STORIA MODERNA - IL SETTECENTO

SITUAZIONE ECONOMICA DEGLI STATI EUROPEI

Terminata la guerra di successione spagnola, l'Europa visse un ventennio di pace, e ciò contribuì a riassestare l'economia dei vari Paesi interessati al conflitto.
In Francia la corona, dopo la morte del Re Sole avvenuta nel 1715, passò al suo pronipote Luigi XV, ancora in giovanissima età, e la reggenza venne affidata a Filippo d'Orléans. Questi si trovò di fronte ad una situazione economica molto precaria, resa tale dalle ingenti spese di guerra e dalla cattiva amministrazione fiscale del Paese, nel quale le classi più abbienti, nobiltà e clero, erano esentate dal pagamento delle tasse, e le varie imposte erano organizzate in modo caotico ed inefficiente. Per ridare vigore all'economia e alle finanze dello Stato, Filippo d'Orléans prese una serie di misure come la riduzione delle spese militari e la svalutazione della moneta francese, e avviò un programma di provvedimenti che avrebbero dovuto facilitare le basilari attività economiche del Paese, migliorando così la situazione economico-finanziaria.
Venne perciò creata una Banca Generale a Parigi, in grado di prestare denaro ai cittadini e di emettere nuova carta moneta, e fu costituita nel 1719 la Compagnia delle Indie, che assunse il controllo di tutti i commerci francesi con l'estero.
Il programma di provvedimenti ebbe successo per alcuni anni, ma essendo minato da alcuni punti deboli che non tardarono a manifestarsi negli anni successivi, portò nuovamente la Francia in una situazione finanziaria critica. Si verificò infatti una forte speculazione in borsa e si determinò una grande inflazione della carta moneta, dovuta alle troppo forti emissioni di denaro da parte della Banca Generale. Ciò causò il crollo in borsa delle azioni della Compagnia delle Indie, e la Banca dovette dichiarare il fallimento.
Il piano di Filippo d'Orléans ebbe in ogni caso il merito di favorire lo sviluppo industriale ed il commercio transoceanico, e di permettere la creazione di importanti opere pubbliche come strade e canali navigabili. Anche in Inghilterra si verificò una situazione analoga con la creazione di una Compagnia dei Mari del Sud e di numerose società con fini prettamente speculativi ma che fallirono miseramente una dopo l'altra. Ciò rappresentò comunque un chiaro segno del crescente intervento dei governi nelle vicende economiche statali.
In Austria, Carlo VI migliorò le strade e favorì il commercio e gli scambi, mentre la Svezia stimolò lo sviluppo della propria marina mercantile; in Prussia Federico Guglielmo I si preoccupò di modernizzare l'agricoltura, ed in Spagna Filippo V favorì commerci abolendo le dogane interne e diminuendo le imposte sulle merci delle colonie.
L'Europa nel 1721

Anche se i risultati finali dei vari provvedimenti descritti furono poco soddisfacenti, non di meno occorre far notare come l'interesse dei governi si fosse spostato su determinati campi fino a poco tempo prima quasi completamente ignorati.
Modello tridimensionale di una vascello del XVIII sec.

