La Fauna in Australia

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Fauna - Australia

PTEROPO DALLA TESTA GRIGIA (Pteropus poliocephalus)

In Australia esistono una cinquantina di Pipistrelli che sono dei mammiferi a placenta, come quelli di tutte le altre parti del mondo, e non dei marsupiali. Alcuni si nutrono di insetti, altri di frutti e uno, il Macroderma gigas, che raggiunge una notevole grandezza, è carnivoro e caccia gli altri Pipistrelli. Tra le specie frugivore, eccone due, soprannominate generalmente Volpi volanti, scelte tra le più caratteristiche. Questi Pteropi non sono altro che varietà di quella Rossetta ben conosciuta in tutte le regioni calde del mondo, dall'America del sud all'Africa, dall'India alle isole del Pacifico. Il pubblico che ama drammatizzare ha preso da tempo l'abitudine di considerare questi pacifici animali che si nutrono esclusivamente di frutti succosi, dei Vampiri, mentre i Vampiri sono pipistrelli di taglia media, senza alcuna caratteristica visibile al primo colpo d'occhio. Gli Pteropi sono adatti al volo perché gli arti anteriori hanno dita molto allungate che sostengono una membrana alare, detta patagio, che si estende anche agli arti posteriori ed alla coda; rimangono liberi i pollici degli arti anteriori e tutte le dita di quelli posteriori. Il volo è esitante e si svolge a bassa quota. Sono animali crepuscolari o notturni e, benché siano di vista limitata, non urtano contro gli ostacoli: ciò è ottenuto mediante ultrasuoni, aventi una frequenza elevatissima e quindi non udibili dall'uomo, che l'animale emette durante il volo e che vengono riflessi come un eco dagli ostacoli. Le onde ultrasonore emesse e riflesse sono captate dagli orecchi e da lamine nasali, consentendo al pipistrello di percepire la distanza e la direzione in cui trovasi l'ostacolo, anche se questo è assai piccolo, come nel caso di insetti e di altre prede degli Pteropi. Un ostacolo che non riflettesse le onde ultrasonore potrebbe essere fatale al pipistrello perché questo, una volta caduto in seguito ad urto, non riuscirebbe più a spiccare il volo da terra. Questi animali hanno un appetito insaziabile: infatti il notevole sviluppo della superficie cutanea, sproporzionata rispetto al volume del corpo, dà luogo ad una forte perdita di calore interno, che dev'essere compensata da un'attiva alimentazione. Lo stesso bisogno di calore spiega perché tali animali si tengano affiancati gli uni altri altri dormendo strettamente avvolti nel patagio; ne risulta un curioso contrasto tra l'individualismo notturno, quando ricercano la preda, e l'istinto gregario che li spinge a vivere in comunità durante il riposo. Gli Pteropi sono dei grandi amatori di frutti selvatici o di frutti coltivati, tra i quali prediligono quelli maturi e succosi. Al cadere della notte si vedono centinaia, migliaia, decine di migliaia di questi animali spiegare le loro ali impressionanti, che raggiungono la apertura che supera il metro, e volare verso i migliori frutteti dei dintorni, verso le piantagioni meglio curate. Appesi con una o con ambedue le zampe, la testa in giù, le Rossette a testa di volpe si ingozzano di banane, di arance, di papaie, di manghi, di fichi, di pesche o di pere, raspando la polpa con la lingua, irta di piccole papille dure, e succhiando lo sciroppo che ne cola. Una volta sazi, questi animali riprendono il loro volo e ritornano ad appendersi, stretti gli uni contro gli altri, tra i rami dell'albero al quale la colonia è abituata. Essi sono, infatti, molto abitudinari ed una volta scelto il luogo di riposo ben difficilmente lo abbandonano, a meno che vi siano costretti da qualcosa di eccezionale. Pare che questi luoghi di riposo vengano passati addirittura di generazione in generazione. Gli Pteropi non sono certo animali molto tranquilli e, una volta sistematisi appesi ai rami, le dispute scoppiano, si schiamazza, si cerca di mordere o di graffiare; per fortuna tutto ritorna in ordine nel giro di poco tempo. Pare che, mentre i compagni dormono o si azzuffano, alcuni individui rimangano a guardia di tutta la colonia per avvisare in caso di pericolo. Questi grandi Pipistrelli, pur essendo pronti a reagire, sono spesso vittima di assalitori: coccodrilli, varani, sauri, grossi serpenti ed anche rapaci di grandi dimensioni. Gli aborigeni poi, sempre alla ricerca di carni che sembrino loro strane, hanno un sistema particolare per catturarli: accendono un grande fuoco sotto l'albero dove riposano e fanno razzia nel mucchio a colpi di bastoni e di boomerang. Essi adorano questa carne dall'odore tenace e muschiato, il cui aspetto ci farebbe orrore (senza dubbio a torto) e la ricercano senza pertanto diminuire molto la densità dei Pteropi, là dove abbondano con disperazione dei coltivatori australiani che li consacrano a tutti i diavoli. Le Rossette, o Volpi volanti, vivono molto bene in cattività e si mostrano molto dolci. Esse possono anche riprodursi, benché il fatto sia piuttosto eccezionale, nei nostri paesi e lo spettacolo del neonato agganciato alla pelliccia materna, a testa in giù, è uno spettacolo decisamente strano e simpatico.

