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adLeggiad   Il Cannocchiale.

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Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro Paese.
John Fitzgerald Kennedy

La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

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Il Cannocchiale

s. m. Strumento ottico, composto essenzialmente da un obiettivo e da un oculare, che serve per osservare oggetti lontani e per vederli ingranditi | Cannocchiale astronomico, con oculare convergente, dà immagini rovesciate | Cannocchiale di Galileo, con oculare divergente, dà immagini diritte. ETIMOLOGIA: dalla sovrapposizione di cannone e occhiale, nomi usati da G. Galilei per indicare la sua invenzione.

SCIENZE - OTTICA - IL CANNOCCHIALE

PRESENTAZIONE

Il cannocchiale è uno strumento ottico rifrattore destinato alla visione di oggetti lontani. Quelli più antichi consistevano essenzialmente di due lenti, aventi in comune l'asse ottico, e poste agli estremi di un tubo di lunghezza conveniente. Oggi le lenti semplici sono sostituite da due sistemi più complessi, atti ad eliminare le aberrazioni geometriche e cromatiche. Il primo sistema, detto obiettivo, serve a formare una immagine reale dell'oggetto; il secondo, dove si pone l'occhio dell'osservatore, detto oculare, serve ad osservare l'immagine fornita dall'obiettivo. Siccome l'uso del cannocchiale è quello di osservare oggetti lontani, ogni fascio di raggi uscenti da un punto dell'oggetto ed entrante nell'obiettivo può essere considerato costituito da raggi paralleli. Nel cannocchiale di Galileo, l'obiettivo era una lente convergente, l'oculare una lente divergente e la loro distanza era uguale alla differenza tra le rispettive distanze focali. Nel cannocchiale di Keplero o astronomico, tutte due le lenti erano convergenti e la distanza fra esse era uguale alla somma delle rispettive distanze focali. Ma questa disposizione offre immagini rovesciate, per cui non è conveniente per l'osservazione di oggetti terrestri; ma la si può adottare per questa esigenza, interponendo fra oculare e obiettivo una lente raddrizzatrice, ottenendo così un cannocchiale terrestre. Il cannocchiale differisce dal telescopio perché quest'ultimo è riflettore anziché rifrattore, infatti, al posto della lente, esso usa uno specchio come obiettivo, al fine di evitare aberrazioni.

Schema di funzionamento del cannocchiale

Schema di funzionamento del cannocchiale

Galileo

GALILEO GALILEI

Galilei, nato a Pisa nel 1564, frequentò giovanissimo la facoltà di medicina dell'Università cittadina, ma ben presto dirottò i propri interessi verso la matematica e la fisica. Galileo fu subito affascinato dalle teorie eliocentriche di Niccolò Copernico (enunciate nel 1532) che andavano contro i concetti aristotelici, secondo cui la Terra era al centro di un universo perfettamente sferico. Grazie ai suoi studi, egli riuscì a dimostrare anche l'infondatezza del teorema aristotelico secondo cui i corpi pesanti cadono più velocemente al suolo di quelli leggeri; scopri infatti che l'accelerazione di gravità (cioè la variazione di velocità che il corpo subisce cadendo) è identica per tutti i corpi, e ciò significa dunque che anche corpi di peso assai diverso, a parità di condizioni iniziali, precipitano nel vuoto con identica velocità. Egli dimostrò questa sua tesi facendo precipitare dall'alto della torre di Pisa una palla di legno e una di piombo di identiche dimensioni: fra lo stupore dei presenti le due palle toccarono il suolo nello stesso momento. Una seconda scoperta fu compiuta da Galilei quando, trovandosi nel centro della cattedrale di Pisa, vide che un lampadario oscillava con una certa regolarità: misurando il tempo delle oscillazioni in rapporto con i regolari battiti del suo cuore, si avvide che quei movimenti avevano sempre una durata uguale. Da ciò trasse la convinzione che le oscillazioni di un pendolo sono in grado di misurare il tempo: concetto che ancora oggi è alla base del funzionamento degli orologi. Dopo il perfezionamento del cannocchiale, Galileo si dedicò alla conferma delle tesi copernicane; ma proprio questi studi gli costarono numerosi arresti e processi da parte delle autorità cattoliche che, dopo averlo costretto a ripudiare le proprie tesi, lo incarcerarono ed in seguito condannarono alla dimora coatta prima a Roma, poi a Siena ed infine ad Arcetri, dove nel 1642 morì.

