Giardinaggio le Piante d'Appartamento.

b Scienza e Tecnica

n Le Piante D'Appartamento

Introduzione Fattori Climatici e Ambientali Gli Habitat Naturali L'Umidità La Luce La Temperatura Idrocoltura Il Substrato I Contenitori

La Scelta dei Materiali Invaso e Rinvaso Rinvaso Tutori e Sostegni Concimazione La Nutrizione della Pianta I Concimi Come e Quando Concimare Riproduzione La Riproduzione per Semina La Riproduzione Agamica Divisione dei cespi Talea Propaggine e margotta

La Talea Potatura Parassiti e Malattie Danni Causati da Errori Colturali Parassiti Animali e Parassiti Vegetali I Rimedi Soluzioni Aromatiche e Macerati Vegetali

Piante D'Appartamento a Portamento Ricadente Aeschynantus Cissus Columnea Edera Falangio Ficus  Filodendro Monstera Sassifraga Scindapsus Syngonium

Piante D'Appartamento da Fiore Anthurium Azalea Clivia Ibisco Impatiens Spatiphillum  Stella di Natale  Violetta Africana Piante D'Appartamento a Portamento Eretto Aphelandra Dracaena Fatshedera Ficus Sche Yucca

Piante D'Appartamento a Rosetta Aechmea Billbergia Sansaviera Piante D'Appartamento Cespugliose Agla Dieffenbachia Fatsia Maranta Papiro Peperomia I Bonsai L'Origine dei Bonsai Felci

Orchidee Palme Piante Succulente e Piante Grasse

BOTANICA - GIARDINAGGIO - LE PIANTE D'APPARTAMENTO

INTRODUZIONE

Sebbene l'esigenza di circondarsi di piante e di utilizzarle come elementi di arredo sia molto antica, solo in questi ultimi decenni essa ha subito un forte incremento, soprattutto in relazione al sempre più diffuso e crescente fenomeno dell'urbanizzazione.

D'altra parte, anche l'architettura moderna si è orientata verso soluzioni abitative più luminose, spesso dotate di balconi e terrazze, che consentono la coltivazione di piante in vaso.

Ancora fino a pochi decenni fa nei quartieri popolari era facile trovare, tra le vecchie case, orti e piccoli giardini, mentre le abitazioni signorili erano sempre dotate di un cortile interno o di un giardino privato, talvolta attrezzato con delle serre.

Oggi, invece, per molti abitanti della città l'unica occasione per avere un rapporto diretto col verde è costituita dalla coltivazione di piante d'appartamento.

Requisiti fondamentali delle piante d'appartamento sono, oltre al loro valore ornamentale, un lungo ciclo vitale e buone capacità di adattamento, necessarie in quanto spesso le condizioni di luce, umidità e temperatura delle abitazioni sono lontane da quelle naturali.

FATTORI CLIMATICI E AMBIENTALI

GLI HABITAT NATURALI

La pianta da appartamento è di norma di origine esotica, proveniente da regioni calde o temperate perché deve gradire, d'inverno, il riscaldamento artificiale delle nostre abitazioni; infatti, le piante tipiche delle nostre latitudini, come l'azalea o la begonia, d'inverno, se tenute in casa, soffrono e si esauriscono rapidamente. E' molto importante perciò conoscere l'ambiente delle varie specie e cercare di ricrearlo almeno parzialmente.

Dalla foresta vergine equatoriale, detta anche ombrofila o pluviale, provengono solo poche specie coltivabili in casa, in quanto ricreare le condizioni ambientali di cui queste piante hanno bisogno (elevata temperatura e umidità, unite alla scarsa luminosità) richiede un impegno e una cura minuziosa, oltre che la presenza di una serra riscaldata.

La maggior parte delle piante d'appartamento proviene, invece, dalla foresta tropicale sempreverde, caratterizzata da elevata umidità atmosferica e da una temperatura che non scende mai sotto i 10-12°C, insufficiente a consentire alla pianta un vero riposo invernale, ma comunque in grado di garantire un periodo di semi-riposo che segue il ritmo delle piogge periodiche. Un clima di tale natura è paragonabile a quello di una serra temperata e può essere riprodotto, con vari accorgimenti anche in casa. Anche la luminosità deve essere buona, sia pure evitando l'esposizione diretta ai raggi solari, perché nella foresta gli alberi consentono solo una luce diffusa.

