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GEOGRAFIA - AFRICA - TANZANIA

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PRESENTAZIONE

La Tanzania si trova nell'Africa orientale, e confina a Nord con il Kenya e l'Uganda; a Sud con lo Zambia, il Malawi e il Mozambico; a Ovest con il Ruanda, il Burundi e la Repubblica Democratica del Congo. A Est si affaccia sull'Oceano Indiano, dove sono localizzate numerose isole comprese nel territorio nazionale; le principali sono: Zanzibar, Pemba e Mafia. Ha una superficie di 945.090 kmq e una popolazione di 32.793.000 abitanti con un densità media di 34 abitanti per kmq. La popolazione è costituita diversi gruppi etnici: Africani (97%), Asiatici (0,6%), Arabi (0,3%), Europei (0,1%). Le lingue ufficiali sono l' inglese e lo swahili. La popolazione pratica quasi equamente culti animistici (35%), musulmani (35%) e cristiani (30%). In base alla Costituzione del 1977, emendata nel 1985, la Tanzania è una Repubblica di tipo presidenziale. Il Presidente della Repubblica, titolare del potere esecutivo, è eletto a suffragio universale e con mandato di 5 anni (rinnovabile una sola volta) al pari dell'Assemblea Nazionale (232 seggi sono assegnati a deputati elettivi, 37 a donne di nomina governativa, 5 a membri della Camera dei rappresentanti di Zanzibar e 1 a un alto magistrato). L'unità monetaria è lo scellino della Tanzania. La capitale è Dodoma (203.833 ab.).

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IL TERRITORIO

Il territorio è in gran parte costituito dall'altopiano orientale africano di altezza media di circa 1.000 m, circondato da catene montuose prevalentemente di origine vulcanica. A Sud si innalzano i massicci dei Monti Livingstone e Kipengere (circa 3.000 m), mentre a Nord si ergono il Ngorongoro, il massiccio vulcanico più grande del mondo con un cratere di 40 km di diametro, il Meru (4.565) e il Kilimangiaro (5.895 m), la cima più alta del continente africano. Ad oriente l'altopiano digrada verso la piana costiera. La Tanzania è attraversata da numerosi fiumi che fanno capo ai grandi laghi e in seguito agli Oceani Atlantico e Indiano e al Mar Mediterraneo. Nell'area settentrionale il Lago Vittoria, il più esteso dell'Africa, alimenta il Nilo che sfocia nel Mediterraneo. A Ovest, nel Lago Tanganica, si gettano i fiumi che sfociano nell'Oceano Atlantico, mentre il Lago Malawi è tributario dell'Oceano Indiano. Il fiume più importante del Paese è il Rufiji che sfocia nell'Oceano Indiano. Le coste sono basse, frastagliate e fronteggiate da numerose isole. Il canale di Zanzibar, infatti divide l'isola e l'arcipelago omonimi dal continente. Il clima è tropicale, caldo-umido lungo la fascia costiera, mitigato dall'altitudine è più secco all'interno. Le piogge sono concentrate nei mesi di marzo e maggio e tra ottobre e dicembre.

Cartina della Tanzania

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IL KILIMANGIARO

Il massiccio del Kilimangiaro si trova nell'Africa nord-orientale, ai confini con il Kenya ed in esso si erge la più alta vetta del continente africano. La catena si eleva imponente sull'altopiano circostante e comprende un vulcano, attivo fino al Quaternario medio, avente un diametro di base di 90 km, e due vette principali: il Monte Kibo (5.895 m), coperto sul versante occidentale da ghiacciai nonostante la vicinanza all'Equatore, e il Monte Mawenzi (5.355 m). Densamente popolato, il massiccio è coltivato a cereali, caffè e banani fino a 1.600 m; è ricoperto di boschi fino a 3.000 m dove si incontrano lobelie, seneci e le caratteristiche eriche gigantesche che raggiungono anche i 5 metri di altezza. Invece più in alto è sfruttato come pascolo. Nel Kilimangiaro scorrono alcuni fiumi tra i quali ricordiamo il Galana e il Pangani-Ruvu. Proclamato parco nazionale, ospita alcune zone sfruttate turisticamente tra cui Moshi e Arusha, collegate per mezzo di linee ferroviarie ai centri costieri di Tanga in Tanzania e Mombasa nel Kenya. Il massiccio venne individuato nel 1848 dai missionari tedeschi J. Rebmann e J.L. Kapf. Ritrovamenti di manufatti in pietra testimoniano che la zona era già abitata in tempi antichi. La vetta di Kibo fu scalata per la prima volta dalla spedizione di H. Meyer e M. Purtscheller nel 1889. In seguito la cima fu meta di numerosissime spedizioni provenienti da tutto il mondo, che aprirono varie vie, alcune delle quali piuttosto impegnative. Alpinisti inglesi, tedeschi, svizzeri, sudafricani, americani e italiani raggiunsero punte minori, alcune delle quali portano nomi italiani come le guglie Cortina, Gorizia, Scoiattoli, Udine e la Torre Ghiglione.

