STORIA ANTICA - GLI ARABI

I POPOLI DEL DESERTO

Attorno alla prima metà del VII secolo, mentre in Europa si andavano affermando i regni dei Longobardi e dei Franchi, nel vicino oriente si sviluppò un movimento politico-spirituale destinato a sconvolgere la storia europea. Il centro di questo fenomeno fu la penisola araba, che dal Golfo Persico si stende sino all'Oceano Indiano e al Mar Rosso.
L'Arabia, rimasta sempre isolata dalle altre civiltà, si presenta geograficamente poco idonea alla nascita di un unico grande Stato unitario. Le coste mancano di porti e l'entroterra è costituito da un immenso deserto di rocce e sabbie rosse. Mancano grandi fiumi e le piogge, torrenziali e di breve durata, cadono soltanto d'inverno e all'inizio della primavera. Solo dove le acque sotterranee affiorano creando le cosiddette oasi è possibile la coltivazione della terra e il sorgere di centri abitati.
Questa difficile situazione ambientale portò alla suddivisione in due diverse classi della popolazione semitica: i sedentari, dediti al lavoro della terra nelle oasi, e i beduini o «figli del deserto», che conducevano una vita nomade, fatta di razzie, di pastorizia e di rapine di bestiame. La maggioranza della popolazione, circa l'80%, apparteneva alla seconda classe. Fra i beduini erano valori particolarmente sentiti il sentimento dell'ospitalità, l'ammirazione per il coraggio e la fierezza personale.
Diviso in numerose tribù spesso in lotta tra loro, questo popolo non aveva mai manifestato alcuna aspirazione all'unità e all'espansione, ma intorno al VII secolo, l'opera di un solo uomo, Maometto, riuscì a mutare a tal punto l'assetto culturale e religioso di questo popolo da determinare una svolta storica di incalcolabile rilievo. Prima della predicazione di Maometto, che dichiarava di volersi riconnettere al fondamentale significato monoteista della Rivelazione Cristiana, il culto diffuso nelle numerose tribù beduine si richiamava alle concezioni animistiche, secondo cui in tutte le manifestazioni del reale risiede lo spirito divino, degno del tributo di atti di venerazione. Comune denominatore di questo quadro variegato di culti locali era costituito dall'omaggio universale tributato alla Kaaba, un meteorite devotamente custodito nel santuario della Mecca, e considerato come la suprema espressione del divino.
Le principali vie carovaniere dell'Arabia preislamica

