I POPOLI DEL DESERTO
Attorno alla prima
metà del VII secolo, mentre in Europa si andavano affermando i regni dei
Longobardi e dei Franchi, nel vicino oriente si sviluppò un movimento
politico-spirituale destinato a sconvolgere la storia europea. Il centro di
questo fenomeno fu la penisola araba, che dal Golfo Persico si stende sino
all'Oceano Indiano e al Mar Rosso.
L'Arabia, rimasta sempre isolata dalle
altre civiltà, si presenta geograficamente poco idonea alla nascita di un
unico grande Stato unitario. Le coste mancano di porti e l'entroterra è
costituito da un immenso deserto di rocce e sabbie rosse. Mancano grandi fiumi e
le piogge, torrenziali e di breve durata, cadono soltanto d'inverno e all'inizio
della primavera. Solo dove le acque sotterranee affiorano creando le cosiddette
oasi è possibile la coltivazione della terra e il sorgere di centri
abitati.
Questa difficile situazione ambientale portò alla
suddivisione in due diverse classi della popolazione semitica: i sedentari,
dediti al lavoro della terra nelle oasi, e i beduini o «figli del
deserto», che conducevano una vita nomade, fatta di razzie, di pastorizia e
di rapine di bestiame. La maggioranza della popolazione, circa l'80%,
apparteneva alla seconda classe. Fra i beduini erano valori particolarmente
sentiti il sentimento dell'ospitalità, l'ammirazione per il coraggio e la
fierezza personale.
Diviso in numerose tribù spesso in lotta tra
loro, questo popolo non aveva mai manifestato alcuna aspirazione
all'unità e all'espansione, ma intorno al VII secolo, l'opera di un solo
uomo, Maometto, riuscì a mutare a tal punto l'assetto culturale e
religioso di questo popolo da determinare una svolta storica di incalcolabile
rilievo. Prima della predicazione di Maometto, che dichiarava di volersi
riconnettere al fondamentale significato monoteista della Rivelazione Cristiana,
il culto diffuso nelle numerose tribù beduine si richiamava alle
concezioni animistiche, secondo cui in tutte le manifestazioni del reale risiede
lo spirito divino, degno del tributo di atti di venerazione. Comune denominatore
di questo quadro variegato di culti locali era costituito dall'omaggio
universale tributato alla Kaaba, un meteorite devotamente custodito nel
santuario della Mecca, e considerato come la suprema espressione del
divino.
Le principali vie carovaniere dell'Arabia preislamica
MAOMETTO
Nel 571 nella Città Santa della Mecca
nacque Ahmed, figlio di Abd Allah e di Amina, che passò alla storia con
il nome di Maometto (ovvero «colui che merita lode»). Nato da una
famiglia imparentata con i Qurayshiti ma povera, Maometto, rimasto orfano sin da
bambino, fu allevato ed educato dal nonno paterno e da uno zio.
Per
guadagnarsi da vivere fece sin da ragazzo il pastore e il cammelliere. Questo
lavoro, tipicamente nomade, gli permise di visitare tutti i luoghi del suo Paese
e soprattutto lo mise in contatto con le diverse religioni allora praticate,
quali il paganesimo politeistico dei beduini e il monoteismo ebraico e
cristiano. I suoi lunghi viaggi gli permisero inoltre di venire in contatto con
tutte le tribù arabe e di acquisire una profonda dimestichezza con il
loro spirito più autentico. La leggenda araba narra che, durante questo
periodo, Maometto ebbe una visione straordinaria: l'Arcangelo Gabriele gli
annunciò che l'unico dio era Allah e che lui era stato nominato inviato e
profeta di Dio sulla terra.
