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Fauna - Australia

TOPI-CANGURO

RATTO CANGURO MUSCHIATO (Hypsiprymnodon moschatus)

Il Canguro muschiato appartiene al gruppo dei Canguri-topi che comprende dieci specie, due delle quali sono estinte da poco. Si può allo stesso modo dire che se il Ratto canguro muschiato del Queensland, che qui vi mostriamo, è il primo ed uno dei più piccoli della lunga serie dei canguri, esso costituisce anche una specie di giunzione tra questi ultimi ed i Possum. Questo piccolo animale si caratterizza per la sua coda nuda e per la presenza, nelle "mani", di un pollice senza unghie che può opporsi alle altre dita. Si noterà anche che, se il pollice dell'animale non ha unghie, il secondo dito ne ha due e, per finire, che esistono solo quattro dita su ciascuna delle mani. E' questo un carattere specifico che ritroveremo molto spesso. Tutte queste bestioline si rassomigliano molto tra loro e bisogna guardarle da vicino, quando non si è molto pratici di questi animali, per differenziarle. Nell'insieme i Topi-canguro sono animaletti molto turbolenti, che sanno utilizzare molto bene le loro lunghe zampe posteriori per saltare in tutti i sensi. I maschi sono, tra di loro, molto aggressivi e molto battaglieri, ma sono tutti in via di sparizione molto rapida, braccati dai cani e dalle volpi imprudentemente lasciate andare dai primi coloni. Un tempo essi dovevano pullulare su tutta la superficie australiana. Bisogna dire che questi animali costituiscono da sempre una delle prede favorite degli aborigeni. Questi cacciatori primitivi sono abilissimi nel sorprendere i topi canguro colpendoli coi loro boomerang e dato che da secoli danno loro la caccia hanno contribuito alla rarefazione della specie. I coloni bianchi con i loro fucili hanno fatto il resto. L'arrivo dei coloni bianchi, dei loro animali domestici e delle loro armi perfezionate ha fatto bruscamente cadere una situazione il cui equilibrio era già fragile da molto, molto tempo...

RATTO CANGURO ROSSICCIO (Aepyprymnus rufescens)

Con il Ratto canguro rossiccio noi ci riferiamo ad un altro genere di canguri-topo.

Essi non hanno il pollice della "mano" opponibile alle altre dita, come il Ratto canguro muschiato, né, sempre come il Ratto canguro muschiato, hanno la coda glabra; questa, al contrario, è ricoperta della stessa pelliccia che ricopre il loro corpo.

Ma le loro abitudini non differiscono assolutamente e la loro rarità sembra accentuarsi ovunque ne restino ancora.

Una causa della loro sparizione è l'abitudine degli aborigeni di dar loro la caccia appiccando fuoco alle regioni arbustacee in cui essi vivono.

Ogni anno se ne uccidono così tanti, ma evidentemente sempre meno, fino al giorno in cui non ve ne saranno più da nessuna parte... Non bisogna aver paura di insistere, a questo riguardo.

Che spariscano degli animali può sembrare senza importanza, ma alla fine è un po' del patrimonio dell'umanità intera che se ne va.

Quando si constata che in un paese come la Francia vi sono ora cacciatori che non uccidono più di una lepre all'anno, là dove ne avrebbero uccise una trentina mezzo secolo fa, si è davvero tentati di pensare che in un prossimo futuro non vi saranno più lepri.

Ora, la lepre fa parte del folclore della Francia, delle sue leggende, dei suoi racconti, così come i Canguri-topo fanno parte di quelli dell'Australia, dei quali si comincia solo a conoscere i dettagli, forniti dagli ultimi aborigeni: Ma non si tratta solo dei Canguri-topo e delle lepri: tutta la fauna selvatica, in Francia come in Australia, si trova alla fine unita da questo processo di distruzione, che si tratti della caccia, dei fuochi di arbusti, dell'utilizzazione massiccia degli antiparassitari o della concorrenza di altre specie meglio adattate o più resistenti.

