Invertebrati Protozoi.

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VITA DEGLI ANIMALI - INVERTEBRATI - PROTOZOI

INTRODUZIONE

Sono indicati in modo generico sotto il nome di Protozoi tutti gli animali formati da materia organica inferiore, che persistono nello sviluppo del tessuto delle parti del loro corpo, come vi sono obbligati dalla preponderanza del così detto Sarcode, o del Protoplasma animale. Per dare un significato reale a queste parole che sembrano vuote di senso, bisogna ricorrere ad un esempio in modo da rendere comprensibile la definizione. Prendendo dei peli della Tradescanzia e delle cellette allungate, vi si scorge una rete di una sostanza spessa che si trova in moto continuo ed in continua circolazione; il suo movimento risulta dal guizzare di minuti granellini ivi contenuti. Questa mobilità appare come una delle più strane ed importanti proprietà del protoplasma chiuso nelle cellette vegetali. La medesima sostanza, sia rinchiusa in celle che allo stato libero, è ampiamente sparsa anche nel mondo animale. Mentre pero negli animali superiori il contenuto del protoplasma, semplice a tutta prima, subisce ulteriori trasformazioni, nei Protozoi persiste nella sua primitiva semplicità, nell'assenza di forma, e dà a tutto l'organismo l'impronta di un profondo, primitivo punto d'appoggio. In tali circostanze è impossibile una descrizione generale dei Protozoi; ad essi appartengono, secondo l'opinione di molti naturalisti, grandi gruppi di organismi, la cui natura animale viene messa in dubbio da altri.

INFUSORI

Gli Infusori sono abitanti di acqua salsa e di acqua dolce che, nel loro aspetto e al vederli, ricordano da vicino i turbellari microscopici. Essi non hanno una forma tipica, comune, e soltanto una esatta osservazione di certi organi che non mancano mai ai veri Infusori permette di evitare confusioni ed errori.

Lo scheletro di una spugna

Lo scheletro di una spugna

Tutti quei generi, generalmente di forma piatta, conchiformi, che sono cigliati soltanto da un lato del corpo, sono radunati dallo Stein in un gruppo dell'ordine degli Eterotrichi (Heterotricha). Uno dei generi più comuni è quello dello Stilonichie (Stylonychia), e la specie, lunga circa un quarto di millimetro, porta il nome di Stylonychia mytilus. Essa ci presenta la faccia ventrale coperta di ciglia di varie specie; una larga insenatura che si restringe sul fondo è orlata di ciglia, il cui movimento vorticoso attrae la preda nell'apertura boccale, collocata appunto in fondo a questa insenatura. L'animale nuota con moto continuo, uniforme, per mezzo di quelle ciglia e di due serie di altre ciglia che si trovano a sinistra e a destra del corpo, del quale oltrepassano il margine. Può anche camminare puntellandosi sulle estremità delle ciglia ricurve più robuste e di quelle grosse a gruppi, presso l'estremità posteriore; le tre setole tese posteriormente sono immobili. Munito di tale ricco apparato di locomozione, l'animale si arrampica con grande agilità fra le microscopiche pianticelle, ingolfando senza tregua nel suo esofago le specie più affini e le alghe microscopiche. Un organo che non manca mai è la vescica che, ad intervalli regolari, si contrae e scarica al di fuori il suo contenuto limpido per mezzo di una stretta apertura; si suppone ancora oggi che la vescica contrattile sia un organo respiratorio. Verso la linea centrale del corpo si trovano due corpi tondeggianti, cioè le ghiandole riproduttrici; hanno parte nella moltiplicazione di molti infusori, tanto se essa avviene per scissione, quanto per moltiplicazione sessuale. In questo ultimo caso il loro contenuto si trasforma in uova, mentre un organo molto più piccolo e con esse in contatto, emette l'altro prodotto sessuale.

La Vorticella forma il cespite dell'ordine dei Peritrichi (Peritricha). In questo infusorio il corpo è nudo, tranne una spirale cigliata, od un cerchio di minuti peli. Le Vorticelle sono generalmente fisse e constano del corpo e del peduncolo. Oltre alla forma nella quale ogni individuo isolato sta piantato nel suo stelo, esiste una seconda forma fondamentale in cui il peduncolo si ramifica con la produzione di gemme, e diventa un vero albero di vorticelle; è molto simile ad un grazioso ramoscello di fiori animati, di cui si contraggono ora l'uno, ora l'altro, ora tutti quelli che si trovano sullo stesso peduncolo. Di tanto in tanto si ritirano come toccati da una scossa elettrica, per poi spiegarsi lentamente di nuovo. La contrazione totale si effettua mediante un legamento muscoloso per percorrere in tutta la sua estensione il peduncolo cavo, che manca in altre forme, isolate e ramificate.

