GEOGRAFIA - ASIA - ARMENIA

PRESENTAZIONE

Stato dell'Asia occidentale situato fra il Mar Nero e il Mar Caspio. Confina a Nord con la Georgia; a Ovest con la Turchia; a Sud per breve tratto con l'Iran e con l'enclave azerbaigiana di Nahicevan; a Est con l'Azerbaigian propriamente detto. La sua superficie è pari a 29.743 kmq e la popolazione conta 3.212.000 abitanti, con una densità di 108 ab. per kmq. Il 97,9% della popolazione è di ceppo armeno: il resto è composto da minoranze di Yazidi (1,3%), Russi (0,5%), Curdi e Assiri. La lingua ufficiale è l'armeno; sono parlati anche il russo e il curdo. La religione prevalente è la cristiano-ortodossa (65%). Già Repubblica federata nell'ambito dell'URSS, divenuta indipendente nel 1991, l'Armenia è una Repubblica presidenziale. Dallo stesso anno è parte della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). In base alla Costituzione del 1995, l'Assemblea nazionale è formata da 131 membri, eletti ogni quattro anni. Il presidente della Repubblica, che ha ampi poteri esecutivi, è eletto per cinque anni a suffragio diretto. L'unità monetaria è il dram. La capitale è Jerevan (o Erevan: 1.102.000 ab.).


IL TERRITORIO

Costituita da catene montuose e da alti tavolati tra l'Anatolia e l'altopiano iranico, la Repubblica armena coincide solo in minima parte con l'omonima regione storica, che è compresa nei territori di Iran e soprattutto Turchia. Il suo nucleo è composto da un altopiano steppico, raramente al di sotto dei 1.000 m, circondato da alte catene - il Piccolo Caucaso e il Tauro Armeno - con una zona montuosa e vulcanica che culmina a Nord-Ovest nel monte Aragac (4.090 m). Nella depressione orientale si apre il Lago di Sevan, il maggiore bacino idrico e fonte preziosa per l'economia del Paese; tutta la vasta zona è solcata dal fiume Araks, che segna per lungo tratto il confine con la Turchia e l'Iran. Il clima, in particolare a Nord, ha carattere continentale, accentuato dallo schermo montuoso costituito dai Monti del Ponto: molto freddo durante la stagione invernale, caldo e secco durante l'estate.
Cartina dell'Armenia


L'ECONOMIA

L'economia del Paese è ancora strettamente legata al settore primario. La massiccia industrializzazione intervenuta in tempi recenti, pur giungendo al 70% del prodotto interno lordo, non ha fatto scadere d'importanza l'agricoltura, dalla quale anzi dipendono molti settori industriali (calzaturifici, zuccherifici, distillerie, aziende vinicole). Assai sviluppata è l'industria idroelettrica, grazie allo sfruttamento del bacino del Sevan, mentre il ricco sottosuolo ha consentito la crescita dell'industria estrattiva (bauxite, molibdeno, ferro, carbone, rame, zinco, gas naturale, nonché alcuni giacimenti di oro e argento). Diffusa anche la pastorizia, transumante nei mesi estivi, con produzione di carne bovina, suina e di prodotti caseari. Le vie di comunicazione consistono in 11.638 km di strade (di cui 7.000 asfaltati) e 900 km di ferrovie. L'aeroporto principale è quello di Erevan.