Un altro ambiente naturale è costituito dalla foresta tropicale a foglia caduca, che confina con la savana; qui le piogge sono più scarse e seguono un ritmo stagionale con un periodo anche di relativa siccità; la temperatura oscilla tra i 5 e i 30°C. Le piante che vivono in questa zona presentano tessuti carnosi nelle radici e nelle foglie per resistere ai periodi di siccità. Il terreno è umifero e leggero a causa delle foglie cadute che si decompongono velocemente nel periodo caldo e piovoso. Le piante che vi crescono sono adatte per interni molto luminosi, con un ridotto riscaldamento invernale; vetrate e verande creano l'ambiente ideale per la loro coltivazione. Le specie più note sono la Fucsia, l'Anthurium, l'Epiphyllum, la Poinsetia (stella di Natale).

Le zone desertiche sono ambienti molto difficili da ricreare in appartamento: caratterizzate da piogge molto scarse, concentrate in genere in due brevi periodi annuali, e da una forte escursione termica tra giorno e notte (anche 30°C di differenza), presentano un terreno prevalentemente sabbioso o roccioso. Le piante che vivono in queste zone vanno in riposo nei periodi di siccità; specie tipiche sono le Cactacee e in generale le piante succulente (cioè le piante grasse).

Questo panorama degli ambienti d'origine delle piante ornamentali ci ha fornito alcune indicazioni che dovremo tenere sempre presenti per ottenere buoni risultati colturali.

L'UMIDITA'

Il controllo dell'umidità atmosferica e una corretta regolarizzazione delle innaffiature sono le condizioni di base per coltivare in appartamento. L'acqua serve a solubilizzare i sali contenuti nel substrato che costituiscono il nutrimento della pianta, l'umidità atmosferica mantiene gli stomi delle foglie turgidi e favorisce quindi la respirazione e la fotosintesi. Le piante sono costituite per l'80% di acqua, percentuale che arriva al 95% nelle piante succulente. Le specie ornamentali, che provengono in maggior parte dalle zone più calde e umide del globo, abbisognano di un'umidità atmosferica minima del 50-60%. Nelle nostre case, d'inverno, generalmente l'umidità è inferiore: il riscaldamento infatti asciuga l'aria e le finestre sempre chiuse impediscono gli scambi gassosi con l'esterno, dove l'umidità è maggiore. E' necessario perciò aerare spesso gli ambienti ed eventualmente porre dei contenitori d'acqua sui termosifoni. La stanza di norma più umida della casa è il bagno che, perciò, se sufficientemente luminoso, si rivela l'ambiente ideale per specie particolarmente esigenti (ad esempio, le felci). Può essere utile raggruppare le piante: oltre a ottenere un buon risultato estetico, l'evaporazione d'acqua da un vaso si sommerà a quella degli altri, creando una sorta di microclima favorevole intorno al gruppo. E' opportuno mettere i vasi più piccoli in un unico sottovaso o in una fioriera con ghiaia o palline d'argilla espansa sul fondo; i vasi vanno tenuti sollevati dal fondo del sottovaso, in modo da evitare che il terriccio si trovi direttamente immerso: ghiaia e argilla, infatti, vanno tenute costantemente bagnate. L'uso di sottovasi consente anche di guidare le radici aeree, tipiche per esempio di molte varietà di Philodendron, che così non lignificano disordinatamente e contribuiscono invece al nutrimento della pianta. Per quanto riguarda il fogliame, invece, questo va bagnato frequentemente con gli appositi nebulizzatori, mentre le foglie larghe e coriacee vanno lavate ogni tanto con un panno morbido per rimuovere sporcizia e polvere, che occludono gli stomi; questa operazione va eseguita con l'esclusivo impiego di acqua pura, meglio se distillata o decantata, cioè bollita o lasciata posare per una notte, affinché i residui calcarei restino sul fondo. Sono inutili e sconsigliabili, oltre che costosi, prodotti e spray lucidanti, così come sono da evitare lavaggi con birra, latte o olio.

