GEOGRAFIA - ASIA - INDIA

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GEOGRAFIA - ASIA - INDIA













GEOGRAFIA - ASIA - INDIA

DONATE

PRESENTAZIONE

L'India è situata nell'Asia meridionale e confina a Nord con la Cina, con il Nepal e con il Bhutan, a Nord-Est con il Myanmar (Birmania) e il Bangladesh e a Ovest con il Pakistan. A Est l'India è bagnata dal golfo del Bengala; a Sud dall'Oceano Indiano; a Ovest dal Mar Arabico. Si estende su una superficie di 3.287.263 kmq e ha una popolazione di 1.075.748.000 abitanti con una densità media di 327 abitanti per kmq. La maggioranza degli Indiani discende dagli antichi arii o indù, che riuscirono a unificare il Nord del Paese nei secoli V e IV a.C. Accanto a questi gruppi esistono minoranze di Cinesi, Tibetani e Europei. Le lingua ufficiale sono l'hindi e l'inglese, ma la Costituzione ha riconosciuto 14 lingue regionali principali che possono essere insegnate nelle scuole accanto alle ufficiali. La maggioranza della popolazione parla dialetti e idiomi locali, mentre le classi colte e i funzionari della burocrazia continuano a usare l'inglese negli atti amministrativi. L'induismo è professato dalla maggioranza della popolazione (81,4%); segue poi l'islamismo (9,4% sunniti e 3% sciiti); il resto si divide tra esigue minoranze di cristiani cattolici e protestanti (2,2%), di sikh (1,9%) e di buddhisti (0,8%). L'India è una Repubblica federale di tipo parlamentare. Il presidente è eletto dal Parlamento e dalle Assemblee degli Stati, e ha un mandato di 5 anni. A lui spetta la nomina del Primo ministro nella persona del leader del partito di maggioranza. Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento, che è costituito da due assemblee: la Camera del Popolo (Lok Sabha), formata da 543 membri eletti a suffragio universale per 5 anni (cui si aggiungono 2 membri di nomina presidenziale in rappresentanza della comunità anglo-indiana), e il Consiglio degli Stati (Raiya Sabha) di 245 membri, dei quali 12 nominati dal presidente e i restanti eletti tra le Assemblee degli Stati in proporzione ai loro abitanti. I membri del Consiglio vengono rinnovati per 1/3 ogni 2 anni. Amministrativamente l'Unione Indiana è divisa in 28 Stati federati (ciascuno dotato di Assemblea legislativa e di un proprio Governo) e 7 Territori (amministrati dal Governo centrale). L'unità monetaria è la rupia indiana. La capitale e sede del Governo centrale dell'India è Nuova Delhi (42,7 kmq; 294.783 ab.), situata all'interno della metropoli di Delhi (9.817.439 ab.) nonché del NCT (National Capital Territory of Delhi o Territorio della Capitale: 1.483 kmq; 13.850.507 ab.).

IL TERRITORIO

Il territorio indiano è formato da diverse zone che si differenziano per struttura e origine geologica. La parte nord-occidentale comprende una zona montuosa, dominata dalla catena himalayana e la pianura dell'Indo e dei suoi affluenti. I rilievi sono costituiti dai monti Siwalik di modesta altitudine (600-1.000 m) che cedono il posto, verso l'interno, a imponenti catene che raggiungono l’altezza massima con la vetta Nanda Devi (7.817 m). A oriente dell'Himalaya, si estendono l'altipiano di Ladakh, regione da pascolo a 3.000 m, il Kashmir e le valli del medio Himalaya, oltre le quali si innalza il massiccio del Karakorum. Alternando aridi altopiani a zone a pascolo, il rilievo nord-occidentale si abbassa nella pianura del Punjab solcata dai tre grandi affluenti dell'Indo (Chenab, Ravi, Sutley), che cede poi il posto al bassopiano desertico del Thar. Il clima di questa zona è generalmente arido in quanto il monsone umido tocca queste regioni marginali per ultime. Le precipitazioni sono più frequenti sui monti Siwalik e le pendici meridionali dell'Himalaya, mentre sulle catene interne e gli altipiani transhimalayani sono molto scarse. Nelle zone montuose si registrano inverni rigidi ed estati miti; nella pianura l'estate è secca e torrida. La zona nord-orientale comprende la valle del fiume Brahmaputra ed è chiusa a Nord dai contrafforti dell'Himalaya e a Sud dalle colline del sistema birmano e dall'altopiano di Shillong. Il Brahmaputra, che scorre per tutto il primo tratto del territorio cinese, si congiunge con il Gange, formando un immenso delta quasi interamente compreso nei confini politici del Bangladesh. Tutta la regione è sottoposta al clima monsonico e la stagione delle piogge si prolunga per 7-8 mesi raggiungendo valori fra i più alti nel mondo e provocando piene rovinose del Brahmaputra. Ai piedi della zona montuosa settentrionale si estende la fertile pianura dell'Indostan (Punjab), formata dai sedimenti del Gange, dell'Indo, del Brahmaputra. Questa zona si estende per circa 1.200 km, dallo spartiacque del Gange-Indo al golfo del Bengala. Il clima è influenzato dal monsone, che determina una stagione umida della durata di 4-5 mesi con cospicue precipitazioni. La parte centrale dell'India è costituita da un quadrilatero compreso tra i monti Aravalli e la costa del golfo del Bengala e delimitato a Nord dalla pianura del Gange e a Sud dalla valle del fiume Narbada. Si tratta di un altopiano che si innalza dalla pianura del Gange interrotto da modesti rilievi e valli strette. Il clima è prevalentemente arido con inverni miti e secchi. A Sud della zona centrale inizia la penisola del Deccan, che si protende nell'Oceano Indiano, tra il Mar Arabico e il golfo di Bengala. Costituita da altipiani e ondulazioni modeste, il Deccan è delimitato a Ovest dai monti Ghati occidentali e ad Est da una serie di rilievi che degradano verso una fascia costiera pianeggiante. A oriente dei monti Ghati inizia una serie di altipiani, incisi dalle valli dei fiumi Sodavari, Krishna, Cauvery. Procedendo ulteriormente verso Est s'incontrano rilievi, i Ghati orientali, che separano la zona degli altipiani dalla pianura costiera. Situata interamente a Sud del Tropico del Cancro, il Deccan ha un clima caldo con scarse variazioni stagionali nella temperatura. La costa occidentale ha una stagione delle piogge di 5-6 mesi mentre le regioni centrali dell'altipiano sono aride, in quanto l'influsso del monsone è ostacolato dai Ghati occidentali. La costa orientale, investita dal monsone del Bengala, è piovosa. Le pianure, che si estendono lungo il litorale occidentale e orientale, determinano la conformazione bassa e compatta della costa. Solo la zona del delta del Gange è irregolare.
Trapani Cartina dell'India