Queste ultime formano il sottogenere del le Epistilidi (Epistylis), al quale appartiene l'Epistylis natans, che deve il suo nome alla facoltà di piegarsi al punto di congiunzione del corpo con il peduncolo, se è spaventata o disturbata. Le Vorticelle inoltre si riconoscono per il loro corpo nudo, ordinariamente obliquo davanti. In un terzo gruppo di famiglie, quelle degli Eterotrichi (Heterotricha), si presentano le seguenti caratteristiche principali: il corpo è coperto di ciglia disposte in fila ed inoltre un cerchio di ciglia più grandi circonda la fessura boccale; di questo gruppo fanno parte i generi Bursaria e Stentor. Nel IV ordine degli Olotrichi (olotricha) tutti i generi si riuniscono nell'uniforme abito cigliato.

SPUGNE

Nel mare si trovano grandi varietà di spugne, varietà che non si limitano alla forma, ma si estendono anche al colore, ed al luogo in cui abitano.

Per farne la conoscenza si può scegliere un esemplare delle Spugne calcaree, il piccolo Sycon ciliatum. Esso assomiglia ad un calice allungato, dal piede breve, il cui ampio imbocco anteriore è circondato da una ghirlanda di lunghi aghi calcarei, che ne rendono la superficie villosa. Lo strato esterno del corpo, alla base di tali aghi, è formato da un deposito di sarcode, che in forma di rete è continuamente in lento moto, e dalle cui microscopiche maglie l'acqua penetra senza interruzione nel corpo; penetra poi nei canali ricoperti di ciglia vibratili, che la spingono avanti finché si sia scaricata dalla grande cavità centrale, o dal canale attraverso l'apertura già indicata. Questo sistema di vasi acquiferi cominciando con pori microscopici sopra tutta la superficie della, spugna e terminando con la grande apertura che serve alla corrente, è caratteristico per la classe delle Spugne. In questo piccolo Sycon l'organizzazione interna è concentrata intorno all'apertura, ed il corpo fa, in altre parole, l'effetto di un essere isolato cioè di un individuo. Ma la maggior parte delle spugne ha parecchie o molte aperture, e sono quindi da considerarsi colonie; il loro nutrimento dipende dalla introduzione dell'acqua. La rete di sarcode con le sue appendici prolungate nell'interno avvolge le particelle alimentari e le digerisce. Nelle lacune fra i canali cigliati si trovano uova o rampolli cigliati, i quali appaiono all'inizio in forma sferica. La larva di una spugna calcarea è munita di una grande apertura e di una cavità centrale, e nuota con l'ausilio delle lunghe ciglia, che mancano soltanto all'estremità posteriore; gli aghi calcarei non sono ancora comparsi. Le Spugne silicee vengono così chiamate perché secernono particelle silicee di forma determinata e spesso in tale abbondanza da superare del tutto la sostanza organica. Si vedono apparire invece le più eleganti forme microscopiche di tutti gli aghi possibili, ancore, uncini, clave, palle, dischi, stellette, ecc. Lo studio delle Spugne silicee rivela che esse sono veri laboratori organici di forme, a seconda che le particelle microscopiche mutino, o si consolidino, e con il passaggio da una cavità all'altra, indichino l'esistenza della specie. Le Spugne silicee formano colonie che si riconoscono per la molteplicità delle aperture per la corrente d'acqua emessa.

L'Ascinella polypoides è notevole per le sue aperture a raggi: fra le spugne di questa famiglia se ne trovano talvolta alcune che mandano odore gradevole se ancora fresche, altrimenti, esattamente il contrario.
Le Spugne cornee presentano una rete cornea priva di aghi; ad esse appartiene l'Euspongia, piuttosto abbondante nei mari caldi. Queste in genere sono le più commerciali e quelle più usate per il bagno.

Le Spugne coriacee formano una famiglia distinta; il genere Chondrosia esiste isolato in forma di piccole pagnotte munite di solito di una sola buca d'emissione. La faccia esterna è lubrica e scura, l'interna chiara; quando viene strappata ed estratta dall'acqua, comincia a contrarsi, facoltà che hanno in grado maggiore anche altre spugne, come per esempio la bella Tethya. I pescatori battezzarono la Chondrosia «Rognone di Mare» per il suo aspetto esterno. Queste spugne allo stato fresco sono molto coriacee, ma seccando all'aria diventano dure come un grosso cuoio; in questo stato si possono conservare per lunghi anni, e appena bagnate riprendono l'aspetto primitivo.

Alcune demosponge

Alcune demosponge

Una spugna

Un spugna

RIZOPODI

Se si osservano alcuni esemplari di Rizopodi al microscopio si vedono dei corpicini circondati da una rete delicata e da una sottile ghirlanda di raggi, fatti di leggeri fili. La rete però scompare per ritirarsi nella conchiglia ovale, molto elastica, anche se ricomparirà dopo breve tempo. Questa è appunto l'impressione iniziale che si riceve osservando una Gromia al microscopio. Dopo qualche tempo di riposo infatti, fanno capolino dalla semplice apertura della conchiglia certi fili finissimi, incolori, trasparenti, formati di una materia sottilmente granellata. Gradatamente poi ne escono degli altri, anche meno sottili, che si dilatano e si ramificano in tutte le direzioni; se l'animale ha tempo, non tarda a ricoprire tutta la parte esterna della conchiglia di un fino strato retiforme della massa mobile. Se nel loro corso i fili incontrano qualche corpo che possa servire di alimento, vi si aggrovigliano intorno come una fitta rete, finché la preda sia stata portata presso l'apertura della conchiglia, dove non tarda a sparire. Un fenomeno analogo avviene quando i fili si ritirano; la corrente regolare granulosa cessa, i fili si contraggono, si ammassano insieme, e pervengono all'apertura nella quale si ingolfano lentamente, come una massa informe di sostanza organica frastagliata. Si può dedurre che in questi animali una medesima sostanza senza forma, serve al movimento, alla nutrizione, alla sensitività.