Galileo Galilei

Galileo Galilei

Galilei

A Galileo si devono fondamentali scoperte sui corpi celesti del sistema solare.

I suoi primi esperimenti con il cannocchiale risalgono al 1609.

La foto mostra alcuni esemplari dello strumento, conservati al Museo della scienza e della tecnica di Firenze, con i quali Galileo effettivamente lavorò.

Galileo Galilei, astronomo, fisico e filosofo, diede un impulso fondamentale allo sviluppo della scienza affermando la necessità della sperimentazione come metodo di ricerca.

G.G.

Nel 1612 si schierò a favore della teoria copernicana, aspramente condannata dalla Chiesa e respinta dalla comunità scientifica del tempo. Il dipinto, su tela di scuola italiana, è conservato nella Galleria dei Ritratti del Castello di Ambras a Innsbruck (Austria).

1609 ca. Cannocchiale di Galileo.

Galileo Galilei, tra i massimi protagonisti della rivoluzione scientifica del XVII secolo, utilizza per la prima volta un cannocchiale per osservare il cielo. Scopre in questo modo le quattro lune di Giove, gli anelli di Saturno e le fasi di Venere, ottenendo importanti conferme alla teoria copernicana.

La sentenza del Santo Offizio condanna Galileo Galilei.

I consensi che le scoperte di Galileo avevano inizialmente riscosso, anche in ambito ecclesiastico, si mutarono in opposizione dopo la pubblicazione dell'Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti (1612), in cui era lampante l'adesione dello scienziato fiorentino alle tesi copernicane. Da quel momento in poi l'ostilità della Chiesa nei suoi confronti non fece che inasprirsi, fino a culminare nella condanna per eresia. Ratificata nel 1633 con la "sentenza" che riportiamo qui e che ripercorre le tappe fondamentali del diverbio, la posizione dell'autorità ecclesiastica si inquadra in uno scenario complesso, politico-religioso piuttosto che accademico-scientifico. In quel periodo la posizione della Chiesa cattolica era diventata molto difficile: la Riforma dilagava in Germania, la Chiesa era lacerata da profonde divisioni, l'autorità del Papa era contestata; e poiché già Lutero, e successivamente Calvino e Melantone, si erano espressi chiaramente contro quell'"astrologo da quattro soldi" (Copernico) che aveva osato mettere in discussione le Sacre Scritture, non si poteva rischiare di perdere ulteriori consensi e acuire i contrasti all'interno del mondo cattolico. Galilei, che non si era limitato a sostenere le sue teorie scientifiche, ma aveva innescato anche un dibattito, troppo vicino alle posizioni calviniste, sulla possibilità di interpretare le Sacre Scritture in maniera diversa da quella letterale-morale tanto cara alle autorità, si prestava ottimamente come capro espiatorio. E che la decisione del Santo Uffizio di condannarlo sia stata un gesto prima di tutto politico sembra testimoniarlo il fatto che Galilei poco prima di morire, ormai cieco, solo e sull'orlo della follia, fosse accolto e curato in casa del cardinale Piccolomini, uno degli esponenti più autorevoli della Chiesa, con l'approvazione dello stesso Papa.

Roma, 22 giugno 1633.

Noi Gasparo del titolo di S. Croce in Gerusalemme Borgia;

Fra Felice Centino del titolo di S. Anastasia, detto d'Ascoli;

Guido del titolo di S. Maria del Popolo Bentivoglio;

Fra Desiderio Scaglia del titolo di S. Carlo, detto di Cremona;

Fra Antonio Barberino, detto di S. Onofrio;

Laudivio Zacchia del titolo di S. Pietro in Vincoli, detto di S. Sisto;

Berlingero del titolo di S. Agostino Gesso;

Fabricio del titolo di S. Lorenzo in Pane e Perna Verospio: chiamati Preti;

Francesco del titolo di S. Lorenzo in Damaso Barberino; e Marzio di Santa Maria Nova Ginetto: Diaconi;

per la misericordia di Dio, della Santa Romana Chiesa Cardinali, in tutta la Republica Cristiana contro l'eretica pravità Inquisitori generali della Santa Sede Apostolica specialmente deputati.

