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GEOGRAFIA - EUROPA - RUSSIA

   

GEOGRAFIA - EUROPA - RUSSIA

PRESENTAZIONE

La Russia confina a Nord con Norvegia, Mare di Barents, Mare di Kara, Mare di Leptev, Mare della Siberia Orientale e Mare di Cukci; a Est con Mare di Bering, Oceano Pacifico, Mare di Ohotsk e Mare del Giappone; a Sud con Corea del Nord, Cina, Mongolia, Kazakistan, Mar Caspio, Azerbaigian, Georgia, Mar Nero, Mar d'Azov; a Ovest con Ucraina, Bielorussia, Lettonia, Estonia, Mar Baltico e Finlandia. La provincia di Kaliningrad è collocata sul Mar Baltico tra Polonia e Lituania ed è, dunque, separata dal resto del Paese. La Russia comprende, inoltre, le Isole di Kolgujev, della Novaja Zemlja, della Severnaja Zemlja, gli arcipelaghi di Francesco Giuseppe e della Nuova Siberia, l'Isola di Wrangel, nel Mare Glaciale Artico, l'Isola di Sahalin e i gruppi delle Curili e del Commodoro nell'Oceano Pacifico. Si estende su una superficie di 17.075.400 kmq e comprende una sezione europea e una asiatica. Ha una popolazione di 144.000.000 abitanti con una densità media pari a 8 abitanti per kmq. La Russia ospita svariate minoranze etniche, diverse per razza, religione e tradizioni. Il gruppo etnico dominante è costituito dai Russi che formano il 79,8% della popolazione totale. Altri gruppi: Tatari 3,8%, Ucraini 2%, Baschiri 1,2%, Ciuvasci (1,1%), Ceceni (0,9%), Armeni (o,8%), Mordvini (0,6%), Bielorussi (0,6%), Avari (0,5%), Kazachi (0,5%), Tedeschi (0,4%), Udmurti (0,4%), altri (7,4%). La lingua ufficiale è il russo; nei singoli territori e Repubbliche autonome sono però ufficialmente in uso lingue locali. Non sono disponibili dati relativi al numero dei praticanti dei vari culti; la religione più diffusa comunque è la cristiana ortodossa, seguono musulmani, protestanti, ebrei e cattolici. La Russia è uno Stato federale in cui esistono 21 Repubbliche autonome, 49 province, sette territori, nove circondari autonomi, una provincia autonoma e due città autonome (Mosca e San Pietroburgo). La Costituzione, approvata col referendum del 12 dicembre 1993, conferisce ampi poteri al presidente federale, eletto per quattro anni a suffragio universale e per non più di due mandati consecutivi: egli nomina il primo ministro, è responsabile della politica estera, controlla i servizi di sicurezza e gli organi di sorveglianza dell'informazione e ha potere di sciogliere la Duma e indire nuove elezioni. Il supremo organo legislativo è l'Assemblea federale, composta dalla Duma (450 membri eletti per quattro anni) e dal Consiglio della Federazione (178 membri). L'unità monetaria è il rublo. La capitale è Mosca (10.126.424 ab.).

IL TERRITORIO

Procedendo in territorio russo da Ovest verso Est, si incontra dapprima il Bassopiano Sarmatico, estesa pianura (interrotta solo qua e là da modesti rilievi) che occupa pressoché interamente la parte nord-occidentale della Russia e che comprende a Nord la regione dei Grandi Laghi e la penisola di Kola, a Sud le colline dei Valdai e del Rialto Centrale e, più a Est, le colline del Volga. A Sud del Bassopiano Sarmatico, preceduto da una grande steppa (Ciscaucasia), si innalza il massiccio del Caucaso, con le vette degli antichi vulcani dell'Elbrus (5.633 m) e del Kazbek (5.047 m). La catena degli Urali, che si estende per oltre 2.000 km dai Monti Pai Choi fino ai Monti Mugodzary, separa il Bassopiano Sarmatico dal Bassopiano Siberiano Occidentale; questo, a sua volta, giunge fino al fiume Jenissej, e risulta inclinato verso il Mare Glaciale, verso cui scendono i suoi maggiori corsi d'acqua. Tra lo Jenissej e la vallata della Lena si estende l'Altopiano Centrale Siberiano, caratterizzato da una fitta rete di valli. Oltre la Lena si snodano le grandi catene montuose orientali, ovvero i Monti Verhojansk, Cerski, del Kolyma, dell'Anadyr, dei Coriacchi e della penisola della Kamciatka. Zona montuosa è anche quella situata al confine con la Mongolia e la Cina, ove si elevano i Monti Altaj (la cui cima più alta risulta il monte Beluha, 4.506 m), i Monti Sajani, i Monti Jablonovy, l'Altopiano di Stanovoj, i Monti Stanovoj, i Monti della Bureja e la catena del Sihote-Alin. L'elevata latitudine e la considerevole distanza dal mare di gran parte del territorio fanno sì che la Russia, eccezion fatta per le coste del Mar Nero, goda di un clima tipicamente continentale, con inverni lunghi ed estremamente rigidi. Per buona parte dell'anno le pianure russe sono preda del gelo, con temperature che decrescono man mano che ci si spinge verso Est e che sull'Altopiano Siberiano possono toccare anche i -70 °C. L'escursione termica supera ovunque i 25 °C, con punte nella zona di Verchojansk anche oltre i 60 °C; la piovosità è assestata su valori inferiori ai 500 mm annui. Nelle zone settentrionali, che si affacciano sul Mare Glaciale Artico, domina la tundra, una grigia e desolata pianura, gelata nove mesi all'anno, con una vegetazione assai povera (cespugli, muschi e licheni). A Sud della tundra, si estende la taiga, una sterminata foresta di conifere che a tratti si dirada, lasciando il posto ad ampie paludi; le zone più meridionali sono, invece, interessate dalla monotona distesa erbosa della steppa. Flora di tipo mediterraneo si trova sulle coste del Mar Nero e flora di tipo alpino compare sul Caucaso e sugli Urali. Per quel che concerne la fauna, si riscontra la presenza di foche, trichechi e orsi bianchi sulle coste del Mare Glaciale Artico; nella tundra vivono ermellini, martore, zibellini, renne, volpi e lupi, mentre la taiga è popolata da cervi, alci, caprioli, scoiattoli, cinghiali, lepri, faine. Assai ricca risulta, infine, la fauna marina e fluviale. Trapani Cartina della Russia

IDROGRAFIA

La Russia europea è solcata da fiumi di grande portata, strutturati in diversi bacini, il più esteso dei quali è quello che tributa al Mar Caspio il Volga (3.688 km). Quest'ultimo costituisce il più lungo fiume europeo e risulta estremamente importante per il sistema idroviario russo, essendo per larga parte navigabile. Navigabili sono pure i suoi maggiori affluenti (l'Oka e il Kama) e il Don; invece per buona parte dell'anno sono gelati i fiumi che corrono in direzione Sud-Nord, quali, ad esempio, la Dvina Occidentale, il Volhov (che forma il più grande lago europeo, il Ladoga), la Dvina Settentrionale, e il Pecora. Anche la parte asiatica della Russia è ricca di corsi d'acqua, quasi tutti orientati verso le coste artiche: l'Ob, lo Jenissej, la Lena, l'Indigirka e il Kolyma. Unico fiume di rilievo che termina il suo corso nell'Oceano Pacifico è l'Amur.

IL VOLGA

Il Volga (3.688 km) nasce dal Rialto del Valdaj e sfocia a delta nel Mar Caspio. Esso rappresenta la maggiore via di comunicazione fluviale russa, navigabile per 2.700 km dalla città di Kalinin fino alla foce. Inoltre numerosi canali artificiali permettono di collegare il Volga con il Mar d'Azov e il Mar Nero a Sud, con il Mar Bianco e il Mar Baltico a Nord. I più importanti sono il canale Lenin, che unisce il Volga al Don, consentendo il passaggio dal Mar Caspio al Mar Nero; la rete dei canali Maria, che permette di raggiungere il Mar Baltico; il canale di Mosca, che unisce il Volga alla capitale russa. Lungo il suo corso, l'uomo ha creato, per mezzo di enormi dighe, grandi laghi artificiali le cui acque sono sfruttate sia per risolvere i problemi di irrigazione sia per la produzione di energia elettrica. Questi laghi sono tanto estesi che i Russi talvolta li definiscono mari. Ma la presenza di questi sbarramenti artificiali costituì un tempo un ostacolo ai pesci che non potevano più risalire il fiume; per risolvere questo problema furono installati ascensori speciali capaci di sollevare acqua e pesci e apposite imbarcazioni che li trasportano attraverso le chiuse. L'intensissimo traffico di merci ha fatto sorgere lungo le rive del fiume molte industrie, nuove città, grandi porti e numerosi ponti autostradali che uniscono le due opposte rive. Le principali città sono Tver, Nizni Novgorod (dove si immette l'Oka, il maggiore affluente), Kazan, Samara, Saratov e Volgograd. Oltre alla produzione di energia idroelettrica, il sottosuolo del Volga e delle zone che esso attraversa è ricco di petrolio e di gas naturale: nella zona fra Kazan e Volgograd vi sono numerosi pozzi di petrolio. L'ultima città del Volga è Astrahan, sorta sulle isolette dell'immenso delta, considerata la capitale della lavorazione dei prodotti della pesca.

L'ECONOMIA

Sino al 1991 in Russia, come nel resto delle altre Repubbliche sovietiche, lo Stato esercitò un controllo assoluto in tutti i settori dell'economia: era, infatti, il proprietario del suolo e del sottosuolo, di tutti i mezzi di produzione, dei trasporti, di larga parte della rete commerciale, degli istituti finanziari, nonché della maggior parte delle abitazioni. Lo Stato era anche unico imprenditore nel settore industriale e gestiva gran parte di quello dei servizi; nel settore agricolo, invece, il diretto controllo statale si limitava a circa un quinto della superficie produttiva, essendo la restante parte affidata ad aziende cooperative (kolchoz). La proprietà privata era possibile solo per le case d'abitazione e per le piccole aziende individuali artigiane e commerciali; era tollerato anche qualche caso di proprietà agricola. Questo gigantesco apparato economico statale era gestito sulla base di piani quinquennali redatti dal Gosplan, un organo centrale a ciò preposto. Con lo scioglimento dell'Unione Sovietica, la Russia operò una scelta liberista di disimpegno dello Stato dall'economia. L'agricoltura, comunque, incontra forti ostacoli nelle condizioni climatiche; in particolare, il freddo impedisce qualunque coltivazione su quasi metà del territorio, mentre la scarsità di precipitazioni e la ridotta fertilità dei terreni ostacolano la messa a coltura dell'area rimanente; solo l'8% della superficie risulta, pertanto, produttiva. Le coltivazioni più diffuse sono quelle cerealicole (grano, mais, orzo e avena), anche se quelle più redditizie rimangono le colture industriali, quali la barbabietola e le piante oleose (lino, soia, girasole); tipica dell'area temperato-fredda del Nord-Ovest è, invece, la segale. Si producono inoltre patate, riso, frutta, uva. Importanti sono le risorse forestali. È largamente praticato l'allevamento bovino, che fornisce una notevole quantità di carne e latticini; di rilievo sono anche gli allevamenti suino, ovino, equino e, nelle regioni settentrionali, delle renne e degli animali da pelliccia. Redditizia è la pesca: dalle acque del Mar Glaciale e dell'Oceano Pacifico arrivano grandi quantità di merluzzi, acciughe, aringhe e balene, mentre quelle del Volga forniscono le uova di storione, base del rinomato caviale russo. Importante è anche l'apicoltura. Lo sviluppo industriale avvenuto durante il periodo del regime comunista, oltre che dalla politica governativa, è stato favorito soprattutto dall'abbondanza di fonti energetiche e di risorse idriche e minerarie del Paese; i centri di estrazione più importanti si trovano negli Urali (ferro, rame, piombo, zinco, bauxite, nichel, cromo, amianto e sali potassici), in Siberia (ferro, piombo, zinco, bauxite, uranio e zolfo), nel Caucaso (piombo, zinco), nella zona di Murmansk (nichel, cromo, rame), a Kursk (ferro) e sul medio Volga (zolfo). La Russia è anche uno dei massimi produttori mondiali di oro, diamanti e platino, grazie alle miniere della Siberia e degli Urali. Per quanto riguarda i combustibili, oltre alla presenza di grandi bacini carboniferi (Urali, zona di Mosca, Siberia, Sahalin, parte del Donec), la Russia dispone di notevoli giacimenti di petrolio a Stavropol, nei bacini dell'Ob, in Siberia e nell'Isola di Sahalin. Grandi giacimenti di gas naturale si trovano nel Caucaso del Nord, nelle zone di Saratov e di Uhta e in Siberia. Di rilievo è anche la produzione di elettricità grazie alle imponenti dighe (sullo Jenissej, sul Volga, sull'Angara) e alle numerose centrali termiche (Stavropol, Rjazan, Novocerkassk) e termonucleari (San Pietroburgo, Kursk). L'industria russa, eredità di quella sovietica, è caratterizzata dallo sbilanciamento dei settori a favore di quello meccanico pesante. In questo senso, non è un caso che le maggiori aree industriali siano nate e si siano sviluppate nelle regioni di San Pietroburgo, di Mosca, del Donbass, del Volga e del Kuzbass, tutte in prossimità di zone ricche di risorse minerarie. Fiorenti sono i settori siderurgico, elettromeccanico, di macchine agricole e autoveicoli, seguiti da quelli di materiale ferroviario, aeronautico, dei cantieri navali, chimico, petrolchimico, tessile. Dopo la liberalizzazione dell'economia operata nell'ultimo decennio del XX sec., è cresciuta anche la produzione di beni di consumo quali elettrodomestici, mobili, ecc. Il principale problema che caratterizza il commercio russo è legato alla fragilità del sistema distributivo, a sua volta causato in parte dalla disorganizzazione delle comunicazioni e in parte dagli ostacoli naturali. La rete stradale e ferroviaria è, infatti, sviluppata, specie nel settore europeo, ma risulta difficilmente fruibile d'estate a causa del disgelo; i corsi d'acqua interni sono navigabili, ma restano soggetti al gelo invernale; le vie aeree constano di una ventina di aeroporti di rilievo che servono un intenso traffico interno, ma con standard di sicurezza bassi. La navigazione marittima consta di importanti porti quali quelli di San Pietroburgo sul Mar Baltico, di Novorossijsk sul Mare Nero, di Vladivostok sul Mare del Giappone, di Murmansk sul Mar di Barents e di Arcangelo sul Mar Bianco. La Russia esporta combustibili, fossili, armi, metalli e legname e importa beni alimentari.

