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La Bandiera e l'inno

Presentazione

Il territorio

Cartina della Turchia

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La Turchia tra Europa e Asia (Medio Oriente) Map

L'economia

La Cappadocia

Mappa della Turchia che mostra le principali città e parti dei paesi circostanti e il Mediterraneo e il Mar Nero

La questione curda

Cenni storici Il Topkapi

Le città Ankara

Istanbul Istanbul: la moschea di Santa Sofia Panorama di Istanbul Viaggio a Istanbul

Izmir (Smirne) Smirne (Turchia): rovine dell'agorà romana

Adana Bursa

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Fronte caldo Scontri tra esercito turco e siriano da Ottobre 2012 Iraq Kurdistan Iran Istituto per lo Studio della Guerra Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo

Turchia Gruppi terroristici.  Scontri tra esercito turco e siriano da Ottobre 2012
- Ribelli del Partito dei Lavoratori del Kurdistan PKK dal 1978 concluso cessate il fuoco a Febbraio 2011. Nuovo cessate il fuoco dal 21 Marzo 2013
- Forze di Difesa Popolare HPG o Forze di Difesa del Popolo HPG ala armata del PKK
- Falchi per la Libertà del Kurdistan TAK o Falchi per la Libertà Curda TAK o Kurdistan Freedom Hawks  TAK dal 2004
- Partito-Fronte di Liberazione del Popolo Rivoluzionario DHKP-C o Partito-Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo DHKP-C gruppo di estrema sinistra dal 1978
- Movimento Rivoluzionario dei Popoli Uniti formato da 10 gruppi armati TKP/ML, PKK, THKP-C/MLSPB, MKP, TKEP-LENİNİST, TİKB, DKP, DEVRÎMCÎ KARARGAH e MLKP da Marzo 2016
- Hasm

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Geografia Asia

Introduzione

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Corea del Nord

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Mongolia

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Sri Lanka

Tagikistan

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Thailandia

Timor Orientale

Turchia

Turkmenistan

Uzbekistan

Vietnam

Yemen

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Bandiera della Turchia

La Bandiera.

Rosso con una luna crescente bianca verticale (la parte chiusa è verso il lato del paranco) e la stella a cinque punte bianca centrata appena fuori l'apertura della mezzaluna;

i colori della bandiera e i disegni assomigliano strettamente a quelli sulla bandiera dell'impero ottomano, che ha preceduto la Turchia moderna;

la luna crescente e la stella servono come insegne per i popoli turchi;

secondo una interpretazione, la bandiera rappresenta il riflesso della luna e una stella in una pozza di sangue di guerrieri turchi.

Inno della Turchia.

GEOGRAFIA - ASIA - TURCHIA

PRESENTAZIONE

Collocata nell'Asia Minore e nell'Europa, la Turchia è bagnata a Nord dal Mar Nero, a Nord-Est confina con la Georgia, a Est con l'Armenia e l'Iran, a Sud con l'Iraq e la Siria e a Nord-Ovest con la Grecia e la Bulgaria;

si affaccia sul Mar Mediterraneo a Sud-Ovest, sul Mar Egeo a Ovest e sul Mar di Marmara a Nord-Ovest.

Ha una superficie di 779.452 kmq e la popolazione è di 83.593.483 (2023) abitanti con una densità di 82,6 abitanti per kmq.

La popolazione è costituita per l'86% circa da Turchi, da gruppi di Curdi (11%), di Greci, di Armeni e di Arabi (1,5%).

La lingua nazionale è il turco, minoranze etniche parlano l'arabo e l'armeno.

Quasi tutta la popolazione è di fede musulmana di rito sunnita.

La Turchia è una Repubblica;

la nuova Costituzione, modificata nel 1995, ha ripristinato il regime parlamentare.

Amministrativamente la Turchia è divisa in province raggruppate in regioni.

L'unità monetaria è la lira turca.

La capitale è Ankara (2.553.000 ab.).

IL TERRITORIOO

Il territorio è suddivisibile nelle regioni geografiche dell'Anatolia, dell'Armenia, del Kurdistan e della Tracia.

La penisola anatolica costituisce circa i 2/3 della superficie nazionale; è formata da un altopiano centrale (700-1.000 m) delimitato da sistemi montuosi che a Ovest digradano sulla frastagliata costa egea, a Est si saldano nel Tauro e a Nord-Ovest nei monti Pontici.

Questa catena si inasprisce verso Oriente dove raggiunge le coste, mentre nel tratto occidentale, in vicinanza del litorale, cede il posto a ristrette fasce pianeggianti.

Nella regione dell'Armenia convergono le due catene interne dei Monti del Ponto e del Tauro che determinano un complesso montuoso, culminante nel massiccio dell'Ararat e solcato da valli profonde.

La zona è caratterizzata dalla presenza di depressioni tettoniche, la più ampia delle quali è occupata dal Lago di Van.

Il Kurdistan occupa la sezione sud-orientale della Turchia e comprende l'arco orientale estremo del Tauro, che digrada lentamente verso le pianure siro-mesopotamiche.

I principali fiumi sono rappresentati dal Kizilirmak e dal Yesilirmak, che sfociano nel Mar Nero, dal Tigri e dall'Eufrate, uscenti nel golfo arabico, e dal Meandro che fuoriesce nel Mar Egeo.

Nella parte meridionale dell'altopiano anatolico, dove sono frequenti le depressioni tettoniche, si trovano ampi bacini, tributari di laghi privi di deflusso al mare, come il Lago di Tuz.

Le catene montuose costiere ostacolano la penetrazione dei venti mediterranei e atlantici, che influenzano soprattutto le zone occidentali.

Le coste meridionali e occidentali hanno clima mediterraneo, il litorale pontico è invece decisamente più umido e registra temperature più basse.

Cartina della Turchia

Turkey Cartina della Turchia map

La Turchia tra Europa e Asia (Medio Oriente)

Cartina della Turchia luogo

L'ECONOMIA

L'economia del Paese è andata crescendo, sebbene il Governo non abbia saputo fronteggiare in maniera adeguata l'elevato tasso d'inflazione;

il campo più vivace è quello gestito dall'impresa privata.