MAOMETTO

Nel 571 nella Città Santa della Mecca nacque Ahmed, figlio di Abd Allah e di Amina, che passò alla storia con il nome di Maometto (ovvero «colui che merita lode»). Nato da una famiglia imparentata con i Qurayshiti ma povera, Maometto, rimasto orfano sin da bambino, fu allevato ed educato dal nonno paterno e da uno zio.
Per guadagnarsi da vivere fece sin da ragazzo il pastore e il cammelliere. Questo lavoro, tipicamente nomade, gli permise di visitare tutti i luoghi del suo Paese e soprattutto lo mise in contatto con le diverse religioni allora praticate, quali il paganesimo politeistico dei beduini e il monoteismo ebraico e cristiano. I suoi lunghi viaggi gli permisero inoltre di venire in contatto con tutte le tribù arabe e di acquisire una profonda dimestichezza con il loro spirito più autentico. La leggenda araba narra che, durante questo periodo, Maometto ebbe una visione straordinaria: l'Arcangelo Gabriele gli annunciò che l'unico dio era Allah e che lui era stato nominato inviato e profeta di Dio sulla terra.
Verso i trent'anni Maometto, nella ferma convinzione di essere il continuatore di una linea profetica iniziata con Mosè, si dedicò intensamente alla meditazione religiosa, gettando le basi per la sua futura opera di predicatore, investito di una suprema missione di illuminazione spirituale. La predicazione di Maometto, dapprima rivolta ad una cerchia ristretta di seguaci, riuscì, col passare del tempo, a guadagnarsi il favore degli strati più umili, infiammati dalla forza di un messaggio di speranza, nonostante la crescente ostilità della classe dirigente meccana, interessata alla preservazione degli interessi economici connessi al richiamo spiritualistico esercitato dalla Kaaba, quale meta di continui pellegrinaggi. Per sfuggire ad un sicuro assassinio, Maometto nel 622, seguito da un gruppo di fedelissimi, abbandonò la Mecca e si trasferì più a nord nella città di Yathrib, la futura Medina, ovvero «la città del Profeta». Secondo la tradizione, nella notte della fuga (Egira) splendeva in cielo una piccola falce di luna, che divenne il simbolo di tutto il mondo arabo. Il 622, anno dell'Egira, segnò l'inizio dell'era islamica.
A Medina, Maometto riuscì ad accrescere sensibilmente i suoi consensi, anche grazie al consolidamento del suo prestigio personale, derivante oltre che dall'indiscusso carisma di predicatore, anche dalla capacità di porsi come autorevole capo politico e militare, capace di mobilitare e di dirigere con successo anche ingenti schiere di seguaci. Fu proprio per questo suo ascendente politico che i settori più avveduti della classe dirigente coreiscita cominciarono a deporre il loro primitivo disprezzo per lasciar spazio ad una valutazione politica più obiettiva. Maometto aveva infatti condotto a termine operazioni militari di successo: dopo aver respinto, alla testa dei suoi fedeli, due spedizioni che la Mecca gli aveva inviato contro, Maometto si sentì abbastanza forte per iniziare una campagna contro i suoi antichi concittadini che avevano osato schernire la sua santa missione.
Nel 630, alla testa degli uomini di Medina, attraversò il deserto e, giunto alla Mecca, la occupò senza molte difficoltà. Il grande successo conseguito era dipeso, più che dall'aggressività delle azioni di guerra, da un'avveduta opera di negoziazione, che gli consentì di entrare nella città santa da trionfatore, risparmiando la vita di gran parte dei suoi avversari.
Due anni dopo (nel 632) Maometto morì a Medina, circondato da immensa venerazione, dopo aver fatto di questa città il centro politico e religioso di tutto il mondo arabo.

L'ISLAMISMO

Ai suoi discepoli Maometto insegnò che dovevano amare Allah abbandonandosi completamente alla sua volontà. I musulmani (da muslin » fedele, seguace) impararono così ad accettare serenamente tutto quello che Allah aveva deciso per loro.
Il testo sacro che raccoglie la piena espressione della dottrina di Maometto è il Corano: in esso sono contenute le rivelazioni comunicate al Profeta dall'Arcangelo Gabriele.
Il dogma principale dell'Islam è la fede in un unico Dio, Allah, creatore dell'universo, che si è rivelato al mondo per mezzo dei suoi profeti, dei quali Maometto deve essere considerato l'ultimo e il più grande.
Le regole fondamentali, dette pilastri, dell'Islam sono cinque: 1) la professione di fede: «non esiste altro dio che Allah e Maometto è il suo profeta». 2) l'obbligo di preghiera cinque volte al giorno. 3) l'elemosina rituale. 4) il digiuno nel mese di Ramadan. 5) il pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita. A questi fondamentali precetti deve essere aggiunto un altro essenziale elemento ideologico del complesso quadro dottrinale dell'islamismo: la legittimità della «guerra santa», la «jihad», come dovere imprescindibile di diffusione della fede, che si alimenta di uno spirito guerriero e di un'implacabile determinazione aggressiva, giungendo persino a contraddire la tendenza al fatalismo tipica dello spiritualismo islamico.

