GEOGRAFIA - AMERICA DEL NORD E CENTRO - COSTA RICA

PRESENTAZIONE

La Costa Rica si estende nella zona meridionale dell'America istmica e confina a Nord con il Nicaragua, a Sud-Est con Panamá, mentre sul lato orientale e occidentale si affaccia rispettivamente sul Mar Caraibico e sull'Oceano Pacifico. Ha una superficie di 51.100 kmq e 3.933.000 abitanti, con una densità di 77 abitanti per kmq. Dal punto di vista etnico questo Stato si differenzia dagli altri Paesi dell'America Centrale in quanto la popolazione è quasi completamente di ceppo europeo (i creoli sono l'87%); pochi sono i meticci (7%) ed esigue le minoranze di indios e di neri. La lingua nazionale è lo spagnolo; la religione più diffusa è quella cattolica (86%). La Costa Rica è una Repubblica unitaria di tipo presidenziale. Il potere esecutivo spetta al presidente della Repubblica, eletto a suffragio diretto per quattro anni; il potere legislativo è affidato all'Assemblea Nazionale, costituita da 57 membri. L'unità monetaria è il colón. La capitale è San José (329.154 ab.).

IL TERRITORIO

La Costa Rica è dominata da elevate dorsali montuose: la Cordigliera di Guanacaste, quella Centrale e quella di Talamanca. La più elevata è quella di Talamanca che raggiunge i 3.800 m, ma anche le prime due (di origine vulcanica), superano in alcuni punti i 3.000 m. Le due catene più settentrionali sono divise da una depressione, la Meseta Central, un altopiano (1.000 m di altitudine) che ospita una forte percentuale di popolazione. Le pianure sono presenti nelle aree costiere e soprattutto nella regione nord-orientale. I corsi d'acqua scendono paralleli verso i due oceani, quello Atlantico e quello Pacifico, e hanno regimi abbondanti e costanti. Le coste, basse e compatte sul versante caribico, sono più aspre e frastagliate nel settore del Pacifico dove si trovano le penisole di Nicoya e di Osa. Il clima è di tipo tropicale-umido con temperature elevate e scarsa escursione termica; le precipitazioni sono abbondanti sul versante atlantico. Nell'interno le condizioni climatiche risentono della maggiore elevazione del territorio.
Cartina della Costa Rica

Costa Rica: coltivazioni di caffè nei pressi di Paraiso


L'ECONOMIA

La situazione economica della Costa Rica è strettamente legata all'andamento dei prezzi internazionali delle banane e del caffè, prodotti largamente esportati che costituiscono la maggior fonte di entrate monetarie del Paese. Entrambe le colture si avvalgono di tecnologie avanzate e sono monopolizzate dalle multinazionali statunitensi. Di minore importanza sono le coltivazioni di cotone, tabacco, cacao e canna da zucchero. Il fabbisogno alimentare interno è soddisfatto dalla produzione di mais e patate, che si basa su tecniche poco evolute. Abbastanza sviluppato è anche l'allevamento bovino. L'industria è poco sviluppata; il settore più dinamico e produttivo è quello basato su piccole e medie aziende nel campo dei tessili, dell'abbigliamento e dei mobili. Gli incentivi fiscali e la creazione di alcune zone franche hanno attirato imprese straniere, tra cui alcune del settore informatico (Acer, Motorola, Intel). Le risorse minerarie sono quasi nulle. Discreta è la produzione energetica; a Puerto Limón si trova una raffineria di petrolio. Con criteri moderni è condotta la pesca del tonno, monopolio di imprese statunitensi. La bilancia commerciale è in passivo e il commercio è basato esclusivamente sull'esportazione agricola. Il turismo, attirato dai numerosi parchi e riserve naturali (Parco nazionale Tortuguero, Parco di Monte Verde, ecc.) presenti nel Paese, è in crescita. La rete stradale è piuttosto efficiente e consiste di 35.597 km di cui 660 costituiscono la Carretera Panamericana; la rete ferroviaria, che unisce le due coste, raggiunge circa 1.000 km. I maggiori porti sono Limón sull'Atlantico e Puntarenas, Quepos e Golfito sul Pacifico; gli aeroporti principali a San José e Liberia.