Verso i trent'anni Maometto, nella ferma
convinzione di essere il continuatore di una linea profetica iniziata con
Mosè, si dedicò intensamente alla meditazione religiosa, gettando
le basi per la sua futura opera di predicatore, investito di una suprema
missione di illuminazione spirituale. La predicazione di Maometto, dapprima
rivolta ad una cerchia ristretta di seguaci, riuscì, col passare del
tempo, a guadagnarsi il favore degli strati più umili, infiammati dalla
forza di un messaggio di speranza, nonostante la crescente ostilità della
classe dirigente meccana, interessata alla preservazione degli interessi
economici connessi al richiamo spiritualistico esercitato dalla Kaaba, quale
meta di continui pellegrinaggi. Per sfuggire ad un sicuro assassinio, Maometto
nel 622, seguito da un gruppo di fedelissimi, abbandonò la Mecca e si
trasferì più a nord nella città di Yathrib, la futura
Medina, ovvero «la città del Profeta». Secondo la tradizione,
nella notte della fuga (Egira) splendeva in cielo una piccola falce di luna, che
divenne il simbolo di tutto il mondo arabo. Il 622, anno dell'Egira,
segnò l'inizio dell'era islamica.
A Medina, Maometto riuscì
ad accrescere sensibilmente i suoi consensi, anche grazie al consolidamento del
suo prestigio personale, derivante oltre che dall'indiscusso carisma di
predicatore, anche dalla capacità di porsi come autorevole capo politico
e militare, capace di mobilitare e di dirigere con successo anche ingenti
schiere di seguaci. Fu proprio per questo suo ascendente politico che i settori
più avveduti della classe dirigente coreiscita cominciarono a deporre il
loro primitivo disprezzo per lasciar spazio ad una valutazione politica
più obiettiva. Maometto aveva infatti condotto a termine operazioni
militari di successo: dopo aver respinto, alla testa dei suoi fedeli, due
spedizioni che la Mecca gli aveva inviato contro, Maometto si sentì
abbastanza forte per iniziare una campagna contro i suoi antichi concittadini
che avevano osato schernire la sua santa missione.
Nel 630, alla testa
degli uomini di Medina, attraversò il deserto e, giunto alla Mecca, la
occupò senza molte difficoltà. Il grande successo conseguito era
dipeso, più che dall'aggressività delle azioni di guerra, da
un'avveduta opera di negoziazione, che gli consentì di entrare nella
città santa da trionfatore, risparmiando la vita di gran parte dei suoi
avversari.
Due anni dopo (nel 632) Maometto morì a Medina,
circondato da immensa venerazione, dopo aver fatto di questa città il
centro politico e religioso di tutto il mondo arabo.
L'ISLAMISMO
Ai suoi discepoli Maometto insegnò che
dovevano amare Allah abbandonandosi completamente alla sua volontà. I
musulmani (da muslin » fedele, seguace) impararono così ad accettare
serenamente tutto quello che Allah aveva deciso per loro.
Il testo sacro
che raccoglie la piena espressione della dottrina di Maometto è il
Corano: in esso sono contenute le rivelazioni comunicate al Profeta
dall'Arcangelo Gabriele.
Il dogma principale dell'Islam è la fede in
un unico Dio, Allah, creatore dell'universo, che si è rivelato al mondo
per mezzo dei suoi profeti, dei quali Maometto deve essere considerato l'ultimo
e il più grande.
Le regole fondamentali, dette pilastri, dell'Islam
sono cinque: 1) la professione di fede: «non esiste altro dio che Allah e
Maometto è il suo profeta». 2) l'obbligo di preghiera cinque volte
al giorno. 3) l'elemosina rituale. 4) il digiuno nel mese di Ramadan. 5) il
pellegrinaggio alla Mecca almeno una volta nella vita. A questi fondamentali
precetti deve essere aggiunto un altro essenziale elemento ideologico del
complesso quadro dottrinale dell'islamismo: la legittimità della
«guerra santa», la «jihad», come dovere imprescindibile di
diffusione della fede, che si alimenta di uno spirito guerriero e di
un'implacabile determinazione aggressiva, giungendo persino a contraddire la
tendenza al fatalismo tipica dello spiritualismo islamico.
ESPANSIONISMO ARABO
Alla morte di Maometto, che non aveva eredi
diretti né successori designati, gli Arabi scelsero come nuovo capo Abu
Bekr, suocero del Profeta, a cui fu attribuito il titolo di «califfo»,
cioè di successore.
Abu Bekr nel 633 domò una rivolta di
alcune tribù di beduini e, dopo aver salvato l'unità, morì
nel 634.
