GEOGRAFIA - ASIA - NEPAL

PRESENTAZIONE

Situato nell'Asia centro-meridionale, il Nepal confina a Nord con la Cina, a Est, a Sud e a Ovest con l'India. Si estende su una superficie di 147.181 kmq e ha una popolazione di 24.785.000 abitanti con una densità di 168 abitanti per kmq. Il Paese è abitato da gruppi etnici nepalesi (55,8%), bihari (18,7%), tharu (4,4%), tamang (3,6%) e da altre etnie. La lingua ufficiale è il nepalese, ma sono diffusi anche il bihari e alcuni dialetti tibetani. La maggioranza della popolazione professa l'Induismo (86,5%); sono presenti anche buddhisti (7,2%), musulmani (3,5%) e altri. Il Nepal è una Monarchia costituzionale. In base alla Costituzione del 1990 il potere esecutivo spetta al sovrano e al Governo; il potere legislativo viene esercitato dal Parlamento, composto da una Camera dei deputati (205 membri) e dal Consiglio nazionale (60 membri, di cui 10 di nomina regia). L'unità monetaria è la rupia nepalese. La capitale è Kathmandu (741.000 ab.).


IL TERRITORIO

Prevalentemente montuoso, il territorio del Nepal comprende a Nord la parte più elevata del sistema himalayano, con le vette dell'Everest (8.848 m), del Kanchenjunga (8.586 m), del Dhaulagiri (8.172 m) e dell'Annapurna (8.091 m). I rilievi della zona meridionale, meno elevati, sono incisi da strette valli in cui scorrono brevi corsi d'acqua, affluenti del Gange. L'estrema regione meridionale è coperta da una stretta fascia pianeggiante, Terai, coperta da folta vegetazione intervallata da paludi. Il clima, rigido al Nord, diventa più mite nella parte meridionale, colpita da abbondanti piogge nei mesi estivi.
Cartina del Nepal

L'Everest e il Nuptse, visti da Tenpoche

Nepal: il gruppo montuoso dell'Annapurna


L'ECONOMIA

Il Nepal è un Paese povero le cui uniche entrate sono rappresentate dall'agricoltura, dal turismo e dagli aiuti internazionali. L'agricoltura è l'attività principale ed è praticata dal 90% della popolazione. Il riso è la maggiore coltura e copre oltre la metà delle terre arabili; sono inoltre presenti mais, orzo, canna da zucchero, iuta e tabacco. L'allevamento è costituito da bovini, ovini a caprini; diffusi sono gli yak utilizzati spesso come mezzo di trasporto. La struttura industriale del Nepal è molto limitata, infatti sono attive solo poche industrie alimentari, tessili e del tabacco concentrate nella valle di Kathmandu. Non esistono risorse minerarie nel sottosuolo, ma ottimo è il potenziale idroelettrico sfruttato solo in parte con la diga sul Kosi. Il commercio estero non è molto attivo e la bilancia commerciale è in passivo per le importazioni di manufatti, carburante e beni alimentari. Un leggero miglioramento nello sviluppo del Paese si è manifestato dopo la rivoluzione democratica del 1990. Inadeguate le vie di comunicazione costituite da una modesta rete stradale (15.308 km, di cui 4.745 km asfaltati) e da due tronchi ferroviari di collegamento con l'India: il più antico parte da Raxaul per raggiungere Amlekhganj, e il più recente va da Jaynagar a Janakpur-Bijulpur.