E noi rischiamo di lasciare ai nostri nipoti dei paesi tristi, privi di animali liberi, privi dei canti degli uccelli e popolati solamente da animali d'allevamento, dei quali il meno che si possa dire è che non portano né imprevisti, né poesia nello spettacolo che ci offre la natura.

Dal punto di vista pratico, o economico, il Ratto canguro muschiato del Queensland o il Ratto canguro rossiccio non aggiungono nulla di molto importante al continente australiano.

I più piccoli montoni offrono molto più interesse, sempre dal punto di vista economico.

Ma se l'Australia perde la sua fauna selvatica, essa non sarà più certo l'Australia e gli australiani rimpiangeranno, presto o tardi, i personaggi scomparsi dalla commedia animale della quale il loro paese era il teatro naturale.

Se almeno si trattasse di animali nocivi o pericolosi si capirebbe, pur senza scusarlo, un atteggiamento indifferente od ostile a loro riguardo.

Ma non è assolutamente questo il caso: questi animaletti non fanno veramente concorrenza ad alcun essere, non comunicano alcuna malattia, non saccheggiano i raccolti, non mordono né graffiano alcuno.

RATTO CANGURO PLATYOPS (Potorous platyops) - RATTO CANGURO DI GILBERT (Potorous gilberti) - RATTO CANGURO DAL MUSO LUNGO (Potorous tridactylus)

C'è stata qualche allusione a questi animali in precedenza ed è stato detto che alcuni tra di essi sono ormai scomparsi. In effetti bisogna essere un eccellente specialista per distinguere le Bettonge dai Ratti canguro. Sono, sia gli uni che gli altri, degli animali simili a dei ratti o a dei conigli, con una conformazione da canguro e delle abitudini erbivore, ma non sono dei roditori. D'altronde, dopo che il coniglio d'Europa è stato introdotto in Australia, per disgrazia di questo continente, è stato possibile notare che Bettonge e Potoroini vivevano a fianco a loro e che alcuni, come la Bettongia di Lesueur, coabitavano con loro, nelle loro tane. Il Ratto canguro dal muso lungo è da considerare tra gli animali già estinti in Australia, ma la sua sparizione è abbastanza recente per cui esiste una minima speranza di poterlo riscoprire un giorno, in qualche regione particolarmente remota. Nell'insieme i Potoroini hanno le dimensioni di un coniglio selvatico, con un muso appuntito. Alcuni hanno la coda prensile; tutti hanno le zampe anteriori particolarmente corte e quando si spostano saltando si ha addirittura l'impressione che questi due arti manchino, perché l'animale li ripiega sotto il suo petto. Il colore di questi animaletti oscilla intorno al grigio bruno, più chiaro nelle parti inferiori. Essi vivono, soprattutto il Ratto canguro dal muso lungo, nella parte orientale del Nuovo Galles del sud, dal fiume Richmond fino all'Illawarra, di preferenza nelle foreste umide, o ai loro margini. Alcune specie di Potoroini hanno preso la stessa strada del "Platyops" e sono in via di estinzione. Non si sa molto bene come proteggerli e sembra che la cosa che più li infastidisce sia, alla fine, la presenza... degli australiani in Australia. In pratica la sola cosa contro la quale gli australiani non possono niente... A proposito dei Potoroini, come a proposito delle Bettonge e, come vedremo, a proposito dei Wallabies, bisogna prender nota, per la loro identificazione, di un numero spaventoso di nomi differenti. Il Ratto canguro dal muso lungo (è questo il suo nome italiano) si chiama Potorous tridactylus, in latino, ed è il suo nome scientifico, con la fortuna di non averne provvisoriamente un altro, sempre in latino e dato da un altro studioso. Gli australiani lo chiamano "Potoroo" e, più familiarmente, con qualche soprannome che varia da una provincia all'altra. Quando un australiano vi parla del "Brush-tailed-Rat-Kangourou", voi dovete tradurre con Bettongia penicillata, in latino, e con Bettongia penicillo, in italiano scientifico, e ancora Topo canguro dalla coda a spazzola... Non è semplice ed è una delle difficoltà che si incontrano ogni volta che si studia la fauna del continente australiano. Per ritornare alla sparizione delle Bettonge e dei Potoroini, bisogna anche capire che essa è la causa di una rottura di equilibrio nell'insieme della fauna. Ciò che essi avevano l'abitudine di mangiare, è mangiato da altri animali importati, così che i primi devono cercare un altro nutrimento. Ciò si traduce in una modificazione della flora, prima di tutto, ed, in secondo luogo, in un cambiamento d'abitudine da parte dei carnivori che sono costretti a cercare altre prede, o a sparire. Una volta di più l'ecologia ci insegna che la natura è un tutto e che quando un anello salta, la catena è rotta. Purtroppo queste nozioni non ci sono apparse che molto recentemente e, generalmente, troppo tardi per impedire al male di compiersi, visto che il ritorno indietro è impossibile.

