INTRODUZIONE
Per «tarda
antichità» si intende convenzionalmente quel periodo che va dalla
metà del III sec. d.C. (età degli imperatori militari) alla fine
del VI (morte di papa Gregorio Magno nel 604 circa).
Essa comprende quindi
l'ultima fase dell'impero romano, con la tetrarchia, la divisione tra impero
d'oriente e d'occidente, sino alla dissoluzione di quest'ultimo da parte delle
popolazioni barbariche. Fenomeno di primaria importanza fu l'emergere ed il
definitivo affermarsi di una nuova religione, il cristianesimo, che,
inizialmente diffusa tra genti di umili origini (legate agli immigrati orientali
ed ai commercianti), riuscì a divenire con Teodosio (fine IV sec.) la
professione di fede ufficiale dello Stato.
Questo periodo non ha sempre
goduto del favore della critica: la sua «riscoperta» e valutazione
è anzi recente. Se con la metà del XVIII sec. lo storico inglese
Edward Gibbon vi si dedicava sistematicamente, è solo dalla fine
dell'Ottocento, con la «scuola di Vienna» ed in particolare l'opera di
Alois Riegl, che si ha un adeguato apprezzamento delle manifestazioni
artistiche.
L'ETA' DELLA TETRARCHIA
Il periodo tetrarchico (fine III sec.), così
detto per la contemporanea presenza di quattro imperatori, pur nella sua
brevità, incise profondamente sulla compagine sociale e politica
dell'impero, contribuendo soprattutto ad irrigidire la struttura dello
Stato.
Tra le manifestazioni architettoniche, simbolo di un potere
accentrato ed assoluto, va ricordato il palazzo di Diocleziano a Spalato (presso
l'antica Salona), nel quale l'imperatore si ritirò dopo l'abdicazione (in
esso si insediò poi il nucleo urbano medievale di Spalato), e che
rispecchia l'articolazione di un accampamento militare; e la grande villa del
Casale presso Piazza Armerina (tra Enna e Caltanissetta), già ritenuta di
proprietà imperiale, ma più probabilmente di un importante
senatore, completamente pavimentata da preziosi mosaici raffiguranti scene di
caccia, di vita quotidiana e di spettacoli circensi.
In scultura prevale
una risoluta definizione plastica dei volumi, nitidamente scanditi
(«Tetrarchi» di Venezia, da Costantinopoli).
CRISTIANESIMO E IMPERO
E' con Costantino che il cristianesimo può
manifestarsi senza più timori ed affermarsi attraverso costruzioni per il
culto appositamente progettate. Spetta infatti all'imperatore l'emanazione nel
313 d.C. del cosiddetto «editto di Milano», col quale si proclamava la
libertà di culto per i cristiani.
In precedenza i cristiani si
riunivano in case private, dette con termine latino «domus ecclesiae»,
case della comunità (la più antica conservata si trova a Doura
Europos, in Asia Minore).
Già prima però sono documentati i
primi passi della nuova religione (che trovò fertile terreno
nell'orientamento spiritualistico della cultura dell'impero sin dal I sec. d.C.)
attraverso le testimonianze fornite dalle catacombe.
Il termine (derivato
da una località della via Appi presso Roma, e convenzionalmente estesosi)
indica lunghe gallerie scavate nella roccia e adibite a cimitero.
Roma,
grazie alla natura del terreno, presenta il massimo sviluppo di tale forma, ma
non ne sono prive anche altre città (ad esempio Napoli e
Siracusa).
Per la legge romana le sepolture dovevano rigorosamente essere
all'esterno della cerchia muraria. Così nel corso dell'alto medioevo le
catacombe vennero progressivamente abbandonate, soprattutto per la
pericolosità rappresentata dal suburbio. Esse vennero riscoperte solo nel
XVI sec., ed è grande merito di S. Filippo Neri e della congregazione da
lui fondata (i Filippini) averne ravvivato il culto.
Le sepolture si
presentavano in forma molto semplice («loculo») o più complessa
(«arcosolio»).
Esse non sono riservate esclusivamente ai
cristiani: vi sono infatti casi di catacombe pagane o giudaiche.
Qui
apparvero i primi simboli della nuova religione (il pesce e l'àncora,
simboli di Cristo; la palma, simbolo del martirio ecc.) e qui si iniziò a
dare forma alla divinità, fatto che nella religione ebraica, dalla quale
quella cristiana deriva, era rigorosamente vietato.
Cristo ad esempio viene
raffigurato innanzi tutto come giovane imberbe e sapiente («Cristo
filosofo»); solo in un secondo tempo (col IV sec.) assumerà un
atteggiamento accigliato e solenne, caratterizzato da una fluente barba (tipo
siriaco).
MILANO
Milano diviene una delle due capitali dell'impero
sotto il governo di Massimiano (286-305 d.C.). La città deve così
dotarsi delle infrastrutture necessarie per la permanenza della corte (palazzo
imperiale, terme, circo, uffici per l'amministrazione ecc.), e si ingrandisce,
richiedendo la costruzione di nuovi tratti delle mura. Accanto all'imperatore
grandeggia in città la figura del vescovo: dal 374 è eletto
infatti Ambrogio, protagonista della lotta contro gli ariani (eresia presto
sorta ad Oriente, a cui aveva aderito la corte, che riteneva Cristo, in quanto
fattosi uomo, partecipe di un grado di divinità inferiore a quello di Dio
padre).