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CASOAR DALL'ELMO (Casuarius casuarius)

Il Moa australiano, o Genyornis, non appartiene alla stessa famiglia dei differenti Moa della Nuova Zelanda. Gli uni come gli altri sono definitivamente scomparsi qualche migliaio di anni fa e sono dunque stati ampiamente contemporanei dell'uomo, che ne ha lasciato delle immagini graffite su diverse pareti rocciose. Il Moa australiano era alto da due a tre metri. Nel momento in cui l'Australia è stata scoperta, vi vivevano due specie di Emù. La più piccola, Dromiceius diemenianus, non esisteva che nell'isola Kangaroo, dove non tardò ad estinguersi definitivamente. L'altro Emù lo si incontra ancora in parecchie regioni dell'Australia. E' un grande uccello senza ali apparenti, velocissimo corridore, capace di assestare dei terribili colpi bassi con le sue zampe dotate di unghie molto forti e che conviene avvicinare con precauzione, anche in cattività. Può anche dare, come lo struzzo, seri colpi con il suo grande becco duro. Alla base del suo collo l'uccello misura circa un metro e mezzo; non si può certo dire che la sua statura non sia imponente. Vive a piccoli gruppi, nelle regioni secche, e si nutre di ogni tipo di alimento, soprattutto di chicchi e di frutti. Il Casuario è un po' più piccolo dell'Emù, ma bisognerebbe dire i Casuari, poiché ne esiste un certo numero di varietà, almeno una decina, non solo confinati in Australia, ma anche nelle Molucche e nella Nuova Guinea. Sono, nell'insieme, uccelli quasi neri, che sembrano vestiti di lunghi peli più che di piume, con zampe molto forti armate di unghie e, sulla testa, una specie di casco duro a forma variabile. La loro testa è nuda come il collo che è ornato di caruncole il cui colore varia dal rosso al blu. Al posto delle ali il Casuario ha delle specie di lunghi aculei rigidi e solidi che sembrano aiutarlo ad aprirsi una strada tra i cespugli che ama attraversare alla ricerca di bacche, frutti o chicchi, e anche di piccoli animali, rettili o mammiferi, che esso pugnala col suo becco aguzzo e molto duro. Infatti il Casuario è ancor più temibile dell'Emù e si lascia andare a volte, in cattività, ad attacchi estremamente pericolosi contro i suoi guardiani. Gli aborigeni lo catturano e lo rinchiudono in gabbie strette, all'interno delle quali i poveri animali possono a malapena muoversi. Nell'insieme il Casuario è in via di sparizione ed alcune varietà si possono già considerare totalmente estinte. Le misure di protezione che sono state prese a favore degli uccelli giganti d'Australia, sono intervenute troppo tardi. Bisogna proprio capire che non esiste alcuna speranza di rivedere le specie di Casuari che sono sparite, qualsiasi somma si possa spendere a questo scopo. Tranne se ne rimane qualche coppia, in una regione sconosciuta, dimenticata, ma è molto poco probabile. Gli uccelli di cui parleremo poi rischiano la stessa sorte, ma sembra che siano state prese precauzioni per evitare loro questa fine.