BETTONGE

BETTONGIA DI LESUEUR (Bettongia lesueuri) - BETTONGIA DALLA CODA A SPAZZOLA (Bettongia penicillata) - BETTONGIA DI GAIMARDI (Bettongia gaimardii)

Con queste tre specie di animali, riunite sotto il nome generale di Bettonge, noi continuiamo a parlare dei Ratti canguro. Essi si rassomigliano molto: la stessa piccola dimensione, la stessa pelliccia semilunga, la stessa grossa testa, le stesse corte orecchie e lo stesso atteggiamento dei canguri con lunghe zampe posteriori e minuscole mani. Essi hanno esattamente le stesse abitudini dei Ratti canguro di cui abbiamo parlato precedentemente; sono ugualmente molto vivi, molto rapidi, nei loro salti, molto litigiosi quando si tratta di conflitti sentimentali tra maschi. Con la tendenza, che gli australiani hanno mantenuto, di dare agli animali del loro paese dei nomi europei, queste Bettonge sono soprannominate indifferentemente "Topi" o "Conigli". Essi hanno veramente una grandezza che oscilla tra quella del coniglio e quella del topo e benché non siano certamente roditori, nel senso che noi diamo a questo termine, ma solamente erbivori, essi hanno pressappoco il posto ed il ruolo di questi animali nella fauna australiana. Dal punto di vista della classificazione le Bettonge appartengono al gruppo più grande dei Macropodidi: questi ultimi comprendono anche i notissimi canguri.