L'ECONOMIA

L'economia indiana, pur essendo negli ultimi anni in pieno sviluppo (con un tasso di crescita del PNL intorno al 6% nel 2004-05), soffre ancora per gli squilibri che l'hanno caratterizzata negli anni passati e per il retaggio di un'amministrazione coloniale che ha favorito il diffondersi di strutture parassitarie, ostacolando, di contro, la nascita di un'industria e di un'agricoltura moderna. Il reddito medio pro capite è ancora molto basso, le disparità sociali sono molto profonde e le disuguaglianze economiche tra i diversi Stati dell'Unione e fra le città e i villaggi agricoli incidono notevolmente su uno sviluppo economico armonico. In India la maggior parte degli abitanti, pur dedicandosi alla coltivazione dei campi, riesce a malapena a soddisfare i fabbisogni alimentari di una popolazione in continua crescita. Il Governo, attraverso i vari piani quinquennali, ha cercato di superare la frammentazione sociale delle campagne e ha elaborato strumenti di intervento, come l'impiego di mezzi meccanici o la possibilità per i contadini di usufruire di crediti agevolati, tali da incrementare la produttività agricola. Questa politica ha avuto dei risultati soddisfacenti, tuttavia ancora scarsi in molte produzioni. In India, come in tutti i Paesi molto poveri, il consumo di proteine animali è molto basso e la popolazione vive soprattutto dei prodotti della terra; inoltre, per motivi religiosi, la metà degli Indiani è vegetariana. Le coltivazioni principali sono il riso, coltivato nella pianura del Gange e sulla costa del Malabar, e il grano, presente prevalentemente nell'India nord-occidentale, seguono il miglio, il sorgo, il mais, l'orzo, i ceci e numerosi altri legumi. L'India è inoltre il primo produttore mondiale di tè, coltivato nel Bengala e nell'Assam; tra le altre piante industriali riveste un'importanza fondamentale la produzione di cotone e juta. Il Paese è al primo posto nel mondo per il numero dei capi bovini che vengono però solo usati nel lavoro dei campi e per il latte, dato che la religione induista vieta il consumo di carni. Anche il processo d'industrializzazione sta dando buoni risultati. Il Governo ha cercato infatti di aumentare le industrie di base, che erano del tutto insufficienti, perché la dominazione coloniale inglese aveva sviluppato solo le industrie tessili che fornivano alla Gran Bretagna tessuti di cotone. Sono state costruite acciaierie a Jamshedpur, a Raurkela e a Bhilai vicino ai giacimenti di carbone e di ferro. Anche le industrie meccanica, chimica e farmaceutica hanno avuto, recentemente, un notevole sviluppo. L'India ha, inoltre, un sottosuolo ricco di risorse minerarie che sono scarsamente sfruttate a causa del limitato sviluppo industriale. Il commercio estero è a un livello molto modesto, tuttavia negli ultimi anni il Paese ha cercato di promuovere gli investimenti stranieri e di far rientrare i capitali nazionali investiti all'estero. La rete ferroviaria nazionale (63.140 km) è buona ed è stata costruita in gran parte dal Governo inglese interessato a controllare militarmente il Paese e a favorire la spedizione delle materie prime. La rete stradale è inadeguata (3.315.231 km) e durante la stagione delle piogge una buona parte è del tutto impraticabile. Sviluppati sono i servizi aerei: gli aeroporti internazionali si trovano a Karachi, Calcutta, Bombay, Delhi e Madras. I maggiori porti nazionali sono quelli di Calcutta, Bombey, Madras, Vishakhapatnam, Cochin, Marmagao e Mangalore.

I MONSONI

Il termine «monsone» indica un vento periodico e deriva dall'arabo mausim che significa stagione. In India, infatti, l'alternarsi dei due monsoni, l'estivo e l'invernale, costituisce l'unica variazione climatica nell'arco dell'anno. Possiamo dunque affermare che nel subcontinente indiano esistono solo due stagioni e che esse si distinguono non già per la temperatura quanto per la piovosità. Il monsone estivo (da giugno a ottobre) soffia dal mare verso il continente ed è carico di umidità. I mesi che lo precedono sono caratterizzati da un caldo torrido con temperature medie tra i 25 e i 30 °C. L'aria è irrespirabile, perché satura di umidità, e il cielo si riempie di nuvole nere che non scaricano acqua. L'arrivo del vento del Sud è così salutato come una liberazione anche se, con le piogge che apporta, può provocare inondazioni, piene e maree. Le piogge torrenziali cadono fino a settembre-ottobre e in questo periodo, nonostante la violenza dei tifoni, la natura torna a vivere, permettendo finalmente la semina. Il monsone invernale (da ottobre a marzo), che soffia dall'interno del continente verso il mare, è secco e freddo e apporta giornate calde ma non opprimenti, cieli tersi, notti e mattine fresche. I monsoni sono quasi esclusivamente originati dal contrasto termico tra terre ed oceani e dai relativi squilibri di pressione atmosferica. In gennaio l'emisfero settentrionale è poco riscaldato dal sole; masse di aria fredda e secca soffiano dall'Asia centrale verso l'equatore dove, a causa della rotazione della Terra, convergono con altri venti provocando le piogge. Per il monsone estivo la situazione si inverte: la terra si riscalda in fretta, l'aria calda crea una bassa pressione richiamando il flusso d'aria più fresca dagli oceani che apporta così le piogge monsoniche.

IL FIUME SACRO DEGLI INDÙ

Il Gange, lungo 2.700 km, nasce dall'Himalaya, a oltre 4.500 m d'altitudine, da due rami sorgentiferi, il Bhagirathi e l'Alaknanda. Si dirige verso Sud-Est e quindi ad Est, ricevendo numerosi affluenti; scorre poi nella pianura del Bengala e sfocia nell'omonimo golfo con il delta più ampio del mondo (140.000 kmq). Il fiume, che nella sua parte terminale è unito al Brahmaputra, ha caratteristiche tropicali ed è influenzato dallo scioglimento delle nevi himalayane nonché dalle piogge monsoniche; ha quindi forti portate estive, largamente utilizzate per l'irrigazione. Navigabile per circa 2.000 km, presso le sue rive sono sorte grandissime città quali Calcutta, Delhi e Benares. Quest'ultima è la città santa degli indù, proprio per la presenza del Gange che nella mitologia indiana viene assimilato a una divinità femminile, apportatrice di prosperità e fertilità. Ma, soprattutto, il fiume è considerato il «grande purificatore»: un'abluzione nelle sue acque purifica, secondo gli induisti, per sette generazioni. Oltre alle immersioni rituali, il Gange riceve le ceneri dei morti e le sue rive, mete di continui pellegrinaggi, ospitano templi e celle di numerosi anacoreti. Gli scavi archeologici, effettuati nell'ampia valle alluvionale del fiume, hanno portato alla luce moltissimi oggetti d'uso quotidiano risalenti all'Età del Rame e del Ferro: è stato così possibile identificare una civiltà, detta appunto del Gange, e i suoi vari stadi di sviluppo. Pur non potendo stabilire un'esatta cronologia, sono stati distinti cinque periodi che dalla preistoria risalgono fino ad epoca storica.
Trapani Una cerimonia di cremazione in India