Il settore agricolo si avvale di strutture e di mezzi ancora arretrati, ma la produzione è comunque sufficiente a soddisfare la domanda interna e modeste esportazioni;

l'attività prevalente è la coltivazione di cereali (soprattutto orzo e frumento), mentre lungo il versante marittimo meridionale s'impone la coltura del cotone, di cui la Turchia è uno dei massimi produttori mondiali, la coltivazione degli agrumi e la viticoltura.

Il litorale egeo presenta invece le colture tipiche delle regioni mediterranee (agrumi, viti, fichi), mentre il settore settentrionale della Turchia è dedicato alla coltivazione del tabacco, delle nocciole (al Paese spetta infatti il primato mondiale della produzione), del tè; sull'altopiano dell'Anatolia è diffuso il papavero da oppio.

Cospicuo è l'allevamento, soprattutto ovino e caprino (capre d'angora).

Le risorse minerarie della Turchia si concentrano nel cromo, una voce attiva nelle esportazioni turche, ferro, rame, magnesite, carbone e lignite.

L'industria, sorta tra le due guerre sotto l'egida del protezionismo voluto da Mustafà Kemal, comprende i settori tessile (filati e tessuti mohair), alimentare, metallurgico e siderurgico;

di rilievo i cementifici.

In fase di ampliamento è l'industria automobilistica, grazie ad accordi stipulati tra la Turchia e case produttrici straniere; altri stabilimenti significativi sono quelli navali, chimici, farmaceutici e zuccherifici.

Anche l'industria turistica ha una discreta incidenza sulla bilancia commerciale della Turchia, concentrandosi sulle località balneari e storiche.

Le comunicazioni interne ricalcano gli squilibri regionali:

sviluppate sulla costa occidentale, si diradano procedendo verso Est.

La rete stradale, che si basa sull'asse Istanbul-Ankara-Er zurun-Iran e su quello Istanbul-Smirne, ha una lunghezza di 61.245 km con 1.246 km riservati alla rete autostradale.

La rete ferroviaria (10.466 km) ha avuto un notevole sviluppo e collega tutte le principali città turche.

Importanti i porti di Istanbul, Smirne e Samsun (sul Mar Nero).

Gli aeroporti internazionali sono a Istanbul, Ankara, Smirne e Adana.

I viaggi del cuore - I Camini delle fate

Turchia destinazione Cappadocia

LA CAPPADOCIA

Regione storica dell'Anatolia, la Cappadocia si estende tra il bacino dell'attuale fiume Kizilirmak (un tempo chiamato Halys) e la prima parte del corso dell'Eufrate. Nel III millennio a.C., fu il centro della civiltà degli Hattii e in seguito vi fiorì l'Impero Ittita (secoli XIX-XIII a.C.) che ebbe come capitale Hattusas (oggi chiamata Bogazkoy). Annessa all'Impero romano nel 17 d.C., divenne in seguito una sua provincia, di cui Cesarea fu il centro più prospero nonché uno dei primi nuclei di diffusione del Cristianesimo. Sotto l'Impero bizantino divenne un'importante barriera contro gli Arabi e un centro religioso di cui sono testimonianza le numerose chiese costruite dagli imperatori bizantini. A partire dai secc. VII-VIII, i cristiani scavarono nel tufo, materiale di cui è costituito l'altopiano della Cappadocia, rifugi e chiese per difendersi dalle scorrerie arabe. L'originalità degli edifici religiosi è data dalla presenza di elementi architettonici come capitelli, archi, colonne, ecc., che avevano una funzione puramente decorativa. Molte di queste costruzioni conservano cicli di affreschi che rappresentano santi, episodi della vita di Cristo, scene tratte dai Vangeli. La loro collocazione cronologica solleva numerosi problemi; tuttavia gli studiosi sono giunti a una classificazione generale in quattro epoche che insieme coprono un vasto periodo (dal VI-XIII sec.). Gli affreschi rappresentano dunque un prezioso e ricco patrimonio storico. La zona più ricca di edifici rupestri, chiamata appunto «valle delle chiese rupestri», si estende dalla regione di Urgup e Nevsehir. Oltre a edifici religiosi furono scavati nel tufo cantine, sepolcri, magazzini e abitazioni collegate tra di loro da strette gallerie, che vennero a costituire veri e propri villaggi.

Mappa della Turchia che mostra le principali città e parti dei paesi circostanti e il Mediterraneo e il Mar Nero.

