Zoologia Gli Animali di Campagna

 

 
    

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Scienza e Tecnica - Indice

Zoologia Gli Animali di Campagna

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ZOOLOGIA - GLI ANIMALI DI CAMPAGNA

INTRODUZIONE

A chi di noi non è capitato di scorgere, passando davanti a una casa colonica o a una fattoria, un'oca che scorazza nell'aia oppure di sentire il verso delle galline nel pollaio? Esiste infatti un gruppo di animali tradizionalmente tipico di un ambiente rurale dove prevale un'economia di sussistenza: oche, polli, conigli, venivano un tempo allevati dall'uomo anzitutto per fornire carne, pollame, uova per il contadino e per la sua famiglia; l'eccedenza veniva poi venduta. Oggi, con il progredire dell'industrializzazione si è sviluppato un allevamento intensivo su larga scala, di questi animali, che tuttavia hanno mantenuto una collocazione, per così dire, "familiare". Esaminiamo ora alcuni tra i più tipici animali di campagna, nel novero dei quali abbiamo inserito anche quelli non strettamente legati all'economia agricola ma comunque molto diffusi nelle nostre campagne.

 

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LA GALLINA

Con il nome gallina non si designa soltanto la femmina del gallo ma, in generale, la femmina di tutti i gallinacei. La gallina si presenta con un corpo tozzo, ma abbastanza robusto, lungo circa 50 centimetri e con piumaggio fulvo. Le sue zampe terminano con 3 dita brevi e sono collegate fra di loro da una membrana interdigitale. E' un uccello vegetariano e il suo allevamento è molto sviluppato soprattutto per la produzione di uova.

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IL GALLO

Si designa col nome di gallo il maschio adulto dei polli domestici e di altri uccelli appartenenti al genere Gallus, ordine dei Galliformi. Le caratteristiche principali dei galli sono: una cresta lungo la linea mediana della testa con un margine seghettato (mentre per le galline questo particolare si riduce ad una escrescenza appena accennata); un paio di bargigli sotto le orecchie ed un altro vicino al becco. Sedici penne formano la coda, più lunga di quella delle femmine, che ha una forma arcuata. Un solido sperone sul tarso è presente solo nei maschi. In Indonesia e Malesia sono molto diffusi i galli selvatici che possono essere divisi in quattro specie: il gallo banckiva o gallo dorato di giungla (Gallus gallus) il gallo di Sonnerat o gallo argentato di giungla (Gallus sonnerati), il gallo vario o gallo di Giava (Gallus varius), il gallo di Lafayette o gallo di Ceylon (Gallus lafayetti). Pare che l'addomesticazione dei galli sia stata praticata nella valle dell'Indo la prima volta e fu poi estesa alla Persia, all'Egitto e, nel VI sec. a.C., all'Europa.

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IL POLLO

Il nome "pollo" designa i gallinacei domestici appartenenti per lo più alla famiglia dei Fasianidi e discendenti da alcune specie selvatiche del genere Gallus. Sembra che le prime forme di addomesticazione del gallo selvatico siano da ricercare nell'India del terzo millennio a.C.; da qui la consuetudine di allevare polli per la produzione di carne e di uova si diffuse in tutto l'Oriente, giungendo in Europa solo nel V secolo a.C. Grazie alla sua buona capacità di adattamento all'ambiente, il pollo prosperò facilmente nei più diversi habitat, subendo nel corso dei secoli varie modificazioni, sia spontanee sia prodotte dall'intervento umano: oggi, pertanto, esistono numerosissime razze di polli, che si differenziano in maniera notevole per funzioni e per caratteristiche somatiche. In linea generale, i polli sono caratterizzati dalla presenza di una cresta carnosa posta sulla linea mediana della testa, di due bargigli situati alla base della mandibola (assenti nella femmina) e di due lobi carnosi, detti bargigli auricolari o orecchioni, che si trovano sotto il condotto auricolare esterno. La cresta, talvolta assente nella femmina, può variare per forma e dimensioni a seconda delle razze, ma nella sua struttura generale è semplice e dentellata (anche il numero dei dentelli varia da razza a razza) e viene tenuta sempre diritta nel gallo, diritto o ripiegata, quando è presente, nella gallina. Sia i bargigli sia gli orecchioni possono avere dimensioni diverse, ma mentre i primi sono sempre di colore rosso, i secondi possono presentare anche una colorazione bianca, crema ecc. Per quanto riguarda il colore e il disegno del piumaggio, si distinguono mantelli uniformi (bianchi, neri, fulvi, color cenere, rosso mattone ecc.) e mantelli variopinti, dovuti alla presenza di penne di diverso colore sulle varie parti del corpo oppure di tinte diverse sulla stessa penna. Il piumaggio della femmina è, in linea generale, più modesto di quello del maschio. Il pollo domestico raggiunge la maturità sessuale a circa tre mesi, ma in genere, negli allevamenti, non viene mai fatto accoppiare prima dei sei mesi. L'incubazione dell'uovo dura 21 giorni, al termine dei quali è il pulcino a bucare l'uovo dall'interno facendolo schiudere. In natura è la chioccia stessa che cova le sue uova, ma negli allevamenti si utilizzano oggi delle incubatrici artificiali che possono contenere fino a parecchie migliaia di uova contemporaneamente; il pulcino viene poi affidato alle cure di una "madre artificiale" che gli fornisce, al posto della chioccia, il calore necessario nei primi giorni di vita. Alla nascita il pulcino è lungo circa 8 cm e pesa 30-40 g; lo sviluppo somatico si completa entro il primo anno di vita. La vita media del pollo domestico è di circa 10 anni, ma in allevamento i capi vengono generalmente abbattuti dopo due mesi nel caso dei soggetti da carne, dopo un ciclo produttivo per le galline ovaiole. Dal punto di vista morfologico, i polli possono essere suddivisi in tre categorie: razze omeosome, simili nella forma generale, alle specie selvatiche; razze eterosome, diverse dalle specie selvatiche e caratterizzate da una netta sproporzione tra l'apertura alare e il peso del corpo, che le rende incapaci di volare; le uova di queste razze, inoltre hanno generalmente un guscio color rosso mattone; infine le razze intermedie che presentano caratteristiche comuni a entrambe le categorie precedenti, anche se sono, in linea generale, più simili alle razze eterosome. Ma la classificazione più seguita, dato l'interesse economico di questi animali, è quella che si fonda sulle attitudini funzionali delle diverse razze di polli. Anche da questo punto di vista distinguiamo tre categorie. 1) Razze adibite alla produzione di uova. Caratteri somatici comuni sono: struttura scheletrica piuttosto leggera, corpo generalmente magro, masse muscolari poco sviluppate, bacino ampio, cresta e bargigli color rosso vivo. L'esemplare più rappresentativo di questa categoria è la "livornese bianca", che è anche la varietà più selezionata perché fornisce mediamente 250-260 uova all'anno, con punte che possono raggiungere anche le 300 uova. Ha un mantello bianco candido, su cui spiccano cresta e bargigli color rosso intenso: la cute i tarsi e il becco sono gialli. Altre razze ovaiole, di impiego ormai solo rurale, sono la "ancona", bianca e nera, la "valdarno", nera, e la belga "campine". 2) Razze adibite alla produzione di carne. Presentano un consistente sviluppo muscolare e scheletrico, soprattutto in corrispondenza del petto e delle cosce. Queste razze sono state selezionate per lo più all'estero, come la "cocincina", di origine cinese, il cui maschio può arrivare anche a 5 kg di peso, mentre la femmina ne pesa al massimo 4; l'aspetto possente di questa razza, tuttavia, è legato anche alla presenza di un gran numero di penne poco aderenti al corpo. Anche la "brahma" fornisce carne di buona qualità e anch'essa è caratterizzata da un corpo grosso e massiccio, ricoperto da un folto mantello ermellinato. 3) Razze a doppia attitudine. Hanno caratteri somatici intermedi tra le due precedenti categorie. Le più note e apprezzate sono: la "rhode island", la "wyandotte" e la "plymouth rock", di origine americana, le inglesi "sussex" e "orpington" e la belga "malines".

