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Giardinaggio Gli Arbusti.

 

Giardinaggio Gli Arbusti

INTRODUZIONE PIANTAGIONE L'ACQUISTO E LA PIANTAGIONE LA MESSA A DIMORA CURE COLTURALI L'INNAFFIATURA LA CONCIMAZIONE PROTEZIONI CONTRO IL FREDDO E IL VENTO POTATURA

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BOTANICA - GIARDINAGGIO - GLI ARBUSTI

INTRODUZIONE

Se gli alberi costituiscono spesso la vera e propria struttura del giardino, gli arbusti, con la varietà delle loro forme e la variopinta ricchezza delle loro fioriture, lo completano: se si scelgono in modo adeguato, si possono infatti raggiungere suggestivi effetti di colore e volume, indispensabili a movimentare lo spazio. Gli arbusti sono delle piante legnose perenni: da un punto di vista strettamente botanico non si differenziano in modo sostanziale dagli alberi, ciononostante si è soliti distinguere gli uni dagli altri in base alle caratteristiche dimensionali e del portamento, anche se quest'ultimo non è sempre un carattere indicativo. Sono chiamati arbusti, infatti, le specie legnose di dimensioni limitate (che raggiungono al massimo i 5-6 m di altezza) e che presentano in genere un portamento cespuglioso, ovvero ramificato fin dalla base. Non esistono comunque confini ben precisi, tanto è vero che alcune specie hanno natura arborea (oltrepassano i 10-15 m di altezza) quando crescono nel luogo d'origine, mentre raggiungono solo dimensioni arbustive se coltivate altrove. Come per gli alberi, anche per gli arbusti la scelta può cadere su quelli caducifogli o su quelli sempreverdi, questi ultimi molto amati nel secolo scorso. Un terzo tipo, che però comprende pochi esemplari, può esser rappresentato dagli arbusti semipersistenti che, durante la stagione di riposo, perdono solo parte del fogliame, e ciò in una percentuale più o meno elevata anche in relazione alla temperatura invernale: nelle zone più fredde, infatti, la perdita avviene in una quantità maggiore. In commercio si trovano sia specie arbustive appartenenti alla flora spontanea dei nostri climi (come il biancospino, il viburno, la spirea o il piracanta), sia arbusti "ornamentali", costituiti da specie esotiche (non appartenenti alla flora locale delle regioni in cui vengono coltivate), oppure originati da miglioramento genetico di specie del primo gruppo. La scelta in tutti i casi è vastissima e, se operata con una certa oculatezza, offre la possibilità di avere in ogni stagione un angolo fiorito. A questo proposito è bene sottolineare che i periodi di fioritura che verranno indicati caso per caso nelle specifiche schede, sono da ritenersi solo indicativi in quanto possono variare in relazione sia alle condizioni climatiche locali, sia all'andamento stagionale, mai identico da un anno all'altro. Nelle zone più calde, o dopo un inverno particolarmente mite, la fioritura è anticipata, anche di due o tre settimane, mentre ritarda nel caso contrario. Gli arbusti a foglia caduca possono offrire, oltre alle vistose fioriture, ulteriori motivi cromatici in autunno e in inverno: il fogliame di molte specie si accende infatti di toni molto caldi prima di cadere, mentre altre portano bacche colorate nella stagione più fredda. I sempreverdi, invece, non offrono l'opportunità di creare effetti di contrasto, dato che il colore del loro fogliame non varia di molto tra specie e specie (ad eccezione delle varietà a fogliame variegato): qualora, però, vengano accostati agli arbusti a foglia caduca possono dare risultati piacevoli, soprattutto in inverno, quando la loro presenza è indispensabile a ravvivare il giardino o il terrazzo. E' importante comunque che la scelta degli arbusti, effettuata in base a precise esigenze estetiche, risponda anche ai dati geo-climatici e ambientali del luogo di impianto. Bisogna quindi aver sempre presente, prima dell'acquisto, qual è il tipo di terreno e la natura del microclima locale, per non andare incontro a un insuccesso motivato dalla trascuratezza delle esigenze pedoclimatiche di ogni specie.