ESPANSIONISMO ARABO

Alla morte di Maometto, che non aveva eredi diretti né successori designati, gli Arabi scelsero come nuovo capo Abu Bekr, suocero del Profeta, a cui fu attribuito il titolo di «califfo», cioè di successore.
Abu Bekr nel 633 domò una rivolta di alcune tribù di beduini e, dopo aver salvato l'unità, morì nel 634.
Il successore, Omar Al-Khatab, fu l'artefice del movimento espansionistico arabo. Nel nome della guerra santa affrontò in primo luogo i Bizantini, che furono travolti dall'urto irresistibile della cavalleria araba in tre battaglie consecutive: gli Arabi si assicurarono così il predominio sulla Siria e sulla Palestina ed espugnarono le città di Damasco e Gerusalemme.
Nello stesso periodo un altro esercito arabo si spinse in Mesopotamia contro i Persiani: dopo aver conquistato la capitale Ctesifonte, nel 642, raggiunse il re nemico sull'altopiano iranico mentre si stava accingendo alla ritirata. L'Impero Persiano scomparve così dalla storia e gli Arabi, dopo aver conquistato tutte le restanti città, occuparono l'estrema regione orientale dell'impero.
La veloce cavalleria araba nel 640 combattè anche contro l'Egitto che, cinque anni più tardi, passò sotto l'autorità del califfo musulmano.
Alla morte di Omar, nel 644, il titolo passò a Othman, che proseguì vittoriosamente l'opera di conquista. Dopo l'annessione dell'Armenia, l'avanzata musulmana proseguì nell'Africa settentrionale, sino all'occupazione di Tripoli e della Tunisia. Negli stessi anni gli Arabi tentarono alcune battaglie sul mare, riuscendo a conquistare l'isola di Cipro. Durante il califfato di Othman scoppiarono all'interno della società araba alcuni conflitti: i familiari del sovrano, gli Omeiadi, approfittarono della situazione per occupare le cariche più importanti dello Stato. Questo atteggiamento suscitò la reazione violenta degli oppositori che, fomentando un'insurrezione popolare, travolsero Othman nel 656. Alla sua morte salì al potere Ali, cugino e genero di Maometto, il cui governo fu caratterizzato dal permanere di gravissimi conflitti. La disputa verteva sul diritto di successione che, secondo alcuni, spettava ai soli membri della famiglia del profeta, mentre, secondo altri, doveva essere fondata sulla designazione elettiva. A questo argomento più propriamente politico, si affiancavano anche motivi di aspra polemica religiosa. Nacque così lo scisma tra sunniti e sciiti, i primi convinti della necessità di integrare il Corano con l'insieme dei precetti che fanno parte del patrimonio tradizionale, i secondi, seguaci di Ali, sostenitori del principio dinastico e ostili a ogni revisione della versione originale del Corano. Dopo cinque anni di contrasti, salì al potere Moawia, fondatore della famiglia degli Omeiadi. Il nuovo sovrano riprese la politica espansionistica nel nome della guerra santa e aumentò la pressione verso l'Asia Minore e Bisanzio.
L'Impero d'Oriente, pur essendo minacciato per terra e per mare, riuscì a difendersi egregiamente; soprattutto nel 717, quando il valoroso imperatore bizantino, Leone III Isaurico, riuscì ad arrestare l'avanzata musulmana grazie alle poderose fortificazioni di Costantinopoli.
Più proficue furono le altre spedizioni ad est gli arabi riuscirono a raggiungere il fiume Indo, occupando le città di Samarcanda e di Kabul; mentre ad ovest, dopo aver conquistato tutta l'Africa mediterranea, superarono lo stretto di Gibilterra e, guidati dal capo Tariq, affrontarono i Visigoti.
Fu proprio in quest'occasione che il promontorio iberico, estremo lembo della Spagna di fronte all'Africa, venne chiamato Gebel el Tariq, cioè monte di Tariq, da cui derivò il nome odierno Gibilterra. Lo stesso generale sconfisse nella battaglia di Xeres de la Frontera il re dei Visigoti, Rodrigo, assicurandosi il passaggio verso i Pirenei.
Nel 732 la cavalleria araba si scontrò con la cavalleria pesante del popolo cattolico dei Franchi. Questi ultimi, guidati da Carlo Martello, avo di Carlomagno, sconfissero i musulmani e li respinsero oltre il confine montuoso dei Pirenei.
Un secolo esatto dopo la morte del profeta Maometto, i musulmani subirono la prima e più pesante sconfitta della loro storia.
Con la dinastia Omeiade, l'impero arabo si estese dall'Indo sino ai Pirenei e acquistò il controllo del Mar Mediterraneo, dove le flotte musulmane nel giro di pochi anni avrebbero conquistato la Corsica, la Sardegna, Creta e la Sicilia.