CENNI STORICI

Abitata dal Paleolitico, il territorio dell'odierna Russia ottenne rilievo economico solo conseguentemente all'insediamento di genti transcaucasiche nelle regioni a Nord del Mar Nero (IX-VIII sec. a.C.). A queste si aggiunsero nel III sec. a.C. Sciti e, in particolare, Sarmati, una popolazione di stirpe iranica che diede poi il nome alla regione (Bassopiano Sarmatico). Si susseguirono poi varie invasioni (secc. III-IV: Goti, Unni, Avari, Chazari, Bulgari), finché gli Slavi nel IX sec., assimilatisi ai Variaghi (di origine scandinava), costituirono uno Stato (Rus) attorno alla città di Kiev, in Ucraina: nell'anno 882, il principe Oleg di Novgorod conquistò Kiev, trasformandola nel nuovo centro dello Stato russo. Tale entità politica si espanse in seguito verso la Galizia, il golfo di Finlandia e il bacino superiore del Volga. Nel IX sec. la rotta commerciale che univa il Baltico con il Mar Nero lungo il fiume Dnepr, acquistò un'importanza strategica a livello europeo. Nel 907 Oleg firmò un trattato molto vantaggioso per la Rus; durante il Regno di Svjatoslav, nipote di Oleg, la guerra contro l'Impero bizantino e la Bulgaria si fece sempre più aspra. Vladimiro I il Grande (980-1015), figlio e successore di Svjatoslav, consolidò l'organizzazione giuridica, dinastica e territoriale dello Stato russo. Per superare l'isolamento della Rus "pagana" nei confronti di un'Europa cristianizzata, nell'anno 988 Vladimiro si convertì al Cristianesimo di rito ortodosso, anche in occasione del proprio matrimonio con la figlia dell'imperatore d'Oriente, Basilio. Al termine del Regno di Vladimiro, il principato di Novgorod manifestò una forte aspirazione all'indipendenza; per consolidare il proprio potere il suo successore, Sviatopolk, uccise tre dei suoi fratelli (Boris, Gleb e Svjatoslav), anche se alla fine venne sconfitto dal quarto, Yaroslav, principe di Novgorod, che assunse così il potere assoluto a Kiev e concesse a Novgorod numerose prebende. Alla sua morte, si formarono la Repubblica feudale di Novgorod e una serie di principati, fra cui quello di Vladimir-Suzdal e di Galich-Volin. Nell'XI sec. il principato di Kiev decadde rapidamente, soprattutto dopo il trasferimento della capitale dall'omonima città a Vladimir (1169). Nel XIII sec. la Russia fu conquistata dai Mongoli che, provenienti dall'Asia centrale, formarono l'Impero dell'Orda d'oro, di cui erano tributari vari ducati slavi. Tra questi ducati, emerse ben presto quello di Moscovia che, sotto la guida di Ivan III il Grande, riuscì ad arginare i Mongoli. Vennero così poste le basi per la formazione di uno Stato nazionale russo con capitale Mosca (prima metà del XIV sec.). Il principe di Mosca Demetrio cercò di formare una coalizione per cacciare i Tartari dalla regione, ma si scontrò con l'opposizione dei principi di Tver, Nizni Novgorod e di Rjazan. Nel 1378 il khan Marai organizzò una spedizione punitiva nei confronti della Russia, venendone sconfitto; analogo esito ebbe per i Mongoli (1380) la battaglia di Kulikovo, nei pressi del fiume Don. Nel 1480, infine, l'ultimo khan dell'Orda d'oro, Ajmat, si ritirò in occasione della battaglia lungo il fiume Ugra contro le truppe del principe Ivan III. Quest'ultimo concluse il processo di unificazione delle terre russe, ponendole sotto il comando di Mosca. Con Ivan IV (1547) detto il Terribile, che si proclamò zar per distinguersi dagli altri duchi, i confini della Russia subirono una notevole espansione, raggiungendo il Caucaso e il Mar Caspio. Nel 1552 invase il Khazan, annettendo così alla Russia i territori del medio corso del Volga, popolato da Tartari, Ciuvasci, Mari, Mordvini e Udmurti; nel 1556 condusse a termine l'occupazione del khanato mongolo dell'Astrakhan, mentre a Ovest proseguì la guerra contro lo Stato polacco-lituano per ottenere uno sbocco sul Mar Baltico. Alla morte di Ivan IV (1584), il figlio Fiodor I, non esercitò il potere che venne di fatto assunto dal boiaro Boris Godunov; Godunov dichiarò guerra alla Svezia e stipulò un'alleanza con la Georgia, che finì sotto il protettorato russo. Con la morte di Fiodor I la dinastia regnante in Russia si estinse; il Concilio dei territori (Zemski Sobor) elesse zar Boris Godunov, decisione contestata dai clan boiari di più alto lignaggio. Fu così che in Russia ebbe inizio il cosiddetto "periodo dei torbidi", che si concluse solo nel 1613 quando un'assemblea generale elesse Michele della dinastia Romanov nuovo zar. Durante gli anni della dinastia Romanov, lo Stato russo si trasformò in Monarchia assoluta, amministrata da una burocrazia efficiente e da un'oligarchia composta da nobili, mercanti e vescovi, ormai integrati nella struttura statale. Nel corso del XVII sec. si assistette a una rapida crescita dell'economia, grazie non soltanto all'espansione territoriale russa, ma anche al commercio di prodotti boschivi e di quelli semilavorati, e allo sfruttamento delle grandi risorse naturali di cui la Siberia era ricca. Con l'ascesa al trono di Pietro I il Grande (1689-1725) lo Stato russo estese i propri confini fino all'Oceano Pacifico e entrò nell'ambito politico europeo. Il sovrano infatti nel 1703 fondò, sulle sponde del Baltico, Pietroburgo, la nuova capitale imperiale, dando inizio al processo di occidentalizzazione del Paese. Alleatasi con la Danimarca e la Polonia, la Russia intervenne con successo nella grande guerra nordica contro la Svezia (1700-21). Nel 1721, con il Trattato di Nystad, la Russia riuscì a riaffacciarsi sul Baltico, ottenendo il controllo delle province situate sulla costa orientale e quello del golfo di Finlandia. La morte di Pietro il Grande (1725) aprì un periodo di instabilità, a cui pose termine l'ascesa al trono di Caterina II, moglie del defunto Pietro III, nel 1762. L'espansione dell'Impero russo proseguì anche in questi anni, con l'occupazione della regione dell'Ucraina a Est del Dnepr, la conquista della Bielorussia, la divisione della Polonia fra Russia e Prussia, l'annessione della Lituania e della Crimea, il controllo della costa settentrionale del Mar Nero, la penetrazione nelle steppe al di là degli Urali e oltre il Mar Caspio, e il progressivo rafforzamento dell'influenza russa sui Balcani. I successori continuarono la politica di espansione del sovrano, occupando la Siberia, ma senza riuscire a conquistare uno sbocco verso il Mediterraneo e, soprattutto, senza attuare una politica di riforma delle strutture economiche e sociali. Nel 1801 l'assassinio dello zar Paolo I da parte di un gruppo di cospiratori aprì la strada ad Alessandro I (1801-25) che assoggettò Finlandia e Bessarabia; sconfitto dall'esercito francese di Napoleone ad Austerlitz (1805), Eylau e Friedland (1807), nel 1812 Alessandro ebbe un ruolo decisivo nella disfatta dell'imperatore francese e nel progetto della Santa alleanza. Il successore Nicola I (1825-55) represse il tentativo insurrezionale dei decabristi (dicembre del 1825) e quelli nazionalisti della Polonia (1831). L'arretratezza dell'Impero russo emerse in modo evidente, specie dopo la sconfitta nella guerra di Crimea contro Francia e Gran Bretagna (1853-56). Nel 1861 lo zar Alessandro II abolì la servitù della gleba, per prevenire possibili rivoluzioni contadine. Ai contadini venne quindi restituita la libertà, ma dietro il pagamento di ingenti somme d'indennizzo ai loro antichi proprietari. Nel corso degli anni Sessanta e Settanta del XIX sec. si organizzarono alcuni gruppi radicali, i cui obiettivi andavano dall'istituzione di un'assemblea costituente fino all'appello all'insurrezione popolare. Le idee socialiste si diffusero soprattutto tra studenti e intellettuali; nel 1881 venne assassinato lo zar Alessandro II che aveva apportato numerose riforme all'apparato militare, giudiziario e all'istruzione, significative ma non sufficienti a risolvere la grave crisi sociale ed economica dell'impero. Alessandro III (1881-94) e Nicola II (1894-1917) avviarono una politica reazionaria, annullando le riforme avviate dal predecessore e rafforzando il regime assolutistico. All'inizio del XX sec., il Socialismo russo si divideva nelle due grandi correnti dei socialisti rivoluzionari (SR), che proponevano un processo di collettivizzazione delle terre a favore delle comunità contadine, e dei socialdemocratici (il cui partito in Russia venne fondato da Gregorij Plechanov), fautori di un Socialismo basato su un processo di industrializzazione e sul ruolo egemone della classe operaia. Nell'ambito del Partito operaio socialdemocratico russo (POSDR), i bolscevichi di Vladimir Ilic Uljanov, conosciuto come Lenin, propugnavano la rivoluzione del proletariato, mentre i menscevichi sostenevano un Socialismo di tipo riformista. L'espansionismo russo in Asia orientale provocò lo scoppio, nel 1904, della guerra contro il Giappone, dalla quale la Russia uscì sconfitta. Tale situazione generò un forte malcontento interno: nel 1905, la violenta repressione condotta dalla guardia imperiale sui manifestanti riunitisi a Mosca scatenò, qui e a Pietroburgo, la rivolta popolare, che riuscì a essere contenuta solo dopo l'emanazione da parte dello zar del Manifesto del 17 ottobre, dove venne prevista la convocazione di un Parlamento (Duma). I bolscevichi tuttavia boicottarono le elezioni, che decretarono la vittoria nella prima Duma dei democratici costituzionali (liberali moderati). Le richieste avanzate dalla Duma (riforma agraria, uguaglianza di diritti in materia di religione, amnistia per i prigionieri politici, autonomia per la Polonia) vennero però giudicate inaccettabili dallo zar. La Duma fu quindi sciolta e il regime zarista soffocò nel sangue la successiva prima Rivoluzione russa. Nel 1907 venne eletta la seconda Duma, in cui erano presenti anche dei rappresentanti del POSDR, che venne comunque sciolta, mentre nelle successive moderati e conservatori ebbero sempre la maggioranza. Avvicinatasi alla Francia e alla Gran Bretagna agli inizi del secolo, la Russia entrò quindi in guerra nel 1914 contro gli Imperi centrali. Nel gennaio del 1917 si insediarono al potere il Soviet (Consiglio) degli operai e dei soldati di Pietrogrado e la Duma, che presero accordi per formare un nuovo Governo. I bolscevichi di Lenin, rientrato dall'esilio in Svizzera, iniziarono subito a imporre la propria influenza sui Soviet. Questa circostanza favorì l'insorgere di una contrapposizione di poteri, tra i comitati e il Governo provvisorio retto da Aleksander Kerenskij. Tuttavia nel 1917, nel pieno della prima guerra mondiale, la Rivoluzione socialista, guidata da Lenin e favorita dalle disastrose condizioni economiche, oltre che dalle sconfitte militari, condusse alla caduta dello zar Nicola II e alla instaurazione di un nuovo regime politico. Il 25 ottobre secondo il calendario giuliano (il 7 novembre), Lenin si mise alla guida dell'insurrezione che rovesciò il Governo e instaurò la prima Repubblica socialista della storia. Agli inizi del 1918, i bolscevichi sciolsero l'Assemblea costituente, formata in gran parte da socialisti rivoluzionari (SR); il Governo sovietico (Consiglio dei commissari del popolo) approvò immediatamente la pace "senza annessioni né indennità", abolì la proprietà privata della terra, nazionalizzò le banche, sancì il controllo delle fabbriche da parte del proletariato, istituì una milizia e un tribunale rivoluzionari, abolì i privilegi di classe e quelli originati dai diritto d'eredità, attuò una separazione fra Chiesa e Stato e proclamò l'uguaglianza fra uomini e donne. Davanti alla pace decisa unilateralmente dalla Russia, nel 1918 Germania, Francia e Gran Bretagna inviarono le proprie truppe in appoggio alle "guardie bianche", costituite da gruppi militari dell'antico regime, anche se l'intervento non impedì l'esecuzione della famiglia imperiale a Jekaterinburg (16 luglio 1918). Nel 1920 l'offensiva straniera venne respinta, ma la guerra civile si concluse due anni dopo, con il trionfo dell'Armata rossa guidata da Lev Trotzkij. In quegli anni il Governo sovietico provvide all'instaurazione del "Comunismo di guerra", attuando una centralizzazione estrema del potere e abolendo il libero commercio interno. Alla fine del 1922 la Federazione Russa, l'Ucraina, la Bielorussia e la