Zoologia Gli Animali Domestici

 

 
    

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Scienza e Tecnica - Indice

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ZOOLOGIA - GLI ANIMALI DOMESTICI

PRESENTAZIONE

Nell'ampio panorama zoologico esiste un gruppo di animali con caratteristiche molto diverse ma accomunati da una storica frequentazione dell'ambiente umano. Si tratta dei cosiddetti animali domestici. Gli animali domestici sono animali le cui condizioni di alimentazione e di riproduzione sono state regolate, nel corso del tempo, dall'uomo con il quale hanno imparato a vivere in stretto rapporto. Il processo di domesticazione deve quindi essere considerato come una modifica irreversibile dei caratteri tipici della specie, causata dalla stretta vicinanza all'uomo o dallo stato di cattività. Questo rapporto ha creato, in animali come il cane, il gatto, il canarino ecc., profonde trasformazioni fisiologiche e morfologiche che sono ormai divenute ereditarie.

 

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IL CANE

Il cane è un mammifero del genere Canis, appartenente al sottordine dei fissipedi e alla famiglia dei canidi. I primi canidi comparvero sulla Terra circa 70 milioni di anni fa, ma quello che è presumibilmente l'antenato diretto del cane, il lupo (Canis lupus), apparve solo mezzo milione di anni fa. Da questo, forse anche mediante incroci con discendenti di sciacalli, sarebbe nato il cane vero e proprio che in origine era un animale completamente selvatico. Il passaggio allo stato domestico sarebbe poi avvenuto tramite un progressivo avvicinamento all'uomo: il cane avrebbe imparato a cibarsi degli avanzi di animali cacciati dall'uomo, svolgendo nel contempo dapprima involontariamente, quindi sempre più consapevolmente, un ruolo di custodia e salvaguardia dei suoi stanziamenti. Il cane domestico (Canis familiaris) risulta una presenza già affermata nel mesolitico, ma è nel neolitico che è attestata una prima differenziazione in varietà o razze, in seguito a una graduale specializzazione delle funzioni dell'animale: caccia, difesa, guardia, compagnia ecc. Le razze attuali ufficialmente riconosciute sono oltre 300 e si diversificano in misura rilevante quanto a morfologia e attitudini, anche se è possibile individuare alcuni caratteri comuni che fanno del cane un'entità specifica ben definita. Dal punto di vista morfologico, si possono distinguere 3 tipi di corporatura, a seconda della proporzione tra i diametri longitudinali e quelli trasversali: dolicomorfa, in cui predominano le lunghezze (è il caso, per esempio, dei levrieri), brachimorfa, in cui i diametri trasversali prevalgono su quelli longitudinali (bulldog), e mesomorfa, cioè intermedia tra le due precedenti, in cui il corpo è più o meno armoniosamente sviluppato in tutte le sue parti; quest'ultimo caso interessa la maggior parte delle razze canine. In base, poi, ai profili della testa, del dorso, della groppa e degli appiombi si possono distinguere cani di tipo rettilineo (fox terrier), concavilineo (boxer, bulldog) e convessilineo (bracco italiano, spinone italiano, bedlington), anche se spesso in uno stesso soggetto possono presentarsi due o persino tutti e tre i tipi di profili. La classificazione delle teste tiene conto anche del rapporto tra lunghezza e larghezza: si distinguono così forme doliocefale o longicefale, mesocefale, e branchicefale. Anche la capacità cranica è molto variabile e in genere e proporzionalmente maggiore negli esemplari di piccola taglia. La dentatura è caratteristica e, come in altri mammiferi, si succedono due dentizioni: la decidua o di latte, formata in genere da 32 denti, e la permanente, che consta quasi sempre di 42 denti definitivi, ma che è variamente influenzata dalla forma del cranio, risultando talvolta deficitaria o disposta in maniera differente dallo schema-tipo.