Turkey map

LA QUESTIONE CURDA

Popolo di pastori e agricoltori di origine indoeuropea, per la maggior parte di religione musulmana sunnita, i curdi sono attualmente dispersi in un territorio montano compreso tra Turchia, Siria, Armenia, Iraq e Iran, corrispondente all'antico Kurdistan. Le più antiche notizie storiche riguardanti questo popolo risalgono al periodo dell'impero degli Assiri. In seguito furono soggetti alle dominazioni persiana, greca, romana e infine araba. Per secoli divisi in regni e feudi in lotta tra loro, i curdi persero definitivamente la loro autonomia nel XVI secolo dopo la prima spartizione del Kurdistan tra Ottomani e Persiani, tuttavia grazie all'isolamento geografico riuscirono a mantenere una certa autonomia e una propria identità culturale. Non si può però parlare di sviluppo di una vera e propria coscienza nazionale curda, finalizzata alla realizzazione di uno Stato unificato e indipendente, almeno fino al XIX secolo. Il nazionalismo curdo si rafforzò poi notevolmente con la fine della prima guerra mondiale e il conseguente crollo del'Impero ottomano. Nel 1920 il trattato di Sèvres stabilì una sistemazione dei territori dell'ex Impero ottomano indicando per i curdi un regime di autonomia, ma nel 1923 il trattato venne annullato e sostituito da quello di Losanna, con il quale Francia e Gran Bretagna sancirono la spartizione del Kurdistan ottomano tra Turchia, Siria e Iraq. Nel 1932 un trattato turco-iraniano permise anche all'Iran di partecipare alla spartizione. Da allora le varie popolazioni curde disperse in Turchia, Iran e Iraq diedero vita a una serie di insurrezioni contro i rispettivi Paesi, ma i loro destini cominciarono a differenziarsi. Nel giro di qualche decennio si assistette alla progressiva disgregazione del popolo curdo, dovuta essenzialmente al fatto che i diversi movimenti cercarono l'alleanza delle nazioni vicine per combattere quelle a cui erano stati assoggettati. In Iran, nel gennaio del 1947 la minoranza curda riuscì a creare una piccola Repubblica indipendente con capitale Mahabad, ma il tentativo di autonomia venne duramente represso dall'esercito iraniano dopo solo pochi mesi. In Iraq, dal 1970, i curdi cominciarono a godere di una maggiore autonomia grazie all'opera di Mustafà Barzani, fondatore del PDK (il partito che controlla l'Est della regione curda irachena ai confini con la Turchia). Ma questa fase positiva si interruppe a causa delle guerra scoppiata tra Iran e Iraq (1980-88), durante la quale l'Iraq scatenò una feroce repressione contro i curdi che costò la vita a migliaia di persone. Nel 1991 la guerra del Golfo, costringendo l'Iraq a ritirarsi dal Nord del Paese, diede l'opportunità ai curdi iracheni di sperimentare un periodo di autogoverno, miseramente fallito a causa delle lotte tra fazioni e clan rivali per il controllo della capitale Irbil (Massud Barzani, capo del PDK, si alleò con Saddam per battere il suo rivale Jalal Talebani, leader dell'UPK, a sua volta alleatosi all'Iran) e sfociato in un esodo temporaneo di oltre un milione di curdi verso l'Iran e la Turchia. Nel 1996 ebbe inizio un violento attacco iracheno contro i curdi a cui si aggiunse nello stesso periodo una violenta offensiva da parte dei turchi. Da allora sono state diverse decine di migliaia le persone che, stremate dalla fame, dagli stenti e dal terrore, hanno deciso di abbandonare quella terra dilaniata da un'infinita guerra intestina, cercando asilo nei Paesi europei. Nel 1999 A. Ocalan, leader del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) è stato catturato in Kenya dai servizi segreti curdi. Processato e condannato a morte, l'esecuzione è stata sospesa nel 2000 per un ricorso della Corte Europea. Dopo le dichiarazioni dello stesso Ocalan il PKK ha annunciato che abbandonerà la lotta armata per trasformarsi in un movimento politico.

