PRESENTAZIONE
Parte orientale dell'Isola di Timor nell'arcipelago della Sonda (14.619 kmq,
748.000 ab.) situata tra i mari di Banda, di Sawu e di Timor. La capitale è Dili. Il
territorio montagnoso ha il suo picco nel Monte Ramelau (2.960 m). La popolazione è
principalmente dedita all'agricoltura (caffè, cereali, copra, noci di cocco e tabacco) e
allo sfruttamento forestale (legno e caucciù).
Cartina di Timor Orientale
CENNI STORICI
Ancor prima dell'arrivo di Vasco de Gama, Timor era noto sia ai cinesi che agli arabi
come fonte di legno pregiato che veniva barattato con asce, porcellane, piombo ed altri
prodotti utili agli abitanti dell'isola. La popolazione lottò contro la
colonizzazione e vi furono insurrezioni armate nel 1719, nel 1895 e nel 1959, tutte
represse. Nel 1859 il territorio fu suddiviso tra Portogallo e Olanda. Nel 1904 un accordo
assegnò la parte orientale ai portoghesi. La resistenza del popolo maubere permise alla
cultura locale di sopravvivere. Non fu così, invece, per le foreste di legno pregiato,
che furono distrutte già nei primi anni della colonizzazione dallo sfruttamento
indiscriminato. Da allora le coltivazioni di caffè costituirono la base
dell'economia. A metà degli anni '70 gli indipendentisti si coalizzarono per la
liberazione nazionale. Nell'aprile del 1974 a Lisbona cadde il regime coloniale,
modificando la realtà politica sull'isola e consentendo la legalizzazione del
movimento patriottico. Nacque nello stesso anno il Fronte di liberazione di Timor
Orientale indipendente (Fretilin). Il nuovo Governo portoghese promise di concedere
l'indipendenza ma promosse di fatto solo la creazione dell'Unione democratica di
Timor (UDT), favorevole al mantenimento dello status quo coloniale. Iniziarono i conflitti
tra gli interessi neocolonialisti dei portoghesi, le forze favorevoli all'annessione
all'Indonesia e gli indipendentisti. In agosto l'UDT fece un tentativo di golpe,
contro il quale il Fretilin proclamò l'insurrezione armata. L'amministrazione
portoghese abbandonò il Paese e il Fretilin proclamò l'indipendenza il 28 novembre
1975, fondando la Repubblica democratica di Timor Orientale, non riconosciuta
ufficialmente dal Portogallo. Nel dicembre 1975 l'Indonesia invase il territorio. Il
Fretilin si vide obbligato a ritirarsi dalla capitale e dai due porti più importanti. Nel
giugno 1976 l'Assemblea del popolo, composta da membri dell'UDT e
dell'Apodeti approvò l'annessione di Timor all'Indonesia con lo status di
provincia. Questa annessione non fu riconosciuta dalla Commissione di decolonizzazione
dell'Onu per la quale il Paese continuò ad essere affidato al Portogallo.
L'Australia e gli Usa, invece, riconobbero l'annessione nel 1977. La Repubblica
democratica di Timor Orientale stabilì rapporti diplomatici con numerose ex colonie
portoghesi e vari Paesi socialisti. Nel dicembre del 1978 morì combattendo Nicolas dos
Reis Lobato, presidente della Repubblica e del Fretilin. Secondo alcune stime, la politica
indonesiana costò la vita a quasi un terzo della popolazione dell'isola. Il
Consiglio di Sicurezza delle Onu nel 1982 approvò una risoluzione con la quale si
imponeva il ritiro delle forze di occupazione. Nel 1983 Xanana Gusmão, comandante in capo
del Fretilin e il colonnello Purwanto, capo delle truppe indonesiane, firmarono una tregua
che non fu però riconosciuta dal presidente Suharto e i combattimenti continuarono. Nel
1988 un processo di avvicinamento tra il Fretilin e l'UDT culminò nella creazione di
un'organizzazione comune: la Convergenza nazionalista. Questa unificazione indusse il
Portogallo ad assumere un ruolo attivo nella questione di Timor. Nell'ottobre del
1989 la Sottocommissione per i diritti umani delle Nazioni Unite approvò una mozione di
condanna dell'occupazione dell'isola. Quell'anno a Timor vi fu una forte
mobilitazione popolare, soprattutto nella capitale Dili, dove gli studenti scesero in
strada, incendiarono automobili e distrussero le case degli ufficiali indonesiani. Le
autorità proibirono l'ingresso ai corrispondenti esteri e Dili rimase isolata dal
resto del mondo. Quando papa Giovanni Paolo II si recò in visita a Dili nell'ottobre
del 1989, un gruppo di giovani aprì uno striscione del Fretilin a venti metri dal palco
dove veniva celebrata la messa. Scattò immediatamente la repressione degli studenti che
lanciavano slogan contro l'occupazione. I giornalisti che seguivano la visita del
papa riuscirono ad informare il mondo sulla situazione del Paese, nonostante fossero stati
sequestrati i loro rullini e macchine fotografiche. La repressione si acuì ulteriormente.