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Nei dolicocefali la mascella e la mandibola sono di uguale lunghezza (ortognatismo): la dentatura può allora essere disposta "a forbice" (gli incisivi superiori coprono quelli inferiori toccandoli con la loro faccia interna) o a "tenaglia" (gli incisivi superiori combaciano perfettamente con quelli inferiori); se la mascella è arretrata rispetto alla mandibola si ha il prognatismo, tipico per esempio del bulldog e dei boxer; se invece è la mandibola a essere arretrata, si ha l'enognatismo, che è sempre un difetto piuttosto grave. Le orecchie hanno in genere forma triangolare e, rispetto al portamento, possono presentarsi diritte (pastore tedesco), semipendenti (collie) o pendenti (segugi, bracchi); in alcune razze (dobermann, boxer, schnauzer) si usa amputare le orecchie semipendenti al fine di renderle diritte, mentre ad alcuni segugi viene spesso amputata la punta dell'orecchio per evitare ferite o lacerazioni che potrebbero prodursi tra rovi e spineti. Anche la posizione degli occhi dipende dalla conformazione del cranio: ogni razza presenta una sua posizione oculare caratteristica, che può essere frontale (pechinese), subfrontale (pointer, setter irlandese), semilaterale (bracco italiano, setter inglese), laterale (collie) e ultralaterale (levriero russo). L'iride è in genere dello stesso colore delle macchie più scure del mantello, ad eccezione dei cani, neri, in cui è di colore ocra scuro con gli orli palpebrali neri. La coda, molto variabile tra le diverse razze per la forma e dimensioni, svolge un'importante funzione comunicativa: se infatti negli animali da compagnia esprime per lo più gli stati d'animo, nei cani da caccia viene usata per segnalare le varie fasi di attività e le razze molto veloci (levrieri, setter) la usano persino come timone. Gli arti devono essere "in appiombo", cioè presentare una linea verticale regolare rispetto alla perpendicolare che parte dalla punta della spalla o della natica, per consentire un'uniforme distribuzione del peso corporeo. Gli arti posteriori, che imprimono il movimento, si legano alla colonna vertebrale tramite le ossa del bacino e presentano uno sviluppo maggiore di quelli anteriori, atti al molleggio, che sono collegati al tronco solo mediante fasci muscolari. Il mantello del cane è formato da peli più o meno lunghi, particolarmente abbondanti sul dorso e sugli arti, che subiscono una quasi totale sostituzione due volte all'anno, generalmente in primavera e in autunno; le caratteristiche del mantello variano comunque in relazione i fattori ambientali e climatici, oltre che all'età e alle condizioni fisiche dell'animale. Tutti i cani raggiungono la maturità sessuale intorno ai 10-12 mesi di età; il periodo riproduttivo dura da 15 a 20 giorni e si ripete due volte l'anno. Dopo una gestazione di circa 9 settimane, la cagna mette al mondo un numero di cuccioli variabile da 1-2, nelle razze più piccole, fino a 12, anche se la media si aggira intorno ai 5-6 esemplari per cucciolata. I piccoli nascono ciechi e sordi e sono guidati verso il capezzolo materno solo da stimoli tattili; verso la fine della seconda settimana aprono gli occhi e da quel momento comincia un deciso processo di sviluppo che si protrarrà per tutto il periodo dell'allattamento; a tre mesi il cane è completamente svezzato e manifesta già quasi tutte le caratteristiche dell'individuo adulto.

 

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A 9-10 anni l'animale può essere definito "vecchio" e la sua vita media si aggira intorno ai 12 anni, benché, virtualmente, un cane possa vivere anche 16 anni o più. I sensi del cane sono in genere piuttosto acuti, anche se con notevoli differenze tra le varie razze. Il più sviluppato in assoluto è l'olfatto, che serve all'animale per cacciare, per individuare la femmina in calore e anche per riconoscere i suoi simili, gli oggetti a lui familiari e persino il padrone. Molto sviluppato è anche l'udito, nettamente superiore a quello umano e in grado di percepire anche gli ultrasuoni, mentre meno acuta è la vista: se infatti alcune razze, come il pastore tedesco, possono vantare un campo visivo estremamente ampio, sembra per contro che in tutte manchi completamente la percezione del colore. Il cane è un eccellente nuotatore e dimostra una forte resistenza nella corsa. E' in grado di arrampicarsi abbastanza bene, ma viene talora colto da vertigini. Cammina e trotta diagonalmente, con un'andatura tipica, e dopo una buona rincorsa, riesce a spiccare salti molto alti; tuttavia non è in grado di girarsi di scatto o di cambiare velocemente direzione. Per classificare le numerose razze canine, nelle esposizioni cinofile si tiene conto, più che delle caratteristiche morfologiche, delle attitudini e delle funzioni alle quali i vari esemplari vengono destinati. Sotto questo profilo si distinguono tre grandi gruppi: 1. cani da caccia; 2. cani di utilità; 3. cani di compagnia.

CANI DA CACCIA

Il cane manifesta nella caccia delle caratteristiche peculiari e istintive che gli derivano dalla sua discendenza dai canidi selvatici: egli infatti non attende al varco la sua preda come fanno i felini, ma, servendosi del suo fine olfatto, segue con costanza una pista che lo porterà a scovare la selvaggina. A questo punto può avere inizio un inseguimento, se la preda fugge, o un periodo di osservazione più o meno lungo (si dice allora che il cane "punta"), che culmina in un deciso salto aggressivo. Anche il cosiddetto "riporto" trae origine dalla necessità, propria a tutti o mammiferi carnivori, di portare ai piccoli parte della selvaggina cacciata, oppure di seppellirla per mangiarla solo successivamente. Tutti questi istinti hanno differenti gradi di sviluppo nei cani da caccia; sfruttando volta per volta l'elemento predominante, l'uomo ha ulteriormente "specializzato" le varie razze, suddividendole in razze da ferma, da riporto e da seguito. Il cane da ferma per antonomasia è il bracco, di cui esistono numerose varietà, allevate nelle diverse nazioni, tutte caratterizzate da strutture robusta, testa piuttosto grossa, orecchie cadenti naso dalla punta quadrata, labbra superiori pendenti sulla mandibola, coda lunga (in genere amputata) e pelo corto e fitto. Buon cane da ferma è anche lo spinone, morfologicamente simile al bracco e caratterizzato da un mantello duro e irsuto. Un gruppo molto importante è poi costituito dai cani da ferma inglesi (pointer, setter), molto rinomati per la loro abilità, anche se oggi un po'' in declino perché i terreni da caccia non hanno più un'estensione adatta alle loro rapide falcate.