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KAGU (Rhinochaetus jubatus) - KIVI (Apteryx australis)

Ecco una serie di uccelli che appaiono veramente eccezionali, tanto allo stato selvatico quanto nei giardini zoologici. A dire il vero il bizzarro Kagu, quasi senza ali e dalla testa ornata da un enorme pennacchio erigibile, non è propriamente australiano, ma è un abitante della Nuova Caledonia, un'isola ugualmente molto lontana. L'aspetto, nell'insieme, è quello di un piccolo airone dalle zampe un po' più corte, dal piumaggio molto morbido e fitto ed il becco diritto. Il suo corpo assume nel piumaggio vari colori; grigio chiaro nelle parti superiori, rosato nelle parti inferiori, verde chiaro alla base. Le ali sono grigio nere e bianche. Il ciuffo che si erge sul capo è bianco. Questo strano uccello, incapace di volare, vive nelle dense foreste, nidifica sul terreno e deposita un solo uovo che in genere misura tredici centimetri di lunghezza ed otto di larghezza con il peso stupefacente di mezzo chilogrammo. Il Kagu è l'unica specie appartenente alla famiglia dei Rinochetidi. Tutte le caratteristiche cui abbiamo accennato contribuiscono a fare del Kagu un uccello raro, in via d'estinzione. Non basta infatti che il Kagu conduca vita notturna, sempre alla ricerca di vermi o molluschi di cui cibarsi, perché possa sfuggire ai predatori carnivori; il suo unico uovo che potrebbe assicurare una riproduzione sia pure limitata, viene per la maggior parte delle volte rubato e divorato; per non dire poi delle corse che il povero uccello deve fare per sottrarsi alla bramosia dei maiali, cani, gatti selvatici, i quali sono divoratori del Kagu, che, per la sua incapacità a volare, rimane senza difesa e vittima dei suoi nemici animali. Il Kivi non è più strettamente australiano del Kagu, poiché vive unicamente in Nuova Zelanda, in cui è considerato l'uccello nazionale, come il Kagu nella Nuova Caledonia e l'Emù nell'Australia. Sulle montagne oltre i mille metri non è difficile incontrare questi particolarissimi animali, facilmente riconoscibili per il loro aspetto fisico. Vivono nelle foreste, nascosti e pronti ad insospettirsi ad ogni rumore durante il giorno, alla ricerca di cibo durante la notte. Non sono animali sociali e, spesso, vivono isolati od a coppie. Il Kivi, di cui esistono più varietà, è un uccello notturno, che l'introduzione dei cani ha reso molto prudente. Il suo corpo è tondeggiante, il collo è di lunghezza media e sostiene una testa piuttosto piccola con un lungo becco sottile e curvo verso il basso; le sue ali, ridotte allo stato di monconi, non servono più a niente e le sue piume, di colore bruno marrone, hanno piuttosto l'aspetto di lunghi peli. Le zampe, estremamente forti, contrastano con la gracilità del resto del corpo; esse terminano con quattro dita armate di unghie: tre rivolte davanti, la quarta, più corta, attaccata più in alto e rivolta all'indietro. Con esse l'animale può sferrare dei calci temibili. Ha sensi molto sviluppati, soprattutto l'olfatto grazie al quale riesce ad individuare, nascosti nel terreno, quegli animaletti che possono fare da cibo per lui. Il Kivi vive nelle zone boscose, fino a mille metri di altezza; durante il giorno rimane nascosto nel folto della vegetazione, quando sopravviene il buio esce dal rifugio e, a lunghi passi, si muove un po' inclinato, col becco rivolto verso il basso, in cerca di prede. Esso si nutre di ogni tipo di larve, di vermi, di frutti che trova grazie al suo odorato: le sue narici sono all'estremità del suo lungo becco. Una volta localizzata la zona buona per cibarsi, scava buchi nel terreno muovendo con moto circolare il suo lungo e sottile becco. All'epoca degli amori, questo timido e mite uccello ingaggia feroci combattimenti con gli altri maschi per il possesso della compagna, che segue gli scontri con sguardo assente e senza interesse. Poi la femmina deporrà, in una buca nascosta tra le radici degli alberi e mimetizzata, che lei stessa ha scavato, da due a quattro uova che, rispetto alla grandezza dell'animale, sono molto grosse; a questo punto si disinteressa completamente di esse. Toccherà al maschio covarle per circa ottanta giorni; poi, quando nasceranno i piccoli, ancora il maschio, con amorosa cura, li porterà in giro in cerca di cibo e questo fino a quando non è stato raggiunto lo sviluppo completo.