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L'ECONOMIA

La Tanzania è un Paese essenzialmente povero e sottosviluppato a causa della carenza di risorse minerarie e della scarsa fertilità del terreno. Negli ultimi anni, inoltre, il Paese ha attraversato un periodo di recessione economica ed ha dovuto appoggiarsi ad aiuti internazionali e ad una politica di rigore. L'agricoltura, benché venga spesso danneggiata da periodi di siccità, è la principale risorsa del Paese; essa è praticata seguendo un programma di collettivizzazione, che non ha però dato i risultati previsti. Le colture principali riguardano caffè, mais, manioca, agrumi, ananas, palma da olio, canna da zucchero e cotone. Le isole Zanzibar e Pemba sono le più importanti fornitrici mondiali di chiodi di garofano e olio di garofano. Essenziali per l'alimentazione locale sono la produzione di miglio, frumento, sorgo, manioca e patate, oltre alla pesca, praticata principalmente nelle acque interne. I giacimenti minerari sono molto poveri e offrono scarsi quantitativi di diamanti, oro, stagno e carbone. Le maggiori attività industriali riguardano il settore manifatturiero, la lavorazione di prodotti alimentari, impianti chimici. Le principali esportazioni comprendono cotone, caffè, diamanti, tè, tabacco e chiodi di garofano. I porti principali si trovano a: Dar es Salaam, Tanga, Mtwara, Zanzibar; gli aeroporti principali sono Dar Es Salaam, Arusha, Mwanza, Tanga, Zanzibar. La rete stradale si estende per 88.200 km (di cui 3.704 asfaltati), quella ferroviaria per 3.570 km.

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CENNI STORICI

Nel Nord della Tanzania sono stati ritrovati i più antichi resti fossili della nostra specie che risalgono a milioni di anni fa. Fino al VII secolo d.C. non sappiamo però poi nulla di ciò che accadde nella maggior parte del continente africano. Tra il 695 e il 1550 nella regione fiorì una civiltà mercantile di cultura araba, in seguito cancellata dagli invasori portoghesi. Un secolo e mezzo più tardi, gli Arabi riuscirono a scacciare i Portoghesi. Si intensificò in quel periodo la tratta degli schiavi, principalmente a Kilxua e Zanzibar, al posto della fiorente civiltà precedente all’invasione portoghese. Dal 1698 al 1830 Zanzibar e la fascia costiera furono governati da un rappresentante del sultano dell’Oman, che si stabilì sull’isola. I suoi successori, dietro le pressioni degli Inglesi, divisero l’eredità separando definitivamente i due sultanati. Alla fine dell’Ottocento un avventuriero tedesco fondò una compagnia che ottenne immediatamente l’approvazione imperiale e cedette in affitto al sultano di Zanzibar la fascia costiera del Paese. Poiché anche gli Inglesi avevano stipulato un simile contratto, la Conferenza di Berlino, dovette riconoscere i diritti di entrambe le potenze. La spartizione delle zone di influenza nel 1886 riconosceva alla Germania il possesso di Tanganica, Burundi e Ruanda, mentre nel 1890 fu formalizzato il passaggio di Zanzibar a protettorato britannico. La rivolta musulmana sulla costa del Tanganica fu soffocata nel 1905 con un’azione congiunta delle truppe tedesche e inglesi. Dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale della Germania, la Società delle Nazioni assegnò il Tanganica agli Inglesi, mentre il Belgio si aggiudicò il Ruanda. Il Tanganikan African National Union (TANU), fondato nel 1954 da Julius Nyerere, canalizzò i sentimenti nazionalisti del popolo del Tanganica. Dopo sette anni di organizzazione e di lotta contro la discriminazione razziale e l’appropriazione delle terre tribali, nel 1961 il Tanganica conquistò l’indipendenza. Nyerere fu eletto presidente con una schiacciante maggioranza. Intanto, nel 1957, era nato a Zanzibar il Partito Afro-Shirazi. Quando nel dicembre del 1963 il potere fu trasferito dagli Inglesi nelle mani della minoranza araba, questo Governo fu deposto da una rivolta guidata dal Partito Afro-Shirazi e tre mesi dopo il Tanganica e Zanzibar si federavano, dando vita alla Repubblica Unita della Tanzania. Alla guida di Nyerere la Tanzania intraprese una politica estera basata sul non allineamento, la difesa dell’unità africana e l’appoggio incondizionato ai movimenti di liberazione, in particolare al FRELIMO del vicino Mozambico. Nel 1967 la TANU definì il socialismo come suo obiettivo. Dieci anni dopo la TANU e il Partito Afro-Shirazi si unificarono nel Chama Cha Mapinduzi (CCM) che inserì ufficialmente nel suo programma l’obiettivo di «costruire il socialismo sulla base dell’autosufficienza». Nell’ottobre del 1978 la Tanzania fu invasa dalle truppe ugandesi: si trattava di un chiaro tentativo del dittatore Idi Amin di consolidare il suo fronte interno e contemporaneamente indebolire l’attiva solidarietà della Tanzania nei confronti dei movimenti di liberazione dell’Africa australe.

