Animali Pesci Brotulidi

 

 
    

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Animali Pesci Brotulidi

  

Animali - Indice

Animali Pesci Brotulidi

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VITA DEGLI ANIMALI - PESCI - BROTULIDI

INTRODUZIONE

I pesci che compongono la famiglia dei Brotulidi hanno un corpo molto allungato, terminante con una punta nella regione caudale. Grossa è la testa; in essa si apre una bocca di medie dimensioni provvista di minuscoli denti. Molto piccoli quasi atrofizzati sono gli occhi. Numerose squame cicloidi rivestono interamente il corpo; questo, in rapporto al particolare habitat di questi animali è del tutto privo di pigmenti.

PESCE DI GRIMALDI PROFONDISSIMO (Grimaldichthys profundissimus)

Il Pesce di Grimaldi Profondissimo è lungo in media 22 centimetri. Il suo corpo, alquanto tozzo nella porzione anteriore, si fa sempre più affusolato e sottile caudalmente. I denti sono piccolissimi e sono uniti tra loro a formare delle specie di placche. La pinna dorsale è lunghissima e si connette alla caudale; lunghe sono pure le pinne pettorali, sorrette da raggi molli e che, essendo privi di membrana, sono indipendenti tra loro. La colorazione è assai povera e si limita a una tinta giallo-biancastra uniformemente distribuita su dorso e ventre. Il Pesce di Grimaldi Profondissimo deve il suo nome al fatto di detenere, tra i Vertebrati, il primato assoluto di profondità; ne sono stati infatti pescati esemplari a oltre 6.000 metri sotto il livello del mare.

PESCE DI GRIMALDI SQUAMOSO (Grimaldichthys squamosus)

Leggermente più grande del profondissimo, il Pesce di Grimaldi Squamoso raggiunge talora la lunghezza di trenta centimetri. Il corpo, dalla caratteristica rastrematura caudale, si presenta ricoperto da squame molto grosse e robuste. La colorazione cutanea si presenta su quasi tutta la regione dorsale; il capo assume invece una tinta quasi bluastra. Vive a profondità meno elevate di quelle del suo congenere e si ciba di particelle organiche che scendono lentamente dalla superficie.

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CLAMIDE BIANCO CIECO (Leucochlamys cryptophthalmus)

Piccolissimo è il Clamide Bianco Cieco la cui lunghezza non supera i nove centimetri. Relativamente grossa è la testa nella quale si apre una larga bocca provvista di denti minuscoli; gli occhi sono praticamente atrofizzati. La pelle è interamente nuda; manca anche di pigmentazione, per cui appare come trasparente. Rarissimo, se ne conosce per ora un solo esemplare conservato nel Museo Oceanografico di Monaco.

PESCE CIECO DI CUBA (Stygicola dentatus)

Il Pesce Cieco di Cuba, a differenza degli altri rappresentanti la famiglia dei Brotulidi, vive unicamente in acque dolci. Esso abita infatti le profonde grotte di Cuba e della Giamaica nelle quali è piuttosto comune. Lungo all'incirca dodici centimetri, questo pesce presenta un corpo di forma allungata, rivestito di squame molto piccole e fragili e quasi trasparenti. Il capo è depresso anteriormente; robustissimi sono i denti, mentre gli occhi sono del tutto assenti. La colorazione cutanea è violacea su tutto il corpo; assume una tonalità più scura nella regione ventrale.

CERAZIDI

I Cerazidi costituiscono una stranissima famiglia di pesci abissali. I suoi componenti infatti presentano un dimorfismo sessuale così accentuato da apparire quasi come un caso di parassitismo di un sesso ai danni dell'altro. I maschi infatti, divenuti adulti, degenerano; i loro organi si atrofizzano, a eccezione di quelli genitali. Si assiste così all'insolito spettacolo di una femmina che reca attaccati al proprio corpo numerosi piccoli individui che vivono interamente a sue spese. I Cerazidi vivono sempre a profondità superiori ai 1.000 metri. Presentano un corpo panciuto su cui si impianta una testa molto grossa provvista di bocca larghissima. Lunghi e appuntiti sono i denti. La colorazione del corpo è quasi completamente nera.

LINOFRINE DALL'ARBOSCELLO (Linophrygne arborifera)

La Linofrine Dall'Arboscello è, fra i rappresentanti la famiglia dei Cerazidi, uno dei più minuscoli, non superando normalmente la lunghezza di cinque centimetri. Il suo corpo scuro è del tutto privo di scaglie; sono presenti invece numerosi tubercoli sparsi su tutto il corpo. Sulla porzione anteriore del mento si nota, superiormente, un lungo raggio recante alla sua estremità un organo luminoso e, inferiormente, una specie di tentacolo pendulo. Molto poco sviluppate sono le pinne, a eccezione della caudale. Questo pesce, che vive a circa 3.500 metri di profondità, venne scoperto all'inizio del nostro secolo e da allora è stato oggetto di continui studi e indagini scientifiche che non ne hanno ancora chiarito completamente le caratteristiche.