CENNI STORICI

Nell'VIII secolo a.C. i greci fondarono in Anatolia Bisanzio nello stretto del Bosforo, punto di grande importanza strategica nel traffico tra il Mar Nero e il Mediterraneo. Dopo la conquista di Bisanzio ad opera dei romani, avvenuta nel 96 d.C., l'imperatore Costantino ne dispose la ricostruzione, la ribattezzò Costantinopoli e la dichiarò capitale dell'Impero romano d'Oriente. I turchi attaccarono Costantinopoli nel 1453, la ribattezzarono Istanbul e la fecero diventare capitale del fiorente Impero ottomano. Nel XVI secolo i domini del sultano Solimano il Magnifico si estendevano dall'Algeria al Caucaso e dall'Ungheria fino all'estremità meridionale della penisola arabica. Era popolata da cinquanta milioni di abitanti, pari a dieci volte le popolazione dell'Inghilterra di allora. Dal XVII secolo l'impero fu eclissato dal progresso tecnologico e dall'aggressiva espansione commerciale dell'Europa occidentale. La via dell'Oriente aperta dai portoghesi sottrasse all'impero ottomano il monopolio commerciale che esercitava sull'Europa e sull'Asia. Il destino della Turchia anticipò la storia che avrebbero vissuto due altre grandi civiltà orientali: la Cina e l'India. Nel XIX secolo un movimento di modernizzazione noto come Tanzimat tentò di imporre le strutture europee e di centralizzare lo Stato sfruttando la tecnologia moderna, il telegrafo e la ferrovia. Furono sottoscritti degli accordi con la Gran Bretagna e la Germania ma l'afflusso di capitale e prodotti europei non fece che aumentare la dipendenza della Turchia dall'Europa. I «Giovani Turchi», agli inizi del XX secolo, furono la prima organizzazione clandestina che cercò di convogliare politicamente il malcontento nei confronti del dispotico Governo: capeggiarono nel 1908 una rivolta nel luglio in Macedonia. Il sultano Abdul Hamid cedette alle loro richieste, concedendo una Costituzione che limitava i suoi poteri. L'anno seguente fu obbligato ad abdicare e fu sostituito da Mohamed V che trasferì il potere reale ai Giovani Turchi. Questi ultimi proposero una politica nazionalista che si opponeva ai fornitori stranieri ma anche a varie minoranze etniche, tra cui greci e armeni. La Turchia durante la prima guerra mondiale si alleò con il Secondo Reich e con l'Impero austroungarico, condividendone poi la sconfitta. L'Impero ottomano si disintegrò e nella penisola arabica e nei Balcani sorsero molti piccoli stati autocratici. Le minoranze etniche rimaste all'interno dei confini turchi furono brutalmente represse. Nel 1915 circa 800.000 armeni morirono in un episodio passato alla storia come «il primo genocidio del XX secolo». A partire dal 1919, il generale Mustafà Kemal, il futuro Atatürk («padre dei turchi»), si pose alla guida del Paese con il preciso scopo di modernizzare la Turchia. Nominato presidente della Repubblica nel 1923, Kemal definì i confini del Paese e attuò numerose riforme: l'abrogazione del sultanato e del califfato, la deislamizzazione della Nazione, avviata con significativi provvedimenti, come l'abolizione della poligamia e dell'Islamismo quale religione di Stato, l'introduzione dell'alfabeto latino, del sistema metrico-decimale, del calendario gregoriano e del diritto europeo. Venne inoltre eletta la Grande Assemblea nazionale, con sede ad Ankara, formata dal Partito repubblicano del popolo, fondato nel 1923, la cui direzione fu assunta da Kemal stesso. L'opera di Atatürk, che perseguiva scopi progressisti, fu però, dal punto di vista sociale, fondamentalmente conservatrice. Egli infatti attuò la centralizzazione dei poteri, la formazione di un partito unico e il consolidamento della casta borghese e burocratica a scapito dell'emancipazione della maggioranza della popolazione. Dopo la morte di Atatürk, nel 1938, i militari mantennero la loro influenza sulla politica turca. Il Governo represse i gruppi di sinistra che si erano sviluppato sotto l'influsso della rivoluzione. La Turchia, dopo la seconda guerra mondiale in cui si mantenne neutrale, divenne alleata degli Stati Uniti, baluardo della lotta anti-sovietica. Gli americani costruirono grandi basi militari in territorio turco e la Turchia adottò un sistema pluripartitico incentivando gli investimenti stranieri. L'economia continuò però a dipendere dall'esportazione di prodotti agricoli e le zone rurali non offrivano posti di lavoro sufficiente. Moltissimi furono i turchi che emigrarono verso le città o verso Paesi dell'Europa occidentale, in particolare la Germania dell'Ovest. L'intervento militare turco a Cipro provocò la secessione dell'isola nel 1974 e causò le dimissioni del primo ministro socialdemocratico Bulent Ecevit. Il conservatore Soliman Demirel trionfò su Ecevit ma lo stesso Demirel nel 1980 fu deposto dai militari e sostituito dal generale Kenan Evren. Furono proibiti i sindacati e i partiti politici e il Governo turco fu accusato dall'estero di violazioni dei diritti umani. Nel 1983 una nuova Costituzione segnò l'inizio di un'apertura politica studiata per placare le critiche provenienti dall'Europa occidentale. I programmi del nuovo Governo erano finalizzati ad ottenere l'ingresso nella CEE e diedero quindi un nuovo impulso alla modernizzazione. Nel 1987 il nuovo primo ministro Turgut Ozal avviò la politica di privatizzazioni, liberalizzazione economica e promozione delle esportazioni suggerita dal FMI e dalla Banca Mondiale. Accusato di nepotismo e Ozal subì una sonora sconfitta alle elezioni amministrative del 1989. Tuttavia, ottenne dal Parlamento la nomina a presidente nell'ottobre dello stesso anno. Nel 1990 il suo Governo si trovò a dover fronteggiare un crescente attivismo da parte dei separatisti curdi nelle zone sudorientali del Paese, dove operava fin dal 1984 il Partito curdo dei lavoratori (PKK). Quando, nel 1990, fu deciso l'embargo contro l'Iraq a seguito dell'invasione del Kuwait, la Turchia impedì il transito sul suo territorio del petrolio iracheno diretto nel Mediterraneo. L'opposizione criticò la decisione del Governo in quanto comprendeva che avrebbe avuto delle ripercussioni sui rapporti con un Paese vicino in una zona caratterizzata già da forti tensioni, a causa dell'indipendentismo curdo. Il Governo temeva che una possibile indipendenza del Kurdistan iracheno avrebbe potuto «contagiare» i curdi turchi. Il popolo curdo (19 milioni di persone) vive sotto la giurisdizione di quattro Paesi diversi, la Turchia, la Siria, l'Iran e l'Iraq. Nell'ottobre del 1991 l'esercito turco, con l'appoggio dell'aviazione, invase la parte settentrionale del territorio iracheno per attaccare le basi del PKK. Alle elezioni parlamentari dello stesso anno vinse con una stretta maggioranza il Partito della giusta via (DYP) di Soliman Demirel. Lo scarso margine di vittoria obbligò Demirel a cercare l'alleanza del Partito popolare socialdemocratico di Erdal Inönü (SHP). Il Partito della madre patria (ANAP) annunciò che sarebbe passato all'opposizione.

