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La Preistoria.

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STORIA ANTICA - LA PREISTORIA

LA STORIA E LA PREISTORIA

Stabilire con assoluta certezza i limiti fra storia e preistoria, è praticamente impossibile. In termini generali potremmo dire che la storia incomincia dall'invenzione della scrittura e di conseguenza dalla possibilità di ricostruire le vicende di un popolo tramite la decifrazione dei documenti scritti dell'epoca. Ma qualcuno a questo punto potrebbe obiettare che, basandoci su questo principio, i confini fra storia e preistoria sono diversi da luogo a luogo: infatti mentre in Mesopotamia e in Egitto la scrittura fu inventata verso il IV millennio a.C., in Italia fece la sua comparsa fra l'VIII e il VII secolo a.C., in altri Paesi d'Europa fra il VII e il IX secolo d.C. e in America e in Oceania solo in tempi recentissimi in seguito alla colonizzazione europea.

Esempi di scrittura antica

Se poi pensiamo alle tribù di aborigeni australiani potremmo dire che la loro storia, come noi la intendiamo, non è ancora incominciata neppure ai giorni nostri. Per semplificare il discorso, chiameremo «storia» il periodo iniziato nel IV millennio a.C. e «preistoria» l'epoca precedente che va dalla comparsa dei primi ominidi sino alla scoperta della scrittura in Egitto. La ricostruzione degli avvenimenti preistorici, non esistendo documentazione scritta, sarà il frutto di una serie di deduzioni sviluppatesi dallo studio dei reperti sino ad oggi ritrovati (fossili, strumenti, resti di abitazioni ecc.). Va inoltre detto che, sino al secolo scorso, non si conosceva assolutamente nulla delle epoche preistoriche. Il merito della nascita e dello sviluppo delle ricerche si deve a Charles Darwin, che nel 1859 elaborò la sua ipotesi evoluzionistica, secondo la quale tutte le forme animali e vegetali sarebbero derivate, per lenta evoluzione, da una o poche specie fondamentali. L'uomo, secondo tale prospettiva, sarebbe derivato dalle scimmie. L'ipotesi di Darwin, che all'epoca suscitò non poco scalpore, ebbe il merito di dare un potente stimolo alle ricerche archeologiche, che in questi ultimi anni si sono moltiplicate, accrescendo a ritmo sempre più rapido le conoscenze sul passato lontanissimo dell'umanità. Ma, nonostante gli enormi progressi, la preistoria ci è nota solo in minima parte e per molti aspetti è ancor oggi oggetto di ipotesi, che attendono di essere confermate o modificate. Una sola cosa è certa: la preistoria è senz'altro il periodo più lungo e più importante della storia dell'uomo. Il più lungo perché essa comprende due o tre milioni di anni contro i 6.000 scarsi della storia in senso stretto; il più importante perché durante la preistoria gli ominidi sono diventati uomini, hanno imparato a costruire utensili a loro utili, hanno elaborato un linguaggio sempre più preciso e articolato, hanno imparato a conservare e ad accendere il fuoco, hanno addomesticato gli animali ed infine sono giunti alla più importante delle loro scoperte: l'agricoltura.

IL CARBONIO 14: UN VALIDO COLLABORATORE DELLA SCIENZA

Spesso di fronte ad un oggetto antichissimo ci si chiede come sia possibile attribuirgli un'età; in parole povere, come si può dire che un'anfora è del 400 a.C. e non di un altro qualsiasi periodo?

Per risolvere questo enigma, la scienza si è basata su una unità di misura molto particolare: la radioattività.

È provato che in tutti gli organismi viventi è presente una certa percentuale, misurabile e nota, di carbonio radioattivo, detto «C14».

Respirando, gli esseri viventi assorbono il C14 dall'atmosfera, dove si presume fondatamente che la percentuale di questa sostanza sia sempre rimasta costante.

Quando un organismo muore, cessando di respirare, non accumula più C14, il quale tende molto lentamente a trasformarsi in una altra sostanza (nel caso specifico in una varietà dell'azoto detta N14).

I tempi di questa trasformazione sono stati attentamente studiati ed è stato stabilito che il C14 si dimezza ogni 5.730 anni.