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CEREOPSIDE (Cereopsis novae-hollandiae)

Il Cereopside, scoperto nel 1792 dalla spedizione del francese di Entrecasteaux, è un grande e bell'uccello molto raro, dal becco bizzarramente corto e dal piumaggio grigio e nero. Vive nell'Australia meridionale, in Tasmania e nella Nuova Zelanda. Il verso di questi animali è paragonabile al grugnito di un maiale, per cui vengono chiamati anche volgarmente Oche porcello. Il Cereopside, che ricorda un poco l'oca e un poco l'anitra, ha il corpo piuttosto grosso e forte, che può arrivare anche a novanta centimetri di lunghezza; la testa è piccola; il becco, un po' ricurvo, è ricoperto da una cera di color giallastro, che lascia libera solo la punta; le ali sono molto larghe e forti e le zampe, alte e robuste, hanno le dita fornite di unghie ricurve. Questi animali vivono in prossimità dell'acqua, pur entrandovi raramente, e solo in caso di necessità si alzano in volo. Di solito vivono a coppie od in piccoli gruppi e si mostrano piuttosto timidi, ma nello stesso tempo molto aggressivi si nutrono di erbe e germogli di piante di ogni genere. Gli studiosi classificano questi strani animali a metà fra le oche e le anatre e per le strane caratteristiche hanno dato loro diversi quanto inusitati nomi, oltre quello di Oca porcello anzidetto: Oca gallina, Oca incappucciata. Durante l'estate avvengono gli accoppiamenti: i maschi, isolatisi con le femmine, girano intorno ad esse alternando graziosi inchini a grida stridule simili a grugniti suini, da cui deriva il nome di Oche porcello. Avvenuto l'accoppiamento, la femmina costruisce un nido che, pur non avendo nulla d'artistico, è sistemato con una certa cura, con strati alterni di erba fresca e morbide piume. Quindi depone da quattro a sette uova che richiedono trenta giorni d'incubazione, dopodiché si schiuderanno per dare vita a piccoli molto svegli ed attivi, in grado di seguire la madre in cerca di cibo nel giro di qualche giorno. Nonostante questa specie viva praticamente a contatto con l'acqua, non ha però molta dimestichezza con essa. Vive invece volentieri a contatto con il terreno su cui ricerca il cibo. Pur se di indole timida e mite, questi animali sono però scontrosi e non fanno amicizia con alcun altro tipo di uccello. Non amano volare e si alzano in volo solo nei casi eccezionali o di assoluta necessità; se avvicinati dall'uomo, che non temono, si lasciano catturare con le mani nonostante siano stati oggetto di caccia spietata per lunghi anni. Pare infatti che le loro carni siano gustosissime, ma non se ne può fare un animale d'allevamento perché non convive con alcun altro animale da cortile. Nei giardini zoologici si adatta, si riproduce abbastanza regolarmente, ma diventa esclusivamente vegetariano, rifiutando ogni alimento che contenga sostanze animali.

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CIGNO NERO (Chenopis atrata)

Il Cigno nero d'Australia può essere considerato come il negativo dei Cigni dell'Europa del nord, che rappresentano, per noi, il simbolo della bianchezza assoluta. Noi lo chiamiamo qui Chenopis atrata, ma alcuni zoologi preferiscono chiamarlo Cygnus atratus, cosa che, d'altronde, non ha alcuna importanza poiché l'uccello non può essere confuso con nessun altro. Questo animale si trova in tutto il continente australiano, ma soprattutto nella metà meridionale, e serve da emblema allo stato dell'Australia occidentale (Western Australia) dove è stato visto per la prima volta. Esso ama l'acqua salata quanto quella dolce e vive in gruppi numerosi lungo le coste marine o presso le acque interne. Nei mesi autunnali avviene la riproduzione: le femmine depongono da cinque a sette uova di colore verde bluastro in grossi e rozzi nidi che costruiscono sugli scogli, in mezzo ai laghi ed alle paludi e che vengono covate per circa trentacinque giorni, dal maschio di notte, dalla femmina di giorno. All'apertura delle uova i pulcini sono grigiastri, poi scuriscono man mano che invecchiano. Come tutti i Cigni, anche il Cigno nero adora i piccoli e dedica loro, per mesi, cure amorevoli. Sono uccelli di una bellezza, di una nobiltà e di una grazia veramente stupefacenti ed hanno un volo ammirevolmente bello. Leggermente più piccoli del cigno bianco, si caratterizzano per la maggiore lunghezza del collo e per la piccolezza della testa. Il Cigno nero ha dovuto sopportare un lungo periodo di stragi: gli indigeni approfittavano dei periodi in cui gli animali perdevano le remiganti, e quindi erano incapaci di volare, per catturarli senza difficoltà. Si impadronivano anche delle uova che, con le carni, venivano destinate all'alimentazione. Anche da parte dei bianchi europei si ebbero notevoli stragi, a puro scopo di divertimento. Oggi questa specie è protetta da severe leggi e molti esemplari sono ospitati nei parchi e nei giardini zoologici dove conducono vita regolare, anche nella riproduzione. Il pubblico è molto ben familiarizzato con il Cigno nero d'Australia, poiché questo è presente nella maggior parte dei grandi giardini zoologici del mondo intero. Il contrasto che esiste tra lui e le differenti varietà di Cigni bianchi è talmente straordinario che un direttore di giardino zoologico si sentirebbe disonorato se non potesse mostrarne almeno un esemplare ai suoi visitatori. La facilità con cui questo cigno accetta questo genere di residenza è una garanzia per la sua conservazione in avvenire. Ben inteso, come per tutti gli uccelli da parco è indispensabile tarpare l'ala del Cigno nero per impedirgli di volare. Operazione indolore questa, in linea di massima, ma che deve essere effettuata da un veterinario.

