Scienza e Tecnica Botanica Giardinaggio Il Terreno

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Scienza e Tecnica Botanica Giardinaggio Il Terreno

     

BOTANICA - GIARDINAGGIO - IL TERRENO














BOTANICA - GIARDINAGGIO - IL TERRENO

INTRODUZIONE

Chiunque voglia con successo dedicarsi alla progettazione e alla cura di un giardino, piccolo o grande che sia, deve innanzi tutto imparare a riconoscere il terreno. Il terreno infatti ha una struttura molto complessa, che non solo fornisce sostegno e ancoraggio alla pianta, ma rappresenta un ecosistema molto importante per la vita. In esso si compiono alcuni tra i più importanti cicli biologici, quali la sintesi e la distruzione delle sostanze organiche. Grazie all'azione incessante dei batteri e dei funghi microscopici che popolano il terreno (in ogni manciata di terra ve ne sono milioni!), i resti organici vengono lentamente trasformati in sostanze chimiche semplici che costituiscono gli alimenti per le piante. Deve essere cura di ogni buon giardiniere mantenere inalterato il complesso equilibrio ecologico esistente nel proprio terreno, perché solo assicurando ai milioni di organismi che lo popolano le ottimali condizioni di vita si potranno avere buoni risultati.

COME E' COSTITUITO IL TERRENO

La formazione del terreno avviene attraverso una successione di fasi costanti, che implicano un processo di trasformazione graduale dello strato superficiale della litosfera sotto l'azione di alcuni componenti fondamentali dell'atmosfera (acqua, anidride carbonica, ossigeno) e dell'energia solare. Questi elementi esplicano un'azione particolarmente efficace, sia in senso fisico-meccanico sia chimico-fisico. Le rocce - che sono prevalentemente di natura eruttiva, ovvero originate dal raffreddamento dei magmi in una percentuale del 95% - subiscono dapprima una fase di disgregazione fisico-meccanica che, comportando un processo erosivo dello strato geologico da cui si forma il terreno (il cosiddetto substrato pedogenetico), consente di offrire una più vasta superficie all'azione trasformatrice degli agenti atmosferici; passano poi attraverso una fase di decomposizione fisico-chimica, che demolisce e semplifica la struttura molecolare dei silicati, suscettibili così di erosione e trasporto ad opera dell'acqua; e infine attraverso una fase di formazione di minerali argillosi dotati di un rilevante carattere di colloidalità, che favorisce l'integrazione della superficie con i fattori ambientali. Ma anche il clima ha un ruolo fondamentale in questo processo, incidendo sui tempi del suo compimento e sul livello di profondità del substrato coinvolto nella trasformazione in terreno. La "legge di zonalità" stabilisce un rapporto ben preciso tra clima e tipo di terreno, dimostrando come substrati differenti, ma sottoposti a un medesimo clima, diano luogo a terreni simili, mentre substrati simili, ma soggetti a climi diversi, producano terreni eterogenei. In ogni terreno, scavando una fossa profonda che ne metta a nudo il profilo, si possono sempre riconoscere tre strati sovrapposti, anche se di spessore variabile. Il primo, partendo dalla superficie, prende il nome di suolo, presenta normalmente un colore più scuro ed è costituito, oltre che dai residui minerali, anche dalla sostanza organica decomposta o in via di decomposizione. E' questo lo strato, il cui spessore può variare da pochi centimetri a più di due metri, che ospita la maggior parte degli organismi viventi nel terreno. Il suolo viene anche denominato "strato attivo", in quanto in esso si sviluppa la maggior parte dell'apparato radicale della pianta ed è la zona che, in orti e giardini, subisce le lavorazioni. Più in profondità troviamo il sottosuolo. Anch'esso di spessore variabile, è quasi sempre riconoscibile poiché presenta un colore più chiaro, dovuto alla quasi totale assenza in esso di sostanza organica. Sebbene le piante, tramite le radici, si spingano raramente fino al sottosuolo, esso comporta ugualmente una notevole importanza per la loro sopravvivenza, in quanto la sua struttura condiziona il drenaggio dello strato soprastante. Il sottosuolo poggia a sua volta sulla roccia madre, che è costituita da roccia ancora indecomposta che si trova a profondità molto variabile. Abbiamo visto come il suolo sia lo strato che maggiormente interessa il giardiniere. E' molto importante conoscerne la natura, che è data fondamentalmente dalla dimensione delle particelle minerali che lo compongono e dal contenuto di sostanza organica. I terreni costituiti perlopiù da particelle piccole come limo e argilla sono quelli normalmente detti pesanti. Hanno in genere la tendenza a trattenere molto l'acqua, a impastarsi, a formare fango quando piove e, al contrario, a indurirsi molto fino a diventare difficilmente lavorabili quando fa caldo. Tuttavia, se vengono lavorati e preparati con attenzione, possono assumere una struttura ideale e, in quanto spesso molto ricchi di sostanze nutritive, diventare ottimi per la coltivazione. Se nel suolo abbondano invece le particelle di dimensioni maggiori, come la sabbia, i terreni si dicono leggeri e presentano la caratteristica di un'alta permeabilità. In essi è scongiurato il pericolo di ristagni idrici e l'acqua tende a disperdervisi in profondità. Insieme con l'acqua vengono trascinate negli strati più profondi, fino alla falda sotterranea, molte sostanze nutritive solubili, rendendo necessarie più abbondanti concimazioni e maggior apporto di sostanza organica. I terreni leggeri sono peraltro molto agevoli da lavorare e, dove sia possibile una irrigazione regolare, possono offrire ottimi risultati. I terreni che maggiormente si adattano alle esigenze di un giardino e di un piccolo orto sono quelli che presentano caratteristiche intermedie tra quelli sopra descritti e vengono identificati con il nome di terreni di medio impasto. In essi i caratteri positivi dei terreni pesanti e di quelli leggeri si fondono in maniera ottimale originando un suolo fertile, ricco di sostanza organica e facilmente lavorabile. Nella realtà i terreni si diversificano in una gamma abbastanza vasta che comprende tutte le possibili combinazioni tra le particelle minerali di dimensioni diverse, ma le caratteristiche fondamentali sono quasi sempre riconducibili ai tipi già visti. In ogni caso è bene ricordare che un terreno che non presenta le caratteristiche ideali è sempre migliorabile anche se in alcuni casi è richiesta al giardiniere molta pazienza, attenzione e buona volontà.

I TERRENI PIU' DIFFUSI

Le particelle minerali possono mischiarsi tra loro in varie proporzioni, originando una vasta gamma di terreni. Di seguito sono descritti i terreni più diffusi e le loro particolarità, non va però dimenticato che spesso i terreni possono avere caratteristiche intermedie tra i tipi classificati.

