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I Longobardi.

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Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro Paese.
John Fitzgerald Kennedy

La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

Le Caratteristiche dei Longobardi

L'Italia longobarda

L'Italia sotto i Longobardi

Il monachesimo e la chiesa

La corona ferrea

Piccolo lessico

Amanuense

Corpus Juris Civilis

Editto di Rotari

Esarca

Faida

Guidrigildo

Longobardi

Personaggi celebri

Benedetto da Norcia, Santo

Teodolinda

Riassunto cronologico

STORIA ANTICA - I LONGOBARDI

LE CARATTERISTICHE

I Longobardi, appartenenti alla stirpe germanica, passarono alla storia come il popolo barbaro più violento e più rozzo.

Originari della regione baltica, erano caratterizzati dalla lunga ed ispida barba e da un particolare modo di tagliarsi i capelli:

essi infatti li accorciavano sulla nuca, lasciandoli invece crescere sul davanti, in modo da farne delle trecce che cadevano sulle tempie.

Nel VI secolo, guidati dal re Alboino, penetrarono in Pannonia (l'odierna Ungheria) dove sconfissero la popolazione germanica dei Gepidi e uccisero il loro capo Cunimondo.

Sotto la pressione degli Avari, nel 568, Alboino calò in Italia dove i Bizantini avevano ricostruito l'unità della penisola sotto il loro dominio.

Nell'aprile dello stesso anno i Longobardi, dopo aver attraversato il Friuli, occuparono la Pianura Padana costringendo le forze bizantine a ritirarsi nelle città costiere, dove potevano fruire dell'appoggio delle flotte e dei castelli fortificati.

Una volta occupata la Lombardia (che da loro prese il nome) e designata Pavia come loro capitale, i Longobardi si spinsero verso l'Italia centrale e meridionale.

Nel 603 i Bizantini e i Longobardi giunsero ad un accordo che, oltre a prevedere il reciproco impegno di non belligeranza, stabilì le relative sfere di influenza.

La penisola italiana venne così suddivisa in due parti:

i Longobardi occuparono il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, parte dell'Emilia, la Toscana e i Ducati di Spoleto e di Benevento;

mentre i Bizantini mantennero il potere sulla Liguria, sulle coste del Veneto, sulla Romagna, sulla Sicilia, sulla Sardegna, sulla Calabria, su parte delle Puglie, sul Ducato di Perugia, sul Ducato di Napoli, sull'Esarcato (il Polesine) e sulla Pentapoli (formata dalle città di Rimini, Pesaro, Fano, Senigallia e Ancona).

L'Italia si trovò così ancora una volta frantumata e sotto il dominio di un popolo invasore.

L'invasione longobarda segnò l'inizio del Medioevo barbarico;

un'età di violenze e di decadenza, che vide la popolazione del nostro Paese sottoposta ad ogni genere di crudeltà e di ingiustizia.

L'ordinamento politico longobardo era basato su un regime monarchico;

il titolo di re non era ereditario ma elettivo.

Il re aveva il comando supremo delle truppe ed esercitava tutti gli altri poteri con l'aiuto ed il controllo di un consiglio di funzionari e magistrati, detti gasindi.

Lo Stato era suddiviso in ducati, a capo dei quali vi era un duca che, come vedremo, non sempre si dimostrò ubbidiente al volere del re.

Questa frammentazione dei poteri e l'autorità attribuita ai duchi, rappresentarono le reali cause dell'instabilità e della debolezza del Regno Longobardo.

L'ITALIA LONGOBARDA

Dopo la morte di Alboino, che nel 572 fu assassinato in seguito ad una congiura, il trono fu occupato dal duca di Bergamo, Clefi.

Il nuovo sovrano si dimostrò ben presto un barbaro sanguinario e si accanì inutilmente contro le popolazioni italiche:

ma anche lui, dopo soli due anni di potere, perì in un complotto.

Dopo la morte di Clefi, tra i vari duchi prevalse la tendenza a salvaguardare la propria autonomia;

pur combattendo uniti contro i Bizantini, i Longobardi non costituirono mai però un saldo organismo statale.