CENNI STORICI

Tremila anni prima di Cristo gli abitanti della valle del fiume Indo (nell’odierno Pakistan) costruirono circa cento città. Nelle più grandi (tra le quali Harappa e Mohenjo Daro) edificarono templi, crearono un sistema di scrittura (che non è ancora stato decifrato) e intagliarono perfetti sigilli cilindrici. Dediti all’agricoltura d’irrigazione, svilupparono una prospera economia e mantennero attivi scambi commerciali tra l’Oceano Indiano e le pendici dell’Himalaya, usando il fiume Indo come principale mezzo di comunicazione. La cultura, l’organizzazione politica e l’evoluzione storica di questi popoli ancora è poco conosciuta; le prime notizie risalgono a circa cinque secoli dopo la fondazione delle prime città, quando la regione fu devastata da invasori che sterminarono la popolazione e distrussero la sua civiltà. Verso il XVI secolo a.C. dall’Afghanistan giunsero ondate di popoli indoeuropei che, provvisti di armi di ferro, corazze e carri da combattimento, a poco a poco conquistarono il subcontinente indiano, sottomisero la popolazione locale e stabilirono diversi Regni, più o meno grandi, alcuni dei quali retti da una Monarchia non assoluta, altri da un'aristocrazia. La civiltà che forgiarono, in seguito chiamata vedica, si basava su un rigido sistema di caste, nel quale i conquistatori costituivano la nobiltà dominante (ariana o ariana, da qui il termine ariano utilizzato per designare in modo generico, gli indoeuropei). Alla fine del VI sec. a.C. acquistò potenza lo Stato di Magadha, situato nella valle del Gange (Ganga), che si trovò in primo piano quando, dopo le invasioni di Alessandro Magno (327-325 a.C.), si costituì il primo grande Impero indiano, quello dei Maurya (313-185 a.C.), originario appunto del Magadha. Sotto il terzo sovrano, Ashoka (274-232 a.C.), il Regno si estese a tutto il subcontinente, ad eccezione dell’estremo Sud. A partire da allora si può parlare di una civiltà indiana; Ashoka e i suoi discendenti promossero un’unificazione culturale che includeva la predicazione buddhista (di Gautama Siddharta). Tra il I e il III secolo a.C. questa civiltà cominciò a disgregarsi e l'India si trovò di nuovo divisa in numerosi Stati e subì diverse invasioni: nel Nord-Ovest si formarono Regni indopersiani, nel Punjab prosperarono per un certo periodo dinastie di origine greca provenienti dalla Battriana; in seguito sopraggiunsero i Saka, i Parti e infine i Kusana. Quando i Gupta di Magadha presero il potere (IV sec. d.C.), ebbe inizio uno dei più brillanti periodi di unificazione della cultura indiana; con le guerre di conquista e le alleanze matrimoniali il Regno giunse ad includere tutto l'Ovest, il Nord, l'Est e parte del Sud dell'India. L’espansione islamica dell’VIII secolo non si estese a tutto il Paese ma, quattro secoli più tardi, con la scomparsa dell'importante principato dei Gurjara-Pratihara (secc. VIII-X), uno dei maggiori capisaldi contro le invasioni musulmane iniziò la penetrazione dei turchi di Mahmud di Ghazana (998-1030). Successive ondate di popolazioni islamizzate, provenienti dall’Asia centrale, invasero il subcontinente, fino all’arrivo dei tartari di Timur Lenk (Tamerlano). Tra il 1505 e il 1525 uno dei suoi discendenti, Babur, iniziò la dinastia Moghul, fondando l’Impero che la storia ricorda sotto il nome di Gran Mogol, con capitale a Delhi. I discendenti di Babur, in particolare suo nipote Akbar, consolidarono l'Impero mediante una politica di integrazione e di tolleranza religiosa; la cultura e le arti ebbero un notevole sviluppo (il Taj Mahal fu costruito verso il 1650) ma si affermò anche la presenza europea, che nel XVI sec. si era limitata all'installazione di basi mercantili lungo le coste del subcontinente. Nel 1687 la Compagnia inglese delle Indie Orientali si installò a Bombay, nel 1696 costruì Fort William a Calcutta e durante tutto il XVIII secolo il suo esercito privato fece la guerra contro i Francesi, che furono sconfitti nel 1784. Nell'arco di una sessantina d'anni, a cominciare dalla battaglia di Plassey (1757), che le assicurò il dominio del Bengala, l'Inghilterra si rese praticamente padrona di quasi tutta l’India, ad eccezione del Punjab, del Kashmir e del Peshawar, governato dal suo alleato, il sikh Ranjit Singh. Quei territori furono annessi nel 1849, dopo la morte di Singh, ma gli «alleati leali» mantennero un’autonomia nominale che permise loro di conservare le proprie corti, i palazzi e i privilegi, per la soddisfazione dei visitatori europei. Nel frattempo l’economia indiana fu completamente trasformata: l’artigianato tessile, che esportava stoffe di eccellente qualità, costituendo un ostacolo alla crescita dell'analoga industria inglese, venne distrutto. Il venir meno dall’artigianato domestico prodotto nei vari villaggi portò ad un impoverimento generalizzato dei contadini, i quali non poterono puntare sulla riorganizzazione dell’agricoltura, ormai orientata all’esportazione. Tra le prime ripercussioni della dominazione inglese ci furono quindi la riduzione delle entrate e una maggiore disoccupazione. L’amministrazione coloniale adeguò la contabilità dello Stato alle proprie necessità: le spese militari, incluse le campagne di Afghanistan, Myanmar (Birmania) e Malaysia, furono pagate dal tesoro indiano e il 70% del suo bilancio fu impiegato per le spese per la difesa. Tutte le erogazioni britanniche, per quanto avessero un rapporto assai lontano con l’India, vennero calcolate come spese del suo Impero. Durante il periodo coloniale vi furono innumerevoli disordini sociali a livello sia nazionale sia locale; la rivolta dei sepoys (i soldati indigeni dell'esercito coloniale), cominciata nel 1857 nelle caserme, si trasformò ben presto in una protesta di tutto il Paese: indù e musulmani si unirono e arrivarono persino a proporre la restaurazione dell’Impero del Gran Mogol. Questo estremo tentativo di ostacolare l'avanzata della civiltà occidentale dimostrò che la Compagnia delle Indie Orientali non era in grado di amministrare tutto il territorio; dopo una violenta repressione la Corona britannica assunse direttamente il governo del Paese. Nel frattempo il sistema educativo basato sul modello inglese portò alla creazione di un’élite intellettuale preparata alla cultura e al pensiero europei; questa intellighenzia confluì nel Congresso nazionale indiano, fondato nel 1885 per rispondere alle esigenze di partecipazione all'amministrazione pubblica della classe borghese e come organismo attraverso il quale il Governo poteva sondare gli umori locali. Il Partito del congresso, al quale parteciparono anche liberali inglesi, per molto tempo fu lealista e moderato nelle sue richieste. Ma quando, nel 1915, Mohandas K. Gandhi, educato in Gran Bretagna e con una buona conoscenza dei metodi coloniali applicati in Sudafrica, ritornò in India, percepì la necessità di superare la stretta collaborazione anglo-indiana. Gandhi cercò di conquistare i musulmani alla causa autonomista, rivalutò la dottrina indù e diede particolare importanza alla mobilitazione popolare, imprimendo un carattere nuovo alla lotta per l'indipendenza. I suoi legami con il Congresso nazionale indiano rafforzarono l’ala più radicale del movimento, dove militava il giovane Jawaharlal Nehru, soprattutto dopo la strage di Amristar (1919), nella quale una manifestazione fu repressa a colpi d’arma da fuoco provocando centinaia di morti e migliaia di feriti. Per iniziativa di Gandhi e in risposta al massacro, nel 1920, il Congresso lanciò una campagna di disobbedienza civile che mise in atto il boicottaggio delle istituzioni coloniali, la non violenza, il rifiuto di consumare prodotti inglesi e l’accettazione passiva delle probabili rappresaglie penali che ne conseguivano. Gandhi fu consacrato Mahatma (grande anima), in riconoscimento della sua leadership. Una nuova campagna (1930-34), che aveva per obiettivi l’indipendenza totale e la lotta contro il monopolio statale del sale, mostrò la capacità del Mahatma di coniugare una profonda impostazione politica con una rivendicazione concreta che coinvolgesse tutti i poveri. Le carceri strariparono di prigionieri che affluivano senza sosta e senza opporre resistenza, mettendo in difficoltà le autorità coloniali che non sapevano cosa fare; Gandhi divenne un interlocutore obbligato per gli Inglesi. Durante la seconda guerra mondiale l'India combatté lealmente a fianco dell'Inghilterra, ma l'insofferenza verso il dominio straniero continuò ad aumentare, mentre cominciò a farsi insostenibile anche la situazione tra indù e musulmani. Assunse così sempre maggior consistenza il progetto della formazione di due Stati, quando il Paese avesse ottenuto l'indipendenza. Il