LA DECADENZA DEL DOMINIO ARABO

La crisi del regno arabo iniziò verso la metà dell'VIII secolo quando gli Omeiadi, per creare un'organizzazione statale adeguata alla vastità dell'impero, accentrarono il potere nelle loro mani. Questa situazione causò un notevole malcontento fra le popolazioni sottomesse, che si sentirono oppresse da una burocrazia estremamente fiscale.
La rivolta scoppiò fra il 747 e il 750 coinvolgendo un gran numero di uomini; a capo della ribellione erano i musulmani orientali guidati dalla famiglia degli Abbasidi. Nella battaglia sul fiume Zab, gli Abbasidi riuscirono a sterminare la famiglia regnante degli Omeiadi, il cui unico superstite si rifugiò in Spagna dove fu eletto emiro.
La rivolta abbaside, sentita soprattutto in Persia, portò ad una orientalizzazione del regno arabo, la cui capitale fu trasferita da Damasco a Bagdad, sulla sponda destra del fiume Tigri. Il carattere musulmano del nuovo Stato fu accentuato dalla nuova classe dirigente, composta in gran parte da Iranici, Curdi, Turchi e Berberi.
Il califfato abbaside durò circa mezzo millennio e vide il progressivo sgretolamento dell'unità statale. L'asiatizzazione dell'Impero comportò infatti l'allontanamento degli emirati più occidentali, che non riconobbero più l'autorità morale e politica del potere centrale. Soprattutto la Spagna, l'Egitto, l'Africa settentrionale e la stessa Arabia, incominciarono a sentirsi dipendenti dal califfato abbaside solo formalmente. Ma, nonostante la frantumazione dell'unità del regno, gli Arabi proseguirono vittoriosamente la campagna di espansione intrapresa da Omar. Nel IX secolo, dopo aver strappato la Sicilia ai bizantini, penetrarono nell'Italia meridionale occupando importanti città come Bari e Taranto. Nell'846 giunsero addirittura a minacciare la stessa Roma.
A questo punto è bene però precisare che la società araba non può essere paragonata a quella barbara che determinò il crollo dell'Impero Romano d'Occidente. Gli Arabi si dimostrarono ben più civilizzati delle popolazioni germaniche e durante il loro dominio si impegnarono costantemente nel miglioramento economico e sociale dei paesi occupati. Incrementarono i commerci, svilupparono nuove tecniche agricole, estesero la rete di irrigazione e costruirono splendidi palazzi e nuovi centri di cultura. Per molti aspetti il mondo arabo, in questo periodo, è nettamente superiore alla stessa Europa cristiana, nella quale stava nascendo il fenomeno del feudalesimo. Potremmo citare a questo proposito l'esempio dell'Andalusia, cioè la parte della Spagna che per circa settecento anni rimase sotto la dominazione araba con il nome di El Andaluz: questa regione conobbe un lungo periodo di prosperità grazie soprattutto alle innovazioni introdotte dagli Arabi nella coltivazione della terra.
Nonostante i progressi in campo scientifico e culturale, il regno arabo con il passare del tempo continuò ad indebolirsi e l'istituzione politico-religiosa del califfato cadde in crisi. Numerosi esponenti politici che apparentemente esaltavano la persona del califfo, in realtà tramavano per relegarlo in un ruolo marginale, che lo privasse del potere effettivo.
Il colpo di grazia all'Impero abbaside fu sferrato dai Mongoli nel 1256: in quell'occasione fu invasa la Persia e, due anni più tardi, la stessa Bagdad cadde nelle mani degli invasori. L'occupazione di Bagdad causò lo sgretolamento dell'Impero Arabo in tante piccole unità indipendenti. Gli Omeiadi mantennero il possesso della Spagna e fecero del loro regno andaluso di Granada uno degli Stati più fiorenti di tutto il Medio Evo; la famiglia degli Idrissidi mantenne la sovranità del Marocco; ed infine il califfato degli Afhlabiti continuò ad imporre la sua autorità sui territori della Tunisia. Questi territori passarono in seguito, insieme all'Egitto, sotto il dominio dei Fatimidi, una delle dinastie più importanti oltre a quella medio-orientale dei Buwahidi.
Ma il mondo islamico era ormai vittima di una crisi irreversibile e l'egemonia araba dovette ben presto cedere il passo ad una nuova potenza: quella dei Turchi.

