falstaff (1893), Verdi ritorna all'opera comica e porta a compimento il processo di rinnovamento del melodramma italiano iniziato con Otello: alle forme chiuse è sostituito un «continuum» fra melodia e declamato, mentre l'orchestra assume un ruolo fondamentale nell'azione drammatica. Wagner attuò una vera e propria rivoluzione in campo operistico. Egli, infatti, si liberò dagli schemi e dalle convenzioni melodrammatiche tradizionali: rinunciò alle forme chiuse, abolì la divisione rigida tra aria e recitativo, adottò la «declamazione drammatica» del testo ed assegnò al tema conduttore (leitmotiv) una funzione di primaria importanza all'interno del dramma. In questo modo alla musica veniva affidato il compito di creare l'azione. Wagner fu dunque il creatore di un nuovo tipo di melodramma in cui l'orchestra e i singoli strumenti hanno la stessa importanza delle voci. Nel melodramma wagneriano si fondono perfettamente tutte le arti: musica, libretto, scenografia, coreografia, regia. Capolavoro è la tetralogia L'Anello del Nibelungo (1846-1876), che comprende le opere L'Oro del Reno, Valchiria, Sigfrido, Il Crepuscolo degli Dei, ispirate alla saga nordica dell'Edda e alla leggenda germanica dei Nibelunghi. Qui, il leitmotiv è usato per riferirsi a personaggi, idee, stati d'animo e situazioni.

SVILUPPO DEL MELODRAMMA DOPO VERDI E WAGNER

In Francia verso la fine del sec. XIX si diffonde il melodramma naturalista che fu anticipato dall'opera Carmen (1875) di G. Bizet (1838-1875), il quale introduce il realismo ambientale e psicologico nell'opéra-comique, anticipando alcune caratteristiche che saranno proprie dell'opera naturalista e che tocca uno dei momenti più alti con la Manon (1884) di J. Massenet (1842-1912). Anche Manon continua la tradizione dell'opéra-comique, ma con una novità: i recitativi sono parlati sulla musica. In Italia principale rappresentante del teatro lirico verista fu G. Puccini (1858-1924) che nelle sue opere (Bohème, 1896; Madame Butterfly, 1904) curò molto l'ambientazione e fu attento agli sviluppi del linguaggio musicale contemporaneo. Caratteristica del linguaggio pucciniano è la vena melodica in cui il canto predomina sull'orchestra. Alla scuola verista appartengono anche R. Leoncavallo (1857-1919) e P. Mascagni (1863-1945). Contemporaneo di Puccini è R. Strauss (1864-1949) autore di numerose opere fra cui ricordiamo Salomé (1905) e Il Cavaliere della Rosa (1911). Nella seconda metà dell'Ottocento nei paesi slavi fiorirono le scuole nazionali. La migliore espressione in campo operistico è il Boris Godunov (1874) di M. Musorgskij (1839-1881). Vero protagonista dell'opera è il popolo russo, oppresso e sfruttato. Nell'opera sono ripresi e sviluppati i canti popolari e la musica contribuisce a definire i personaggi ed il loro carattere.

L'OPERA NEL 1900

Agli inizi del XX sec. ci fu una reazione al predominio del melodramma tradizionale da parte delle correnti musicali più avanzate che ricercarono altre soluzioni armoniche e melodiche. Con Pelléas et Mélisande (1902) di C. Debussy (1862-1918) si compie il passaggio ad un nuovo tipo di linguaggio operistico-musicale. L'opera di Debussy è priva di melodia e di azione e si sviluppa attraverso una successione di quadri scenici, mentre il canto è sostituito da un tipo di «recitativo declamato» basato sui valori fonici della parola. Il dramma musicale perde nel corso del secolo, e soprattutto con le innovazioni in campo teorico musicale come la dodecafonia e la tecnica seriale, il carattere di spettacolo popolare che aveva avuto nel secolo precedente. Stravinskij e Hindemith, Prokof'ev, Petrassi e Dallapiccola e gli altri compositori contemporanei si accostano al teatro lirico come esperienza individuale non riconducibile ad una categoria definita. Importante a questo riguardo è la nascita del genere dell'opera da camera che viene privilegiata dagli autori contemporanei per la brevità, i pochi personaggi, le proporzioni ridotte dell'orchestra e la semplicità della scenografia. Fra i musicisti che hanno praticato opere da camera ricordiamo: Stravinskij, Hindemith, Britten, Menotti, Petrassi, Berio.

L'OPERETTA

L'operetta è un genere di teatro musicale che unisce, alternandole, parti musicali con brani cantati, recitativi e spesso anche danze. Nacque in Francia ed in Austria nell'800 ed ebbe poi fortuna e sviluppo in molti altri paesi europei fino al 1930 quando, con la sua decadenza, iniziarono a nascere nuovi generi musicali come la rivista, più danzata, il cabaret, più parlato e il musical americano, di maggior respiro. L'operetta fu lo specchio, a volte ironico e satirico, a volte sentimentale, di precisi aspetti sociali, culturali e di costume del mondo borghese ottocentesco. L'operetta deriva specificatamente dall'opéra comique e dal vaudeville; in Francia i primi autori furono Offenbach e Hervé che impressero ai loro lavori un tono decisamente ironico e pungente. Offenbach accentuò maggiormente la satira nei confronti dell'opera lirica, mentre Hervé preferì la satira politica. Tra le loro opere ricordiamo: La belle Hélène (1864), Orphée aux enfers (1858), La perle de l'Alsace (1854), Mam'zelle Nitouche, nota in Italia con il titolo Santerellina (1883). In Austria l'operetta ebbe particolare fortuna, acquistando maggiore popolarità e divenendo anche più sentimentale e gaia. I maggiori autori di operette viennesi sono sicuramente da ritenersi J. Strauss figlio, con i suoi impareggiabili ed indimenticabili valzer, fra cui ricordiamo Carnevale a Roma (1873), Il pipistrello (1874), Lo Zingaro Barone (1885) e F. Lehar, sapiente amalgamatore di chiaroscuri sentimentali di cui ricordiamo la celebre Vedova allegra (1905), La danza delle libellule (1922), Il paese del sorriso (1929). In Italia la produzione si sviluppò soprattutto nel '900; ricordiamo, tra gli altri, V. Ranzato con Il Paese dei campanelli (1923) e Cincillà (1925).
 

         

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