TERRENI ARGILLOSI

Sono terreni pesanti costituiti perlopiù da argilla. Le particelle minerali che li compongono sono estremamente minute (diametro minore di 0,002 mm) e tendono a riunirsi strettamente lasciando pochi spazi liberi, rendendo così molto difficile la circolazione dell'acqua e dell'aria. Quando sono bagnati aderiscono agli attrezzi e si attaccano agli stivali, mentre, se sono secchi, risultano molto duri e si crepano facilmente. Normalmente sono ben dotati di elementi nutritivi e, se lavorati con attenzione, possono diventare molto fertili. Una loro caratteristica è di scaldarsi lentamente e per questo motivo non sono indicati per le primizie.

TERRENI LIMOSI

Contengono in abbondanza lima, ossia particelle con dimensioni leggermente superiori all'argilla (diametro compreso tra 0,002 e 0,02 mm). Soffici al tatto, presentano grosso modo tutti i difetti dei terreni argillosi. Le maggiori dimensioni delle particelle, però, consentono un certo drenaggio, sia pure molto lento, che determina una maggiore tendenza a perdere elementi nutritivi. In genere, questi terreni sono più poveri e meno fertili di quelli argillosi.

TERRENI SABBIOSI

Sono composti da particelle di diametro compreso tra 0,02 e 2 mm, la sabbia appunto, e sono frequenti lungo le coste, nelle vicinanze dei laghi, nelle brughiere. Sono i classici terreni leggeri, facili da lavorare e in cui l'acqua filtra molto rapidamente. Data la rapidità del drenaggio le sostanze nutritive solubili si perdono facilmente, in special modo l'azoto e il potassio sotto forma di carbonato; di conseguenza questi terreni sono normalmente poveri, le piante si sviluppano stentatamente e necessitano di continui ed abbondanti apporti di concimi. Anche la sostanza organica si mineralizza rapidamente ed è molto difficile arricchire questi terreni di humus.

TERRENI DI MEDIO IMPASTO

Sono i terreni ideali per l'agricoltura. Infatti contengono, mescolate in giuste proporzioni, particelle di argilla, limo e sabbia e buone quantità di sostanza organica. La presenza di argilla e di sostanza organica assicura una buona riserva di acqua, mentre la sabbia, assicurando un buon drenaggio, evita il formarsi di dannosi ristagni.

TERRENI TORBOSI

Sono rari in Italia e localizzati in zone geografiche ben definite. Si tratta di terreni organici formatisi in seguito alla decomposizione di sostanza organica in ambiente anaerobico con formazione appunto di torba. Hanno reazione per lo più acida e tendono a restare saturi di acqua, rendendo sempre necessari degli impianti artificiali di drenaggio.

LA SOSTANZA ORGANICA

Tutti i terreni sono formati da una parte minerale e da una parte organica. La parte organica deriva dalla decomposizione dei residui delle piante e degli animali morti, oltre che dal letame e dalla composta. Tutta la sostanza organica, sia pure di origine e costituzione molto diversa, non appena giunge nel terreno viene attaccata e degradata dai batteri fino ad originare un materiale di colore scuro, soffice e chimicamente molto omogeneo: questo materiale è l'humus, ed è universalmente considerato il principale fattore responsabile della fertilità di un terreno. Sebbene l'humus costituisca normalmente solo una piccola percentuale della composizione del terreno, esso contiene tutti gli elementi nutritivi necessari e li libera lentamente rispettando le naturali esigenze delle piante; inoltre conferisce ai terreni pesanti una struttura ottimale cementando tra di loro le particelle minerali più piccole (argilla). Si formano così dei grumetti di terra e, tra essi, degli spazi vuoti dove aria e acqua possono facilmente circolare. Si evitano così i dannosi ristagni idrici, molto frequenti nei terreni pesanti, si aumenta l'ossigenazione del terreno e si facilita la crescita delle radici. Anche i terreni sciolti traggono vantaggio dalla presenza di humus che, imbevendosi come una spugna di acqua, ne aumenta la quantità a disposizione per le piante. Questi sono solo alcuni dei molteplici effetti dell'humus sul terreno e ogni giardino ne deve essere sempre ricco. E' comunque possibile incrementare le produzioni agricole laddove sia scarso, ma solo a condizione di ricorrere a forti apporti di concimi e altri fertilizzanti chimici. In questo caso però il terreno è inesorabilmente destinato a deteriorarsi: in breve tempo diventerà compatto, duro da lavorare, impenetrabile all'aria e all'acqua e inospitale per tutti gli organismi in esso presenti, soprattutto per i lombrichi che, con i loro movimenti, contribuiscono enormemente a migliorarne la struttura. Numerose sono le possibilità per l'agricoltore di aumentare la quantità di humus nei propri campi e verranno esaminate nel capitolo riguardante la concimazione.

CARATTERISTICHE CHIMICHE DEL TERRENO

In ogni terreno è presente dell'acqua. Anche in un campo secco e arido in seguito a un lungo periodo di siccità, esiste pur sempre una piccola quantità di acqua, fortemente trattenuta dalle particelle minerali e organiche e non disponibile per le piante. Quest'acqua è detta soluzione circolante e contiene disciolti vari sali minerali provenienti dalle particelle solide. E' da tale soluzione che le piante attingono le sostanze nutritive necessarie alla loro vita. Gli elementi chimici utili per la sopravvivenza delle piante sono molti, e quasi tutti normalmente presenti nei nostri terreni in quantità sufficiente. Di questi solo tre sono indispensabili alle piante in grande quantità e, qualora il terreno non ne sia sufficientemente provvisto, occorre effettuare concimazioni adeguate. Essi sono: azoto (simbolo chimico N), fosforo (simbolo chimico P) e potassio (simbolo chimico K). La capacità di assorbimento degli elementi nutritivi, tuttavia, non dipende solo dalla loro presenza nel terreno, ma anche dall'acidità o alcalinità del terreno stesso. Acidità e alcalinità sono misurate in base a una scala detta di pH che può assumere valori da 1 a 14. Un terreno con pH 7 è neutro; se il pH è inferiore a 7 il terreno si dice a reazione acida, se superiore a 7 si dice a reazione alcalina. Il pH del terreno è importante perché condiziona molte scelte, e conoscere quello del proprio è possibile o ricorrendo a laboratori specializzati o, più agevolmente, utilizzando semplici ed economici sistemi colorimetrici, normalmente reperibili nei migliori negozi di giardinaggio. Un altro sistema molto pratico consiste nell'uso delle cosiddette "piante-spia". Molte piante, infatti, si adattano di preferenza a pH acidi, altre a pH neutri e altre ancora a pH alcalini. La presenza di queste o quelle potrà darci utili indicazioni sulla reazione del nostro terreno. Terreni su cui prosperino naturalmente azalee, rododendri o mirtilli avranno reazione decisamente acida. Altrettanti indicatori di terreni acidi sono la fragola, l'erica, il lupino, il ciclamino, le felci. Al contrario l'olivo, la ginestra, il ginestrino, la rosa canina e il rovo sono specie caratteristiche dei terreni alcalini. Nei terreni tendenzialmente neutri si sviluppano bene il trifoglio bianco e violetto, l'erba medica, i cardi ecc. Le piante-spia, in ogni modo, risultano utili solo a livello indicativo in quanto non possono fornire dati precisi. Per una corretta pratica del giardinaggio è sempre utile ricorrere all'analisi chimica perché è l'unica in grado di dare una risposta circostanziata. La conoscenza del pH è importante perché, se è vero che quasi tutte le piante coltivate possono adattarsi anche a terreni con reazione diversa da quella a loro ottimale, è anche vero che ciò comporta talvolta dei notevoli inconvenienti, che influiscono negativamente sul loro sviluppo. Al momento dell'impianto del giardino o dell'orto, è dunque sempre utile effettuare presso i laboratori specializzati un'analisi completa del terreno per poter accertare, oltre al pH, anche la presenza di elementi nutritivi. Si tratta di analisi non eccessivamente costose e, in ogni caso, è sufficiente effettuarne una anche a distanza di parecchi anni. Può capitare che terreni incolti da molto tempo presentino carenze anche gravi di determinati elementi. L'analisi chimica può rivelare queste carenze e, con un'adeguata concimazione, si potrà rimediare all'inconveniente. LE ESIGENZE NUTRITIVE Molti sono gli elementi chimici indispensabili per una normale crescita di tutte le piante coltivate. Di questi, l'ossigeno, l'idrogeno e il carbonio vengono tratti in grandissima quantità dall'acqua e dall'anidride carbonica dell'aria. Tutti gli altri devono essere forniti alle piante dal terreno. In particolare tre sono gli elementi che la pianta richiede in grandi quantità: azoto (N), fosforo (P) e potassio (K).