Essendo che tu, Galileo figliolo del quondam Vincenzo Galilei, Fiorentino, dell'età tua d'anni 70, fosti denunziato del 1615 in questo Santo Offizio, che tenevi come vera la falsa dottrina, da alcuni insegnata, ch'il Sole sia centro del mondo e imobile, e che la Terra si muova anco di moto diurno; ch'avevi discepoli, a' quali insegnavi la medesima dottrina; che circa l'istessa tenevi corrispondenza con alcuni mattematici di Germania; che tu avevi dato alle stampe alcune lettere intitolate Delle macchie solari, nelle quali spiegavi l'istessa dottrina come vera; che all'obbiezioni che alle volte ti venivano fatte, tolte dalla Sacra Scrittura, rispondevi glosando detta Scrittura conforme al tuo senso; e successivamente fu presentata copia d'una scrittura, sotto forma di lettera, quale si diceva esser stata scritta da te ad un tale già tuo discepolo, e in essa, seguendo la posizione del Copernico, si contengono varie proposizioni contro il vero senso e autorità della sacra Scrittura.

Volendo per ciò questo Sacro Tribunale provedere al disordine e al danno che di qui proveniva e andava crescendosi con pregiudizio della Santa Fede, d'ordine di Nostro Signore e del'Eminenissimi e Reverendissimi Signori Cardinali di questa Suprema e Universale Inquisizione, furono dalli Qualificatori Teologi qualificate le due proposizioni della stabilità del Sole e del moto della Terra, cioè:

Che il Sole sia centro del mondo e imobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura.

Che la Terra non sia centro del mondo né imobile, ma che si muova eziandio di moto diurno, è parimente proposizione assurda e falsa nella filosofia, e considerata in teologia ad minus erronea in Fide.

Ma volendosi per allora procedere teco con benignità, fu decretato dalla Sacra Congregazione tenuta avanti Nostro Signore a' 25 di Febraio 1616, che l'Eminentissimo Signor Cardinale Bellarmino ti ordinasse che tu dovessi omninamente lasciar detta opinione falsa, e ricusando tu di ciò fare, che dal Comissario di Santo Officio ti dovesse esser fatto precetto di lasciar la detta dotrina, e che non potessi insegnarla ad altri, né difenderla né trattarne, al qual precetto non acquietandoti, dovessi esser carcerato; e in essecuzione dell'istesso decreto, il giorno seguente, nel palazzo e alla presenza del sodetto Eminentissimo Signor Cardinale Bellarmino, dopo esser stato dall'istesso Signor Cardinale benignamente avvisato e amonito, ti fu dal P. Comissario del Santo Officio di quel tempo fatto precetto, con notaro e testimoni, che omninamente dovessi lasciar la detta falsa opinione, e che nell'avvenire tu non la potessi tenere né difendere né insegnar in qualsivoglia modo, né in voce né in scritto: e avendo tu promesso d'obedire, fosti licenziato.

E acciò che si togliesse così perniciosa dottrina, e non andasse più oltre serpendo in grave pregiudizio della Cattolica verità, uscì decreto della Sacra Congregazione dell'Indice, col quale furono proibiti li libri che trattano di tal dottrina, e essa dichiarata falsa e omninamente contraria alla Sacra e divina Scrittura.

E essendo ultimamente comparso qua un libro, stampato in Fiorenza l'anno prossimo passato, la cui inscrizione mostrava che tu ne fosse l'autore, dicendo il titolo Dialogo di Galileo Galilei delli due Massimi Sistemi del mondo, Tolemaico e Copernicano; ed informata appresso la Sacra Congregazione che con l'impressione di detto libro ogni giorno più prendeva piede e si disseminava la falsa opinione del moto della terra e stabilità del Sole; fu il detto libro diligentemente considerato, e in esso trovata espressamente la transgressione del predetto precetto che ti fu fatto, avendo tu nel medesimo libro difesa la detta opinione già dannata e in faccia tua per tale dichiarata, avvenga che tu in detto libro con varii ragiri ti studii di persuadere che tu lasci come indecisa e espressamente probabile, il che pur è errore gravissimo, non potendo in niun modo esser probabile un'opinione dichiarata e difinita per contraria alla Scrittura divina.