LE POTENZE EUROPEE E LE GUERRE DI SUCCESSIONE

Già nel citato ventennio di pace che seguì la guerra di successione spagnola si ebbero alcuni cambiamenti ai vertici delle varie potenze europee. Filippo d'Orléans morì nel 1723, ed il potere passò saldamente nelle mani del Cardinale Fleury, che optò per una politica di pace e di buoni rapporti con gli Inglesi, per favorire la ripresa della Francia. L'Inghilterra, dopo la morte di Anna Stuart, passò sotto la dinastia degli Hannover, ma il nuovo re Giorgio I cedette una notevole parte del potere al Consiglio dei ministri ed alla Camera dei Comuni. In tal modo il potere fu effettivamente esercitato da una ristretta cerchia di uomini appartenenti alla classe dominante, formata da nobili, finanzieri e affaristi.
Anche per l'Austria si aprì un periodo di pace, così come per la Prussia di Federico Guglielmo I, che per la preoccupazione ossessiva nei confronti del proprio esercito, meritò l'appellativo di re sergente.
Il clima di pace venne però turbato nel 1733 dalla morte del re di Polonia, Augusto II, che scatenò le potenze europee nella lotta per la successione al trono. La guerra di successione polacca si protrasse fino al 1738, quando venne firmata la Pace di Vienna.
Notevolmente complicata sul piano diplomatico per il gran numero di interessi diversi da tenere in considerazione, la suddetta pace diede i seguenti risultati: l'Austria, sconfitta, perse il Napoletano e la Sicilia, che passarono ai Borboni come regno di Napoli. Riuscì però a mantenere il controllo del Milanese, ampliato dai territori di Parma e Piacenza. Il regno di Sardegna poté attuare una certa espansione nel Novarese e verso il sud, mentre la Francia poté rafforzare le proprie posizioni sul Reno. Gli Asburgo ottennero inoltre il Granducato di Toscana (dove, con la morte di Gian Gastone nel 1737, si era estinta la dinastia dei Medici).
La pace, appena ristabilita, non durò a lungo, poiché nel 1740 l'imperatore Carlo VI morì, e il suo trono rimase vacante, essendo egli privo di eredi maschi.
Egli aveva cercato di garantire l'ascesa al trono austriaco dell'unica figlia, Maria Teresa, tramite una serie di manovre diplomatiche per farla accettare dalle altre potenze, ma ciò non impedì che si scatenasse una nuova guerra di successione, dato che numerosi membri della famiglia, legati tra loro da vari gradi di parentela, rivendicarono il loro diritto al trono, e furono variamente appoggiati dalle altre nazioni europee. Queste infatti, così facendo, volevano giustificare i propri fini espansionistici su determinati territori di appartenenza all'Austria fino a quel momento.
Così i Prussiani invasero la Slesia, la Francia riprese una netta politica antiasburgica e i Borboni di Napoli rivendicarono i ducati italiani.
La guerra si scatenò su fronti diversi, e vide l'iniziale successo della coalizione antiaustriaca; ma nel 1742 Maria Teresa, appoggiata fino ad allora solo dai Savoia, ottenne che intervenisse in suo favore l'Inghilterra, dove era salito al potere William Pitt il Vecchio, desideroso di non far precipitare nel caos l'equilibrio europeo. Gli inglesi diedero un notevole contributo al conflitto grazie alla loro potenza marinara, riportando la situazione tra i contendenti ad un livello di parità. Inoltre tutti i Paesi coinvolti erano ormai ridotti in misere condizioni economiche e finanziarie per le spese di guerra.
L'esito di una tale situazione fu la Pace di Aquisgrana, firmata nel 1748 e fondata sull'ormai basilare principio dell'equilibrio.
La nuova pace mutò ancora la situazione territoriale europea, dimostrando per l'ennesima volta come i regnanti ed i potenti non tenessero in alcuna considerazione le esigenze degli abitanti dei territori che continuavano a passare da uno Stato all'altro.
Con la pace di Aquisgrana venne riconosciuta la dignità imperiale di Maria Teresa, mentre la Prussia conservò la Slesia, ed i Savoia poterono espandersi con l'annessione di Vigevano e Voghera; i ducati di Parma e Piacenza furono ceduti ai Borboni e precisamente a Filippo, secondo figlio di Filippo V di Spagna, mentre sia la Francia sia l'Inghilterra ristabilirono l'equilibrio in campo coloniale.
Modello tridimensionale di Doglock, pistola inglese del XVIII secolo

LA GUERRA DEI SETTE ANNI

La pace durò per qualche anno, ma già alla metà del secolo andò accentuandosi un certo contrasto tra Francia e Inghilterra, dovuto alle mire espansionistiche, in campo coloniale, di entrambe le nazioni.
Esse infatti cominciarono a combattersi nei territori extraeuropei, mentre in campo internazionale si impegnarono attivamente a livello diplomatico per garantirsi una serie di appoggi e di favori dai restanti governi europei, in modo da ottenere la prevalenza l'una sull'altra. Per raggiungere tale obiettivo, venne perfino attuato il cosiddetto rovesciamento delle alleanze; l'Inghilterra si avvicinò alla Prussia, già legata alla Francia, e quest'ultima strinse alleanza con l'Austria, contro ogni tradizione, poiché Maria Teresa voleva a tutti i costi riprendere il controllo sulla Slesia.
Le truppe austriache, pertanto, iniziarono ad ammassarsi sul confine con la Slesia, nello stesso momento in cui anche i Russi, intenzionati ad attaccare la Prussia orientale, fecero altrettanto. La situazione precipitò poco tempo dopo quando Federico II di Prussia, nel 1756, sferrò un deciso attacco all'Austria prima che questa potesse ottenere l'aiuto degli alleati. Ciò segnò l'inizio di un conflitto generale a livello europeo, denominato Guerra dei Sette Anni (1756-1763).
La guerra si sviluppò ben presto su due fronti ben separati e distinti: quello coloniale e quello europeo. Nel primo, gli Inglesi ottennero pieno successo nel territorio americano, conquistando il Canada, e alcune regioni dell'India.
In campo europeo, le vicende del conflitto furono alterne e videro la prevalenza ora dell'uno, ora dell'altro contendente. La Prussia, anche se circondata da numerosi avversari, seppe manovrare abilmente i propri eserciti, mentre gli Inglesi provvidero a sostenerla sui mari e a dotarla di rifornimenti.
La coalizione austro-russo-polacca era però molto potente, e riuscì ugualmente ad invadere i territori prussiani, giungendo a minacciare anche Berlino, e provocando la strenua resistenza dei Prussiani.
Nel corso degli anni però la situazione internazionale subì una serie di modifiche che, in un certo senso, salvarono la Prussia dal completo tracollo. Gli Inglesi, dopo i ragguardevoli successi in campo coloniale, si ritennero infatti più che soddisfatti e divennero favorevoli alla pace; inoltre la corona di Russia era passata, nel 1762, a Caterina II, anch'essa favorevole alla pace e ad un accordo con i Prussiani.
In tal modo si poté arrivare alla sanzione di una nuova pace, tramite i trattati di Parigi e di Hubertsburg (1763).
Col primo venne definitivamente sancito il predominio coloniale inglese a scapito della Francia, mentre il secondo, sostanzialmente, non modificò di molto la situazione esistente prima della guerra; anzi, per i Prussiani, che mantennero il controllo sulla Slesia, fu una sorta di riconoscimento e di promozione a livello europeo, pari alle altre potenze.
L'alleanza franco-austriaca garantì all'Italia la neutralità rispetto alla Guerra dei Sette Anni: il nostro Paese infatti non fu oggetto delle ambizioni espansionistiche dei due imperi, coinvolti da un obiettivo comune. Solo con i fatti legati alla rivoluzione francese l'Italia ridiventò il teatro dello scontro tra Austria e Francia.
Quest'ultima, se subì fortissime perdite durante la guerra, riuscì poi a ottenere la Lorena e la Corsica come ricompensa, ed in ogni caso rimase in una situazione di notevole prosperità, pur perdendo il predominio coloniale. Ciò indicò chiaramente che la vera crisi della nazione era nella monarchia a diritto divino.