Azoto L'azoto è uno degli elementi assorbiti in maggior quantità dalle piante ed esercita su di esse un'azione molto importante di stimolo della crescita e delle produzioni. In natura l'azoto si trova soprattutto nell'aria (ne costituisce infatti il 78%), ma le piante assorbono essenzialmente quello disciolto nell'acqua del terreno: l'azoto nitrico. In questa forma l'azoto è però anche soggetto a perdersi negli strati profondi del terreno trascinato dalle acque che percolano. La scorta di azoto nel terreno è costituita dalla sostanza organica la quale, attaccata da particolari microrganismi, lo cede lentamente ma con continuità facendo sì che nella soluzione circolante ve ne sia sempre un certo quantitativo assumibile dalle piante. Nella pianta l'azoto è il costituente fondamentale delle proteine e della clorofilla, il pigmento che dà alle foglie il colore verde. L'azoto è importante per avere un fogliame rigoglioso, per accelerare la crescita e per aumentare la quantità di fiori e frutti. Bisogna stare attenti, però, perché un eccesso di azoto provoca gravi danni alla pianta che, indebolendosi, diviene più facilmente preda dei parassiti e si corica sul terreno (allettamento). Se il terreno è povero di azoto la pianta ne risente immediatamente e i sintomi più tipici sono un accrescimento stentato e un ingiallimento della foglia a partire dall'apice.

Fosforo Dopo l'azoto è l'elemento assorbito in maggior quantità. Nel terreno il fosforo può essere presente in dosi variabili e in varie forme non tutte assimilabili dalle piante. La sostanza organica ne possiede una buona quantità, che lentamente viene ceduta alla soluzione circolante. Sulla pianta il fosforo ha in particolar modo una funzione di stimolo della crescita delle radici e della formazione e maturazione dei semi. La carenza di fosforo nel terreno determina uno sviluppo stentato della pianta e si manifesta con colorazioni anormali delle foglie, che tendono al verde-bluastro scuro o al rosso.

Potassio Tra gli elementi nutritivi il potassio occupa un posto importante in quanto è assorbito in quantità simili a quelle dell'azoto. Nelle piante è utile per lo sviluppo delle foglie e dei frutti ma, in particolare, conferisce più sapore e maggior resistenza agli attacchi dei parassiti e al gelo. I sintomi di carenza sono molto variabili a seconda delle specie ma, in genere, si presentano con colorazioni anomale delle foglie che spesso si disseccano ai margini.

COME CORREGGERE IL PH

Se all'analisi chimica il nostro terreno manifesta una reazione inadeguata rispetto alle esigenze colturali, è senz'altro possibile rimediare modificando il pH. Terreni eccessivamente acidi. Può capitare con frequenza che terreni situati soprattutto in zone con clima piovoso presentino un pH inferiore a 6,5. In questi casi si può diminuire l'acidità, in maniera abbastanza semplice, aggiungendo calce. In commercio è possibile reperire sia calce viva (ossido di calcio) sia calce spenta (idrato di calcio), ma è preferibile utilizzare quest'ultima in quanto ad azione più rapida. E' meglio non interrare quantità troppo elevate di calce in una volta sola, ma piuttosto dosarne la somministrazione a intervalli di tempo. In ogni caso si devono tenere presenti due buone norme: devono passare diverse settimane prima che si possa seminare su di un terreno calcitato e non si deve distribuire letame o altra sostanza organica immediatamente prima o dopo la distribuzione della calce. La quantità di calce da distribuire dipende dal livello di acidità e dal tipo di terreno: in generale ne occorre di più nei terreni pesanti che in quelli leggeri. In via del tutto indicativa, si possono ritenere sufficienti, per alzare il pH di un punto, circa un chilo di calce ogni 100 mq in terreni sabbiosi e circa 4 chili ogni 100 mq in terreni argillosi. Terreni eccessivamente alcalini. Terreni alcalini al punto da richiedere una correzione del pH sono abbastanza rari. In genere è sufficiente apportare buone quantità di letame (che tende ad acidificare) per controllare la situazione. Se però l'alcalinità è tale da impoverire il terreno di elementi nutritivi si può intervenire, ma la correzione è molto più difficile che non in caso di acidità. In un orto o in un giardino è conveniente rialzare leggermente le aiuole e apportare abbondanti quantità di sostanza organica.

MIGLIORIAMO IL TERRENO

Come abbiamo già visto in precedenza, i terreni migliori per praticare il giardinaggio e l'orticoltura sono quelli di medio impasto e con una buona dotazione di sostanza organica. Purtroppo questi terreni non sono diffusi, ed è quindi molto più facile aver a che fare con terreni in condizioni non ideali. Il suolo in determinate zone non è propizio all'agricoltura perché troppo argilloso e pesante o, viceversa, eccessivamente sciolto. A volte lo strato di terreno superficiale attorno a una casa di nuova costruzione presenta caratteristiche anche molto diverse dai terreni vicini, rivelandosi pressoché sterile. Ciò dipende dagli spostamenti di terra connessi ai lavori di costruzione che possono aver portato in superficie gli strati del sottosuolo, inadatti a ospitare le piante. Altre volte ancora i terreni possono mostrare un ristagno idrico in superficie o a pochi centimetri di profondità per difetti di drenaggio. In quasi tutti i casi comunque è possibile intervenire e risolvere questi problemi ridando fertilità al giardino, in particolar modo se le superfici che intendiamo coltivare non sono eccessivamente vaste.

