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Non chiedete che cosa il vostro Paese può fare per voi; chiedete che cosa potete fare voi per il vostro Paese.
John Fitzgerald Kennedy

La scuola consegue tanto meglio il proprio scopo quanto più pone l'individuo in condizione di fare a meno di essa.
(Ernesto Codignola)

La bandiera e l'inno dell'UAE

Mappa dell'UAE

Presentazione

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Cartina dell'UAE

L'economia

UAE in Asia

Cenni storici

Le città

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Gmap UAE

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Il Libro dei Fatti degli Emirati Arabi Uniti Foto

Bbc News Middle East

Britannica United Arab Emirates

The Conversation su United Arab Emirates

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La bandiera.

Tre bande orizzontali uguali di verde (in alto), bianco e nero con una banda rossa verticale più ampia sul lato sollevatore;

la bandiera incorpora tutti e quattro i colori pan-arabi, che in questo caso rappresentano fertilità (verde), neutralità (bianco), risorse petrolifere (nero), e unità (rosso);

il rosso era il colore tradizionale incorporato in tutte le bandiere degli emirati prima della loro unificazione.

Inno degli Emirati Arabi.

Nota: musica adottata 1971, testi adottati 1996; Mohamad Abdel WAHAB ha composto anche la musica per l'inno della Tunisia. Questo è un audio dell'inno nazionale per gli Emirati Arabi Uniti.

L'inno nazionale è generalmente una composizione musicale patriottica - di solito sotto forma di canto o inno di lode - che evoca e elogia la storia, tradizioni, o lotte di una nazione o il suo popolo.

Gli inni nazionali possono essere ufficialmente riconosciuti come una canzone nazionale dalla costituzione di un paese o da una legge emanata, o semplicemente dalla tradizione.

Anche se la maggior parte degli inni contengono testi, alcuni non lo fanno.

La bandiera

Bandiera UAE

Mappa degli Emirati Arabi Uniti che mostra i principali centri abitati, nonché parti dei paesi vicini e del Golfo Persico e del Golfo di Oman.

Mappa UAE

GEOGRAFIA - ASIA - EMIRATI ARABI UNITI

PRESENTAZIONE

Gli Emirati Arabi Uniti sono posti nel settore sud-orientale della penisola arabica.

Confinano a Est con l'Oman;

a Sud e a Ovest con l'Arabia Saudita, lungo una linea non ancora definita;

mentre sono bagnati a Nord dal golfo Persico e a Nord-Est dal golfo di Oman.

Occupano una superficie di 83.600 kmq e la popolazione, composta da Arabi (25%), Iraniani, (17%), bianchi (5%) e da altre minoranze (53%) è di 9.973.449 (2023) abitanti con una densità di 33 abitanti per kmq.

La religione principale è quella musulmana (sunniti 80%, sciiti 16%), con una minoranza di cristiani (3,8%).

La lingua ufficiale è l'arabo.

Già protettorato britannico, gli Emirati Arabi Uniti si sono costituiti come Stato indipendente nel dicembre del 1971 e comprendono sette emirati:

Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Ajman, Umm al Qaiwain, Ras al Khaimah e Fujayrah.

Secondo la Costituzione del 1971 gli Emirati Arabi Uniti sono una federazione di Monarchie ereditarie assolute.

Massima autorità federale è il Consiglio supremo dei sovrani, composto dai 7 emiri:

fra questi vengono eletti un presidente (sovrano di Abu Dhabi) e un vicepresidente.

A sua volta, il presidente nomina il primo ministro e il Consiglio dei ministri, che emana le leggi e stila il bilancio federale, dopo aver consultato il Consiglio nazionale federale.

Non esistono partiti politici e non si svolgono elezioni.

Il sistema giudiziario si basa sulla legge coranica (la sharia);

ogni emirato ha un codice penale proprio, coordinato agli altri dal codice federale.

La pena capitale è in vigore.

L'unità monetaria è il dirham.

La capitale è Abu Dhabi (363.432 ab.).

IL TERRITORIO

A parte le modeste asperità della penisola di Mansadam, l'intero Paese è costituito da un uniforme bassopiano, ricoperto da sedimenti sabbiosi.

Le coste sono basse, orlate spesso da cordoni sabbiosi o da scogliere coralline e fronteggiate da numerose isole.

Non esiste rete idrografica.

Le condizioni climatiche sono particolarmente sfavorevoli all'insediamento umano in quanto le piogge sono molto scarse e le temperature assai elevate.

Cartina degli Emirati Arabi Uniti

Cartina degli Emirati Arabi Uniti

L'ECONOMIA

Le vendite di petrolio sono la base dell'intera attività economica del Paese.

La produzione agricola (datteri e pomodori), derivante dalle oasi, è modesta, mentre irrilevante è l'allevamento di ovini e caprini.

Nella zona del porto di Dubai è sviluppata la pesca delle perle.