che avvenne con l'istituzione dell'Unione indiana, a maggioranza indù, e del Pakistan, a maggioranza musulmana, proclamati Stati indipendenti all'interno del Commonwealth il 14 agosto 1947. L’Unione indiana, costituita dalla maggior parte del territorio dell'India storica, riunì una molteplicità di gruppi etnici e culturali, consolidando un sentimento di unità nazionale forgiato nella lotta anticolonialista. La nascita dei due Stati ebbe come conseguenza un forte e drammatico flusso migratorio incrociato di indù verso l'Unione Indiana (10.000.000) e di musulmani verso il Pakistan (7.000.000), accompagnato da violenti scontri e attentati (assassinio di Gandhi, 1948). Dopo l’indipendenza, il primo ministro Jawaharlal Nehru, insieme a Sukarno, Nasser e Tito, formulò il concetto di non-allineamento internazionale dei Paesi in lotta per l’indipendenza e la piena sovranità ed elaborò inoltre una politica di sviluppo industriale e di modernizzazione del Paese. La Costituzione, a sistema parlamentare bicamerale (Lok Sabha e Rajya Sabha), per la quale servirono da modello quella inglese, quella statunitense e quella irlandese, entrò in vigore nel 1950. In pochi decenni l’India conquistò traguardi tecnologici che le permisero di mettere in orbita satelliti e di far esplodere una bomba atomica (1974), divenendo la prima potenza nucleare del Movimento dei Paesi non allineati; ma i gravi problemi di denutrizione della sua popolazione permasero pressoché immutati. La crisi economica dell’inizio degli anni ‘70 colpì duramente l’India, la cui economia dipendeva dalle importazioni di petrolio. Le esportazioni industriali non crebbero in modo sufficiente da compensare, né l’aumento dei prezzi delle importazioni, né la domanda di prodotti alimentari di una popolazione in costante crescita. Le tensioni interne al Partito del congresso, acutizzate dagli scontri con il Pakistan per il Kashmir (1947-49, 1965) e con la Cina per il Tibet (1962), esplosero durante i Governi, marcatamente filosovietici, di Indira Gandhi (1966-77, 1980-84), la quale nazionalizzò le banche, avviò la riforma agraria e patrocinò una drastica campagna demografica. La Gandhi, abbandonando il tradizionale orientamento popolare del Partito del congresso e accettando le direttive economiche della Banca Mondiale, perse l’appoggio popolare senza riuscire a ottenere la fiducia totale dei settori imprenditoriali (in particolare di quelli legati al capitale straniero), che chiedevano concessioni ancora maggiori. L’opposizione si unì e costrinse il Governo a indire elezioni parlamentari (marzo 1977), dalle quali il Partito del congresso uscì nettamente sconfitto, mentre trionfò il Partito Janata Dal, coalizione eterogenea formata da settori di Destra separatisi dal Partito del congresso, dal Partito socialista, diretto dal leader sindacale George Fernandes, e dal Congresso per la democrazia, capeggiato da Jagjivan Ram, dirigente degli «intoccabili» ed ex ministro del consiglio di Indira Gandhi. Durante il mandato dell’anziano primo ministro Morarji Desai non vi furono cambiamenti di rilievo nella politica estera di non-allineamento; tuttavia egli non riuscì a mantenere la sua promessa di pieno impiego e miglioramento economico. Nel 1979 i gruppi diretti da Charan Singh e da Jagjivan Ram si staccarono dal Partito Janata. Desai dovette dimettersi e, non essendoci una maggioranza parlamentare in grado di formare un nuovo Gabinetto, furono indette le elezioni anticipate, nelle quali prevalse nuovamente Indira Gandhi (gennaio 1980). Il suo secondo mandato di governo fu caratterizzato dalla concentrazione del potere e da accuse di burocrazia e corruzione che ne deteriorarono l'immagine. Il Governo si trovò ad affrontare le rivendicazioni di autonomia dei sikh, nel Punjab, dove alcuni gruppetti di militanti perseguitavano gli indù al fine di espellerli dalla regione e di creare una maggioranza assoluta di sikh. Dopo l’assassinio di Indira (1984) migliaia di sikh furono vittime dei tentativi di vendetta indiscriminata di gruppi di paramilitari indù. Scavalcando le formalità istituzionali e gli stessi partiti, il figlio di Indira, Rajiv, fu rapidamente promosso alla carica di primo ministro e di leader del Partito del congresso. Nelle elezioni (gennaio 1994) ottenne 401 dei 508 seggi del Parlamento; nessun altro partito si aggiudicò i 50 seggi richiesti per essere riconosciuto ufficialmente come opposizione. Nonostante la netta vittoria, alcune regioni fortemente nazionaliste voltarono le spalle a Gandhi (Karnataka e Andhra Pradesh, influenzate dal carismatico ex attore Tama Rao; Sikkim, un Regno himalayano annesso all’India negli anni ‘70, dove vinse il Partito separatista Sikkim Sangram Parishad). Il primo ministro adottò diverse misure per risolvere i problemi del Punjab: designò un conciliatore come governatore della regione, liberò i prigionieri politici - inclusi i leader dell’opposizione - e dispose che i militanti del proprio partito che avevano partecipato alle azioni violente contro i sikh fossero giudicati e puniti. In questo modo preparò il terreno per il dialogo con Akali Dal, il Partito regionale di maggioranza sikh, e con gli altri gruppi dissidenti. Nonostante le posizioni fossero radicalmente diverse si fecero progressi; i sostenitori dell’autonomia del Punjab proposero che il Governo centrale indiano conservasse i poteri in materia di difesa, relazioni con l’estero, emissione monetaria, poste, strade e telecomunicazioni. Dal canto suo, il Governo locale avrebbe avuto maggiore autonomia rispetto a quella degli altri Stati dell’India. Nel 1987 le forze di pace indiane intervennero nello Sri Lanka per un cessate il fuoco tra i cingalesi e i tamil e per la firma di un accordo, ma tre anni dopo dovettero ritirarsi. Per quanto riguarda la corsa agli armamenti, il primo ministro annunciò che l’India non avrebbe rinunciato alle armi nucleari nel futuro se il Pakistan avesse perseguito il suo intento di costruire la bomba atomica. La politica estera indiana si mantenne fedele al non-allineamento. Sul fronte interno Rajiv Gandhi promise al settore privato di rimuovere le restrizioni alle importazioni e all’acquisto di tecnologia straniera e di ridurre il carico fiscale. Dal canto loro, i sindacati dei lavoratori espressero il timore che la sofisticazione tecnologica avrebbe generato disoccupazione e che l’industria nazionale non sarebbe sopravvissuta alla competizione con i prodotti stranieri. Le elezioni del novembre 1989, svoltesi in un clima di estrema violenza, registrarono l’avanzata dell’opposizione. La rappresentanza politica del Partito del congresso si ridusse a 192 seggi, mentre quella del Janata Dal crebbe a 141. Sebbene minoritario, questo partito riuscì a formare una coalizione di Governo con il Fronte nazionale, grazie all’appoggio del Bharatiya Janata Party (PJB, nazionalista indù) e di vari raggruppamenti di Sinistra. Vishwanath Pratab Singh fu nominato primo ministro. Le tensioni tra l’India e il Pakistan si accentuarono nel marzo del 1990 a causa dell’appoggio pakistano ai movimenti autonomisti del Kashmir. In novembre vi fu una recrudescenza negli scontri tra indù e musulmani e un contemporaneo aggravamento della crisi economica. Il primo ministro Singh fu sostituito da Chandra Shekhar, sempre del Partito Janata Dal. Le elezioni parlamentari iniziate il 20 maggio 1991, e precedute da un'ondata di violenza, furono sospese per l’assassinio di Rajiv Gandhi, vittima di un attentato del Movimento di liberazione tamil; una settimana dopo, Narasimha Rao fu nominato successore di Gandhi come leader del Partito del congresso. Le elezioni, nelle quali votò il 53% degli aventi diritto, furono le più sanguinose dell’India dall’indipendenza e si svolsero tra il 12 e il 16 giugno. Il Partito del congresso ottenne 255 seggi e il Bharatiya Janata Party 119. Nell’agosto del 1991 il nuovo Governo annunciò una drastica svolta verso il liberalismo, cambiando, tra le proteste, la politica economica in vigore dall’indipendenza. Già nel settembre dell’anno precedente, 70.000 rappresentanti di gruppi tribali si erano riuniti per impedire la costruzione di dighe sul fiume sacro Narmada; queste opere minacciavano di sommergere antichi templi e i terreni dei contadini della regione. Più di 200.000 persone espulse dalle proprie terre a causa delle dighe, manifestarono il proprio scontento nel 1991. I progetti infrastrutturali non tennero conto delle eventuali conseguenze ecologiche e causarono, come nel caso dei sette reattori nucleari e delle imprese che usavano sostanze tossiche, gravi problemi di sicurezza. Nel 1992 gli episodi di fanatismo dei fondamentalisti indù, rappresentati in particolare