Federazione Transcaucasica (Georgia, Armenia e Arzebaigian) formarono l'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche (URSS). Negli anni della guerra civile, intanto, il regime si trasformò in un Governo espressione del Partito comunista (bolscevico). Davanti al rischio di un imminente collasso economico, nel 1921 il PC si vide costretto ad abbandonare il "Comunismo di guerra", adottando la cosiddetta nuova politica economica (NEP). La NEP consisté in un parziale ritorno alle leggi di mercato e alla gestione privata della piccola impresa, specie nei settori agricolo e dell'artigianato, lasciando allo Stato il controllo delle grandi infrastrutture, dell'industria pesante e della pianificazione economica. Dopo la morte di Lenin, nel 1924, si formarono due fazioni all'interno del Partito comunista: l'una fautrice della necessità di una rivoluzione su scala mondiale, l'altra della possibilità di realizzare il Socialismo in un solo Paese. Nel 1928 quest'ultima fazione, guidata da Josif Dzugasvili, detto Stalin, prese il sopravvento e, ponendo fine alla NEP, attuò una politica di intenso sviluppo economico, basato sulla crescita dell'industria pesante e sulla collettivizzazione agricola forzata (formazione dei sovchoz e kolchoz). Stalin, per raggiungere i suoi obiettivi, introdusse un regime di terrore, improntato alla repressione di ogni forma di dissenso (le cosiddette "grandi purghe staliniane"). Entrata nella Società delle Nazioni nel 1934, l'URSS si alleò alle potenze occidentali contro il Nazifascismo; tuttavia nel 1939, grazie a un accordo segreto stipulato con la Germania (Patto Molotov-Ribbentrop), l'URSS occupò parte della Polonia, Romania, Estonia, Lettonia e Lituania. Rimasta neutrale allo scoppio della seconda guerra mondiale, si affiancò agli alleati solo dopo essere stata attaccata dai Tedeschi. A prezzo di enormi perdite e distruzioni, la controffensiva sovietica riuscì alla fine a far retrocedere le truppe tedesche, mentre l'Armata rossa, dopo aver liberato diverse Nazioni lungo il suo cammino, giunse infine a Berlino per occuparla nel maggio del 1945. Nel 1945, alla Conferenza di pace di Yalta, le potenze occidentali e l'URSS si accordarono in merito alle rispettive sfere di influenza in Europa. I comunisti salirono al potere in tutti i Paesi occupati dall'Armata rossa (Bulgaria, Ungheria, Romania, Polonia, Cecoslovacchia e Germania Orientale), dove venne istituita una serie di Repubbliche popolari, successivamente socialiste, secondo il modello del PCUS. L'Unione Sovietica si fissò in una posizione rigidamente antagonistica rispetto alle potenze occidentali, inaugurando il periodo della cosiddetta "guerra fredda". Dopo la morte di Stalin (1953), e il breve predominio di Georgij Malenkov, gli successe Nikita Krusciov che procedette a una politica di disgelo verso l'Occidente e avviò la destalinizzazione, promulgando riforme economiche e sociali. Nel 1955 l'URSS costituì con i Paesi satelliti un'organizzazione militare (il Patto di Varsavia) e nel 1956 represse duramente una rivolta anticomunista in Ungheria; pur continuando a potenziare gli armamenti, si rivolse anche al settore della tecnologia spaziale, lanciando il primo satellite artificiale (1957) e la prima navicella con un astronauta a bordo (Yuri Gagarin, 1961), registrando comunque negli anni Sessanta e Settanta un sostanziale equilibrio con gli Stati Uniti. Dal 1961 si incrinarono le alleanze con la Cina e l'Albania, mentre iniziò una fase di distensione con i Paesi dell'Occidente. A N. Krusciov, estromesso nel 1964, subentrò Leonid Breznev che pose fine alla liberalizzazione interna, sostenendo una linea molto rigida contro il dissenso. Nei confronti dell'Occidente si adoperò per il mantenimento del dialogo, mentre si profilarono gravi tensioni all'interno dello schieramento comunista: nel 1968 i Paesi aderenti al Patto di Varsavia intervennero in Cecoslovacchia; nel 1969 il dissidio con la Cina sfociò in un conflitto armato, mentre dal 1981 l'URSS esercitò pesanti pressioni affinché fosse represso il sindacato libero in Polonia. Inoltre l'Unione Sovietica, sin dal 1979, partecipò militarmente anche in Afganistan a sostegno di un regime filocomunista e contemporaneamente appoggiò i regimi filosovietici in Africa e in Centro America. L'espansionismo sovietico ebbe però ripercussioni negative sul piano diplomatico, creando alcune difficoltà nei rapporti con l'Occidente. Nel 1982 Yuri Andropov successe a L. Breznev; il nuovo leader cercò di formulare un programma volto a risolvere la difficile crisi economica, ristabilendo nel contempo buoni rapporti con l'Occidente. I suoi sforzi non raggiunsero però risultati apprezzabili. Alla sua morte, dopo il breve predominio di Konstantin Cernenko, il potere passò a Michail Gorbaciov (1985) che promosse una serie di riforme e adottò misure energiche per risollevare l'economia. La cosiddetta Glasnost (trasparenza) politica e la Perestrojka (riorganizzazione) economica, di cui Gorbaciov fu fautore, produssero una mobilitazione di forze favorevoli a una politica di trasformazione del Paese, e riproposero la questione dell'autonomia delle Nazioni che componevano l'URSS. I profondi cambiamenti vissuti dall'URSS scatenarono processi analoghi anche negli altri Paesi europei del blocco comunista. Furono rinnovati i colloqui con le potenze occidentali sul disarmo (vertice di Ginevra, 1985; vertice di Reykjavik, 1986; vertice di Washington 1987; vertice di Malta, 1989). Nel 1989 l'URSS assisté, senza intervenire, al crollo dei regimi comunisti nei Paesi alleati. Nell'agosto 1991 una parte del Partito comunista, contraria ad ogni riforma, diede vita a un colpo di Stato che tentò di esautorare Gorbaciov. Il golpe fallì a causa della resistenza popolare e il Partito comunista sovietico venne sciolto. Il potere fu assunto dal presidente della Repubblica russa Boris Eltsin che, dopo l'esplodere in tutta l'URSS dei nazionalismi, per evitare una guerra civile sancì, nel dicembre 1991, la fine dell'Unione Sovietica. Con la dissoluzione di quest'ultima, siglata durante la Conferenza di Alma Ata (dicembre 1991), la Russia diventò a tutti gli effetti indipendente, ottenendo buona parte delle prerogative dell'Unione Sovietica, tra cui il controllo dell'arsenale nucleare e il seggio nel Consiglio di sicurezza dell'ONU. La Nazione ereditò dall'Impero sovietico il 76% del territorio e più del 50% della popolazione dell'ex-URSS, ma anche buona parte dei problemi legati alla difficile conversione economica dal comunismo al capitalismo. Nella regione della Cecenia-Inguscezia (Caucaso del Nord) ebbero luogo dei disordini. In Cecenia, alla fine di ottobre, si svolsero le elezioni per il rinnovo del Parlamento e le presidenziali, a seguito delle quali assunse il potere Dzhojar Dudaev, leader del movimento nazionalista ceceno. Dudaev all'inizio di novembre proclamò l'indipendenza della Repubblica della Cecenia. Mosca reagì decretando un embargo economico. Nel frattempo B. Eltsin assunse la carica di presidente dello Stato russo, mentre quella di presidente del Parlamento (Duma) andò al ceceno Ruslan Khasbulatov. Il 6 ottobre 1991 venne nominato vice primo ministro Yegor Gaidar, che avviò una riforma economica di stampo liberale; l'8 dicembre B. Eltsin per la Russia, Stanislav Shushkevich per la Bielorussia e Leonid Kravciuk per l'Ucraina si riunirono per decidere formalmente lo scioglimento e la fine dell'URSS, nata dal trattato del 1922, e per proclamare di conseguenza la nascita della Comunità di Stati Indipendenti (CSI). In politica estera, la Russia assunse la rappresentanza formale dell'ex URSS; Lettonia, Estonia e Lituania si separarono dalla CSI e vennero in seguito riconosciute dall'ONU. Nel corso del 1992, persistendo le difficoltà di ordine economico, il presidente Eltsin vide calare drasticamente i consensi popolari e crescere le manifestazioni delle opposizioni. Per i problemi legati alla gestione dell'ingente patrimonio bellico di origine sovietica, un importante accordo fu siglato all'inizio del 1993 da Eltsin e dal presidente statunitense uscente George Bush per una drastica riduzione degli arsenali nucleari russi e americani (START). A livello di politica interna, si acuì ulteriormente il contrasto tra Eltsin e il Parlamento, tanto che il presidente decise di sottoporre il proprio mandato alla verifica popolare. Il referendum, convocato nell'aprile del 1993, riconobbe al presidente ampi consensi (61,8%); anche la sua politica economica, malgrado i disagi provocati, ottenne l'approvazione (56,25%). Dopo la consultazione referendaria, che aprì una nuova fase nella vita politica del Paese, Eltsin, scavalcando i poteri del Congresso, convocò un'Assemblea costituente per mettere a punto e approvare il testo definitivo della nuova Costituzione annunciando nuove elezioni legislative. La nuova Costituzione venne approvata: essa adottava un modello federalista, che avrebbe dovuto arginare le rivendicazioni indipendentiste di alcune Repubbliche autonome che travagliavano in quegli anni la Russia. Alla seguente consultazione elettorale si presentarono tre schieramenti: quello favorevole a B. Eltsin, il centro e l'opposizione. Il centro non si oppose alla riforma economica varata da Eltsin, ma concepiva il suo svolgimento a un ritmo più ridotto; l'opposizione (essenzialmente il Partito comunista, nettamente contrario alla transizione al capitalismo, e vari movimenti nazionalisti) riuniva invece tutti quelli favorevoli al mantenimento della proprietà collettiva delle aziende agricole di Stato. I risultati parziali del voto creavano subito allarme nel mondo occidentale perché vedevano la sconfitta dei riformisti: partito di maggioranza relativa risultò il Partito liberal-democratico. Ciò, tuttavia, non determinò alcun rallentamento nella transizione all'economia di mercato; nell'immediato la liberalizzazione dei prezzi, la privatizzazione delle imprese statali e tutti gli altri provvedimenti messi in atto da Eltsin comportarono un crollo della produzione industriale e una crescita esponenziale dell'inflazione. Il 21 settembre del 1993, Eltsin dichiarò sciolto il Soviet supremo e il Congresso. Scoppiarono, allora, disordini di fronte ai quali Eltsin reagì con veemenza: proclamò il coprifuoco, mise fuori legge partiti e formazioni politiche conservatori, fece chiudere tutti i giornali dell'opposizione comunista e nazionalista. Eltsin privò di ogni potere la Duma che reagì destituendo il presidente e sostituendolo con Aleksander Rutskoi. La tensione continuò ad aumentare e il 4 ottobre la Duma fu presa d'assalto da carri armati in assetto di guerra. Diversi leader fra gli oppositori di Eltsin, come il vicepresidente del Parlamento A. Rutskoi e il presidente Ruslan Khasbulatov, vennero arrestati. Eltsin indisse nuove elezioni e un referendum per ampliare i propri poteri. Le elezioni di dicembre segnarono la sconfitta dei sostenitori di Eltsin, ma il 60% dei votanti approvò la riforma costituzionale che dava maggiori poteri al presidente. Nel febbraio del 1994 la Russia firmò un accordo bilaterale con la Repubblica russa del Tatarstan, iniziando i preparativi per la firma di un documento simile anche con la Cecenia. La tensione fra Mosca e il movimento indipendentista di quest'ultima ragione a maggioranza musulmana, dichiaratasi indipendente nel 1991, era ormai troppo alta, al punto da sfociare, nel mese di dicembre, in un intervento armato ordinato da Eltsin. Il presidente continuò gli attacchi su Grozny, la capitale cecena, che nel 1995 venne quasi completamente rasa al suolo. In dicembre il Partito comunista di Gennadi Zyuganov vinse le elezioni legislative con il 22,3% dei consensi; il Partito liberale democratico di Vladimir Zhirinovskij, di estrema destra e dalle rivendicazioni xenofobe, ottenne l'11,8%; il partito del primo ministro Viktor Chernomyrdin, leader della formazione Nostra Casa Russia, conquistò il 10,1%. La vittoria dei comunisti fece temere a Eltsin una sconfitta anche nelle elezioni presidenziali del luglio del 1996. Per evitare tale rischio, il presidente modificò la propria politica, rallentando le privatizzazioni delle aziende statali e nominando cancelliere Evgenij Primakov, un diplomatico