Rettili.

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VITA DEGLI ANIMALI - RETTILI

INTRODUZIONE: I RETTILI

Linneo, l'ordinatore della scienza zoologica, chiamò Amphibi (viventi in due modi) quella schiera di vertebrati che era prima compresa in parte fra i mammiferi, in parte fra i vermi. Oken li chiamò Lork, o Lurk, nome che si dà, in Germania, al rospo. Cuvier li denominò Rettili (Reptilia). In seguito, altri naturalisti diedero sempre maggiore importanza alle differenze di forma, di struttura e di sviluppo, per cui divisero il gruppo in due parti: Rettili e Anfibi (o Batraci). Altri fecero la distinzione fra Rettili Scagliosi e Rettili Nudi. I Rettili sono vertebrati a sangue freddo con respirazione polmonare; hanno il cuore che presenta orecchiette più o meno complete e ventricoli imperfettamente divisi. Il loro rivestimento è costituito da squame o piastre ossee. Si dicono animali a sangue freddo, perché la temperatura dei loro corpo è quella dell'ambiente in cui vivono o, tutt'al più, è a questa superiore in misura minima. La forma esterna è poco armoniosa: infatti, in alcuni rettili il corpo è tondeggiante, mentre in altri è allungato a forma di verme. Il collo può essere corto e immobile oppure lungo ed articolato; le zampe, ove sussistano, sono poste molto lateralmente rispetto al corpo, cosicché servono piuttosto come leve per sospingerlo che non come appoggi per sostenerlo. I sauri hanno squame sottili, simili a laminette ossee, i cui margini si sovrappongono come avviene per le tegole del tetto. Altre volte, invece, la pelle si presenta composta di due parti: il derma, formato da fibre, e l'epidermide, simile ad una vernice indurita, che si rinnova di tempo in tempo. Il derma forma sia rilievi semplici che granulosi, sia verruche, papille o anche vere sporgenze; nei coccodrilli compaiono vere piastre ossee, che affondano nello spessore della pelle stessa, mentre nelle testuggini, queste formazioni ossee cutanee si saldano molto per tempo con le ossa dello scheletro per formare la corazza, mentre su di essa l'epidermide, fattasi spessa e cornea, costituisce la superficie della piastra.

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Lo scheletro dei Rettili è quasi completamente ossificato e presenta tante di quelle differenze, riguardo alla disposizione delle singole parti, che se ne può appena dire qualcosa in generale. Il cranio è appiattito e l'apparato mascellare, comprese le ossa del muso, grandemente sviluppato. L'occipitale ha la forma anch'essa singola, e due parti laterali, spesso allungate trasversalmente; si nota sempre la presenza di un solo capo o condilo, ordinariamente molto sporgente e convesso, che si adatta alla cavità articolare della prima vertebra e per questa caratteristica si distingue dalle ossa occipitali degli anfibi, che posseggono costantemente due condili. Lo sfenoide, per lo più rudimentale, tranne che nei sauri e nei serpenti, dove è assai sviluppato, si articola con le ossa pterigoidee. Le ossa parietali, fuse quasi sempre in una sola lamina, portano spesso un'alta cresta ossea. Nei serpenti il parietale si unisce anteriormente all'osso frontale, il quale termina ripiegato, costituendo la volta dell'orbita. L'osso nasale che manca solo raramente, forma l'apice estremo della volta del cranio e ricopre le ossa turbinate che, nelle cavità nasali, si sviluppano in cartilagini. Si nota la presenza di un particolare osso lacrimale. Le ossa temporali sono riunite da suture ossee mobili o da articolazioni più o meno sciolte, permettendo, così, un notevole allargamento della bocca. L'apparato mascellare palatino è assai vario; nei serpenti è mobile, mentre nelle testuggini e nei coccodrilli è del tutto immobile, tranne che nell'articolazione della mascella inferiore. L'osso intermascellare, ora singolo, ora doppio, è articolato con le ossa nasali e con il vomere. In alcuni rettili, invece, è incuneato fissamente; in questo caso sono mobili le ossa palatine e le due branche della mascella inferiore, che si presentano riunite solo da tendini o da muscoli e che possono essere allontanate o ravvicinate a volontà dell'animale. La mascella inferiore è composta di quattro o sei pezzi. Mentre le testuggini hanno i margini delle mascelle muniti di listelli cornei affilati, tutti gli altri rettili hanno denti, in genere, a forma di uncino; non mancano anche denti con struttura più complessa, la cui corona è intaccata o dentellata. I denti, infissi in un solco poco profondo, stanno attaccati alle ossa per mezzo di un tessuto corneo fitto e tendinoso; mentre in alcuni, però, sono collocati sui margini delle mascelle e saldati con i medesimi, formando, così, una specie di crosta, in altri sono incastrati in appositi alveoli.