Con questo metodo quindi possiamo datare, con una certa precisione, i resti di organismi vissuti fino a 70.000 anni fa.

Oltre questa data non è possibile arrivare, in quanto il C14 sarà ormai presente nell'organismo in una quantità talmente piccola da non potere essere rilevata.

Per andare oltre, occorre analizzare altre sostanze radioattive (come il K40), che tendono a scomparire molto più lentamente del C14.

Seguendo questi processi biologici, gli scienziati hanno stabilito l'età della terra che sarebbe, molto approssimativamente, di circa 4,5 miliardi di anni.

DAGLI OMINIDI ALL'UOMO

Le teorie sull'evoluzione dell'uomo sono, ancora oggi, diverse e in alcuni punti contrastanti; essendo però tutte frutto di ipotesi dedotte dall'osservazione dei reperti archeologici, da parte nostra non possiamo stabilire quale di queste sia esatta o errata. Ci limiteremo quindi ad illustrare e ad analizzare le scoperte da cui sono nate. Il più antico animale a noi noto, vagamente paragonabile all'uomo, è il Ramapithecus: si tratta di una specie di scimmia, vissuta circa 1214 milioni di anni fa, i cui resti sono stati trovati nelle foreste dell'Africa e dell'Asia. Il Ramapithecus conduceva una vita animalesca e di notte trovava riparo sulle piante. Per molti anni si è pensato che questo essere fosse il progenitore dell'uomo, ma esperimenti condotti nel campo della biologia molecolare lo hanno collocato fra i progenitori dell'orango. Quello che invece può essere considerato il vero antesignano dell'uomo è l'Australopithecus. Questo ominide, che i paleoantropologi suddividono in tre specie, afarensis, africanus e robustus, viveva circa 2-5 milioni di anni fa nella zona che dal Sudafrica si estende sino all'Africa orientale. L'Australopithecus, perfettamente bipede, era alto poco più di un metro, pesava dai 20 ai 30 chilogrammi e aveva una capacità cranica di circa 500 centimetri cubici: superiore a quella delle scimmie ma assai inferiore alla nostra (che è mediamente di 1400-1500 centimetri cubici). Pur non sapendo costruire degli utensili, questo ominide seppe utilizzare gli strumenti a lui offerti dalla natura (bastoni, ossa, pietre, ecc...) per cacciare e procurarsi il cibo. La caccia richiedeva una collaborazione e una intesa fra tutti i membri dei piccoli gruppi di ominidi che, in seguito, si spartivano il bottino conquistato. Una simile organizzazione era possibile mediante una sorta di linguaggio che poteva essere basato sia su gesti convenzionali che su emissioni di voce. Gli scienziati che oggi studiano le origini dell'uomo, pur accettando l'Australopithecus come progenitore degli ominidi, lo consideravano tuttavia appartenente alla famiglia delle scimmie. Solo con l'Homo habilis si può cominciare a parlare di un reale passaggio dalla condizione di scimmia a quella di uomo. I fossili del primo Homo habilis, scoperti nel 1961 nell'Oldoway (Tanzania), risalgono a circa 2 milioni di anni fa. L'Homo habilis, la cui capacità cranica raggiungeva i 750 centimetri cubici, sapeva costruire strumenti, viveva di caccia, era organizzato in gruppi e viveva, a giudicare dai resti ritrovati, in aree abitative che avevano la funzione di campi-base. Gli strumenti realizzati da questo ominide erano delle pietre rozzamente scheggiate; ma l'importanza di questi utensili deve essere individuata nel fatto che rappresentano il primo passo verso la tecnologia. Ciò indica inoltre che questi esseri erano già dotati di una intelligenza che li portava alla costruzione di manufatti che gli permettessero di superare gli ostacoli posti dalla natura. Con la comparsa dell'Homo erectus, (i cui resti risalgono a 1 milione di anni fa) discendente dell'Homo habilis, avviene la prima diffusione dei nostri progenitori al di fuori dell'Africa, in Asia e in Europa. Da questo momento in poi è possibile constatare una svolta evolutiva orientata verso risultati qualitativamente nuovi: infatti, mentre fino all'Homo habilis l'evoluzione ha modellato in egual misura il corpo e il cranio degli ominidi, dall'Homo erectus in poi inciderà soprattutto sul cranio e sulle strutture del cervello. Così, dall'Homo erectus, la cui capacità cranica era di quasi 1200 cc., discendono in meno di un milione di anni i primi esemplari di Homo sapiens neandertalensis, i cui fossili ritrovati in Europa e nel Vicino Oriente risalgono a circa 250 mila anni fa. Ma il nostro più diretto progenitore, risalente a circa 50 mila anni fa, verrà ritrovato in Asia e denominato Homo sapiens sapiens. L'Homo sapiens sapiens, discendente dai ceppi più evoluti della specie dell'Homo sapiens neandertalensis, fu il promotore della diffusione mondiale della razza. I gruppi di questa specie giunsero in America settentrionale attraverso lo stretto di Bering, che allora era un «ponte», grazie all'espansione dei ghiacciai che avevano abbassato di molto il livello del mare. In tempo relativamente breve, l'Homo sapiens sapiens si diffuse su gran parte delle terre emerse, adattandosi ai climi e alle condizioni più disparate e assumendo quelle caratteristiche che oggi connotano le diverse razze umane. Queste ultime, vale la pena di sottolinearlo, non sono altro quindi che le varietà di un'unica specie che, per selezione naturale, si sono adattate a condizioni ambientali diverse.