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IL TACCHINO

Nome volgare di alcune specie di uccelli appartenenti all'ordine dei galliformi. Fra quelle più note è il "tacchino comune" (Meleagris gallopavo) della famiglia dei meleagrididi, che da tempo lontano è stato ridotto allo stato domestico come animale da carne. Allo stato selvatico questo uccello vive tuttora nelle regioni americane comprese fra gli Stati Uniti orientali e il Messico meridionale. E' lungo circa 120 cm e pesa, al massimo, 14 kg; presenta la testa nuda e ricoperta di verruche variopinte con lunghe protuberanze carnose che pendono dal ramo superiore del becco. Quando attraversa la stagione degli amori il maschio si avvicina alle femmine con le ali aperte e striscianti sul terreno mentre emette il suo tipico glu glu e tremando in tutto il corpo. Con tale atteggiamento esso vuole impressionare le femmine o chiunque altro animale che lo disturbi. L'andatura, tuttavia, è in pari tempo comica ed imponente. I maschi si combattono cruentemente fra loro per il possesso delle femmine con minor violenza, però, di quanto non facciano i pavoni che sono loro stretti parenti. Questa specie venne importata in Europa dai "conquistadores" spagnoli che la trovarono già addomesticata presso gli Indios fin dall'inizio del XVI sec.; ma è certo che quegli indiani tenevano già da tempo i tacchini fra i loro gallinacei domestici; anzi essi erano già riusciti ad ottenere delle razze di un bianco puro ed altre maculate di nero molto più pesanti degli esemplari selvatici. La seconda specie di tacchini americani è il "tacchino ocellato" (Agriocharis ocellata) diffuso dalla penisola dello Yucatan fino all'Honduras e al Guatemala. E' di taglia notevolmente più piccola rispetto al tacchino comune dal quale si distingue anche per aver le parti nude del capo di color azzurro con caruncole rosso vivo; inoltre, sulla coda, presenta degli ocelli, pure azzurri, molto evidenti. Ambedue le specie americane vivono nella boscaglia trascorrendo il tempo alla ricerca di cibo sul terreno; alla notte dormono appollaiati sugli alberi. Complicatissime sono le cerimonie nuziali di questi uccelli la cui femmina depone da 8 a 15 uova direttamente sul terreno, senza prima costruire un nido; tuttavia essa le cova amorosamente per 28 giorni. Ed anche quando i pulcini sono nati essa si dimostra una buona madre, allevandoli con cura e con amore. In tempi molto lontani i tacchini erano molto comuni anche nelle regioni settentrionali degli USA; poi la caccia spietata cui furono soggetti li portò quasi all'estinzione. Fortunatamente sono state emesse tempestivamente leggi protettive ed oggi questi uccelli sono ricomparsi anche in molte zone da tempo abbandonate. Alla famiglia dei megapodidi appartiene inoltre, il "tacchino di boscaglia", del quale si conoscono 10 specie diverse. Esse sono distribuite nella zona del Pacifico compresa fra l'Australia e le Filippine. Si tratta di uccelli della taglia di un pollo ma molto simili, come aspetto, ai tacchini americani; differiscono da questi anche perché non covano le uova col calore del proprio corpo ma la femmina le depone sul terreno ricoprendole poi con un monticello di sabbia lasciata riscaldare dal sole. Il piumaggio non è molto appariscente mentre le parti nude del capo e del collo sono vivacemente colorate a tinte forti. Il Megapodius laperouse, un tacchino proprio delle Filippine e di varie isole dell'Oceania costruisce il suo cono di sabbia sui fianchi di un vulcano attivo affinché le uova raggiungano la temperatura ottimale per la schiusa; oppure sopra le uova costruisce un cumulo di terra e vegetali, alto anche quasi due metri; la fermentazione delle parti vegetali fornisce il calore necessario a "covare" le uova stesse. Le principali razze di tacchino domestico sono: la "nera" detta anche "razza di Sologne", la più diffusa nelle nostre campagne; la "bronzata", originaria del Canada e diffusa in Inghilterra; la "bianca" detta anche razza di "Olanda" o "di Cipro", la più mansueta di tutte; sui mercati è una delle razze più quotate anche se il peso è inferiore (13 kg) a quello di altre razze che arriva talvolta a 16/17 kg (maschio). Meno diffuse sono le razze "rossa, screziata, gialla".