Demirel si trovò a far fronte a un deficit di bilancio di 6.000 milioni di dollari, un debito estero pari a 44.000 milioni di dollari e un tasso annuo di inflazione del 70%. L'ingresso nella Comunità Europea si allontanò ancora. Nel marzo del 1992 il PKK, dichiarato illegale, annunciò la formazione di un Governo di guerra e di un'Assemblea nazionale nel territorio che reclama come sede del Kurdistan, lo stato curdo che comprenderebbe parte della Turchia e dell'Iraq. Pochi giorni dopo, in concomitanza con l'anno nuovo curdo, scoppiò una rivolta e vi furono violenti scontri. Alla morte del presidente Turgut Ozal, nell'aprile del 1993, il primo ministro Demirel fu eletto suo successore. La prima donna ad occupare la carica di primo ministro, la signora Tansu Çiller, ministro dell'Economia, assunse la guida del DYP e presentò un programma che prevedeva l'accelerazione del processo di privatizzazione e una riforma fiscale finalizzata al contenimento del deficit di bilancio allora pari a 9.400 milioni di dollari. Dopo un'apparente momento di tregua nel 1994 l'esercito turco estese l'offensiva, costringendo alla fuga gli abitanti di centinaia di villaggi del Kurdistan turco e contemporaneamente bombardando il Kurdistan iracheno per distruggere le basi del PKK. Il DYP del primo ministro Çiller e il Partito della madre patria (ANAP) di centrodestra superarono nel 1995 le divergenze per evitare che gli islamici prendessero il potere (erano nel frattempo diventato il primo partito del Paese, segno della crescente islamizzazione) e diedero vita ad un inatteso Governo di coalizione guidato da Mesut Yilmaz dell'ANAP. L'alleanza si sciolse rapidamente e il DYP optò per governare con gli islamici, dopodiché Necmettin Erbakan fu nominato in giugno capo del Governo. Il 1997 fu segnato dagli scontri tra il Governo di Erbakan e l'opposizione laica appoggiata dalle Forze armate. Per decisione presidenziale, Erbakan fu sostituito in giugno da Mesut Yilmaz. Nel settembre dello stesso anno circa 20.000 soldati turchi e 100 carri armati attraversarono il confine con l'Iraq in Kurdistan allo scopo di smantellare le basi militari del PKK. Nel 1997 il Paese fu estromesso dal processo di adesione all'Unione Europea per le scarse garanzie fornite sui diritti umani ed in particolare per le posizioni assunte nella questione curda. Nell'aprile del 1998 il più noto tra i comandanti del PKK, Semdin Sakik, si consegnò nel Nord dell'Iraq alle forze del leader curdo iracheno Barzani, affermando che temeva di essere eliminato dal leader del suo partito Abdullah Öcalan. Sakik venne sollevato dal comando delle operazioni nel Sud-Est della Turchia nella regione montuosa di Tunceli. Il confronto aspro tra gli organi militari e le forze dell'estremismo islamico produsse sempre nel 1998 lo scioglimento del maggiore partito d'opposizione, il Partito della prosperità. La cattura di Ocalan, leader del PKK avvenuta in Kenya nel 1999 è stata realizzata dai servizi segreti turchi. Il leader venne processato e condannato a morte, ma l'esecuzione nel 2000 fu sospesa. Lo stesso Ocalan si appellò al suo popolo per l'abbandono della lotta armata e il PKK accettò nel 2000 di trasformarsi in movimento politico. Nel maggio dello stesso anno Ahmet Necdet Sezer venne eletto nuovo presidente della Repubblica. Sostenitore delle riforme democratiche e fautore di un'impostazione laica (e quindi ostile ai fondamentalisti), ma nello stesso tempo contraria all'ingerenza dei militari, della vita politica, Sezer alimentò le speranze di un'accelerazione del processo di democratizzazione del Paese, che risultò tuttavia minato a causa dell'insorgere di contrasti tra il neopresidente e il primo ministro Ecevit su una serie di tematiche, dalle modalità di revoca dei funzionari pro-curdi o pro-islamici (agosto 2000), alla privatizzazione delle banche (settembre 2000) e alla lotta alla corruzione (febbraio 2001). Proprio quest'ultimo insanabile conflitto ebbe pesantissime ripercussioni sulla già difficile situazione economica del Paese, culminata con il crollo della più grande società finanziaria islamica turca, la Ihlas Finance, non coperta da assicurazioni statali. Per far fronte alla crisi, ad aprile il ministro dell'Economia Kemal Dervis presentò un piano economico di risanamento fondato su due priorità: la riforma del sistema bancario e l'accelerazione delle privatizzazioni. Tale piano sortì l'effetto di esasperare le relazioni tra i partiti politici che facevano parte della coalizione di Governo. In particolare fu l'ala nazionalista a non apprezzare il programma, che prevedeva tagli ai contadini, suoi tradizionali elettori. Anche nel 2001 proseguì lo sciopero della fame dei detenuti contro la riforma degli istituti penitenziari (in novembre le vittime erano 45). Le prime proteste nelle carceri, scoppiate, violentemente, nel settembre 2000, erano volte a contestare il piano di Ankara per trasferire i prigionieri dalle grandi camerate che ospitavano anche 50 persone in celle per una o massimo tre persone: in queste condizioni, infatti, i detenuti sarebbero stati totalmente esposti alle violenze della polizia penitenziaria. Dal canto suo il ministero della Giustizia sosteneva invece che le grandi camerate avrebbero favorito le rivolte e le prese di ostaggi. Nel dicembre del 2000 le forze di sicurezza avevano messo fine in modo sanguinoso a una rivolta dei detenuti, uccidendone 32. L'episodio suscitò l'aspra riprovazione dell'Unione europea, che continua ad avanzare cautele nei confronti dell'ingresso di Ankara nell'Unione soprattutto a causa delle numerose violazioni dei diritti umani che si verificano ancora nel Paese. Nuove tensioni si crearono tra Ankara e l'UE in giugno, quando la Corte Costituzionale turca decise di bandire il Partito della virtù (FP), di ispirazione islamica, per attività contraria alla laicità dello Stato turco. Il Partito della virtù fu la ventitreesima formazione politica turca a subire questa misura. Dopo gli attentati dell'11 settembre contro il World Trade Center e il Pentagono, la Turchia, interessata ad accelerare l'ingresso nell'Unione europea, decise di entrare a far parte della coalizione contro il terrorismo internazionale, dichiarandosi altresì favorevole a sostenere eventuali attacchi della NATO contro l'Afghanistan. Di fatto la nuova crisi internazionale evidenziò il ruolo chiave che Ankara potrebbe avere all'interno dell'Alleanza Atlantica non solo per l'ampia presenza militare USA in Turchia, ma anche per la sua posizione geografica di confine con Iraq, Iran e Siria, tre Paesi accusati dagli Stati Uniti di sostenere il terrorismo internazionale.

IL TOPKAPI

Antica residenza dei sultani turchi, la cui costruzione fu iniziata nel XV sec. da Maometto II, imperatore dei Turchi. Il «Serraglio», come comunemente viene chiamato il Topkapi, fungeva da residenza del sultano, fortezza, zecca, ospedale, santuario, caserma. Sorge sulla più bella collina di Istanbul, sul promontorio che si stende nel Corno d'Oro, ed è un complesso di costruzioni e di giardini, circondato dalle alte mura fortificate del palazzo della Porta del Cannone. Vi si entrava dalla porta Imperiale che dava accesso al primo dei grandi cortili, chiamato corte dei Giannizzeri. Attorno al cortile dei Giannizzeri erano le caserme, le case degli alti funzionari di corte, le cucine del castello. Nelle vicinanze sorgevano altre costruzioni ed edifici di pubblica utilità come un ospedale, il deposito del tesoro di Stato e la zecca. Da questo primo cortile si passava in un secondo attraverso una porta ornata di colonne e fiancheggiata da due torri. Gli edifici destinati agli affari di Stato si trovavano in un terzo cortile al quale si accedeva per la porta della Felicità. Più oltre sorgeva la magnifica Arz-Odasi, la sala del Divano o sala del Trono che fu fatta erigere da Solimano il Grande: nei pressi di questa costruzione si trovavano anche la Sala del tesoro dove si conservava il tesoro personale del sultano e le altre stanze dove si svolgeva la vita di corte. Accanto ad esse vi era il vero e proprio Palazzo imperiale contornato da giardini. Nell'interno del cosiddetto chiosco d'Erivan si ergeva una splendida fontana in marmo azzurro. Dagli appartamenti del sultano era possibile giungere ai quartieri dell'harem (al 2° piano) destinati alle mogli e alle concubine del sovrano; il complesso di corridoi che conducevano a tale luogo costituiva la cosiddetta «via aurea».