Cranio di Homo Sapiens

La comparsa dell’uomo sulla Terra

La comparsa dell’uomo sulla Terra (english version)

LE ETÀ DELL'UOMO

Per poter studiare più agevolmente i progressi compiuti dall'uomo nel lungo periodo di tempo che noi chiamiamo «preistoria», abbiamo suddiviso quest'epoca in tre periodi distinti: l'Età Paleolitica (ovvero l'antica età della pietra) che va dalla comparsa dei primi ominidi sino all'8500 a.C. circa; l'Età Mesolitica (o media età della pietra) che dall'8500 arriva sino al 6500 a.C. circa; ed infine l'Età Neolitica (o nuova età della pietra) che dal 6500 giunse sino al IV millennio a.C. e cioè sino alla nascita della civiltà in Egitto e in Mesopotamia. Prima di passare all'analisi dei processi evolutivi dell'uomo, vorremmo fare alcune piccole precisazioni a proposito di queste ere geologiche: il passaggio da un periodo ad un altro, da noi segnalato con una data approssimativa, non avviene contemporaneamente in ogni parte della Terra poiché, come abbiamo già spiegato, l'uomo per lungo tempo è stato costretto a vivere nella fascia equatoriale a causa delle glaciazioni. Inoltre l'individuazione dei periodi e il confine stesso fra storia e preistoria possono subire variazioni (anche rilevanti) con il progredire degli studi e delle scoperte archeologiche.

LUCY

Nel 1974, durante una campagna di scavi nel territorio degli Afar in Etiopia, il paleontologo americano Donald Johanson e il suo collaboratore Tom Gray fecero la più grande scoperta dell'archeologia moderna: ritrovarono i resti del più antico ominide fino ad oggi conosciuto. Dopo alcuni mesi di ricerche in quel territorio, in cui trovarono solo alcuni denti di un piccolo cavallo estinto (l'Hipparion) e una parte del cranio di un maiale estinto, i due studiosi rinvennero in un canalone un osso, apparentemente umano, che poteva appartenere al braccio di un antichissimo ominide. L'intensificazione delle ricerche in quel punto, portò al rinvenimento di molti altri reperti che, uniti fra loro, diedero origine ad uno scheletro completo al 40%. L'ominide, il cui vero nome è AL 288-1, fu simpaticamente soprannominato Lucy riprendendo il titolo di una celebre canzone dei Beatles («Lucy in the sky with diamonds»), che aveva accompagnato gli scienziati durante la loro scoperta.

Lucy è molto importante per due principali motivi:

1) è il più antico ominide a stazione completamente eretta fino ad oggi conosciuto ed è l'antenato dell'Homo habilis (tre milioni e mezzo di anni fa);

2) pur essendo l'ominide più antico, è anche il più completo e il meglio conservato.

I musei di tutto il mondo espongono solo frammenti di ossa o denti di ominidi, mentre Lucy è uno scheletro vero e proprio da cui si possono desumere il peso, l'altezza, le abitudini e lo stile di vita.