Un tacchino

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L'ANATRA

L'anatra (o anitra) è un uccello acquatico dell'ordine degli anseriformi, della famiglia degli anatidi, con largo becco, gambe corte, zampe palmate, con quattro dita. L'anatra è una bravissima volatrice e un'ottima nuotatrice. Il suo corpo, coperto da uno spesso e soffice strato di piume, il cui colore varia a seconda delle razze, è protetto dall'umidità e dal freddo da uno strato di grasso situato sotto la pelle. Vi sono moltissime specie di anatra, ma la più importante è quella detta selvatica o germano reale (Anas platyrhynchus), dalle lunghe ali, e dalla coda a ventaglio. Il suo becco è munito di setole fatte a frangia che permettono all'acqua di uscire mentre essa tiene imprigionati i vermi, i molluschi, le erbe acquatiche, le radici e i semi dei quali si nutre. L'anatra abbonda in tutto l'emisfero settentrionale, preferendo d'inverno le regioni calde e spingendosi d'estate fino al Circolo Polare. Ha carne squisita e la delicata peluria che riveste la parte inferiore del suo corpo è molto ricercata per farne guanciali o piumini. Tutte le altre specie di anatra come l'alzavola (Anas crecca), il fischione (Anas penelope), la marzavola (Anas querquedula), si differenziano ben poco dal germano e, come questo, sono migratrici, nidificano sugli alberi o su terreno paludoso e sono molto ricercate per la loro ottima carne.

Anatra della specie Codone

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L'OCA

L'oca fa parte del genere di uccelli palmipedi, della famiglia delle anatidi, che comprende molte specie diffuse in tutto l'emisfero settentrionale. Le oche sono uccelli acquatici, o per meglio dire, semi-acquatici di statura intermedia tra quella dei cigni e quella delle anatre. Il loro piumaggio è bianco o cinerino ed il grosso becco giallo è fornito di lamelle marginali e di una specie di unghia cornea all'estremità. Il collo è lungo e le zampe sono corte, gialle e palmate, con tre dita volte in avanti ed un dito posteriore posto più in alto. L'oca domestica, che trae origine da quella selvatica (ormai estinta), è stato il primo animale ad essere addomesticato. La sua alimentazione è basata sull'uso di pastoni a medio contenuto proteico durante le prime settimane di vita, per poi passare al pascolo integrato con una dieta di cereali. Si allevano facilmente e hanno carni molto saporite e sostanziose. Pregiatissimo è il loro fegato con il quale si fanno i famosi pasticci di fegato grasso (rinomati quelli di Strasburgo) e molto richiesto è il piumino, utilizzato per cuscini, imbottiture, piumini da cipria. ecc. Con le carni, ricche di grasso, si fanno anche salami, molto usati dagli Ebrei, che secondo la loro religione si astengono dalle carni di maiale.

Esemplari di oca domestica

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LA VACCA

E' la femmina del toro che si trova oltre il sesto mese di gravidanza o che sta per partorire; in genere, quindi, la femmina adulta che ha già compiuto il terzo anno. Prima di questa età viene di norma chiamata vitella o giovenca. La vacca ha corna cilindriche e lisce, muso largo con le narici poste ai lati e gli occhi posti quasi lateralmente, la giogaia che pende dal collo, lunga coda terminante a fiocco. Il pelo, liscio e corto, aderisce al corpo. Dispone di due paia di mammelle le cui ghiandole secernono latte. La vacca si riproduce fino ai 10-12 anni di età, con un parto all'anno. La gestazione dura nove mesi; viene partorito, solitamente, un solo vitello che viene alimentato solo in parte con il latte materno sfruttato, invece, dall'uomo. La lattazione dura, di solito, 300 giorni; la vacca si asciuga dieci mesi dopo il parto. La massima produzione di latte avviene due mesi dopo il parto e tra la quarta e la quinta lattazione. La vacca da latte viene alimentata con pasti completi ed equilibrati. In Toscana e in qualche altra regione italiana, la vacca si distingue dalla mucca perché quest'ultima è considerata solo quale produttrice di latte mentre la vacca, oltre che per il latte, viene utilizzata anche per il lavoro dei campi, al posto dei buoi. La denominazione di vacca viene data, generalmente, alle femmine adulte di tutte le varie specie di artiodattili ruminanti della sottofamiglia dei bovini (famiglia dei bovidi), siano esse domestiche o selvatiche. Tra queste citiamo le femmine del bufalo indiano (in buona parte addomesticato), del bufalo africano, del banteg indonesiano, del gaur, il gigantesco bovino dell'India, dello yak, tipico dell'altopiano tibetano, del bisonte europeo e del bisonte americano, dello zebù, del gayal, ecc. In India la vacca è divenuta l'animale sacro alle divinità lunari e a quelle della fertilità, grazie alle sue corna falcate come la luna. Con le corna dorate essa veniva attaccata ai carri consacrati al culto o posta al tiro degli aratri sacrati. Nel IV e III millennio a.C. la vacca veniva usata come animale da lavoro dalle civiltà dell'Asia Anteriore e dell'Egitto. Tuttavia le prime regioni dove avvenne l'addomesticamento, con tutta probabilità, furono nell'Asia centro-occidentale anche se quei popoli non conoscevano ancora l'uso del latte come alimento.