 

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I cani da riporto (retrievers) appartengono a razze inglesi che vengono utilizzate solo per portare al padrone le prede ferite o uccise. Fanno parte di questo gruppo gli spaniel, alcuni dei quali, come il cocker spaniel, si sono rivelati anche ottimi cani da compagnia e da guardia. Alle razze da seguito appartengono i segugi, i bassotti, i terriers, i levrieri. Tutti hanno una corporatura forte e asciutta, ma con notevoli differenze di statura: se infatti i levrieri sono alti ed eleganti, i bassotti sono caratterizzati da acondroplasia, cioè da una precoce ossificazione delle cartilagini delle zampe che determina una forte sproporzione tra queste e il corpo da esse sostenuto (nanismo).

Esemplare di Pointer "Air king paco"

CANI DI UTILITA'

Appartengono a questa categoria cani molto diversi per costituzione, corporatura e funzioni. Un primo gruppo può essere individuato nei cosiddetti cani da pastore, animali forti e coraggiosi, dotati di udito finissimo e di una grande capacità di resistenza alla fatica e alle avversità climatiche. tra le varietà italiane ricordiamo il pastore bergamasco, dolce e intelligente, di stazza media e caratterizzato da un pelo abbondante su tutto il corpo, e il pastore maremmano, più grande e robusto, docile ma anche feroce quando è a guardia del gregge o della casa; anch'egli presenta pelo lungo e abbondante. Molto diffuso e spesso considerato "il cane" per antonomasia è il pastore tedesco, alto circa 60 cm, contraddistinto dal muso lungo e affilato e dall'orecchio appuntito ed eretto. Le sue doti di coraggio, fedeltà e precisione lo rendono oltremodo adatto a essere utilizzato anche come cane poliziotto, da difesa e come guida per ciechi. Un secondo gruppo è costituito dai cani da soccorso, tra cui spicca il San Bernardo, caratterizzato da pelo lungo, statura imponente, muso corto e largo e labbra pendenti. il suo habitat naturale è l'alta montagna, per cui viene impiegato per lo più come cane da valanga. Altro cane da soccorso è il Terranova, leggermente più piccolo, ma anch'esso estremamente robusto e resistente, oltre che fedele e intelligente nn meno del San Bernardo. A una funzione di guardia e di difesa vengono adibite alcune razze (airedale, boxer, dobermann, alano, dalmata) caratterizzate da forme robuste ed eleganti, muscolatura asciutta e fortemente sviluppata, pelo generalmente corto e, non raramente, senso istintivo della difesa di persone e cose. Appartiene a questo gruppo anche il mastino napoletano, notevolmente diverso dagli altri prima citati: nonostante il suo aspetto pesante, è un cane molto agile e veloce nell'attacco e la sua indole bonaria lascia rapidamente il posto all'aggressività con gli estranei, specie se l'animale vi viene istigato. Ricordiamo infine i cani da slitta (samoiedo, eschimese, siberian husky, laika), che presentano in genere un corpo forte e raccolto, interamente ricoperto da un folto mantello per difendersi dal freddo, muso appuntito, orecchie piccole e diritte e arti robustissimi.

 

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Alano dal mantello nero

CANI DI COMPAGNIA

E' impossibile fornire una descrizione univoca delle numerosissime e diversissime razze comprese in questa categoria: si passa da piccoli esemplari a pelo lungo o lunghissimo (maltese, pechinese, piccoli terriers) ad animali completamente "nudi", come lo xoloitzcuintli, di antichissima origine messicana, alto da 30 a 50 cm e del tutto privo di pelo. Quasi tutte le razze, però, qualunque fosse la loro funzione originaria, sono oggi utilizzate anche come razze da compagnia; dal bulldog al barboncino dall'husky al pastore tedesco, il cane appare sempre più il compagno inseparabile dell'uomo, pronto ad assolvere le funzioni a cui è destinato e subito dopo a trasformarsi nel più gaio e fedele compagno del relax.