LA NASCITA DEGLI STATI UNITI

Le prime colonie inglesi dell'America settentrionale sorsero alla fine del XVI sec. per opera di intraprendenti e coraggiosi coloni che avevano lasciato il paese d'origine nella speranza di trovare nuove terre e nuove risorse di vita. Si trattava di persone provenienti dai ceti più poveri, di perseguitati politici o religiosi, o comunque di gente che non aveva nulla da perdere nell'abbandonare l'Europa. Prima dell'arrivo di questi coloni l'America del nord era abitata esclusivamente da popolazioni indigene, divise in tribù, che conducevano un tipo di vita abbastanza primitivo, basato sulla caccia e la pesca, e che con l'arrivo degli europei furono costrette a spostare i propri stanziamenti sempre più verso Ovest. La prima colonia costituita in questi territori fu quella denominata Nuova Inghilterra, fondata da un gruppo di puritani, i "padri pellegrini", che nel 1630 erano giunti a bordo della nave Mayflower a Plymouth, nella baia del Massachusetts.
A distanza di soli due secoli, nel XVIII, in queste zone si vennero costituendo 13 colonie che, sebbene dipendenti politicamente dall'Inghilterra, godevano di ampie autonomie. Infatti, la monarchia inglese aveva concesso loro diritti civili simili a quelli vigenti tra i suoi stessi cittadini. Il governo di ciascuna di queste si basava, in realtà, su una netta distinzione tra potere esecutivo, affidato ad un governatore di nomina regia, e quello legislativo, di competenza di un'assemblea i cui rappresentanti erano eletti dagli stessi coloni.
Tuttavia le colonie, nonostante avessero una notevole libertà in campo politico-amministrativo, erano soggette a rigidissimi vincoli di tipo economico-commerciale, risalenti all'Atto di navigazione (Navigation Act) del 1651, che possono essere riassunti in questi punti base: le esportazioni e le importazioni riguardanti le colonie dovevano svolgersi unicamente tramite navi inglesi; inoltre in queste regioni era assolutamente vietata la creazione di industrie che fossero in concorrenza con quelle della madrepatria; a questo riguardo sia il settore tessile che quello estrattivo erano fortemente limitati a soddisfare le esigenze locali, mentre erano largamente favorite le costruzioni navali.
Questo sistema, definito dai contemporanei "di servitù commerciale e libertà politica", cominciò a incrinarsi dopo la pace di Parigi del 1763, quando, avendo l'Inghilterra ottenuto la supremazia sul Canada e nuovi territori nell'America settentrionale, si prospettò, oltre al pericolo di una limitazione della tradizionale autonomia legislativa, anche quello dell'imposizione di nuove tasse, volte a risarcire le spese militari della madrepatria. I più significativi tra questi provvedimenti furono: lo Sugar Act del 1764 che vietava l'importazione di zucchero dai Caraibi francesi (meno costoso di quello inglese) e che colpiva soprattutto il New England; lo Stamp Act del 1765 che prevedeva il pagamento alla Corona di una tassa sugli atti di ufficio in marca da bollo; seguiti da altre imposizioni quali la proibizione di stampare carta moneta e il rincaro delle gabelle sui manufatti di importazione. Queste misure restrittive comportarono un'immediata reazione nell'opinione pubblica americana, sostenuta da un'intensa attività pubblicistica, impregnata di idee illuminate e progressiste, la quale domandava tra l'altro l'abolizione delle nuove imposte, una maggior libertà economica, e l'ammissione nel parlamento inglese di alcuni rappresentanti delle colonie, che ne tutelassero gli interessi. Nel frattempo, era causa di malcontento generale anche il raggiungimento tra Inghilterra e le tribù indiane di un accordo di pace che si poneva come grave ostacolo all'espansione territoriale dei coloni verso Ovest. Tutte queste pressioni da parte dell'opinione pubblica, assommate a forme di resistenza passiva basate sul rifiuto del pagamento delle imposte, portarono nel 1766 alla revoca dello Stamp Act (avallata dallo stesso capo del governo, William Pitt) da parte dell'Inghilterra, che tuttavia tentò di aggirare il problema imponendo l'anno dopo degli oneri fiscali sui prodotti di importazione (Townshend Act, 1767). Incominciarono così a formarsi nel 1768 i primi movimenti apertamente separatistici, il più noto dei quali fu quello denominato "Figli della libertà", che organizzarono un vero e proprio boicottaggio delle merci inglesi e che portarono all'abolizione anche del Townshend Act (1770).
Tuttavia rimase in vigore una tassa sul tè (Tea Tax) che ledeva in particolar modo gli interessi di Boston, nel Massachusetts. Fu proprio in questa città che il 5 marzo 1770 avvenne il primo scontro armato tra la popolazione locale e i militari inglesi; in seguito un altro carico di tè venne distrutto il 16 dicembre 1773, ma le ritorsioni conseguenti all'accaduto accesero la solidarietà di tutte le colonie che il 5 settembre 1774 si riunirono a Filadelfia per proclamare lo stato di ribellione nei confronti della madrepatria.
Nonostante i tentativi di giungere ad un accordo pacifico del capo del governo inglese, Lord North, nel 1775 cominciarono le operazioni militari e Boston venne assediata dai rivoltosi. Nello stesso anno ebbe luogo a Filadelfia un secondo congresso delle colonie che nominò George Washington comandante di un esercito di circa trentamila uomini. In seguito, la definitiva affermazione dei gruppi radicali, che optavano per un completo distacco dalla madrepatria, sui moderati che preferivano una soluzione di compromesso, portava alla nascita della Confederazione degli Stati Uniti d'America, sancita dall'approvazione unanime da parte delle colonie della Dichiarazione d'Indipendenza, il 4 luglio 1776.
La guerra, che si protrasse dal 1775 al 1783, vide schierarsi accanto agli Americani alcune fra le più importanti potenze europee, tra cui la Francia che inizialmente intervenne con una politica di sostegno economico e solo dopo la vittoria americana del 1777 a Saratoga si affiancò militarmente ai rivoluzionari con un regolare trattato di alleanza che coinvolse anche la Spagna, legata alla prima da un patto. Nel 1780 entrò in conflitto accanto agli Stati Uniti anche l'Olanda, decisa a mettere in crisi il monopolio navale inglese. La definitiva capitolazione delle truppe inglesi avvenne nel 1781 a Yorktown, e già verso la fine del 1782 cominciarono le trattative di pace tra l'Inghilterra e le potenze implicate nel conflitto che sfociarono nel Trattato di Versailles del 3 settembre 1783 con cui l'Inghilterra si vide costretta a rinunciare definitivamente alle colonie riconoscendone la completa indipendenza.
Ottenuto finalmente l'obiettivo, si trattava allora di affrontare problemi di altra natura, concernenti la diversità di interessi di ogni singolo stato della confederazione e, in primo luogo, di promulgare una costituzione valida per ciascuno di essi. Questa, approvata da tutti i delegati degli stati il 17 settembre 1787 e messa in vigore a partire dal 1789, demandava il potere legislativo ad un Congresso composto da un Senato (formato da rappresentanti degli stati) e da una Camera (rappresentanti del popolo); il potere esecutivo ad un presidente in carica per 4 anni, e il potere giudiziario a una corte di giustizia.
Il primo mandato presidenziale fu affidato al generale George Washington che, ormai assurto a eroe nazionale, lo detenne anche per altri quattro anni.