Particolarmente delicata è l'operazione dell'innaffiatura: non esistono, infatti, regole fisse che determinino la quantità e la frequenza delle irrigazioni. Ricordiamo, comunque, che l'acqua, decantata e a temperatura ambiente (quella del rubinetto è più fredda), va somministrata delicatamente e lungo i bordi del vaso, facendo attenzione a non scalzare la terra dal colletto e inumidendo così anche le pareti porose del vaso: sono proprio le radici più esterne, le più giovani, ad avere maggior bisogno d'acqua, mentre le più vecchie e interne sono più facilmente soggette a marciumi; il terriccio dovrà essere ben drenato e uno strato di palline d'argilla espansa sul fondo, avendo un forte potere assorbente, eviterà il ristagno, cedendo lentamente umidità. E' preferibile utilizzare l'acqua piovana, che risulta particolarmente gradita alle specie acidofile come l'azalea, l'ortensia e le felci. Vero è che la pioggia in città risulta spesso assai inquinata; sarà dunque meglio raccogliere l'acqua piovana solo dopo che abbondanti precipitazioni abbiano sufficientemente lavato l'atmosfera. E' inoltre importante attendere sempre, tra un'innaffiatura e la successiva, che il terriccio risulti ben asciutto in superficie, altrimenti si può andare incontro a saturazione idrica, con il rischio di asfissia dei peli radicali e, quindi, di marcescenza: la pratica più semplice consiste nell'infilare un dito nella terra, constatando il grado di umidità presente ad alcuni centimetri sotto la superficie.

A questo punto sarà bene intendersi su quali siano le dosi e i ritmi di somministrazione delle innaffiature relativamente ai vari tipi di piante.

Quando si parla di innaffiature abbondanti vuol dire che il terriccio non deve mai asciugarsi del tutto: sono casi in genere assai rari, come per il papiro (Cyperus diffusus).

L'innaffiatura regolare indica la necessità che il terriccio asciughi leggermente prima di una nuova somministrazione, ossia che il substrato sia asciutto anche sotto la superficie.

Di norma, in inverno, le specie di origine tropicale hanno bisogno di un periodo, detto di "semi-riposo", durante il quale la pianta rallenta il ciclo vitale, producendo meno foglie e rinnovando e ampliando il sistema radicale: ciò permette poi una ripresa vegetativa forte e vigorosa; in questo periodo sono consigliate innaffiature moderate, per lasciare arieggiato il substrato e permettere così il nuovo sviluppo radicale.

Si dovrà, invece, provvedere ad un aumento dell'umidità ambientale, attraverso numerose nebulizzazioni.

Infine, solo alcune specie, come le piante succulente, hanno bisogno di innaffiature scarse, che implicano l'attesa che il terreno asciughi quasi completamente.

La quantità d'acqua per ogni innaffiatura è ovviamente proporzionale alla grandezza della pianta e del contenitore, facendo sempre attenzione che non strabocchi né fuoriesca dal foro di drenaggio; nel caso di terricci molto compatti e asciutti o prevalentemente torbosi, è opportuno immergere il vaso in acqua e lasciarvelo per 1-2 ore: il terriccio si inumidirà così in modo completo e uniforme.

Questa tecnica si usa abitualmente per il ciclamino che, avendo una radice a tubero, può soffrire di marcescenza nella delicata parte del colletto, nel punto cioè di intersezione tra l'apparato radicale e la parte aerea: questo procedimento, detto anche per imbibizione o capillarità, lascia infatti più asciutta la parte centrale del vaso.