IL PALEOLITICO

L'Età Paleolitica, durata circa due-tre milioni di anni, è quella che ha visto l'evoluzione biologica e culturale degli ominidi; non si può dire lo stesso degli altri periodi, non tanto perché l'evoluzione sia cessata, ma semplicemente perché quei periodi sono troppo brevi (due millenni circa) per permettere uno sviluppo biologico rilevante. Trattando del passaggio dall'ominide all'uomo, abbiamo già ampiamente parlato del periodo paleolitico; ma ora lo riconsidereremo secondo una prospettiva diversa, mettendo cioè in secondo piano lo sviluppo biologico dell'uomo ed occupandoci esclusivamente del suo sviluppo culturale. Il primo passo in avanti compiuto dagli ominidi è stata la costruzione e l'uso degli utensili. In un primo tempo furono utilizzati «strumenti naturali» (sassi e bastoni) e in seguito, con l'avvento dell'Homo habilis, si passò alla costruzione di «strumenti artificiali». Questo passaggio era d'altronde scontato: infatti a rigor di logica, non esiste alcuno strumento che possa dirsi «naturale», perché anche un semplice bastone diventa un utensile «solo» per l'uso intenzionale che noi ne facciamo. Quindi, una volta inventato l'uso (che nel caso del bastone sarà di difesa o di attacco) è già aperta la strada che porterà alla costruzione e alla progettazione di «strumenti artificiali» sempre più perfezionati. Con l'Homo habilis quindi, inizia la lavorazione della pietra che, in un primo tempo, constava semplicemente nella rottura di pietre facilmente sfaldabili (ad esempio la selce) mediante percussione. In questo modo l'uomo primitivo si procurava delle schegge dai bordi taglienti con cui poteva scavare, tagliare ossa o bastoni e costruire lance per difendersi dagli animali. Con l'avvento dell'Homo erectus, questa tecnica si affinò notevolmente grazie a due conquiste fondamentali: la tecnica della lavorazione della pietra su entrambe le facce e la scoperta del fuoco. La tecnica detta «bifacciale» permise all'uomo di costruirsi degli strumenti più precisi e particolarmente taglienti; tipico esempio di questa cultura sono le amigdale, strumenti di pietra a forma di mandorla, ritrovate dagli archeologi nell'Africa settentrionale. La scoperta del fuoco fu senz'altro un enorme passo in avanti. L'Homo erectus, che non era in grado di accenderlo ma solo di conservarlo, si rese conto per primo della grande potenzialità del fuoco: infatti non era solo utile per riscaldare le fredde nottate, ma anche per tenere lontane le belve, per spaventare gli animali e spingerli verso le trappole, per cucinare le carni e per indurire le punte dei bastoni. L'Uomo di Neandertal sarà il primo essere che, mediante il rapido sfregamento di legni secchi, riuscirà ad accendere un fuoco. Probabilmente, con la scoperta del fuoco, i nostri antenati disposero di tempi più lunghi per la vita di società aumentando così le occasioni per comunicare fra loro e affinare la propria intelligenza. Non è da escludere infatti che di sera, intorno al fuoco del campo, questi nostri progenitori si intrattenessero in momenti di vita comunitaria. L'intensificazione della vita sociale portò ben presto ad affinare il linguaggio, che divenne progressivamente idoneo ad indicare non solo oggetti concreti ma anche concetti e idee, necessari ad esempio per la progettazione di una caccia, per evitare un pericolo e per stabilire uno spostamento. L'Uomo di Neandertal sviluppò ulteriormente il progresso culturale: realizzò utensili sempre più precisi, inventò l'arco e incominciò a costruirsi capanne sempre più robuste e sicure. Ma la novità più rilevante del Paleolitico, da attribuire all'Homo sapiens sapiens, fu l'apparizione delle prime opere d'arte, ampiamente documentata dalle pitture che decorano le caverne e che rappresentano uomini e animali. Gli studiosi ritengono che questi disegni avessero un significato propiziatorio: in altre parole i «pittori» disegnavano animali feriti o abbattuti, come se volessero anticipare il buon esito della caccia del giorno seguente e renderlo così più probabile. Ma questa è solo una supposizione non documentata.