TERRENI CON RISTAGNI D'ACQUA

La maggior parte delle piante coltivate necessita di un terreno privo di ristagni d'acqua, altrimenti le radici possono soffocare per mancanza d'aria e marcire. In molti casi, per aumentare il drenaggio nei terreni pesanti, è sufficiente garantire una buona struttura lavorando in profondità e apportando sostanza organica. Spesso i ristagni sono dovuti alla presenza di strati impermeabili a pochi centimetri di profondità: sarà allora sufficiente individuarli e romperli con vangature profonde per risolvere il problema. Altre volte la situazione può essere più grave ed è necessario realizzare dei veri e propri impianti di drenaggio. Si ottengono i migliori risultati approntando tubazioni per drenaggio ad almeno 60 cm di profondità in fossette dotate di leggerissima pendenza. I tubi vanno ricoperti con circa 15-20 cm di ghiaia e sassi prima di rimettere la terra fertile. Devono terminare in una fossa, situata nella parte più bassa del giardino o dell'orto, profonda almeno un metro e larga poco di più, riempita di sassi nella metà inferiore e di ghiaia più sottile in quella superiore. Il tutto va ricoperto di zolle erbose capovolte e di uno strato di 20-30 cm di terra fertile.

L'AIUTO DELLA SOSTANZA ORGANICA

Una volta stabilito il tipo di terreno con cui si ha a che fare e in modo particolare le sue caratteristiche chimiche (ricorrendo a un'analisi completa), si può iniziare a predisporne il miglioramento. A questo scopo si consiglia di ricorrere opportunamente alla sostanza organica, che esplica i suoi benefici effetti sulla struttura di ogni tipo di terreno. Ma non tutta la sostanza organica che no; interriamo darà origine nella stessa misura ad humus. I materiali produttori di humus preferibili sono il letame e la composta, che interrati in giuste quantità procurano, oltre che un sicuro incremento dell'humus, anche un arricchimento delle sostanze nutritive per le piante. Se invece eseguiamo un sovescio, ovvero interriamo delle piante erbacee là dove sono cresciute, arricchiamo il terreno di sostanze nutritive subito disponibili per le piante, ma otteniamo poco humus. Ma esaminiamo ora più dettagliatamente le sostanze e le tecniche che possiamo utilizzare per migliorare la fertilità del nostro giardino.

IL LETAME

Il letame è costituito da un insieme di deiezioni animali solide e liquide mischiate alla paglia. Questo insieme di materiali subisce nella letamaia una serie di modificazioni che, in un periodo di tempo abbastanza lungo (6-7 mesi), portano alla formazione di una massa scura e omogenea, quasi priva di odori, in cui la paglia non è più riconoscibile, e che prende il nome di letame maturo. Le aziende agricole che allevano bestiame utilizzando nella stalla la paglia come lettiera per gli animali sono le uniche produttrici di letame. Il letame maturo rappresenta sicuramente il materiale organico più indicato per migliorare un terreno. Dal letame decomposto deriva una grande quantità di humus: basti pensare che, mediamente, 10 kg di letame interrato originano circa 4-5 kg di humus. Il letame deve però contenere paglia, altrimenti non si interra letame ma liquame, una sostanza che non origina humus e che si sconsiglia di utilizzare in orti e giardini perché, oltre a causare odori sgradevoli, può provocare gravi danni alle piante. Inoltre, è molto importante che il letame sia maturo, ossia ben stagionato, perché il letame fresco o rimasto in letamaia solo poco tempo non è adatto alla concimazione e può essere veicolo di infestazioni di erbacce. Se non si è ben sicuri che il proprio letame sia maturo, è sempre meglio lasciarlo riposare ammucchiandolo in un angolo nascosto del giardino o dell'orto. Il periodo migliore per concimare è l'autunno, quando le aiuole vengono vangate per esporre le zolle al gelo dell'inverno, in modo che il letame si mischi bene al terreno. Il letame tuttavia è povero di elementi nutritivi in rapporto ad altri concimi chimici concentrati. In effetti, 10 kg di letame portano al terreno circa 50 g di azoto, 20 di fosforo e 40 di potassio e ciò rende necessario interrarne dosi abbastanza elevate; ma il benefico effetto che ha nel migliorare la struttura del terreno lo rende comunque difficilmente sostituibile. Le dosi da interrare sono variabili: in terreni poveri, che vanno arricchiti di humus, si può arrivare fino a 10 kg e più ogni mq. Interessante per la piccola agricoltura domestica è anche la pollina, ossia le deiezioni derivanti dagli allevamenti di volatili. Può contenere paglia, ed, essendo più ricca di elementi nutritivi del letame (contiene circa l'1% di fosforo e l'1% di azoto), viene impiegata in dosi inferiori. In commercio si trova insaccata e pronta all'uso.