LE CITTÀ

Ankara

(2.937.524 ab.). Capitale della Turchia e capoluogo della provincia omonima (25.614 kmq; 3.235.000 ab.), ai margini settentrionali dell'altopiano anatolico, a 851 m s/m. Occupata dai Galati diventò un centro vitale durante le occupazioni romana, bizantina e ottomana. Di tale periodo si conservano numerosi monumenti, tra i quali un tempio di Augusto e uno stabilimento termale, la cittadella (esempio di fortificazione bizantina dei secc. VII-IX) e le moschee di Haci Bektas e di Aslaniye. Diventò il centro del movimento nazionalista dei «Giovani Turchi» diretto da Mustafà Kemal Atatürk, leader della moderna Turchia.

Istanbul

(8.023.329 ab.). Città della Turchia, capoluogo della provincia omonima (3.294 kmq; 4.776.400 ab.), all'estremità sud-orientale della Turchia europea, affacciata a Est sul Bosforo, a Sud sul Mar di Marmara. Massimo centro portuale, commerciale, finanziario e culturale; industrie meccaniche, farmaceutiche, tessili, del tabacco, conciarie, della ceramica, del vetro, del cemento. Venne valorizzata per la prima volta dall'imperatore Costantino il Grande che la scelse quale capitale dell'Impero ottomano. La particolare posizione in cui sorge e soprattutto il suo ottimo porto, il più grande della Turchia, ne hanno fatto un punto d'incontro dei commerci e delle correnti culturali europee e asiatiche. Agli antichi monumenti d'epoca bizantina la città ha aggiunto splendide moschee, in parte ricavate da antiche chiese cristiane, come è il caso della grande e ben nota moschea di Santa Sofia. Altri insigni edifici sono il Gran Bazar, il palazzo di Topkapi, il palazzo di Dolmabahce, la torre di Galata e le venticinque stupende moschee che impreziosiscono il centro cittadino.

Istanbul: la moschea di Santa Sofia

Istanbul: la moschea di Santa Sofia, ora museo

Panorama di Istanbul

Panorama di Istanbul

Izmir (Smirne)

(2.073.669 ab.). Città della Turchia, capoluogo della provincia omonima (12.263 kmq; 2.700.100 ab.), all'estremità orientale del golfo omonimo, sulla costa del Mar Egeo. Centro di commercio e porto per l'esportazione di prodotti agricoli (mais, frumento, orzo, olio, uva, fichi, agrumi, tabacco, cotone), con industrie cantieristiche, meccaniche, chimiche, petrolchimiche, tessili, alimentari, dell'abbigliamento, del tabacco, del cemento. Izmir vanta origini antichissime, infatti la tradizione vuole che sia stata la patria di Omero. Nel 1261 diventò emporio commerciale dei Genovesi e quindi una fortezza dei Cavalieri di san Giovanni. Dopo la prima guerra mondiale fu occupata dai greci ai quali la strappò nuovamente (1922) la Turchia con una vittoriosa campagna militare. Tra i maggiori monumenti, la città conserva i resti di un antico teatro, dell'acropoli e il palazzo del Governatore turco (Konac), con la moschea e la torre dell'Orologio.

Smirne (Turchia): rovine dell'agorà romana

Smirne (Turchia): rovine dell'agorà romana

Adana

(1.099.154 ab.). Città della Turchia, capoluogo della provincia omonima (17.562 kmq; 1.945.600 ab.), nella pianura cilicia, sul fiume Seyhan. Fu emporio commerciale fin dall'antichità, attualmente è un centro economico dei più moderni e di più recente sviluppo. Industrie tessili, chimiche, alimentari, del tabacco. Di probabile origine ittita (XIV sec. a.C. fece parte dei domini assiri, persiani e di Alessandro Magno; fu poi governata dai Seleucidi che la chiamarono Antiochia ad sarum; nel 67 fu conquistata da Roma e nel XIV sec. dai turchi.

Bursa

(1.057.016 ab.). Città della Turchia e capoluogo della provincia omonima (10.990 kmq; 1.602.600 ab.) a 150 m s/m., sulle pendici settentrionali del Monte Olimpo di Bitinia. È uno dei maggiori centri per la lavorazione della seta e un importante centro turistico. Conserva numerosi monumenti dell'architettura ottomana: la moschea di Ulu Cami (1379-1421), la moschea-madrasa di Murad I (1363), quella di Yildirim Bayazid (1400) e la moschea Verde di Maometto I (1389-1424) con l'attiguo mausoleo Verde.

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PICCOLO LESSICO

Armeni

Popolazione di lingua ariana che occupa una vasta regione dell'Asia occidentale, l'Armenia, che essi chiamano Hayastan divisa, un tempo, tra l'Unione Sovietica e la Turchia. Divenuta oggi uno Stato indipendente (dal 1991), in seguito alla dissoluzione dell'Unione Sovietica, l'Armenia fa parte del CSI ed è membro dell'ONU e dell'OSCE. Nella regione turca all'inizio del XX sec. vivevano più di 4 milioni di armeni, il cui numero è andato progressivamente calando a causa delle persecuzioni e dei massacri perpetrati dai Turchi, in seguito alla richiesta di autonomia avanzata dalla minoranza armena. Tra il 1894 e il 1918 due milioni di armeni furono sterminati e molti altri furono costretti ad emigrare negli Stati Uniti, in Europa e nell'Unione Sovietica, dove nella Repubblica federata dell'Armenia ne viveva sino al 1991 la grande maggioranza. Gli armeni, considerati uno dei popoli della Terra con cultura più alta e raffinata, si dedicavano principalmente al commercio e alle libere professioni. Nel corso degli ultimi decenni, inoltre, hanno sviluppato un'intensa attività politica volta al riconoscimento da parte del Governo turco del genocidio compiuto nei loro confronti.