CENNI STORICI

Regno indipendente del X-XI sec. a.C., con una civiltà indigena autoctona, l'Armenia subì le invasioni dei Cimmeri e degli Sciti, poi quelle dei Persiani e di Alessandro Magno. Nel I sec. a.C. venne unificata da Tigrane che, sconfitto da Lucullo, dovette accettare la protezione romana di Pompeo (66 a.C.). Traiano la invase nel 114 d.C. e l'ordinò a provincia. In seguito fu governata da un ramo della dinastia partica degli Arsacidi; a questi ultimi succedettero i Sassanidi di Persia; nel 387 fu divisa tra Bisanzio e la Persia. Durante il VII sec. venne invasa dagli Arabi diventando alla fine del secolo una provincia di confine dell'Impero musulmano. Dopo un breve periodo di indipendenza, nel 1064 fu sottomessa dai Turchi selgiuchidi. Uno Stato indipendente armeno si formò nella Piccola Armenia (Cilicia) e durò sino al 1382 quando vi si insediarono i Mamelucchi siro-egiziani. Da quest'ultima data non si può più parlare di uno Stato nazionale armeno se non fino alla formazione della Repubblica sovietica. Nella vera Armenia il dominio dei Mamelucchi venne seguito da quello dei Mongoli e in seguito dei Turchi (1473). Tra il XVII e il XVlII sec. l'Armenia fu divisa tra la Turchia e la Persia. Nell'ultimo scorcio del Settecento i Russi invasero una parte dell'Armenia persiana, definitivamente attribuita alla Russia solo nel 1813. In seguito furono riconosciuti alla Russia nuovi territori armeni, sempre a scapito della Persia. La dura repressione dei movimenti autonomisti armeni del periodo 1894-1896 fu alla base di un grande flusso migratorio armeno verso la Russia e l'Europa occidentale. L'Armenia persiana seguì dal 1921 al 1936 le sorti dell'Unione Sovietica, costituendosi in Repubblica socialista federativa sovietica della Transcaucasia e poi in Repubblica socialista sovietica di Armenia, una delle Repubbliche autonome dell'URSS. In seguito ai numerosi genocidi compiuti a danno del popolo armeno sia da parte turca che da parte sovietica, ripresero fiato i gruppi favorevoli alla costituzione dell'Armenia in Stato indipendente, i quali fra il 1935 e il 1938 dovettero subire la pesante repressione staliniana. La fine della seconda guerra mondiale e la morte di Stalin favorirono il risorgere della cultura nazionale armena e il ritorno nel territorio di numerosi emigrati. Nel 1988 lo spettro del genocidio delle popolazioni armene si ripresentò nel corso della crisi tra le Repubbliche sovietiche di Armenia e di Azerbaigian. Un vero e proprio pogrom anti-armeno fu infatti perpetrato in quest'ultima Repubblica, dopo la richiesta della regione autonoma del Nagorno-Karabach (a maggioranza armena ma sotto il controllo dell'Azerbaigian dal 1923) di passare all'Armenia. Il soviet supremo dell'URSS respingeva le richieste armene, suscitando generali proteste a Jerevan. Le elezioni del 1990, le prime consultazioni libere per il rinnovo dei parlamenti nazionali, determinarono la vittoria del Movimento nazionale armeno, che si trovò a controllare il soviet supremo di Jerevan. La guerra etnica si intensificò in seguito alla proclamazione di indipendenza dalla Repubblica armena, promulgata nel 1990. La fine dell'Unione Sovietica, decretata dal potere centrale russo nel 1991, sancì definitivamente la nascita della nuova Repubblica di Armenia e Levon Ter Petrossian, esponente del Movimento nazionalistico, venne nominato presidente. L'esercito armeno, ancora impegnato nello scontro con le forze azerbaigiane, riuscì nel 1992 ad aprire un corridoio di collegamento con il Nagorno-Karabach, approfittando tra l'altro degli ingenti armamenti lasciati sul territorio armeno dalle truppe sovietiche. Nel 1993 l'Azerbaigian impose un embargo economico all'Armenia, dopo le importanti vittorie di quest'ultima sul fronte del Nagorno-Karabach. Se il Paese riuscì a superare la crisi economica dovuta all'embargo nei due anni successivi fu principalmente grazie ai buoni rapporti con l'Iran. Nel 1994, dopo che la guerra etnica aveva ucciso più di 20 mila uomini e allontanato un milione di persone dalle proprie case, grazie all'intervento mediatore della Russia iniziarono i negoziati tra le parti in conflitto, conclusosi di fatto solo nel 1997, con l'indipendenza del Nagorno-Karabash dall'Azerbaigian. Nel 1996 Ter Petrossian venne rieletto, ma il malcontento causato dalla situazione sociale (la disoccupazione nel Paese aveva raggiunto il 20%) e la sua crescente impopolarità dovuta alla corruzione del regime lo costrinse nel 1998 alle dimissioni. Il 30 marzo dello stesso anno Robert Kocharyan, originario del Nagorno-Karabash vinse la seconda tornata delle elezioni presidenziali sconfiggendo il capo del Partito comunista dell'epoca sovietica, Karen Demirchian. Nel 1999 un atto terroristico ripreso in diretta dalle telecamere presenti impressionò l'Armenia: il ministro Vazgen Sarkisian rimase ucciso nell'aula del Parlamento ad opera di un commando di nazionalisti contrari alla politica troppo conciliante con l'Azerbaigian sulla questione del Nagorno-Karabah. Primo ministro nel settembre dello stesso anno venne nominato il fratello dell'ucciso, Aram Sarkisian destituito poi nel maggio del 2000 per volontà del presidente Kocharian. Il fatto portò a una crisi istituzionale, risoltasi con l'elezione di un nuovo Governo presieduto da Andranik Markarian, ex dissidente sovietico recluso in un gulag tra il 1974 e il 1976. Nel gennaio 2001 l'Armenia divenne a pieno titolo membro del Consiglio d'Europa, mentre a settembre ricevette la visita di Vladimir Putin, primo presidente russo a visitare il Paese dopo l'indipendenza. Tra i due Stati venne siglato un accordo di cooperazione economica, cui fece seguito un altro accordo, firmato sempre in settembre, per l'estensione delle basi militari russe in Armenia. Sempre in settembre, subito dopo gli attentati alle Torri gemelle e al Pentagono, papa Giovanni Paolo II si recò in visita in Kazakistan e quindi in Armenia, che celebrava il 1.700° anniversario dell'adozione del Cristianesimo (l'Armenia è un Paese dalle profonde radici cristiane, incarnate dalla Chiesa autocefala armena che per secoli resistette alle incursioni del vicino Islam). Salutato dal presidente Kocharyan e dal capo della Chiesa apostolica armena Garegin II, il pontefice lanciò un messaggio di pace e fratellanza fra i due mondi, l'Occidente e l'Islam, e rese omaggio al complesso memoriale istituito a Erevan in ricordo del genocidio degli armeni ad opera dei turchi tra il 1915 e il 1922. In ottobre, migliaia di dimostranti si radunarono a Erevan, in occasione del secondo anniversario dell'atto terroristico avvenuto nelle aule del Parlamento, e chiesero le dimissioni del presidente Kocharyan. Quest'ultimo vinse le nuove, contestate elezioni presidenziali del marzo 2003. In agosto venne abolita la pena di morte nel Paese. Nell'aprile 2004 vi furono nuovamente grandi manifestazioni contrarie al presidente in carica, accusato di non aver attuato le riforme promesse che avrebbero dovuto migliorare il carente sistema democratico del Paese, caratterizzato da clientelismo e corruzione dilaganti tra le forze di polizia e tra i funzionari pubblici. Nel novembre 2005, tramite referendum, furono approvati alcuni emendamenti costituzionali; anche in questo caso le opposizioni protestarono denunciando irregolarità nel voto. Sul piano internazionale, nel marzo-aprile del 2005 vi fu una ripresa di contatti diretti con il Governo dell'Azerbaigian per risolvere la questione del Nagorno-Karabash: ciò fece intravedere la possibilità di un accordo di pace tra i due Paesi; tuttavia già in maggio erano ripresi gli scambi di colpi di mortaio tra le truppe schierate al confine. Rimanevano molto tesi anche i rapporti con la Turchia. Nei primi mesi del 2006 tenne banco la questione del rialzo del prezzo del gas proveniente dalla Russia, mentre in maggio un aereo di linea armeno precipitò nel Mar Nero: nell'incidente persero la vita 113 persone.