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La colonna vertebrale è ossificata e distinta in vertebre; le costole sono sempre perfettamente sviluppate. Negli ofidi più che negli altri rettili raggiungono la massima mobilità, mentre nelle tartarughe si saldano insieme e costituiscono in massima parte la porzione ossea della scaglia dorsale. Gli organi della digestione sono assai diversi per ogni specie d'animale. La lingua, ad esempio, nei coccodrilli altro non è che una specie di rigonfiamento, che giace immobile sul fondo della bocca ed è saldato con questa; nelle testuggini, invece, è corta e carnosa; nelle lucertole e nei serpenti è divisa in punte lunghe e filiformi. La faringe è ampia e, in alcuni casi, molto dilatabile, passando insensibilmente nell'ampio ventricolo, il quale, verso l'intestino, presenta una piega o una valvola. L'intestino è ampio, poco circonvoluto, e perciò breve; il retto ha spesso un sacco cieco e un'ampia cloaca. Sempre presenti sono il fegato, le ghiandole salivari e la milza. Un discorso a parte sarà fatto per il veleno e le ghiandole che lo secernono. Gli organi della respirazione si allungano sempre in polmoni. La laringe è distinta e, d'ordinario, la trachea si divide in bronchi. E' molto difficile distinguere dove cominci l'una e dove finiscano gli altri, perché gli anelli cartilaginei della trachea possono continuare a presentarsi fin dentro i polmoni, mentre cellule polmonari si estendono sopra una gran parte della trachea stessa. Ordinariamente i polmoni sono due: hanno la forma di sacco e si estendono per tutta la cavità dell'addome: negli ofidi e nei sauri può accadere che il polmone sviluppato sia uno solo. Il cuore si compone di quattro cavità, due orecchiette e due ventricoli; questi ultimi due - tranne che nei coccodrilli - non sono perfettamente divisi, per cui il sangue dal ventricolo sinistro passa in quello destro. Nelle testuggini, nei serpenti e nella maggior parte dei sauri i vasi diretti al polmone e alle altre parti del corpo nascono dal ventricolo destro, mentre nei coccodrilli l'aorta destra parte dal ventricolo sinistro, e l'aorta sinistra e la polmonare nascono dal ventricolo destro. Per l'imperfezione delle pareti divisorie del cuore e per la permanenza di una disposizione embrionale, il sangue arterioso si mescola con quello venoso. Il sistema linfatico è particolarmente sviluppato e presenta numerosi cuori linfatici ritmicamente pulsanti.