Meddah

Figura tipica del folclore narrativo. Il nome, di origine araba significa «colui che loda Dio» e indica il personaggio che racconta, nei mercati e nei caffè, storie di eroi delle guerre sante musulmane. Durante la narrazione, drammatizza e mima la vicenda, imitando le voci dei vari personaggi e servendosi di un bastone o di un fazzoletto, che funge da spada, scettro o strumento, a seconda dell'occasione.

Monte Ararat

Massiccio montuoso vulcanico dell'acrocoro dell'Armenia terminante nei due picchi del Piccolo Ararat (3.915 m) e del Grande Ararat (5.165 m). L'ultima eruzione risale a più di un secolo fa. Secondo il racconto biblico, l'arca di Noè alla fine del diluvio universale si sarebbe arenata su questo monte.

Orta Oyunu

Si tratta del vero teatro tradizionale turco così chiamato perché gli spettatori si dispongono a cerchio attorno allo spazio scenico. Generalmente le rappresentazioni sono farse, precedute da un prologo di carattere comico, interpretate da attori. A questa forma d'arte si affianca il teatro d'ombre, ove appaiono figure ritagliate e mosse dal marionettista che si muovono su uno schermo di tela illuminato. Esso prende il nome dal personaggio principale, Karagoz, uomo gobbo e manesco, di origine asiatica, spesso ricorrente anche nella tradizione narrativa araba e greca.

Porte Cilicie o Porte di Cilicia

In turco Gulek Bogaz, è un valico della Turchia meridionale nella catena del Tauro, che collega la regione della Cilicia con la Cappadocia. Questo valico è attraversato da una strada e dalla ferrovia che unisce Adana con Ulukisla.

Sultan

Catena di monti dell'Anatolia centrale, fra i Laghi di Egherd e di Aksceir, in Turchia. Il Sultan Dag è alto 2.581 m.

Sultano

Titolo che si dava al sovrano dei Turchi e attualmente ad alcuni capi maomettani. Usato per la prima volta nell'875, il titolo di sultano divenne abituale presso i Gasnavudu e i Selgiuchidi. Furono chiamati così il Saladino e molti sovrani della dinastia Ayyubita, nonché i sovrani mamelucchi d'Egitto e quelli marocchini. Il termine, benché indicasse un'autorità inferiore a quella del califfo, fu tradizionale fra i sovrani ottomani fino al 1924. In Persia il titolo è sostituito da shak.

Turchi

Il sostantivo turk significa forza, potenza. Nelle fonti bizantine del VI sec. d.C. si ritrova il termine «tourkoi» dal quale deriva il nome odierno.

Yuruk o Yuruki

Popolazione dell'Asia Minore di stirpe turca, stanziata nell'Anatolia occidentale.

PERSONAGGI CELEBRI

Kenen Evren

Militare e uomo politico turco (n. Alasehir 1918). Dopo aver frequentato l'accademia militare, entrava nell'esercito turco, nel quale prestava servizio come ufficiale d'artiglieria. Nel 1976, a coronamento di una brillante carriera, veniva nominato generale e assumeva così il comando della I Armata a Istanbul. Nel 1980 capeggiava il colpo di Stato che destituiva il governo Demirel e si proclamava presidente del Consiglio Nazionale di Sicurezza, cui venivano attribuiti tutti i poteri. Nel 1982, in seguito all'esito di un referendum popolare, assumeva la carica di capo dello Stato.

Mustafà Kemal Pascià detto Atatürk

Fondatore e primo presidente della Repubblica turca (Salonicco 1880 - Istanbul 1938). Entrò nel 1893 nella scuola militare di Salonicco, passando successivamente in quella di Monastir. Nel 1899 entrò nell'accademia di Istanbul dove prese contatto con gli ambienti di opposizione al regime dispotico di Abdul Hamid II. Venne nominato capitano nel 1905. Fondò successivamente a Damasco il movimento a carattere nazionalista Patria e Libertà alla guida del quale iniziò a prendere contatti con le correnti di opposizione, come il gruppo Unione e Progresso di E. Bey. Nel 1911-12 partecipò alle operazioni in Tripolitania contro le truppe italiane. Fu in seguito addetto militare in Bulgaria. Nel primo conflitto mondiale si distinse sul fronte dei Dardanelli (1915). Combatté in seguito nel Caucaso (1916) e in Palestina (1917). Nell'aprile 1919 venne nominato ispettore delle truppe turche del nord. Si decise tuttavia alla lotta contro le truppe alleate e contro i cedimenti del Governo. Il 23 luglio 1919 lanciava il proclama di Amasya nel quale prendeva posizione in favore dell'unità della Turchia. Questa convinzione veniva ribadita dai Congressi di Erzurum (23 luglio) e di Sivas (4 settembre). Nel 1920 promosse la convocazione ad Ankara di una Assemblea Nazionale turca che lo elesse presidente. Ottenuto il mandato, si diede a liberare il suolo turco dalle truppe che lo avevano occupato. Riuscì a cacciare da Smirne i Greci imponendo loro l'armistizio di Mudanya (1922) che mantenne l'Egeo sotto il controllo turco. Il 1° novembre 1922 veniva sancita la vittoria delle correnti nazionalistiche da lui capeggiate con l'abolizione del sultanato. La pace di Losanna (1923) garantì l'indipendenza e l'integrità territoriale della Turchia che fu proclamata Repubblica il 29 ottobre del 1923. Nominato presidente, affidò il Governo a uomini di sua fiducia innovando le strutture economiche e politiche del Paese. In politica estera ci si concentrò sull'ottenimento di buone relazioni con gli Stati confinanti; sul fronte interno il primo provvedimento di interesse nazionale promosso da Atatürk fu la soppressione dell'Islamismo come religione di Stato e la conseguente limitazione dei poteri dei ministri del culto in tutti i settori. Schiacciati con estremo vigore i tentativi di rivolta contro questi decreti, fece approvare un nuovo codice civile e un rinnovato codice penale. Fu introdotta anche la riforma laica dell'insegnamento, modernizzato con l'inserimento dell'alfabeto latino in sostituzione dei segni arabi. In seguito a un'innovazione che prevedeva l'europeizzazione di tutti i nomi turchi, nel novembre 1934, gli venne attribuito il nome di Atatürk, che significa «padre dei Turchi».