dell'epoca sovietica legato a M. Gorbaciov. I rivali di Eltsin alle elezioni presidenziali, da Gorbaciov ai comunisti, criticarono le speculazioni finanziarie in corso, la corruzione e il regime di "clan" instaurato da Eltsin e dai suoi seguaci. Al secondo turno elettorale, svoltosi in luglio, Eltsin riscosse il 53,8% dei voti, mentre Zyuganov ottenne il 40%. Il presidente uscente riuscì a vincere grazie a un'insperata alleanza con Aleksandr Lebed, uno dei candidati dell'opposizione, che aveva ottenuto undici milioni di voti. Nominato consigliere alla sicurezza dello Stato, A. Lebed iniziò subito a muoversi per concludere la guerra in Cecenia, che, secondo quanto dichiarato da Lebed stesso, aveva già provocato più di 80.000 vittime. Dopo un lungo periodo di convalescenza, B. Eltsin ritornò sulla scena politica nel marzo del 1997 e lanciò un programma ambizioso di tagli alla spesa pubblica e grandi privatizzazioni. Travagliato da problemi di salute, Eltsin riprese saldamente il potere dopo aver subito un tentativo di destituzione, nominando A. Chubais vice primo ministro incaricato delle riforme economiche. Nel progetto di ristrutturazione delle dissestate finanze russe vennero approvati un nuovo codice tributario e un piano di risistemazione dei monopoli su energia e trasporti. Nel 1998, subito dopo la svalutazione del rublo, Chernomyrdin fu rinominato per un breve periodo primo ministro. Tuttavia non avendo ottenuto la fiducia della Duma, fu sostituito dal cancelliere Evgenij Primakov, esponente dello schieramento comunista ed ex capo dei servizi segreti, che venne votato in settembre dai comunisti, dai nazionalisti e da alcuni liberali. Vennero ristabiliti i controlli fiscali e il Governo cominciò a intervenire nell'economia. Primakov, a sua volta venne rimosso dal suo incarico e sostituito da Sergej Stepashin, che però, dopo soli 81 giorni dalla nomina fu rimpiazzato da Vladimir Putin, ex spia del KGB in Germania Est, poi vicesindaco di San Pietroburgo e infine capo dei nuovi servizi segreti FSB e del Consiglio per la sicurezza nazionale. Nel 1999 la Duma avviò una procedura di impeachment nei confronti del presidente che però non ebbe ulteriori sviluppi perché nessuno dei cinque capi di accusa (scioglimento dell'URSS nel 1991, repressione della rivolta parlamentare del 1993, guerra in Cecenia, distruzione del complesso militare-industriale, impoverimento e declino demografico del popolo russo) ottenne i voti necessari. Nel frattempo la profonda e inarrestabile crisi dell'amministrazione Eltsin venne ulteriormente evidenziata da una serie di avvenimenti che contribuirono a inasprire lo scontro politico interno in vista dell'appuntamento delle elezioni politiche fissate per il dicembre del 1999 e soprattutto dello scadere del mandato presidenziale. Tra i problemi maggiori che travolgevano la Russia si presentò il "Russiagate", ovvero lo scandalo finanziario in cui vennero coinvolte la famiglia del presidente e alcuni esponenti dell'oligarchia politico-finanziaria, e diverse banche russe accusate di esportazione illegale, truffa internazionale e riciclaggio di denaro sporco; il conflitto con il Daghestan dove, ai primi di agosto, un gruppo di ribelli islamici, provenienti dalla Cecenia e guidati dal guerrigliero ceceno Shamil Basayev, occuparono la regione di Botlikh nel Sud-Ovest della Repubblica autonoma del Daghestan, proclamando la nascita di uno Stato islamico indipendente (7 agosto); gli attentati verificatisi in diverse città russe che il Governo attribuì al terrorismo di matrice islamica in seguito ai quali la Russia riprese la guerra con la Cecenia (1° ottobre). Nel dicembre 1999 alle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Mosca il Partito comunista di Zyuganov, pur conservando il primo posto, perse il controllo della Duma e si registrò la clamorosa vittoria del partito Unità, guidato dal premier V. Putin e sostenuto dal presidente Eltsin; questi rassegnò le dimissioni da capo dello Stato lasciando il posto ad interim, in attesa delle elezioni presidenziali del 26 marzo 2000, a V. Putin. Le consultazioni confermarono quest'ultimo con il 52,6% dei voti; il 19 aprile il Parlamento russo ratificò il trattato START-2 sulla riduzione delle armi atomiche, concluso già nel 1993, ma poi congelato nelle legislature precedenti. Per tutto il 2000 proseguirono inoltre durissimi scontri in Cecenia tra le truppe russe e quelle dei ribelli indipendentisti: così che l'8 giugno 2000 il presidente Putin assunse il controllo diretto della Repubblica caucasica, annullando quindi ogni forma di autonomia, nonostante nell'aprile dello stesso anno la Commissione per i diritti umani della Nazioni unite avesse condannato la Federazione Russa per le violazioni commesse in Cecenia. Sul fronte interno il 30 giugno 2000 la Duma approvò la riforma istituzionale proposta da Putin per la riduzione del potere dei governatori delle Repubbliche, privandoli pure dell'immunità diplomatica. In agosto Putin dovette affrontare la tragedia del sottomarino nucleare Kursk, inabissatosi nelle acque del Mare di Barents: l'intero equipaggio perì e polemiche scoppiarono in relazione al ritardo dei soccorsi, risultati totalmente inefficaci. La popolarità del presidente venne gravemente intaccata dalla vicenda. Per aumentare il favore interno, allora, nel marzo 2001 egli portò a termine un rimpasto dell'Esecutivo, eliminando i personaggi ancora molto legati alla "famiglia" Eltsin e circondandosi di fedelissimi. Nell'occasione, per la prima volta, indicò per la carica di ministro della Difesa un civile, Segei Ivanov. Per quanto riguarda il conflitto ceceno, questo proseguì con un quotidiano stillicidio di vittime, in primo luogo tra i militari russi. Mosca annunciò più volte di aver eliminato la resistenza separatista, ma continuarono a susseguirsi attacchi e imboscate. Sul piano delle relazioni internazionali, Putin seppe sfruttare con abilità l'opportunità offertagli dall'attentato contro le Twin Towers per vincere completamente le reticenze del presidente George Bush, che appena insediato alla Casa Bianca aveva rispolverato il vecchio antisovietismo statunitense. Dopo l'attentato dell'11 settembre, infatti, Mosca mostrò immediata solidarietà all'amministrazione Bush e diede la sua disponibilità ad entrare nell'Alleanza antiterrorismo voluta dagli Usa. Accantonata la questione dello scudo antimissile, Putin offerse il suo appoggio attivo alla campagna contro l'Afghanistan in cambio innanzitutto di un tacito consenso di Washington sulla questione cecena. Oltre ad aprire il suo spazio aereo per consentire l'invio di aiuti umanitari, Putin acconsentì all'invio di armi all'Alleanza del Nord, un tempo nemica dei Russi e ora in lotta contro i Talebani, facendo inoltre pressioni sulle Repubbliche dell'Asia centrale perché concedessero agli Americani l'uso delle loro basi e dello spazio aereo. Inoltre, nel maggio 2002, il Paese stipulò un importante accordo di cooperazione con la NATO in materia di sicurezza internazionale. Intanto il 14 giugno 2001 Putin e il presidente cinese Jiang Zemin si erano incontrati a Shangai a margine del vertice annuale dei Paesi del cosiddetto "Gruppo dei Cinque di Shangai" (Russia, Cina, Kazakistan, Tagikistan, Kirghizistan e Uzbekistan, aggiuntosi di recente). I rapporti tra Russia e Cina si erano andati normalizzando nel corso degli ultimi anni e l'incontro fu l'occasione di un ulteriore avvicinamento. Sempre in tema di riavvicinamenti, il 28 maggio 2002, nella base militare di Pratica di Mare (alle porte di Roma), Putin e i leader dei Paesi membri della NATO firmarono lo storico accordo che sancì la nascita di un nuovo consiglio per la sicurezza e la cooperazione, segnando l'ingresso ufficiale di Mosca nell'Alleanza Atlantica. Intanto proseguiva la guerriglia in Cecenia. Il 23 ottobre 2002 un commando di terroristi ceceni sequestrò oltre 800 persone nel teatro moscovita Dubrovka, minacciandole di morte in caso di mancata fine immediata delle ostilità in Cecenia. La drammatica vicenda si concluse dopo tre giorni con l'incursione nel teatro delle teste di cuoio russe: morirono tutti i 41 terroristi e 129 ostaggi, in gran parte morti asfissiati dai gas utilizzati dai Russi nell'operazione. Gli attentati di stampo ceceno continuarono nei mesi successivi: nel dicembre 2002 al quartier generale del Governo ceceno filo-moscovita a Grozny; nel maggio 2003 a un edificio governativo nel Nord della Cecenia; nel luglio 2003 durante un concerto rock alle porte di Mosca; nell'agosto 2003 a un ospedale militare nei pressi del confine ceceno. Nel marzo 2003, in seguito a una massiccia manipolazione delle votazioni, il 96% dei Ceceni si dichiarò favorevole, tramite referendum, a una nuova Costituzione che specificava l'appartenenza della Repubblica cecena alla Federazione russa. Nello stesso anno la ratifica del trattato di riduzione delle armi strategiche con gli Stati Uniti avvicinò ancora di più Mosca a Washington. Il 7 dicembre 2003 si tennero le elezioni parlamentari in Russia: grazie alla politica sempre più accentratrice di Putin, in grado di controllare i mezzi di informazione e di paralizzare l'opposizione, le consultazioni decretarono il trionfo del partito filo-governativo Russia Unita. Svoltesi in un clima di estrema tensione, esse furono precedute e seguite da due attentati attribuiti agli indipendentisti ceceni: il 5 dicembre, l'esplosione di una bomba su un treno nella Russia meridionale causò 46 morti e oltre 100 feriti; il 9 dicembre, due kamikaze si fecero saltare in aria nel centro di Mosca, nei pressi della Duma, provocando sei morti. Nel febbraio 2004 un altro attentato di matrice cecena si concluse con la morte di 40 persone nella metropolitana di Mosca. Nello stesso mese Putin sospese il Governo in carica, guidato da Mikhail Kasyanov, che fu sostituito da Mikhail Frankov. Le elezioni presidenziali del 14 marzo 2004, anch'esse caratterizzate da scarsa trasparenza, assegnarono la scontata vittoria a Putin, che ottenne il 71,2% dei consensi. Intanto non cessò in Russia l'incubo degli attentati. Il 25 agosto vicino a Mosca si verificò un duplice disastro aereo che provocò la morte di tutti gli 89 passeggeri; si sostenne l'ipotesi di un attentato da parte dei ribelli ceceni. Il 1° settembre un gruppo di terroristi ceceni fece irruzione in una scuola di Beslan, nella Repubblica autonoma russa dell'Ossezia del Nord, dove si festeggiava l'inizio del nuovo anno scolastico, e tenne in ostaggio 1.200 persone, soprattutto bambini, per due giorni. Dopo l'intervento delle forze speciali russe, il sequestro si concluse con il massacro di quasi 394 persone, di cui 156 bambini, a cui si aggiunsero centinaia di feriti e dispersi. Sul piano interno il 2005 si aprì con un ambizioso progetto governativo di ristrutturazione del sistema assistenziale esistente, ma tale intervento di politica economica fu duramente contestato da pensionati e lavoratori, a tal punto che in febbraio milioni di cittadini manifestarono a San Pietroburgo e in altre città russe, determinando il ritiro della riforma del welfare entrata in vigore solo poche settimane prima. La questione cecena tenne ancora banco per tutto il 2005 e il 2006: due apparenti successi per i Cremlino furono l'uccisione del leader separatista Aslan Maskhadov (marzo 2005) e del ricercatissimo Shamil Basayev (luglio 2006). Il 7 ottobre, invece, fu assassinata nella sua casa di Mosca la giornalista Anna Politkovskaya, autorevole voce critica nei confronti dell'amministrazione Putin, nonché firma conosciuta nel mondo per suoi i reportage sugli orrori della guerra in Cecenia e gli abusi ivi compiuti dalle truppe federali russe. Infine, sul piano dei rapporti internazionali (e dei risvolti geo-strategici), Mosca, sempre nel 2006, siglò con il Governo di Pechino una serie di contratti commerciali, inclusa una ingente fonitura di gas al colosso cinese, e con Teheran un accordo in base al quale avrebbe fornito assistenza tecnica e il carburante necessario per il reattore nucleare di Bushehr, nella costa centro-meridionale dell'Iran. Trapani Il presidente russo Vladimir Putin
Trapani L'assalto dei terroristi ceceni alla scuola elementare di Beslan, in Cecenia