Che perciò d'ordine nostro fosti chiamato a questo Santo Officio, nel quale col tuo giuramento, essaminato, riconoscesti il libro come da te composto e dato alle stampe. Confessasti che, diece o dodici anni sono incirca, dopo esserti fatto il precetto come sopra, cominciasti a scriver detto libro; che chiedesti la facoltà di stamparlo, senza però significare a quelli che ti diedero simile facoltà, che tu avevi precetto di non tenere, difendere né insegnare in qualsivoglia modo tal dottrina.

Confessasti parimente che la scrittura di detto libro è in più luoghi distesa in tal forma, ch'il lettore potrebbe formar concetto che gl'argomenti portati per la parte falsa fossero in tal guisa pronunziati, che più tosto per la loro efficacia fossero potenti a stringer che facili ad esser sciolti; scusandoti d'esser incorso in error tanto alieno, come dicesti, dalla tua intenzione, per aver scritto in dialogo, e per la natural compiacenza che ciascuno ha delle proprie sottigliezze e del mostrarsi più arguto del comune de gl'uomini in trovar, anco per le proposizioni false, ingegnosi e apparenti discorsi di probabilità.

E essendoti stato assegnato termine conveniente a far le tue difese, producesti una fede scritta di mano dell'eminentissimo Signor Cardinale Bellarmino, da te procurata, come dicesti, per difenderti dalle calunnie de' tuoi nemici, da' quali ti veniva opposto che avessi abiurato e fossi stato penitenziato, ma che ti era solo stata denunziata la dichiarazione fatta da Nostro Signore e publicata dalla Sacra Congregazione dell'Indice, nella quale si contiene la dottrina del moto della terra e della stabilità del sole sia contraria alle Sacre Scritture, e però non si possa né difendere né tenere; e che perciò, non si facendo menzione in detta fede delle due particole del precetto, cioè docere e quovis modo, si deve credere che nel corso di 14 o 16 anni n'avevi perso ogni memoria, e che per questa stessa cagione avevi taciuto il precetto quando chiedesti licenza di poter dare il libro alle stampe, e che tutto questo dicevi non per scusar l'errore, ma perché sia attribuito non a malizia ma a vana ambizione. Ma da detta fede, prodotta da te in tua difesa, restasti maggiormente aggravato, mentre, dicendosi in essa che detta opinione è contraria alla Sacra Scrittura, hai non meno ardito di trattarne, di difenderla e persuaderla probabile; né ti suffraga la licenza da te artifiziosamente e calidamente estorta, non avendo notificato il precetto ch'avevi.

E parendo a noi che tu non avessi detto intieramente la verità circa la tua intenzione, giudicassimo esser necessario venir contro di te al rigoroso essame; nel quale senza però pregiudizio alcuno delle cose da te confessate e contro di te dedotte come di sopra circa la detta tua intenzione, rispondesti cattolicamente.

Pertanto, visti e maturamente considerati i meriti di questa tua causa, con le sodette tue confessioni e scuse e quanto di ragione si doveva vedere e considerare, siamo venuti contro di te alla infrascritta diffinitiva sentenza.

Invocato dunque il Santissimo nome di Nostro Signore Gesù Cristo e della sua gloriosissima Madre sempre Vergine Maria; per questa nostra diffinitiva sentenza, qual sedendo pro tribunali, di consiglio e parere de' Reverendissimi Maestri di Sacra Teologia e Dottori dell'una e dell'altra legge, nostri consultori, proferimo in questi scritti nella causa e nelle cause vertenti avanti di noi tra il M.co Carlo Sinceri, dell'una e dell'altra legge Dottore, Procuratore fiscale di questo Santo Officio, per una parte, a te Galileo Galilei antedetto, reo qua presente, inquisito, processato e confesso come sopra, dall'altra.