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FAGIANO AUSTRALIANO (Leipoa ocellata)

I Megapodiidi, che gli australiani chiamano molto semplicemente "Brush-Turkey" (Tacchini della boscaglia), vivono anche, sotto differenti aspetti, nella Nuova Guinea ed in altre isole del Pacifico. Questi grandi uccelli sono celebri tra i naturalisti per il fatto che, frequentemente, più femmine depongono contemporaneamente le uova in una stessa tana scavata da un maschio. Una volta terminata la deposizione, che comprende parecchie decine di uova, le femmine cessano completamente di occuparsene; il maschio allora comincia un estenuante lavoro che durerà fino alla nascita dei pulcini. Infatti esso ricopre di ramoscelli e di sabbia il mucchio di uova, fino a formare un monticello a volte alto più di due metri. Questa operazione assicura alla covata una temperatura ottimale e costante. Ma se nella giornata la temperatura sale, il "padre covatore" si precipita sul posto, apre il cumulo di rami e dà aria alle uova. Questa operazione si rinnova continuamente, giorno e notte, in modo che la temperatura venga mantenuta esattamente, con l'oscillazione di non più di un grado... E' certo che in questo periodo il disgraziato Megapodio cessa completamente di mangiare, tanto è occupato dal suo massacrante lavoro. Si ignora assolutamente come esso sappia quando deve coprire o scoprire le sue uova e come possa misurare la loro temperatura così esattamente, ma è certo che lo fa, e lo fa bene. Quando i pulcini escono dall'uovo, attaccano il guscio più o meno spesso che li separa dalla luce e grattano fino a che l'hanno attraversato. Si sospetta che i nidi di questi animali abbiano sempre attirato l'attenzione degli amatori di uova, a quattro o a due zampe. Alcuni rettili, quali i Varani ed i Goana australiani, si servono senza scrupoli. Gli aborigeni prima, poi gli europei, hanno fatto altrettanto: quando le uova sono ancora fresche c'è in ogni nido di che fare enormi frittate. Con disperazione del povero padre covatore.

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UCCELLO LIRA (Menura novae-hollandiae)

L'Uccello lira, così chiamato perché, quando il maschio fa la ruota, disegna una lira antica con le relative corde, vive soprattutto lungo la costa sud-est, nelle foreste che separano Brisbane da Melbourne. Ve ne sono due varietà e, zoologicamente, è impossibile collegare questi magnifici uccelli a qualsiasi altra specie. Per lungo tempo gli Uccelli lira maschi sono stati furiosamente cacciati perché le loro piume venivano vendute a peso d'oro. Quando ci si è accorti che questi uccelli sparivano sempre più velocemente, tanto più che le femmine non depongono che un solo uovo all'anno, si è deciso di proteggerli molto severamente. Cosa che ha dato dei buoni risultati, secondo gli zoologi australiani. Non solo l'Uccello lira è meravigliosamente bello, ma esso canta anche alla perfezione ed è capace di imitare tutti gli altri uccelli canterini che sente e tutti i rumori, anche i più imprevisti, del suo ambiente. Questo imitatore nato sembra divertirsi esso stesso col suo repertorio. Inoltre, alcune volte, offre solamente a se stesso, poiché neppure la sua femmina, dal piumaggio molto discreto, vi assiste, una rappresentazione in cui i suoi talenti di cantante, imitatore e danzatore si dispiegano in un modo straordinario su un mucchio di terra ben sgombro, di un metro quadrato circa, sul quale esso si installa. Pochissimi osservatori hanno assistito a questo strano spettacolo, ma quei pochi che hanno avuto questa fortuna non dimenticheranno certamente lo strano spettacolo.


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