 

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IL GATTO

Il gatto è un felino domestico diffuso in tutto il mondo, le cui origini sono ancora assai incerte. Le prime ipotesi lo fanno discendere dai gatti selvatici europei, ma ciò non appare del tutto giustificato, soprattutto perché i gatti selvatici furono abbondantemente presenti in tutta l'Europa centro-meridionale, mentre l'introduzione del gatto domestico in tali regioni sembra si debba far risalire al X sec. soltanto. Per contro, ipotesi assai più probabile al riguardo è quella che pone le origini del gatto in una specie africana, Felis lybica, i cui caratteri sembrano rispondere quasi perfettamente a quelli dell'attuale gatto domestico. Con ogni probabilità infatti le forme domestiche apparvero in Egitto, dove i gatti furono tenuti in altissima considerazione e oggetto di cure e perfino di venerazione. Dall'Egitto il gatto domestico passò poi probabilmente nel vicino Oriente, dove, presso le popolazioni maomettane, trovò in seguito altrettanto favore, tanto che la tradizione raffigura lo stesso Profeta in atto di tagliare il lembo del suo mantello su cui si era addormentato il gatto Muezza, evitando in tal modo di doverlo disturbare. Grande favore incontrarono i gatti nell'Europa settentrionale, dove furono addirittura emanate leggi speciali per la loro protezione. Per quanto riguarda le caratteristiche morfologiche e anatomiche dei gatti, il primo carattere riscontrabile, indipendentemente dalla razza, è l'armonia tra forma e dimensione del corpo. La testa arrotondata con la fronte leggermente convessa è sostenuta da un collo breve, compresso, snello e flessuoso. Gli arti sono brevi e relativamente forti, il piede è piccolo e arrotondato, armato di potenti artigli retrattili. La coda è più o meno lunga a seconda delle razze e va gradatamente assottigliandosi verso l'apice. Le dimensioni dell'animale oscillano in media tra i 40 e i 50 cm di lunghezza, cui devono aggiungersi i 30-35 cm della coda, mentre l'altezza alla spalla raggiunge circa i 30 cm. La conformazione anatomica non differisce da quella degli altri felidi, particolarmente del genere Felis: il cranio è rotondo e leggermente allungato verso l'avanti; gli occhi sono grandi e catarifrangenti al buio, il muso è dotato di vibrisse e la lingua è munita di papille cornee. Anche la dentatura non differisce da quella dei felidi, essendo, quella da latte composta di 26 denti e quella definitiva di 30. Il bacino, assai esteso in avanti e all'indietro è, per contro, piuttosto stretto; gli arti anteriori portano cinque dita, quelli posteriori quattro, tutte armate di unghie retrattili. Lo stomaco è piriforme, e l'intestino non supera la lunghezza totale di 2 m. Nelle femmine le mammelle sono in numero di sei o otto, in posizione pettorale, addominale e inguinale. Fra i sensi del gatto primeggiano l'udito, la vista e il tatto, mentre minore sviluppo assume l'olfatto e pressoché inesistente è il gusto. Il mantello può essere a pelo corto e liscio, oppure a pelo lungo e la sua colorazione può variare da individuo a individuo. In linea di massima due sono le classificazioni più note: la prima, detta "dei naturalisti'', suddivide gli animali in base alle diverse caratteristiche anatomiche, nonché in base a un criterio di diffusione geografica; la seconda, quella "delle razze riconosciute'', in vigore negli allevamenti e nelle esposizioni, appare la più coordinata e unificata.

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La prima delle classificazioni citate è forse la più nota, poiché annovera nomi conosciuti in genere dal pubblico e può raggrupparsi nello schema seguente:

Sezione I - Razza a coda normale

Categoria I

- Razze a orecchie piccole e diritte,

a) Razza Comune con sottorazze,

b) Razza Nera o di Gambia,

c) Razza dei Certosini,

d) Razza d'Angora

Categoria II

- Razza a orecchie cadenti

a) Razza Cinese

Sezione II

- Razza a coda corta

a) Razza Malese, o del Siam

Sezione III

- Razza anura, o senza coda

a) Razza di Man

Fra le razze a coda normale e a orecchie piccole e diritte, abbiamo la Razza Comune, quella che più si avvicina al gatto selvatico e il cui mantello è composto di pelo corto, con molteplici variazioni nei colori, due nel maschio e tre nella femmina. Le tinte non sono mai ereditarie. La Razza Nera o di Gambia ha la pelle nera e rugosa, pelame corto e grigio azzurro, orecchie nude, corpo breve e arti assai lunghi, di cui i posteriori leggermente più alti; la sua unica sottorazza è il gatto abissino, discendente forse da un Felis Cafra, dal manto abbondantemente striato. La Razza di Chartreuse o dei Certosini presenta individui di grossa mole, a pelo lungo, morbido e lanoso, grigio-argenteo uniforme, con coda lunga e tenuta ripiegata sul dorso. La Razza d'Angora viene stabilita dai naturalisti ma non compresa nelle razze ufficiali, dove è sostituita con il gatto persiano. La sua mole è imponente, il mantello è costituito da peli fini e morbidi come la seta, dal colore uniforme, per lo più bianco, a volte giallastro, grigiastro o fulvo pallido. Suo paese d'origine è l'Anatolia. Alla seconda categoria, quella delle razze con orecchie cadenti, appartiene soltanto la Razza Cinese, caratterizzata appunto dalle orecchie cadenti e allevata soprattutto in Manciuria, dove si usa sottoporne gli individui all'ingrasso per cibarsene. Alla seconda sezione delle razze a coda corta appartiene la Razza Malese o del Siam, rarissima, di taglia piccola e a coda breve, con pelo corto e liscio, color isabella sul dorso e nero sul capo, sulla coda e sulle zampe; se ne ritrovano ancora esemplari allo stato selvatico nelle foreste thailandesi. Alla sezione delle razze anure appartiene la Razza di Man, originaria del Giappone e della Cina, caratterizzata dalla rudimentale struttura della coda ridotta a un moncherino, dall'eccezionale sviluppo degli arti posteriori e dal mantello unicolore, nero, bianco o tigrato. La classificazione delle razze riconosciute, presentata nel seguente schema è quella stabilita dalla Società Felina Italiana, ma negli altri paesi subisce alcuni mutamenti.