LA MOSCHEA

Le moschee sono le chiese dei musulmani e sono generalmente composte da due parti ben distinte: la corte e il santuario.
La corte è una vasta area delimitata da un porticato, al centro della quale sorge una fontana; qui i fedeli si riuniscono e fanno le loro abluzioni prima di recarsi a pregare.
Il santuario è una grande sala sostenuta da colonne, dove i fedeli celebrano i loro riti e in cui è vietato portare le scarpe. Il santuario, al contrario delle chiese cristiane, è più largo che lungo ed è completamente vuoto. Non vi sono né banchi, né sedie, né altari: gli unici due punti di riferimento sono il Mihrab, una specie di nicchia che indica la direzione della Mecca, e il Minbar, una cattedra dall'altro della quale il predicatore pronuncia il sermone del venerdì (questo giorno è per i musulmani quello che per gli ebrei è il sabato e per i cristiani la domenica).
Il rito è molto semplice: i fedeli si inchinano e si inginocchiano verso la Mecca, su delle stuoie, e dicono le preghiere sotto la guida di un celebrante, il cosiddetto Iman. Non vi sono né canti né musica.
Una delle più famose moschee del mondo islamico è senza dubbio quella di Sidi Okba a Kairuan. Questa moschea fu costruita nel IX secolo e porta il nome del conquistatore arabo Sidi Okba, che nel 671 fondò la città di Kairuan, in Tunisia.
Interno di moschea musulmana

La moschea di Santa Sofia a Istanbul (Turchia)

LA CIVILTÀ MUSULMANA

Per riuscire a capire il successo della rapidissima espansione araba è necessario esaminare più attentamente il significato dell'islamismo. Maometto, attraverso il Corano, predicò l'uguaglianza degli uomini e considerò negativa la proprietà personale della terra e sospetta ed impura la ricchezza.
Queste parole, alle orecchie dei ceti più miseri dei regni bizantini e persiani, giunsero come una promessa di liberazione dalle gravi differenze sociali del tempo. Così i fermenti sociali, che nel V secolo scossero il mondo orientale, trovarono la loro espressione nell'islamismo. I popoli cristiani dell'Egitto e della Siria si affrettarono ad accogliere i soldati arabi come dei liberatori e a dichiararsi convertiti alla sacra parola di Maometto.
Ma nelle terre in cui si stabilirono, gli Arabi portarono molto di più: con il loro ingegno approfondirono scienze quali la geografia, l'astronomia, la medicina e ne crearono di nuove come l'algebra e la chimica.
L'agricoltura, sotto la loro guida, venne perfezionata ed arricchita con l'introduzione di nuove colture, fra cui il riso, la canna da zucchero, il melograno e il gelso. Gli arabi introdussero nuove tecniche di irrigazione e scoprirono l'energia sviluppata dai mulini. Secondo le descrizioni dell'epoca, le rive del Guadalquivir (Spagna) erano costellate di mulini a vento, di mulini ad acqua e di mulini natanti su zattere.
Anche nell'artigianato i prodotti ispano-arabi si rivelarono pregevoli, grazie al miglioramento delle tecniche di lavorazione dei tessuti, dei metalli, del cuoio e del vetro.
Gli Arabi tradussero i testi di Aristotele, di Archimede e di Euclide e divennero i primi maestri delle scuole di Salerno, di Palermo, di Cordova, di Granada, di Montpellier e di Parigi.
Intorno all'830, Muhammed ibn Khwarazmi introdusse in Europa un nuovo metodo di codificazione dei numeri affidato unicamente a dieci segni: sono le cosiddette «cifre arabe» che ancora oggi noi utilizziamo. Grazie a questa innovazione le scienze matematiche europee poterono giovarsi di una estrema semplificazione dei calcoli, cosa impossibile con il sistema di cifre romane (che non prevedeva lo «zero»).
Nel campo della filosofia vengono ancora oggi ricordati il cordovano Averroè e l'asiatico Avicenna, divulgatori delle dottrine aristoteliche.
Prima di concludere, vorremmo ricordare anche l'architettura araba che, con i suoi edifici, ha abbellito un gran numero di città, fra cui Damasco, Bagdad, Cartagine, Toledo e Granada.
Per tutte queste ragioni è possibile affermare che uno dei momenti essenziali dello sviluppo della civiltà europea si ebbe proprio in questo periodo grazie agli Arabi.