Il predominio dei duchi durò dieci anni (574-584), sino a quando, di fronte al pericolo di un'invasione da parte dei Franchi, i Longobardi si resero conto che la mancanza di un potere centrale li rendeva deboli e facilmente vulnerabili.

Così nel 584 salì al trono Autari, figlio di Clefi, al quale i vari duchi cedettero la metà delle loro terre con l'intenzione di rafforzarne il prestigio e la potenza.

Il nuovo sovrano sposò una principessa cattolica, Teodolinda, figlia del re dei Bavari;

la figura di questa donna rivestì un'importanza basilare nello sviluppo della cultura longobarda.

Ella infatti, con un'opera lenta e paziente, ebbe il merito di riuscire a convertire al cristianesimo un popolo rozzo e barbaro come quello dei Longobardi.

Morto Autari, la regina Teodolinda si risposò con Agilulfo, durante il regno del quale, grazie anche all'appoggio del papa Gregorio Magno, riuscì a convertire al cattolicesimo romano la corte (603).

Da questo momento i Longobardi iniziarono ad amalgamarsi con la popolazione locale.

Dopo la morte di Agilulfo, avvenuta nel 615, vi fu un altro ventennio di anarchia, che si concluse nel 636 con l'elezione a re del duca di Brescia, Rotari.

A lui si deve la compilazione della prima opera in campo giuridico dei Longobardi:

l'Editto di Rotari (Edictum regis Rotaris).

Questo codice, composto da 388 articoli, fu il primo ordinamento legislativo longobardo scritto, mentre in precedenza le leggi erano tramandate oralmente.

Senza dubbio inferiore alle opere romane, questo editto rappresenta comunque un passo avanti nella storia italiana, sia per la completezza dell'opera (tratta infatti anche dei reati contro le persone e del diritto familiare) sia per i contenuti civili (elimina la pratica della faida che viene sostituita con il guidrigildo).

All'inizio dell'VIII secolo salì al trono il più importante di tutti i re longobardi:

Liutprando.

Egli, deciso a condurre sino in fondo la lotta contro Bisanzio e ad impadronirsi di tutta la penisola, decise di instaurare dei rapporti più umani e più civili, sia con la popolazione locale sia con la Chiesa, il cui appoggio assumeva un'importanza determinante.

Per dimostrare le sue buone intenzioni Liutprando, nel 728, donò direttamente al pontefice il territorio di Sutri, dove la Chiesa possedeva vasti terreni agricoli.

Nonostante ciò il progetto di Liutprando fallì:

infatti la Chiesa, timorosa che la lotta fra Longobardi e Bizantini potesse recare danno alla sua libertà, chiese aiuto ai Franchi.

La minaccia franca, che durante i regni di Liutprando, di Astolfo e Desiderio, impedì ai Longobardi di raggiungere il proprio obiettivo, divenne una realtà nel 774.

Risale proprio a questa data la fine della dominazione longobarda in Italia.

In questa occasione i Franchi concessero ampi territori alla Chiesa e dopo aver portato re Desiderio in Francia, lo rinchiusero a vita in un monastero.

L'Italia sotto i Longobardii

L'Italia sotto i Longobardi

IL MONACHESIMO E LA CHIESA

Tra il VI e il VII secolo la Chiesa assunse un ruolo sempre più importante.

Pur non possedendo alcun esercito né un territorio su cui esercitare un potere temporale, essa godeva di un'autorità molto influente.

Ci basti pensare che Leone I riuscì a fermare Attila, salvando così l'Italia dall'incursione degli Unni.

Prescindendo poi dalle questioni politiche, la Chiesa ebbe il merito di aiutare in ogni momento le popolazioni italiche sottoposte ai barbari.

In questo senso, un enorme contributo fu apportato dal Monachesimo e dal suo fondatore Benedetto da Norcia.

Quest'ultimo, discendente da una famiglia nobile, dopo aver trascorso un periodo a Roma e aver tentato l'esperienza dell'eremitaggio sul Monte Subiaco, comprese la necessità di una organizzazione monastica non distaccata completamente dalla società, ma impegnata a parteciparvi tramite il proprio lavoro manuale ed intellettuale.

