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Uccelli Rapaci.

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VITA DEGLI ANIMALI - UCCELLI - RAPACI

CIMINDI (Cymindis uncinatus)

Lungo quaranta centimetri, ha un'apertura alare di circa ottantacinque, con ventisette centimetri per ogni ala; la coda misura circa diciotto centimetri. Ha forme snelle, ali straordinariamente lunghe e acute, coda lunga e arrotondata, tarsi sottili e parzialmente ricoperti di piume; il becco alto, fortemente compresso e con i margini dritti privi di denti, presenta la mascella superiore munita di un uncino che si piega fortemente su quella inferiore. Il piumaggio degli individui adulti è grigio uniforme, alquanto più chiaro sul l'addome, e segnato da fasce grigio-piombo sulle ali e sulla coda attraversata da una larga linea bianca. L'occhio è perlaceo, il becco quasi nero nella mascella superiore e giallo nell'inferiore, la cera verdastra e il piede aranciato. Le femmine sono generalmente colorate di grigio piombo, con le parti inferiori fasciate di bianco; le ali sono percorse da linee ondulate grige e nere, e sulla coda si alternano fasce bianche, grigie e nere. Negli individui giovani, infine, i colori fondamentali appaiono tutti variamente sfumati verso il rossiccio. Il Cimindi è diffuso in gran parte della America del Sud, tanto nei pressi della costa che verso l'interno, e si tiene normalmente nei boschetti non troppo folti che circondano le foreste vere e proprie e le separano dai luoghi abitati. Di indole selvaggia, ardita e impetuosa, cerca il suo cibo, oltre che tra gli insetti, attaccando uccelli e altri piccoli animali. Il suo nido, com'è per quello dell'ittinia, è sempre collocato sugli alberi più alti.

SIAMA (Baza lophotes)

Questo elegantissimo nibbio è caratterizzato dal becco piccolo e molto ricurvo nella mascella superiore, la quale porta da ambo i lati due denti taglienti, mentre verso la punta di quella inferiore se ne trovano tre o quattro. Ali e coda non sono di proporzioni troppo grandi, robusti sono invece i tarsi piumati superiormente; e sul capo le lunghe piume si dispongono in un morbido ciuffo. Quanto ai colori, sulle parti superiori, i calzoni e le copritrici inferiori della coda e dell'ala si diffonde un bel verde scuro dai magnifici riflessi, mentre su quelle inferiori prevale il bianco segnato da cinque o sei fasce brune sui lati del ventre.

Non troppo numerosi, gli esemplari di questa specie abitano praticamente tutta l'India, con preferenza per le zone settentrionali del Paese, verso i primi contrafforti himalayani. Non è molto frequente che compiano in volo lunghi tragitti o che arrivino a sollevarsi a grandi altezze: se lo fanno, sono spinti dalla necessità di trovare il cibo, che è per essi principalmente costituito dagli insetti.

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NIBBIO NERO o NIBBIO BRUNO (Milvus migrans)