Cura e innaffiatura delle piante di appartamento

Cura e innaffiatura delle piante di appartamento

LA LUCE

La luce, o meglio l'energia luminosa, è uno dei fattori di crescita e sviluppo delle piante: la fotosintesi clorofilliana, infatti, permette alla pianta di trasformare l'energia luminosa in energia chimica per produrre, a partire dall'acqua e dall'anidride carbonica, il glucosio, cioè i carboidrati, e sostenere così il processo vitale. Per stabilire la quantità di luce necessaria alle piante non dobbiamo fidarci delle nostre sensazioni; una luminosità sufficiente a noi per leggere, non basterà a un vegetale per produrre clorofilla né tantomeno per utilizzarla. In casa, in genere, anche se a noi può non sembrare, vi sono scarsa luminosità e angoli oscuri anche di giorno; dovremo quindi riservare alle piante le zone più luminose, di fronte alle finestre o sotto le vetrate, facendo comunque attenzione che ben poche specie tropicali gradiscono la luce diretta del sole; ricordiamo anche che le stanze con finestre esposte a sud e a ovest sono le più luminose, al contrario di quelle esposte a nord e a est. Se la luce è insufficiente, la pianta deperisce gradualmente, manifestando segni di insofferenza come l'allungamento eccessivo dei fusti e dei rami o l'ingiallimento delle foglie più vecchie. Le piante a foglia completamente verde sopportano meglio una luce relativamente moderata, e più ancora se sono di colore verde scuro. Le piante con screziature bianche o gialle, invece, hanno bisogno di luce intensa e anche quelle con fogliame colorato o variegato in rosso e viola: queste infatti perdono la colorazione e le screziature se esposte a luce insufficiente. Sopportano il pieno sole le piante che sono difese da tessuti protettivi, quali pelosità o formazioni cerose come la pruina. Al contrario, piante con foglie colorate in grigio, argento, bruno, provenienti dal sottobosco tropicale, sono abituate a una luminosità scarsa ma diffusa unita a una elevata umidità ambientale: è il caso di quasi tutte le varietà di Maranta, del Potos argireus, dell'Anthurium cristallinum.

Anche la luce artificiale può essere utilizzata dalla pianta per le sue funzioni e una esposizione più lunga può compensare una intensità minore; la luce artificiale si rivela particolarmente utile per le specie tropicali che, abituate a un'uguale durata del giorno e della notte, soffrono alle nostre latitudini la scarsezza di luce diurna in inverno. La luce può essere prodotta da particolari lampade a luce bianca o fredda (come i neon) che, pur dando alla pianta l'illuminazione adatta, non producono quell'eccessivo calore che potrebbe bruciare il fogliame.

LA TEMPERATURA

La temperatura ambientale è molto importante e contribuisce, in combinazione con luce e acqua, alla vita della pianta; è noto che le basse temperature rallentano i processi vitali, mentre quelle elevate comportano scambi e respirazione più rapidi, richiedendo una maggior quantità d'acqua.

Una regola costante è che le piante non gradiscono sbalzi forti ed improvvisi di temperatura: d'inverno può risultare fatale spostare sul balcone per alcune ore una pianta abituata al tepore della casa, come una primavera tardiva che ci costringa a riaccendere il riscaldamento può fermare bruscamente la ripresa vegetativa e indebolire ulteriormente le nostre piante già provate dal lungo inverno; inoltre, quando aeriamo le stanze, bisogna fare attenzione che le piante non siano investite direttamente da correnti d'aria fredda.

D'inverno il problema maggiore è costituito proprio dal riscaldamento (radiatori, stufe o pannelli): non bisogna mai mettere le piante davanti al termosifone, poiché il calore le disidraterebbe. Tuttavia, esistono alcune specie che gradiscono essere poste sopra una fonte di calore, purché munite di una costante riserva d'acqua nel sottovaso in quanto ciò favorisce l'evaporazione. Analogamente, se la nostra casa è dotata di riscaldamento a pannelli posto sotto il pavimento è indispensabile, per mantenere le piante in buona salute, isolarle dal pavimento alzandole un poco; mentre, bisogna garantire un'umidità costante nel sottovaso ponendovi acqua e palline d'argilla.

Un ultimo particolare è da tenere presente: qualsiasi pianta non ama essere spostata di frequente; se si è ben ambientata in un angolo della casa, può soffrire se viene messa in un punto dove le condizioni di luce, temperatura o circolazione d'aria sono diverse, anche se non avvertibili ai nostri sensi. E' invece opportuno ruotarla di tanto in tanto su se stessa se riceve luce solo da un lato: si creeranno così le condizioni per una crescita equilibrata di tutta la pianta e non solo della parte più esposta alla luce.

