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VITA DEGLI ANIMALI - INVERTEBRATI - CROSTACEI

INTRODUZIONE

Fra gli animali inarticolati, ai quali appartengono anche gli insetti, i miriapodi e gli aracnidi, i Crostacei occupano un posto ben definito.

Hanno il corpo articolato di quelli, tanto nel tronco come nelle estremità, e con essi concordano, per lo più, nella posizione delle parti del corpo;

le loro caratteristiche sono in generale quelle che corrispondono ad una vita acquatica.

Se molte larve di insetti, o insetti perfetti, possono vivere le prime, o scendere temporaneamente gli altri, nell'acqua, il loro apparato respiratorio resta fedele alla respirazione aerea, alcuni portando seco addirittura una provvista di aria.

Non così i Crostacei: animali destinati a respirare nell'acqua, sono a tale scopo muniti di branchie, che per ora possiamo paragonare a quelle dei pesci.

Come le larve precitate si discostano, vivendo nell'acqua, dalla gran massa della quale fan parte, nel modo di vivere, così avviene per i numerosi Crostacei, alcuni dei quali (onisci), pur essendo provvisti di apparato branchiale, sono anche adatti alla vita aerea.

Un secondo carattere dei Crostacei perfetti e non atrofizzati dalla vita di parassita è quello di possedere più di quattro paia di zampe.

Come per gli insetti e gli altri animali fin qui esaminati, anche i Crostacei hanno il rivestimento esterno chitinoso;

questi inoltre sorpassano i primi nelle differenze della struttura e del modo di vivere.

Abitano indifferentemente in alto mare o sulle coste, a profondità inaccessibili, in acqua dolce, corrente o stagnante, piena di sostanze buone o putrefatte.

Uscendo dal proprio elemento, questi crostacei possono vivere sotto le pietre, alcuni intraprendono viaggi sulle superfici renose, altri si arrampicano addirittura sui palmizi per raccoglierne i dolci frutti.

Di solito inseguono apertamente la preda, grazie alla perfezione dei loro sensi, delle mandibole forti, delle pinze e delle robuste membra.

Fra questi però ve ne sono alcuni nei quali un'articolazione, che permetteva di essere normale, improvvisamente arresta il suo sviluppo, per cui essi sono costretti a fare una vita da parassiti a spese dei pesci dei granchi e anche dei vermi, atrofizzandosi in modo tale da rimanere soltanto una borsa in apparenza priva di vita.

Per avere una prima idea su questi animali, cominciamo con l'esaminare un gambero comune.

Visto dalla parte superiore, esso sembra composto di due parti principali.

L'anteriore, il cefalotorace, è coperta di sopra da uno scudo dorsale o scaglia, in un pezzo solo, che si ricurva in giù lateralmente, rivestendo il corpo sino all'articolazione delle zampe.

L'estremità anteriore dello scudo dorsale termina in un aculeo frontale, alla cui base sono collocati gli occhi.

Questi posano sopra peduncoli mobili che permettono di volgerli in tutte le direzioni, e possono anche essere ritirati in un paio di depressioni, dove stanno al sicuro.

Guardandoli con una lente, si vede che la superficie di questi occhi non è liscia come la nostra cornea, ma sfaccettata, in perfetta armonia con gli occhi degli insetti.

Comunque, il gambero gode con essi di una buona vista e può riconoscere ad una certa distanza nemici e vittime.

All'indietro e al di sotto degli occhi si trovano le grandi antenne esterne.

I loro grossi articoli basali sono coperti di sopra da una scaglia mobile;

gli articoli basali portano lunghi staffili, composti di molti piccoli anelli.

Alla base di queste antenne si vedono due rialzi sferici che sono in relazione con una ghiandola interna verde, il cui ufficio non è ancora interamente conosciuto.

Le antenne interne si trovano in mezzo alle esterne, e la loro base porta due staffili;

nell'interno della base delle medesime hanno sede gli organi dell'udito.

Nel Gambero di Fiume, come in tutti i suoi affini, ognuno degli organi dei sensi ha un apparato;

l'organo uditivo consiste in un apparato che riceve e trasmette le impressioni esterne, come uno strumento di fisica, ed in un nervo sul quale agisce ogni impressione - onda di luce, onda di suono -, e dal quale viene trasmessa al cervello per ulteriori effetti.