CENNI STORICI

La Costa Rica fu abitata originalmente da Indios chorotega, Cobici, Caribi e Boruca. Furono questi gli indigeni che incontrò nel 1502 Cristoforo Colombo quando sbarcò sulle sue coste durante il suo ultimo viaggio nelle Americhe. Agli Spagnoli ci vollero sessant’anni per sottomettere le tribù locali: la conquista risultò effettiva, infatti, solo nella seconda metà del XVI sec. Risale al 1564 la fondazione da parte spagnola della città di Cartago, primo insediamento fisso il cui controllo fu assegnato alla Capitaneria generale del Guatemala. Gli indigeni non subirono mai una vera e propria schiavizzazione e questo spiega in parte come mai la Costa Rica non abbia conosciuto più di tanto dittature militari e guerre civili, rispetto altri Paesi dell’America Centrale. Nel 1821, allorché il Messico si rese indipendente dalla Spagna, la Costa Rica entrò a far parte del fragile Impero messicano. Dal 1823 al 1840 fece parte della Federazione delle province unite del Centroamerica, finché nel 1848 divenne uno Stato indipendente. In quegli stessi anni il nordamericano William Walker occupò il Nicaragua; costui cercò di estendere i suoi possedimenti a tutta la regione, ma fu sconfitto dall’esercito dell’allora presidente Juan Rafael Mora. Dal 1870 al 1882, sotto il Governo del generale Tomás Guardia, in Costa Rica crebbe il benessere materiale, grazie soprattutto all’esportazione del caffè e dello zucchero. La fine dell’Ottocento fu contrassegnata principalmente dalla diminuzione dell’ingerenza della Chiesa nella vita pubblica e politica, in particolare diminuì il potere fino allora molto forte dei Gesuiti, ad un certo punto addirittura espulsi dal Paese. Nel 1886 l’educazione scolastica divenne obbligatoria e gratuita, e in tutto il Paese furono costruite scuole, oltre ad un museo e ad una biblioteca nazionale. Nel 1890 si svolsero quelle che sono considerate le prime elezioni totalmente libere avvenute in America Centrale e che videro la vittoria di José Joaquín Rodríguez. Nel 1916 si verificò un contenzioso legale con il Nicaragua a proposito degli incerti confini tra le due Nazioni: il Governo nicaraguense aveva infatti concesso agli Stati Uniti il passaggio sul fiume San Juan, che costituisce la frontiera con la Costa Rica. La causa, portata davanti alla Corte di Giustizia del Centroamerica, fu vinta dalla Costa Rica, ma il Nicaragua non accettò il verdetto e si ritirò dalla Corte. Nel 1913 si tennero le prime elezioni con voto diretto il cui risultato non fu giudicato limpido, cosicché l'Assemblea legislativa elesse Alfredo Gonzáles Flores. Il generale Federico Tinoco Granados, in contrasto con le riforme proposte da Gonzáles, nel 1917 attuò uno dei rari colpi di Stato subiti dal Paese. Tuttavia, il mancato riconoscimento del Governo nato dal golpe e la minaccia di un intervento statunitense, costrinsero Tinoco a dimettersi nel 1919. Durante la seconda guerra mondiale e gli anni immediatamente successivi si susseguirono diversi Governi sostenuti dal settore privato, in particolare dai produttori di caffè e dalle banche. Nel 1948 scoppiò una guerra civile a causa dell’annullamento da parte del Congresso della vittoria di Otilio Ulate alla guida del Paese. La situazione si normalizzò con la nomina di un Esecutivo presieduto da José Figueres, che guidò la Costa Rica a nuove elezioni. Nel 1949 venne approvata la nuova Costituzione, che proibiva tra l’altro la formazione dell’esercito. La gestione politica di Figueres, di stampo populista, divenne in quegli anni un modello di democrazia per tutta l'America Centrale, anche se nella seconda parte del suo mandato, dal 1954 in poi, la sua politica assunse toni fortemente anticomunisti. Nel 1958 Figueres venne sconfitto dai conservatori. Per molti anni a partire da questo momento la vita politica costaricana assunse la caratteristica del contrasto tra il partito di Figueres, Liberazione nazionale, e un’eterogenea formazione di vari partiti minori. Nel 1966 l’Opposizione nazionale unita vinse portando alla presidenza José Joaquín Trejos, ma Liberazione nazionale, sempre sotto la guida di Figueres, recuperò il potere nelle elezioni del 1970 e lo mantenne anche nel 1974, anno in cui venne eletto alla presidenza Daniel Odúber Quirós. La politica di chiara difesa delle libertà democratiche di Odúber fu apertamente osteggiata dal regime nicaraguense di Somoza e la Costa Rica diventò in quegli anni un rifugio per gli oppositori politici. L’aumento del prezzo del caffè e la nazionalizzazione delle compagnie petrolifere nel 1975 portarono ad un sensibile aumento dei salari e quindi delle condizioni di vita, ma, a dispetto di ogni previsione, le successive elezioni del 1978 furono vinte dall’opposizione conservatrice. Il nuovo Governo, guidato da Rodrigo Carazo, si caratterizzò per un orientamento economico che apparve subito antipopolare e che condusse a un inasprimento dello scontro con le forze sindacali e i partiti di sinistra. Nel 