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I reni sono molto sviluppati e variamente divisi in lobi. In alcuni rettili gli ureteri sboccano nella cloaca, mentre in altri esiste una vescica urinaria. Gli organi copulatori sono variamente conformati. L'encefalo è molto imperfetto, malgrado sia di gran lunga più sviluppato che negli anfibi e nei pesci. Esso si compone di tre masse midollari collocate le une dietro le altre e chiamate: cervello anteriore, cervello mediano, cervello posteriore. Tanto il cervello anteriore quanto quello posteriore, notevolmente sviluppati nei coccodrilli, sono molto rudimentali nelle testuggini e negli ofidi. Molto sviluppati, rispetto al cervello, sono, invece, il midollo spinale e i nervi. La vista primeggia fra tutti i sensi, sebbene l'occhio, d'ordinario, sia molto piccolo e, talvolta, nascosto interamente sotto la pelle. Caratteristica, per ogni specie, è la struttura della palpebra. Tale struttura è semplicissima nei serpenti; gli strati della pelle sul globo oculare si fanno trasparenti e convessi come un vetro d'orologio. Un umore analogo alle lacrime riempie lo spazio compreso fra il globo e la pelle e, per mezzo di un ampio canale, che parte dall'estremità interna dell'occhio, cola fra le cavità nasali. La palpebra superiore è poco sviluppata e consiste in una rigida piega cutanea semicartilaginosa, mentre quella inferiore, molto più ampia e mobile, spesso è rinforzata da una laminetta ossea oppure, dalla parte del globo oculare, presenta uno spazio trasparente e sfaccettato. Nella maggior parte delle lucertole, nelle testuggini e nei coccodrilli esiste anche una membrana nititante, munita anch'essa di una laminetta ossea, che dall'angolo interno dell'occhio può essere spinta più o meno innanzi sull'occhio stesso. Le parti interne dell'occhio differiscono un poco da quelle degli altri animali di grado più elevato. La mobilità della pupilla è, in genere, scarsa, ma, in alcuni casi, è, al contrario, veramente sorprendente: il camaleonte, per esempio, è in grado di muovere i suoi occhi in molti sensi, l'uno indipendentemente dall'altro. L'Iride può avere colori diversi e sempre molto vivaci; la pupilla, che in alcuni animali è tonda, in altri appare allungata verticalmente e, in questi casi, somiglia molto a quella dei gatti e dei gufi.

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L'udito è decisamente inferiore a quello degli animali più elevati: alle orecchie manca il padiglione e l'interno dell'organo ha una struttura molto più semplice di quella propria degli animali a sangue caldo. I Rettili, però, hanno la coclea che può essere di varie forme. L'orecchio mediano e la cavità del timpano sono variamente conformati. Mentre nei serpenti quest'ultima manca completamente, come mancano le membrane del timpano e la tromba d'Eustachio, in tutti gli altri ordini la cavità del timpano viene chiusa, dalla parte esterna, per mezzo di una membrana e, dalla parte interna, per mezzo di una corta è ampia tromba che si apre nelle fauci. Più che del tatto vero e proprio si potrebbe parlare di un senso speciale. E' noto, ad esempio, quanto i Rettili siano sensibili alle influenze esterne, e il piacere con cui se ne stanno al sole ne è prova sufficiente. Parimenti indebolito è il senso del gusto; molto difficile da precisare è il grado di sviluppo dell'odorato. Tutti i Rettili si sviluppano da uova che somigliano a quelle degli uccelli. Un guscio coriaceo, a volte elastico, con una piccola quantità di materia calcarea, contiene un tuorlo oleoso e una quantità variabile d'albume. Lo sviluppo dell'uovo comincia nell'ovidutto della madre, anche prima che questa lo deponga; in alcuni casi si vedrà come l'embrione giunga completamente a maturazione nell'ovidutto materno, cosicché il piccolo, perforato il guscio, viene partorito vivo. L'uovo fecondato presenta sulla superficie del tuorlo una specie di germe bianchiccio che costituirà il fulcro intorno al quale si organizzerà la formazione dell'embrione. Infatti, non appena questo comincia a svilupparsi, il germe si allunga e ben presto comincia a distinguersi nella parte centrale una cavità in cui saranno racchiusi il cervello e una specie di corda, inizio della colonna vertebrale. In questo primo periodo di sviluppo, la cavità cefalica si ripiega in misura notevolissima verso la parte anteriore dell'uovo nella stessa posizione che assumerebbe una persona che premesse il mento sul petto. Successivamente a questa fase incomincia la formazione della membrana dell'amnios, che avvolgerà tutto l'embrione; contemporaneamente sono pure abbozzati tutti gli altri sistemi organici. Sotto la piegatura della testa, da quello che non è altro che un ammasso di cellule sanguigne, si formerà il cuore, mentre cominceranno a delinearsi i vasi sanguigni.