dal Bharatiya Janata Party, culminarono con la distruzione della moschea di Ayodhya e con sanguinosi scontri e attentati terroristici che si estesero ai Paesi vicini (Pakistan e Bangladesh). Il piano di riforme del primo ministro Rao, portato avanti dal ministro delle Finanze Man Mohan Singh, portò all’apertura del mercato indiano agli investimenti stranieri; lo Stato ridusse gradualmente il suo intervento nell’economia, lasciando la moneta locale, la rupia, in libera convertibilità di fronte al dollaro e sopprimendo i controlli sulle importazioni. L'inflazione e il deficit fiscale furono ridotti e la crescita delle esportazioni fu sostenuta; ma il Paese continuò ad essere gravato dal debito estero e il reddito pro capite rimase uno dei più bassi dell’Asia. Le riforme economiche provocarono le proteste di vari settori, in particolare di quello agricolo, dove molto forte fu la resistenza contro le imprese transnazionali interessate a commercializzare fertilizzanti e sementi. L’Associazione degli agricoltori dello Stato di Karnataka guidò la protesta rurale che dal 1991 intraprese azioni dirette contro i rappresentanti delle imprese estere. Nonostante gli episodi di violenza tra le diverse comunità religiose, le proteste per le riforme economiche e i disastri naturali - un terremoto uccise 10.000 persone nel settembre 1993 - il Governo si mostrò ottimista all’inizio del 1994. Nel 1994 la Corte Suprema indiana dichiarò che i Governi statali avrebbero perso i propri poteri se non avessero salvaguardato la libertà di culto sancita dalla Costituzione; intanto a Karnataka i conflitti tra indù e musulmani proseguirono. In quell’anno India e Cina firmarono due accordi per ridurre il numero di militari appostati nei 4.000 chilometri di frontiera comune e per incentivare gli scambi commerciali. Le elezioni svoltesi nei diversi Stati mostrarono una crescente debolezza del Partito del congresso, colpito da varie scissioni, e una crescita del Partito nazionalista indù Bharatiya Janata (BJP). La stabilità economica e i programmi di assistenza annunciati da Rao non riuscirono a frenare la caduta della sua popolarità e alle elezioni generali del 1996 il BJP, alleato con altri partiti di minoranza, ottenne 187 seggi nella Camera bassa, il Partito del congresso 138 e il Fronte nazionale di sinistra, che cambiò il nome in Fronte unito, 117. Il primo ministro Rao si dimise, ma il BJP non riuscì a ottenere la maggioranza parlamentare necessaria a governare. H.D. Deve Gowda, leader del Fronte unito, fu messo a capo del nuovo Governo, grazie all’appoggio del Partito del congresso. Nel marzo del 1997 il Partito del Congresso ritirò l’appoggio al Governo di Gowda, provocandone la caduta; circa un mese dopo Inder Kumar Gujral, anch’egli del Fronte unito, fu nominato primo ministro. Nel luglio dello stesso anno, il vicepresidente K.R. Narayanan venne eletto presidente e in novembre, una commissione d’inchiesta ufficiale rivelò supposti vincoli tra un partito della coalizione al Governo, il Dravida Munnetra Kazagham (DMK), e i guerriglieri tamil dello Sri Lanka, implicati nella morte dell’ex primo ministro Rajiv Gandhi. Conseguentemente il Partito del congresso ritirò il suo appoggio al Governo di Gujral, che dovette dimettersi. Nelle elezioni parlamentari del febbraio 1998 il BJP trionfò conquistando 251 seggi; Atal Bihari Vajpayee venne nominato primo ministro. La politica nazionalista del PJP si esplicitò con l'effettuazione di esperimenti nucleari nelle aree desertiche occidentali al confine con il Pakistan, il quale rispose prontamente con test analoghi. Nel 1999 il BJP vinse di nuovo le elezioni politiche rafforzando il suo Governo e confermando il primo ministro Vajpayee. Nelle regioni del Tripura, dell'Assam, dell'Andhra Pradesh e, soprattutto, dello Jammu e Kashmir, continuarono a verificarsi scontri e attentati a opera di gruppi separatisti armati. A seguito della ripresa degli scontri sulla linea di confine nella regione del Kashmir, nel marzo 2000 il presidente statunitense Clinton invitò India e Pakistan al dialogo, ottenendo dal primo ministro indiano la rinuncia a compiere altri esperimenti nucleari e a proseguire il riarmo atomico contro il Paese vicino. L'India visse un momento tragico nel gennaio 2001, quando un violentissimo terremoto provocò migliaia di morti. All'indomani degli attentati dell'11 settembre e dell'avvio della campagna antiterrorismo promossa dagli USA, le tensioni tra India e Pakistan per la questione del Kashmir si inasprirono. Lo scontro tra New Delhi e Islamabad si acuì ulteriormente in dicembre, quando un commando suicida composto da 5 uomini provocò la morte di 12 persone (prevalentemente poliziotti) all’interno del Parlamento nella capitale indiana. India e Pakistan iniziarono a predisporsi per un eventuale conflitto, ammassando truppe al confine, ma il premier pakistano Musharraf, in difficoltà sul fronte interno, cercò in ogni modo di evitare il confronto diretto, arrivando a condannare ogni tipo di estremismo interno al proprio Paese. Nel febbraio 2002 si verificò il più sanguinosa massacro inter-religioso dell'ultima decade: nell'India occidentale professanti musulmani diedero fuoco a un treno che trasportava indù di ritorno da un pellegrinaggio ad Ayodhya. Nei successivi due mesi più di 800 persone (per lo più di religione musulmana) vennero uccise per vendetta da indù. Nel mese di luglio il Parlamento elesse, con circa il 90% dei voti, lo scienziato in pensione Avul Pakir Jainulabdeen Abdul Kalam nuovo presidente del Paese. Nel maggio 2003 un'eccezionale ondata di caldo colpì lo Stato dell'Andhra Pradesh, nel Sud-Est dell'India, provocando quasi 400 morti. Nell'agosto dello stesso anno oltre 50 persone persero la vita in due attentati a Bombay, la cui origine venne imputata a gruppi di matrice islamica. Nel novembre successivo venne siglato un accordo di cessate il fuoco tra India e Pakistan per la contesa regione del Kashmir, e, dopo la riapertura dei collegamenti aerei tra i due Paesi, iniziarono in gennaio le trattative tra il Governo indiano e i separatisti moderati del Kashmir. Alle elezioni anticipate indette dal BJP nel maggio 2004 si affermò, a sorpresa, la coalzione guidata dal Partito del Congresso di Sonia Gandhi: la campagna dei fondamentalisti indù contro la "straniera" (la vedova dell'ex premier Rajiv Gandhi è di origini italiane) spinse tuttavia Sonia Gandhi a delegare il ruolo di Primo ministro all'economista Manmohan Singh. Il nuovo capo del Governo, dopo le incertezze dei primi mesi, portò avanti con decisione una serie di politiche economiche e sociali mirate sia alla crescita industriale del Paese, sia al miglioramento delle condizioni di vita delle masse dei contadini poveri. Importanti accordi di cooperazione vennero conclusi con l'Unione europea e con la Cina, mentre ulteriori progressi registrò il processo di pacificazione con il Pakistan: nel novembre 2004, infatti, con una iniziativa unilaterale, il Governo indiano attuò un primo ritiro di truppe dal Kashmir (dove restavano ancora circa 240.000 effettivi), mentre nell'aprile 2005 India e Pakistan avrebbero ripristinato i collegamenti transfrontalieri diretti tra alcune città della regione. Il 26 dicembre 2004, intanto, l'India meridionale (in particolare lo Stato del Tamil Nadu e le Isole Andamane e Nicobare) fu colpita da un devastante tsunami che causò migliaia di vittime e di dispersi. Il maremoto, provocato da un forte sisma avvenuto al largo dell'isola di Sumatra, interessò molti altri Stati del Sud-Est asiatico. Nel luglio 2005 il Governo indiano strinse uno storico accordo con gli Stati Uniti, in cui per la prima volta fu stabilito che i due Paesi avrebbero condiviso le loro conoscenze tecnologiche sul nucleare, a scopo civile. Nello stesso mese l'Ovest indiano fu devastato da abbondanti piogge monsoniche: il bilancio fu di un migliaio di vittime a Bombay e nelle zone circostanti. L'8 ottobre un catastrofico terremoto di magnitudo 7,6 della scala Richter, con epicentro nel Kashmir pakistano (dove causò oltre 70.000 morti), provocò circa 1.000 vittime nel Kashmir indiano. Il 29 ottobre un triplice attacco dinamitardo in tre mercati di New Delhi produsse 62 morti e 210 feriti. L'atto terroristico fu successivamente rivendicato dal gruppo separatista del Kashmir denominato Lashkar-e-Tayyaba. Altri due gravissimi episodi di sangue si verificarono nel marzo e nel maggio del 2006: prima una bomba causò la morte di 14 persone, durante un pellegrinaggio indù nella città sacra di Varanasi; poi un gruppo di presunti estremisti islamici uccise 35 indù nel Kashmir indiano.
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LE CITTÀ