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IL CONIGLIO

Lagomorfo della famiglia dei Leporidi, il coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus) è originario dell'Europa sud-occidentale e meridionale, da dove poi è stato diffuso dall'uomo in tutto il continente europeo e anche negli altri continenti. Quasi ovunque ha dato prova di una formidabile adattabilità e di un enorme potenza di diffusione, divenendo talvolta una vera calamità per l'agricoltura: in Australia e Nuova Zelanda, per esempio, l'assalto dei conigli provocò la distruzione di ettari e ettari di pascoli, senza che si riuscisse a ridurne il numero, malgrado l'impiego di mezzi più diversi e sofisticati. Il coniglio domestico discende da quello selvatico; è lungo in genere circa 40 cm, compresa la coda, e presenta orecchie molto lunghe (anche se più corte di quelle delle lepri) e arti posteriori più lunghi di quelli anteriori, poiché vengono usati per saltare. La dentatura da latte consta di 16 denti: 6 incisivi (4 superiori e 2 inferiori) e 10 molari (6 superiori e 4 inferiori); solo due paia di molari sono già definitivi: tutti gli altri denti vengono sostituiti a partire dal 18° giorno di vita. La dentatura dell'animale adulto è composta da 28 denti: 6 incisivi e 22 molari (12 superiori e 10 inferiori). I canini sono del tutto assenti e la funzione di triturare il cibo coriaceo è assolta, come nei roditori, dagli incisivi. Poiché questi animali si nutrono di materiali di difficile assimilazione, hanno l'intestino cieco molto sviluppato, mentre nello stomaco è presente una flora batterica che decompone la cellulosa, rendendola più assimilabile; il fegato è provvisto di cistifellea. Il modo di nutrirsi dei conigli è molto particolare: per ottenere dal cibo il massimo apporto nutritivo, essi dapprima lo assimilano nello stomaco con l'aiuto dei batteri, quindi lo espellono sotto forma di palline; queste vengono poi a loro volta inghiottite e tornano nell'apparato digerente: l'intero processo è chiamato refezione. Soltanto in ultimo le scorie di cibo vengono definitivamente eliminate. L'apparato genitale del coniglio presenta qualche particolarità rispetto a quello degli altri mammiferi domestici: nel maschio le cavità scrotali comunicano con la cavità addominale attraverso un'apertura piuttosto larga, che consente ai testicoli di risalire: ciò rende talvolta pericolosa la castrazione del coniglio. Nella femmina, invece, l'utero è diviso in due parti, in ciascuna delle quali termina l'ovidotto proveniente da un'ovaia: è perciò possibile che due accoppiamenti succedutisi a breve distanza di tempo provochino due gravidanze distinte e quindi due parti intervallati magari solo da qualche giorno. Le coniglie divengono fertili all'età di circa sei mesi e possono avere dalle cinque alle sette figliate all'anno; i calori si manifestano ogni due-quattro settimane e durano in media tre giorni, durante i quali la femmina e irrequieta e mostra rossore e gonfiore della mucosa vaginale. La gravidanza dura circa 30 giorni per ogni parto nascono da 4 a 12 piccoli, ciechi e praticamente privi di pelo; i piccoli lasciano il nido a circa 3 settimane e completano lo sviluppo corporeo nel primo anno di vita. Il coniglio è dotato di un fine olfatto, di un udito acutissimo e di una buona vista; reagisce istantaneamente agli stimoli esterni e corre con una velocità superiore a quella della lepre, adottando, inoltre, una traiettoria a zig-zag che rende estremamente difficile la sua cattura. Sembra che i primi tentativi di addomesticamento del coniglio selvatico risalgano ai Fenici, ma solo con i Romani si può parlare di vere e proprie forme di allevamento ed è proprio alla conquista romana che si deve la diffusione del coniglio in tutto il continente europeo. Esistono oggi circa 50 razze di conigli, alcune delle quali altamente selezionate in vista di uno sfruttamento economico. In base alle caratteristiche zooeconomiche si possono distinguere tre categorie: razze da carne, da pelliccia e da pelo, anche se la distinzione non è mai del tutto rigida e in una stessa razza possono coesistere tutte e tre le attitudini. 1) Razze da carne. Come animale da carne il coniglio presenta il vantaggio di una grande velocità di riproduzione e di un'assimilazione completa dei cibi, che gli consente di trarre il massimo profitto non solo da mangimi e foraggi, ma anche da varie sostanze residue e sottoprodotti. La carne è bianca, di sapore gradevole e facilmente digeribile. Il più importante e diffuso coniglio da carne è il "gigante di Fiandra", caratteristico per le sue notevoli dimensioni (intorno a 90 cm di lunghezza) e per il suo peso, che può superare i 6-7 kg. Il corpo, largo e massiccio, è coperto da un folto mantello che può assumere varie colorazioni: grigio, argenteo, leprato, fulvo; la testa è grossa, con occhi grandi e scuri e orecchie diritte e rivolte in avanti. Una mole notevole caratterizza anche il "fulvo di Borgogna", dal mantello giallo-rossastro con macchie bianche sotto gli occhi, sul ventre e sulla coda. Altre razze da carne sono il "gigante blu di Vienna", che fornisce anche un'apprezzata pelliccia grigia particolarmente soffice, e il "belga", o "bramantino", grosso e robusto, con un mantello di colore nero brillante, oppure fulvo con chiazze grigio ferro. 2) Razze da pelliccia. Particolarmente importanti, in questo gruppo, sono i conigli bianchi: la pelliccia bianca, infatti, è la più adatto all'uso industriale perché può essere facilmente tinta. Tra i maggiori rappresentanti di questa categoria ricordiamo il cosiddetto "coniglio bianco comune ad occhio rosa", il "coniglio bianco di Vienna ad occhio blu" (derivato dal "blu di Vienna") e il piccolo "coniglio bianco polacco" che, oltre a una ricercata pelliccia simile a quella dell'ermellino, fornisce anche un'ottima carne. Esiste poi la vasta gamma dei conigli denominati "rex" (rex marrone, nero rex, cincillà rex, zibellino rex, blu rex e altri) e il pregiato "coniglio argentato", portatore di una soffice pelliccia grigia, argentea, bruna o color crema. 3) Razze da pelo. L'unico rappresentante di questa categoria è il "coniglio d'angora", così denominato per la somiglianza del suo mantello con quello del gatto e della capra detti appunto "d'angora". il suo pelo è lungo da 8 a 20 cm, soffice e abbondante, e presenta un rivestimento ceroso che lo rende impermeabile, oltre che sericeo al tatto. Se unito alla lana o ad altre fibre tessili, fa assumere al tessuto una consistenza molto morbida e viene perciò impiegato frequentemente su scala industriale. La varietà più apprezzata è quella bianca, ma esistono anche mantelli grigi, fulvi, neri e blu.