Il successore, Omar Al-Khatab, fu l'artefice del movimento
espansionistico arabo. Nel nome della guerra santa affrontò in primo
luogo i Bizantini, che furono travolti dall'urto irresistibile della cavalleria
araba in tre battaglie consecutive: gli Arabi si assicurarono così il
predominio sulla Siria e sulla Palestina ed espugnarono le città di
Damasco e Gerusalemme.
Nello stesso periodo un altro esercito arabo si
spinse in Mesopotamia contro i Persiani: dopo aver conquistato la capitale
Ctesifonte, nel 642, raggiunse il re nemico sull'altopiano iranico mentre si
stava accingendo alla ritirata. L'Impero Persiano scomparve così dalla
storia e gli Arabi, dopo aver conquistato tutte le restanti città,
occuparono l'estrema regione orientale dell'impero.
La veloce cavalleria
araba nel 640 combattè anche contro l'Egitto che, cinque anni più
tardi, passò sotto l'autorità del califfo musulmano.
Alla
morte di Omar, nel 644, il titolo passò a Othman, che proseguì
vittoriosamente l'opera di conquista. Dopo l'annessione dell'Armenia, l'avanzata
musulmana proseguì nell'Africa settentrionale, sino all'occupazione di
Tripoli e della Tunisia. Negli stessi anni gli Arabi tentarono alcune battaglie
sul mare, riuscendo a conquistare l'isola di Cipro. Durante il califfato di
Othman scoppiarono all'interno della società araba alcuni conflitti: i
familiari del sovrano, gli Omeiadi, approfittarono della situazione per occupare
le cariche più importanti dello Stato. Questo atteggiamento
suscitò la reazione violenta degli oppositori che, fomentando
un'insurrezione popolare, travolsero Othman nel 656. Alla sua morte salì
al potere Ali, cugino e genero di Maometto, il cui governo fu caratterizzato dal
permanere di gravissimi conflitti. La disputa verteva sul diritto di successione
che, secondo alcuni, spettava ai soli membri della famiglia del profeta, mentre,
secondo altri, doveva essere fondata sulla designazione elettiva. A questo
argomento più propriamente politico, si affiancavano anche motivi di
aspra polemica religiosa. Nacque così lo scisma tra sunniti e sciiti, i
primi convinti della necessità di integrare il Corano con l'insieme dei
precetti che fanno parte del patrimonio tradizionale, i secondi, seguaci di Ali,
sostenitori del principio dinastico e ostili a ogni revisione della versione
originale del Corano. Dopo cinque anni di contrasti, salì al potere
Moawia, fondatore della famiglia degli Omeiadi. Il nuovo sovrano riprese la
politica espansionistica nel nome della guerra santa e aumentò la
pressione verso l'Asia Minore e Bisanzio.
L'Impero d'Oriente, pur essendo
minacciato per terra e per mare, riuscì a difendersi egregiamente;
soprattutto nel 717, quando il valoroso imperatore bizantino, Leone III
Isaurico, riuscì ad arrestare l'avanzata musulmana grazie alle poderose
fortificazioni di Costantinopoli.
Più proficue furono le altre
spedizioni ad est gli arabi riuscirono a raggiungere il fiume Indo, occupando le
città di Samarcanda e di Kabul; mentre ad ovest, dopo aver conquistato
tutta l'Africa mediterranea, superarono lo stretto di Gibilterra e, guidati dal
capo Tariq, affrontarono i Visigoti.
Fu proprio in quest'occasione che il
promontorio iberico, estremo lembo della Spagna di fronte all'Africa, venne
chiamato Gebel el Tariq, cioè monte di Tariq, da cui derivò il
nome odierno Gibilterra. Lo stesso generale sconfisse nella battaglia di Xeres
de la Frontera il re dei Visigoti, Rodrigo, assicurandosi il passaggio verso i
Pirenei.
Nel 732 la cavalleria araba si scontrò con la cavalleria
pesante del popolo cattolico dei Franchi. Questi ultimi, guidati da Carlo
Martello, avo di Carlomagno, sconfissero i musulmani e li respinsero oltre il
confine montuoso dei Pirenei.
Un secolo esatto dopo la morte del profeta
Maometto, i musulmani subirono la prima e più pesante sconfitta della
loro storia.