Delhi

(9.817.439 ab.). Capoluogo del territorio omonimo (1.483 kmq; 13.850.507 ab.), è situata sulle rive del fiume Yamuna, nell'alta pianura gangetica. Delhi è divisa in due zone nettamente riconoscibili: la città antica, ricca di imponenti monumenti artistici e di tesori archeologici, e la città moderna, Nuova Delhi (New Delhi, 294.783 ab.), capitale dell'Unione Indiana, sede del Governo, con funzioni amministrative, sorta a partire dal 1912 in base al piano urbanistico di H. Lutyens e H. Baker. Nodo ferroviario e mercato agricolo (cereali e cotone); artigianato (ricami, lavorazione di oro e argento); industrie (alimentari, tessili, chimiche, della gomma, meccaniche). Antico centro indù del I sec. a.C., la città fu distrutta e ricostruita nel 1192 dai conquistatori musulmani di origine turco-afghana, che ne fecero la capitale dell'Impero indo-islamico. Conquistata e distrutta nel 1398 da Tamerlano, decadde fino al 1526 quando i Moghul ne fecero il centro del loro Impero e le diedero, nel 1639, il nome di Shahjahanabad. Nel 1803 venne conquistata dalla Gran Bretagna, che nel 1912 ne fece la capitale dell'India britannica. Con la conquista dell'indipendenza del Paese (1947), Nuova Delhi divenne capitale della federazione. Scarsi i resti artistici dell'antica città indù (pilastro di ferro di Candragupta, V sec.) e del primo periodo musulmano (moschea di Quwwat al-Islam, XII sec.; moschea e minareto Qutb al-Minar, XIII sec., a forma di torre circolare in arenaria rossa). Notevoli le costruzioni di epoca moghul: tomba di Humayun (XVI sec.); Grande Moschea (1644-58), per dimensioni inferiore soltanto a quella della Mecca; Forte rosso (1638-48), antica residenza dell'imperatore Moghul e luogo in cui si svolse l'epica resistenza delle truppe indiane contro gli Inglesi nel 1857; moschea della Perla (XVII sec.). Esempi di architettura dei secc. XIX e XX sono la chiesa di St. James, il complesso dell'università e la biblioteca orientalistica. Nella città moderna l'architettura di edifici pubblici e residenziali è espressa in forme palladiane: palazzo del Viceré, il Parlamento, la biblioteca Centrale, il palazzo dell'Alta Corte, ecc; mentre allo stile indigeno sono ispirati i palazzi Jodhpur, Jayapur, Bikaner e il tempio di Laksmi Narayana.
Trapani Delhi, veduta dalla Grande Moschea
Trapani Delhi: sepolcro di Humayun (XVI sec.)

Bombay

(11.914.398 ab.). Città dell'India, capoluogo dello Stato di Maharashtra (307.713 kmq; 96.878.627 ab.), è situata lungo la costa nord-occidentale del Deccan, sull'isola omonima e su quella di Salsette, collegate alla terraferma da ponti e terrapieni. Bombay è la più popolosa città dell'India; centro amministrativo, finanziario e commerciale ha industrie del cotone, alimentari, meccaniche, chimiche, petrolchimiche; notevole la produzione cinematografica. Università, Istituto indiano di tecnologia, museo Principe di Galles, numerosi istituti culturali e di ricerca specializzata. È il maggior porto dell'India nonché uno dei più importanti a livello mondiale; i suoi moli si estendono per decine e decine di km e il commercio del cotone che da qui si dirama è ingentissimo. Fondata nel 1294 dagli Yedavas di Devagiri, conquistata dai musulmani nel 1348 e dai Portoghesi nel 1534, passò agli Inglesi nel 1661, come parte della dote di Caterina di Braganza a Carlo II. Pochi anni dopo, la Compagnia delle Indie Orientali la ebbe in concessione, la fortificò e ne fece uno scalo nel 1672. Nel 1783 tornò sotto il controllo diretto della Gran Bretagna e conobbe un forte sviluppo come centro commerciale. Sottoposta nel giro di un secolo ad un'impressionante pressione demografica, Bombay si è sviluppata anche in senso verticale, presentando quindi aspetti molto contrastanti: accanto al centro cittadino, ricco di edifici pubblici in stile vittoriano, sede di banche, compagnie di navigazione, assicurazioni, grandi uffici di industrie, rimangono gli sterminati quartieri della periferia con barche e miserabili tuguri, nei quali vive la maggior parte del proletariato cittadino.
Trapani La Porta dell’India e il Taj Mahal Hotel a Bombay
Trapani Bombay: il municipio

Calcutta

(4.580.544 ab.). Città dell'India, capoluogo dello Stato del Bengala occidentale (88.752 kmq; 80.176.197 ab.), è situata sulla riva sinistra del fiume Hooghly, ramo più occidentale del delta del Gange. È il secondo porto del Paese, dopo quello di Bombay ed è sede di industrie siderurgiche, meccaniche, chimiche, alimentari, tessili conciarie, del legno, della carta, del vetro. Importante centro culturale (musei, teatri, gallerie d'arte, tre università, istituto specializzato in ricerche nucleari) e religioso (il tempio della dea Kali è meta di pellegrinaggi da tutta l'India). Calcutta è costituita da un nucleo centrale (la città coloniale, abbellita da numerosi edifici neogotici del XIX sec.), attorno al quale si estende, per oltre 50 km sui due lati del fiume, l'immensa megalopoli (11.600.000 ab.) caratterizzata da grave degrado e miseria. Il suo nome deriva probabilmente da Kali kata (terra di Kali), uno dei tre villaggi presso i quali Job Charnock, della Compagnia inglese delle Indie Orientali, fondò (1690) la città. Ripresa dagli Inglesi nel 1757, rimase capitale dell'Impero indiano dal 1773 al 1912. Focolaio di rivolte indipendentiste (1926-30; 1946), fu colpita da grave crisi per il distacco di gran parte dei territori circostanti passati al Pakistan (ora Bangladesh) al conseguimento dell'indipendenza (1947).

Madras

(4.216.268 ab.). Città dell'India, capoluogo dello Stato del Tamil Nadu (130.058 kmq; 62.405.679 ab.) è notevole porto nella penisola del Deccan, sul golfo del Bengala. Principale centro commerciale dell'India meridionale è sede della migliore università indiana.; industrie tessili (cotone, seta), alimentari (zuccherifici, oleifici), conciarie, meccaniche (automobili), chimiche, della gomma e cinematografiche. Fondata nel 1639 dagli Inglesi come base militare, la città divenne in seguito sede della Compagnia delle Indie. Sviluppatasi intorno al Forte eretto dagli Inglesi nel XVIII secolo, la città è costruita in stile vittoriano, con giardini perfettamente curati e offre i due aspetti contrastanti già visti a Delhi e in altre città indiane: a ridosso degli edifici moderni si trovano complessi di misere baracche.