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TRACHITTERIDI

La famiglia dei Trachitteridi è composta da pesci il cui aspetto è oltremodo singolare. Il loro corpo è infatti nastriforme, molto sottile e allungato e nuota nell'acqua con mosse serpentine assai caratteristiche. Le pinne sono poco sviluppate e sorrette da un'impalcatura molle, per cui il loro ausilio nei movimenti si rivela alquanto scarso. Il più noto rappresentante della famiglia è il Re delle aringhe.

RE DELLE ARINGHE (Regalecus glense)

Il Re delle Aringhe deve il suo nome all'errata credenza di molti pescatori che ritengono che esso sia solito guidare i branchi di aringhe nei loro lunghi viaggi. Le sue dimensioni sono notevoli, potendo superare sei metri di lunghezza. Il corpo, dal tipico aspetto allungato, è di color argenteo con numerose striature nere. Caratteristica è la pinna dorsale, recante numerosi raggi rigidi che si ergono a guisa di pennacchio. Vive quasi sempre a notevoli profondità per cui risulta praticamente impossibile catturarlo; tuttavia talvolta compare in prossimità delle coste ove non manca di spaventare col suo insolito aspetto quanti hanno la ventura di incontrarlo.

SINODIDI

I Sinodidi hanno forme generalmente delicate e fragili; il corpo si presenta nudo o provvisto di squame molto piccole e fragili. Modeste sono le dimensioni; manca quasi sempre la vescica natatoria.
Le pinne hanno una discreta ampiezza; alcune sono prive di raggi rigidi. La loro area di diffusione è abbastanza ampia e sono presenti con alcune specie anche nel Mediterraneo.

BATISAURO FEROCE (Bathysaurus ferox)

A profondità variabili tra i 1.000 e i 1.500 metri vive il Batisauro Feroce, un pesce che può raggiungere talora la lunghezza di oltre mezzo metro. Il suo corpo è leggermente compresso e interamente ricoperto da piccole squame cicloidi. La colorazione e brunastra sia sul dorso che sul ventre, con diverse sfumature. Il capo ha forma allungata ed è provvisto di occhi di piccola dimensione. Ben sviluppate si presentano le pinne; quella caudale è alquanto forcuta. Lunghissimi e appuntiti sono i denti i quali presentano la particolarità di non essere celati dalle labbra per cui conferiscono all'animale un aspetto veramente spaventevole. Diffuso in tutti i mari, il Batisauro Feroce e presente anche nel Mediterraneo ma manca nelle acque italiane.

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MICTOFIDI

In tutti i mari, e anche in quelli italiani, sono presenti i Mictofidi, pesci abissali la cui conformazione corporea ricorda vagamente quella delle acciughe. Modeste sono le dimensioni; la lunghezza non va generalmente oltre i sei-sette centimetri. Il corpo si presenta ricoperto da grosse squame; larga è la bocca e armata di denti piuttosto fragili. Questi pesci si tengono normalmente a una profondità oscillante tra i 2.000 e i 3.000 metri e molto raramente, durante la notte, salgono in superficie.

MICTOFO PUNTATO (Myctophum punctatum)

Nei primi anni del secolo scorso venne scoperto nello stretto di Messina il Mictofo Puntato, un piccolo pesce abissale di non più di sette centimetri di lunghezza. Sul corpo, di forma allungata, si impianta una testa di notevoli dimensioni. Discretamente sviluppate sono le pinne che non presentano particolarità degne di rilievo. Anteriormente agli occhi, piuttosto grandi, sono distribuiti numerosi organi luminescenti, i fotofori.

STOMIATIDI

Gli Stomiatidi sono caratterizzati da un corpo di forma allungata e leggermente compressa. Il capo è molto piccolo e provvisto di minuscoli occhi; la bocca è larga, dal taglio obliquo, ed è provvista di numerosi denti lunghi e appuntiti. Su tutta la regione ventrale si nota la presenza di numerosi fotofori. Questi pesci sono diffusi in quasi tutti i mari e sono presenti in una certa quantità anche nel Mediterraneo, comparendo talora nei pressi delle coste italiane.