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Ultimo a prendere aspetto compiuto sarà l'intestino, che inizierà la sua formazione, da una semplice scanalatura in contatto diretto con il tuorlo. A mano a mano che le pareti dell'addome si stringono, l'incavo si riduce e la comunicazione con l'esterno è affidata soltanto all'ombelico. A questo punto ha inizio la formazione dell'allantoide, membrana ricca di vasi, mediante la quale si effettua la respirazione dell'embrione. Verso la fine dello svolgimento dell'uovo, l'embrione, avvolto nell'amnios, mostra alla superficie dell'addome l'apertura ombelicale da cui sporgono gli avanzi del tuorlo (sotto forma di una vescica piriforme, munita di un peduncolo) e l'ampio sacco dell'allantoide: ben presto il canale del tuorlo si chiude. L'embrione perfora, allora, il sacco dell'amnios e quindi il guscio dell'uovo, servendosi di un dente affilato, che spunta dall'osso intermascellare e più tardi scompare. Dopo la nascita i vasi dell'allantoide si obliterano, mentre il polmone comincia ad entrare in funzione e l'ombelico si cicatrizza completamente senza lasciare traccia. Anche se la conoscenza che abbiamo del mondo animale primitivo è piuttosto sommaria, si può, a ragione, dire che i Rettili, animali da gran tempo esistenti sulla Terra, invece di progredire siano andati regredendo. Gli avanzi fossili ci presentano una numerosa serie di differenti forme, oggi del tutto scomparse: plesiosauri nel trias, testuggini, pterodattili, grandi sauri e coccodrilli nel periodo giurassico - tanto che questa epoca si può chiamare quella dei sauri - e finalmente, nel cretaceo, resti di lucertole giganti. Nelle formazioni terziarie, invece, tutti i Rettili sono ridotti alle forme attuali. Il caldo è, per i Rettili, condizione di vita; non troviamo, infatti, questi animali a nord delle zone temperate e le specie maggiori le troviamo proprio nelle zone torride. Le selve si possono considerare come la dimora preferita della maggior parte dei sauri; ciò non toglie che esistano alcuni tipi di testuggini o di serpenti che vivono nel mare o nelle acque dolci. Anche questi animali però ogni tanto salgono sulla terraferma.

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Tutte le specie della classe sono tutte vincolate al posto che abitano e nessun rettile, propriamente parlando, compie migrazioni. Le testuggini, ad esempio, possono passare dalle acque di un fiume a quelle vicine e stabilirvisi, ma se fra un braccio di acqua e un altro si estende la terraferma, questa costituisce un ostacolo insormontabile. La vita dei Rettili non si può paragonare né a quella dei mammiferi né a quella degli uccelli. In conseguenza del poco sviluppo della massa encefalica e della imperfetta circolazione del sangue, non si ritrova in essi che una pallida figurazione dell'astuzia, della vivacità, dell'agilità degli animali superiori. Il loro modo di camminare e di correre non è altro che uno strisciare col ventre al suolo e quelli che «volano», in realtà, si limitano soltanto a cadere dall'alto in basso, aiutandosi con delle espansioni cutanee che possono far pensare a delle ali. Le lucertole, in verità, corrono assai celermente, ma tengono le estremità talmente rivolte all'infuori che il loro modo di muoversi, rispetto ai mammiferi, può essere considerato impacciato. Nuotano in maniera assai differente gli uni dagli altri; ma, anche se alcuni hanno in orrore l'acqua, forse non un solo rettile vi potrebbe morire. Le testuggini fluviali muovono i piedi, muniti di una notevole membrana natatoria, come se fossero remi; quelle marine si avvantaggiano delle pinne; i coccodrilli si spostano con l'aiuto della coda, che è per loro un potente mezzo di locomozione di cui si servono come un remo a poppa di un battello. I serpenti e le lucertole scivolano sull'acqua con movimenti serpeggianti che compiono con una celerità sorprendente; nei serpenti marini veri e propri è la parte posteriore del corpo che diventa remo, in maniera assai singolare. Il bisogno, assai limitato, che essi sentono di respirare fa sì che anche specie esclusivamente terrestri possano rimanere a lungo nell'acqua. I Rettili si mostrano abilissimi nell'arrampicarsi. Molti hanno organi adatti (unghie foggiate a falce, oppure dita, che si allargano a forma di disco, con un solco nella parte inferiore) mediante i quali possono reggersi e muoversi con tutta sicurezza, come se fossero mosche, sulla parte inferiore di rami orizzontali o su qualsiasi superficie. I serpenti si arrampicano con la stessa tecnica con cui camminano o nuotano, ossia aiutandosi con movimenti serpeggianti; nel salire aderiscono alle ineguaglianze della corteccia degli alberi così fortemente da scongiurare il pericolo di scivolar giù involontariamente.