LE CITTÀ

Mosca

(10.126.424 ab.). Mosca, capitale della Russia e città autonoma, è situata al centro della regione pre-uralica tra il medio corso del Volga a Nord e l'Oka a Sud e si affaccia sulla Moscova. La regione circostante è ricoperta a Nord da grandi foreste di conifere, dove è possibile coltivare solo modeste quantità di lino, segale e patate; a Sud l'agricoltura produce mais, grano e foraggi. Le industrie, soprattutto di trasformazione a elevato livello tecnologico, sono concentrate nella zona di Mosca e delle città vicine, alcune delle quali ospitano settori industriali specializzati (industrie automobilistiche, tessili e chimiche). Per la data di fondazione della città, si è soliti far riferimento a documenti storici risalenti al XII sec.: la felice posizione geografica ne favorì lo sviluppo e nel XIV sec. Mosca consolidò la propria egemonia. Conobbe quindi un periodo alquanto oscuro durante il Regno di Pietro il Grande (1682-1725). Nonostante conservasse una certa importanza storico-culturale, solamente in occasione dell'occupazione napoleonica Mosca riacquistò coscienza del proprio ruolo nei confronti del Paese. Essa è infatti il principale centro urbano della Russia sia per dimensioni sia per le funzioni politiche, mentre San Pietroburgo insidia il suo primato economico. L'organizzazione dello Stato, accentrato a Mosca, condiziona la struttura produttiva della città: l'attività terziaria costituisce infatti la principale fonte di occupazione, seguita da quella industriale di cui i settori meccanico e chimico sono al primo posto nel Paese. Il centro urbano è consacrato allo svolgimento delle attività terziarie concentrate nel complesso del Cremlino e nella Piazza Rossa, sulla quale si trovano anche la cattedrale di San Basilio (XVI sec.), il Mausoleo di Lenin e la gigantesca struttura dei magazzini GUM. Accanto al centro storico sorgono opere architettoniche moderne, tra le quali: il Palazzo dei Congressi, all'interno del Cremlino, e il più grande albergo d'Europa, il Rossija Hotel. Le attività culturali sono focalizzate in piazza Sverdlov e dintorni: il Teatro Bolscioi e il Malyi Teatr, il Museo Puskin e la Biblioteca Statale. Lo sviluppo urbanistico della città, su piano regolatore approvato nel 1935, è impostato secondo un modello di città compatta a schema concentrico con realizzazioni sempre di grande respiro, sia per la rete stradale, sia per le costruzioni residenziali. L'industria fu progressivamente decentrata verso i nuovi quartieri periferici della città. Trapani Mosca: il Mausoleo di Lenin Trapani La chiesa di San Basilio a Mosca

San Pietroburgo

(4.669.400 ab.). Città autonoma della Russia; già Pietroburgo fino al 1914, Pietrogrado dal 1914 al 1924 e Leningrado dal 1924 al 1991, la città sorge su un gruppo di isole situate sul delta della Neva, nel golfo di Finlandia. La città fu capitale russa per circa due secoli (1713-1918). Imponenti opere idriche realizzate nel XX sec. (l'allacciamento al fiume Volga collegò il porto della città con il vasto entroterra; il canale Mar Baltico-Mar Bianco aprì nuove vie di comunicazione per raggiungere il Mar Glaciale Artico) diedero forte impulso alla crescita dei traffici portuali di questa città. Tali attività crearono i presupposti per lo sviluppo di importanti industrie cantieristiche, metallurgiche, elettromeccaniche e chimiche. Di origine più antica le industrie tessili, alimentari, del legno e della porcellana. San Pietroburgo, fondata nel 1703 da Pietro il Grande, presenta un aspetto caratteristico per la suddivisione, quasi netta, tra le zone urbane, ognuna delle quali dotata di diverse funzioni socio-economiche. Il centro della città è anche la parte più antica: si trovano qui, sull'Isola di Petrograd (riva destra della Neva), la Fortezza di Pietro e Paolo, la Maisonnette di Pietro il Grande e l'Arsenale. Sull'opposta riva sono il quartiere degli Affari e la zona monumentale con il Palazzo d'Inverno e l'Ermitage. Il centro culturale è raccolto sull'Isola di Vasilevskij (Accademia delle Scienze e di Belle Arti, Università). La città fu ricostruita quasi interamente dopo la seconda guerra mondiale nel rispetto dei caratteri stilistici preesistenti, conservando quindi l'impronta barocco-neoclassica. Trapani Il Palazzo dell'Ammiraglia a San Pietroburgo

Nizni Novgorod

(1.311.252 ab.). Città della Russia, capoluogo della provincia di Nizegorod (74.800 kmq; 3.524.000 ab.); già Gorkij fra il 1932 e il 1991. Sorge alla confluenza dei fiumi Oka e Volga, a Est di Mosca, ed è un importantissimo centro industriale. La città ospita infatti impianti siderurgici, meccanici, chimici, petrolchimici, industrie della plastica, dei fertilizzanti, agro-alimentari, tessili e cartiere. Grandi impianti idroelettrici sorgono lungo il Volga, mentre strutture termoelettriche vengono alimentate da un gasdotto e da un oleodotto provenienti da Almetjevsk. Fondata all'inizio del XIII sec. come punto di controllo delle vie fluviali fra il Mar Baltico e l'Asia centrale e fra Mosca e gli Urali, dopo la fine delle invasioni mongole e l'incremento dei traffici, andò incontro a un rapido sviluppo. Dal XVI sec. alla Rivoluzione bolscevica ospitò un'importantissima fiera commerciale. Collegata per ferrovia a Mosca nel 1862, dalla prima guerra mondiale in poi conobbe una rapida industrializzazione, favorita dalla presenza di materie prime, fonti energetiche e manodopera specializzata. Nizni Novgorod è anche un vivace centro culturale, essendo sede di università, di numerosi istituti di istruzione superiore, di musei e del più antico teatro drammatico del Paese, fondato nel 1798. Il nucleo originario della città è posto sulle colline del Volga, mentre la parte moderna si distende lungo le rive del fiume: sulla riva destra sono situati i quartieri commerciali, mentre su quella sinistra sono localizzati i quartieri industriali. Nella parte alta si trovano i monumenti storici della città: il Cremlino del XVI sec., la cattedrale dell'Arcangelo e altre chiese e monasteri di grande interesse artistico.

Novosibirsk

(1.425.508 ab.). Città della Russia, capoluogo della provincia omonima (178.200 kmq; 2.692.200 ab.), sorge sulle rive del fiume Ob, al margine orientale del bassopiano siberiano e sino al 1919 ebbe il nome di Novonikolaievsk. Fondata nel 1891 come semplice cantiere ferroviario della Transiberiana, Novosibirsk ebbe un immediato sviluppo, che in breve tempo ne fece il più rilevante centro industriale del bacino minerario del Kuzbass e della Siberia occidentale. Oltre che un importantissimo scalo ferroviario, la città ospita un grande aeroporto e un attivo porto fluviale. Sono presenti industrie meccaniche, metallurgiche, chimiche e tessili e un gigantesco impianto idroelettrico in funzione dal 1957. La presenza della sezione siberiana dell'Accademia delle Scienze fa di Novosibirsk il maggior centro culturale della Siberia. Il centro ospita grandiosi edifici pubblici, privi però di valore storico.

Volgograd

(1.011.417 ab.). Città della Russia, capoluogo dell'omonima provincia (113.900 kmq; 2.702.500 ab.), venne fondata nel 1589 con il nome di Tsaritsin e ribattezzata Stalingrado nel 1925, mantenendo poi questo nome sino al 1961. La città si estende per oltre 60 km lungo la riva destra del Volga, prima che questo s'inserisca nella depressione caspica. Ampiamente ricostruita dopo le distruzioni dell'ultimo conflitto mondiale, è sede di grandi impianti idroelettrici che sfruttano l'energia fluviale ed è il principale centro industriale della regione del Volga. Particolare importanza rivestono le industrie metallurgiche (acciaio e alluminio) e metalmeccaniche (macchine agricole, industriali e materiale ferroviario), mentre il collegamento, mediante oleodotto, con i giacimenti petroliferi di Saratov permise il sorgere di raffinerie e fabbriche chimiche. Sono presenti anche industrie alimentari, tessili e cantieristiche. Sede di un'università, la città è anche un importante centro commerciale, posto all'incrocio delle vie di comunicazione fra Russia e Caucaso, Ucraina e Mar Caspio. Sorta come fortezza contro le incursioni dei Tartari, si affermò come centro commerciale nel XVII sec. Per la sua posizione strategica fu spesso al centro di guerre, come durante le rivolte di Stenka Razin e di Pugacev nel XVII e XVIII sec. Nel 1918 fu a lungo contesa fra le truppe bianche e l'Armata Rossa, mentre fra il luglio 1942 e il febbraio 1943 la città fu teatro di una sanguinosa battaglia fra Tedeschi e Sovietici, che causò la sua quasi totale distruzione. Ricostruita all'inizio degli anni Cinquanta secondo i canoni architettonici celebrativi staliniani, si presenta come un agglomerato di insediamenti industriali privo di monumenti storici.

Vladivostok

(594.701 ab.). Città della Russia, capoluogo del Territorio del Litorale (165.900 kmq; 2.068.200 ab.), si trova nell'Estremo Oriente russo, sulle coste del Mar del Giappone. È situata sulla baia di Zolotov Rog, a circa 160 km dal confine con la Corea del Nord. Vladivostok è un importante centro commerciale e marittimo e il suo porto, tenuto sempre libero dai ghiacci, gestisce la quasi totalità dei traffici russi verso l'Oceano Pacifico. La città ospita cantieri, industrie alimentari (lavorazione del pesce), del legno, stabilimenti meccanici, metallurgici, chimici. Fondata nel 1860 come avamposto militare per la colonizzazione delle province orientali dell'Impero zarista, Vladivostok si affermò alla fine del XIX sec. come centro commerciale e peschereccio, aumentando in seguito la propria importanza quando divenne il capolinea della ferrovia transiberiana. Porto di fondamentale importanza strategica durante la guerra civile russa, fu occupata fra il 1917 e il 1922 da truppe dei Paesi occidentali. In seguito divenne un'importante base della marina militare sovietica e, dopo il 1991, di quella russa. Vladivostok non ha monumenti storici; è però un centro culturale notevole, essendo sede di un'università, un politecnico, un istituto oceanografico e un'Accademia delle Scienze.

Irkutsk

(593.604 ab.). Città della Russia, capoluogo della provincia omonima (767.900 kmq; 2.581.600 ab.), nella Siberia, sorge 66 km a Ovest del Lago Bajkal, sulle rive dell'Angara, alla confluenza di questo fiume con l'Irkut. È un importante centro industriale per la produzione dell'alluminio e per la presenza di fabbriche meccaniche, alimentari, del legno e della concia. Nelle vicinanze della città si trovano una grande centrale idroelettrica, in funzione dal 1956, della potenza di 660.000 kW e un importante aeroporto. Irkutsk è anche una notevole località culturale, sede di un'università dal 1918, di un istituto di ingegneria e di una sezione dell'Accademia delle Scienze. Fondata nel 1652 e fortificata nove anni dopo, Irkutsk fu il principale centro di colonizzazione russo della Siberia. Elevata a dignità cittadina nel 1683-86 e divenuta sede vescovile nel 1706, Irkutsk fu nel XIX sec. luogo di deportazione; la presenza di importanti giacimenti di oro e bauxite le fecero assumere importanza economica dopo la Rivoluzione bolscevica.