Coniglio di razza angora

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IL CAVALLO

Mammifero perissodattilo appartenente alla famiglia degli equidi, il cavallo (Equus caballus) ebbe origine probabilmente nell'America settentrionale, da dove sarebbe poi passato dapprima in Asia e quindi in Europa. Il suo antenato diretto sarebbe l'Eohippus dell'Eocene inferiore americano, una sorta di marmotta alta meno di 40 cm e con gli arti anteriori già dotati di 4 dita, il terzo dei quali decisamente più sviluppato degli altri. Non si conosce con precisione l'epoca in cui il cavallo è stato addomesticato, anche perché sembra che, tra gli animali assoggettati, sia quello che ha opposto maggiore resistenza all'uomo. I primi a sfruttare il cavallo sotto il profilo sia agricolo sia bellico furono gli antichi popoli dell'Asia centrale; solo più tardi questa pratica si diffuse in Africa e in Europa. Oggi il cavallo è diffuso come animale domestico in ogni parte del globo, anche se esistono ancora alcune forme semiselvatiche o rinselvatichite. L'unica sottospecie totalmente selvatica tuttora esistente è il cavallo di Przewalski (Equus caballus przewalskii), che tuttavia non è il progenitore dei cavalli domestici, poiché questi derivano da una sottospecie affine, il tarpan, oggi estinta. Il cavallo di Przewalski presenta una corporatura piuttosto bassa e robusta, testa pesante e collo relativamente corto, sul quale figura una criniera folta ed eretta, di colore nero come la coda e le estremità degli arti. Il mantello è invece giallo-rossastro con una banda dorsale nera. Questa sottospecie è oggi sempre più rara, a causa sia della caccia sia dell'introduzione nel suo habitat del bestiame domestico, e sopravvive solo in una ristretta area corrispondente alle zone più aride della Mongolia, ai confini con la Cina. Il cavallo domestico è generalmente un animale di grossa taglia, caratterizzato da una testa magra e allungata, sorretta da un collo lungo e coperto da una criniera sul margine superiore; il tronco è formato da un petto piuttosto ampio e da un ventre limitatamente sviluppato; gli arti sono lunghi e robusti e terminano con un solo dito dotato di uno zoccolo duro e arrotondato; la coda è fornita di crini che formano un vero e proprio ciuffo all'estremità. Il colore del mantello, composto dall'insieme dei peli e dei crini che ricoprono il corpo dell'animale, è influenzato dal colore della cute, dalla pigmentazione o depigmentazione della pelle. I mantelli si distinguono in semplici, composti e pezzati. Il mantello semplice è formato da peli e crini di un unico colore: i più frequenti sono il nero o morello, il bianco, il rosso o sauro, l'isabella (peli giallastri che sfumano in nero) e il sorcino (peli color grigio topo, più frequenti nell'asino che nel cavallo); ognuno di questi colori presenta poi una gamma di gradazioni diverse a seconda della razza e dell'individuo. I mantelli composti sono caratterizzati dall'associazione di due o tre colori: mantelli bicolori sono il baio (formato dal colore rosso dei peli distribuiti sul corpo e dal nero dei crini della criniera, della coda e dei peli e crini delle estremità), il grigio (dato dall'associazione di peli e crini bianchi e neri più o meno regolarmente distribuiti sul corpo), l'ubero (peli e crini bianchi e rossi) e il lupino (caratterizzato da peli e crini gialli alla base e neri alle estremità). Mantello tricolore è invece il roano, che associa il bianco e il rosso dei peli corporei al nero della criniera, della coda e delle estremità. I mantelli pezzati, non molto frequenti, uniscono chiazze di colore bianco con uno qualsiasi dei colori dei mantelli semplici o composti. I sensi del cavallo sono molto sviluppati. Sensibile e intelligente, l'animale ha una buona memoria uditiva, olfattiva e anche visiva, benché la vista non sia particolarmente acuta: l'occhio laterale consente infatti al cavallo di vedere sia lateralmente, sia avanti e indietro, con un campo visivo molto vicino ai 360°; se dunque il campo è così ampio, l'immagine sarà necessariamente sfocata e priva di rilievo, probabilmente persino deforme: derivano da questo, con tutta probabilità, le impuntature del cavallo che si trovi improvvisamente di fronte a oggetti sconosciuti, di cui non riesce a individuare con precisione la profondità e i contorni. Buona è invece la sua capacità di discriminazione visiva: l'animale sa distinguere perfettamente tra persone diverse (o vestite diversamente) e in genere riconosce senza problemi persone e cose. I colori che percepisce più facilmente sono, nell'ordine, i gialli, i verdi, i blu e i rossi. Per saltare gli ostacoli, sembra che il cavallo si serva del padiglione auricolare come di una sorta di radar: egli è dunque in grado di muoversi liberamente anche al buio, benché gli occorra un lungo periodo di adattamento alla visione notturna. I padiglioni auricolari possono essere orientati verso la fonte del suono anche indipendentemente l'uno dall'altro: in tal modo il cavallo non è costretto a spostare né la testa né il corpo. La gamma di frequenze che l'animale può percepire è superiore a quella dell'uomo, ma tende a diminuire con l'età. Sembra inoltre che il cavallo sappia identificare i diversi timbri di voce, sia nei suoi simili sia nell'uomo, e che riesca addirittura a distinguere tra parole diverse; da qui la sua capacità di rispondere a comandi verbali. L'olfatto, utilizzato dal cavallo in molte circostanze, assume un ruolo di primo piano nella riproduzione: lo stallone, infatti, annusa ripetutamente l'urina della femmina in calore, mettendo in atto il cosiddetto "Flehmen", un atteggiamento specifico che consiste nel sollevare il labbro superiore e nell'ispirare aria attraverso la bocca semichiusa e le narici: in tal modo l'animale riesce a percepire la presenza di quantità anche minime di particolari sostanze volatili. Anche il tatto è ben sviluppato, pur con delle differenze tra individuo e individuo per quanto riguarda sia la sensibilità generale, sia la distribuzione delle zone corporee più sensibili. Fra queste ultime figura in particolare l'area che circonda gli occhi, il naso e le labbra, dove sono presenti lunghi peli rigidi provvisti di una terminazione nervosa sensitiva. Anche nel rapporto tra cavallo e cavaliere il tatto svolge una funzione primaria: la pressione delle gambe con la quale il cavaliere regola l'andatura viene percepita dall'animale anzitutto come stimolazione tattile. Nel cavallo si succedono due dentizioni: una temporanea o da latte e una permanente o da adulto. La prima consta di 26 denti: 12 incisivi (sei superiori e sei inferiori) e 14 molari (otto superiori e sei inferiori). Nel puledro con tutti i denti da latte va poi evolvendosi la seconda dentizione: all'interno dei follicoli dentari si sviluppano i denti definitivi che, crescendo, faranno vacillare e cadere quelli da latte. L'equino adulto presenta 6 incisivi superiori e 6 inferiori distinti in tre coppie: quella centrale è detta dei picozzi, la seguente dei mediani, quella esterna dei cantoni; la dentizione permanente prevede inoltre 4 canini (scaglioni), assenti generalmente nelle femmine, e 24 molari, 6 a sinistra e 6 a destra per ogni arcata. La superficie di attrito di tutte le coppie di denti si chiama tavola dentaria e viene utilizzata per determinare l'età del cavallo: l'usura, infatti, provoca una modificazione della sua forma, che da ellittica-ovale (6-8 anni) diventa rotondeggiante (9-12 anni), quindi triangolare (13-15 anni) e infine biangolare (dai 16 anni in poi). La durata della vita del cavallo dipende, oltre che dalla razza, da vari altri fattori, quali il clima, il lavoro e il regime alimentare: la vita media si aggira comunque intorno ai 25 anni. Il periodo riproduttivo comincia dopo i due anni e la stagione degli amori ricorre dalla metà di febbraio alla fine di giugno, epoca in cui la femmina è pronta all'accoppiamento (il maschio, invece, può esplicare questa funzione in tutti i periodi dell'anno); se la cavalla non viene coperta durante il calore, questo si ripresenta a intervalli di 8-15 e anche 30 giorni. La gestazione dura 11-12 mesi e per ogni parto viene alla luce un solo piccolo, che pesa in genere dai 40 ai 60 kg. Il puledro nasce già coperto dal pelame e con gli occhi aperti ed è in grado di stare in piedi fin da pochi minuti dopo il parto. Esso viene allattato per sei mesi e completa lo sviluppo somatico nell'arco di 5 anni. La meccanica del cavallo comprende lo studio degli atteggiamenti di riposo (stazione e decubito), dei movimenti sul posto (impennata e calcio) e delle andature. Nella stazione libera il cavallo è sostenuto da tre arti in estensione, mentre il quarto (uno dei due posteriori alternativamente) poggia al suolo soltanto con la punta; nella stazione forzata, invece, il cavallo si appoggia su tutti e quattro gli arti, fra i quali è dunque uniformemente ripartito il peso. Quando l'animale è stanco o vuole dormire, assume la posizione di decubito, flettendo gli arti, adagiando il corpo sullo sterno e sull'addome e appoggiandosi su uno dei due lati del torace. I movimenti che il cavallo può compiere sul posto con un limitato spostamento del corpo sono l'impennata e il calcio. Nella prima l'animale passa dall'appoggio quadrupedale al bipedale, spostando tutto il peso del corpo sugli arti posteriori; si tratta di un movimento piuttosto difficile, eseguito in genere dai puledri molto vivaci, magari a scopo di difesa o di offesa, e dagli stalloni per effettuare la monta. Anche il calcio indica in genere esuberanza se compiuto da un puledro, volontà di offesa o di difesa se compiuto da un equino adulto. Le andature consistono in particolari movimenti di progressione, che possono assumere diverse forme; si distinguono in naturali e acquisite, camminate e saltate. Le prime sono innate e vengono eseguite istintivamente dal cavallo, mentre le acquisite sono il prodotto di una specifica educazione metodica, effettuata per esempio nelle scuole di equitazione, nei maneggi e nei circhi equestri; le camminate sono caratterizzate da leggeri spostamenti del centro di gravità, mentre nelle saltate gli spostamenti, in senso verticale e trasversale, sono molto più consistenti. Fra le più comuni andature naturali ricordiamo il passo (andatura camminata, nella quale il cavallo tiene una velocità media di 5-7 km/h), il trotto (andatura saltata con velocità media di 15-20 km/h), il galoppo (andatura saltata e molto defatigante, con velocità media oraria di 50-60 km). Il salto, considerato da alcuni un movimento sul posto, è spesso intercalato al trotto e al galoppo, nelle due varianti di salto in altezza e in lunghezza. Classificare i cavalli da un punto di vista razziale e zootecnico è oggi oltremodo difficile, perché forse nessun'altra specie quanto questa ha dovuto subire il massiccio intervento dell'uomo, che, per esigenze estetiche e funzionali, ha modificato, tramite incroci guidati, le caratteristiche etniche primitive della specie. Attualmente non esistono tra i cavalli domestici razze geneticamente pure, ma soltanto incroci, che tuttavia presentano una uniformità di caratteri sufficiente a far delineare un gruppo omogeneo. La classificazione maggiormente seguita è quella morfologico-funzionale, che tiene conto della stretta dipendenza esistente tra la conformazione degli organi dell'animale e le sue funzioni prevalenti. Si distinguono dunque tre categorie di cavalli, a seconda del rapporto che lega i diametri longitudinali e trasversali del corpo. 1) Tipo dolicomorfo. Comprende cavalli dall'aspetto slanciato e longilineo, andatura veloce ed elegante ed elevato grado di consanguineità, adibiti per lo più a prestazioni sportive (corsa, cross, passeggiata) e al tiro leggero. Il cavallo da corsa per eccellenza è il purosangue inglese, di statura elevata, mantello prevalentemente baio e portamento altero ed elegante. Deriva da selezionatissimi incroci con soggetti arabi effettuati in Inghilterra (donde il nome); da qui il tipo si è poi diffuso in tutto il mondo. Altro esemplare molto pregiato è il purosangue arabo, allevato ancora talvolta allo stato puro, ma per lo più incrociato con il purosangue inglese a formare il tipo anglo-arabo, che fonde armonicamente le doti delle due razze. Altri cavalli dolicomorfi sono il maremmano, il siciliano, il sardo e i vari tipi di trottatori (americano, francese, russo, italiano). 2) Tipo mesomorfo. Comprende cavalli proporzionati in tutte le loro parti, piuttosto veloci e resistenti. Il grado di consanguineità è qui molto più basso che nel gruppo precedente. Grazie all'equilibrio fra andatura e potenza, questi cavalli vengono per lo più adibiti ad usi agricoli o al tiro leggero (hunter, hackney, avelignese ecc.). 3) Tipo brachimorfo. Appartengono a questo gruppo cavalli di grande mole, dalle forme massicce, arti tozzi e tronco robusto; la loro forte massa muscolare, capace di contrazioni potenti anche se non scattanti, li rende adatti all'impiego agricolo e al tiro di veicoli pesanti. Il tipico esemplare brachimorfo è il cavallo belga, lento nell'andatura, ma estremamente forte e resistente alla fatica; ricordiamo inoltre il bretone, il percheron, il suffolk, il norico e il clydesdale. Caratteristici delle isole britanniche sono i ponies, cavalli di piccole dimensioni (la loro altezza non supera mai i 125 cm al garrese) utilizzati come cavalli da sella in montagna o da tiro per piccole carrozze; di temperamento vivace, vengono allevati per lo più allo stato brado.