L'attività preminente si basa comunque sullo sfruttamento delle risorse petrolifere e di gas naturale:

il Paese è tra i maggiori produttori mondiali di petrolio.

A fronte di ciò non si trova un uguale riscontro nelle attività industriali del Paese, che sono ancora molto arretrate per la mancanza di manodopera specializzata e per l'immobilità degli investimenti.

Gli unici settori di qualche importanza sono le industrie metalmeccanica e del cemento.

Il commercio estero è caratterizzato da forti importazioni di generi alimentari e di prodotti industriali finiti, ma i debiti con l'estero vengono ampiamente compensati dalle esportazioni di petrolio che rappresentano il 63% del prodotto nazionale lordo.

Il Paese è dotato di quattro aeroporti internazionali:

Dubai, Abu Dhabi, Sharjah, Ras al Khaimah.

I maggiori porti sono quello di Abu Dhabi, attraverso il quale passa la maggior parte del traffico petrolifero e il porto commerciale di Dubai.

La rete stradale è ancora piuttosto arretrata e si limita a una litoranea con poche diramazioni per l'interno.

UAE in Asia

Cartina degli Emirati Arabi Uniti

CENNI STORICI

Nell'angolo sud-orientale della penisola arabica c'è il deserto Rub al-Khali che occupa parte del territorio dell'attuale Arabia Saudita e la quasi totalità di quella degli Emirati Arabi.

Fino al VI sec. le oasi sparse sul territorio fornirono abbastanza acqua per la coltivazione alla popolazione stabile della zona.

Si parlavano differenti dialetti legati all'arabo, alcuni erano coltivatori, altri commercianti e altri ancora erano nomadi, denominati genericamente beduini.

Erano questi ultimi, non perché più numerosi, ma grazie alla loro mobilità a dominare.

Nella zona, quando ancora Maometto era in vita, fu adottata la religione islamica, senza che questo modificasse la vita dei pochi abitanti della zona.

I porti del golfo Persico ebbero già a partire dal XV sec. una grande importanza per il traffico delle merci che arrivavano dalla Cina, e dai quali continuavano il loro viaggio, utilizzando la catena di oasi, fino al Mar Rosso.

L'impero Ottomano durante il XVII e XVIII sec. occupò gran parte della penisola senza però arrivare alla costa del golfo, regione Sud-Est in cui la comunità mussulmana degli ibadesi, già presente a partire dall'XI sec., ristabilirono il loro imanato sotto la dinastia Yaribi.

Fuori dalla portata degli Ottomani, occupati in continui conflitti in Europa, Africa e Asia, la regione Sud-Est della penisola si dedicò principalmente al commercio.

Si sviluppò la pirateria approfittando del vantaggio offerto dalla conformazione accidentata della costa e la zona fu conosciuta da allora come la «costa dei pirati».

Quando le flotte europee cominciarono ad utilizzare il Capo di Buona Speranza, aumentò rapidamente l'influenza britannica sull'area, per via dell'uso dei porti del golfo come punto di scalo verso l'India.

All'inizio dell'XIX secolo la Gran Bretagna ottenne il controllo totale della regione.

Il nome che sostituì quello della «costa dei pirati» fu quello degli «Stati della Tregua» e comprendeva tra gli altri Abu Dhabi, Dubai e Sharjah.

Questa forma di controllo continuò fino all'inizio del Novecento, fino a quando nel 1914 lo stato saudita riprese vigore nell'Arabia centrale minacciando il potere ottomano.

I Britannici, anche a causa delle pressioni di Russia, Francia e Germania che volevano rafforzare la loro presenza nella zona, formalizzarono la loro relazione con gli Stati della tregua che li incaricarono ufficialmente delle loro relazioni con il resto del mondo.

La prima guerra mondiale non alterò questa relazione, pur segnando la fine dell'impero Ottomano e l'indipendenza di alcuni Paesi della penisola Arabica, mentre alla fine del secondo conflitto mondiale la relazione cambiò definitivamente.

Nel 1945 venne creata la Lega degli Stati Arabi con la partecipazione di quelli che godevano di una certa indipendenza.

All'inizio degli anni Sessanta si ebbe la certezza che i giacimenti petroliferi nel Medio Oriente erano tra i più ricchi del mondo.

Gli Stati Uniti si unirono all'Inghilterra per rafforzare il controllo sugli Stati del golfo, dove quasi il 100% delle entrate erano rappresentate da questa risorsa.

La crescente influenza di Abd al-Nasser costrinse la Gran Bretagna a concedere una maggior partecipazione dei governi locali in alcuni stati del protettorato e nel 1968 i britannici ritirarono tutte le forze militari dalla regione.

Nello stesso anno venne creata, come derivazione diretta dell'OPEC, l'OPAEP, costituita esclusivamente dagli stati arabi esportatori di greggio.

La Gran Bretagna si ritirò nel 1971, segnando l'inizio definitivo dell'indipendenza.

Per la prima volta furono riconosciute chiaramente delle frontiere all'interno dei territori e si crearono gli Emirati Arabi, da cui rimasero esclusi il Qatar e il Bahrein.