Le Bettonge presentano infatti una notevole sproporzione nella lunghezza degli arti: gli anteriori corti e di scarso impiego nella locomozione, i posteriori invece lunghi e robusti, tipicamente conformati per il salto. Il nome Macropodidi deriva dal greco e significa "col piede lungo". Il capo, rispetto al corpo, è relativamente piccolo, la coda lunga, grossa alla base e pelosa. Sono tutti erbivori e il loro apparato digerente presenta una interessante analogia con i ruminanti avendo lo stomaco a forma di sacco allungato, ricco di anse, la cui parte superiore è conformata in modo da consentire, grazie anche ai solchi dell'esofago, il rigurgito del contenuto per una seconda masticazione, analoga alla ruminazione. A ciò va aggiunta la presenza nell'intestino di una ricca flora batterica che consente a questi animali di cibarsi di una grande quantità di vegetali permettendo loro di vivere anche in zone sfavorevoli agli altri erbivori. Il marsupio è ben sviluppato, con apertura anteriore, le mammelle sono 4, ma in genere soltanto 2 divengono funzionali. Misurano circa settantacinque centimetri di cui circa trenta spettano alla coda ricoperta di fitti peli, bianchi nella "Lesueuri", più lunghi e scuri nella "penicillata". Vivono in zone fitte di vegetazione ed in mezzo ai cespugli costruiscono i loro nidi, utilizzando sterpi e foglie. Durante la costruzione del nido le Bettonge offrono uno spettacolo veramente divertente: strappano i ciuffi d'erba e li avvolgono intorno con la coda, quindi li trasportano fino al posto dove hanno deciso di costruire il loro rifugio. Inoltre le loro tane hanno sempre più di un'uscita, per sfuggire all'agguato di eventuali cacciatori. Non disdegnano neppure di andare ad abitare con le lepri, animali con i quali vanno d'accordo. La notte escono dalla tana alla ricerca di cibi o radici e nei periodi freddi si avventurano anche nelle case in cerca di qualcosa da rosicchiare. Oggi la specie è in via d'estinzione, anche perché gli indigeni apprezzano moltissimo le loro carni e vanno a ricercarne le tane ed i contadini le ritengono dannose all'agricoltura e piazzano trappole e veleni. La riproduzione avviene in primavera. La femmina mette al mondo un paio di piccoli che terrà nel marsupio per circa quattro mesi. Si riproducono anche in cattività, ma se di sesso maschile conservano la loro indole scontrosa, se di sesso femminile diventano miti. C'è però una particolarità assolutamente straordinaria propria di una di queste specie: la Bettongia dalla coda a spazzola che gli australiani chiamano "Rat-Kangaroo". Pur non essendo arboricola è riuscita, nel corso della sua lunga evoluzione, a fare della sua coda non solo un organo prensile, ma una quinta mano nel senso vero e proprio di questo termine. Ed è questa una constatazione che non manca di stupire ogni persona che s'interessa del mondo animale. Noi sappiamo tutti benissimo che la fauna australiana è la più antica del mondo e che vive nel continente pure più antico. Antico: la parola significa anche "arcaico", con un senso leggermente peggiorativo: una fauna arcaica è una fauna poco o male adattata, ritardata, male evoluta. Su ciò siamo tutti d'accordo. Fino al momento in cui scopriamo che una delle specie animali appartenenti a questa fauna ha saputo mettere a punto un organo utile, fino ad allora riservato agli animali più evoluti: le scimmie, escluse naturalmente le scimmie superiori, quelle che non hanno, o quasi, appendice caudale, e particolarmente le scimmie del Nuovo Mondo, le sole con la coda prensile. Ora, tra queste scimmie a coda prensile, pochissime l'utilizzano per altro che per appendersi ai rami degli alberi. Non è una vera e propria quinta mano, ma tutt'al più un punto d'appoggio supplementare. Certamente alcune di loro, come la Lagotrice che si può trovare nell'opera "Fauna d'America" della stessa serie, sono capaci di raccogliere un piccolo oggetto con l'estremità denudata della loro coda, ma sono rare. Ed ecco ora questo ridicolo, piccolo Ratto canguro, arcaico, primitivo, evoluto nel vicolo cieco marsupiale al quale tutti i mammiferi superiori sono sfuggiti, che scopre un'utilizzazione razionale e meravigliosa della sua coda prensile e che se ne serve per raccogliere dell'erba e trasportarla, sia per mangiarla, se essa è fresca, che per tappezzare la sua tana, se è secca. Esiste anche un altro Ratto canguro che ha la stessa abitudine e che si chiama Potorus Tridactylus, ma non viene rappresentato qui. La Bettongia di Gaimardi, come il Potorus platyops, non rappresentato qui, sono considerati definitivamente estinti e cancellati dalla fauna australiana. Salvo errore (capita a volte, molto fortunatamente, che delle specie considerate come estinte siano ritrovate, un giorno per caso, in una regione particolarmente selvatica), non lo si vedrà mai più e non esiste alcuna possibilità di ricrearlo.