Cavalli al pascolo

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L'ASINO

Vengono designati con il nome di "asino" due specie di mammiferi della famiglia degli Equidi: l'Equus hemionus, diffuso in Asia, e l'Equus asinus, diffuso in Africa. L'asino, nelle sue razze domestiche, si presenta di statura più piccola di quella del cavallo, con una grossa testa dalle arcate orbitali molto pronunciate e con le labbra molto grosse. Le orecchie sono molto lunghe e le unghie, concave, sono durissime. Il suo pelo è rado e abbastanza grosso e la criniera molto folta con peli diritti. L'asino viene utilizzato per la sella, il tiro ma soprattutto per il basto. Molto apprezzato è l'ibrido tra l'asino e il cavallo che prende il nome di "mulo" quando lo stallone è l'asino e di "bardotto" quando lo stallone è il cavallo. Il suo latte è noto per l'elevata digeribilità e le sua carne, molto sapida, viene spesso utilizzata per confezionare insaccati.

Asino domestico

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IL MAIALE

Il maiale è un mammifero artiodattilo, della famiglia dei Suidi. Il maiale domestico, derivato da specie selvatiche (tra cui il cinghiale) e addomesticato dall'età della pietra, ha corpo tozzo di medie dimensioni, con abbondante pannicolo adiposo, testa grande, muso conico terminate con un disco in cui si aprono le narici, le orecchie grandi e appuntite, gli occhi piccoli e i corti arti. Le femmine (scrofe), molto prolifiche, partoriscono da 8 a 20 piccoli 2 volte l'anno. Le razze attuali sono molto numerose: pregiate le inglesi (Yorkshire, Hampshire, ecc.) le francesi (Craonesc, Limosina), le tedesche, ecc. In Italia sono molto diffuse la sottorazza napoletana e la razza bolognese. Di questo animale si utilizzano le carni fresche e conservate, il grasso (lardo, strutto, sugna), le setole.