Abbiamo dunque analizzato quali sono le principali esigenze delle piante d'appartamento e quanti accorgimenti dobbiamo adottare per coltivarle con successo in un ambiente tanto diverso da quello originario. Quindi per creare un arredamento verde dobbiamo in primo luogo valutare attentamente le caratteristiche dell'abitazione e la nostra disponibilità, e solo in seguito farci guidare dal senso estetico. E' un appartamento luminoso o scuro? Ha stanze spaziose e articolate, dei balconi, una veranda? E noi, siamo spesso in casa e curiamo attentamente le nostre piante o talvolta siamo costretti ad abbandonarle per periodi più o meno lunghi? Solo dopo aver risposto a domande come queste potremo scegliere le piante più adatte per la nostra casa.

IDROCOLTURA

Svariate specie di piante d'appartamento possono essere coltivate direttamente in acqua. L'idrocoltivazione permette di risolvere molti dei problemi a cui sono comunemente soggette le piante allevate nella terra, quali lo stress idrico (dovuto ad innaffiature scarse o eccessive), l'attacco di parassiti fungini, la mancanza di umidità nell'aria; inoltre, richiede una scarsa manutenzione e pulizia dell'impianto. Come contenitore può essere impiegato un qualsiasi vaso di vetro, ceramica o plastica (è preferibile evitare il metallo, che favorisce effetti elettrolitici non graditi alle piante); dovrebbe inoltre essere opaco, perché nell'acqua la luce stimola la crescita delle alghe, che entrerebbero in breve tempo in competizione con le radici della pianta. Il vaso deve poi essere munito di un tappo forato in cui inserire i fusti. Questo metodo, propriamente chiamato coltivazione idroponica, presenta lo svantaggio che la pianta, una volta che il suo apparato radicale è cresciuto, non può più essere sfilata dal tappo o dal vaso senza essere rovinata. Nell'idrocoltura, invece, la pianta viene posta, insieme a ghiaia o palline d'argilla, in un cestello, detto idrovaso, inserito a sua volta in un altro contenente l'acqua; in questo modo, anche quando la pianta sarà cresciuta, risulterà facile estrarla dal cestello per darle una sistemazione adeguata. Per mezzo di una scala graduata si tiene, poi, controllato il livello dell'acqua, che verrà aggiunta solo quando il livello sarà arrivato al minimo, senza mai riempire del tutto il vaso, per lasciare un'intercapedine d'aria. Il nutrimento da aggiungere periodicamente all'acqua si trova in commercio sia in forma liquida sia in pastiglie o in granuli, con caratteristiche e dosaggi differenti. D'inverno, è bene sospendere gli apporti nutritivi e tenere il livello dell'acqua leggermente sotto la media, per favorire il periodo di riposo della pianta.

L'idrocoltura è molto vantaggiosa per lo sviluppo delle talee fatte radicare in acqua, mentre è meno indicata per le piante da sempre coltivate in terra, per le quali l'adattamento è sicuramente più lento e difficoltoso. L'operazione di trasferimento si dovrà comunque svolgere durante il periodo di crescita vegetativa, quando la pianta è forte e attiva, avendo cura, durante il primo mese, di tenerla in acqua pura, senza nutrimento, per permetterle di formare le nuove radici specializzate.

Quasi tutte le piante d'appartamento si adattano bene a questa coltura, in particolare le aracee e la dracena. Le piante a "tronchetto" (alcuni tipi di dracena e yucca) e ancor di più le piante "succulente", per essere coltivate in questo modo hanno bisogno di una quantità di acqua inferiore alla norma. L'idrocoltura è assai consigliata per il papiro (Cyperus diffusus) e per alcune specie di felci.

IL SUBSTRATO

La terra è un materiale composito nel quale sono mescolate sostanze organiche e sali minerali assieme a materia inerte e acqua; essa fornisce il substrato indispensabile per il sostegno della pianta e l'ancoraggio delle radici.