Con la dinastia Omeiade, l'impero arabo si estese dall'Indo
sino ai Pirenei e acquistò il controllo del Mar Mediterraneo, dove le
flotte musulmane nel giro di pochi anni avrebbero conquistato la Corsica, la
Sardegna, Creta e la Sicilia.
LA DECADENZA DEL DOMINIO ARABO
La crisi del regno arabo iniziò verso la
metà dell'VIII secolo quando gli Omeiadi, per creare un'organizzazione
statale adeguata alla vastità dell'impero, accentrarono il potere nelle
loro mani. Questa situazione causò un notevole malcontento fra le
popolazioni sottomesse, che si sentirono oppresse da una burocrazia estremamente
fiscale.
La rivolta scoppiò fra il 747 e il 750 coinvolgendo un gran
numero di uomini; a capo della ribellione erano i musulmani orientali guidati
dalla famiglia degli Abbasidi. Nella battaglia sul fiume Zab, gli Abbasidi
riuscirono a sterminare la famiglia regnante degli Omeiadi, il cui unico
superstite si rifugiò in Spagna dove fu eletto emiro.
La rivolta
abbaside, sentita soprattutto in Persia, portò ad una orientalizzazione
del regno arabo, la cui capitale fu trasferita da Damasco a Bagdad, sulla sponda
destra del fiume Tigri. Il carattere musulmano del nuovo Stato fu accentuato
dalla nuova classe dirigente, composta in gran parte da Iranici, Curdi, Turchi e
Berberi.
Il califfato abbaside durò circa mezzo millennio e vide il
progressivo sgretolamento dell'unità statale. L'asiatizzazione
dell'Impero comportò infatti l'allontanamento degli emirati più
occidentali, che non riconobbero più l'autorità morale e politica
del potere centrale. Soprattutto la Spagna, l'Egitto, l'Africa settentrionale e
la stessa Arabia, incominciarono a sentirsi dipendenti dal califfato abbaside
solo formalmente. Ma, nonostante la frantumazione dell'unità del regno,
gli Arabi proseguirono vittoriosamente la campagna di espansione intrapresa da
Omar. Nel IX secolo, dopo aver strappato la Sicilia ai bizantini, penetrarono
nell'Italia meridionale occupando importanti città come Bari e Taranto.
Nell'846 giunsero addirittura a minacciare la stessa Roma.
A questo punto
è bene però precisare che la società araba non può
essere paragonata a quella barbara che determinò il crollo dell'Impero
Romano d'Occidente. Gli Arabi si dimostrarono ben più civilizzati delle
popolazioni germaniche e durante il loro dominio si impegnarono costantemente
nel miglioramento economico e sociale dei paesi occupati. Incrementarono i
commerci, svilupparono nuove tecniche agricole, estesero la rete di irrigazione
e costruirono splendidi palazzi e nuovi centri di cultura. Per molti aspetti il
mondo arabo, in questo periodo, è nettamente superiore alla stessa Europa
cristiana, nella quale stava nascendo il fenomeno del feudalesimo. Potremmo
citare a questo proposito l'esempio dell'Andalusia, cioè la parte della
Spagna che per circa settecento anni rimase sotto la dominazione araba con il
nome di El Andaluz: questa regione conobbe un lungo periodo di prosperità
grazie soprattutto alle innovazioni introdotte dagli Arabi nella coltivazione
della terra.
Nonostante i progressi in campo scientifico e culturale, il
regno arabo con il passare del tempo continuò ad indebolirsi e
l'istituzione politico-religiosa del califfato cadde in crisi. Numerosi
esponenti politici che apparentemente esaltavano la persona del califfo, in
realtà tramavano per relegarlo in un ruolo marginale, che lo privasse del
potere effettivo.
Il colpo di grazia all'Impero abbaside fu sferrato dai
Mongoli nel 1256: in quell'occasione fu invasa la Persia e, due anni più
tardi, la stessa Bagdad cadde nelle mani degli invasori. L'occupazione di Bagdad
causò lo sgretolamento dell'Impero Arabo in tante piccole unità
indipendenti. Gli Omeiadi mantennero il possesso della Spagna e fecero del loro
regno andaluso di Granada uno degli Stati più fiorenti di tutto il Medio
Evo; la famiglia degli Idrissidi mantenne la sovranità del Marocco; ed
infine il califfato degli Afhlabiti continuò ad imporre la sua
autorità sui territori della Tunisia. Questi territori passarono in
seguito, insieme all'Egitto, sotto il dominio dei Fatimidi, una delle dinastie
più importanti oltre a quella medio-orientale dei Buwahidi.