Con questa specie e quelle che descriveremo subito appresso, entriamo a parlare dei nibbi in senso stretto, caratterizzati, genericamente, da forme più slanciate, becco debole ad uncino lungo, ali lunghe e coda più o meno biforcuta. Il Nibbio Nero è un uccello della lunghezza di cinquantatré-cinquantotto centimetri, con circa un metro e trenta d'apertura alare, ali di quaranta centimetri e coda di venticinque. Sul capo, sulla gola e sul collo il suo colore è biancastro con striature longitudinali grigio-scure; tutto il resto del suo piumaggio è tenuto su toni bruni o rossicci, variamente sfumati e segnati da linee, fasce e striature, che divengono particolarmente sensibili sulla coda, sul ventre e sul dorso. Il becco degli individui adulti è nero, la cera gialla, i piedi arancio e l'occhio bruno, i giovani, nei quali è ancor più sensibile l'uniformità della colorazione tendente al bruno, hanno cera e piedi più chiari, il becco nero e l'occhio bruno scuro. Il Nibbio Nero è soprattutto frequente nel l'Europa orientale, e si trova anche in quella centrale e meridionale, nonché in Asia fino al Giappone e in Africa. E' un uccello migratore, che raggiunge nel marzo i paesi che gli sono propri e ne riparte in ottobre per compiere un viaggio del resto non molto lungo, che solo di rado lo porta nelle regioni africane. Le zone in cui preferibilmente si trattiene sono quelle moderatamente boscose e ricche di acqua; e vi si muove con discreta abilità quando cammina sul terreno, oppure con volo leggero e ondeggiante che, benché agile e resistente, non può certo paragonarsi in eleganza con quello dei falchi nobili. I sensi sono acuti, e tra essi specialmente la vista è altamente sviluppata: tutte le doti dell'intelligenza sono d'altra parte evidenti in questi uccelli, che però possiedono un'indole assolutamente scostante e importuna. Non solo il Nibbio Nero, ma i nibbi in generale sono tra i più sfacciati parassiti del regno animale: sono essi che seguono i grandi rapaci quando hanno fatto buona caccia, e li costringono, con la loro petulante insistenza, ad abbandonare la preda. Pigri e indolenti, non si impegnano essi stessi a cacciare se non in casi rarissimi e isolati, e quando lo fanno, risultano dannosi perché si indirizzano verso le aie a rubare pulcini, galline e animali da cortile; ai guai che producono sottraendo il cibo ai grandi rapaci, e costringendoli quindi a provvedersi di nuove prede, si aggiungono quelli che compiono direttamente; e al confronto, è difficile che si possano considerare apprezzabili i benefici che vengono dal fatto che, a volte, si diano ad inseguire e uccidere i topi e qualche altro animaletto dannoso. La stagione degli amori incomincia sul finire di aprile o al principio di maggio, quando si vedono maschi e femmine corteggiarsi a vicenda, eseguendo nell'aria le loro evoluzioni e raggiungendo incredibili altezze. Il nido viene solitamente collocato sugli alberi molto alti, ed è praticamente un ammasso abbastanza informe di materiali eterogenei: ramoscelli secchi, sostanze vegetali più morbide, e persino stracci e pezzetti di carta. Mentre la femmina cova le sue tre o quattro uova, giallicce o grigiastre con macchie e punti più scuri, il maschio prosegue i suoi esercizi volando ed alzandosi quanto più in alto possibile, forse nell'intento di interessare e distrarre la compagna. Quando i piccoli sono venuti alla luce, i genitori si occupano di alimentarli, portando loro rane, topi e magari piccoli uccelli; e prolungano molto le loro cure, poiché, anche dopo che hanno appreso i segreti del volo, i giovani non sono in grado di bastare a sé stessi. Questa indipendenza viene raggiunta nel cuore dell'estate, e allora giovani e vecchi si separano, ignorandosi a vicenda: con l'autunno, poi, si opera tra gli individui isolati un riavvicinamento causato dalle necessità della imminente migrazione, e si costituiscono branchi e stuoli più o meno numerosi. In gabbia, il Nibbio Nero non è un animale spiacevole; si adatta bene alla novità di vita e di condizioni, si affeziona al padrone e non tralascia occasione per manifestargli il suo affetto.

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GOVINDA (Hydroictinia govinda)

Non differisce dalla specie precedente nelle forme e nei colori, e neppure nelle abitudini di vita: la Govinda, praticamente, è il nibbio nero dell'India, e vive in questo paese dalle coste dell'Oceano ai monti dell'Himalaya, dalle zone boscose ai dintorni delle città. Anch'essa è di tendenze parassite, naturalmente, e ama privare del bottino gli altri uccelli e persino i compagni, dedicandosi poi, quando proprio sia costretta a procacciarsi da sola il cibo, ai topi, alle rane ed agli animali da cortile. Questi uccelli non compiono, con i freddi dell'inverno, delle migrazioni vere e proprie, ma si limitano a spostarsi quando la stagione delle piogge divenga pericolosa, per l'opportunità di procurarsi il cibo. La stagione amorosa inizia per loro sul finire dell'anno, e tra il gennaio e l'aprile si colloca il tempo della cova. Anche il loro nido è sommario e collocato sugli alberi, sugli alti edifici, qualche rara volta nelle fenditure delle rocce, le uova delle singole covate non superano mai il numero di tre.