PIANTAGIONE

L'ACQUISTO E LA PIANTAGIONE

Per quanto riguarda l'acquisto e la piantagione degli arbusti, valgono approssimativamente le stesse raccomandazioni che sono state date per gli alberi. Al vivaio si possono trovare, infatti, tre tipi di arbusti: quelli a radice nuda, quelli con pane di terra e, infine, quelli allevati in contenitore. I primi, che presentano l'apparato radicale mutilato perché sono stati estirpati dal terreno nel vivaio, hanno costi più contenuti (a parità di età delle piante) rispetto agli altri due. Bisogna però saper valutare se a questo iniziale risparmio corrisponde un sicuro successo nell'impianto. E' infatti implicito che una pianta con apparato radicale non integro, e altresì mancante delle radichette più sottili in grado di assorbire l'acqua e gli elementi nutritivi in essa disciolti - reagisce più faticosamente allo stress da trapianto. I soggetti venduti a radice nuda non vanno comunque scartati, anche se è bene tener presente che si dovranno adottare molte più precauzioni di quante necessitino per gli altri due tipi di piante. E' essenziale ricordare, innanzi tutto, che gli arbusti a radice nuda possono essere trapiantati solo durante il periodo di riposo vegetativo, vale a dire dall'autunno alla fine dell'inverno, e particolarmente nelle epoche in cui il terreno è facile da lavorare (nelle schede che seguono, dedicate alle singole specie, saranno di volta in volta indicati tali momenti, soprattutto in rapporto alla rusticità della pianta in esame). Le specie dotate del requisito della rusticità, che indica la robustezza, la facilità di coltura, la capacità di difesa nei confronti dei parassiti e di situazioni ambientali anomale, nonché la resistenza al gelo, possono essere vantaggiosamente acquistate nel tipo a radice nuda. Esse, infatti, sono per natura più inclini a superare i traumi del trapianto. Va comunque posta particolare attenzione alle radici che, dopo essere state estratte dal terreno, non devono essere esposte all'aria, bensì avvolte in un sacco di tela bagnato, o coperte con terriccio o segatura umida; si deve cercare, insomma, di limitare al massimo la perdita di acqua dai tessuti radicali. Una volta portati a casa, sarà utile, nel caso in cui non si potesse piantarli immediatamente, disporre gli arbusti in tagliola. Prima o dopo l'impianto si dovrà anche regolare la chioma con opportuni tagli, qualora ciò non sia già stato fatto dal vivaista, Per proporzionarne le dimensioni in rapporto alla riduzione dell'apparato radicale. E' consigliabile, comunque, pur osservando tutte queste precauzioni, acquistare arbusti del primo tipo solo a condizione che siano a foglia caduca, e si utilizzino proprio all'epoca in cui sono già spogli. Quelli venduti con pane di terra - avvolto generalmente in un sacco di iuta, o in una rete metallica o di plastica o, ancora, in un sacchetto di polietilene - presentano il vantaggio di avere l'apparato radicale protetto dallo stesso terreno a cui erano ancorati in vivaio, anche se ridotto dai tagli della vanga (al momento dell'estrazione). In genere sono venduti con pane di terra sia gli arbusti a foglia caduca sia i sempreverdi. Le piante di questo secondo tipo hanno maggiori possibilità di superare senza eccessivi traumi la fase del trapianto, dato che non viene mai meno l'intimo contatto tra radici e particelle di terreno: cionondimeno si dovrà comunque attendere la riformazione dell'intero capillizio radicale prima che l'arbusto possa ricominciare a crescere in modo autosufficiente. Sarà necessario, anche in questo caso, regolare le dimensioni della chioma, equilibrandole a quelle, ormai ridotte, dell'apparato radicale. Prima dell'impianto, i soggetti di questo tipo possono rimanere all'aperto anche diverse settimane, in luogo ombreggiato e riparato dal gelo e dal vento, avendo l'accortezza di mantenere umido il pane di terra coprendolo con teli di canapa, segatura o torba bagnata. L'impianto va sempre effettuato, a prescindere dalle singole specie, dall'autunno all'inizio della primavera, durante il periodo di riposo vegetativo.