L'ILLUMINISMO

Passato alla storia come il secolo dell'Illuminismo, il Settecento fu un periodo di grande progresso nei campi del pensiero filosofico e scientifico, e di ampia divulgazione del sapere e delle idee, che si diffusero ben al di là della ristretta cerchia di filosofi, pensatori, scienziati e uomini di cultura, per raggiungere una più estesa massa di cittadini. Il termine Illuminismo indica un vasto movimento intellettuale diffusosi in Europa a partire dall'ultimo decennio del '600, come ideale prosecuzione del moto di rinnovamento iniziatosi con l'Umanesimo e proseguito con il Rinascimento e la Riforma.
Sorto in Inghilterra con i filosofi Locke e Hume, raggiunse in Francia la massima intensità e la più incisiva forza innovatrice, in parte anche per la violenta opposizione che le idee illuministe incontrarono negli ambienti conservatori, offrendo alla borghesia le armi per screditare e poi abbattere il cosiddetto Ancien Régime.
Dalla Francia il moto di rinnovamento culturale si diffuse nel resto d'Europa, soprattutto in Germania, dove diede impulso a teorie filosofiche sistematiche, e in Italia, dove si incontrò con la ricca tradizione di studi storici e giuridici.
Il carattere essenziale dell'Illuminismo fu il proposito di far trionfare i lumi della ragione in ogni campo, contro ogni tendenza al regresso, all'irrazionalità, all'ignoranza, al pregiudizio, alla superstizione e all'intolleranza, ossia contro tutto ciò che veniva indicato come oscurantismo.
Esso intendeva dare all'uomo una nuova dignità, ponendo alla base della società alcuni principi universali basati sulla ragione. Colpiti dalla grandiosità delle nuove scoperte scientifiche, soprattutto da quelle di Newton sulla gravitazione universale, gli Illuministi si prefiggevano di applicare il metodo scientifico anche allo studio di argomenti e discipline umanistiche. Mai, come nel secolo dei lumi, la filosofia fu più popolare: essa era di moda nei salotti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia e presso le corti di sovrani «illuminati», quali Federico II di Prussia e Caterina di Russia, che si ispiravano, in politica, ai principi dei filosofi.
Ragione, natura, progresso erano i cardini della nuova forma di pensiero.
L'Illuminismo ebbe ampie ripercussioni a livello economico, favorendo lo sviluppo di nuove dottrine, e politico, in quanto influì grandemente sul modo di pensare e di agire delle classi dominanti.
Esso inoltre, divulgando i metodi scientifici, alimentò in maniera decisiva le attività di ricerca e di indagine dei fenomeni naturali in campi quali fisica, chimica, astronomia, medicina, botanica e zoologia.
Uno dei profondi significati dell'Illuminismo fu quello di rappresentare in termini filosofici l'esigenza delle classi borghesi, esprimendo la necessità di un rinnovamento e di una riforma dello Stato e della società, contro il tradizionale assolutismo dei sovrani e degli ambienti aristocratici.
L'ampia diffusione delle idee illuministe nell'opinione pubblica portò alla creazione di numerose associazioni più o meno segrete, che a loro volta costituirono dei centri di propaganda; tra esse merita di essere citata la ben nota Massoneria, formatasi in Inghilterra e in Francia nel 1722, che propagandò idee anticlericali aspramente polemiche contro la Chiesa cattolica.