LA COMPOSTA

Non è sempre facile procurarsi anche delle modeste quantità di letame, né riuscire a trasportarlo in giardino. Un validissimo sostituto del letame è la composta, altrimenti conosciuta con il nome di terricciato. Si tratta di un materiale complesso, costituito da residui vegetali e detriti organici in generale, terra, piccole quantità di letame, concimi minerali, il tutto sapientemente accumulato, stratificato e lasciato maturare per un certo periodo. Alla fine del processo di maturazione, durante il quale si opera la decomposizione dei materiali di partenza in presenza di aria (decomposizione aerobica), si ottiene un prodotto omogeneo di colore scuro, molto ricco di sostanze nutritive per le piante e ottimo per migliorare la struttura del terreno. La composta, durante il periodo di maturazione, subisce le stesse trasformazioni che subiscono le foglie, i fusti e, in generale, tutti i residui vegetali ed animali che arrivano al terreno. In teoria, quindi, tutti i residui che andiamo a depositare nel cumulo della composta potrebbero essere interrati direttamente. In questo caso verrebbero senz'altro attaccati e degradati dai microorganismi del terreno, i quali però per vivere, crescere e riprodursi, necessitano di molto azoto. Se la quantità di sostanza organica da degradare aumenta improvvisamente in seguito all'interramento, ad esempio, di paglia, i batteri utilizzano gran parte dell'azoto presente nel terreno, privandone, sia pur momentaneamente, le piante. Se invece si porta al terreno della sostanza organica già degradata, questo inconveniente non si verifica, ma anzi si avrà un rapido arricchimento di sostanze nutritive e di humus. Un buon terriccio dipende in gran parte dai materiali organici che si utilizzano nel cumulo. Molto indicati sono tutti i residui vegetali verdi, teneri e non ancora lignificati. Quindi potrà finire nel cumulo l'erba falciata del giardino, gli scarti dell'orto, le erbe infestanti (ma attenzione solo se prive di semi!), i residui della pulitura delle verdure, ma anche le foglie cadute e gli avanzi di cucina non cotti. In definitiva quasi tutto può andar bene per fare la composta, a condizione che non sia materiale lignificato o cotto. Naturalmente il buon senso sarà scartare la frutta e la verdura malata, residui vegetali trattati con antiparassitari, erbicidi e le sostanze di dubbia provenienza. Molto spesso i residui vegetali adatti che si possono prelevare dal proprio giardino non sono sufficienti per ottenere una buona quantità di composta. E' indispensabile allora ricorrere ad altri materiali; molto indicata può essere, ad esempio, la paglia che inoltre garantisce una migliore aerazione di tutta la massa durante la trasformazione. Anzi, se si incorpora nel cumulo parecchia erba falciata, è molto consigliabile aggiungere, per evitare che fermenti male, della paglia o altro materiale grossolano. Se si aggiunge paglia, bisogna bagnarla molto bene prima. Non si possono dettare delle regole fisse su come procedere per ottenere una buona composta: si può fare in contenitori di vario tipo oppure accumulando liberamente i materiali. L'importante è alternare strati di materiale vegetale (circa 20-30 cm) a uno strato di letame (circa 5 cm) o di altro materiale ricco di azoto, e a uno strato di terra (poche badilate) per apportare batteri e lombrichi. Inoltre la massa va sempre tenuta umida, in particolare se sul cumulo è stata messa della paglia. Una volta ultimata la sovrapposizione, il tutto va coperto con uno strato di terra o con un foglio di plastica nero. Nel caso non si abbia a disposizione del letame, questo può essere sostituito, negli strati del cumulo, da altri materiali azotati, quali il sangue secco, la farina di pesce, la farina di alghe ecc. Se neppure questi fossero reperibili, teoricamente sarebbe possibile fare ricorso ad un concime azotato (ad esempio l'urea), ma sarebbe meglio non dover mai adottare questa soluzione. Molto spesso, dopo che lo si è lasciato maturare, quando si decide di utilizzare il terricciato si scopre che non tutto è allo stesso grado di decomposizione e, a tratti, è possibile riconoscere sostanze non ancora all'inizio della degradazione. Non c'è comunque da preoccuparsi: può essere utilizzato ugualmente e avrà sempre un effetto benefico. COME PRODURRE UNA COMPOSTA Il modo migliore per ottenere la composta è di costituire ii cumulo all'interno di appositi contenitori. La soluzione ideale è di predisporne tre perché, mentre se ne riempie uno, ce ne sarà un altro in cui le fermentazioni sono in corso e un terzo sempre pronto all'utilizzo. Ma per orti e giardini di piccole dimensioni anche uno solo può essere sufficiente. I materiali con cui costruire il contenitore possono essere diversi: assi di legno, reti metalliche, mattoni, vecchi bidoni da petrolio; l'importante è che sia garantita una buona circolazione d'aria. Una volta apprestato il contenitore, si deve procedere al suo riempimento. Sistemare per primo uno strato di circa 10-15 cm di materiali grossolani, come rametti, trucioli di legno, erba a foglia larga, per favorire il passaggio di aria dal basso. Aggiungere un ulteriore strato composto con i residui vegetali e organici disponibili, ottenendo uno spessore di 25-30 cm. Spargere infine del letame o altro concime azotato (farina di sangue o di pesce). Ricominciare quindi con i residui vegetali alternando gii strati fino al riempimento del contenitore. Ogni tanto è bene incorporare anche qualche badilata di terra. A lavoro terminato, ricoprire il tutto con una stuoia o uno strato di terra o un foglio di plastica nero, e lasciare maturare per un tempo variabile dai 5 ai 10 mesi.

IL SOVESCIO

La pratica del sovescio è molto antica e consiste nel predisporre su un appezzamento un tipo di coltura particolare che, giunta al grado ottimale di maturazione, viene direttamente interrata. Si tratta di una tecnica agronomica più adatta alle grandi colture che a un giardino o a un orto domestico ma, in alcuni casi, può risultare di una certa utilità. Se il sovescio è praticato correttamente si otterrà un apporto di sostanza organica al terreno che, pur non portando alla formazione di humus, darà luogo a un arricchimento di elementi nutritivi prontamente disponibili per le colture. E' molto importante considerare attentamente il tipo di pianta e il momento giusto per interrarla. Per esempio molto indicate sono le leguminose (trifoglio, erba medica, veccia, fava) per alcune loro particolari caratteristiche. Le specie appartenenti a questa famiglia, infatti, grazie alla collaborazione simbiotica con alcuni batteri che vivono sulle loro radici, sono in grado di "fissare" l'azoto atmosferico nel terreno. All'atto dell'interramento questo importantissimo elemento viene messo a disposizione delle colture successive. Inoltre, le leguminose sono dotate di un robusto apparato radicale che si spinge molto in profondità (fittone) e che contribuisce a rompere il terreno negli strati più profondi. Anche specie appartenenti ad altre famiglie (graminacee, crucifere ecc.) possono essere utilizzate, a condizione che si rispetti il giusto periodo per l'interramento; in ogni caso le piante vanno interrate quando sono ancora verdi e tenere. Se non è stato possibile intervenire al momento giusto e le piante cominciano a invecchiare e a lignificare, possono essere interrate ugualmente, ma sarà bene distribuire nel terreno anche un certo quantitativo di concime azotato. Utile può essere, prima dell'interramento, tagliare la coltura con una falciatrice a lame rotanti per sminuzzare la massa verde e favorirne la degradazione.

ALTRI FERTILIZZANTI ORGANICI

HUMUS DI LOMBRICO

La fertilità di un terreno spesso viene valutata anche in rapporto alla quantità di lombrichi che contiene. In effetti i lombrichi sono aiutanti instancabili e preziosi del giardiniere, perché, muovendosi in continuazione, sminuzzano il terreno anche in profondità rompendo eventuali compattamenti e favorendo la circolazione dell'acqua e dell'aria. Inoltre hanno il compito di frantumare la sostanza organica rendendola più facilmente attaccabile dai microrganismi. In commercio è facilmente reperibile un prodotto ottenuto dall'azione dei lombrichi su grandi quantità di sostanza organica, e realizzato in allevamenti specializzati, che va sotto il nome di humus di lombrico. E' un ottimo fertilizzante perché è facilmente digeribile dai batteri del terreno e ricco di sostanze nutritive rapidamente disponibili. E' particolarmente indicato per le piante da foglia e può essere distribuito prima, durante e dopo la semina, senza però eccedere nelle dosi.

TORBA

La torba è un materiale scuro e soffice che si estrae da giacimenti (torbiere) situati in zone climatiche particolari. Deriva dalla decomposizione della sostanza organica in assenza di ossigeno (anaerobiosi). Praticamente non contiene elementi nutritivi per le piante, ma l'immissione nel terreno può essere ugualmente molto utile perché ne migliora la struttura e la ritenzione idrica. Alleggerisce i terreni pesanti, e in quelli sciolti aumenta il contenuto di acqua disponibile per le piante. E' facilmente reperibile in sacchi presso i rivenditori di articoli da giardinaggio.