E' grazie agli scritti di Ambrogio che siamo informati con
sufficiente precisione degli edifici cristiani di Milano: esisteva una
cattedrale vecchia, una più recente e grande dedicata al Salvatore (e poi
a S. Tecla), ed una basilica Portiana. Lo stesso vescovo fece costruire una
basilica dedicata ai martiri (attuale S. Ambrogio), una dedicata agli Apostoli
(attuale S. Nazaro), la basilica di S. Dionigi e forse quella di S.
Simpliciano.
Nessuna notizia si possiede invece al riguardo di S. Lorenzo,
uno dei più famosi edifici dell'Occidente cristiano, sorto tra la fine
del IV e gli inizi del V sec., riutilizzando pietre della vicina arena. Il
grande edificio a pianta centrale, anticamente preceduto da quadriportico,
è articolato attraverso l'innesto di tre cappelle (S. Sisto, S. Ippolito,
S. Aquilino). In S. Aquilino, forse destinata a mausoleo imperiale, vi sono
ancora preziosi resti di mosaici parietali.
La basilica di Sant'Ambrogio a Milano
RAVENNA
Col 402 l'imperatore Onorio, temendo per la
posizione eccessivamente esposta di Milano, si rifugia con la corte nella ben
difesa Ravenna, circondata dalle acque e a breve distanza dal porto di Classe,
sede della flotta imperiale.
Come nel caso di Milano la città viene
ben presto impreziosita da nuovi edifici.
Committenti privilegiati sono
naturalmente i membri della corte ed i familiari dell'imperatore. Va ricordata
in particolare la sorella Galla Placidia, fondatrice delle basiliche di S.
Giovanni Evangelista e di S. Croce. Legata all'atrio (ardica) di quest'ultima
è la piccola costruzione del cosiddetto «mausoleo di Galla
Placidia», raffinato scrigno interamente trasfigurato dalla decorazione
musiva.
Alla fine del V sec. Ravenna diviene residenza di Teodorico, capo
della popolazione barbarica dei Goti e signore d'Italia. Egli fa costruire nei
pressi del suo palazzo la basilica di S. Apollinare Nuovo e fuori dalle mura il
proprio sepolcro, esempio dell'incontro tra la cultura barbara e la sempre viva
esperienza classica.
Scomparso il regno goto dopo la lunga e sanguinosa
guerra che l'aveva contrapposto a Giustiniano, Ravenna si arricchisce di un
nuovo straordinario monumento: la basilica di S. Vitale.
E' un corpo
ottagono (con atrio collocato tangente ad uno spigolo) scandito da grandi
pilastri e circondato da un deambulatorio; il presbiterio, non assiale, è
interamente rivestito da mosaici, tra i quali spiccano due pannelli raffiguranti
la consacrazione della basilica da parte del vescovo Massimiano e degli
imperatori Giustiniano e Teodora (i quali però non visitarono mai
Ravenna). Si tratta quindi di un avvenimento simbolico, e questa natura è
sottolineata dal fasto smagliante dei colori e dall'annullamento totale di ogni
realtà spaziale: la corte sembra vivere in una dimensione eterea, che
nulla ha in comune con l'esperienza quotidiana.
La chiesa di Sant'Apollinare in Classe a Ravenna
COSTANTINOPOLI
La città venne fondata nel 330 da Costantino
sul luogo già occupato da un insediamento greco (Bisanzio). Ormai il
ruolo politico ed amministrativo di Roma si era affievolito e occorreva una
capitale nuova, dalla quale poter agevolmente controllare le turbolente
frontiere. Essa venne concepita come una «seconda Roma», e con la
divisione dell'impero alla morte di Teodosio divenne capitale della parte
d'oriente (ruolo che mantenne con alterne fortune sino alla conquista turca del
1453).
Il nucleo urbano fondamentale è costituito dal palazzo
imperiale, presso il quale venne eretta una cappella che presto divenne la
chiesa principale (S. Sofia), e l'ippodromo, nel quale si riuniva il popolo per
le cerimonie più importanti e per i giochi.
Qui si trova ancora
l'obelisco eretto dall'imperatore Teodosio, la cui base costituisce una delle
più importanti testimonianze della scultura tardo-antica. Centro della
vita cittadina era il foro di Costantino, nel quale venne collocata una colonna
commemorativa dell'imperatore.
La basilica di Santa Sofia (in greco
«sapienza» e riferita a quella divina che assiste l'imperatore)
è forse la più significativa realizzazione architettonica di
questo periodo: la poderosa struttura, accentrata da una cupola di dimensioni
inusitate (presto crollata e ricostruita), è completamente trasformata
dalla luce che la pervade e ne modula con effetti pittorici gli spazi.
Pianta e sezione della moschea di Santa Sofia
La moschea di Santa Sofia a Istanbul