 

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Sottospecie a pelo lungo (ipertrica) I

- Razza persiana:

a) sottorazza unicolore:

1) varietà nera

2) varietà bianca

3) varietà azzurra

4) varietà arancio

5) varietà crema

b) sottorazza pluricolore:

1) varietà cincillà

2) varietà color fumo

3) varietà azzurro crema

4) varietà a squame di tartaruga

5) varietà spagnola c) sottorazze a disegno:

1) varietà tigrata

2) varietà marmorizzata II

- Razza boreale III

- Razza birmana Sottospecie a pelo corto I

- Razza boreale II

- Razza tigrata

1) varietà grigia

2) varietà azzurra

3) varietà rossa III

- Razza snella (egiziana)

- Tutti i colori, escluso il marmorizzato IV

- Razza certosina

1) varietà azzurro-acciaio

2) varietà azzurro argento, a coda normale, a coda deforme (riconosciuta provvisoriamente)

V - Razza abissina. Dopo il gatto domestico esaminiamo ora le caratteristiche del gatto selvatico. Il gatto selvatico fulvo è un elegante animale dal corpo agile e slanciato, che misura circa 75 cm di lunghezza, ivi compresi i 25 cm spettanti alla coda. La folta pelliccia ha tonalità di fondo fulva o grigio-fulva sulle parti superiori del corpo e biancastra su quelle inferiori. Otto strisce longitudinali nerastre percorrono la testa e la regione antero-superiore del collo, mentre strisce mai delimitate, di colore scuro segnano trasversalmente il dorso ed altre più nitide attraversano gli arti. La coda è caratterizzata dall'alternanza di anelli di colore fulvo o fulvo-grigiastro, con altri di tinta nera, e dal colore nero della sua sezione terminale. Assai simile a questo felino è il gatto selvatico sardo, specie che si differenzia però dal fulvo per la colorazione della pelliccia, caratterizzata da macchie tondeggianti, per la maggiore lunghezza della coda, ornata da cinque anelli nerastri oltre a quello apicale, e per la presenza, sulla sommità delle orecchie appuntite, di un ciuffetto di peli. In Europa ha tuttora una diffusione piuttosto ampia il comune gatto selvatico, un animale di dimensioni maggiori del gatto domestico. L'aspetto d'insieme di questo felino dà un'impressione di robustezza e di straordinaria agilità, per la massiccia compressione della testa, del collo e del corpo, come pure per la forte struttura delle zampe. Alto alla spalla fino a 45 cm e pesante circa 8 kg, il gatto selvatico europeo ha una pelliccia più folta di quella dei gatti domestici ed un maggior numero di vibrisse attorno al muso. Sulla colorazione di fondo del pelame, che è grigio-fulvo o grigio-nerastro, si notano quattro fasce nere che, partendo dalla fronte, si dirigono all'indietro: le due esterne si arrestano subito dopo la regione dell'orecchio, quelle interne invece si fondono nella regione occipitale e percorrono poi unite tutta la linea vertebrale e la faccia superiore della coda. Fra i numerosi gatti selvatici asiatici, se ne distingue uno per la sua colorazione, che vagamente ricorda quella del Leopardo nebuloso: si tratta del gatto marmorato (Felis marmorata), un animale che raggiunge il metro di lunghezza, compresi i 50 cm spettanti alla coda.

 