Alle Gromie fornite di una sola concamerazione, vale a dire munite di una semplice conchiglia, o di una sola valva, e dette perciò Monotalami (Monothalamia), si collegano le altre a parecchie concamerazioni, o Politalami (Polythalamia), che sono numerosissime. La loro conchiglia, per lo più calcarea, in alcuni generi è silicea, si compone di parecchie concamerazioni, indicate anche esternamente. In alcune conchiglie tali concamerazioni sono in linea retta l'una dietro l'altra, in altre formano un'agglomerazione irregolare, nelle rimanenti poi assomigliano ad eleganti nicchi di chiocciole (Guttulina communis). Di questi Rizopodi esistono anche esemplari fossili, quelli dei Nummuliti.

Uno dei Politalami molto noto è il famoso Eozoon, chiamato anche animale dell'aurora, sia per il suo colore roseo, sia perché sembra essere il più antico degli esseri organici a noi noti. L'Eozoon, la cui esistenza getta un bagliore di aurora sulle cognizioni intorno alla natura degli organismi primitivi, presenta quella semplicità dell'apparato vitale, e dei suoi substrati, che concorda con le nostre osservazioni sugli esseri ancora vivi.

Prima di concludere, è necessario accennare ad una seconda grande divisione dei veri Rizopodi che, in qualità di Radiolari (Radiolaria) sono collocati di fronte ai Politalami ed ai più prossimi affini. Il corpo interno, molle, dei Radiolari è fatto di una capsula, racchiusa in una salda pelle, e contenente sarcode, vescichette, stille di grasso, cellule. Lo strato del corpo che si trova all'esterno della capsula contiene anch'esso uno strato di vescichette giallicce, fra e sopra le quali si stende il sarcode, per allungare le sue variabili appendici sopra la vera superficie; poche specie soltanto di tali radiolari, caratterizzate dalla loro capsula centrale, sono prive di parti dure. Tutte le altre secernono particelle silicee, alcune a forma di aghi isolati e di stelle, altri ancora come una impalcatura composta, disposta in ordine concentrico, raggiante o sferico. Essi appartengono alla grande massa degli esseri delicati e trasparenti che nuotano e galleggiano liberamente, popolando la superficie del mare di milioni e milioni di individui.

In relazione immediata con i Rizopodi trova il suo posto un animaletto che, solo, fra i molti abitanti fosforescenti del mare ha ricevuto il nome di Nottiluca (Noctiluca). E' un rizopodo, ma rivolto all'indietro, cioè con le appendici ramificate nell'interno del corpo molto liscio reniforme. Da un incavo del corpo si prolunga un organo mobile, in forma di frusta che serve per remare. Nello stesso punto si trova un orifizio boccale dal quale le materie alimentari sono introdotte nella rete di sarcode interna e variabile. Dietro l'apertura si trova un ammasso di sarcode cui si ramificano e si collegano appendici che si stendono per tutto lo spazio cellulare, per aggrapparsi finalmente alle pareti del corpo, con le loro ramificazioni sempre più sottili. In questa rete che non si distingue né per la forma, né per l'uso, dalla rete di protoplasma di una cellula vegetale, il cibo viene raccolto, e prende a muoversi con la massa che lo circonda e che lo digerisce. Le Nottiluche appaiono in tale sterminata quantità che di giorno coprono il mare di uno strato rossiccio, mentre di notte emettono un bagliore fosforescente, accresciuto dal movimento dell'acqua.

In tutti i Rizopodi che si collegano ai Radiolari ed ai Politalami, esiste un organismo, cioè un corpo composto di parti od organi diversi, il quale, per quanto semplice sia, è tuttora tale che in esso sono contenute nella massa di sarcode delle vescichette e dei germi speciali. Ma per quanto paradossale possa sembrare, esistono anche degli organismi senza organi; essi formano un corpo di sarcode libero, mobile, nudo, perfettamente privo di struttura, ed omogeneo, e sono stati chiamati Moneri. Malgrado la loro semplicità, se ne sono potuti distinguere sette generi, diversi gli uni dagli altri nell'aspetto, nel modo di ramificare i pedicelli, nello sviluppo e nel modo di vivere. Il più gentile a vedersi è la Protomyxa aurantiaca scoperta da Häckel; ha corpo di protoplasma semplicissimo, senza forma, che emette pedicelli ramificati e talvolta saldati gli uni con gli altri. Con tale immagine a forma di microscopico sole, propria della Protomyxa, si conclude l'esame di quest'ultimo gruppo di esseri primitivi, ai quali bisogna risalire per conoscere fin dall'inizio i misteri e la natura di tutti gli esseri viventi.

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