Maiale domestico

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LA RANA

Nome degli anfibi Anuri della famiglia Ranidi. Le rane, come tutti gli Anuri, hanno il capo connesso direttamente col tronco, gli arti anteriori provvisti di 4 dita libere e i posteriori di 5 dita unite fra loro da una membrana interdigitale. La bocca, con larga apertura, è provvista di denti solamente nella mascella superiore, e la lingua, bifida all'estremità posteriore è protrattile ed usata per afferrare la preda. Ha grossi occhi sporgenti, ed il timpano scoperto. Sprovviste di coste e di diaframma, le rane adulte respirano per le narici, a bocca chiusa, abbassando ed innalzando la base della cavità orale, con i due polmoni semplici a sacco; non hanno trachea alla laringe. Le rane giovani respirano per branchie. Alcune rane sono scavatrici, altre saltatrici, alcune arboricole; alcune vivono continuamente in acqua, altre vi si recano soltanto all'epoca della riproduzione. Le rane depongono le uova in ammassi mucillaginosi galleggianti, che il maschio feconda. Dall'uovo nasce la larva, che poi si trasforma in girino o botolo, con piccolo corpo rotondo, bocca circolare munita di becco, senza zampe; per nuotare si serve della coda lunga ed appiattita lateralmente e la sua respirazione, dapprima acquatica, avviene a mezzo di un ciuffo di branchie al lato del collo. Attraverso una nota ed interessante metamorfosi, il girino diventa rana: a poco a poco nascono le zampe posteriori, indi le anteriori, sparisce la coda; nella bocca spuntano i denti; si formano i polmoni e la respirazione diventa aerea; dapprima erbivoro, il girino trasformato in rana diventa insettivoro. Dopo il letargo invernale, che trascorrono affondate nella melma, le rane si svegliano a primavera. Soltanto il maschio gracida, gonfiando due sacchi laringei che escono da due fessure nel collo. Respirano anche sott'acqua a mezzo dei pori della pelle. Sono utilissime all'agricoltura, distruggendo un gran numero di insetti. Molto nota è la rana verde minore, o rana verde comune (Rana esculenta), lunga fino a 10-12 cm, di colore variabile dal verde al bruno a seconda dell'ambiente circostante, spesso con macchie gialle sulle cosce. Il maschio ha sacchi vocali esterni. E' diffusa in tutta Europa e si spinge fino a 1500 m di quota. Vive nei pressi di stagni, paludi e torrenti nutrendosi di insetti e di altri piccoli invertebrati. I girini hanno la coda molto appuntita e si nutrono di alghe e di detriti vegetali. La metamorfosi si completa in circa 4 mesi. La rana temporaria (Rana rossa) è diffusa in Asia e in tutta Europa escluse le estreme propaggini meridionali; nelle zone più meridionali del suo areale si può spingere fino a 3000 m di quota. E' lunga fino a 10 cm, ha colorazione brunastra con la mascella orlata di una stria chiara che può essere limitata al solo tratto posteriore. La distanza tra il timpano e l'occhio è pari, o lievemente superiore, alla metà del diametro del timpano. I maschi hanno sacchi vocali interni. I girini hanno la coda a punta ottusa. La rana castesbeiana (Rana toro) è famosa per le sue notevoli dimensioni potendo raggiungere la lunghezza di 20 cm; ha sul dorso una colorazione bruna-olivastra con marmorizzazione scura mentre la superficie ventrale è biancastra o olivastra e priva di macchie. I girini hanno la coda a punta ottusa. La rana toro è originaria degli Stati Uniti orientali ma, data la bontà delle sue carni, è stata introdotta in varie altre località. Si nutre di vari invertebrati ed anche di piccoli vertebrati.

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LA CHIOCCIOLA

Nome comune di molte specie di molluschi gasteropodi polmonati, appartenenti alla famiglia Elicidi. La chiocciola è dotata di conchiglia elicoidale, dal guscio calcareo, le cui dimensioni variano in rapporto all'età e alla specie dell'animale; è più volte ritorta attorno a un asse centrale detto columella. E' appuntita e chiusa a una estremità, mentre all'altra presenta un'apertura a margine liscio: lo stoma. Il guscio accoglie tutto il corpo: serve come protezione da eventuali nemici e nella stagione fredda; in questi casi la chiocciola ritrae il proprio corpo nel guscio, attraverso lo stoma, lo chiude con il piede muscoloso ed emana del muco che, asciugandosi, forma una specie di opercolo. La conchiglia è costituita da una secrezione della chiocciola, la bava, che indurisce e cementa all'aria. Questa bava serve anche come mezzo di difesa contro eventuali nemici e come mezzo di orientamento: lascia una traccia per ritrovare il cammino. Il corpo è formato dal capo e dal piede molto allungato di forma ovale, esterni al guscio, e dal sacco dei visceri (un cuore, un rene, una ghiandola che fa le funzioni del nostro fegato, un sacco polmonare attraverso cui respira), racchiuso nel guscio e protetto dal mantello. Il capo è fornito di 4 tentacoli retrattili: il paio più corto ha funzione tattile, il più lungo porta alle estremità gli occhi. La chiocciola si riproduce per mezzo di uova. Ogni individuo possiede un apparato riproduttore formato da organi sia maschili che femminili: è perciò ermafrodita. Le uova, deposte in gran numero in un fosso cementato con la bava, sono protette da un guscio che permette gli scambi gassosi e impedisce l'evaporazione dell'acqua. La chiocciola è diffusa in tutto il globo, tranne che nelle zone polari; vive in luoghi umidi, predilige orti e giardini e si nutre di erbe tenere, specialmente di insalata che tritura con la radula, una dentatura speciale. Striscia piano sul terreno servendosi del piede muscoloso che si contrae, secernendo un liquido mucillaginoso il quale assume aspetto argenteo. E' lucifuga (cioè fugge la luce) e pertanto esce di notte dalla tana preferendo il clima umido. D'inverno si rintana quasi in letargo per poi uscire in primavera. Costituisce un cibo molto ricercato.

Una chiocciola

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