Ma il
mondo islamico era ormai vittima di una crisi irreversibile e l'egemonia araba
dovette ben presto cedere il passo ad una nuova potenza: quella dei
Turchi.
LA MOSCHEA
Le moschee sono le chiese dei musulmani e sono
generalmente composte da due parti ben distinte: la corte e il
santuario.
La corte è una vasta area delimitata da un porticato, al
centro della quale sorge una fontana; qui i fedeli si riuniscono e fanno le loro
abluzioni prima di recarsi a pregare.
Il santuario è una grande sala
sostenuta da colonne, dove i fedeli celebrano i loro riti e in cui è
vietato portare le scarpe. Il santuario, al contrario delle chiese cristiane,
è più largo che lungo ed è completamente vuoto. Non vi sono
né banchi, né sedie, né altari: gli unici due punti di
riferimento sono il Mihrab, una specie di nicchia che indica la direzione della
Mecca, e il Minbar, una cattedra dall'altro della quale il predicatore pronuncia
il sermone del venerdì (questo giorno è per i musulmani quello che
per gli ebrei è il sabato e per i cristiani la domenica).
Il rito
è molto semplice: i fedeli si inchinano e si inginocchiano verso la
Mecca, su delle stuoie, e dicono le preghiere sotto la guida di un celebrante,
il cosiddetto Iman. Non vi sono né canti né musica.
Una delle
più famose moschee del mondo islamico è senza dubbio quella di
Sidi Okba a Kairuan. Questa moschea fu costruita nel IX secolo e porta il nome
del conquistatore arabo Sidi Okba, che nel 671 fondò la città di
Kairuan, in Tunisia.
Interno di moschea musulmana
La moschea di Santa Sofia a Istanbul (Turchia)
LA CIVILTÀ MUSULMANA
Per riuscire a capire il successo della
rapidissima espansione araba è necessario esaminare più
attentamente il significato dell'islamismo. Maometto, attraverso il Corano,
predicò l'uguaglianza degli uomini e considerò negativa la
proprietà personale della terra e sospetta ed impura la
ricchezza.
Queste parole, alle orecchie dei ceti più miseri dei
regni bizantini e persiani, giunsero come una promessa di liberazione dalle
gravi differenze sociali del tempo. Così i fermenti sociali, che nel V
secolo scossero il mondo orientale, trovarono la loro espressione
nell'islamismo. I popoli cristiani dell'Egitto e della Siria si affrettarono ad
accogliere i soldati arabi come dei liberatori e a dichiararsi convertiti alla
sacra parola di Maometto.
Ma nelle terre in cui si stabilirono, gli Arabi
portarono molto di più: con il loro ingegno approfondirono scienze quali
la geografia, l'astronomia, la medicina e ne crearono di nuove come l'algebra e
la chimica.
L'agricoltura, sotto la loro guida, venne perfezionata ed
arricchita con l'introduzione di nuove colture, fra cui il riso, la canna da
zucchero, il melograno e il gelso. Gli arabi introdussero nuove tecniche di
irrigazione e scoprirono l'energia sviluppata dai mulini. Secondo le descrizioni
dell'epoca, le rive del Guadalquivir (Spagna) erano costellate di mulini a
vento, di mulini ad acqua e di mulini natanti su zattere.
Anche
nell'artigianato i prodotti ispano-arabi si rivelarono pregevoli, grazie al
miglioramento delle tecniche di lavorazione dei tessuti, dei metalli, del cuoio
e del vetro.
Gli Arabi tradussero i testi di Aristotele, di Archimede e di
Euclide e divennero i primi maestri delle scuole di Salerno, di Palermo, di
Cordova, di Granada, di Montpellier e di Parigi.