I costi al vivaio, come si è già detto, sono lievemente maggiori rispetto agli arbusti del tipo precedente. Per quanto riguarda i tipi allevati in contenitore, sia sempreverdi sia a foglia caduca, il prezzo si eleva ulteriormente, col vantaggio però di minori difficoltà d'impianto e di una riuscita praticamente garantita, dato che l'integrità dell'apparato radicare consente all'arbusto di reagire prontamente al trapianto e recuperare l'autosufficienza in tempi veloci. Il periodo d'impianto, inoltre, si dilata all'intero arco dell'anno a eccezione, ovviamente, dei periodi in cui il terreno è gelato. Bisogna però assicurarsi che la pianta sia stata effettivamente allevata in contenitore e che non sia, invece, una pianta con zolla collocata da poco in un vaso: una differenza che implica naturalmente importanti conseguenze. Si consiglia di utilizzare soggetti di questo tipo nel caso di specie sempreverdi, delicate da trapiantare, che comportano continua perdita d'acqua per traspirazione del fogliame. Prima dell'impianto, comunque, bisogna cercare di mantenere il terriccio un po' umido, anche durante la stagione più fredda. Una volta operata la scelta, in vivaio, della specie (o varietà) e del tipo di arbusto, si consiglia di controllare che sia di bell'aspetto e molto ramificato fin dalla base. I rami devono essere forti, sani, senza macchie o muffe (che indicherebbero la presenza di parassiti), deformazioni o callosità e, se portano foglie, bisogna che queste siano integre, folte, della giusta forma e colorazione.

LA MESSA A DIMORA

Una volta acquistato l'arbusto, è bene predisporre nel proprio giardino la buca che dovrà ospitarlo. Andrà quindi scelta con oculatezza la collocazione, tenendo ben presente le esigenze della pianta in fatto di terreno, esposizione, resistenza al vento e al gelo. La mancanza di tali condizioni, oltre a pregiudicare nel peggiore dei casi la riuscita dell'impianto, non permette comunque alla pianta di crescere in modo soddisfacente (nelle schede saranno indicate le dimensioni relative alle varie specie di arbusti, tenendo però presente che il loro raggiungimento dipende dai dati ambientali del luogo in cui si effettua la messa a dimora). Si procede allora segnalando con un picchetto la posizione scelta, e valutando un ultimo importante fattore: la distanza d'impianto. E' molto probabile, infatti, che sia preferibile mettere a dimora più di un arbusto o comunque effettuare l'impianto vicino a vegetazione preesistente. Persino per i più esperti giardinieri, è arduo calcolare a priori le corrette distanze. Il rischio più frequente è quello di un impianto troppo fitto, volto al conseguimento di risultati estetici immediati, ma che non tiene conto della dimensione che raggiungeranno le piante al termine del processo di crescita. Le distanze stabilite tra gli arbusti devono invece implicare la valutazione precisa del loro sviluppo finale, per lasciare a ciascuno lo spazio necessario: ad esempio, il picchetto che segnala il luogo in cui collocare l'arbusto x, che da adulto raggiungerà una larghezza massima di 3 m, dovrà essere distanziato dal picchetto di y, che arriverà a una larghezza di 4 m, di 3,5 m. E' chiaro che questi sono calcoli approssimativi, volti a evitare errori grossolani: non è mai certo infatti il grado di completo sviluppo di ogni singolo arbusto, pertanto va sempre considerata la possibilità di un margine di errore. Per prevenire la formazione di antiestetici vuoti, la misura di 3,5 calcolata precedentemente, andrebbe ridotta a 3 m, cercando, eventualmente, di contenere l'esuberanza degli arbusti adulti con opportune potature. Una volta inseriti nel terreno tutti i picchetti, si deve procedere allo scavo della buca, dopo aver ripulito lo spazio circostante dalle erbacce (senza utilizzare diserbanti che potrebbero danneggiare l'arbusto da piantare). Per lo scavo della buca valgono le stesse raccomandazioni fatte per gli alberi, considerando però che gli arbusti non necessitano di tutori, fuorché nelle zone molto ventose. L'impianto non è opportuno a seguito di piogge violente o prolungate: il terreno bagnato, diventato melmoso, è duro da lavorare, e, quel che è peggio, non contiene sufficiente ossigeno per le radici che, in tali condizioni, rischierebbero l'asfissia. Inoltre è bene ricordare che la torba, prima di essere incorporata al terreno di scavo, va bagnata: la sua capacità di assorbimento, infatti, la rende simile ad una spugna che sottrae all'arbusto l'umidità del terreno. Una volta riempita la buca, è necessario controllare che il colletto dell'arbusto (indicato dal cambiamento di coloro tra la parte aerea e l'apparato radicale) non sia situato al di sopra o troppo in profondità rispetto al livello del terreno e che non fuoriescano radici; altrimenti sarebbe necessario ripetere l'operazione. A questo punto va innaffiata scrupolosamente l'area lavorata, avendo cura di far penetrare l'acqua in tutta la porzione di terreno che avvolge le radici; per facilitare l'operazione, si può appoggiare una canna sul terreno facendo fuoriuscire l'acqua finché sia filtrata in profondità. Una volta riempiti tutti i vuoti d'aria, si dovranno colmare gli avvallamenti con del nuovo terriccio. Può essere utile, in caso di tempo ventoso, bagnare anche la chioma degli arbusti sia a foglia caduca sia sempreverdi: tale dose supplementare, che viene assorbita attraverso la corteccia o il fogliame, si rivela di grande aiuto in questa delicata fase.