Diciamo, pronunziamo sentenziamo e dichiaramo che tu, Galileo sudetto, per le cose dedotte in processo e da te confessate come sopra, ti sei reso a questo Santo Officio veementemente sospetto d'eresia, cioè d'aver tenuto e creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture, ch'il sole sia centro della terra e che non si muova da oriente ad occidente, e che la terra si muova e non sia centro del mondo, e che si possa tener e difendere per probabile un'opinione dopo esser stata dichiarata e diffinita per contraria alla Sacra Scrittura; e conseguentemente sei incorso in tutte le censure e pene dai sacri canoni e altre constituzioni generali e particolari contro simili delinquenti imposte e promulgate. Dalle quali siamo contenti sii assoluto, pur che prima, con cuor sincero e fede non finta, avanti di noi abiuri, maledichi e detesti li sudetti errori e eresie, e qualunque altro errore e eresia contraria alla Cattolica e Apostolica Chiesa, nel modo e forma da noi ti sarà data.

E acciocché questo tuo grave e pernicioso errore e transgressione non resti del tutto impunito, e sii più cauto nell'avvenire e essempio all'altri che si astenghino da simili delitti. Ordiniamo che per publico editto sia proibito il libro de' Dialoghi di Galileo Galilei.

Ti condaniamo al carcere formale in questo Santo Officio ad arbitrio nostro; e per penitenze salutari t'imponiamo che per tre anni a venire dichi una volta la settimana li sette Salmi penitenziali: riservando a noi facoltà di moderare, mutare o levar in tutto o parte, le sodette pene e penitenze.

E così diciamo, pronunziamo, sentenziamo, dichiariamo, ordiniamo e reservamo in questo e in ogni altro meglior modo e forma che di ragione potemo e dovemo.

Ita pronunciamus nos Cardinales infrascripti:

F. Cardinalis de Asculo.

G. Cardinalis Bentivolus.

Fr. D. Cardinalis de Cremona.

Fr. Ant.s Cardinalis S. Honuphrii

B. Cardinalis Gipsius.

F. Cardinalis Verospius.

M. Cardinalis Ginettus.

Galileo Galilei, Lettere.

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Vocabolario

cannocchiale.

(s.m.), strumento ottico che serve per vedere gli oggetti posti a notevoli distanze, ingrandendoli attraverso un complesso sistema di lenti.

Inglese

binoculars.

Francese

(f.) lunette d'approche.

Tedesco

(n.) Fernglas

collimatore.

(s.m.), piccolo cannocchiale usato come mirino nei telescopi e nelle armi automatiche fisse.

Inglese

collimator

Francese

(m.) collimateur

Tedesco

(m.) Kollimator

eliògrafo.

(s.m.), 1 telegrafo ottico che trasmette segnali riflettendo la luce del sole. 2 cannocchiale astronomico per fotografare il Sole.

Inglese

heliograph

Francese

héliographe

Tedesco

(m.) Heliograph

equatoriale.

(s.m.), cannocchiale astronomico per seguire il moto degli astri.

Inglese

equatorial

Francese

(m.) équatorial

Tedesco

äquatorial

regolare.

1 (v. tr.), disciplinare: - il traffico cittadino, il commercio interno. 2 moderare: - il riscaldamento di una casa. 3 agire in speciali dispositivi per ottenere il migliore rendimento da uno strumento: - il cannocchiale, metterlo a fuoco. 4 (v. rifl. regolarsi), comportarsi in modo conveniente. 5 moderarsi. 6 (agg.), non contrastante con le norme stabilite nel regolamento: polso -, avente il ritmo normale; essere - nel pagamento, puntuale, superficie -, piana. 7 detto di tutto il clero appartenente agli ordini o congregazione di religiosi, in contrapposizione al clero secolare dipendente dal Vescovo. 8 (avv. regolarmente), in modo regolare. 9 con regolarità. 10 simmetricamente. Il secondo la norma.

Inglese

to regulate

Francese

régler

Tedesco

regeln

telescopio.

(s.m.), cannocchiale di lenti riflettenti o infrangenti, usato per l'osservazione di corpi molto distanti.

Inglese

telescope

Francese

(m.) télescop

Tedesco

(n.) Teleskop

Sinonimi [Sinonimia] di Cannocchiale

(s.m.), binocolo, telescopio

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