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L’aggressione fu respinta in poche settimane e le truppe della Tanzania contribuirono decisamente alla sconfitta di Amin. Le spese militari ebbero un notevole peso sul bilancio statale che, alla fine degli anni Settanta, era fortemente in deficit. Nonostante i grandi sforzi compiuti dal Governo di Julius Nyerere, i villaggi «comunitari», dove si produceva una agricoltura di auto sostentamento, si svilupparono lentamente, a causa di problemi naturali, e non riuscirono ad eliminare l’esigenza di importare generi alimentari. Con la riduzione dei sussidi statali, molti di essi entrarono in crisi. Nel 1982 dal congresso del CCM una nuova generazione di dirigenti assunse posizioni di comando nel Governo e nel partito. Con Edward Sokoine, primo ministro dal 1983, il Governo avviò una campagna contro la corruzione ed adottò una politica più flessibile nei confronti del capitale straniero. Sokoine fu anche l’artefice di un riavvicinamento tra la Tanzania e il Kenya dopo la frattura apertasi nel 1977. Dopo la sua morte, il suo successore, Salim Ahmed Salim, proseguì una politica analoga. Dopo essere rimasto in carica per ventiquattro anni, il 25 novembre 1985 il presidente della Repubblica Julius Nyerere passò lo scettro del comando a Ali Hassan Mwinyi, eletto alle elezioni con il 92,20% dei voti. Nel 1986 fu avviato un piano di recupero economico elaborato dal governo di Mwinyi in base alle indicazioni della Banca Mondiale e del FMI. Le misure applicate tendevano ad incentivare il capitale privato. Il recupero dell’economia cominciò a dipendere dai finanziamenti promessi dagli organismi internazionali condizionati all’attuazione delle riforme strutturali richieste. L’apertura ai capitali privati non riuscì a risolvere i gravi problemi del Paese. Secondo alcuni studi condotti dall’UNICEF, la Tanzania figurava tra i trenta Paesi più poveri del mondo. Nel 1990 l’ex presidente Julius Nyerere si dichiarò per la prima volta favorevole al sistema pluripartitico. Secondo Nyerere, infatti, l’assenza di un partito di opposizione aveva contribuito a permettere che il CCM disattendesse il proprio programma politico trasformandosi in una classe politica lontana dal popolo. Nel febbraio del 1991 fu creata una commissione con l’incarico di avviare la trasformazione del sistema politico in Tanzania. Nel 1991 l’Organizzazione dei lavoratori della Tanzania (JUWATA) ruppe i vincoli che la legavano al CCM e pochi mesi dopo il leader dell’opposizione Oscar Kambona dichiarò la propria intenzione di tornare in Tanzania dopo 23 anni di esilio vissuti in Gran Bretagna per condurre la battaglia a favore del pluripartitismo, annunciando la fondazione dell’Alleanza democratica per la Tanzania. Tuttavia le elezioni nazionali svoltesi nel 1993 riconfermarono il ruolo dominante del partito Chama Cha Mapinduzi che ottenne l’89% contro l’11% dei restanti partiti.