L'apparato fisico dell'organo uditivo vibra ed oscilla ricevendo onde sonore, ed è tanto più perfetto, quanto più numerose e frequenti sono le onde ricevute e ritrasmesse dal nervo.

Un prolungamento a forma di pelo messo in vibrazione dalle onde sonore, trasmette tali vibrazioni ad un nervo collocato alla sua base, ma la rudimentale semplicità di tale organo uditivo non può dare che un apparato imperfetto.

Nei Crostacei, alla base delle loro antenne interne si trova collocata una borsetta chiusa, o munita di una fessura che si apre dal di fuori, sulle cui pareti interne esistono alcune serie composte di molti peli, sia semplici, sia penniformi.

Le vibrazioni dalla endolinfa, liquido che riempie la cavità chiusa, dell'acqua ordinaria in una cavità aperta, si trasmettono ai peli uditivi;

l'effetto è aumentato da pietruzze calcaree del liquido, dette otoliti.

Il prof. Hensen vide un piccolo crostaceo marino riempirsi le orecchie con ghiaia sottile per surrogare così le otoliti che aveva perduto;

altre osservazioni costanti sono state fatte da questo studioso per assicurarsi che il gambero oda veramente.

Scendendo dalla parte inferiore del Gambero, dalle antenne interne verso il basso si giunge all'apertura boccale, circondata da numerose parti mobili.

Oltre al grosso labbro superiore, di traverso davanti alla bocca, le parti boccali comprendono circa sei paia di organi.

I primi tre comprendono, come negli insetti, la mandibola, robusta, munita di un palpo mobile, la mascella, che corrisponde al labbro inferiore dell'insetto, e, essendo divisa, viene detta seconda mascella interna;

gli altri organi sono le così dette mascelle ausiliari, o piedimascelle, zampe secondo l'origine e la posizione.

Tuttavia non sono applicate per la locomozione, ma servono, con le due paia di mascelle interne, a trattenere, a tasteggiare, a disporre convenientemente il cibo, mentre tocca alla mandibola sminuzzarlo provvisoriamente;

infatti, ulteriore triturazione e masticazione si compie mediante i denti stomacali.

I piedimascelle sono seguiti da cinque paia di zampe, di cui le prime tre terminano con chele;

la posizione di queste zampe ambulatorie può essere paragonata a quella degli insetti sull'addome.

In tal modo la coda del Gambero risulta come una nuova divisione del corpo che non esiste negli insetti, e che chiameremo postaddome.

Esiste cioè nello scorpione, proprio nella coda.

Gli anelli del postaddome portano appendici piediformi, fra le quali, nella femmina, sono attaccate le uova.

All'ultimo anello, sulla cui faccia inferiore si apre il tubo intestinale, queste appendici assumono la forma di larghe pinne.

Le branchie sembrano fissate alla base delle zampe, se si recidono le lamine laterali, libere di sotto, della corazza.

L'acqua penetra sino ad esse per mezzo dell'apertura boccale, può sgocciolare sotto e dietro, mentre viene provveduto un costante rinnovamento dal moto continuo dei palpi dei piedimascelle.

Il muoversi quindi dei palpi e dei piedimascelle corrisponde, grosso modo, al «prender fiato» degli animali superiori muniti di polmoni.

L'apparato digerente comincia dietro l'apertura boccale, con un breve esofago che sbocca in uno spazioso stomaco, la cui parte convessa è rivolta verso il dorso.

La superficie interna è tutta rivestita da una serie di protuberanze, di liste, di denti, mossi da muscoli speciali, mediante i quali viene proseguita la masticazione cominciata dalla mascella superiore.

I così detti «occhi del gambero» sono due formazioni calcaree a forma di lenticchie, situate nelle parti laterali dello stomaco le quali, dopo la muta annua, servono alla riproduzione della scaglia.

Dallo stomaco parte attraverso l'addome un tubo intestinale sottile, quasi diritto, che si può facilmente strappare con l'estremità della coda, operazione da non trascurare prima di cuocere l'animale.