Su questa idea, nel 528, egli fondò il celebre monastero di Montecassino e l'ordine dei benedettini, i quali dovevano essere dei veri e propri ecclesiastici legati ai tre voti perpetui dell'obbedienza, della povertà e della castità.

Il Monachesimo, come sistema di vita, era nato in oriente nel IV secolo, Benedetto da Norcia, ispirato da questo esempio, seppe adattare il concetto di Monachesimo di quell'epoca.

Le grandi innovazioni da lui introdotte furono la regola della povertà e della rinuncia ad ogni proprietà personale e l'obbligo del lavoro all'interno del convento.

Il convento divenne così, in quell'oscuro periodo, oltre che luogo di rifugio, anche ospedale, ospizio, scuola e soprattutto un'autentica fucina di cultura.

Non va dimenticata l'opera svolta dagli amanuensi, impegnati nella trascrizione delle opere degli antichi scrittori pagani e cristiani.

Ovunque sorsero conventi e monasteri benedettini, attorno ai quali i campi abbandonati furono bonificati e coltivati, le strade ricostruite e le campagne lentamente ripopolate.

Un'altra figura che si distinse in questo periodo fu Gregorio I, soprannominato in seguito Magno.

Benché fisicamente debole e malaticcio, Gregorio Magno seppe svolgere un'opera eccezionale sia in campo spirituale che in campo politico.

Durante il suo papato si batté perché i latifondi ecclesiastici fossero spezzettati e distribuiti ai pastori della zona;

volle inoltre che le rendite dei terreni della Chiesa fossero distribuite ai poveri ed infine si batté con tutte le forze in difesa dei poveri e degli schiavi.

In campo politico riuscì a diffondere il cristianesimo anche presso popoli apparentemente inespugnabili:

in Inghilterra lo trasmise agli Angli e ai Sassoni, in Spagna ai Visigoti, in Italia ai Longobardi.

Roma così, dopo essere stata il centro politico per eccellenza, divenne la capitale del culto cristiano.

Il potere temporale dei papi ebbe il riconoscimento ufficiale nel 728:

in quell'anno re Liutprando fece dono alla Chiesa di Sutri, un territorio del Lazio.

Fu proprio in seguito a questa donazione che nacque lo Stato della Chiesa e, di conseguenza, quel potere temporale dei papi, che influenzerà fortemente la storia d'Italia, nei secoli a venire.

Lo Stato della Chiesa, successivamente cresciuto tramite altre donazioni, venne così a formare una barriera fra il nord e il sud dell'Italia.

LA CORONA FERREA

Teodolinda, figlia del re dei Bavari, fu per due volte di seguito principessa del Regno Longobardo. Infatti dopo aver sposato Autari, il quale regnò dal 584 al 590, alla morte di questi, Teodolinda divenne la compagna dell'erede al trono, Agilulfo. In occasione di queste seconde nozze, la regina fece costruire dagli artigiani bizantini una stupenda corona, passata in seguito alla storia con il nome di Corona Ferrea. Questo particolare gioiello è formato da un cerchio di ferro ricoperto da sei lamine d'oro, ornate a loro volta con 24 brillanti e 22 gemme di vario genere. Il fascino che questa corona ha sempre ispirato è strettamente collegato alla tradizione bizantina, secondo cui il cerchio di ferro posto al centro della corona fu ricavato da uno dei chiodi della croce di Gesù Cristo. Fu proprio questa leggenda che diede il nome di Corona Ferrea a questo particolare oggetto. La regina Teodolinda, che durante il suo regno si impegnò moltissimo a divulgare il cristianesimo fra il popolo dei Longobardi, donò la Corona Ferrea alla basilica di Monza (dove ancora oggi è custodita), da lei stessa fatta innalzare, in ricordo della conversione del suo popolo alla religione cristiana. L'opera di conversione impostata da Teodolinda e da papa Gregorio Magno portò moltissimi benefici sia alle popolazioni longobarde che a quelle italiche. I Longobardi ariani adottarono modi di vita meno primitivi e barbarici; mentre le popolazioni sottomesse incominciarono ad intravedere la possibilità di fusione fra le due genti.