Nel novembre 1991, durante un affollato corteo funebre, che accompagnava al cimitero la
salma di un giovane studente assassinato, l'esercito aprì il fuoco sulla folla,
causando una cinquantina di morti e innumerevoli feriti. A seguito di questo episodio, il
Governo portoghese richiese alla CEE, con la quale l'Indonesia aveva dei canali
commerciali preferenziali in quanto Paese firmatario dell'ASEAN, di interrompere i
rapporti commerciali con questo Paese e al Consiglio di Sicurezza dell'Onu di
riunirsi per discutere la questione in tempi rapidi. Alla fine del 1991 fu denunciato
l'accordo tra Giacarta e Canberra (Australia) per la firma di un contratto che
appaltava a dodici compagnie l'estrazione di alcune migliaia di milioni di barili di
greggio nelle acque territoriali di Timor. Negli stessi giorni i portavoce del Governo
australiano annunciarono che non avrebbero appoggiato l'adozione di sanzioni contro
Giacarta. In novembre Gusmão fu catturato dalle truppe indonesiane e a capo del Fretilin
finì Antonio Gomes da Costa, anch'egli però incarcerato poco tempo dopo. Nel marzo
1993 l'Onu espresse preoccupazione per le violazioni dei diritti umani ed annunciò
che avrebbe inviato degli osservatori a Timor Orientale. L'autorizzazione ad entrare
nel Paese fu concessa l'anno successivo. La tensione rimase alta e nell'ottobre
del 1995, un numero imprecisato di persone (tra 50 e 100) furono arrestate dopo tre giorni
di disordini a Dili. Nel 1996 fu assegnato il premio Nobel per la pace all'attivista
esiliato José Ramos Horta e al vescovo cattolico Carlos Felipe Ximenes Belo. Nel 1997,
mentre un gruppo di universitari di Dili erano raccolti in una veglia dopo la
commemorazione del massacro del 1991, le truppe dell'esercito di occupazione aprirono
il fuoco uccidendo uno studente e ferendone altri 16. Ximenes Belo denunciò la
«brutalità inaudita» dei militari. Nel 1999 venne raggiunta un'importante intesa
tra il Governo indonesiano e quello portoghese che portò ad un referendum
sull'autodeterminazione, nel quale la maggioranza si espresse a favore
dell'indipendenza. Gruppi paramilitari filoindonesiani risposero con un'ondata
di violenza che causò più di ventimila vittime tra la popolazione civile. Questa barbara
reazione venne fermata dall'intervento delle truppe dell'ONU. Nel 2000 il
territorio passò sotto il controllo di un'amministrazione transitoria internazionale
prima dell'indipendenza effettiva. Nell'agosto 2001, dopo una campagna elettorale
tutto sommato tranquilla, gli abitanti di Timor furono per la prima volta chiamati alle
urne per eleggere 88 membri che avrebbero fatto parte dell'Assemblea costituente. Le
consultazioni terminarono, come previsto, con la vittoria del Fretilin, seguito dal
Partito socialdemocratico e dall'Associazione dei timoresi democratici. Nell'aprile
2002 si tennero le elezioni presidenziali in cui si impose Xanana Gusmao.
LA CAPITALE
Dili
(60.000 ab.). Capitale di Timor Orientale. Porto peschereccio e commerciale. Fu in mano
dei giapponesi dal febbraio 1942 al maggio 1945 ed è rimasta gravemente danneggiata dalla
guerra.
PERSONAGGI CELEBRI
Ramos-Horta, José
Uomo politico timorese (Dili, Timor Est, 1949). Portavoce internazionale della causa di
Timor Orientale dal 1975. Ha dato un significativo contributo per la soluzione dei
problemi politici della regione e per il raggiungimento della pace. Insieme con C.F.X.
Belo ha ottenuto nel 1996 il premio Nobel per la pace.
Belo, Carlos Felipe Ximenez
Vescovo timorese (Bacau, Dili, Timor Est 1948). Ordinato sacerdote nel 1980, fu
nominato vescovo della diocesi di Dili. Fin dal massacro avvenuto a Dili nel 1991, Belo
elevò la sua voce per denunciare la grave situazione conflittuale tra Governo indonesiano
e popolazione locale. Nel 1995 Belo partecipò ai primi incontri inter-timoresi
organizzati dall'ONU. Nel 1996 ottenne il premio Nobel per la pace insieme con J.
Ramos-Horta.