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Assai simile ai felini domestici appare invece il gatto di Temmink, complessivamente lungo fino a 1,20 m e provvisto di una bellissima pelliccia di colore bruno-castano chiaro. Il gatto ornato, o gatto del deserto indiano ha dimensioni maggiori di quelle dei gatti comuni, raggiungendo in media novanta centimetri di lunghezza, dei quali circa un terzo appartiene alla coda. Esso possiede una pelliccia di colore giallastro, più o meno tendente al grigio, cosparsa di numerose macchie scure. Il mento, la gola e il petto sono bianchi e privi di qualsiasi macchia. Nel Bengala vive un gatto selvatico di taglia leggermente inferiore a quella del gatto domestico conosciuto coi nomi di gatto del Bengala e di gatto Leopardo. I gatti selvatici sono presenti anche nel continente americano con forme assai interessanti, fra le quali emergono il gatto di monte, quello delle Pampas e il gatto tigre. Il primo di essi (Felis geoffroyi) noto agli indigeni col nome di Mbaracayà, presenta una struttura piuttosto robusta, raggiungendo una lunghezza di circa 1 m. Il fitto pelame è colorato di grigiastro, talvolta tendente al rossiccio, e cosparso di macchie allungate e nere, ordinate in tante strisce oblique; sulla testa sono presenti cinque strette fasce longitudinali, di colore nero. Il gatto delle Pampas è un grosso felino, che misura talvolta 1,30 m di lunghezza, compresi i 30 cm della coda, e che raggiunge spesso alla spalla un'altezza di circa 30 cm. In Brasile, si suole indicare con il nome di Maracayà pintado un felide selvatico, noto agli studiosi col nome scientifico di Felis tigrina. Si tratta del gatto tigre, un animale agile ed elegante, lungo circa 1 m compresi i 40 cm della coda, lunga e slanciata. La sua pelliccia, soffice e rasa e dalla tonalità di fondo giallo-rossiccia, è assai vistosa per la presenza di larghe macchie ovali scure del diametro, talvolta, anche di circa 5 cm, circondate da una larga fascia nera e ordinate in file longitudinali. I gatti selvatici, come tutti i felidi agilissimi nel saltare e nell'arrampicarsi, sono animali tipicamente predatori, che cacciano sempre all'agguato, a causa della loro scarsa resistenza alla corsa, velocissima, ma di breve durata. Essi posseggono muscoli particolarmente adatti allo scatto e di ciò si avvalgono per piombare come fulmini sulla preda, cui viene quindi tolta ogni possibilità di scampo con la fuga. Alcune specie abitano zone a scarsa vegetazione o addirittura subdesertiche, mentre altre prediligono le foreste e le giungle in cui talune conducono vita prevalentemente terricola e altre, invece, arboricola.

 

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Similmente, alcuni gatti selvatici hanno abitudini prettamente notturne ed altri diurne, così come determinate specie si nutrono esclusivamente di roditori e altri integrano la normale dieta con altri mammiferi, oppure con uccelli e perfino con insetti e rettili. In Italia il gatto selvatico è divenuto piuttosto raro, ma è ancora possibile ritrovarlo nelle Alpi Marittime e in Val d'Ossola, fino ad altitudini di 1.500-1.800 m, come anche nella Maremma e in varie zone dell'Appennino, specialmente in quello calabrese. Sembra che questo tipico abitatore delle foreste - particolarmente in quelle di conifere - non ami fissare la propria dimora in una regione definita, ma che, al contrario, erri continuamente attraverso i boschi, isolato o in coppie, soffermandosi più a lungo in qualche sito assai accidentato e ben nascosto nel folto della vegetazione.

Esemplare di gatto domestico

Gatto persiano bicolore

 

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IL CRICETO

Nome comune del Cricetus cricetus, mammifero roditore appartenente alla famiglia dei Cricetidi. Vive nell'Europa centro-orientale e nell'Asia occidentale. Lungo circa 25 cm ha corpo tarchiato, occhi piccoli, orecchie sviluppate e coda corta e pelosa; ha folto pelame lucente di colore giallo o bruno sul dorso, nero con una macchia bianca sul petto. A differenza del topo è fornito di tasche boccali estese fino alle spalle. Vive in zone steppiche, in terreni secchi e sabbiosi. Costruisce una tana per l'estate e una per l'inverno, dove accumula grosse quantità di provviste (fino a 90 kg). Partorisce due volte in un anno: la gestazione dura dai 15 ai 20 giorni e generalmente il criceto mette alla luce cinque o più piccoli. Durante l'inverno il criceto cade in un discontinuo letargo. Una specie di criceto, l'hamster, diffuso in tutta Europa, molto ricercato per la sua pelliccia, è dannosissimo all'agricoltura, poiché raccoglie ed ammassa nella sua tana grandi quantità di frumento. Il Mesocricetus auratus, comunemente chiamato criceto dorato, è più piccolo del criceto comune e non presenta la macchia nera sul ventre. E' allevato come animale domestico e da laboratorio.