L'osservazione chimico-fisica permette di distinguere diversi tipi di terriccio: basico, acido o neutro; compatto-pesante o poroso-leggero.

L'acidità o basicità del terreno è misurata con la scala del pH, che va da 1 (massimo di acidità) a 14 (massimo di basicità o alcalinità); il valore 7 indica il neutro.

Esistono piante acidofile (maranta, ciclamino, azalea) e altre che prediligono terreni alcalini (Viburnum, cactacee). In generale le piante d'appartamento preferiscono un terreno neutro o leggermente acido, non compatto e pesante come richiederebbero alberi d'alto fusto che devono ben ancorarsi al suolo, bensì poroso e leggero in modo da favorire quell'aerazione e umidificazione così difficili da ottenere in casa.

In commercio si trova un tipo di terriccio, detto "universale", che ha però caratteristiche spesso molto differenti da una marca all'altra: in quelle migliori è formato da una miscela di cotiche erbose compostate, foglie e parti legnose sminuzzate e letame; in altre, più scadenti, prevalgono invece torba, stoppie triturate, sabbia e terra inerte.

Vi sono infine terricci specifici già preparati per determinate specie (per azalea, per esempio, o per geranio). Conviene allora esaminare le caratteristiche dei singoli componenti del terriccio e imparare così a riconoscerli per poter poi preparare noi stessi la miscela preferita.

Il terriccio di foglie è costituito di foglie decomposte (ottime, in particolare, quelle di castagno, quercia e faggio) con l'aggiunta di legno triturato; è assai leggero e soffice, umifero, apporta alla pianta molto nutrimento, ha un pH leggermente acido ed è essenziale per ogni coltivazione in vaso.

Il terriccio di aghifoglie, invece, più lento a decomporsi, apporta minor nutrimento, ma è molto soffice e drenante e ha un pH decisamente acido: è adatto per quelle piante acidofile con delicate radici carnose, come orchidee e l'Ibiscus chinensis, che amano un terreno assai leggero. Il terriccio di erica proviene dalle brughiere; è leggero e fibroso, di colore rosso-brunastro e povero di sostanze nutritive, ma è assai utilizzato soprattutto come correttivo nei terreni troppo calcarei o compatti. Il loam è un terriccio ricavato dalle zolle erbose stratificate e lasciate decomporre: è fibroso ma abbastanza compatto, con buone capacità nutrizionali (un tempo il terriccio più comune nel giardinaggio). La torba proviene da giacimenti di residui vegetali, disgregati e non decomposti per mancanza di ossigeno; si presenta di solito secca e fibrosa, di colore bruno (il tipo più acido) o biondo. E' molto leggera e può assorbire fino a quattro volte il suo peso in acqua. Serve a migliorare la struttura del terreno rendendolo più leggero e igroscopico e, decomponendosi lentamente, cede nutrimento nel tempo. Lo stallatico è il risultato della decomposizione di sterco e urina animali assieme a paglia e segatura: ha un aspetto grumoso e di terra e un moderato odore di letame. E' un concime forte e va usato sempre in miscuglio per apportare nutrimento organico al substrato; in commercio si trova anche in forma di granuli secchi o già miscelato per formare un terriccio particolarmente arricchito.

Sabbia, ghiaia e argilla espansa in palline sono tutti materiali acquistabili a prezzo modico presso i rivenditori di materiali edili; essi fanno parte integrante di un buon miscuglio da vaso in quanto garantiscono la porosità e il drenaggio del terreno. Le palline d'argilla o la ghiaia devono costituire sempre lo strato più basso del vaso attorno al foro di scolo e la sabbia, che si miscela in varie proporzioni al terriccio, non deve essere di mare, poiché troppo salata, né provenire da cave di tufo, dato che in questo caso lascerebbe dei depositi calcarei: la migliore è la sabbia un po' grossolana di origine fluviale. Tutti questi materiali inerti e porosi, mescolati con torba, costituiscono un substrato soffice e aerato, ideale per i semenzali e per la radicazione di talee e propaggini. I miscugli da vaso variano dunque nei loro componenti a seconda della pianta che devono sostenere e nutrire e perciò ne parleremo più dettagliatamente trattando delle singole specie. Va da ultimo ricordata la possibilità di rigenerare e riutilizzare il terreno esaurito proveniente dai rinvasi; esso va sterilizzato per neutralizzare germi e parassiti riscaldandolo (nel forno della cucina) a 200 gradi per 10-15 minuti e quindi arricchito con concime organico.