Hyderabad

(3.449.878 ab.). Città dell'India, capoluogo dell'Andhra Pradesh (275.045 kmq; 76.210.000 ab.), è situata nella parte centrale del Deccan. Fondata nel 1589 da Mohammed Kuli, Hyderbad è un importante centro commerciale di pietre preziose; industrie meccaniche, elettrotecniche, chimiche, farmaceutiche, tessili, dell'abbigliamento, alimentari, del tabacco, della carta, del vetro; artigianato (tappeti). Conserva le porte Char Minar, Afzalganj Gate e Aliabad Gate; la moschea Mecca Masgid; il palazzo reale dei Nizam (XVIII sec.); l'ottocentesco palazzo Falaknuma. A 8 km dalla città si trovano le rovine di Golconda, delle quali rimangono notevoli costruzioni in stile arabo-persiano ed indo-persiano. Museo Salar Jung (antichi manoscritti, armi, costumi).

Jaipur

(2.324.319 ab.). Città dell'India, capoluogo del Rajasthan (342.239 kmq; 56.507.188 ab.), fu fondata nel 1778 da Jai Singh II, che fece costruire gli edifici in arenaria rosa; notevoli la residenza del principe con annesso l'osservatorio astronomico dotato di strumenti in pietra di grandi dimensioni e il palazzo dei Venti (hawa Mahal), la cui facciata presenta centinaia di finestre in aggetto.

PICCOLO LESSICO

Arii o Ariani

Nome con il quale vengono designate le popolazioni iraniche e indiane di origine indoeuropea.

Civiltà dell'Indo

Civiltà fiorita intorno alla metà del VI millennio a.C. nei bacini del medio e basso Indo e dei fiumi del Punjab. Estesasi anche nel Belucistan e nel Waziristan, ne sono state scoperte tracce fino al bacino dell'alto corso dello Jumma, a Est e sulle coste del golfo di Cambay, a Sud. Alcuni studiosi la designano col nome di «civiltà indogangetica», data la fortissima influenza che essa esercitò sulle popolazioni protostoriche del Gange. Sviluppatasi dalle comunità agricole, di razza mediterranea ma di provenienza sconosciuta (affinità con gruppi etnici più antichi della Mesopotamia), che si erano stanziate nella zona in epoca non precisabile, si è evoluta autonomamente fino all'Età del Bronzo, raggiungendo il massimo sviluppo tra la metà del III e la metà del II millennio a.C. Dagli scavi iniziati nel 1922, e tuttora in corso, sono emersi numerosi centri urbani; i più importanti: Harappa e Mohenjo-Daro.

Dravidi

Nome di un insieme di popolazioni pre-ariane, stanziate nella Penisola indiana. L'appellativo più che a una sola razza si riferisce all'insieme dei gruppi umani, in maggior parte agricoltori, che parlano lingue dravidiche. Attualmente tali gruppi di pelle scura sono stanziati nell'India meridionale e nel Deccan, ma se ne trovano anche nello Sri Lanka, nel Belucistan e in altre zone dell'India settentrionale.

Ghati

Nome di due catene montuose dell'India che si estendono parallelamente alla costa del Mar Arabico: i Ghati occidentali (monti Anaimalai, 2670 m) e gli orientali. La prima, essendo esposta al monsone di Sud-Ovest, riceve abbondanti piogge dall'inizio di giugno alla fine di ottobre. I Ghati orientali sono costituiti da un sistema di colline che non superano i 700 m; meno influenzati dalle piogge monsoniche, sono coperti da una vegetazione relativamente povera: steppa, savana e foresta rada.

Hindi

Lingua indoaria, ufficiale nell’Unione indiana (dal 1947), parlata da circa 350 milioni di individui fra Punjab, Bengala, Nepal e Maharashtra. Formatosi attorno all'anno 1000, il suo ricco lessico è in massima parte composto da parole derivanti dal sanscrito, del quale conserva l'alfabeto, il devanagari, che si scrive da sinistra verso destra e consta di 46 segni (13 vocali e 33 consonanti). Ha una notevole letteratura testimoniata a partire dal XII sec.; il suo maggiore rappresentante è il poeta Tulsidas (1532-1624), autore del poema, in sette libri, Il lago delle gesta di Rama.

Sikh o leoni del Punjab

Seguaci di una religione ispirata alla tolleranza e a un rigido monoteismo, i sikh ne seguono i fondamenti codificati nel corso dei secoli da dieci riformatori religiosi detti guru. Il primo di essi, Guru Nanak (1496-1538) propugnò un credo di tipo pacifista cosicché riuscì ad attrarre sia gli indù sia i musulmani. Due secoli più tardi, il decimo e ultimo guru, Gobind Singh (singh significa «leone») mise drasticamente in discussione la tradizionale tolleranza dei sikh e riuscì a costituire una vera e propria confraternita di «guerrieri di Dio», noti anche come Khalsa (puri), che opposero una dura resistenza all'Impero Mogul. La ferocia dei sikh divenne leggendaria e nel corso del XIX secolo essi si ribellarono anche agli Inglesi. L'organizzazione militare britannica era però tanto schiacciante che i sikh furono sottomessi. Una volta assoggettati, essi si posero al servizio dell'Impero, svolgendo un ruolo decisivo in occasione della rivolta del 1857. Nel 1947, quando l'India ottenne l'indipendenza e i musulmani si separarono dagli indù, i sikh ne subirono le conseguenze. Il Punjab fu ridotto a quasi un terzo della sua entità e così molti sikh rimasero senza patria e si sparsero per il mondo. Attualmente il Punjab è lo Stato più ricco dell'Unione indiana e i sikh, consapevoli della loro importanza, dal 1982 rivendicano l'autonomia e una maggiore libertà di culto. La risposta negativa del Governo centrale è stata tra le cause che hanno portato all'assassinio di Indira Gandhi nel 1984.

Indo

Fiume (3.180 km) dell'Asia meridionale. Nasce nel Tibet dalla catena transhimalayana del Gangdise Shan e scorre verso Ovest, in India, attraversando il Ladakh, tra il Karakoram e l'Himalaya, e il Pakistan occidentale, scendendo poi verso il bordo orientale della pianura del Punjab. Dalla pianura del Sind raggiunge Hayderabad, dove ha inizio il suo immenso delta (7.770 kmq) che sfocia nel Mar Arabico, a Ovest della palude di Kutch. Le rive dell'Indo sono per lo più alte e scoscese e il territorio che attraversa è desertico o coperto di boscaglie e giungle.

Maharajah

Titolo dei sovrani dei principati indiani indipendenti, che restarono tali, almeno nominalmente, anche durante l'occupazione inglese dell'India.

Sari

Costume nazionale femminile. È formato da una striscia di stoffa di dimensioni fisse, drappeggiata sul corpo, senza cuciture né allacciature, portata sopra ad un corpetto. Può essere di seta o di cotone di vari colori e disegni, conformemente alle regioni di provenienza e alle occasioni in cui viene indossato.