CENNI STORICI

I Kirati, che arrivarono nel Nepal da Est nel VII o nell'VIII secolo a.C., sono il primo popolo di cui si abbia notizia; in quel periodo il Buddhismo fece il suo primo ingresso nel Nepal. Già nel 200 d.C. il Buddhismo aveva lasciato il posto all'Induismo, diffuso nella regione dai Licchavi, che invasero il Nepal dall'India e sconfissero l'ultimo re dei Kirati. La cultura dell'Induismo portò con sé il sistema delle caste (che non è ancora scomparso) e segnò l'inizio dell'età classica dell'arte e dell'architettura nepalesi. Nell'879 ai Licchavi succedette la dinastia dei Thakuri; cominciò quindi un periodo di instabilità e di invasioni chiamato 'L'Età Buia', anche se nella Valle di Kathmandu grazie alla posizione strategica continuarono prosperità e sviluppo. Alcuni secoli dopo, Arideva, re Thakuri, fondò la dinastia Malla, e diede inizio al secondo periodo di rinascita artistica e culturale. Tra terremoti, invasioni e rivalità tra le città stato di Katmandu, Patan e Bhaktapur, il Paese continuò a evolversi e raggiunse il massimo sviluppo nel XV secolo con Yaksha Malla. Sotto la giuda di Prithvi Narayan Shah i Gorkhali intrapresero la conquista della Valle e nel 1769, quando il loro re sottomise i regni di Kathmandu, Bhadgaon e Patan, fu raggiunta l'unità politica della regione. I Gorkhali tentarono di estendere i loro territori ma si scontrarono con la Cina, a cui furono costretti a pagare un tributo per lungo tempo, con la Gran Bretagna e l'India, con cui entrarono in guerra nel 1814. Nel 1816 i Nepalesi dovettero firmare il Trattato di Sugauli, con il quale cedettero il Sikkim e gran parte del Terai e che, disegnò gli attuali confini del Paese e insediò il cosiddetto 'residente inglese' a Kathmandu. Per la prima metà del XIX secolo il potere fu in mano alla dinastia Shah, fino a quando nel 1846 Jung Bahadur, approfittando degli intrighi e delle lotte interne alla famiglia reale, prese il controllo del Paese con il tragico massacro di Kot. Jung Bahadur assunse il titolo, più prestigioso, di rana e si proclamò primo ministro a vita rendendo ereditaria la sua carica. Nel 1951 fu nominato governatore il re Tribhuvan, che formò una coalizione di Governo con i Rana e i membri del nuovo Partito del congresso. Il compromesso non ebbe vita lunga; dopo l'esito, non gradito, delle elezioni democratiche, il re Mahendra (figlio di Tribhuvan) stabilì che la forma di Governo più appropriata per il Nepal dovesse essere un panchaayat (apartitico). Il re scelse quindi il primo ministro e il Governo e cercò l'appoggio di gran parte del Parlamento, che gli consentì di perseguire la sua politica. Fino al 1989 regnarono senza ostacoli il clientelismo e la corruzione, mentre gli aiuti economici internazionali continuarono a rimpinguare le finanze reali, ma i Nepalesi, stanchi di anni di privazioni, soffocati dall'embargo imposto dall'India e dall'assolutismo del regime, diedero vita a rivolte, violentemente represse (1985, 1990). Il re Birendra, al potere dal 1972, infine promulgò una Costituzione (1990), aprendo il Paese al multipartitismo e abolendo i panchaayat. In base alla nuova Costituzione, il potere esecutivo fu affidato al re e al Governo, mentre quello legislativo divenne prerogativa della Camera dei rappresentanti e del Consiglio nazionale. Nel 1991 si svolsero libere elezioni pluripartitiche, che videro la vittoria del Partito del congresso e del suo nuovo leader Girija Prasad Koirala, eletto alla guida del Paese. Negli anni seguenti la vita politica nepalese fu purtroppo ugualmente segnata da tensioni interne esplose anche in alcuni sanguinosi scontri tra forze dell'ordine e manifestanti comunisti. Nel novembre 1994 si tennero quindi elezioni anticipate, che designarono capo dello Stato il leader del Partito comunista Man Mohan Adhikari. Dopo pochi mesi di vita, nel settembre 1995, in seguito alla coalizione tra i più importanti partiti di opposizione, cadde il Governo Adhikari. Venne eletto primo ministro Sher Bahadur Deuba, rappresentante del Partito del congresso, che si impegnò in una politica di liberalizzazione economica, riavviando il processo di privatizzazione. Le rivalità tra i principali partiti nepalesi determinò nel 1997 crisi di