I CONTENITORI

Le piante d'appartamento sono di norma coltivate in vaso, che serve da contenitore del terriccio e, allo stesso tempo, deve garantire la stabilità della pianta; il vaso deve quindi essere di grandezza proporzionale alle dimensioni del vegetale da sostenere: se troppo piccolo non avrà stabilità sufficiente e darà poco nutrimento, se troppo grande potrà favorire uno sviluppo anomalo dell'apparato radicale a scapito della parte aerea.

Ogni vaso va dotato di un efficiente sistema di drenaggio, per evitare ristagni d'acqua che favorirebbero il formarsi di funghi, muffe e marcescenze; a questo scopo è praticato sul fondo del vaso un foro che dovrà poi essere coperto con un coccio ricurvo, per permettere lo scolo dell'acqua senza lasciar fuoriuscire terra e nutrimento; sopra il coccio, è sempre opportuno mettere uno strato di ghiaia o di palline d'argilla per separare la terra da eventuali ristagni nel sottovaso.

I vasi più comunemente usati sono quelli di terracotta che, essendo fatti di materiale poroso, permettono la traspirazione del terriccio e l'evaporazione dell'acqua; ma proprio a quest'ultima caratteristica si deve fare attenzione: una prolungata esposizione al sole può sottrarre al terriccio molta umidità e risultare fatale se le radici hanno avvolto tutto il pane di terra e sono dunque a contatto con le pareti, calde e asciutte, del contenitore. Questi vasi vanno scrupolosamente lavati all'interno, meglio se spazzolati, prima di essere riutilizzati nei rinvasi, per eliminare muffe e batteri che si formano facilmente sulla terracotta.

Anche i vasi di plastica sono oggi molto usati in quanto economici, pratici e leggeri; inoltre non essendo porosi riducono di molto il fabbisogno d'acqua e, anzi, se non si fa attenzione a regolare le innaffiature, si rischia di avere un substrato costantemente saturo; in questi vasi è opportuno utilizzare un terriccio più sciolto e leggero per favorire la circolazione dell'aria.

Altri materiali comunemente impiegati per i contenitori sono il legno o il cemento, adatti per fioriere da terrazza, il vetro o la ceramica. E' importante non utilizzare mai metalli nudi (non protetti, cioè, da pellicole di plastica), che con l'umidità libererebbero dei sali nocivi alla pianta. Nel caso di contenitori particolari, come vasi di ceramica o bocce di vetro, che non hanno il foro di scolo, si dovrà provvedere a un sistema di drenaggio particolarmente efficiente.

Molto comode sono le grandi fioriere portavasi in plastica, vimini, ottone, o altri materiali, che permettono di tenere più piante raggruppate, con un sicuro effetto estetico e con vantaggio per le piante stesse che, stando vicine, creano una sorta di microclima favorevole. Inoltre, queste fioriere sono in genere dotate di rotelle che permettono facili spostamenti per pulizie e manutenzioni.

Contenitori particolari sono, invece, i cosiddetti vasi a riserva d'acqua, utili quando non è possibile innaffiare regolarmente le piante o in caso di assenza prolungata; questi sono dotati di un doppio fondo, che contiene la riserva d'acqua, separato dal vaso col terriccio; l'acqua viene assorbita per capillarità tramite delle funicelle o delle strisce di tessuto che collegano il terriccio al doppio fondo. Sono pratici e comodi, ma, oltre al costo elevato, presentano l'inconveniente di fornire sempre la stessa quantità d'acqua in tutte le stagioni, senza tener conto dei periodi di riposo o semi-riposo, richiesti da quasi tutte le piante, durante i quali le bagnature vanno decisamente ridotte.

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