IL MESOLITICO

L'Età Mesolitica, che dall'8500 arriva sino al 6500 a.C., può essere considerata come un'età di transizione fra il Paleolitico, in cui l'uomo viveva di caccia, e il Neolitico, in cui venne scoperta l'agricoltura. Questo non significa che durante questo periodo l'uomo non si sia evoluto o che il suo sviluppo tecnologico si sia fermato. L'arco, inventato nel Paleolitico, raggiunse la massima diffusione a causa soprattutto dell'ultima glaciazione (8500 a.C. circa) che, modificando il clima, rese molto più rare le mandrie di bisonti, renne e cavalli costringendo gli uomini a cacciare animali più piccoli e più veloci, come cervi, volpi e lepri. Agli stessi motivi si deve probabilmente l'incremento dell'uccellagione e della pesca, che veniva praticata mediante l'utilizzo di ami, arpioni e nasse molto rudimentali. Durante il Mesolitico inoltre, l'uomo scoprì l'alto valore nutritivo del grano e dell'orzo selvatici e cominciò a raccoglierli in grandi quantità. Con la raccolta del grano ha inizio il lento processo evolutivo che, nel Neolitico, porterà alla nascita dell'agricoltura. Non è escluso infatti che l'uomo cominciasse a studiare la crescita dei vegetali, sino ad arrivare a capire che piantando un seme, dopo un certo periodo, sarebbe nata una pianta della stessa natura del seme. Ma la conquista fondamentale dell'Età Mesolitica fu l'addomesticamento degli animali. Possiamo ritenere che questa pratica non fosse il frutto di un disegno ben preciso, ma il risultato di una combinazione fortunata, perché nessuno poteva prevedere in anticipo se una specie fosse addomesticabile o meno e quanto tempo sarebbe occorso per trasformarla da selvatica a domestica. Con ogni probabilità, intorno ai campi degli uomini, si aggiravano cani selvatici in cerca di cibo e di rifiuti; accadeva pertanto che gli uomini per gioco, per simpatia o curiosità gettassero loro dei bocconi e, venuti in possesso di qualche cucciolo, tentassero di allevarlo. Una volta incominciata, in questo modo, una specie di alleanza fra gli uomini e i cani, l'addomesticamento diventava sempre più veloce e completo. A questo scopo l'uomo sceglieva solo gli animali più docili e a lui più utili, instaurando così una specie di «selezione artificiale». Dopo i cani vennero addomesticate anche le renne, le capre e le pecore, mentre altri animali, quali maiali, cavalli, asini e bovini, furono una conquista di tempi più avanzati. L'addomesticamento degli animali fu un enorme passo avanti in quanto l'uomo trovò dei validi collaboratori (come il cane) e dispose di riserve complementari di cibo molto più sicure di quelle della caccia o della raccolta.

IL NEOLITICO

Durante l'Età Neolitica, che dal 6500 arriva al IV millennio a.C., l'uomo sviluppò e migliorò ciascuna delle attività preesistenti. La produzione di utensili si raffinò notevolmente e a volte superò anche i limiti stessi della pura praticità; perfettamente levigati, gli utensili di questo periodo vennero costruiti con pietre dure e colorate, assumendo quindi anche un aspetto gradevole. La pratica dell'allevamento si estese anche a bovini e suini e le mandrie addomesticate divennero più ricche e numerose. Durante il Neolitico, l'uomo apprese anche la lavorazione della ceramica che ben presto avrebbe sostituito il legno e la pietra nella realizzazione di vasi, ciotole e recipienti destinati all'uso alimentare. Lo sviluppo dell'allevamento e la raccolta intensiva dell'orzo e del grano selvatico, crearono la base per la nascita dei primi villaggi preagricoli, trasformando alcuni gruppi di uomini, da nomadi, in sedentari. Come abbiamo già accennato, la stabilità della sede, probabilmente, ha permesso la nascita dell'agricoltura, concordemente riconosciuta dagli studiosi come la più grande rivoluzione nella storia degli uomini dopo la conquista del fuoco. Con l'agricoltura infatti, l'uomo instaura con la natura un rapporto che va oltre la dipendenza, diventando padrone di se stesso e del suo futuro; la natura viene così sfruttata per i fini e la sopravvivenza dell'uomo. Fino ad allora l'uomo si era accontentato di ciò che la natura spontaneamente gli offriva, ora invece interveniva attivamente nei processi naturali, cercando di eliminare i vegetali a lui non utili, irrigando o drenando i territori, disboscando aree da destinare alla coltivazione e alterando o modellando il paesaggio a seconda delle proprie esigenze. L'agricoltura inoltre portò un cambiamento radicale anche nella vita sociale dell'uomo: infatti, affermandosi il concetto di sedentarietà, la terra cessò di essere aperta a tutti e nacque la proprietà privata (come è stato dimostrato da alcuni sigilli di pietra risalenti a quest'epoca). Inoltre la coltivazione della terra rese possibile l'accumulazione di una quantità tale di viveri da stimolare, una volta soddisfatto il fabbisogno del gruppo, la nascita dei primi commerci.