CURE COLTURALI

L'INNAFFIATURA

Dopo la prima innaffiatura, che segue la fase della messa a dimora, non è necessario ripetere l'operazione se l'impianto è stato fatto in autunno, in località a inverni piovosi. Dove gli inverni sono miti occorre invece somministrare saltuariamente dell'acqua quando la pioggia non sia sufficiente a mantenere una certa umidità nel terreno. E' bene ricordare che, durante il periodo di riposo vegetativo, la pianta continua a svolgere delle funzioni vitali, sia pure in maniera ridotta, e può arrivare, soprattutto nel primo anno d'impianto, a morire di sete qualora gli apporti idrici non siano sufficienti. Se l'arbusto viene messo a dimora in primavera, le innaffiature dovranno avere una periodicità più frequente, da intensificare a misura che le condizioni meteorologiche si fanno più calde e asciutte. Anche in questo caso è difficile stabilire regole ben precise: non ha senso fissare a priori il dosaggio delle bagnature. Sta all'intuito del giardiniere capire quando è il momento di innaffiare, ponendo attenzione alle esigenze delle singole specie. Il principio generale più valido è comunque il seguente: non si innaffia se il terreno è già saturo d'acqua, o dopo una pioggia: e non si pensi che questa sia un'osservazione banale, dal momento che è assai diffuso il pregiudizio secondo cui un continuo apporto idrico sia da ritenersi sempre benefico. In effetti le piante (a eccezione di quelle che crescono in zone paludose) possono anche morire "affogate", qualora venga a mancare la quantità di ossigeno necessaria. In genere gli arbusti sempreverdi hanno bisogno di un apporto maggiore d'acqua rispetto a quelli caducifogli, e mostrano i segni dell'appassimento molto dopo se paragonati a questi ultimi. Si deve quindi controllare frequentemente il tasso di umidità nel terreno, anche al di sotto del livello superficiale, e non omettere di spruzzare l'acqua sul fogliame. Se l'apparato radicale è profondo, non è corretto innaffiare a piccole dosi e con frequenza, dato che in tal modo si rischierebbe di bagnare solo il primo strato di terreno, senza riuscire a raggiungere quelli sottostanti, dove è situato il capillizio radicale: sarà piuttosto preferibile irrigare abbondantemente e a intervalli più lunghi. In questo caso potrà anche essere utile distribuire l'acqua tramite un irrigatore di profondità. Si dovranno altresì utilizzare acque compatibili al pH richiesto dall'arbusto: acque "dure", contenenti calcare, non sono adatte per il gruppo delle "acidofile", come rododendri, camelie, fucsie. A questo scopo si potrà ricorrere all'acqua piovana o alla decantazione del calcio con l'aggiunta, effettuata qualche ora prima, di aceto all'acqua di irrigazione.

 