 

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Nonostante la vittoria del partito di Governo, la difficile situazione socioeconomica del Paese generò una crescente opposizione. Il Governo si impegnò con il FMI ad avviare un rigido programma di aggiustamento economico che prevedeva, tra l’altro, il taglio di ventimila posti di lavoro nel settore pubblico e la riduzione del disavanzo fiscale. La difficile situazione sociale del Paese si aggravò ulteriormente a causa dell’afflusso massiccio di profughi ruandesi dopo il massacro di oltre mezzo milione di persone avvenuto in Ruanda. Il 1995 fu dominato dalle elezioni pluripartitiche svoltesi in ottobre e che segnarono ancora una volta il trionfo del CCM grazie all’appoggio di Nyerere. Benjamin Mkapa fu eletto presidente e nominò primo ministro Frederick Sumaye. Nel 1996 il Governo decise di espellere gran parte dei profughi ruandesi presenti nel Paese. Molti di essi andarono incontro a un destino orribile, in quanto si ritrovarono coinvolti negli stessi conflitti dai quali erano sfuggiti tre anni prima. La produzione di caffè e cotone, principali prodotti del Paese, subì un nuovo calo nel 1997. Benjamin Mkapa si appellò all’aiuto internazionale affermando inoltre che due terzi della Nazione non erano in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare per colpa del fenomeno climatico noto come «El Niño». Nel 2000 L’Unione europea decise di continuare il blocco degli aiuti a Zanzibar. Secondo Amnesty International, a Zanzibar le violazioni dei diritti civili e politici sarebbero state infatti ancora molto gravi. Intanto, grazie allo sfruttamento dei nuovi giacimenti d’oro scoperti nel 2000 presso il Lago Vittoria, e ancora nel 2001, la Tanzania divenne di fatto il terzo produttore mondiale del metallo prezioso. Mkapa venne confermato presidente con le elezioni dell'ottobre 2000. La fase pre e post elettorale venne caratterizzata dalla crescente tensione tra il Governo centrale e l’arcipelago di Zanzibar, il cui rappresentante non era stato ammesso alle presidenziali. Alla fine di gennaio le manifestazioni di protesta organizzate dall’opposizione per chiedere la ripetizione delle elezioni terminarono in violenti scontri con la polizia costati la vita a decine di manifestanti. La manifestazione era stata precedentemente vietata dalle autorità. Sul piano delle relazioni internazionali, nel 2001 tornarono tesi i rapporti con il Burundi, dopo l'accusa alla Tanzania, da parte del presidente burundese Pierre Buyoya, di non controllare le attività dei ribelli che agiscono dai campi profughi situati in Tanzania.

 

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LE CITTÀ

Dodoma

(203.833 ab.). Capitale della Tanzania e capoluogo dell’omonima regione (41.311 kmq; 1.461.000 ab.). Situata nel centro del Paese, a 1.115 m di altezza, è sede vescovile cattolica.

Dar es Salaam

(1.361.000 ab.). Città della Tanzania, forma col suo territorio l’omonima regione (1.393 kmq; 1.606.000 ab.). Il suo nome significa «il porto della pace». La città, che sorge all'imbocco meridionale del canale di Zanzibar, dispone di un ottimo porto sull'Oceano Indiano. Venne fondata nel 1862 dal sultano di Zanzibar, ma raggiunse una certa importanza dopo la sua occupazione da parte di C. Peters, nel 1887, che agiva per conto di una compagnia commerciale tedesca. In seguito divenne la capitale dell'Africa Orientale Tedesca in seno alla quale ebbe uno sviluppo notevole, specialmente dopo la costruzione della ferrovia che la unì alla regione del Lago Vittoria. Continuò a svilupparsi anche durante la successiva dominazione britannica. Oggi il suo porto gode di un intenso movimento commerciale essendo sede dell'esportazione di sisal, pellami, cotone, copra, cera, ecc. Dal 1954 usufruisce anche di un aeroporto internazionale, fra i migliori dell'Africa orientale. Ospita numerose industrie.

Zanzibar

(157.634 ab.). Città della Tanzania, capoluogo dell’Unguja Occidentale (230 kmq; 246.000 ab.). È posta sull’isola di Zanzibar, al largo della costa del Tanganica, nell'Oceano Indiano. Maggior emporio commerciale dell'isola, è un attivissimo scalo marittimo. L'isola era sede di un sultanato arabo dal X secolo; appartenne ai portoghesi dal XVI al XVII secolo. In seguito nuovamente sultanato indipendente, cadde nel 1890 sotto il protettorato britannico. Nel 1964 si unì al Tanganica costituendo la Tanzania.

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