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I movimenti involontari sono sempre irregolari e incompleti. Nei Rettili il rapporto fra respirazione e circolazione è più indipendente di quanto accada nei vertebrati più elevati. Tutti, infatti, respirano lentamente e possono stare a lungo senza introdurre nuova aria; i movimenti, che guidano questo processo, sono volontari. Il cuore non manda che una piccola quantità di sangue ai polmoni perché si purifichi e il sangue ossigenato si mescoli in vari modi col sangue ricco di acido carbonico: per questo, la temperatura del loro corpo non s'innalza di molto al di sopra di quella dell'ambiente. Se a questi dati si aggiungono una grande indipendenza del complesso dei nervi dal cervello, una sensibilità ridotta e una grande tenacità di vita, ci si può rendere ragione della riuscita di alcuni esperimenti cui i Rettili furono sottoposti. Una tartaruga, cui fu legata strettamente la bocca e furono otturate le narici, sopravvisse per un intero mese; una testuggine, cui era stata mozzata la testa, muoveva ancora le membra dopo undici giorni; d'altra parte la testa mordeva ancora un bastone il giorno dopo che era stata staccata dal corpo; analogamente si comportavano la testa di un crotalo e quella di una vipera. Boyle pose una vipera sotto una campana di vetro da cui tolse l'aria; l'animale si gonfiò tutto, le mascelle si spalancarono, la glottide sporse sino al margine della mascella inferiore e la lingua era tutta di fuori; mezz'ora dopo che era stata sottoposta a questo supplizio essa dava ancora segni di vita e quando, dopo quasi un giorno, Boyle fece rientrare l'aria nella campana, la vipera chiuse e riaprì la bocca, e, stuzzicata, reagì ancora, debolmente. Tutti questi fatti provano come il cervello dei Rettili non abbia tutta quella ingerenza che si manifesta negli animali più elevati, ma piuttosto che ogni membro sia indipendente dagli altri. Ciò viene anche confermato dalla facilità con cui si riproducono le parti mozzate, tantoché lucertole o serpenti, ai quali sia stata troncata la coda, se ne fanno crescere un'altra. Le ferite, che sarebbero senz'altro mortali per altri animali, nei Rettili si cicatrizzano con grande facilità. Tutte le loro attività vitali aumentano con l'aumentare della temperatura e lo stesso serpente, in una calda giornata d'estate, è tutt'altro animale che in una giornata fredda. Siccome gli organi interni non sono in grado di produrre calore, i Rettili durante l'inverno cadono in una specie di rigido letargo per poter sopravvivere al freddo della stagione.