DISPOTISMO ILLUMINATO

Nell'Europa del XVIII secolo si sviluppò una situazione contraddittoria, nella quale si presentavano contemporaneamente degli aspetti moderni e altri ancora notevolmente legati alle tradizioni feudali, come il permanere dei privilegi fiscali del clero e della nobiltà, le autonomie cittadine con i pedaggi e gli ordinamenti corporativi. Tutto ciò costituì un grosso intralcio all'attività dei sovrani e dei prìncipi, e ostacolò lo sviluppo dell'economia e dei commerci, anche perché le classi più attive in questo senso si videro private, tramite la pressione fiscale, di ingenti quantità di capitali che avrebbero potuto essere proficuamente investiti, sotto più equo regime di tassazione. La maggior parte dei terreni era inoltre appartenente ai ceti privilegiati, e quindi esclusa da un più razionale e moderno sfruttamento.
La sempre maggiore diffusione delle teorie illuministe stimolò in alcuni prìncipi e sovrani l'esigenza di attuare una azione riformatrice che potesse eliminare o perlomeno attenuare gli ostacoli allo sviluppo economico e sociale.
Si assistette perciò al passaggio dal tradizionale assolutismo, legato alle ambizioni e ai capricci dei regnanti, al cosiddetto dispotismo illuminato, con il quale le varie corti europee cominciarono a tenere in una certa considerazione le esigenze dei popoli ad esse sottoposti. Se il dispotismo illuminato nacque da un lato dal bisogno di soddisfare le nuove esigenze delle popolazioni europee, dall'altro esso fu abbracciato dai sovrani perché avrebbe permesso loro, tramite l'abolizione di tutti i particolarismi economici e amministrativi ereditati dal feudalismo, di garantire l'accentramento dei propri poteri.
Da tale processo rimasero escluse l'Inghilterra, che già aveva dato vita ad una propria costituzione, e la Francia, che sul finire del secolo darà l'avvio alla rivoluzione, precedendo gli altri Paesi. Le innovazioni apportate dal dispotismo illuminato investirono vari aspetti della vita sociale, economica e politica. Nel sistema fiscale si introdussero modifiche che lo resero più efficiente, anche se vennero conservati i privilegi del clero e della nobiltà. A livello giuridico, amministrativo e politico vennero operate alcune migliorie.
Anche i rapporti tra Stato e Chiesa vennero mutati in favore del potere politico, riducendo la grande influenza religiosa sull'insegnamento e i particolari privilegi ecclesiastici di tipo economico, giuridico e fiscale. Vari ordini religiosi videro messa in dubbio la propria utilità per lo Stato, e furono ridotti di numero o addirittura soppressi. In questo senso suscitò una vasta eco l'espulsione dei Gesuiti dal Portogallo e da altri Stati europei.
Tale azione riformista, stimolata dalle idee illuministe, fu però solamente una sorta di adeguamento al mutamento delle condizioni economiche e sociali da parte dei sovrani, tesi più che altro ad affermare la ragione di Stato e a rafforzare il proprio assolutismo. Ben maggiori saranno invece le influenze illuministe sullo svolgersi degli eventi rivoluzionari dell'ultima parte del secolo.
L'Europa fu interessata dal dispotismo illuminato e dall'azione riformatrice soprattutto negli Imperi d'Austria, di Prussia e di Russia, e anche in alcuni Stati italiani.
Maria Teresa d'Austria ereditò dal padre un Impero molto esteso che tuttavia si indebolì a seguito delle guerre precedentemente descritte. Era quindi effettivamente necessaria più che altrove un'opera di riforma che risollevasse le sorti dello Stato asburgico. Venne a tal fine diminuito il potere delle assemblee regionali e l'Ungheria divenne una semplice provincia. Tutto ciò, unitamente a provvedimenti fiscali e giuridici, portò ad un netto accentramento del potere. Anche l'educazione e l'istruzione furono migliorate, e venne attenuato il tradizionale atteggiamento di completo favore nei riguardi della Chiesa di Roma. Furono inoltre rinnovati gli scambi e le produzioni, sopprimendo alcuni monopoli e dazi interni. Per Federico II di Prussia l'assillo principale fu quello di dare vita ad una organizzazione il più possibile efficiente a tutti i livelli, rafforzando il potere dello Stato.
Egli favorì lo sviluppo culturale e l'attuazione di una serie di miglioramenti tecnici da applicare all'agricoltura. Secondo il suo pensiero, però, la gerarchia interna doveva conservare una stabilità assoluta, e l'esercito doveva essere particolarmente efficiente. Il potere aristocratico dei grandi latifondisti non venne perciò ridotto, poiché essi entravano a far parte dei quadri ufficiali dell'esercito; in tal senso quindi nulla si fece per abolire i legami feudali dei contadini, ridotti ancora nella condizione di servi della gleba. Federico II pertanto, più che attuare una vera e propria serie di riforme, procedette a razionalizzare e a rendere più efficiente il sistema feudale, senza modificarne le basi.
Un comportamento pressoché simile a quello del sovrano prussiano fu mantenuto anche da Caterina II di Russia (1762-1796), che pure si dichiarò pronta a ispirarsi ai nuovi prìncipi illuministi e strinse amicizia con numerosi filosofi e personaggi di cultura.
Ella infatti, allo scopo di dare vita ad una riforma legislativa, promosse i lavori di una commissione formata dai rappresentanti di tutte le classi sociali, tranne però i contadini.
La disorganizzazione e i contrasti ebbero tuttavia la meglio, ed il solo risultato positivo fu quello di informare l'imperatrice sulla reale situazione della società russa.
Nel decennio dal '75 all'85 Caterina II provvide effettivamente ad attuare una riforma, che però rimase completamente confinata entro i limiti della tradizione zarista, anche perché in Russia non si era formata una classe borghese forte come nell'Europa occidentale.
I contadini quindi non ottennero nulla, e rimasero nelle misere condizioni di servi della gleba, completamente alla mercé dei potenti. Solo alcuni provvedimenti di modeste proporzioni, come i miglioramenti attuati nei campi dell'educazione e della assistenza sanitaria, ebbero una certa ispirazione illuminista, garantendo l'apertura di alcune scuole, di ospedali e organizzando una migliore distribuzione di medici e farmacisti.