IL NUTRIMENTO DELLE PIANTE

Con il nome di fertilizzanti si indicano tutte quelle sostanze che, somministrate al terreno, ne migliorano le caratteristiche sia dal punto di vista della struttura sia da quello della composizione chimica. Tutte le sostanze, invece, che vengono utilizzate con il solo scopo di portare nutrimento alle piante vengono dette concimi. Perciò tutti i concimi sono fertilizzanti, ma non tutti i fertilizzanti sono concimi. La torba è un ottimo fertilizzante perché migliora la struttura, ma non è un concime perché non contiene elementi nutritivi. Ciò premesso, passiamo a esaminare le varie possibilità per mantenere il contenuto di elementi nutritivi del nostro terreno a un livello adeguato al conseguimento di buone produzioni. I concimi sono normalmente divisi in due grandi categorie: organici e inorganici.

I CONCIMI ORGANICI

I concimi organici più utilizzati sono il letame e la composta. In commercio è però possibile reperire una gamma abbastanza ampia di concimi di origine animale o vegetale, presentati in diverse forme (polverizzati o granulari) e confezioni a seconda delle varie esigenze. E' bene quindi conoscere quali sono le caratteristiche dei prodotti che vengono più frequentemente esposti sugli scaffali dei negozi specializzati.

STALLATICO

E' un concime organico naturale ottenuto dalla completa maturazione ed essiccazione del letame. Può essere costituito da solo letame bovino o da miscele di letami diversi. In quest'ultimo caso possiede maggiore potere fertilizzante. Il contenuto medio di azoto, fosforo e potassio si aggira intorno a valori del 3% per ciascun elemento. Essendo un letame molto maturo, la mineralizzazione nel terreno avviene piuttosto velocemente, e per questo motivo può essere distribuito anche in primavera. A volte è venduto sotto forma di pastiglie (pellettato) per renderne più comoda la distribuzione.

POLLINA

Si ottiene dagli escrementi dei volatili domestici mescolati con altri materiali come torba, gesso, cenere, che servono a ridurre la perdita di azoto e la causticità di queste deiezioni. Per la vendita, si ottiene un prodotto, essiccato, idrolizzato, in polvere. Questo concime contiene dal 3 al 5% di azoto, dal 2 al 3% di fosforo e circa l'1,5% di potassio, di cui sono più ricche le deiezioni di colombo. Essendo un prodotto ad azione piuttosto rapida, è adatto anche per colture annuali. Le confezioni variano in genere dai 5 ai 50 litri.

GUANO

Il termine deriva dallo spagnolo huano, che significa letame. E' ottenuto dagli escrementi degli uccelli di mare che si sono accumulati in centinaia di anni sulle coste del Sud America. Ha soprattutto effetti stimolanti sulla microflora del terreno e agisce aumentando la fertilità naturale di questo. Contiene dal 5 al 12% di azoto, dal 10 al 20% di fosforo e il 3% di potassio. Viene commercializzato in forma granulare, allo stato puro o arricchito di concimi minerali, dosati per le diverse esigenze. Si possono inoltre trovare in vendita concimi a base di guano concepiti per colture specifiche. Le confezioni sono generalmente piccole. E' un ottimo concime dall'azione pronta e duratura.

FARINA DI OSSA

E' un concime ad azione lenta ma molto duratura, ricco di azoto (dal 3 al 5%) e di fosforo (fino al 25%). E' prezioso per stimolare la radicazione, ma non può essere utilizzato per le specie calcifughe, dato che aumenta la percentuale di calcio nel suolo. Viene commercializzato sotto forma di polvere grigiastra.

SANGUE SECCO

E' un ottimo concime organico azotato ad effetto immediato e duraturo (nel terreno la mineralizzazione ha luogo prontamente). Il livello di azoto è dell'8-13% (dato l'alto contenuto di proteine), mentre quello degli altri elementi è in quantità trascurabile. E' venduto in polvere, in sacchi di tutte le dimensioni, facilmente diluibile in acqua, o allo stato liquido in piccole confezioni più comode per le colture in vaso.

CORNUNGHIA

E' un concime azotato che si ottiene dagli zoccoli e corna degli animali, disgregate, torrefatte e polverizzate. Ha un effetto non immediato, ma prolungato nel tempo. Questo concime contiene un elevato livello di azoto (13%) e un buon livello di potassio (3-5%) e di fosforo (3-5%). E' venduto in confezioni di dimensioni che variano da 1 kg a 50 kg.

SEMI DI LUPINO

E' un concime organico ad alto livello di azoto (ne contiene circa il 6%), in genere utilizzato per colture di pregio. E' venduto in piccole confezioni.