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Scarsissime sono le facoltà intellettuali dei Rettili: è impossibile, infatti, dato che il cervello ha così poco potere sul corpo, che sia sviluppata in alto grado quella intelligenza di cui il cervello è un organo. Le facoltà intellettuali sono in rapporto con la mole di questo e, mentre il cervello umano è più o meno la quarantesima parte del peso del corpo, quello della testuggine è quasi la duemillesima parte. Tutte le più alte facoltà sono, nei casi più favorevoli, appena accennate, come può accadere nelle macchine: tutt'al più si può loro riconoscere il potere di distinguere. Frequentemente, si osservano illusioni sensoriali o, in altre parole, imperfette percezioni di impressioni esterne e non è perciò il caso di parlare d'intelligenza. La conoscenza anche non perfetta dei luoghi, come pure di ciò che è mangiabile o no, il riconoscere i nemici e una certa passione sensuale sono le uniche prove delle loro capacità mentali. Solo nelle specie più elevate si notano una certa educabilità, un istinto che li porta a provvedere alla futura prole, un'eccitabilità che si manifesta in ira, malignità e malizia, e un po' di memoria. Solo in pochi (nei serpenti velenosi) c'è il giusto apprezzamento delle proprie forze, ma all'astuzia, che pure non è segno di intelligenza, non arriva alcun rettile. Malgrado le molte affermazioni, si può dire che in loro non vi sia affezionabilità ad alcun altro animale, né amore per l'altro sesso o per la prole. Essi vanno a stabilirsi in luoghi convenienti e sanno trovare dei comodi luoghi di riposo, come, per esempio, buche, fessure, tane e cavità in generale: abitano tali luoghi e li ricercano quando ritornano con la preda da un'escursione, ma tutto ciò non si può paragonare alla cura e «all'istinto artistico» con cui un mammifero scava la sua tana o un uccello costruisce il suo nido. Col tempo diventano timidi e diffidenti qualora soffrano persecuzioni, ma, forse, mai sono in grado di fare differenza fra un pericolo vero e uno immaginario. Un uomo immobile non desta in loro la minima paura: comincia ad essere considerato pericoloso solo quando si muove o fa rumore. I coccodrilli del Nilo, ad esempio, stimano l'uomo pericoloso, ma non fanno alcuna distinzione fra un bianco armato o un negro disarmato. Mentre uccelli e mammiferi si mostrano vivaci, o allegri, o tristi, o infastiditi a seconda dei casi, i Rettili, al massimo, appaiono rallegrati da un pasto abbondante o dal calore del sole. Alcuni serpenti sembrano divertirsi al suono della musica - tutti hanno presente l'immagine del fachiro che fa danzare il cobra - ma io non so dire se esista una relazione, e quale essa sia, fra la melodia e il loro operare.
Ogni rettile può essere, fino a un certo punto, ammansito, cioè può abituarsi al fatto che un uomo gli procuri il nutrimento; naturalmente esso si abitua alla azione, ma non è in grado di riconoscere un uomo da un altro. Tali rettili, ammansiti, sono anche capaci di ferire colui che ne ha cura e non si può supporre in essi alcuna affezione per il custode.

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Il rettile non stringe mai relazione di amicizia con alcun membro della sua classe né con altri animali in generale. Tutt'al più lo si può indurre a non aver paura e a restare indifferente. L'istinto sociale è sconosciuto: molte cose si sono dette intorno all'amor paterno del coccodrillo e di alcuni serpenti, che addirittura nasconderebbero nelle loro fauci i piccoli nati per salvarli dai pericoli. Ma probabilmente si tratta di dicerie. Pochi sono i Rettili superiori che non possono emettere suoni, ma un gran numero di Rettili è muto. Le testuggini soffiano e fischiano; alcuni sauri e serpenti fanno udire un fischio più o meno sonoro, e solo i coccodrilli e i gechi sono in grado di emettere suoni forti e, qualche volta, perfino armoniosi. La maggior parte dei Rettili è costituita da animali notturni: il loro numero è superiore a quello dei diurni molto più di quanto non si creda. Tutte le testuggini sono animali notturni, tranne quelle che vivono sulla terra asciutta. I coccodrilli iniziano la loro caccia al calar del sole, anche se, di giorno, non si lascino sfuggire l'occasione per far bottino. Invece, le lucertole e anche la maggior parte dei serpenti innocui si possono considerare perfetti animali diurni, mentre i gechi e quasi tutti i serpenti velenosi vanno in cerca di prede solo dopo il tramonto. L'acqua influisce in maniera determinante sulle abitudini di vita del rettile, nel senso che l'animale acquatico fa poca differenza fra le varie ore del giorno, al contrario dell'animale terragnolo; eppure il maggior numero di essi comincia ad essere attivo solo di notte. Tutti i Rettili sono predoni (tranne alcune specie di lucertole e di tartarughe terragnole) e alcuni di essi sono tanto pericolosi e voraci da poter gareggiare con tigri e leoni. Qualsiasi animale è buono per saziare la loro fame: i coccodrilli si slanciano perfino contro mammiferi della grossezza di un bue o di un cavallo, non risparmiando, all'occasione, neanche l'uomo; logicamente insidiano più spesso i mammiferi di piccola mole. Le testuggini, oltre che di pesci, si nutrono di piccoli mammiferi, uccelli, rettili minori, anfibi, cefalopodi, conchiferi, insetti, crostacei, vermi; i serpenti aggrediscono, principalmente, i vertebrati. Quasi tutti inghiottiscono la preda intera; pochi, specialmente coccodrilli e testuggini, sono quelli che la mangiano dopo averla sminuzzata; così fanno quelli che si nutrono di piante. Tutti, senza eccezione, bevono. La fame dei Rettili cresce col crescere della temperatura e durante la stagione calda fanno provvista di cibo per l'inverno; in proporzione alla loro mole, però, mangiano meno dei mammiferi e degli uccelli, e, seppure ingrassano, non diventano mai così pieni come questi ultimi.
Le testuggini e i coccodrilli rinnovano la loro epidermide per desquamazione, come i mammiferi e gli uccelli; tutti gli altri Rettili si spogliano, cioè si liberano della epidermide, più o meno completamente, in una volta sola, cosicché, volgarmente, si può parlare di «camicie di serpenti». Dopo questa operazione sono, in genere, molto affamati, quasi a dover ricuperare la perdita sofferta.