LE CITTÀ

Jerevan o Erevan

(1.102.000 ab.). Capitale dell'Armenia, è situata a 1.000 m di altitudine, sul fiume Razdan. Circondata dalle montagne che segnano il confine con la Turchia, la città ebbe un consistente sviluppo demografico ed economico solo a partire dall'ingresso del Paese nella Federazione sovietica. Nel suo territorio sono presenti numerose industrie chimiche, metallurgiche e meccaniche in seguito allo sfruttamento del potenziale idroelettrico della regione. L'aspetto urbanistico della città è moderno, contrassegnato da ampi viali alberati e da costruzioni poco sviluppate in altezza per motivi anti-sismici. Le uniche testimonianze artistiche sono conservate nei musei cittadini, oppure si trovano fuori dal centro. Fondata nel 783 a.C. con il nome di Erebuni, entrò a far parte nel XV sec. d.C. del Regno di Armenia, nell'ambito del quale si sviluppò come centro amministrativo. Fu in seguito a lungo contesa da Turchi e Persiani, quindi ceduta all'Impero russo nel 1827. Capitale della Repubblica armena nel 1918, fu poi annessa all'URSS nel 1920. Nel 1991 è tornata ad essere capitale della Repubblica indipendente di Armenia.
La piazza della Repubblica e il Museo di Jerevan


Gyumri o Kumajr

(149.900 ab.). Città dell'Armenia, capolugo della regione di Shirak (2.681 kmq; 282.500 ab.), in prossimità del confine turco. Seconda per numero di abitanti solo alla capitale, è un attivo centro industriale (alimentari, tessili, meccaniche, chimiche e del legno). Di antica origine, fiorì nel Medioevo, e fu rifondata dai Russi col nome di Aleksandropoli che conservò fino al 1924, quando prese quello di Leninakan (che mantenne fino al 1991). Fu gravemente danneggiata dal terremoto che colpì il Nord-Ovest del Paese nel 1988 (provocando circa 30.000 morti).


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