I CONCIMI INORGANICI

La moderna agricoltura si è sviluppata di pari passo con l'affermarsi e il diffondersi dei concimi chimici di sintesi industriale. E' innegabile che le alte produzioni ottenibili ai giorni nostri siano in gran parte attribuibili ai concimi cosiddetti chimici, ma è anche ormai accertato che l'eccessivo utilizzo di questi prodotti e l'abbandono della concimazione organica determinano dei problemi di fertilità ai terreni. Il suolo si impoverisce sempre più di humus, di batteri e di lombrichi, diventa di anno in anno meno ospitale per le piante ed è quindi necessario ricorrere a dosi di concimi chimici sempre maggiori, con i noti pericoli di inquinamento che ne derivano. Inoltre, è opinione diffusa che un frutto coltivato senza l'utilizzo di prodotti chimici sia più saporito e gustoso. Perciò è consigliabile, nel proprio giardino e nell'orto, praticare il più possibile la concimazione organica che, se ben fatta, garantisce comunque delle ottime produzioni. Non tutti i concimi inorganici derivano dall'industria chimica: alcuni, come ad esempio il perfosfato, provengono dai minerali presenti in natura. Sono quasi tutti solubili in acqua e agiscono rapidamente. In commercio esistono concimi semplici, ossia contenenti un solo elemento nutritivo, e complessi, contenenti cioè più elementi nutritivi. L'urea, ad esempio, e le scorie Thomas, sono concimi semplici ad alta percentuale di azoto e fosforo. I concimi complessi sono identificati da una serie di numeri: nei concimi ternari i tre numeri riportati in etichetta indicano il contenuto percentuale di azoto, fosforo e potassio espressi sempre nello stesso ordine. Il 15 - 15 - 15, un ternario molto diffuso, contiene il 15% di azoto, il 15% di fosforo (espresso sotto forma di anidride fosforica) e il 15% di potassio (espresso sotto forma di ossido di potassio): più alto è il titolo, ossia il contenuto percentuale di elementi nutritivi, più concentrato sarà il concime, e minore la dose necessaria.
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|                    CONCIMI E FERTILIZZANTI                     |
+----------------------------------------------------------------|
|  |    Nome      |Azoto|  Fosfati  | Potassio  |Normali dosi di |
|  |              |(N)% |(P(dep2)O)%|(K(dep2)O)%|somministrazione|
+--+--------------+-----+-----------+-----------+----------------|
|  |Pollina       |  4  |     3     |    1,5    |  270-100 g/m²  |
|C |matura (secca)|     |           |           |                |
|O |              |     |           |           |                |
|N |Stallatico    |     |           |           |                |
|C |(di bovino)   |1-1,5|    0,4    |   0,5-1   |  2,5-5 Kg/m²   |
|I |              |     |           |           |                |
|M |Liquame       |     |           |           |                |
|I |(maturo)      |0,5-1| 0,25-0,5  |   0,5-1   |  2,5-5 Kg/m²   |
|  |              |     |           |           |                |
|O |Guano (secco) |2-12 |   10-20   |    2-4    |  70-100 g/m²   |
|R |              |     |           |           |                |
|G |Stallatico    |     |           |           |                |
|A |equino        |     |           |           |                |
|N |(maturo)      |1-1,5| 0,25-0,5  |   0,5-1   |  2,5-5 Kg/m²   |
|I |              |     |           |           |                |
|C |Liquame suino |     |           |           |                |
|I |(maturo)      |1,75 |   0,75    |     1     |  2,5-5 Kg/m²   |
+----------------------------------------------------------------|
+----------------------------------------------------------------|
|  |Sangue,pesci, |     |           |           |                |
|F |ossa (farine) | 6,5 |     6     |     5     | Sino a 70 g/m² |
|E |              |     |           |           |                |
|R |Farina d'ossa |     |           |           |                |
|T |(sgrassata)   | 2-5 |   20-25   |     -     | Sino a 135 g/m²|
|I |              |     |           |           |                |
|L |Sangue        |     |           |           |                |
|I |(polvere)     |10-13|     -     |     -     | Sino a 70 g/m² |
|Z |              |     |           |           |                |
|Z |Farina di     |     |           |           |                |
|A |pesce         |7-10 |   4-10    |  tracce   |  70-100 g/m²   |
|N |              |     |           |           |                |
|T |Cornunghia    |12-14|    1-3    |     -     | Sino a 70 g/m² |
|I |              |     |           |           |                |
|  |Farina di     |     |           |           |                |
|O |carne e ossa  |  7  |    16     |     -     |  70-100 g/m²   |
|R |              |     |           |           |                |
|G |Pannello di   |     |           |           |                |
|A |colza/raviz-  | 5-6 |     -     |     -     | Sino a 135 g/m²|
|N |zone          |     |           |           |                |
|I |              |     |           |           |                |
|C |Residui della |     |           |           |                |
|I |lavorazione   |     |           |           |                |
|  |del legno     |  -  |     -     |   4-15    | Sino a 270 g/m²|
+----------------------------------------------------------------|
+----------------------------------------------------------------|
|  |              |     |           |           |                |
|  |Nitrato di    |     |           |           |                |
|  |ammonio*      | 35  |     -     |     -     |    Liquido     |
|  |              |     |           |           |                |
|F |Solfato di    |     |           |           |                |
|E |ammonio*      | 21  |     -     |     -     |   15-35 g/m²   |
|R |              |     |           |           |                |
|T |Nitrato di    |     |           |           |                |
|I |ammonio con   |     |           |           |                |
|L |calcare       | 27  |     -     |     -     |   10-30 g/m²   |
|I |              |     |           |           |                |
|Z |Scorie Thomas*|  -  |    8-20   |     -     |  135-270 g/m²  |
|Z |              |     |           |           |                |
|A |Calcio-       |     |           |           |                |
|N |cianamide     | 21  |     -     |     -     |   35-70 g/m²   |
|T |              |     |           |           |                |
|I |Nitrato di    |     |           |           |                |
|  |calcio        | 16  |     -     |     -     |    35 g/m²     |
|  |              |     |           |           |                |
|  |Carbonato di  |     |           |           |                |
|I |calcio e      |     |           |           |                |
|N |nitrato di    | 16  |     -     |     -     |    35 g/m²     |
|O |ammonio       |     |           |           |                |
|R |(Nitrochalk)* |     |           |           |                |
|G |              |     |           |           |                |
|A |Nitrato di    |circa|           |   circa   |                |
|N |potassio      | 15  |     -     |    10     |   15-35 g/m²   |
|I |(N. del Cile) |     |           |           |                |
|C |              |     |           |           |                |
|I |Cloruro di    |     |           |  fino a   |                |
|  |potassio      |  -  |     -     |    60     |   15-35 g/m²   |
|  |              |     |           |           |                |
|  |Solfato di    |     |           |           |                |
|  |potassio      |  -  |     -     |    50     |   15-35 g/m²   |
|  |              |     |           |           |                |
|  |Fuliggine     |fino |     -     |     -     | Sino a 200 g/m²|
|  |              | a 6 |           |           |                |
|  |              |     |           |           |                |
|  |Perfosfato    |     |           |           |                |
|  |minerale*     |  -  |   18-20   |     -     |   35-100 g/m²  |
|  |              |     |           |           |                |
|  |Urea*         | 45  |     -     |     -     |    5-8 g/m²    |
+----------------------------------------------------------------|
| *  Miscela di Carbonato di calcio e Nitrato d'ammonio          |
| *  Queste sostanze non vanno mescolate con scorie basiche      |
|    (Thomas) e sostanze alcaline: nitrato d'ammonio, solfato    |
|    d'ammonio, mirachalk, superfosfato e urea. Non si deve      |
|    neppure mescolare il superfosfato con nitrato di sodio.     |
+----------------------------------------------------------------+

REGOLE GENERALI DI CONCIMAZIONE

Esaminiamo ora le regole generali per eseguire una corretta concimazione, indipendentemente dalle esigenze delle singole colture.

PERIODO

Se si vogliono utilizzare sia concimi organici sia minerali, si consiglia di somministrare quelli organici in autunno, dato che non vanno persi nel terreno, e quelli minerali durante la primavera e l'estate, periodi nei quali potranno esplicare il loro effetto immediato nel modo più efficace. Se si sceglie una concimazione unicamente organica, si dovrà distribuire il letame, pur se ancora fresco, in autunno, mentre in primavera andranno utilizzati tutti i concimi già ben maturi come stallatico, pollina, guano, letame di cavallo.

FASE VEGETATIVA

La concimazione dovrà variare anche in base al tipo di pianta e alla fase vegetativa che sta attraversando. Se si intende sviluppare in modo particolare il fogliame di una pianta si dovranno somministrare concimi ricchi di azoto e fosforo; se invece si vuole incrementarne la fioritura, nel periodo che la precede dovranno essere distribuiti concimi ricchi di potassio.