Intorno all'830, Muhammed
ibn Khwarazmi introdusse in Europa un nuovo metodo di codificazione dei numeri
affidato unicamente a dieci segni: sono le cosiddette «cifre arabe»
che ancora oggi noi utilizziamo. Grazie a questa innovazione le scienze
matematiche europee poterono giovarsi di una estrema semplificazione dei
calcoli, cosa impossibile con il sistema di cifre romane (che non prevedeva lo
«zero»).
Nel campo della filosofia vengono ancora oggi ricordati
il cordovano Averroè e l'asiatico Avicenna, divulgatori delle dottrine
aristoteliche.
Prima di concludere, vorremmo ricordare anche l'architettura
araba che, con i suoi edifici, ha abbellito un gran numero di città, fra
cui Damasco, Bagdad, Cartagine, Toledo e Granada.
Per tutte queste ragioni
è possibile affermare che uno dei momenti essenziali dello sviluppo della
civiltà europea si ebbe proprio in questo periodo grazie agli
Arabi.
PICCOLO LESSICO
CALIFFO
Titolo con cui venivano
chiamati i primi successori di Maometto, i quali avevano potere religioso e
politico e dovevano tendere a convertire tutti i popoli del mondo alla fede di
Maometto. Abu Bekr fu il primo califfo (632-634). Gli scismi crearono parecchi
califfati, tra cui i principali furono quelli di Oriente, di Spagna e d'Egitto.
I sultani di Costantinopoli tennero questo titolo fino al 1922; ma nel 1924
l'assemblea nazionale di Ankara (Turchia) abolì il califfato.
L'unità religiosa maomettana è tenuta dagli ulema, cioè dai
dottori.
CORANO
Questo termine, derivante dall'arabo Qur an,
significa semplicemente «recitazione» o «lettura». Il
Corano, testo sacro dell'islamismo, oltre a contenere delle preghiere, detta le
regole e le leggi relative al comportamento e alle abitudini sociali cui tutti
gli Arabi devono sottomettersi.
ELEMOSINA LEGALE
L'elemosina di cui parla il Corano è una
specie di tassa che gli Arabi dovevano pagare all'amministrazione pubblica.
Siccome l'islamismo proibiva ogni tipo di ricchezza e di proprietà
privata, con l'elemosina i cittadini più ricchi compivano una specie di
atto di restituzione; era quindi un gesto di valore religioso con cui chi
possedeva di più ristabiliva la giustizia violata.
ISLAM
Significa «soggezione al potere di
Allah». Secondo la leggenda Maometto sognò una notte l'Arcangelo
Gabriele che gli porgeva uno scritto da leggere. Egli era pressoché
analfabeta, ma la volontà di Allah fu tale che il Profeta riuscì a
leggere il comandamento di Dio.
LE TRIBÙ DEI BEDUINI
Fin dai tempi più antichi la popolazione
beduina è ripartita in tribù costituite da grandi famiglie con
legami di parentela e aggregate in modo da formare la cosiddetta
«Ailat». Tale organizzazione di carattere familiare pone a capo
dell'«Ailat» l'uomo più anziano, il patriarca, dotato di ampi
poteri. Un giudice, detto «Qadi», era preposto all'amministrazione
della giustizia: egli era uno della tribù e veniva eletto dall'assemblea
dei vari capi dell'«Ailat». Per quanto elettiva, tale carica diveniva
generalmente peculiarità sempre della stessa famiglia, che se la
tramandava di generazione in generazione; l'esplicazione di tale importante
compito sociale veniva quindi ricompensata in natura, per lo più con
l'offerta di capre. Il «Majilis», o assemblea dei capi delle diverse
«Ailat», si riuniva ogniqualvolta si dovesse prendere una decisione
riguardante tutta la «tribù» o «Qabilah».
MOSCHEA
È il tempio sacro alla fede islamica. Detta dagli
Arabi mashgid, è il luogo in cui i fedeli leggono e discutono i passi del
Corano. È vietato, secondo la tradizione araba, entrare in una moschea calzando
le scarpe.
MUEZZIN
Sono i sacerdoti islamici che all'interno delle
moschee guidano le preghiere dei fedeli.
RAMADAN
È il nome del nono mese dell'anno lunare dei
musulmani, durante il quale i fedeli devono osservare il più rigoroso
digiuno diurno.
SURE
Sono le parti di cui è composto il Corano.
Esse sono in totale 114 e contengono 6.206 versetti.