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LO SCOIATTOLO

Nome comune di varie specie di roditori appartenenti alla famiglia degli Sciuridi. Gli scoiattoli propriamente detti (del genere Sciurus) possono essere divisi, per la loro distribuzione, in due gruppi: scoiattoli europei e scoiattoli americani. Lo scoiattolo europeo (Sciurus vulgaris) ha lunghezza variabile da 20 a 30 cm con coda di uguale lunghezza, molto pelosa ed appiattita; ha testa tondeggiante, muso breve fornito di vibrisse, occhi grandi e vispi; le orecchie sono spesso ornate da un ciuffo apicale. Gli arti anteriori sono più corti dei posteriori, conformati per il salto; le zampe sono fornite di dita sottili terminanti con unghie ricurve e appuntite. La pelliccia è di colore vario, dal bruno rossiccio al fulvo, al grigiastro, fino al nero. Lo scoiattolo vive nei boschi saltando agilmente da un albero all'altro; si nutre di insetti, uova, ghiande, nocciole, scorze d'albero e semi di conifere; costruisce un nido sulle biforcazioni dei rami. La stagione fredda riduce in parte l'attività dello scoiattolo, il quale, però, non va in letargo. Per la loro adattabilità e intelligenza, possono essere facilmente addomesticati. Gli scoiattoli americani si suddividono in tre gruppi: scoiattoli rossi, scoiattoli grigi (vivono entrambi nel Nord degli Stati Uniti) e scoiattoli volpe (vivono nel Sud degli Stati Uniti e in Messico). Gli scoiattoli rossi sono lunghi meno di 40 cm, hanno pelliccia fulva, vivono nei boschi e sono attivi tutto l'anno. Gli scoiattoli grigi hanno orecchie prive del caratteristico ciuffetto e frequentano i parchi cittadini. Gli scoiattoli volpe hanno pelliccia di colore dal bruno al nerastro, coda lunga e molto vaporosa, simile a quella della volpe. Non sono molto diffusi, anche perché ricercati dai cacciatori per le carni e la pelliccia. Scoiattoli arboricoli africani e asiatici sono quelli che formano il gruppo dei funamboli (genere Funambulus) caratteristici per il manto striato di colore vario; sono scoiattoli lunghi appena 12-17 cm e sono assai graziosi, come certi scoiattoli americani (Sciurillus pusillus) che non arrivano a 10 cm di lunghezza. In Asia vivono 4 specie di scoiattoli giganti (genere Ratufa) lunghi anche 50 cm oltre la coda; si nutrono di frutta, di insetti e di uova di uccelli. Alla sottofamiglia dei petauristini fanno capo gli scoiattoli volanti tipici per il patagio, duplicatura cutanea che si stende su ciascun lato del corpo dagli arti anteriori fino alla coda; grazie al patagio questi scoiattoli possono slanciarsi in lunghi voli planati da un ramo all'altro degli alberi. Il primo tratto del volo è a "caduta libera'' perché aprono il patagio soltanto dopo un po', così come fanno spesso i paracadutisti. La coda serve da timone. I grandi Petaurista riescono a compiere tragitti anche di un centinaio di metri. Gli scoiattoli volanti sono riuniti in 13 generi con 38 specie del Nordamerica, dell'Asia ed anche dell'Europa nord-orientale. Hanno abitudini notturne, sono arboricoli, e si nutrono di semi, foglie, germogli e forse anche di piccoli animali. L'unica specie europea è la Pteromys volans, propria della Finlandia ma che vive anche in Siberia, in Giappone e in certe regioni della Cina.

Uno scoiattolo

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IL CANARINO

Nome comune del Serinus Canarius, uccello della famiglia dei Fringillidi, ordine dei Passeriformi, che vive allo stato selvatico nelle isole Canarie, a Madera e nelle isole di Capo Verde. E' lungo fino a tredici centimetri, ha becco corto e tozzo e piumaggio verde grigiastro con ali gialle. Si nutre di semi, di foglie tenere e di frutta succosa. Come il verzellino, che appartiene allo stesso genere, vive in gruppi nidificando sugli alberi. Il maschio ha notevoli attitudini canterine. Molto probabilmente i primi canarini sono stati importati in Europa dagli Spagnoli e dai Portoghesi nel 1500 e nel 1600, diffondendosi in seguito in quasi tutta l'Europa, soprattutto nelle aree mediterranee. Negli allevamenti europei apparve, fra il 1677 e il 1713, il canarino giallo, di cui si formarono parecchie razze, alcune delle quali molto più grosse del selvatico. Tra quelle più note sono i canarini ricciuti olandesi (hanno le penne del collo e del petto arricciate), i canarini gobbi, i canarini inglesi e i canarini tedeschi dell'Harz. In Africa sono note altre specie di canarini: il canarino del Mozambico, il canarino di Sant'elena, il canarino solforato, il canarino del Capo, ecc. Le varietà domestiche hanno piumaggio prevalentemente giallo chiaro, sono di dimensioni maggiori del canarino selvatico e vengono facilmente allevate in gabbia, in cui si pongono cestini per il nido. L'incubazione delle uova dura circa tredici giorni; i piccoli incominciano a volare dopo ventun giorni e dopo venticinque-trenta sono in grado di nutrirsi da sé. Le covate sono tre o quattro per stagione. Per ottenere buoni cantori bisogna isolare presto i giovani, affiancandoli a un maschio adulto provetto cantore. Il canarino si incrocia facilmente con il cardellino, il lucherino e il fringuello. Da tali incroci sono derivati varietà diverse per grandezza, colore del piumaggio e attitudini canore.