DENDROLAGO

Sotto il nome di Dendrolaghi si raggruppa un certo numero di Wallaby che si sono specializzati attraverso la loro esistenza arboricola. Capita loro di discendere sul suolo, ma la loro vita trascorre sugli alberi ed essi mangiano essenzialmente foglie, ramoscelli verdi, gemme, bacche e frutti, piuttosto che erba. Apprezzano, però, molto le felci. I Dendrolaghi misurano fino a sessanta centimetri di lunghezza. Hanno all'incirca tutti la stessa forma, lo stesso muso allungato e più o meno appuntito, più o meno spesso le stesse piccole orecchie e colore variabile, a volte tendente al blu, e che si fonde più o meno con la vegetazione. Se essi hanno le forti zampe posteriori dei Wallaby, hanno le zampe anteriori molto ben sviluppate e dotate di unghie solide che li aiutano ad arrampicarsi facilmente sugli alberi. Si noterà la bizzarra conformazione delle dita di una zampa posteriore del Dendrolago orsino (Dendrolagus ursinus): tre sole dita, ma il più corto con due unghie ravvicinate. Sembra che l'animale utilizzi queste dita per togliere dalla sua pelliccia tutto ciò che potrebbe fermarvisi. Sarebbe una specie di pettine a due denti... I Dendrolaghi, quando discendono a terra, si mostrano buoni saltatori, come gli altri Wallaby, ma tra gli alberi essi si rivelano dei meravigliosi acrobati. Essi possono lanciarsi di ramo in ramo, di albero in albero, con una facilità stupefacente. I loro salti misurano parecchi metri di lunghezza ed essi possono lasciarsi cadere da più di quindici metri d'altezza, senza apparentemente soffrirne. Si può dire che i Dendrolaghi sono tra gli animali australiani che meglio sostituiscono le scimmie, assenti in questo continente. Con la differenza che essi non hanno la coda prensile, come invece hanno i primati dell'America del sud, e che sono silenziosi, a differenza di tutte le scimmie del mondo, creature generalmente rumorose. Si trovano ancora dei Dendrolaghi, ma anch'essi cominciano a farsi sempre più rari, nelle regioni boscose del Queensland di nord-est. Come c'era da aspettarsi, gli australiani si accontentano di chiamare questi animali Wallaby degli alberi. Ancora una volta, solo il latino, oltre che lingua scientifica universale? è il solo mezzo per riconoscere questi animali con certezza. Salvo quando un animale è stato battezzato, successivamente, o simultaneamente, da due scienziati. Tra le specie di Dendrolaghi, oltre al Dendrolago orsino di cui abbiamo già parlato, possiamo citare il Dendrolago di Bennet ( (Dendrolagus bennettianus), il Dendrolago di Lumholtz (Dendrolagus lumholtzi) e il Dendrolago di Matsche (Dendrolagus matschieii).

CANGURO LEPRE (Lagorchestes leporides)

I Canguri lepre rassomigliano molto ai canguri topo, ma sono un po' più grandi, più rapidi, più slanciati nelle loro forme; hanno dei canini in regressione e delle orecchie più allungate.

Estremamente abbondanti quando furono scoperti dai primi esploratori, essi sono molto diminuiti, da allora, e sono in via di rapida estinzione, come preciseremo più avanti.

Presentiamo qui tre varietà classiche di questo gruppo di graziosi animali.

CANGURO LEPRE STRIATO (Lagorchestes fasciatus)

Si riconosce facilmente dal fatto che delle striature segnano il suo dorso ed il suo posteriore, mentre gli altri Canguri lepre hanno una pelliccia di tinta unita.

Il Canguro lepre striato è stato scoperto presto, nel 1699.

Il secondo, che vive ugualmente nelle distese ricoperte di erba e nelle pianure con cespugli, è forse completamente estinto.

Si pensa che non sia stato capace di sopportare fino ai nostri giorni la concorrenza delle mandrie di montoni acclimatati nelle stesse regioni.

Non era però un animale molto esigente e la quantità di erba che esso poteva togliere alle pecore non rischiava certo di affamarle.

D'altra parte i Canguri lepre non sono mai stati campioni di ripopolamento.

Ogni coppia non metteva al mondo che un solo piccolo, del quale la madre si occupava molto a lungo.

Animali paurosi, timidi, terrorizzati, fuggivano a grandi salti graziosi e rapidi al minimo pericolo; i Canguri lepre erano assolutamente incapaci di resistere alla persecuzione di cui furono oggetto da parte sia dei cacciatori europei che dei loro cani, alle volpi importate nello stesso tempo, dalla concorrenza dei montoni ed infine dall'utilizzazione di lacci e trappole di ogni tipo.

I Canguri lepre avevano inoltre la disgrazia di costituire una cacciagione molto piacevole da mangiare. Che cosa potevano perciò fare, se non sparire?...

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