governo e rimpasti dell'esecutivo; come primo ministro venne nominato Surya Bahandur Thapa che, nell'aprile 1998, in base a un accordo preventivo tra le forze di Governo rassegnò le dimissioni e fu sostituito da Girija Prasad Koirala, al suo secondo mandato. Il nuovo Governo annunciò un piano di austerità, che avrebbe dovuto ridurre la spesa pubblica del 10%, e lanciò una pesante offensiva contro la guerriglia maoista (nata per abolire la Monarchia costituzionale e instaurare la Repubblica) attiva nelle regioni occidentali del Nepal. Le elezioni del 1999 segnarono la vittoria del Partito del congresso e la designazione di Krishna Prasad Bhattarai a primo ministro. Il Governo di Bhattarai ebbe tuttavia vita breve: nel 2000, a seguito di dissapori interni al partito, il premier dovette rinunciare all'incarico, sostituito da Koirala, al suo nono Governo in dieci anni. Il 2 giugno 2001 il re Birendra, la regina Aishwarya e altri otto membri della famiglia reale furono uccisi a fucilate, all'interno del palazzo reale, dall'erede al trono principe Dipendra che, dopo il massacro, si tolse la vita. La successione al trono toccò al fratello del re ucciso, Gyanendra, che al momento del massacro, nonostante i reali fossero tutti riuniti per la tradizionale cena del venerdì, non si trovava nel palazzo. Tale particolare avvalorò il sospetto che alla base del massacro potesse esserci un complotto interno alla famiglia reale. Nei giorni seguenti l'incoronazione del nuovo re, scoppiarono violenti scontri nella capitale Kathmandu tra le forze dell'ordine e i manifestanti che chiedevano la verità sulla fine della famiglia reale. A luglio, a pochi giorni da uno sciopero generale indetto dai ribelli maoisti per protestare contro la nuova legge sulla sicurezza voluta da re Gyanendra, che dava poteri quasi illimitati alle forze dell'ordine e autorizzava la detenzione fino a diciotto mesi senza processo, il Paese fu percorso da un'ondata di attentati sanguinosi messi a segno dagli stessi guerriglieri. Il primo ministro Koirala decise allora di dimettersi, sostituito da Sher Bahadur Deuba. Dopo il cambio del premier, la guerriglia maoista decise di sospendere gli attacchi, dichiarandosi disposta a negoziare una tregua e avviare un negoziato (20 luglio). Le trattative furono tuttavia interrotte sulla richiesta dei ribelli di cambiare la Monarchia con una forma di governo repubblicano. Alla rottura della tregua fece seguito a novembre una nuova pesante offensiva lanciata dai maoisti. Dopo l'assassinio di oltre 350 persone in tre giorni, re Gyanendra dichiarò lo stato d'emergenza: la Costituzione venne sospesa e il Governo cancellò i diritti civili dei ribelli e dei loro sostenitori, considerati terroristi. Il 1° febbraio 2005 Gyanendra destituì il Governo guidato da Deuba, accusandolo di non essere capace di bloccare la sanguinosa guerriglia portata avanti dai ribelli maoisti, dichiarò lo stato d'emergenza, assunse il potere esecutivo e nominò un Consiglio dei ministri di sua fiducia. All'inizio del 2006, dopo alcuni mesi di sospensione delle ostilità da parte dei militanti maoisti, la guerriglia tornò a colpire. Nel mese di febbraio si tennero le elezioni municipali, duramente contestate dai partiti costituzionali nepalesi. Nel progetto del monarca esse avrebbero dovuto dare legittimità al regime golpista monarchico. In aprile, in seguito a proteste e scontri tra le forze di sicurezza e il popolo in rivolta, il sovrano nepalese Gyanendra cedette il potere esecutivo ai partiti politici. Il premier Koirala, presidente del Partito del congresso nepalese, il principale dei sette partiti d'opposizione che guidarono la rivolta contro il monarca, ricevette da questi l'incarico di formare un nuovo Governo. Il nuovo Parlamento annullò i risultati delle recenti elezioni amministrative e avviò il dialogo con la guerriglia maoista. Il 18 maggio il Parlamento approvò all'unanimità un'ordinanza con cui vennero drasticamente tagliati i poteri del re: il monarca perse ogni potere politico, il suo forte esercito e persino la facoltà di scegliere l'erede al trono. Per la prima volta nella storia del Nepal il potere esecutivo fu affidato totalmente nelle mani dei rappresentanti del popolo.