Si consiglia di somministrare acqua non troppo fredda, possibilmente alla stessa temperatura del terreno, alla sera o di prima mattina se si irriga in primavera o in estate, e durante le ore più calde se l'operazione si effettua d'inverno. Bisogna inoltre verificare il drenaggio di ogni singola zona del giardino, operazione questa preliminare al suo stesso allestimento. Un drenaggio insufficiente, infatti, potrebbe provocare la morte dell'arbusto per asfissia radicale. Per mantenere più a lungo l'umidità nel terreno, risulterà opportuno, subito dopo l'impianto, sistemare ai piedi dell'arbusto uno strato di foglie secche, torba bagnata, terriccio organico o corteccia di pino triturata: così si impedisce l'eccessivo riscaldamento del terreno e la perdita d'acqua per evaporazione. Questa pacciamatura, che svolge anche altre funzioni quali quella di diminuire la crescita delle erbacce o di proteggere le radici dal gelo invernale, non deve però impedire all'aria di raggiungere l'apparato radicale: lo strato non può infatti superare i 5 cm di spessore se si utilizzano materiali inalterabili nel tempo, e gli 8 cm nel caso di quelli soggetti a compressione, come le foglie secche. Inoltre si deve avere l'accortezza di non soffocare il colletto dell'arbusto con sostanze putrescibili (come erba fresca o foglie secche) che possono provocare marciumi in questa parte, con gravi danni per tutta la pianta. Buoni materiali per la pacciamatura, sono anche la sabbia e il ghiaietto o i teli di polietilene neri (questi ultimi più utilizzati in orticoltura), poco estetici ma efficaci.

LA CONCIMAZIONE

E' importante favorire la crescita degli arbusti, già dalle prime fasi del loro impianto, con concimazioni organiche, anche nel caso in cui il terreno sia già piuttosto fertile. Nella buca d'impianto, come già ricordato, è consigliabile aggiungere del letame ben decomposto o altri concimi organici, unitamente a una manciata di farina d'ossa per favorire la radicazione. Poiché quest'ultimo prodotto aumenta il contenuto di calcio del terreno, non è adatto per le piante calcifughe (come azalee, camelie, rododendri). Durante la messa a dimora, non è mai consigliabile spargere fertilizzanti inorganici che, inassimilabili in breve tempo da un apparato radicale non ancora attivo, rischierebbero di aumentare eccessivamente la concentrazione di sali minerali nel terreno, con effetti deleteri sull'arbusto (si potrebbero verificare bruciature delle radici). Come regola generale, anche per gli anni successivi all'impianto, può valere il ricorso a una buona concimazione organica di base, da effettuare in autunno se le sostanze impiegate sono ad azione lenta o in primavera nel caso di quelle ad azione rapida, da integrare eventualmente con concimi inorganici complessi o semplici, qualora la pianta ne manifesti la necessità. E' bene tener presente che un'eccessiva fertilità del terreno risulta controproducente ai fini di una buona produzione di fiori e frutti, perché stimola maggiormente lo sviluppo del fogliame a scapito del resto. Inoltre un sovrabbondante contenuto di azoto nei fertilizzanti sviluppa una vegetazione dai tessuti troppo teneri e acquosi, predisponendola all'insorgenza di alcune malattie fungine nonché all'attacco del gelo invernale. In quest'ultima eventualità si dovrà quindi evitare di spargere fertilizzanti azotati ad azione immediata sul finire dell'estate.

PROTEZIONI CONTRO IL FREDDO E IL VENTO

Alcuni arbusti, definiti semirustici o delicati, sono in grado di sopravvivere ai rigori invernali solo se opportunamente protetti. Comunque è sempre preferibile non piantarli in zone dane caratteristiche climatiche inconciliabili con le loro esigenze. A volte è sufficiente porre gli arbusti al riparo di un muro rivolto a sud, che si scalda durante le ore di sole, o di altra vegetazione sempreverde in grado di formare una barriera piuttosto fitta. In genere, comunque, una simile precauzione non basta: piuttosto è necessario proteggere le radici dal rischio di gelate coprendo il terreno alla base dell'arbusto con una pacciamatura di torba, foglie secche, paglia o letame maturo. Le specie più delicate, infine, devono essere riparate completamente, avvolgendo la chioma in teli di polietilene trasparente, canapa, iuta o cannicciati sorretti da paletti di legno o bambù. Un altro sistema consiste nel proteggere la parte aerea dell'arbusto con foglie secche trattenute da una rete di plastica, a sua volta sostenuta da canne di bambù fissate nel terreno. In commercio si trovano delle coperture a campana (in polietilene trasparente), già predisposte e comode da utilizzare, anche se il loro costo è piuttosto elevato, e le dimensioni esigue non consentono una sufficiente adattabilità ai diversi bisogni. Ulteriori protezioni andrebbero predisposte in caso di specie sensibili al vento: generalmente manifestano tale suscettibilità quasi tutti i sempreverdi, che sono piante un po' più delicate delle altre, e temono sia i venti freddi sia quelli più caldi, che provocano un aumento della traspirazione con conseguente perdita d'acqua dal fogliame persistente. Tra i sempreverdi, quelli con fogliame aghiforme manifestano una maggiore resistenza grazie appunto alla forma delle loro foglie. Tutte le specie sensibili, comunque, vanno parate nelle zone più esposte da barriere frangivento, da siepi o da cannicciate e stuoie ben fissate al terreno.