NIBBIO REALE (Milvus milvus)

Sotto ogni aspetto, gli uccelli di questa specie sono i veri tipi della famiglia dei nibbi. Rispetto ai precedenti, hanno il becco relativamente più alto e robusto, con uncino più breve, e la coda di proporzioni alquanto maggiori e più profondamente biforcuta. Le misure del Nibbio Reale vanno dai sessanta e più centimetri della lunghezza complessiva, la metà dei quali è costituita dalla coda, al metro e mezzo dell'apertura alare, fino ai quarantacinque centimetri circa delle singole ali. Le femmine sono alquanto più grandi, sopravanzando i loro compagni di sette-otto centimetri, tanto in lunghezza che nella apertura alare. Il piumaggio è di colore generale rosso-ruggine, striato di scuro lungo gli steli delle singole piume; sulla testa e sul collo il colore di fondo è bianco, e le striature nere vi spiccano notevolmente, così come sulla punta delle ali. Negli individui giovani il capo è gialliccio e macchiato di rosso-ruggine, e le loro parti inferiori sono orlate di chiaro. Tutte le pianure europee, dalla Svezia alla Spagna, sono abitate da questi uccelli, che solo dalle zone più settentrionali si allontanano al sopraggiungere dell'inverno, in branchi che arrivano a comprendere fino a duecento individui. A volte, queste migrazioni li portano fino nell'Africa del Nord, ma normalmente si arrestano nell'Europa meridionale. Nonostante il suo nome, il Nibbio ha un aspetto tutt'altro che regale: è indolente, pesante, goffo e vigliacco. Il suo volo è lento, ma gli consente di tenersi in aria per lunghissimi periodi di tempo, durante i quali i battiti delle ali sono rarissimi e i cambiamenti di direzione ottenuti solo per mezzo della coda; si alza fino ad enormi altezze e può con pari facilità sfiorare il terreno per lunghi tratti. A terra la sua andatura è barcollante, e quanto alla voce, essa è piuttosto ingrata, simile ad un ironico sogghigno. Nella scelta del cibo, il Nibbio si avvicina molto ai suoi affini: come essi, si comporta spesso da parassita, inseguendo i falchi nobili per togliere loro la preda, tiene in allarme i contadini sulle cui aie si abbassa per ghermire gli animali da cortile, e inoltre aggredisce i piccoli mammiferi, gli uccelli ancora incapaci di volare, le rane, i rospi, le locuste, i coleotteri e i lombrichi. Nonostante tutto però, non si può negare a questi uccelli un certo grado di utilità, poiché essi compiono delle vere e proprie stragi tra i topi, i roditori e gli insetti dannosi all'agricoltura: se non costringessero i grandi rapaci a predare più di quanto sarebbe loro necessario, e non rubassero di tanto in tanto qualche animale utile ai coloni, potrebbe loro essere assegnato un posto ben preciso tra i più benefici guardiani delle nostre colture. Intorno alla riproduzione, si può ripetere per il Nibbio Reale quello che si è già detto per il nibbio nero: a volte si adatta a porre il nido in quelli abbandonati dalle cornacchie e dai falchi, più spesso lo fabbrica da sé, accumulando fra i ramoscelli pezzi di stracci e di giornali che, decomponendosi a contatto con gli agenti atmosferici, rendono spesso piuttosto scostante l'interno della costruzione. La femmina cova da sola le sue due o tre uova bianchicce e cosparse di piccole macchie rosse; il maschio si occupa di procurarle il cibo, e in seguito l'aiuta ad allevare i piccoli.

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