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All'inizio della primavera, anche nei Rettili si risveglia il desiderio della riproduzione. Questo periodo coincide con le prime giornate calde per quegli animali che abitano le regioni settentrionali, mentre quelli che vivono nelle regioni calde diventano attivi nelle prime giornate di pioggia. Alcuni, mossi dal desiderio, lottano furiosamente fra loro: i coccodrilli, per esempio, si inseguono e si danno battaglia con ferocia, non diversamente da come fanno le lucertole; i serpenti si radunano in gran numero in determinati luoghi, si aggomitolano fra loro, fischiano e danno ancora altri segni della loro eccitazione. L'accoppiamento dura giorni - a volte settimane -, ma dopo di esso sopravviene una completa indifferenza fra i due sessi. Qualche tempo dopo, la femmina sceglie un posto dove poter deporre le uova (qualora non partorisca i figli vivi). Il nido, se così si può chiamare, consiste o in un buco, scavato nel suolo, o in cavità tra muschi e foglie in luoghi caldi e umidi. Il calore del sole, o quello sviluppato dalla fermentazione di materie vegetali, matura le uova di cui essi non si danno alcun pensiero. All'approssimarsi dell'inverno, o della stagione secca, i Rettili si nascondono in profondità, sotto la terra, e cadono in un irrigidimento simile alla morte, che corrisponde al letargo di certi mammiferi. Alcuni rettili fanno eccezione a questo comportamento: nelle regioni umide del Brasile le testuggini terragnole sono attive tutto l'anno; i coccodrilli che vivono nei grandi fiumi non cadono mai in letargo, mentre quelli che abitano luoghi soggetti a periodi di siccità si sotterrano nella fanghiglia. Humboldt dice che gli indigeni raccontano di aver visto, a volte, la sponda delle paludi sollevarsi lentamente e poi, tutt'a un tratto, verificarsi una specie di eruzione di fango, accompagnata da un sordo fracasso. Chi conosce il fenomeno, fugge immediatamente, perché sa che un gigantesco boa o un corazzato coccodrillo si sta risvegliando con le prime piogge. Sembra che non tutti i Rettili cadano in perfetto letargo, ma che molti siano vinti da una specie di sonnolenza, tant'è vero che alcuni mantengono una certa mobilità o, per lo più, la riacquistano, quando si verificano determinate circostanze. Un crotalo, avvicinato al fuoco, si svegliava immediatamente, mentre, portato al freddo, di nuovo si irrigidiva (spesso, però, queste prove causano la morte dell'animale).