PICCOLO LESSICO

CALIFFO

Titolo con cui venivano chiamati i primi successori di Maometto, i quali avevano potere religioso e politico e dovevano tendere a convertire tutti i popoli del mondo alla fede di Maometto. Abu Bekr fu il primo califfo (632-634). Gli scismi crearono parecchi califfati, tra cui i principali furono quelli di Oriente, di Spagna e d'Egitto. I sultani di Costantinopoli tennero questo titolo fino al 1922; ma nel 1924 l'assemblea nazionale di Ankara (Turchia) abolì il califfato. L'unità religiosa maomettana è tenuta dagli ulema, cioè dai dottori.

CORANO

Questo termine, derivante dall'arabo Qur an, significa semplicemente «recitazione» o «lettura». Il Corano, testo sacro dell'islamismo, oltre a contenere delle preghiere, detta le regole e le leggi relative al comportamento e alle abitudini sociali cui tutti gli Arabi devono sottomettersi.

ELEMOSINA LEGALE

L'elemosina di cui parla il Corano è una specie di tassa che gli Arabi dovevano pagare all'amministrazione pubblica. Siccome l'islamismo proibiva ogni tipo di ricchezza e di proprietà privata, con l'elemosina i cittadini più ricchi compivano una specie di atto di restituzione; era quindi un gesto di valore religioso con cui chi possedeva di più ristabiliva la giustizia violata.

ISLAM

Significa «soggezione al potere di Allah». Secondo la leggenda Maometto sognò una notte l'Arcangelo Gabriele che gli porgeva uno scritto da leggere. Egli era pressoché analfabeta, ma la volontà di Allah fu tale che il Profeta riuscì a leggere il comandamento di Dio.

LE TRIBÙ DEI BEDUINI

Fin dai tempi più antichi la popolazione beduina è ripartita in tribù costituite da grandi famiglie con legami di parentela e aggregate in modo da formare la cosiddetta «Ailat». Tale organizzazione di carattere familiare pone a capo dell'«Ailat» l'uomo più anziano, il patriarca, dotato di ampi poteri. Un giudice, detto «Qadi», era preposto all'amministrazione della giustizia: egli era uno della tribù e veniva eletto dall'assemblea dei vari capi dell'«Ailat». Per quanto elettiva, tale carica diveniva generalmente peculiarità sempre della stessa famiglia, che se la tramandava di generazione in generazione; l'esplicazione di tale importante compito sociale veniva quindi ricompensata in natura, per lo più con l'offerta di capre. Il «Majilis», o assemblea dei capi delle diverse «Ailat», si riuniva ogniqualvolta si dovesse prendere una decisione riguardante tutta la «tribù» o «Qabilah».

MOSCHEA

È il tempio sacro alla fede islamica. Detta dagli Arabi mashgid, è il luogo in cui i fedeli leggono e discutono i passi del Corano. È vietato, secondo la tradizione araba, entrare in una moschea calzando le scarpe.

MUEZZIN

Sono i sacerdoti islamici che all'interno delle moschee guidano le preghiere dei fedeli.

RAMADAN

È il nome del nono mese dell'anno lunare dei musulmani, durante il quale i fedeli devono osservare il più rigoroso digiuno diurno.

SURE

Sono le parti di cui è composto il Corano. Esse sono in totale 114 e contengono 6.206 versetti.