1979 Somoza minacciò di invadere la Costa Rica, cosa che fece decidere il Governo, già filo-sandinista, a dare un appoggio attivo all’opposizione nicaraguense. Nei confronti della rivoluzione in El Salvador la Costa Rica mantenne invece un atteggiamento di segno opposto: nonostante le violazioni dei diritti umani, la giunta militare ricevette l’appoggio politico del Governo costaricano. Non a caso nel 1981 Rodrigo Carazo ruppe le relazioni diplomatiche con Cuba, mentre con l’appoggio del Governo USA si formò nella capitale la Comunità democratica centroamericana, destinata ad isolare il Nicaragua. Luis Alberto Monge, dell’ala più a destra di Liberazione nazionale, vinse le elezioni del 1982. Il neopresidente annunciò una politica di austerità, iniziando un’azione di avvicinamento ai Governi di El Salvador, Honduras e Guatemala. Per contro peggiorarono le relazioni con il Nicaragua, e l’embargo nei confronti di quel Paese da parte degli USA aggravarono ulteriormente le ostilità. Le relazioni arrivarono al punto più critico nel 1985, con una serie di incidenti di frontiera, anche se una guerra fu evitata con la unanime decisione di una presenza di osservatori neutrali nei punti caldi di confine. Alle elezioni del 1986 ci fu un nuovo capovolgimento di fronte con la vittoria del socialdemocratico Oscar Arias, che ottenne il 52% dei voti. Nel 1987 Arias al vertice di Esquipulas presentò un piano di pace per i conflitti in America Centrale, che venne accettato da tutti i presidenti delle Nazioni dell’area centroamericana. L’accordo prevedeva un simultaneo cessate il fuoco tra Nicaragua ed El Salvador, la fine dell’aiuto nordamericano all’opposizione armata nicaraguense e un programma di democratizzazione per prevedeva nello stesso Nicaragua libere elezioni in tempi brevi. In quello stesso anno la firma dell’accordo di Esquipulas diede alla Costa Rica un momento di prestigio internazionale e ad Arias, per la sua azione di intermediazione, il premio Nobel per la pace. Gli obiettivi del presidente nel campo della politica interna furono quelli di un programma di aggiustamento strutturale (introduzione di tecnologie moderne, maggiore efficienza e produttività) con l’appoggio della Banca Mondiale. L’errore di Arias fu quello di non preoccuparsi di pianificare i costi sociali dell’operazione per la popolazione. Nel 1989 esplose un grosso scandalo politico quando una commissione di inchiesta rese noto un rapporto secondo cui i due principali partiti politici, il Partito di liberazione nazionale (PLN) e il Partito di unità socialcristiana (PUSC), avevano ricevuto finanziamenti provenienti dal narcotraffico per una precedente campagna elettorale. Lo stesso Oscar Arias venne ritenuto responsabile di avere preso del denaro dal generale Noriega. Questo fatto e l’antipopolare politica economica provocarono ampie manifestazioni di protesta. Seguirono mesi di continui scioperi da parte di diverse categorie di cittadini. Nelle elezioni del 1990 vinse il candidato socialcristiano Rafael Angel Calderón. In politica estera, Calderón continuò a patrocinare il processo di pace centroamericano, mentre in politica interna promosse un rigoroso piano di risanamento economico per la riduzione dell’apparato statale e del deficit fiscale. Aumentò però la disoccupazione e quindi lo scontento popolare. Nel 1994 vinse, anche se di poco, un candidato socialdemocratico, José María Figueres. Nel 1995, nonostante un buon accordo commerciale con il vicino Messico, il deficit del bilancio costrinse il Governo ad aumentare le tasse, anche perché la Banca Mondiale aveva bocciato le misure economiche e negato i finanziamenti. Nel luglio 1996 intanto l’uragano «César» colpì duramente il Sud del Paese, provocando trenta vittime e danni per oltre cento milioni di dollari. Nel 1998 divenne presidente il candidato del PUSC, Miguel Angel Rodríguez. Nello stesso anno l’uso dei pesticidi nella coltivazione delle banane venne messo sotto accusa da studi che dimostrarono le alterazioni ambientali e le conseguenze nefaste per gli esseri umani. Sempre nel tentativo di uscire dalla crisi economica il Governo annunciò nel 2000 la privatizzazione della produzione di energia elettrica, scatenando la protesta popolare. Un mese dopo la proposta anche la Corte Costituzionale dichiarò inapplicabile la proposta. Ad aprile 2002 le elezioni presidenziali si conclusero con la vittoria del candidato del PUSC Abel Pacheco, uomo dotato di forte carisma, ex conduttore televisivo e, dal 1998, deputato.

LA CAPITALE

San José

(329.154 ab.). Capitale della Costa Rica e capoluogo della provincia omonima (4.960 kmq; 1.242.302 ab.), sorge a 1.200 m s/m. sull'altipiano centrale. Centro politico e culturale del Paese, è importante per il commercio delle fiorenti produzioni agricole del territorio circostante. Sede di industrie siderurgiche, tessili, alimentari, del tabacco e della birra.


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