IL CREMLINO

Il Cremlino è una cittadella circondata da mura altissime e torri gigantesche, situata nella parte più vecchia di Mosca, sul promontorio di Borovitzky. Esso è composto da vari palazzi e cattedrali costruiti in diverse epoche storiche e caratterizzati da una varietà di stili, da una combinazione di chiesette, di cupole e di torri con colori vivaci e scintillanti e con decorazioni di grande ricchezza. All'interno delle mura si apre la famosa Piazza Rossa, sulla quale si affacciano la chiesa di San Basilio e il museo storico, che raccoglie oggetti appartenenti alla storia del Paese. Al centro della Piazza si erge il Mausoleo di Lenin. Il Cremlino ospita anche cattedrali costruite da architetti italiani, ad esempio la cattedrale dell'Assunzione con le sue cupole pittoresche. L'origine del Cremlino risale al XIII sec.; fu residenza degli zar e al suo interno si svolsero tutti i principali avvenimenti della Russia, fino al XVII sec., quando Pietro il Grande trasferì la capitale a Pietroburgo. Il Cremlino ebbe allora la funzione di ospitare gli zar quando si recavano nella vecchia capitale ed era anche il luogo dove questi venivano incoronati. Nel 1812 fu occupata dalle truppe napoleoniche e anzi l'imperatore stesso vi installò il suo quartier generale. Il Cremlino riprese la sua funzione di centro governativo nel 1918, ma nel 1955 molti uffici governativi vennero trasferiti al di fuori delle mura e la cittadella divenne museo nazionale. Trapani Mosca: il Cremlino

IL MUSEO ERMITAGE

Il più grande e celebre museo russo fu eretto nel 1765 per desiderio di Caterina II, che incaricò dell'opera l'architetto francese Vallin de la Mothe. Il primo padiglione, sorto sulle rive della Neva, fu chiamato Ermitage (eremitaggio), con l'allusione alla ristretta cerchia di amici cui era destinato. L'imperatrice elesse l'Ermitage a sede della sua collezione di opere d'arte che già Pietro il Grande aveva iniziato durante i suoi viaggi in Europa. All'edificio originale vennero in seguito aggiunti due padiglioni, opera di J. Velten e di G. Quarenghi. Nel 1852 l'imperatore Nicola I aprì il museo al pubblico e lo ingrandì ulteriormente, su progetto di L. von Klenze. Durante le guerre mondiali le opere vennero trasferite a Mosca senza subire danni. Dopo la Rivoluzione (1917), al museo venne annesso il Palazzo d'Inverno, già da prima collegato per mezzo di una galleria. Opere di grande valore vennero vendute dal Governo sovietico ad alcuni musei americani e al Rijksmuseum di Amsterdam dopo il 1930, ma il valore della collezione rimase inalterato. Più di 300 sono le sale del museo, che raggiungono una superficie totale di 75.000 mq. La sezione più preziosa riguarda la pittura e comprende opere di tutta Europa. Numerosi sono i capolavori italiani: Tiziano (San Sebastiano e Danae); Leonardo (Madonna Litta); Raffaello (Sacra Famiglia, Madonna Connestabile); Caravaggio (Suonatore di liuto), sono solo alcuni degli artisti presenti nella raccolta. Celeberrima è la sezione di Rembrandt, che comprende circa 40 dipinti, e alcune acqueforti contenute nella ricca raccolta dei Fiamminghi e degli Olandesi (Rubens, Van Dyck, Luca di Leida, Van Ruysdael). Di notevole valore è inoltre la collezione di pittori francesi dei secc. XVII e XVIII. Il museo contiene infine bronzi, arazzi, tappeti e oggetti di oreficeria antica. L' Ermitage dispone di un gabinetto di restauro e di una biblioteca.

PICCOLO LESSICO

CCCP

Sigla in caratteri cirillici, corrispondente ai caratteri latini SSSR, acronimo di Sojuz Sovetskih Socialisticeskih Respublik (Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, abbreviata URSS). Fra il 1922 e il 1991 fu la sigla dell'Unione Sovietica.

Cirillico

Alfabeto elaborato dai monaci Cirillo e Metodio nella seconda metà del IX sec. per tradurre in slavo i testi biblici e poi adottato in tutti i Paesi slavi

Dissenso

Si definisce solitamente con questo termine l'opposizione minoritaria di un partito o di una corrente che raccolga fermenti rivoluzionari. In Russia le voci di protesta e disaccordo nei confronti della politica sovietica vennero soprattutto dall'ambiente intellettuale. I casi più clamorosi si verificarono dopo il 1975: nel febbraio 1976 diversi intellettuali sovietici, guidati dal fisico Andrej Sacharov, dallo scrittore Andrej Amalrik e dal generale Piotr Grigorienko, inviarono una lettera al Governo chiedendo l'amnistia per tutti i prigionieri politici. Alcuni mesi dopo Amalrik fu espulso dall'Unione Sovietica. Nel 1978 una serie di processi politici portò alla condanna, tra gli altri, del matematico A. Sharanski e dello scrittore A. Ginzburg e, alla fine del 1979, Sacharov venne confinato nella città di Gorkij (Nizni Novgorod). Tuttavia con l'avvento al potere di Michail Gorbaciov iniziò un periodo di liberalizzazione. Sacharov fu uno dei primi dissidenti liberati (1987), mentre gli altri prigionieri politici vennero rilasciati l'anno seguente.

Icona

Termine derivato dal greco eikón-ónos: immagine; indica una raffigurazione pittorica su supporto mobile del Cristo, della Vergine, degli angeli o dei santi, in genere su fondo dorato. Creazioni bizantine, le icone sono nate in officine siriache o copte nel VI e VII sec.; a tutt'oggi sono rimasti rari esemplari dipinti su legno con tecniche differenti, più numerosi quelli in smalto e oro delle chiese costantinopolitane dei secc. X e XIII. L'originaria concezione bizantina è stata quindi assimilata e trasformata nelle varie scuole, le più importanti delle quali sorsero a Kiev, Novgorod e Mosca.

Isba

Caratteristica abitazione contadina della Russia europea che viene costruita generalmente con pali di legno. Può avere un basamento in pietra con il tetto a due o quattro spioventi molto inclinati per impedire l'accumulo di neve, anche se nelle steppe meridionali il tetto può essere piatto. Nella Russia centrale l'isba è a un piano, in quella settentrionale a due piani. L'interno è costituito da un'unica stanza divisa in più locali da paraventi; sulla grande stufa posta nel centro dell'abitazione i contadini sistemano il letto durante l'inverno.

KGB

Sigla del Komitet Gosudarstvenij Bezaposnosti: Comitato di sicurezza dello Stato, l'organizzazione dei servizi segreti sovietici che, con il nome VCEKA (Vsierossijskaya Ceresvicianaya Komissija: Commissione straordinaria panrussa per la lotta alla controrivoluzione e al sabotaggio) era stata fondata per ordine di Lenin nel 1917. Nel 1922 la VCEKA cambiò nome diventando GHEPEU (Gosudarstviennoje Politiceskoie Upravlienje: Amministrazione politica e statale). Nel 1934 la GHEPEU fu sostituita dall'NKVD, le cui attività confluirono nel 1941 nel NKGB. Nel 1954 quest'ultimo cambiò la denominazione in KGB. Affiliato al KGB fu il GRU (Glavnoie Razvedovatelnoie Upravlienje: Direzione principale dei servizi d'informazione). Tanto il KGB che il GRU si servirono, come braccio operativo, dello Smersh, organizzazione sorta durante la seconda guerra mondiale il cui nome è formato dall'abbreviazione dei termini russi Smert Shpionam: morte alle spie. Il KGB fu sciolto nel 1991 dopo la fine del regime comunista, senza essere sostituito da un'altra organizzazione con scopi simili.

Mir

Termine russo; forma di organizzazione sociale tipica delle zone rurali dell'antica Russia. Organismo autonomo, basato sull'assemblea popolare, che con a capo lo starosta esercitava l'autorità suprema sulla comunità rurale (villaggio), amministrando la giustizia e sovrintendendo all'uso delle terre comuni. L'organizzazione si mantenne fino agli inizi del XX sec., quando il Governo centrale trasformò la proprietà comune della terra in proprietà individuale.

Perestrojka

Termine russo: ristrutturazione economica. Vocabolo utilizzato inizialmente nella politica interna sovietica e adottato in seguito dal giornalismo internazionale per definire il complesso di riforme politico-economiche avviate in Unione Sovietica, a partire dal 1985, da Michail Gorbaciov. Questi, durante gli anni in cui fu segretario del Partito comunista prima e presidente dell'Unione Sovietica poi, attuò una radicale opera di riorganizzazione dello Stato, fondata sul rinnovamento ai vertici del Partito comunista, sull'adozione di nuovi sistemi di rappresentanza ed elettorali, sulla lotta alla burocrazia, sull'introduzione di un moderato liberismo economico, sul riconoscimento delle opposizioni interne, sulla riduzione del controllo del Partito comunista sulla vita pubblica attraverso la liberalizzazione dell'informazione (la glasnost).

Soviet

Termine russo: consiglio, assemblea. Unità fondamentale del sistema politico e amministrativo della Russia e dell'Unione Sovietica tra il 1917 e il 1991. I primi soviet nacquero durante la Rivoluzione del 1905 come comitati esecutivi degli operai e dei contadini. Aboliti nello stesso anno, si costituirono nuovamente nel 1917, accogliendo al proprio interno anche rappresentanti dei soldati; si opposero al Parlamento (Duma) e al Governo, nato anch'esso dalla rivoluzione ma a maggioranza borghese. La Costituzione russa del 1918 innalzò i soviet dei villaggi e delle città a unità di base di un sistema piramidale al cui vertice c'era il Congresso panrusso dei deputati, degli operai, dei contadini e dei soldati. In seguito alla creazione dell'Unione Sovietica, il soviet venne sostituito dal Congresso dei Soviet dell'Unione (1924). Con la Costituzione del 1936, fu istituito come organo principale del potere dello Stato il Soviet supremo, formato dal Soviet dell'Unione e dal Soviet delle nazionalità, quest'ultimo espressione delle singole Repubbliche federate.

Transiberiana

Linea ferroviaria che unisce Mosca a Vladivostok, sull'Oceano Pacifico, attraversando l'intera Siberia, da Ovest a Est. Con i suoi 9.434 km è la ferrovia più lunga del mondo. Progettata nel 1850 e iniziata nel 1891, la Transiberiana venne terminata nel 1906 (ai lavori di costruzione contribuirono anche circa mille italiani, provenienti in gran parte dal Friuli). Nel 1974 si avviò la costruzione di una nuova linea che andasse a integrare il vecchio tracciato d'epoca zarista, partendo da Bajakal attraverso la Burizia settentrionale e la Iacuzia meridionale per circa 3.000 km. I lavori si rivelarono molto complessi e l'annuncio del suo completamento (1984) risultò prematuro.

Zar

Termine derivato dal latino Caesar: cesare, apparso negli antichi testi slavi col significato di monarca. Tale titolo fu adottato nel Medioevo da alcuni sovrani serbi e bulgari, per sottolineare la continuità della loro politica rispetto a Roma e quindi il loro carattere universale. In tale accezione venne adottato anche dai principi moscoviti a partire da Ivan IV, detto Il Terribile (1547). Utilizzato in Occidente con riferimento generico a tutti i sovrani russi, in Russia fu sostituito invece con il titolo di imperator da Pietro I il Grande (1721). Zar riacquistò in questo modo il significato di re. Alessandro I fu, per esempio, imperatore di Russia e zar di Polonia.