PERSONAGGI CELEBRI

ABU BEKR

Fu il successore di Maometto e il primo regnante arabo a fregiarsi del titolo di califfo. Fu fedele amico e suocero del sommo Profeta. Nel 622 durante l'Egira (in arabo Hidschra), ovvero la fuga dalla Mecca, accompagnò Maometto nel suo cammino verso la città di Medina. Nonostante la mitezza del carattere si dimostrò inflessibile custode dell'eredità ricevuta da Maometto. Morì nel 634 dopo soli due anni di governo.

OMAR

Fu il successore di Abu Bekr e regnò dal 634 al 644. Durante i dieci anni del suo regno, l'Impero Arabo estese il suo dominio a dismisura. Realizzando la conquista della Persia, della Siria, dell'Egitto e della Palestina in meno di dieci anni, Omar passò alla storia come uno dei più grandi e più rapidi conquistatori. Morì nel 664, circondato dall'ammirazione del suo popolo.

RIASSUNTO CRONOLOGICO


570: Maometto nasce a La Mecca.

594: In seguito ad alcune visioni Maometto inizia a predicare la fede islamica.

622: La predicazione di Maometto suscita ostilità tra i ricchi abitanti della Mecca. Per sfuggire alle persecuzioni, Maometto fugge a Yathrib, poi chiamata Medina (= «la città»). Dopo varie spedizioni Maometto conquista la Mecca (630) e unifica l'Arabia nel segno dell'Islam.

630-632: Maometto rientra trionfalmente a La Mecca e inserisce nel culto islamico la Kaaba. Maometto muore nel 632.

632-634: Il califfo Abu Bekr (suocero di Maometto) doma le tribù arabe dissidenti.

634-644: Il califfo Omar attua le prime conquiste arabe: la Siria e la Palestina, la Persia (636-643), l'Egitto (642).

656-661: Il califfo Alì sposta la capitale da Medina a Kufa.

661-680: Il califfo Muawija sposta la capitale da Kufa a Damasco e fonda la dinastia degli Omayyadi. L'espansione islamica prosegue verso Kabul, Buchara e Samarcanda. Inizio della diffusione dell'Islam tra i Berberi.

685-705: Abd Al-Malik reprime le rivolte degli Sciiti (seguaci di Alì) e dei kharigiti, ed estende il dominio arabo nell'Africa settentrionale conquistando Cartagine. (698).

705-715: Sotto il califfo Walid I l'Impero islamico raggiunge la sua massima estensione con la conquista della Bactriana, della Sogdiana, della Fergana e del Sind. Gli Arabi conquistano il Regno visigotico di Spagna (711-712).

717-720: Califfato di Omar II. L'assedio di Bisanzio si conclude con una sconfitta della flotta araba.

724-743: Califfato di Hisham. Nel 732 il maestro di palazzo dei Franchi, Carlo Martello, arresta l'avanzata a Poitiers.

744-750: Il califfo Marwan viene sconfitto da Abu-'l-Abbas fondatore della dinastia abbaside.

750-754: Califfato di Abu-'l-Abbas. Nel 751 gli Arabi sconfiggono i Cinesi a Talas.

754-775: Il califfo Abu-Giafar fonda la nuova capitale Bagdad (762) e adotta la struttura amministrativa persiana e bizantina.

756: L'unico Omayyade sopravvissuto, Abd Ar ahman, fonda in Spagna l'emirato di Cordova.

786-809: Califfato di Harun al-Rashid. Nel Marocco la dinastia degli Idrisidi si rende indipendente.

824: Conquista araba di Creta (riconquistata dai Bizantini nel 961).

827-903: Gli Aghlabiti conquistano la Sicilia e invadono le coste sarde.

IX-XIII sec.: Conflitti interni, rivolte sciite e ascesa di dinastie indipendenti privano di poteri reali i califfi, che restano i capi religiosi dell'Islam, ma perdono i loro poteri politici amministrativi.

55: I Turchi Selgiuchidi si impadroniscono di Bagdad.

58: I Mongoli distruggono Bagdad e mettono fine alla dinastia abbaside.
 

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