Abdullah Ocalan

Leader del partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) (n. Omerli, Ur 1949). Primogenito di sei figli e appartenente a una famiglia di poveri contadini, egli porta a termine gli studi, frequentando la facoltà di Scienze politiche di Ankara. Negli anni dell'università comincia ad appassionarsi alla politica e abbraccia le teorie marxiste-leniniste. A quel periodo risale la decisione di dedicarsi alla causa dell'indipendenza del popolo curdo, da anni diviso, perseguitato e ridotto in condizioni di vita durissime, al limite della sopravvivenza. Sono gli anni Settanta e anche in Turchia, come in molti altri Paesi, forti tensioni politiche e sociali sfociano in scontri di piazza, attentati tra opposte fazioni e rappresaglie da parte delle cosiddette squadre della morte. In quel clima Ocalan si mette in luce, diventando ben presto uno dei maggiori promotori delle manifestazioni studentesche contro i militari. Nel 1978, con alle spalle un'esperienza di carcerazione, decide di fondare con un gruppo di compagni il Partito dei lavoratori curdi (PKK), che da movimento politico si trasforma in breve tempo in una temibile macchina da guerra con un unico fondamentale obiettivo: difendere a ogni costo i diritti del popolo curdo e combattere per la sua autonomia, promuovendo il movimento irredentista anche nelle enclavi curde presenti in Iraq, Iran e Siria. L'inizio vero e proprio della lotta armata risale al 1984, anno in cui guida l'assalto a una caserma turca, divenendo un mito per tutti i seguaci del PKK. La figura del capo della guerriglia curda è tuttavia offuscata da molte ombre: sarebbe responsabile della pianificazione, nel periodo tra il 1992 e il 1995, di una campagna di spedizioni punitive contro i villaggi non schieratisi apertamente con il PKK e un rapporto di Amnesty International lo indica come il mandante di 768 esecuzioni e del massacro di 360 civili. In Germania dove, sarebbero operativi almeno 7.500 militanti del PKK, il partito è stato messo fuori legge e Ocalan è ricercato in quanto ritenuto responsabile di alcuni gravi atti di sangue. Nel febbraio 1999 Ocalan è stato catturato dai servizi speciali turchi presso l'ambasciata greca di Nairobi, in Kenya, ed è stato immediatamente trasferito in Turchia per essere processato. Le imputazioni a suo carico sono gravissime: terrorismo, attentato all'integrità territoriale della Turchia e alto tradimento per aver scatenato tra il governo e la minoranza curda la guerra civile che dal 1984 ha causato 30.000 morti nel Sud-Est del Paese. Il processo si è concluso con la condanna a morte di Ocalan da parte della Corte per la sicurezza dello Stato. Concluso il processo di primo grado, l'iter giudiziario prevede un processo d'appello davanti alla Corte Suprema, alla fine del quale il verdetto può essere annullato oppure confermato, e in quest'ultimo caso spetta al Parlamento di Ankara ratificarlo o trasformarlo in ergastolo; infine il voto del Parlamento deve essere ratificato dal presidente della Repubblica. Nel 2000 il Governo turco ha deciso di rinviare l'esecuzione della condanna a morte finché la corte europea non si sarà espressa sul ricorso da lui presentato.

Abdullah Ocalan

Abdullah Ocalan

ALTRI CENTRI

Edirne

(117.331 ab.). Città della Turchia, capoluogo della provincia omonima (6.174 kmq; 403.500 ab.). Nota come l'antica Andrianopoli; vanta bellissime moschee. Centro commerciale, industrie alimentari, tessili.

Erzurum

(248.135 ab.). Città della Turchia, capoluogo della provincia omonima (25.133 kmq; 848.800 ab.), nell'Armenia turca. Di antichissime origini fu occupata in epoche successive da arabi, selgiuchidi, georgiani, mongoli e persiani. Fu conquistata dai Turchi nel 1514. Molti monumenti sono la testimonianza di questi diversi periodi. Oggi la città è considerata un importante mercato agricolo e il centro economico e culturale dell'Anatolia orientale.

Konya

(600.062 ab.). Città della Turchia e capoluogo della provincia omonima (40.451 kmq; 1.755.000 ab.). Industrie meccaniche, dei tappeti, alimentari e dei materiali edili. È l'antica Iconio greca. Maggiore centro d'arte medioevale selgiuchide: moschee di Ala ud-Din (1156-1220) e di Sahip Ata (XIII sec.); convento dei dervisci (XIII sec.), scuole coraniche.

Trabzon (Trebisonda)

(143.573 ab.). Città della Turchia e capoluogo della provincia omonima (4.498 kmq; 809.700 ab.), sulla costa del Mar Nero. Fu un fiorente centro commerciale della seta, delle spezie e delle pietre preziose. Svolse un ruolo importante nella storia greca del VII secolo a.C. quando fu base per i 10.000 greci guidati da Senofonte nella ritirata in seguito alla sfortunata guerra contro la Persia. Conserva i resti di mura ed edifici bizantini, resti del palazzo dei Comneni, chiese di sant'Anna (VIII sec.), della Panagia Chrysokephalos, di santa Sofia (XIII sec.) e di sant'Eugenio (1304).

TERRITORI OCCUPATI DALLA TURCHIA

Repubblica turca di Cipro Del Nord

(3.355 kmq; 188.000 ab.). Territorio occupato dalla Turchia in seguito al colpo di Stato organizzato, nel 1974, contro il presidente (l'arcivescovo Makarios) dai sostenitori dell'Unione di Cipro alla Grecia. Nel 1979 è stato proclamato lo Stato federato turco-cipriota, che diventato in seguito (1983) la Repubblica turca di Cipro del Nord, non riconosciuta dalla comunità internazionale e che si è dotata di un regime presidenziale con un Parlamento di 50 membri. La capitale è Nicosia.

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