LE SCIMMIE DEI TEMPLI

Esistono due templi, in Nepal, i cui più numerosi e assidui visitatori sembrano essere le scimmie. Si tratta dei templi di Swayambhu, il principale monumento buddhista, e di Pashpati, il più sacro dei templi indù, in onore di Siva, signore degli animali. Sono situati rispettivamente a Ovest e a Est di Kathmandu, separati dal traffico caotico e dall'attività frenetica della capitale. Su queste due oasi approdano gruppi di scimmie Rhesus, calando dalle foreste circostanti, attirate dalle offerte votive in natura depositate dai fedeli nei templi. Non si conosce il periodo esatto di questa migrazione, ma si ritiene che risalga a 2.000 anni fa. Protette dalla legge e considerate sacre dalla religione, le cosiddette «scimmie dei templi» hanno fatto di questi luoghi sacri il proprio esclusivo dominio. I fedeli, o semplicemente gli amanti degli animali, si recano negli edifici di culto per deporvi riso, noccioline, pezzi di zucca, completando l'alimentazione delle scimmie che si cibano anche di insetti, foglie ed erba. Se ne calcolano alcune centinaia stanziate nei pressi di ciascun tempio. L'origine della sacralità attribuita a questi animali è dovuta al legame instaurato tra essi e Hanuman, il dio-scimmia degli indù.


LE CITTÀ

Kathmandu

(741.000 ab.). Capitale del Nepal e capoluogo della regione Centrale (27.410 kmq; 8.031.629 ab.). Situata nel Nepal centrale, a 1.300 m di altezza, nella vallata del fiume Bagmati, sul versante meridionale della catena dell'Himalaya, Kathmandu è il principale centro religioso, culturale e politico del Paese. Commercio di prodotti agricoli (mais, orzo, frumento e patate) e bestiame (caprini, ovini); poche industrie (alimentari, tessili, conciarie, del vetro, delle ceramiche, del tabacco e del cemento). Turismo. La città, fondata da Gunakamadeva nel 724, presenta una fusione di stili diversi tipici della civiltà buddhista e induista. Nella piazza domina il palazzo (Darbar) con i suoi numerosi edifici (secc. XVII-XVIII); in prossimità il tempio a terrazze di Tulaji Devi (1549), quello di Guhyesvari (1654) e di Mahavisnu (XVIII sec.). Nell'area della città vecchia sorgono, oltre all'antica costruzione del Gala Bahal, i templi di Matsyendranatha (XV sec.), di Nandikesvara (XVIII sec.) e di Sanku (XVI sec.).
Veduta di Katmandu

Katmandu: Palazzo delle 55 finestre (XV sec.) con la Porta d'oro (XVIII sec.)

Katmandu: Palazzo reale di Hanumant Dhoka, in piazza del Darbar


Patan o Pattan

(49.000 ab.). Città del Nepal, è situata alla periferia sud-orientale di Kathmandu. Industrie (tessili, alimentari e del legno). Fondata nel VII sec., conserva numerosi templi induisti e buddhisti (secc. XV-XVII).


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