Il fegato che produce la bile dalle due parti dello stomaco è facile da riconoscere per il suo colore verdiccio e la struttura filamentosa e lobata.

Se si taglia con forbici affilate la scaglia tegumentale del dorso del Gambero, staccando con precauzione e delicatezza la parte superiore del dorso, si trova nel mezzo della linea mediana il cuore bianchiccio, terminante in parecchie punte, a partire dal quale si può seguire il corso dei principali vasi.

La posizione di questo concorda con il così detto vaso dorsale degli insetti;

la stessa cosa si può dire della circolazione del sangue.

Questo è bianchiccio, viene spinto dal cuore nel corpo, ritorna di là alle branchie, e da queste giunge al cuore.

Nel Gambero il sistema nervoso presenta la forma di una funicella a nodi, perfettamente sviluppata, come per es., nei palemoni (Palemon), mentre nei granchi, a forma non allungata, presenta nella sua concentrazione il contrapposto con quella;

infatti la catena dei gangli ventrali offre la medesima concentrazione.

Come quasi tutti i Crostacei, il Gambero è unisessuale.

Senza addentrarci negli organi interni della riproduzione, è sufficiente osservare le differenze sessuali esterne.

Nel maschio, alla base del quinto paio di zampe, e quasi in un prolungamento esterno, si trova da ogni parte l'interno con dotto seminale, sotto forma di semicanale.

Le aperture degli ovidutti si trovano alla base del terzo paio di piedi.

Lo sviluppo del Gambero nell'uovo concorda, nei tratti fondamentali, con quello dell'uovo dell'insetto.

La parte ventrale dell'embrione sporge da una striscia germinativa.

Da una fessura longitudinale del medesimo provengono i così detti rigonfiamenti germinativi, prima formazione del ventre simmetrico bilaterale, che non seguiremo negli ulteriori suoi stadi per mezzo della divisione trasversale dei rigonfiamenti germinativi, e dello sviluppo di quei segmenti primitivi.

Il Gambero esce dall'uovo in uno stadio di sviluppo tale che non deve più sopportare la metamorfosi cui vanno soggetti tanti insetti e tanti altri crostacei.

Tuttavia, come l'insetto, anch'esso ha una sua muta, che però è annua.

Tutti gli animali articolati, che non subiscono mute, sono, dopo la metamorfosi, e dopo che il loro dermascheletro abbia raggiunto un certo grado di rigidezza e di saldezza, vincolati ad una determinata mole:

non crescono più.

I gamberi, che si spogliano periodicamente, hanno con tale mezzo ottenuto la possibilità di crescere per tutta la durata della loro vita.

Lo stupore prodotto poi dalla facilità con la quale il Gambero spoglia ogni anno la sua rigida scaglia, aumenta ancora quando si vede come anche gli organi più fini, le antenne, gli occhi, le branchie, si liberano dai loro involucri:

anche il canale intestinale prende parte alla muta.

Osservandoli durante questo periodo, e sapendo che anche la pelle dello stomaco e i denti di esso mutano, si capisce che il Gambero manifesti già alcuni giorni prima un certo malessere e poco appetito.

Questi sintomi infatti avvertono l'imminenza dell'avvenimento;

se si preme allora un dito sulla scaglia, questa cede un pochino, denunciando così il parziale scioglimento della sua materia calcarea.

Dopo oltre mezz'ora di lavoro, sforzi e fatica, il Gambero esce dalla sua pelle, liberando prima gli occhi e le antenne, estraendo poi le zampe dal loro stretto astuccio:

lavoro piuttosto difficoltoso, durante il quale talvolta perde una zampa, e che non gli riuscirebbe se la pelle delle zampe non si lacerasse nel senso della lunghezza.

Si affretta quindi a lasciare il resto del vecchio involucro, passando la testa sotto lo scudo dorsale, e trae fuori facilmente la coda dalla sua guaina.

Il Gambero così spogliato è coperto da una pelle molle che acquista in breve tempo la consistenza della precedente, grazie ad abbondanti addizioni di chitina e di calce.

Al granchio occorre invece un periodo di tempo molto più lungo per raggiungere lo stato di durezza della scaglia e si ritira, perciò, durante l'attesa, in qualche fessura di roccia o sotto qualche pietra.

I crostacei

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