PERSONAGGI CELEBRI

Boris Eltsin

Uomo politico sovietico (n. Butka, circondario di Sverdlovsk, Russia orientale 1931). Iscrittosi nel 1961 al Partito comunista, ricoprì in seguito la carica di responsabile locale di Sverdlovsk. Legatosi nei primi anni Settanta a Michail Gorbaciov, compì negli anni successivi una rapida ascesa nei ranghi del PCUS: nominato nel 1985 segretario del Comitato centrale per le costruzioni edili e primo segretario del partito moscovita, nel 1986 entrò nel Politburo, come membro non-votante. Sostenitore inizialmente del nuovo corso politico avviato da Gorbaciov, nel 1987 Eltsin presentò le dimissioni dal comitato moscovita e dal Politburo, insoddisfatto dell'eccessiva lentezza con cui procedeva la Perestrojka. Escluso dal comitato cittadino, chiese di essere riabilitato alcuni mesi dopo. Nel maggio 1990 venne eletto capo della Repubblica russa, sostenuto da ampie frange della società civile, in particolare dai promotori del nuovo Movimento per le riforme democratiche, tra cui l'ex ministro degli Esteri Eduard Shevardnadze. Eltsin si schierò decisamente per la decentralizzazione del potere a favore delle istanze indipendentiste emerse tra il 1989 e il 1990 dalle Repubbliche e per una riorganizzazione economica basata sul libero mercato e sull'instaurazione della proprietà privata. Alle elezioni presidenziali della Repubblica russa nel giugno 1991, Eltsin ottenne il 60% dei suffragi, conferma del consenso popolare all'orientamento democratico della sua linea politica. Alcuni mesi dopo il PCUS, con il sostegno del KGB e dell'esercito, depose Gorbaciov decretando lo stato d'emergenza. Eltsin invitò la popolazione alla disobbedienza civile e allo sciopero generale ottenendo ampio consenso. Tre giorni dopo i golpisti riconobbero il fallimento del colpo di Stato. Eltsin, uscito trionfante dagli avvenimenti di quei giorni, guidò i primi passi verso un nuovo assetto politico. Gorbaciov si dimise da segretario generale del Partito comunista, decretandone lo scioglimento. Eltsin riconobbe ufficialmente le dichiarazioni d'indipendenza dei Paesi Baltici (Lituania, Estonia e Lettonia) e si alleò con Gorbaciov per cercare una soluzione alla crisi dell'Unione, elaborando un progetto di transizione dell'URSS verso una Confederazione di Stati sovrani e il passaggio della gestione economica alle singole Repubbliche, pur ribadendo però la necessità di un centro federale. Appurata però l'impossibilità del mantenimento del legame federale, Eltsin arrivò alla decisione di siglare ad Alma Ata (1 dicembre 1991) con i presidenti di altre dieci Repubbliche, un accordo che abolì ogni struttura federale e segnò, di conseguenza, la fine dell'URSS. Eltsin fu poi promotore della nuova Comunità degli Stati Indipendenti, alla quale aderirono 11 delle 15 ex Repubbliche sovietiche. Consapevole della necessità di avviare nell'ex URSS l'economia di mercato, il presidente russo diede inizio a una serie di riforme economiche, decretando, nel gennaio 1992, la liberalizzazione dei prezzi. Il conseguente rincaro dei prodotti di più vasto consumo suscitò però manifestazioni di protesta che portarono al rafforzarsi delle forze nazionaliste e comuniste e delle spinte conservatrici. In particolare, a opporsi duramente e a più riprese alla politica economica di Eltsin fu il Parlamento, contrario a un passaggio così repentino a un'economia liberista. Inoltre la composizione non omogenea del Parlamento, rinnovato nel dicembre 1993, pose dei grossi problemi alla governabilità del Paese e all'attuazione del programma di rinnovamento politico-ecomonico di Eltsin (privatizzazione delle aziende, decollettivizzazione delle imprese agricole, assunzione da parte della Russia di un ruolo dominante rispetto alle altre Repubbliche ex sovietiche, conferimento a Mosca della posizione di mediatrice nel processo di pacificazione della ex Jugoslavia). Negli anni 1995-96 la popolarità del presidente venne offuscata dal conflitto in Cecenia. Il 3 luglio 1996 venne riconfermato presidente della Federazione Russa. Nel 1997, nonostante i problemi di salute, Eltsin riuscì a mantenere il suo potere dopo aver subito un tentativo di destituzione. Nel marzo 1999 davanti alla Duma, che aveva avviato la procedura di impeachment nei suoi confronti, il capo dello Stato dovette rispondere dello scioglimento dell'URSS del 1991, della repressione della rivolta parlamentare del 1993, della guerra in Cecenia, dell'impoverimento e del declino demografico del popolo russo. Eltsin venne prosciolto da tutti i capi d'accusa. Nel frattempo, non riuscendo a frenare la profonda e inarrestabile crisi economica e sociale, Eltsin, travolto da nuovi problemi (Russiagate, conflitto col Daghestan, ripresa della guerra in Cecenia), il 31 dicembre 1999 rassegnò le dimissioni da capo dello Stato. Trapani Boris Eltsin

Michail Gorbaciov

Uomo politico sovietico (n. Privolnoe, Stavropol 1931). Iscritto nel 1952 al Partito comunista, ricoprì in seguito la carica di responsabile locale e provinciale del Komsomol (Lega della gioventù comunista) di Stavropol. Legatosi a Yuri Andropov nei primi anni Settanta, compì una rapida ascesa nei ranghi del PCUS. Nominato nel 1978 responsabile dell'agricoltura presso la segreteria del Comitato centrale, entrò poi nel Politburo come membro supplente nel 1979 (effettivo nel 1980). Insediatosi Andropov alla segreteria del partito, Gorbaciov ne divenne il numero due, quale esponente dell'ala pragmatica moderata. Nel 1984, alla morte di Andropov, conservò la propria posizione di primo piano, nonostante l'elezione di Konstantin Cernenko alla guida del partito; tuttavia dopo la scomparsa dell'anziano leader, gli successe nel marzo del 1985. In politica interna, Gorbaciov inaugurò una linea di liberalizzazione, mentre in politica estera tentò un riavvicinamento agli Stati Uniti (vertice di Ginevra, 19 novembre 1985). L'incontro, pur non portando ad un accordo definitivo, servì a concludere un periodo di freddezza nelle relazioni tra le due superpotenze e a riaprire il dialogo Est-Ovest. Un secondo incontro del leader sovietico con il presidente Reagan, nell'ottobre 1986 a Reykjavik (Islanda) si arenò, tuttavia, a causa dell'intransigenza americana circa l'installazione del cosiddetto "scudo stellare", il sistema difensivo americano. Il terzo vertice, tenutosi a Washington nel dicembre del 1987, con l'abolizione dei missili a medio e a corto raggio inaugurò un nuovo periodo di dialogo fra le due superpotenze. Alla fine del 1989, l'apertura dell'URSS verso l'Occidente trovò un'ulteriore conferma nella visita del leader sovietico al papa in Vaticano e nell'incontro con il presidente americano Bush a Malta. Nello stesso periodo Gorbaciov permise che i Paesi dell'Europa orientale, sottoposti per decenni al controllo sovietico, si dessero regimi democratici, mentre egli stesso si adoperò per democratizzare il PCUS. Il Partito si dimostrò però refrattario a ogni riforma e una parte di esso tentò nell'agosto 1991 un colpo di Stato restauratore, che però fallì. Gorbaciov si dimise dalla carica di segretario del PCUS, che in seguito venne sciolto. A causa dell'esplosione dei vari nazionalismi in tutta l'URSS, i presidenti delle Repubbliche di Russia, Ucraina, Russia Bianca e Kazakistan si accordarono per lo scioglimento dell'Unione e di tutte le sue strutture federali. La presidenza dello Stato, detenuta da Gorbaciov, rientrò tra queste e venne sciolta il 25 dicembre. Gorbaciov rassegnò le dimissioni lo stesso giorno e si ritirò dalla vita politica, occupandosi in seguito di una fondazione a suo nome. Trapani Michail Gorbaciov

Ivan il Terribile

Nome con il quale è universalmente noto Ivan IV Vasilevic. Zar di Russia (1530-1584). Figlio del granduca Vasilij III, rimase orfano di padre ad appena tre anni. La madre, Elena Gluiskij, assunse quindi la reggenza, opponendosi con energia alle reazioni contro il regime. Alla sua morte (1538) il Governo cadde nelle mani delle famiglie boiare, divise nelle due fazioni dei Sujskij e dei Belskij, contro le quali Ivan si vendicò più tardi crudelmente. Nel 1547 assunse il titolo di zar (primo fra tutti i principi russi); esercitò per dodici anni il potere con l'aiuto di un consiglio privato e l'influenza benefica della principessa Anastasia Romanov, sposata nel 1547, sforzandosi di creare un Governo non soggetto al controllo della grande aristocrazia. Ristrutturò l'esercito, le amministrazioni locali, il clero e introdusse la stampa. Iniziò quindi ad espandere il proprio territorio, conquistando tutta la valle del Volga; espugnò Kazan, Astrahan e sottomise la Livonia. Venne tuttavia sconfitto dalla Polonia, dalla Svezia e dai Tartari, che incendiarono Mosca nel 1571. Negli ultimi venticinque anni di Regno, divenuto sospettoso e crudele, commise ogni sorta di delitti, tra cui lo sterminio dei Boiari. In un accesso di collera, uccise il figlio maggiore nel 1581 e passò i restanti giorni della sua esistenza logorata dal rimorso e dagli eccessi di una vita sregolata. Egli fu tuttavia uno zar dotato di grande talento politico e di notevole abilità diplomatica.

Nikita Krusciov

Uomo politico sovietico (1894-1971). Di famiglia contadina, aderì in gioventù ai gruppi rivoluzionari e nel 1918 si iscrisse al Partito comunista. Dopo aver partecipato alla guerra civile, divenne segretario, nel 1934, del Comitato centrale del Partito comunista ucraino. Primo segretario del partito dal 1949, per oltre un decennio diresse la politica interna ed estera dell'URSS. Nel 1956, al XX° congresso del PCUS, suscitò grande scalpore la sua denuncia del periodo staliniano, rivolta particolarmente al culto della personalità. Nel 1958 assunse anche la presidenza del Consiglio dei ministri. In politica interna Krusciov tentò di instaurare nel Paese un clima meno rigido, promuovendo un vasto decentramento burocratico. In politica estera adottò la linea della coesistenza pacifica e competitiva, in campo economico, col mondo capitalista, e, in particolare, con gli Stati Uniti. Ma l'intesa con Washington costò all'URSS la ritirata nella crisi cubana del 1962; le accuse di revisionismo rivolte a Krusciov divennero sempre più frequenti e la sua posizione all'interno sempre più difficile, malgrado egli fosse riuscito a raggiungere un accordo con gli Stati Uniti per la sospensione degli esperimenti nucleari. Gli attacchi al revisionismo di Krusciov e le accuse di cedimento di fronte all'imperialismo vennero soprattutto dalla Cina di Mao e dal Partito albanese del lavoro; il conseguente abbandono dell'assistenza tecnica, specialmente nel campo atomico, decretato da Mosca a danno di Pechino portò a un'irreparabile rottura. Il 13 ottobre 1964 il presidente del praesidium Leonid Breznev fece in modo che il Soviet supremo togliesse a Krusciov ogni potere, costringendolo in seguito a ritirarsi a vita privata. Trapani Un'immagine di Nikita Krusciov

Nikolaj Lenin

Pseudonimo del rivoluzionario e uomo politico sovietico Vladimir Ilic Uljanov (Uljanovsk 1870 - Gorki 1924). Figlio di un ispettore scolastico di origine nobile, ma di tendenze progressiste, compì studi legali, ma non esercitò la professione per dedicarsi alla politica, ispirandosi all'ideologia marxista. Promosse la costituzione della Lega di lotta per la liberazione del lavoro, ma fu arrestato e deportato (1897) in Siberia per tre anni. Durante questo periodo svolse un'intensa attività di studio e approfondimento ideologico e scrisse i saggi Lo sviluppo capitalistico in Russia e Compiti dei socialdemocratici russi. Nel 1900 riuscì ad espatriare, stabilendosi dapprima a Monaco di Baviera, poi in Svizzera. Fondò la rivista "Iskrà" (Scintilla) e divenne una delle figure di maggior rilievo del Partito operaio socialdemocratico russo, nato dalla scissione tra bolscevichi e menscevichi. Tornò in Russia dopo lo scoppio della Rivoluzione del 1905, ma dovette emigrare di nuovo. Rimpatriato all'esplodere della Rivoluzione del 1917, fu dirigente dell'opposizione bolscevica ed elaborò con Trotskij il piano per la presa di potere. Dopo il successo della Rivoluzione d'ottobre, assunse la presidenza del Consiglio dei commissari del popolo. Alla fine della guerra civile si impegnò soprattutto a conciliare o eliminare la diverse opposizioni interne ed esterne al partito. Le crescenti difficoltà economiche resero però necessaria una temporanea rinuncia ai programmi collettivistici e all'inaugurazione della Nuova politica (NEP), che segnò il temporaneo e parziale ritorno a un'economia di mercato. Colpito nel marzo 1922 da un grave attacco cardiaco da cui non si riprese più, fu stroncato da una nuova crisi nel gennaio 1924. Trapani Nikolaj Lenin Trapani Lenin, leader della rivoluzione d'ottobre (archivio USA)

Pietro il Grande

Zar di Russia (1672-1725). Terzogenito dello zar Alessio e successore di Fiodor II. Incoronato zar nel 1682 regnò a tutti gli effetti solo a partire dal 1687, quando il fratellastro Ivan V rinunciò al trono, al termine di un periodo di complesse lotte per la successione. Nel 1698, dopo un viaggio in Europa occidentale, tornò in patria e, trovata in piena rivolta la milizia nazionale, attuò una ferocissima repressione. Procedette quindi alla riforma dell'amministrazione e all'occidentalizzazione dei costumi russi. Nel 1700 si alleò alla Polonia contro la Svezia, ma fu sconfitto da Carlo XII subendo pesanti perdite. Nel 1703 fondò Pietroburgo, facendone la capitale della Russia al posto di Mosca. Un secondo conflitto, questa volta vittorioso, contro la Svezia, portò all'annessione (1721) di Livonia, Estonia, Ingria e Carelia. Nello stesso anno Pietro prese il nome di zar di tutte le Russie. Abolì poi il patriarcato russo, creò il santo Sinodo e si dichiarò capo della Chiesa russa. Nel 1724 fondò l'Accademia delle Scienze; dotò inoltre il Paese di una potente flotta e obbligò i giovani della nobiltà a viaggiare in Europa per assimilare la cultura occidentale. Per le grandi riforme attuate e la creazione di un forte Stato centralizzato, per avere favorito l'ascesa della borghesia, è considerato il fondatore dello Stato russo moderno.