Stonehenge: Il cromlech

Menhir a Carnac, in Bretagna (Francia)

L'ETÀ CALCOLITICA

Questo particolare periodo, il cui nome significa «età del rame e della pietra», non è separabile cronologicamente dall'Età Neolitica, ma coincide con la piena maturità e col periodo finale del Neolitico stesso. La caratteristica fondamentale di quest'epoca fu l'inizio della lavorazione del rame che, introdotta a partire dal VI millennio a.C. si affiancò alla lavorazione della pietra. In un primo tempo veniva utilizzato solo il rame «nativo» (cioè allo stato puro), che veniva lavorato su incudini e destinato alla costruzione di piccoli monili, quali bracciali o spille. Più tardi fu scoperta la tecnica dell'estrazione da minerali con alto contenuto di rame e, di conseguenza, fu introdotta la pratica della «gettata». Il rame, portato alla temperatura di fusione, veniva colato in stampi di pietra che gli davano la forma desiderata. Nasceva così la metallurgia, ovvero l'arte di lavorare i metalli, che permise all'uomo di migliorare notevolmente la qualità degli utensili di cui si serviva. L'ultima importante scoperta di questo periodo fu l'introduzione del bronzo: i fabbri dell'epoca si resero conto che aggiungendo al rame una certa quantità di stagno, si otteneva un metallo molto più duro e resistente del rame stesso. Con la scoperta del bronzo e della metallurgia si conclude questo nostro viaggio alle origini della storia. Da questo momento in poi l'uomo, ormai parte integrante di comunità ben precise ed organizzate, scoprì l'importanza della scrittura e cominciò a narrare, su tavolette di argilla molto grezze, la sua storia.

PICCOLO LESSICO

AMIGDALA

In greco significa «mandorla». Si tratta di uno strumento in pietra, tagliato su due facce, tipico del Paleolitico inferiore. Le pietre così scheggiate venivano impiegate sia come utensili, sia come armi (pugnali, punte di frecce, ecc.). La tecnica della lavorazione bifacciale, applicata dall'Homo erectus, è il primo passo verso la produzione degli utensili e consta della levigatura di ambedue le facce della pietra. In questo modo l'attrezzo risultava molto più affilato e quindi più tagliente di quelli precedenti.

ARCHEOLOGIA

(dal greco "Archailogia", da "Archaios", antico e "Logos", discorso). È una scienza abbastanza recente, nacque infatti soltanto 120 anni fa per iniziativa privata; si prefigge di collocare nel periodo storico esatto e nella cultura di provenienza gli oggetti antichi ritrovati durante gli scavi, e solo con essa si è potuto effettuare uno studio serio delle antiche civiltà. Spesso gli scavi archeologici hanno portato alla luce materiale umano, animale e materiale d'arte che ci ha permesso di ricostruire più fedelmente tradizioni, vita e civiltà dei primi uomini. Molti ritrovamenti sono stati fatti in tutta Europa; scavi di notevole importanza sono stati effettuati nella Valle del Vézère in Francia meridionale e nelle grotte di Altamira sul versante atlantico spagnolo. In Italia, a Villanova in Emilia, e sono stati ritrovati i resti di una vasta città che risale all'Età del Ferro. A Neanderthal in Germania è stato scoperto lo scheletro di uomo che pare abbia origini lontanissime nel tempo, ed è stato appunto battezzato dagli archeologi Uomo di Neanderthal; anche in Medio Oriente, in Asia ed in Africa, dove fiorirono civiltà antichissime, sono stati effettuati molti ritrovamenti. Nelle Americhe infine sono state rinvenute testimonianze di culture precolombiane.