L'ITALIA NEL SETTECENTO

Il secolo XVIII fu un periodo determinante per la storia italiana, in conseguenza di numerosi fattori concomitanti.
Innanzitutto le guerre di successione verificatesi in Europa condussero ad una serie di mutamenti dinastici e territoriali che modificarono i rapporti politici tra gli Stati Italiani. La Penisola, inoltre, attraversò una grande stagione culturale riprendendo e diffondendo le idee illuministe provenienti dall'Europa occidentale. Infine un notevole rilievo ebbero le riforme attuate dai prìncipi italiani, se non in tutti gli Stati, perlomeno in alcuni di essi. Come abbiamo visto, in seguito alla guerra di successione spagnola, i Savoia allargarono i propri domini e costituirono il Regno di Sardegna, mentre la Spagna perdette l'egemonia sulla penisola.
Con la guerra di successione polacca il Napoletano passò sotto il dominio di Carlo III di Borbone, e il Granducato di Toscana venne affidato a Francesco Stefano di Lorena, marito di Maria Teresa d'Austria. Ulteriori cambiamenti avvennero dopo la guerra di successione austriaca, poiché i Savoia proseguirono la propria espansione, e Filippo di Borbone, fratello di Carlo III, si insediò nel Ducato di Parma e Piacenza.
Un fatto decisamente importante fu che, per il già detto rovesciamento delle alleanze, l'Italia poté godere di un lungo periodo di pace, che a sua volta favorì l'attività riformista dei prìncipi.
Nei territori austriaci dell'Italia settentrionale Maria Teresa approfittò della pace suddetta per dare un nuovo assetto amministrativo e fiscale al Lombardo-Veneto, abolendo i residui di tipo comunale e migliorando le possibilità di scambio e di commercio. Venne migliorata anche l'istruzione, mentre l'abolizione della censura ecclesiastica favorì un progresso culturale di tipo laico; tutti questi fattori fecero sì che si attuasse una ripresa economica e sociale, destinata ad ampi sviluppi futuri.
Il Granduca di Toscana Leopoldo II, figlio di Maria Teresa e succeduto al padre, promosse anch'egli un'ampia attività di riforma legislativa, abolendo una serie di diritti ereditari che impedivano la circolazione delle ricchezze; anche in campo giudiziario e processuale apportò numerosi rinnovamenti, come l'abolizione della tortura e della pena di morte, entrambe molto diffuse a quel tempo. Agevolando infine sia l'agricoltura che le attività produttive e commerciali, Leopoldo II fece del Granducato lo Stato più moderno e progredito.
Anche nel Regno di Napoli, sotto il regime dei Borboni, venne avviata una certa opera di riforma, anche se poi, durante la rivoluzione francese e nel periodo successivo, i Borboni divennero famosi per il loro reazionario assolutismo.
Venezia e Genova si avviarono decisamente alla decadenza; arroccate nella conservazione e nell'oligarchia di pochi privilegiati, nel secolo successivo furono annesse rispettivamente all'Austria e al Regno di Sardegna.
Lo Stato Pontificio, travolto dall'ondata di anticlericalismo apportata dall'illuminismo, non poté certamente adeguarsi alle iniziative di riforma, anche se qualche cosa in campo amministrativo e in quello delle opere pubbliche fu fatto, ma più che altro come normale attività di governo.
Allo stesso modo, ma con risultati più ampi, si può considerare l'opera svolta dai Savoia nello Stato piemontese.
I miglioramenti che vennero promossi nei campi amministrativo e dell'istruzione, così come il particolare riguardo per la cura dell'esercito e per il contenimento dei privilegi ecclesiastici, non furono frutto di un'attività riformistica, ma rientrarono piuttosto nella migliore tradizione di governo attuata dai Savoia.