Vladimir Putin

Uomo politico russo (n. Leningrado 1952). Conseguita la laurea in Giurisprudenza nel 1975, nello stesso anno divenne membro del KGB, da cui si staccò nel 1990. Vice-sindaco di San Pietroburgo (1994-96), si stabilì a Mosca nel 1996 e nel 1998 fu nominato capo del Servizio federale di sicurezza (FSB)e del Consiglio di sicurezza presidenziale. Dopo aver ricopero la carica di primo ministro nell'agosto 1999 sotto Eltsin, nel gennaio 2000 Putin assunse la presidenza ad interim al posto del dimissionario Eltsin e il 26 marzo trionfò nelle elezioni presidenziali. Il neo presidente agì con estrema durezza e intransigenza in Cecenia e attuò una politica fortemente autoritaria, tanto da riuscire a paralizzare l'opposizione e a controllare tutti i mezzi di informazione. Di contro, in politica estera operò un'apertura verso l'Occidente: ratificò il trattato START-2 sulla riduzione delle armi atomiche (aprile 2000), sottoscrisse con il presidente statunitense Bush un accordo sulla riduzione degli armamenti nucleari (maggio 2002) e firmò uno storico accordo con la NATO che segnò l'ingresso ufficiale di Mosca nell'Alleanza Atlantica (maggio 2002). La politica autoritaria del "presidente-zar" portò alla schiacciante vittoria del suo partito Russia Unita nelle elezioni parlamentari del dicembre 2003 e alla sua riconferma alla presidenza della Russia alle elezioni presidenziali del marzo 2004. Trapani Vladimir Putin Trapani Ritratto del premier russo Vladimir Putin

Iosif Stalin

Pseudonimo dello statista russo Iosif Vissarionovic Dzugasvili (Tbilisi 1879 - Mosca 1953). Nato in una famiglia molto povera, fu avviato agli studi religiosi a Gori e a Tiflis, dove conobbe le idee liberali e rivoluzionarie, finendo per aderire (1898) a un gruppo socialista clandestino; un anno più tardi fu espulso per questo dal seminario e si dedicò completamente alla militanza rivoluzionaria, organizzando scioperi e manifestazioni e animando pubblicazioni clandestine. Più volte arrestato, fu confinato in Siberia nel 1913. Assai vicino a Lenin, fu da questo nominato membro del Comitato centrale del partito e direttore capo del giornale clandestino "Pravda" (1912). Poco prima della Rivoluzione d'Ottobre (1917), entrò a far parte dell'ufficio politico del partito, ma non ebbe, durante le fasi cruciali della rivoluzione stessa, un ruolo di primo piano come fu per Lenin e Lev Trotzkij. Tuttavia entrò a far parte del primo Governo rivoluzionario come commissario del popolo alle nazionalità (1917-23). Segretario generale del Comitato centrale del partito (1922), dopo la morte di Lenin rafforzò il suo potere, eliminando politicamente Trotzkij (1927) e tutti i maggiori esponenti bolscevichi (G.E. Zinov'ev, L.B. Kamenev, Bucharin). Nel 1928 Stalin era saldamente al potere: continuando l'eliminazione sistematica di ogni possibile antagonista, si dedicò da un lato a realizzare un programma di industrializzazione rapida del Paese e di collettivizzazione forzata delle campagne, dall'altro a estendere il sistema delle purghe dai piani alti del partito a tutti i settori strategici della Nazione (produttivo, militare, intellettuale). Per quanto riguarda la politica estera, a partire dal 1934-35 Stalin cominciò a riavvicinarsi alle democrazie occidentali per opporre un fronte comune alla minacciosa crescita militare di Germania e Giappone. Quando nel 1941 la Germania invase l'Unione Sovietica, Stalin divenne, con Roosevelt e Churchill, uno dei capi della coalizione antitedesca, partecipando alle conferenze di Teheran (1943) e di Yalta e Potsdam (1945), in cui l'Europa venne divisa in aree d'influenza. Alla fine della guerra Stalin optò per una politica di opposizione con le potenze occidentali, da cui ebbe origine la cosiddetta "guerra fredda" e la trasformazione dei Paesi dell'Europa orientale in regimi comunisti sul modello sovietico. La morte di Stalin (1953) mise in evidenza il dissenso interno e le contraddizioni endemiche del regime sovietico, che trovarono espressione prima negli anni del cosiddetto disgelo e poi nel processo di "destalinizzazione" promosso da N. Krusciov. Trapani Un'immagine di Stalin

ALTRI CENTRI

Astrahan

(504.501 ab.). Città della Russia, capoluogo della provincia omonima (44.100 kmq; 1.007.200 ab.), è situata su un'isola del Volga a 50 km dalla sua foce nel Mar Caspio. Importante centro commerciale da cui si esportano pellicce che prendono il nome della città. Altra merce d'esportazione è il petrolio, il pesce del Volga (storione e salmone), il caviale di Russia, considerato il migliore del mondo. È mercato di transito di spezie, sete, oro, tappeti, droghe e grano che l'Asia scambia con cotone, cuoio, sale, zucchero.

Jekaterinburg

(1.293.537 ab.). Città della Russia, capoluogo della provincia di Sverdlovsk (194.800 kmq; 4.489.800 ab.), una delle più ricche del Paese per le materie prime. Già Sverdlovsk dal 1924 al 1991 è situata nella valle del fiume Iset, sul versante orientale degli Urali, è un importante centro dell'industria pesante (stabilimenti meccanici, siderurgici e chimici), oltre che un importantissimo nodo ferroviario sulla linea Transiberiana. Ospita un'università e una sezione dell'Accademia delle Scienze. Le origini della città risalgono al 1722 quando, per proteggere una ferriera e un villaggio, venne costruita un fortezza attorno alla quale in seguito si andò formando una città. Congiunta alla Russia europea dalla strada Transiberiana alla fine del XVIII sec. e raggiunta dalla ferrovia nel 1878, Jekaterinburg divenne uno dei più importanti avamposti asiatici dell'Impero zarista. Nel 1918 vi avvenne l'esecuzione della famiglia reale russa.

Murmansk

(336.137 ab.). Città della Russia, capoluogo della provincia omonima (144.900 kmq; 893.300 ab.), alla foce del fiume Tuloma nel Mar di Barents. È il più importante porto marittimo della Russia settentrionale, sempre libero da ghiacci, e sostituisce nei mesi invernali San Pietroburgo. Industrie cantieristiche, metallurgiche, del legno, conserviere del pesce, tessili, alimentari. Stazione di ricerche biologiche. Dopo la pace stipulata a Brest-Litovsk (1918), i Tedeschi cercarono di controllare l'importante via di comunicazione di Murmansk. Gli alleati reagirono inviando nella città truppe franco-inglesi che combatterono contro i bolscevichi. Nella seconda guerra mondiale, il porto di Murmansk costituì un'essenziale via di comunicazione fra URSS e Inghilterra. Sulla via di Murmansk la flotta inglese subì molte perdite ad opera dei Tedeschi; ma riuscì lo stesso a sbarcare aiuti per i Sovietici.

Novgorod

(232.000 ab.). Città della Russia, capoluogo della provincia omonima (55.300 kmq; 694.700 ab.), collocata a metà strada fra il Mar Baltico e il fiume Volga, sulle rive del Volchov, ebbe nel Medio Evo grande importanza commerciale. Pur se ridimensionata in età moderna, Novgorod rimane, per la sua posizione, un notevole centro commerciale e industriale (fabbriche meccaniche, chimiche, alimentari e del legno). Importante è anche il turismo. Città antichissima, di fondazione proto-slava, Novgorod fu la prima capitale (862 d. C.) dello Stato che i Vareghi fondarono in quella che sarebbe poi stata la Russia. Trasportata la capitale a Kiev nell'882, Novgorod si rese indipendente dallo Stato kievita nel XII sec. ed estese la sua influenza sino al Mar Bianco e alla Siberia. Verso la metà del secolo cadde però sotto il dominio dei duchi di Suzdal, ma riuscì ugualmente a sfuggire alle incursioni tartare e a un'invasione svedese (1242). Sotto l'influenza del ducato di Moscovia a partire dal XVI sec., Novgorod fu devastata a più riprese fra il 1471 e il 1570. Distrutta completamente da un incendio nel 1611, si avviò verso un irrimediabile declino. Della sua grande storia la città conserva importanti monumenti: la chiesa di Santa Sofia (XI sec.), le cattedrali riccamente affrescate di San Nicola e San Giorgio del XII sec. e quella della Trasfigurazione del XIV sec., affrescata da Teofane il Greco.

Omsk

(1.134.016 ab.). Città della Russia, capoluogo della provincia omonima (139.700 kmq; 2.079.200 ab.), è posta nella Siberia occidentale, alla confluenza dell'Om con l'Irtys, in una zona stepposa. I settori industriali più sviluppati sono il meccanico, il tessile, l'alimentare e il petrolifero; numerosi oleodotti collegano Omsk ai principali giacimenti petroliferi siberiani. È sede di università dal 1974. Nata nel 1716 come fortezza, la città si sviluppò come mercato di transito delle merci siberiane verso la Russia europea. Raggiunta nel 1895 dalla linea ferroviaria Transiberiana, Omsk fu sede di un Governo antibolscevico durante la guerra civile, mentre la seconda guerra mondiale, con il suo fabbisogno di produzioni belliche, favorì lo sviluppo industriale della città.

Rostov-Na-Donu

(1.068.267 ab.). Città della Russia, capoluogo della provincia di Rostov (100.800 kmq; 4.406.700 ab.), sorge sulla riva destra del fiume Don, a 50 km dalla foce di questo nel Mar di Azov. È uno dei porti più attivi sul Mar Nero e la sua importanza è accresciuta dal canale che, dal 1952, mette in comunicazione il Don con il Volga. Sviluppate sono le industrie meccaniche, chimiche, del tabacco e del cuoio. È sede di un'università e di numerosi istituti di ricerca. Fondata nel 1761 intorno a una fortezza posta a difesa dei confini dagli assalti turchi, la città si sviluppò nel XIX sec. grazie alla sua favorevole posizione geografica e alla scoperta di grandi giacimenti carboniferi. Durante la seconda guerra mondiale Rostov fu teatro di violenti combattimenti che causarono gravi danni alla città.

Vladimir

(315.954 ab.). Città della Russia, capoluogo della provincia omonima (29.000 kmq; 1.524.900 ab.), è situata sul fiume Kljazma, 167 km a oriente di Mosca, al centro di una regione caratterizzata da estese foreste e da una ricca agricoltura. La regione produce cereali, tabacco e frutta. L'industria è presente con stabilimenti tessili, meccanici, chimici, del vetro e alimentari (conserve di frutta). La città è inoltre un importante nodo stradale e ferroviario. Fondata all'inizio del XII sec. da Vladimiro II Monomaco, Vladimir divenne nel 1157 capitale del principato di Suzdalia, iniziando così un periodo di grande splendore. Una devastazione operata dai Tartari nel 1238 non interruppe l'ascesa di Vladimir, che nel 1299 divenne sede del metropolita della Chiesa russa. Il declino arrivò però rapido allorché la sede del patriarcato fu trasferita nel 1325 a Mosca e la città passò sotto il dominio della Moscovia. Del suo periodo aureo, però, Vladimir conserva importanti monumenti, come la cattedrale affrescata di San Demetrio (1193-97), le cosiddette Porte d'oro e Porte d'argento e un gruppo di chiese del XII sec. Notevole anche la cattedrale Uspenskij del 1158-94 con i pregevoli affreschi quattrocenteschi di Andrej Rublev.
   

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