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IL PAPPAGALLO

Con questo nome sono comunemente indicati gli uccelli dell'ordine dei Psittaciformi. Hanno dimensioni molto varie, infatti la lunghezza del corpo è compresa fra 7 cm e 1 m. I pappagalli hanno capo grosso, collo corto, becco robusto e uncinato col pezzo superiore mobile rispetto al cranio e con cera alla base, lingua spessa e carnosa. Le zampe, brevi e robuste e ricoperte di squamette, portano quattro dita due delle quali volte in avanti (il secondo e il terzo) e due indietro (il primo e il quarto). Tutte le dita sono provviste di unghie assai robuste che fanno dei pappagalli degli abili arrampicatori; essi sono adatti alla vita arboricola e nell'arrampicarsi sugli alberi si aiutano anche col becco. La coda dei pappagalli può essere breve o anche molto lunga (fino a due terzi della lunghezza totale) e costituita da 12-14 timoniere. La colorazione del piumaggio è sempre molto vistosa. I Pappagalli sono diffusi nelle regioni tropicali dove vivono soprattutto nelle foreste, generalmente in gruppi numerosi, nutrendosi quasi esclusivamente di frutti e semi, anche se qualcuno non disdegna le larve di insetti. Nidificano sui rami degli alberi o in cavità dei tronchi e negli anfratti delle rocce e talvolta anche sul terreno e perfino nei termitai. I pappagalli depongono da 1 a 10 uova dal guscio bianco; dopo una ventina di giorni di cova nascono pulcini inetti che vengono nutriti con cibo rigurgitato. I pappagalli hanno la voce assai caratteristica, a volte stridula e monotona, a volte persino melodiosa. Lo splendore dei colori, l'indole mite, la facilità di adattarsi alla cattività e la curiosa capacità di "parlare" di alcuni, fanno annoverare i pappagalli fra gli uccelli ornamentali più ricercati. Alcune specie da ricordare sono: il cacatua, comune nell'America, dalla coda corta e larga e un ciuffo di piume erigibile sul capo; l'ara, che ha il piumaggio di colori bellissimi e la coda lunga; il pappagallo comune, che è il più noto e quello che di solito si tiene in domesticità; esso ha il piumaggio verde, rosso, giallo, azzurro-violaceo, la coda corta e arrotondata, e vive nei boschi del Brasile lungo il Rio delle Amazzoni; il pappagallo cenerino, che è comune nell'Africa; il pappagallo notturno o cacapo, comune nella Nuova Zelanda, che è assai simile ad una civetta. Alcuni pappagalli soprattutto per l'abitudine di riunirsi in frotte molto numerose, possono produrre seri danni alle coltivazioni di cereali e degli alberi da frutta, e ciò induce alla loro distruzione massiccia che in qualche caso ha portato alla estinzione di intere specie.

Esemplare di pappagallo

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LA TARTARUGA

Denominazione comune dei rettili appartenenti all'ordine dei Testudinati o Cheloni, comprendente specie adatte alla vita acquatica (dette anche testuggini) o agli ambienti terricoli. Nelle tartarughe lo scudo è ovale, depresso, non unito lateralmente al piastrone, che è incompleto nella parte centrale. Il capo e le zampe non sono retrattili, la coda è brevissima; le zampe sono foggiate a paletta, in rapporto con l'attitudine al nuoto, e quelle anteriori sono assai più grandi, fornite di 1-2 unghie. La tartaruga caretta (Caretta caretta) è la specie più comune nel Mediterraneo; lunga sino a 130 cm, con uno scudo che può superare il metro, è caratterrizzata da una grossa testa munita di rostro molto ricurvo e da zampe assai sviluppate, soprattutto il paio anteriore, che ne fanno un'abile nuotatrice. La tartaruga caretta preferisce tuttavia frequentare le acque poco lontane dalla costa, dove trova in abbondanza le prede (pesci, crostacei, molluschi) di cui si nutre. Tra i Testudini il genere Testudo comprende alcune tra le più comuni tartarughe terrestri, con specie di dimensioni gigantesche. Assai simili tra loro ed entrambe caratteristiche dell'area mediterranea sono la tartaruga greca (Testudo graeca) e la tartaruga di Hermann (Testudo hermanni). Le tartarughe di terra comuni negli orti e nei giardini: posseggono una corazza molto robusta e convessa, di colore giallastro con macchie nere più o meno estese, lunga 20-25 cm. Le specie di maggior mole si trovano nelle isole Galápagos dove vennero sottoposte a una sistematica distruzione per la caccia alle loro carni eccellenti. Le tartarughe si riproducono per uova, che depongono in buche nella sabbia o nel terreno; quelle terrestri sono molto più piccole delle acquatiche; quelle marine giungono, nei mari tropicali, a 2 m di lunghezza e al peso di 500 kg. Dalle specie marine si ottiene la tartaruga con la quale si fanno pettini, tabacchiere, montature per occhiali, astucci, lavori d'intaglio, ecc.

Testuggine gigante delle Seicelle

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