DOSI

Le dosi che vengono indicate sulle confezioni devono essere ritenute medie. Per adattare queste dosi al caso specifico bisogna prendere in considerazione alcuni fattori come il clima, il tipo di terreno, il tipo di coltura. Nei climi aridi le concimazioni minerali devono essere contenute entro limiti modesti; nei climi umidi, al contrario, l'apporto deve essere mediamente maggiore, perché le piogge frequenti dilavano facilmente gli elementi nutritivi nel terreno. Così, se la fertilità è compromessa da difetti nella struttura o nella reazione del terreno stesso, è inutile aumentare le dosi di concimazione che non porterebbero a effetti tangibili. In rapporto alla fase vegetativa varieranno non tanto le dosi in generale, ma il livello dei singoli elementi nutritivi. Le piante in fioritura o che hanno bisogno di sollecitare la formazione dell'apparato radicale, avranno necessità di un concime ad alto livello di fosforo e potassio. Per la crescita vegetativa di qualsiasi pianta ci sarà bisogno, invece, di un buon fertilizzante azotato e fosfatico. Magnesio e ferro sono inoltre necessari per aumentare la colorazione verde delle foglie. E' da tener presente, comunque, che una concentrazione eccessiva di questi sali minerali nel suolo può essere dannosa alla pianta fino a provocarne la morte.

LE LAVORAZIONI DEL TERRENO

Le lavorazioni che ogni giardiniere effettua sul proprio terreno hanno lo scopo di mantenere lo strato attivo di suolo nella condizione di struttura più adatta a ospitare e fare prosperare le colture. La sostanza organica esplica un ruolo fondamentale in questo senso ma, soprattutto nelle aiuole che non sono costantemente ricoperte da vegetazione o da pacciamatura, certe lavorazioni sono comunque indispensabili per evitare un eccessivo compattamento del terreno con i danni che ne derivano. La struttura ideale in un terreno è quella cosiddetta glomerulare: le varie particelle di terra sono tenute insieme da veri e propri cementi minerali e organici (l'humus e l'argilla sono i più importanti) fino a creare dei grumetti di forma irregolare tra i quali si aprono spazi sufficienti alla circolazione dell'acqua e dell'aria. E' molto difficile raggiungere e mantenere una simile struttura. Qualsiasi calpestamento delle aiuole o l'azione della pioggia sulla terra nuda, eccessi termici o il rapido alternarsi di periodi molto secchi ad altri molto piovosi portano alla rottura dei grumi e al compattamento del suolo con conseguente formazione di una crosta superficiale dura e crepacciata che ostacola la crescita dei vegetali, rende difficile la germinazione dei semi e aumenta notevolmente l'essiccazione degli strati profondi del terreno. Bisogna perciò favorire il raggiungimento della struttura glomerulare e poi il suo mantenimento.

LA VANGATURA

Con la vangatura si rivoltano le zolle, interrando le parti superficiali e portando in superficie quelle sottostanti. Tradizionalmente è ritenuta l'operazione principale nell'orto e nel giardino, in quanto contribuisce a smuovere la terra e la rende soffice anche in profondità facilitando la crescita delle radici, l'aereazione e la percolazione dell'acqua. Tutto ciò può avvenire perché si espone una superficie maggiore di terra all'azione degli agenti atmosferici che contribuiscono alla formazione della struttura glomerulate. Il periodo migliore per vangare è l'autunno o l'inizio dell'inverno, in modo che il terreno vangato esponga le zolle all'azione del gelo invernale che causa il loro sgretolamento in grumetti. Così facendo in primavera si riduce di molto la necessità di zappare per sminuzzare le zolle e sarà sufficiente passare con il rastrello di ferro per ottenere un buon letto di semina. La profondità di vangatura è in genere di 20-25 cm, pari cioè alla lunghezza della lama della vanga. A questa profondità si vangano normalmente le aiuole destinate a ricevere le piante annuali o le erbacee poliennali. L'impianto di un arbusto o di un albero d'alto fusto può invece richiedere una vangatura più profonda, detta di scasso, di circa 45-50 cm. In questo caso, sul fondo del solco aperto dalla prima vangatura se ne effettuerà una seconda per rendere soffici anche gli strati più profondi. Esistono in commercio vari tipi di vanga, ma l'importante è che l'attrezzo sia comodo da usare e non troppo pesante. Chi possiede terreni molto estesi o ha scarsa disponibilità di tempo può meccanizzare questa operazione con motocoltivatori a cui sia possibile applicare un piccolo aratro a vomere e versoio. E' una soluzione abbastanza costosa, ma interessante perché molti piccoli motocoltivatori oggi in commercio sono polivalenti: lo stesso motore può essere usato per compiere più lavori con la semplice sostituzione degli organi lavoranti (aratro, fresa ecc.).

LA ZAPPATURA

E' il lavoro con cui si affina il terreno dopo la vangatura se si sono formate delle zolle particolarmente grosse e resistenti. In pratica con la zappa si rompono le zolle e si sminuzza meglio il terreno. Quando non è necessario rivoltare la zolla ma basta rompere lo strato superficiale del terreno, quest'operazione può sostituire la vangatura. La zappa viene frequentemente usata anche quando la coltura è già in campo per togliere le erbacce tra una piantina e l'altra, rompere, se si è formato il crostone superficiale nei terreni secchi, fare la rincalzatura delle piantine, aprire solchi che facilitino lo sgrondo delle acque ecc. Per ogni lavorazione esiste un particolare tipo di zappa.

L'ERPICATURA

E' la lavorazione con cui si affina il letto di semina mediante sminuzzamento delle zolle fino ad ottenere i grumetti di terra tipici della struttura glomerulare, rendendo uniforme la superficie del terreno. L'attrezzo più usato nella piccola agricoltura domestica è il rastrello con denti di ferro.

SARCHIATURA

Si esegue con la zappa tra le file delle colture in corso. E' una lavorazione leggera che ha essenzialmente lo scopo di eliminare dal terreno le erbacce e rendere soffici gli strati superficiali per favorire la circolazione di aria e acqua. Inoltre è molto utile per rompere la crosta superficiale che spesso si forma quando terreni argillosi e limosi mal strutturati si disseccano rapidamente: in tal caso l'operazione di demolizione della crosta si deve effettuare al più presto, altrimenti aumentano le perdite di acqua per evaporazione e viene impedita la germinazione dei semi.

RINCALZATURA

Si può praticare con la zappa e consiste nell'accumulare uno strato di terra intorno alla base del fusto. Gli scopi per cui si effettua sono molti: ad esempio può servire a evitare ristagni in terreni poco permeabili, o per l'imbianchimento di alcuni ortaggi, per aumentare la stabilità delle piante in zone ventose o, ancora, per proteggere le radici dal freddo. Spesso con la rincalzatura si favorisce l'emissione di getti basali da utilizzare per la riproduzione vegetativa.

SCERBATURA

Nelle aiuole infestate da erbacce e in cui però i fiori o gli ortaggi coltivati abbiano radice poco profonda, può essere dannoso praticare il diserbo con la sarchiatura. Perciò risulterà più opportuno ricorrere alla scerbatura, che consiste in un passaggio con la zappa sulla superficie del terreno recidendo le erbe e rimuovendole dall'aiuola.
   

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