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E' cosa facilmente concepibile come animali, che allo stato di veglia possono stare per mesi interi senza cibo, possano vivere un inverno completo senza mangiare; tuttavia, che in letargo ci sia un consumo di umori, è provato dal fatto che quegli individui, che nell'autunno hanno sofferto la fame, durante lo stato letargico periscono. La loro perdita di peso può essere anche notevole; una testuggine di poco più di due chili, perdette, durante l'inverno, più di mezzo chilo di peso. Naturalmente, non è facile sapere fino a che punto essi sospendano le loro attività corporali: è probabile che in essi la circolazione risulti notevolmente rallentata e che la sola respirazione venga totalmente a cessare. Se non sono riparati convenientemente, un freddo intenso e prolungato può anche ucciderli, perché, forse, il sangue si gela, la circolazione cessa completamente e sopravviene la morte. Tutti i Rettili, senza eccezione, crescono con lentezza incredibile, la stessa lentezza che si riscontra in tutte le manifestazioni della loro vita; a questo, forse, si deve attribuire la loro grandissima longevità. Si parla di testuggini che hanno raggiunto i cento anni in schiavitù. Non sembra che vadano soggetti a malattie, malgrado se ne siano osservate in animali in cattività. Sembra che nessun animale muoia di morte naturale, ma tutti finiscono la loro vita di morte violenta o, per lo più, in seguito ad influenze esterne. «In tutto il regno animale non è classe, dove l'utile e il danno siano così spiccati come nella specie dei pesci e dei Rettili. Mentre i pesci, infatti, sono quasi tutti commestibili e forniscono cibo a intere popolazioni, non c'è rettile alcuno che possa mangiarsi, ad eccezione di alcune tartarughe o di altre bestie, che, però, sono gradite solo a qualche selvaggio. Mentre l'intera classe dei pesci solletica il palato, quella dei Rettili desta ribrezzo, o almeno paura, anche se talvolta si possano ammirare i bei colori dei serpenti, l'innocuo comportamento delle lucertole, e le qualità alimentari delle tartarughe. Essi eccitano in noi le stesse sensazioni che ci destano i mammiferi immondi». Questo è quanto dice il naturalista Oken. In realtà, le mie idee non coincidono completamente con le sue: io non sono amico dei Rettili, ma sostengo che essi meritano la nostra attenzione non meno di tutti gli altri animali, ci siano essi utili o no. Dobbiamo spogliarci di opinioni preconcette, di quel senso di odio che abbiamo ereditato da antica tradizione. Da secoli la storia naturale si affatica a liberare l'umanità da un pregiudizio che offusca anche le menti più colte, ma non è ancora riuscita a far scomparire il senso di disgusto, che prende alcuni alla vista del più innocuo orbettino. Lucertole e bisce, che un fanciullo potrebbe uccidere con un sol colpo di bastone, fanno ancora tremare persone che pur si dicono civili. Non è strano che persone come noi si lascino prendere dalla paura, come se fossero fanciulli, di esseri tanto inferiori a noi? Non è vergognoso per noi tenere un contegno che è simile a quello delle scimmie, nostre caricature? Qualsiasi predica e qualsiasi assicurazione troveranno sempre la stessa obiezione: «e vi morderà il calcagno», per scusare una paura vigliacca o un'ignoranza indegna.

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Ora io sono ben lungi dal voler procurare amici ai Rettili: non ho intenzione di considerare innocuo il veleno di una vipera o ottusi i denti di un coccodrillo. So benissimo che i vantaggi, che dall'intera classe possono derivare all'uomo, sono ben poca cosa e che, al contrario, i danni, procurati da un sol rettile, non si possono minimizzare. E' vero che la maggior parte dei Rettili si nutre di esseri a noi dannosi (i serpenti sono divoratori di topi, insetti, lumache e vermi) e quelli che si nutrono di piante non ci procurano alcun male, ma è talmente irrilevante la quantità di cibo di cui hanno bisogno che il vantaggio risultante non può essere invocato. Io condanno senza riguardo qualunque crudeltà l'uomo eserciti su di un animale, ogni inutile uccisione, ma mi sento in dovere di scusare colui che, spaventato da una biscia, le schiacci il capo. Se un naturalista pretende di difendere una vipera, perché si nutre di topi, io credo che questo atteggiamento sia eccessivo. Una vipera può essere scambiata, con funeste conseguenze, per una biscia innocente: perché, dunque, l'uomo non dovrà guardarsene e non potrà valersi del diritto del più forte? E' meglio sterminare tutta la stirpe delle bisce, piuttosto che permettere che un solo individuo si sbagli e sconti l'errore con la vita. In ogni modo, ho sempre desiderato che ogni uomo si adoperi per imparare a conoscere i Rettili. Io credo che naturalista è colui che è in grado di strappare al serpente i denti del veleno, perché «non c'è miglior rimedio, contro il morso di una vipera, che il conoscerla perfettamente».

Rettili: nozioni generali e abitudini curiose

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