STOMIA BOA (Stomias boa)

Nelle acque della Liguria viene talora catturato lo Stomia Boa, un pesce che abitualmente vive a profondità superiori ai 1.000 metri. Lungo una ventina di centimetri, ha corpo molto allungato, di forma cilindrica, che si restringe bruscamente in corrispondenza della regione anale. Il capo, di piccole dimensioni, è dotato di una bocca larghissima armata di denti enormi, che conferiscono all'animale un aspetto estremamente minaccioso e battagliero. Sulla parte inferiore del mento pende un lungo bargiglio. Le pinne non sono molto ampie, la dorsale e le pettorali risultano spostate in posizione molto arretrata. La colorazione è bruno-nerastra su quasi tutto il corpo. Voracissimo, lo Stomia Boa si nutre di molluschi, vermi e pesci, grandi talora quanto lui, che ingoia interamente.

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OPISTOPROTTIDI

Gli appartenenti alla famiglia degli Opistoprottidi sono caratterizzati da forme veramente insolite e che non trovano l'eguale fra i molti altri abitatori dei mari. Il loro corpo è allungato e provvisto di grandi squame cicloidi; esse mancano in corrispondenza del capo. Questo è assai voluminoso; provvisto di bocca minuscola del tutto priva di denti. Gli occhi sono telescopici e sono rivolti verso l'alto; un sottile setto li separa. Normalmente sviluppate sono le pinne. Questi pesci sono presenti quasi unicamente nelle acque dell'Oceano Atlantico ove vivono a profondità aggirantesi sui 3.000 metri.

OPISTOPROTTO DALLA SUOLA (Opistoproctus soleatus)

L'Opistoprotto dalla Suola deve il suo nome alla presenza di una robusta placca piana in posizione ventrale che assomiglia vagamente, appunto, a una suola di scarpa. Lungo una decina di centimetri, ha un corpo molto allungato, rivestito da numerose e robuste squame cicloidi. Il capo è tozzo e voluminoso; ventralmente si apre la bocca, piccola e priva di denti. Le pinne sono sorrette da raggi molli; in posizione dorsale esiste pure una piccola pinna adiposa, mentre è assente quella anale. La colorazione cutanea è nera su quasi tutto il corpo; sui fianchi e nella regione circostante gli occhi si notano numerosi riflessi argentei. Sino a oggi sono stati catturati pochissimi esemplari di questo pesce, per cui ancora pochissimo si conosce delle sue abitudini di vita.

LATIMERIDI

Nel 1938, nei pressi della foce del fiume Chalumna, in Africa, avvenne la cattura di uno straordinario pesce appartenente a un ordine, quello dei Celacantidi, che si riteneva estinto già da milioni di anni. Tale ritrovamento, come era logico aspettarsi, mise a subbuglio l'intero mondo scientifico. L'esemplare catturato venne immediatamente spedito al Museo di Storia Naturale di Londra, ove venne studiato a fondo da alcuni illustri scienziati tra cui la dottoressa Latimer, che si prodigò con ogni energia per preservare dalla putrefazione, da cui era seriamente minacciato, l'eccezionale pesce. In suo nome si chiamò col nome di Latimeridi la nuova famiglia cui si stabilì di attribuire il nuovo animale. Una seconda cattura avvenne nel 1952 nelle acque dell'isola Anjouan, nei pressi del canale di Madagascar, e anche questo esemplare, benché in condizioni piuttosto precarie di conservazione, poté essere sottoposto ad accurati studi che ne chiarirono in gran parte la morfologia e le abitudini.

LATIMERIA (Latimeria chalumnae)

La Latimeria è un pesce di dimensioni notevoli, la cui lunghezza è compresa tra 1,20 e 1,60 metri, con un peso variabile tra i 30 e gli 80 Kg. Il corpo ha forma alquanto massiccia; la sua colorazione è grigio-bluastra, con riflessi metallici. Il capo è tozzo e provvisto di occhi di media grandezza. Le pinne sono caratterizzate dall'essere provviste di spine cave (donde il nome di Celacantidi con cui è noto il genere) e presenti nel numero di otto, hanno struttura insolita essendo per la maggior parte peduncolate. La coda è assai grossa; non è separata da alcuna strozzatura dal resto del corpo e del quale appare come una diretta continuazione. Ampiamente diffusa nel passato, la Latimeria pare oggi presente nelle sole acque dell'Africa Orientale ove vive a notevole profondità; qualche esemplare tuttavia sale talora nei pressi della superficie per cui la cattura di questo eccezionale animale, una volta difficilissima, hanno assunto il ritmo di 2-3 esemplari per anno. Sebbene non si conosca granché delle sue abitudini, si ritiene sia esclusivamente carnivoro, cibandosi di molluschi e di piccoli pesci.

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