L'evoluzione dell'uomo: l'uomo di Neanderthal

COMPSOGNATHUS

Gruppo di piccoli dinosauri carnivori, con caratteristiche da uccello, vissuti durante il Giurassico superiore. Buoni cacciatori, erano dotati di vista acuta con arti posteriori simili a quelli di un uccello mentre quelli anteriori, più corti, terminavano in zampe dotate di due dita ricurve.

Modello tridimensionale di Compsognathus

DEINONYCHUS

Dinosauro carnivoro bipede di media taglia vissuto nel Cretaceo inferiore. Aveva il corpo leggero, sostenuto da arti forti ma agili; il secondo dito della zampa recava un artiglio retrattile a forma di falce, della lunghezza di 13 cm, con cui colpiva le prede.

Modello tridimensionale di Deinonychus

ERE GEOLOGICHE

Sono i periodi in cui si suddivide la storia della terra. Esse sono: l'Era Arcaica, l'Era Paleozoica, l'Era Mesozoica, l'Era Cenozoica e l'Era Antropozoica. Durante l'Era Arcaica la massa di materia che costituisce la terra subì un consolidamento e apparvero le prime forme di vita elementarissime. Durante l'Era Paleozoica apparvero i primi animali e i primi vegetali. Durante l'Era Mesozoica apparvero i primi dinosauri e brontosauri. L'Era Cenozoica fu caratterizzata da enormi cambiamenti della terra e dalla comparsa dei primi mammiferi. Nell'Era Antropozoica ci fu un'estensione dei ghiacciai, che toccarono le zone che noi oggi chiamiamo temperate e, soprattutto, comparvero i primi ominidi.

GALLIMIMUS

Struzzo preistorico vissuto durante il Cretaceo inferiore. Aveva un'ossatura leggera con arti inferiori snelli e arti superiori corti. Aveva un capo di piccole dimensioni terminante in un becco largo. La sua arma di difesa contro i predatori era la velocità, e sicuramente erano in pochi i predatori capaci di raggiungerlo.

Modello tridimensionale di Gallimimus

GRAFFITI

Prime rappresentazioni artistiche dell'uomo. I più famosi graffiti, che spesso rappresentano scene di caccia, sono quelli di Lascaux (Dordogna), di Tassili (Algeria, Sahara centrale) e della Valcamonica (Brescia).

PARASAUROLOPHUS

Dinosauro erbivoro vissuto nel Cretaceo superiore. Agile corridore, possedeva una vista e un odorato eccellenti. Sulla testa era dotato di un corno cavo, lungo circa 2 metri, che serviva da cassa di risonanza durante il corteggiamento.

Modello tridimensionale di Parasaurolophus

PTERODATTILO

Rettile volante dell'ordine degli Pterosauri, comparso nel Triassico superiore ed estinto nel Cretaceo superiore. Era dotato di due pliche cutanee tese tra il quarto dito, allungatissimo, di ciascun arto superiore e il corrispondente arto inferiore, che gli consentivano di veleggiare lanciandosi da alti dirupi e sfruttando le correnti.

Modello tridimensionale di Pterodattilo

TIRANNOSAURO

Dinosauro fossile del Cretaceo, caratterizzato da cranio di grosse dimensioni, dotato di forte dentatura, e da robuste zampe posteriori che sorreggevano il corpo.

È stato uno dei carnivori terrestri più grossi mai vissuti.

Si conosce una sola specie: il Tyrannosaurus rex.

Modello tridimensionale di Tirannosauro

TRICERATOPO

Rettile fossile del tardo Cretaceo, appartenente alla famiglia dei Ceratopidi.

Erbivoro, era lungo fino a 8 metri, con il capo munito di tre corna, due più lunghe sulla fronte e una più corta posizionata sul naso, e il muso terminante a becco di pappagallo, con il quale era in grado di tagliare il ramo di un albero.

Modello tridimensionale di Triceratopo

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