PERSONAGGI CELEBRI
ABU BEKR
Fu il successore di
Maometto e il primo regnante arabo a fregiarsi del titolo di califfo. Fu fedele
amico e suocero del sommo Profeta. Nel 622 durante l'Egira (in arabo Hidschra),
ovvero la fuga dalla Mecca, accompagnò Maometto nel suo cammino verso la
città di Medina. Nonostante la mitezza del carattere si dimostrò
inflessibile custode dell'eredità ricevuta da Maometto. Morì nel
634 dopo soli due anni di governo.
OMAR
Fu il successore di Abu Bekr e regnò dal
634 al 644. Durante i dieci anni del suo regno, l'Impero Arabo estese il suo
dominio a dismisura. Realizzando la conquista della Persia, della Siria,
dell'Egitto e della Palestina in meno di dieci anni, Omar passò alla
storia come uno dei più grandi e più rapidi conquistatori.
Morì nel 664, circondato dall'ammirazione del suo popolo.
RIASSUNTO CRONOLOGICO
570: Maometto nasce a La Mecca.
594: In seguito ad alcune visioni Maometto inizia a predicare la
fede islamica.
622: La predicazione di Maometto suscita
ostilità tra i ricchi abitanti della Mecca. Per sfuggire alle
persecuzioni, Maometto fugge a Yathrib, poi chiamata Medina (= «la
città»). Dopo varie spedizioni Maometto conquista la Mecca (630) e
unifica l'Arabia nel segno dell'Islam.
630-632: Maometto rientra
trionfalmente a La Mecca e inserisce nel culto islamico la Kaaba. Maometto muore
nel 632.
632-634: Il califfo Abu Bekr (suocero di Maometto) doma le
tribù arabe dissidenti.
634-644: Il califfo Omar attua le
prime conquiste arabe: la Siria e la Palestina, la Persia (636-643), l'Egitto
(642).
656-661: Il califfo Alì sposta la capitale da Medina a
Kufa.
661-680: Il califfo Muawija sposta la capitale da Kufa a
Damasco e fonda la dinastia degli Omayyadi. L'espansione islamica prosegue verso
Kabul, Buchara e Samarcanda. Inizio della diffusione dell'Islam tra i Berberi.
685-705: Abd Al-Malik reprime le rivolte degli Sciiti (seguaci di
Alì) e dei kharigiti, ed estende il dominio arabo nell'Africa
settentrionale conquistando Cartagine. (698).
705-715: Sotto il
califfo Walid I l'Impero islamico raggiunge la sua massima estensione con la
conquista della Bactriana, della Sogdiana, della Fergana e del Sind. Gli Arabi
conquistano il Regno visigotico di Spagna (711-712).
717-720:
Califfato di Omar II. L'assedio di Bisanzio si conclude con una sconfitta della
flotta araba.
724-743: Califfato di Hisham. Nel 732 il maestro di
palazzo dei Franchi, Carlo Martello, arresta l'avanzata a Poitiers.
744-750: Il califfo Marwan viene sconfitto da Abu-'l-Abbas fondatore
della dinastia abbaside.
750-754: Califfato di Abu-'l-Abbas. Nel 751
gli Arabi sconfiggono i Cinesi a Talas.
754-775: Il califfo
Abu-Giafar fonda la nuova capitale Bagdad (762) e adotta la struttura
amministrativa persiana e bizantina.
756: L'unico Omayyade
sopravvissuto, Abd Ar ahman, fonda in Spagna l'emirato di Cordova.
786-809: Califfato di Harun al-Rashid. Nel Marocco la dinastia degli
Idrisidi si rende indipendente.
824: Conquista araba di Creta
(riconquistata dai Bizantini nel 961).
827-903: Gli Aghlabiti
conquistano la Sicilia e invadono le coste sarde.
IX-XIII sec.:
Conflitti interni, rivolte sciite e ascesa di dinastie indipendenti privano di
poteri reali i califfi, che restano i capi religiosi dell'Islam, ma perdono i
loro poteri politici amministrativi.
55: I Turchi Selgiuchidi si
impadroniscono di Bagdad.
58: I Mongoli distruggono Bagdad e mettono
fine alla dinastia abbaside.