PERSONAGGI CELEBRI

ANNA STUART

(1665-1714). Successa al trono d'Inghilterra nel 1702 al cognato Guglielmo III, la regina Anna Stuart, figlia di Giacomo II, sposò il principe danese Giorgio. Persona ostinata, da principio venne manovrata completamente da Sarah Churchill, che condusse a suo piacimento la politica del Paese. Nonostante questo, Anna Stuart fu determinante per raggiungere l'unione tra Inghilterra e Scozia, avvenuta nel 1707. Nel 1710 iniziò a trattare con la Francia per ottenere la pace; in seguito, non riuscendo nel suo intento di convertire al protestantesimo il fratello Giacomo, accettò come suo erede al trono il parente protestante più prossimo, cioè Giorgio di Hannover.

CARLO III DI BORBONE

(1716-1788). Sovrano del regno di Napoli e Sicilia. Salito al trono nel 1735, Carlo III intraprese una politica tesa a limitare i privilegi del clero, che attuò in parte nel 1741 con la stipulazione di un concordato con la Santa Sede. Le altre iniziative prese durante il suo regno, furono inerenti ai traffici commerciali, alle manifatture ed alla costruzione di diversi edifici, innalzati per aumentare il prestigio della nuova dinastia. Salito al trono spagnolo nel 1759, lasciò quello di Napoli al figlio, che, avendo solo 8 anni, fu guidato, fino al raggiungimento della maturità, dal Tanucci.
Carlo III in un ritratto di Mengs


JAMES COOK

(Marton, Yorkshire 1728 - Isole Hawaii 1779). Navigatore ed esploratore inglese. Imbarcatosi giovanissimo come volontario allo scoppio della guerra dei Sette anni, raggiunse il grado di ufficiale. Interessato all'attività esplorativa, compì studi di astronomia e di nautica ad Halifax (1760). Inviato a Terranova per compiervi rilievi idrografici, fu nominato sovrintendente della marina di Terranova nel Labrador (1763-67). Nel frattempo erano iniziate nel Sud del Pacifico le ricerche della leggendaria Terra Australis Incognita, per la cui scoperta furono organizzate le prime spedizioni scientifiche a cura della Royal Society di Londra, che gli affidò una spedizione nei Mari del Sud per osservare il passaggio di Venere sul Sole ed eseguire ricerche geografiche. Salpato da Plymouth il 25 agosto 1768 al comando della nave Endeavour, toccò Madera, Rio de Janeiro, girò il Capo di Buona Speranza, giungendo successivamente a Tahiti (aprile 1769) e nell'arcipelago che chiamò "della Società" in onore della Royal Society di Londra. Si diresse poi verso la Nuova Zelanda. Scoprendo lo stretto che da lui prese il nome, costeggiò l'Australia orientale. Rientrato in patria nel giugno 1771, si preparò per una nuova spedizione: partì da Plymouth il 13 luglio 1772 con due navi, Resolution e Adventure. Toccò nuovamente la Polinesia meridionale e successivamente le Marchesi, le Nuove Ebridi, la Nuova Caledonia e ritornò in Inghilterra nel luglio 1775. Nel 1776 ripartì ancora verso i Mari del Sud insieme a Clarke. Toccò la Nuova Zelanda, scoprì le isole che da lui presero il nome e raggiunse le Hawaii, dove trovò la morte il 14 febbraio 1779, vittima di una rivolta degli indigeni. L'importanza di Cook è legata anche al fatto che lasciò una carta del Pacifico e stabilì nuove norme per la preparazione di precise carte nautiche, per l'igiene e la profilassi di bordo. Per ciascun viaggio scrisse delle relazioni.

FEDERICO GUGLIELMO I DI HOHENZOLLERN

(1688-1740). Sovrano di Prussia, salito al trono nel 1713, si trovò a dover risistemare un regno devastato dalla peste e dalla Guerra del Nord. Per garantire la sicurezza allo stato il primo obiettivo fu quello di sistemare l'esercito, e in seguito procedette alla revisione dell'economia e dell'agricoltura. Federico Guglielmo, conosciuto come il re sergente, fu un personaggio austero; non si lasciò influenzare dai fasti della corte e non si interessò mai né alle arti né alle lettere. Ebbe con il figlio Federico, futuro re, un rapporto che dall'incompatibilità passò alla reciproca stima; a lui lasciò un regno completamente ristrutturato economicamente e militarmente, e una eredità che ammontava a otto milioni di talleri. Queste premesse facevano della Prussia un regno dal futuro luminoso.

FERDINANDO IV

(1751-1825). Salito al trono di Napoli e delle Sicilie, come accennato precedentemente, in giovanissima età, fu consigliato e diretto dal Tanucci che continuò la politica improntata da Carlo III, tesa alla limitazione dei privilegi della Chiesa. Ferdinando IV fu uomo dalla personalità poco incisiva; debole e schivo, non raggiunse mai un'alta popolarità. Nel 1768 sposò Maria Carolina d'Asburgo, donna al contrario molto decisa e amante del potere.