PERSONAGGI CELEBRI

Gandhi, Mohandas Karamchand detto Il Mahatma

Uomo politico indiano (Porpandar 1869-Nuova Delhi 1948), apostolo della non violenza, capo morale e politico dell'India. Compì gli studi a Londra e laureatosi in legge, si trasferì in Sudafrica (1893) per dedicarsi alla difesa delle minoranze indiane; fondò il Natal Indian Congress e guidò la prima manifestazione di resistenza passiva contro le leggi razziali. Nel 1915 ritornò in India dove divenne l'ispiratore dei movimenti indipendentisti, promosse azioni di lotta non violenta basate sulla non collaborazione, sul digiuno, sul rifiuto di cariche civili o militari, sul boicottaggio di prodotti inglesi e sull'organizzazione di campagne di massa di disubbidienza civile. Finì in carcere nel 1922 e fu scarcerato solo due anni dopo; ritornò alla politica attiva solo nel 1930 quando guidò la marcia verso il mare contro la tassa sul sale. Prese parte a Londra, nel 1931, alle trattative, fallite, per l'elaborazione di una costituzione indiana. Nel 1947 partecipò attivamente alle trattative per l'indipendenza dell'India. Il suo impegno di pacificazione continuò fra le comunità indù e musulmane fino a quando il 30 gennaio 1948 fu ucciso da un fanatico indù. La sua opera e la sua grande personalità hanno fatto di Gandhi uno dei personaggi più importanti e significativi della storia moderna mondiale.
Trapani Il Mahatma Gandhi
Trapani Ritratto di Gandhi, il fautore della non-violenza (in lingua inglese)

Indira Gandhi

Donna politica indiana (Allahabad 1917 - New Delhi 1984). Figlia di J. Nehru e moglie di Feroze Gandhi, omonimo ma non parente del Mahatma, trascorse l'infanzia in un clima di travaglio politico che portò varie volte i suoi genitori in carcere. Studiò in Svizzera e in Inghilterra, a Oxford. A vent'anni ritornò in India e completò i propri studi storici nell'università di Santiniketan. Il suo vero maestro fu però il padre, di cui divenne la confidente e la più fedele collaboratrice, soprattutto quando egli divenne primo ministro. Nel 1955 assunse la sua prima carica ufficiale, quale membro del «Working Committee» del Partito del congresso e nel 1959 ne divenne presidente per un anno. Dopo la morte del padre, nel maggio 1964, accettò di entrare a far parte del Governo come ministro dell'Informazione (1964-66) nel Gabinetto Shastri, al quale successe come primo ministro nel gennaio 1966. La Gandhi affrontò con decisione i gravi problemi del Paese avviando un programma di modernizzazione, di industrializzazione e di riforme sociali che suscitò l'opposizione delle forze più conservatrici. Mentre il suo dinamismo non mancò di dare presto risultati positivi in campo internazionale, consentendo all'India di riacquistare parte dell'antico prestigio, all'interno le lotte tra correnti opposte del Congresso compromisero sin dall'inizio i tentativi di rilanciare una linea politica riformatrice. La definitiva rottura dell'instabile equilibrio del Congresso e l'acuirsi delle lotte interne, in vista delle elezioni politiche, indussero Indira Gandhi ad abbandonare le iniziali posizioni di equidistanza e a impegnarsi a fondo nella lotta contro l'ala conservatrice del partito, che portò all'allontanamento, nel corso del 1969, di vari notabili conservatori. La sua nuova strategia fu ben calcolata, come dimostrò lo schiacciante successo ottenuto nelle elezioni politiche svoltesi nel marzo 1971. Si trattò non tanto di un successo del partito, ma di una vittoria personale che dimostrava il grande prestigio di Indira Gandhi: essa ottenne un consenso popolare più largo di quello del padre. Oltre alla carica di primo ministro, la Gandhi assunse anche quella di ministro dell'Interno, affrontando le responsabilità più pesanti nella guida del suo Paese. Verso la metà degli anni Settanta il peggioramento della situazione economica e sociale favorì la crescita dell'opposizione, cui la Gandhi reagì con una serie di provvedimenti autoritari. Accusata inoltre di gravi brogli, fu costretta alle dimissioni dopo la pesante sconfitta elettorale del 1977. Ritornata al potere con le elezioni del 1980, dovette far fronte a una crescita delle tensioni etniche e religiose sfociate ripetutamente in gravi disordini in diversi Stati dell'Unione indiana, in particolare nel Punjab, dove le rivendicazioni separatistiche dei sikh portarono a una grave crisi nel 1984. In quell'anno la stessa Gandhi fu uccisa da due sikh appartenenti alla sua guardia del corpo.
Trapani Un'immagine di Indira Gandhi

Rajiv Gandhi

Uomo politico indiano (Nuova Delhi 1945 - Sriperumpudur 1991). Figlio di Indira e di Feroze Gandhi, preferì dapprima non intraprendere la carriera politica e dedicarsi alla professione di pilota. In seguito alle pressioni materne e di una parte del Congresso, e dopo la morte del fratello Sanjav, Rajiv decise di entrare nella vita politica nel 1980. Eletto alla Camera bassa nel 1981, dopo l'assassinio della madre (1984) divenne capo del Governo nel novembre dello stesso anno. Confermato dai successi elettorali conseguiti, Rajiv operò alcune riforme istituzionali, volte a rendere stabili i Parlamenti regionali e nazionali. Rinnovò profondamente la classe dirigente indiana, corrotta e inefficiente, insediando nei posti chiave dell'amministrazione giovani e validi collaboratori. A ciò seguì un tentativo di razionalizzare e modernizzare la burocrazia statale. L'ambizioso programma economico di Gandhi mirò a portare l'economia del suo Paese ai livelli giapponesi. Non riuscì però a pacificare il Punjab, patria dei sikh responsabili dell'uccisione della madre. Nel 1987, dopo una lunga serie di attentati e dimostrazioni sanguinose, Gandhi sciolse il Parlamento del Punjab imponendo nuovamente l'amministrazione centrale. Nel dicembre dell'88 stipulò con il premier pakistano Benazir Bhutto un patto di non aggressione fra India e Pakistan. La sua carriera politica venne violentemente interrotta alla vigilia delle elezioni da un attentato compiuto dai sikh, nel quale perse la vita.

ALTRI CENTRI

Agra

(1.259.900 ab.). Città dell'India, situata nella pianura del Gange, a Sud-Est di Delhi, sulla destra del fiume Yamuna. Commercio di prodotti agricoli; industrie tessili, chimiche e alimentari; artigianato dei tappeti, dei tessuti e del cuoio; turismo. Venne fondata nel 1566 dai conquistatori Moghul, divenendo la capitale del loro Impero; raggiunse il massimo splendore nel XVII secolo. Conserva il forte Rosso voluto da Akbar (1564), il palazzo Giahangir Mahal, la grande moschea e il famoso Taj Mahal (XVII sec.), perfetto esempio di architettura islamica, costruito dall'imperatore Shah Giahan per la tomba della moglie.
Trapani Il mausoleo del Taj Mahal di Agra, capolavoro dell'architettura moghul
Trapani Il Forte Rosso di Agra

Amritsar

(975.695 ab.). Posta al confine con il Pakistan, è la città «santa» dei sikh; ospita, su un'isola, in mezzo a un lago, il famoso tempio d'Oro, a loro sacro.

Benares o Varanasi

(1.211.749 ab.). Città dell'India, situata sulla riva sinistra del Gange, il fiume sacro agli indù, è meta dei pellegrini che provengono da ogni parte del Paese per bagnarsi nelle acque purificatrici: si calcola un'affluenza annua di circa un milione di fedeli. Benares è quindi il centro religioso della Nazione, il luogo in cui tutti gli Indiani vorrebbero morire: infatti il Dio Siva promette la redenzione eterna a tutti coloro che muoiono sulla riva sinistra del Gange (la riva destra è considerata infausta). Tra i 1.500 meravigliosi templi (per lo più del XVIII sec.), il più famoso è il tempio d'Oro dedicato a Siva. Da tremila anni Benares è la città santa dell'India. In prossimità della città sono ancora visibili le rovine di Sarnath: qui su un banco di arenaria, tuttora venerato come sacro, secondo la tradizione 25 secoli or sono il Buddha espose per la prima volta la dottrina religiosa ai suoi seguaci.

Gwalior

(826.920 ab.). Città dell'India, situata in cima ad una vetta rocciosa, che sovrasta una pianura, è una delle più pittoresche città del Paese. Il tempio di Vishnu dalle quattro braccia (IX sec.) e il palazzo di Man Singh (XVI sec.) sono racchiusi dalle mura, dotate di sei porte, della fortezza; numerose grotte con bassorilievi (XV sec.).

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