POTATURA

La potatura degli arbusti ha molteplici obiettivi: la rimozione dei rami deboli, malati o morti; lo sfrondamento di quelli troppo fitti o intricati al fine di riequilibrare la chioma; l'asportazione di quelli troppo vecchi per ottenere il ringiovanimento della pianta; l'eliminazione annuale di getti specifici per ottenere una fioritura più copiosa e appariscente. La potatura quindi una pratica colturale molto più frequente negli arbusti che negli altri tipi di piante e richiede, oltre a una certa dimestichezza, anche una conoscenza piuttosto approfondita delle specie che si vogliono coltivare. Unitamente i principi basilari per un corretto procedimento, è bene ricordare che, nonostante una potatura ben eseguita possa mantenere un arbusto entro dimensioni più modeste di quelle che la sua natura tenderebbe a fargli raggiungere, è consigliabile non forzare grandi specie in spazi esigui. Potature troppo drastiche, infatti, in alcuni casi farebbe o assumere alla chioma un aspetto non equilibrato, deforme, riducendo così la produzione di fiori.

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LA POTATURA DEGLI ARBUSTI NEI PRIMI ANNI DOPO L'IMPIANTO LA POTATURA DEGLI ARBUSTI CADUCIFOGLI CON FIORITURA SUI RAMI DELL'ANNO PRECEDENTE LA POTATURA DEGLI ARBUSTI CON FIORITURA SUI RAMI DELL'ANNO LA POTATURA DI RINGIOVANIMENTO LA POTATURA DI MANUTENZIONE COME ALLEVARE UN ARBUSTO A SPALLIERA MOLTIPLICAZIONE LA MOLTIPLICAZIONE PER MEZZO DI TALEE SEMILEGNOSE LA MOLTIPLICAZIONE PER MEZZO DI TALEE LEGNOSE LA MOLTIPLICAZIONE PER MEZZO DI PROPAGGINI COME OTTENERE NUOVE PIANTE DAI POLLONI RADICATI LE MALATTIE DEGLI ARBUSTI LE MALATTIE CAUSATE DA PARASSITI ANIMALI LE MALATTIE CAUSATE DA PARASSITI VEGETALI FISIOPATIE DEGLI ARBUSTI

ABELIA ABUTILON ALLORO MELANCHIER CANADENSIS AMELANCHIER CANADENSIS ARANCIO DEL MESSICO AUCUBA BERBERIS BOSSO BUDDLEIA CALLICARPA CAMELLIA

CARPENTERIA CEANOTHUS CERATOSTIGMA CALICANTO CISTO CLERODENDRO CORNIOLO COTINUS COTOGNO DEL GIAPPONE COTONEASTER DAPHNE DEUTZIA

ELEAGNO ERICA ESCALLONIA EVONIMO FILADELFO FORSIZIA FUCSIA GARRYA GAULTHERIA GELSOMINO GENISTA GINESTRA

GINESTRA DI SPAGNA GRISELINA HAMAMELIS HEBE HIBISCO IPERICO KALMIA KERRIA KOLKWITZIA LAGERSTROEMIA LANTANA LAUROCERASO

LAVANDA LEPTOSPERMUM LIGUSTRO LILLA' LIPPIA LONICERA MAGNOLIA MAHONIA MELOGRANO MIRTO NANDINA NOCCIOLO

OLEANDRO OLEARIA OLIVELLO SPINOSO ORTENSIA OSMANTHUS PACHISANDRA PARROTIA PEONIA PERNETTEYA MUCRONATA PERVINCA PIERIS PIRACANTA

PITTOSPORO POTENTILLA RIBES RODODENDRO ROSA ROSE BOTANICHE IBRIDI DI TEA IBRIDI DI FLORIBUNDA IBRIDI MINIATURA SALICE SAMBUCO

SANTOLINA SENECIO SINFORINA SKIMMIA SOMMACO SPIREA TAMERICE VIBURNO WEIGELA

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