FILIPPO DI BORBONE

(1720-1765). Figlio di Filippo V di Borbone, re di Spagna e di Elisabetta Farnese, partecipò attivamente alla guerra austriaca di successione e, nel 1748, con la Pace di Aquisgrana, ottenne il Ducato di Parma e Piacenza. Spinto anche dalla moglie, Luisa Elisabetta, aprì il suo ducato a nuovi interessi, riguardanti l'illuminismo francese, invitando a corte filosofi e enciclopedisti. Durante il suo regno venne costituita la Biblioteca Palatina di Parma, la cui direzione fu affidata al Paciaudi. Con lo stesso direttore della biblioteca, Filippo IV intraprese una riforma nel campo dell'istruzione.

FLEURY ANDRE-HERCULE

(1653-1743). Prelato e uomo politico francese. Divenne precettore del futuro re francese Luigi XV nel 1714, e con la sua personalità e i suoi consigli riuscì agevolmente ad influenzare l'allievo. Nel 1726 assunse due nuove cariche, quella di cardinale e quella di primo ministro. Durante il suo ministero la Francia ritrovò la stabilità economica e finanziaria; Fleury cercò anche di mantenere buoni rapporti con l'Inghilterra. Tra il 1733 e il 1738, partecipò alla guerra di successione polacca, nonostante fosse uomo di pace; fu coinvolto in un secondo conflitto nel '40, quando affiancò la Baviera e la Prussia nella guerra di successione austriaca.

GIORGIO I

(1660-1727). Re di Inghilterra e d'Irlanda, ottenne il trono nel 1714, a seguito della morte della regina Anna e si trovò così a governare un Paese a lui completamente sconosciuto, al punto che ne ignorava persino la lingua. Preferì infatti continuare a vivere in Germania, affidando le redini del governo al ministro R. Walpole, che ne approfittò ampiamente. Durante il regno di Giorgio I, un avvenimento degno di nota fu l'alleanza fra Francia e Inghilterra.

WILLIAM PITT

(1708-1778). Meglio conosciuto con il nome di Pitt il Vecchio, fu un uomo politico inglese. Gli incarichi politici da lui assunti furono diversi a partire dal 1735 quando entrò a far parte della Camera dei Comuni. Nel 1742 fu pedina importante per la caduta di Walpole, a seguito dello scoppio della guerra di successione austriaca. Durante gli anni intercorsi tra il 1746 e il 1755 occupò la carica di tesoriere delle forze armate, e l'anno seguente divenne ministro degli Esteri. Nel 1761 si schierò dalla parte dei favorevoli ad una guerra contro la Spagna, ma il re, che a quell'epoca era Giorgio III, geloso della sua fama e del suo prestigio, ma soprattutto contrario alla guerra, lo costrinse alle dimissioni. L'opera di Pitt non si limitò ad un rafforzamento della potenza marittima; egli fu artefice di novità che condussero il suo Paese, a vivere un periodo di prosperità, lontano dagli intrighi e dai giochi di corte che imperversavano in quella epoca.

GEORGE WASHINGTON

(Bridges Creek, od. Wakefield Estate, Virginia 1732 - Mount Vernon, Virginia 1799). Primo presidente degli Stati Uniti. Figlio di un ricco proprietario terriero della Virginia, durante la guerra dei Sette anni (1753-59) combatté contro Francesi e Indiani. Quando si manifestarono i primi attriti fra i coloni americani e la madrepatria, Washington sostenne la necessità di intervenire militarmente contro le autorità britanniche. Entrato in politica, nel 1754 fu eletto delegato al primo congresso americano. Nel 1774, dopo i drammatici fatti del porto di Boston, Washington fece parte del Congresso continentale e fu nominato comandante in capo dell'esercito ribelle. Per ben sette anni riuscì a tenere unito l'esercito rivoluzionario, giungendo alla vittoria finale (ottobre 1781). Nel 1789 fu eletto primo presidente degli Stati Uniti d'America. Rieletto nel 1793, nel 1796 rifiutò il terzo mandato sostenendo che era pericoloso accentrare il potere per troppo tempo nelle mani di un solo uomo. In suo onore gli Americani costruirono, non lontano dalla sua tenuta di Mount Vernon, la nuova capitale della Nazione, a cui fu dato il suo nome.

RIASSUNTO CRONOLOGICO

1715: Luigi XIV, re Sole, muore lasciando il trono di Francia al pronipote Luigi XV, guidato da Filippo d'Orléans.

1719: nasce la Compagnia delle Indie con il compito di controllare tutti i commerci francesi all'estero.

1722: in Inghilterra e in Francia nasce la Massoneria che propaganda idee anticlericali aspramente in polemica con la Chiesa di Roma.

1723: muore Filippo d'Orléans e lascia il potere nelle mani del cardinale Fleury, già precettore di Luigi XV.

1733: muore il re di Polonia scatenando una serie di lotte per la successione.

1738: la guerra di successione polacca si conclude con la Pace di Vienna.

1740: muore l'imperatore Carlo VI senza lasciare eredi maschi. Nonostante la manovre diplomatiche a favore della figlia Maria Teresa, scoppia la guerra di successione austriaca.

1742: Guglielmo Pitt il Vecchio intercede a favore di Maria Teresa d'Austria, che sino a quel momento poteva contare solo sull'appoggio dei Savoia.

1748: con la Pace di Aquisgrana viene posto un termine alla guerra di successione austriaca, sancendo l'autorità imperiale di Maria Teresa.

1756-'63: l'Europa perde nuovamente la pace e viene sconvolta dalla Guerra dei Sette anni che terminerà dopo la stipulazione dei Trattati di Parigi e di Hubersburg.

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