Subito il nuovo stato dovette affrontare un conflitto con l'Iran, che adducendo a ragioni storiche, occupò alcune isole nello stretto di Ormuz.

Intanto nei primi dieci anni la produzione di petrolio aumentò regolarmente, insieme alla partecipazione nazionale al controllo dello sfruttamento.

Quando nel 1973 i Paesi produttori di petrolio attraverso l'OPEC decisero l'aumento dei prezzi del barile di quasi il 70%, l'indice annuale della crescita degli Emirati subì un'impennata, producendo due effetti immediati:

il rapido sviluppo di città con modernissime infrastrutture e l'arrivo di un gran numero di immigrati attratti dalle possibilità economiche della regione.

L'originaria popolazione della costa, dedita alla pesca e alla raccolta di perle, divenne una minoranza insignificante.

All'inizio degli anni Ottanta durante il conflitto tra l'Iran e l'Iraq, gli Emirati mantennero una posizione apparentemente neutrale.

In realtà timorosi di una iranizzazione della regione, appoggiarono economicamente l'Iraq.

Erano intanto diventati il terzo produttore di petrolio del Medio Oriente dopo l'Arabia Saudita e la Libia.

Il Paese entrò nel movimento dei Paesi non allineati e alla fine del 1986 vennero stabilite relazioni diplomatiche con L'URSS e la Repubblica popolare del Benin.

Un anno dopo si riaprì il dialogo con l'Egitto, interrotto dopo gli accordi di Camp David con Israele.

Durante la guerra del golfo, gli Emirati combatterono contro l'Iran.

Al termine del conflitto il problema della diversificazione dell'economia per non dipendere esclusivamente dal petrolio, divenne pressante e gli emirati decisero di diventare porto franco nella località di Jabel Ali per 260 compagnie straniere.

Questo creò ulteriori ondate immigratorie:

secondo i dati del 1993 la popolazione araba era la quarta parte del totale, e di essa la metà veniva da altri Paesi (principalmente dall'Egitto).

Il resto era costituito da immigrati del Bangladesh, Pakistan, Sri Lanka, Iran e altri Paesi soprattutto asiatici e africani.

Intanto nel 1992 si era concluso con un armistizio posto sotto arbitraggio internazionale il conflitto con l'Iran riguardo alle isole dello stretto di Ornuz.

Tra il 1993 e il 1996 il fondamentalismo islamico aumentò sensibilmente la sua influenza negli Emirati:

il re musulmano Zaid, presidente dell'Unione, fece capire in diverse occasione la preoccupazione per l'estensione del fenomeno.

Nel 1994 lo stesso Zaid decise di estendere «la legge islamica» a numerosi casi di delitti fino allora giudicati da tribunali civili.

Nel 1997 , davanti alla minaccia degli Stati Uniti di avviare un intervento armato in Iraq il re Zaid chiese per il popolo iracheno una «nuova opportunità».

Sul versante interno proseguì la politica di apertura economica che portò alla nascita nella città di Ra's al-Khaynah nel 1998, di una zona di libero commercio, la prima in Medio Oriente, mentre le organizzazioni umanitarie denunciarono sempre più spesso la violazione dei diritti umani nella regione.

All'inizio del 2000 al largo delle coste degli Emirati Arabi, un cargo proveniente dall'Ecuador venne affondato riversando in mare 300 tonnellate di carburante.

Nel novembre 2001, nell'ambito delle operazioni seguite agli attentati alle Torri gemelle e al Pentagono, il Governo ingiunse agli istituti finanziari di congelare i conti di 62 tra organizzazioni e privati sospettati dagli USA di foraggiare i movimenti terroristici.

LE CITTÀ

Abu Dhabi

(363.432 ab.). Capitale degli Emirati Arabi Uniti e capoluogo dell'emirato omonimo (73.548 kmq; 1.000.000 ab.), è situata sulla sponda sud-orientale del golfo Persico. Grazie alla scoperta e allo sfruttamento dei ricchi giacimenti petroliferi il principato detiene uno tra i più alti tenori di vita della penisola arabica. Aeroporto internazionale.

Una via di Abu Dhabi

Una via di Abu Dhabi

Dubai

(585.189 ab.). Città degli Emirati Arabi Uniti, è capoluogo dell'emitato omonimo (3.750 kmq; 737.000 ab.) e massimo porto del Paese sul golfo Persico. Attivo centro commerciale, mercato dell'oro e industria petrolifera. Scalo aereo sulle rotte Europa-Oriente. Con la scoperta di ricchi giacimenti petroliferi nel 1969, la città ha avuto un notevole sviluppo.

Sharjah

(125.123 ab.). Città degli Emirati Arabi Uniti, è capoluogo dell'emirato omonimo (2.500 kmq; 435.000 ab.), sul golfo Persico. Le attività principali sono l'agricoltura e l'industria petrolifera.

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