PICCOLO LESSICO

AMANUENSE

Nome col quale si designano gli scrivani e i copisti dell'antichità e soprattutto del Medioevo. In quest'ultimo periodo gli amanuensi che trascrissero i classici greci e latini, erano quasi sempre monaci. Celebri per tale attività furono i Benedettini.

CORPUS JURIS CIVILIS

È l'opera che raccoglie i testi fondamentali della giurisprudenza romana; la raccolta fu da Giustiniano affidata a Triboniano e a 16 collaboratori, e comprende: il Novus Justinianus Codex, raccolta delle costituzioni imperiali precedenti; i Digesta o Pandectae, che sono costituiti dai principali scritti dei massimi giureconsulti romani antecedenti all'epoca di Giustiniano; le Novelle Institutiones, strumento fondamentale per l'insegnamento del diritto, basate principalmente sugli scritti di diritto romano; il Codex, seconda edizione di un primo codice sconosciuto agli storici; le Novellae, raccolta di disposizioni imperiali, ampliata anche in seguito alla morte di Giustiniano.

EDITTO DI ROTARI

Il 22 novembre 643, Rotari, re dei Longobardi dal 636, emanò un editto, col quale cercò di dare assetto unitario al suo popolo, fissandone l'ordinamento legislativo. Consiste di 388 capitoli di diritto penale e privato.

ESARCA

Originariamente era il titolo dei vescovi preposti alle diocesi orientali; nella seconda metà del VI secolo divenne il titolo dei governatori bizantini di Ravenna.

FAIDA

Usanza barbara per regolare la giustizia. Consisteva nella semplice vendetta da condurre con gli stessi mezzi utilizzati dal colpevole. Una sorta di «occhio per occhio, dente per dente».

GUIDRIGILDO

In sostituzione della faida, l'Editto di Rotari introdusse il guidrigildo. Esso consta semplicemente in un risarcimento in denaro per rimediare ai danni provocati all'offeso.

LONGOBARDI

L'origine di questo nome non è stata definita ancora oggi. Alcuni lo fanno risalire alla lunga barba che essi portavano e altri alle lunghe lance di cui erano armati. Dal termine Longobardi deriva il nome della regione italiana Lombardia (sviluppo di Longobardia).

PERSONAGGI CELEBRI

BENEDETTO DA NORCIA, SANTO

(480 ca-546 ca). Patriarca del monachesimo occidentale. Nato da nobile famiglia, studiò a Roma, che poi lasciò per condurre vita solitaria sui monti di Enfide. Chiamato a dirigere una comunità a Vicovaro, dovette abbandonarla rifugiandosi nella valle dell'Aniene poco a monte di Subiaco. Eresse nella zona 12 monasteri. Fu in seguito costretto a partire anche da quel luogo; arrivò a Cassino (529 circa); fece costruire gli oratori dedicati a San Martino e a San Giovanni Battista, il monastero, ove lo visitò Totila (542) e quello femminile, diretto dalla sorella di lui, Santa Scolastica.

TEODOLINDA

Regina dei Longobardi, figlia di Garibaldo duca di Baviera e moglie successivamente del re Autari e del fratello di lui Agilulfo. Morto anche quest'ultimo (616), Teodolinda tenne la reggenza fino al 625 per il figlio Adaloaldo. Favorì la conversione dei Longobardi dall'Arianesimo al Cattolicesimo (m. 628).

RIASSUNTO CRONOLOGICO

528: Benedetto da Norcia fonda il celebre Monastero di Montecassino.

568: I Longobardi entrano in Italia.

584: Autari viene eletto re dei Longobardi.

590: Muore Autari e gli succede Agilulfo.

636: Rotari viene eletto re dei Longobardi.

643: Promulgazione dell'Editto di Rotari.

728: Liutprando cede il territorio di Sutri al papa Gregorio II: nasce lo Stato della Chiesa.

756: Desiderio viene eletto re dei Longobardi.

773: I Franchi invocati dal papa scendono in Italia e battono i Longobardi di Desiderio.

774: Conquista di Pavia e crollo del Regno Longobardo.

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