Geografia Europa

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Geografia Europa

PRESENTAZIONE - LA MORFOLOGIA - IL RILIEVO - L'IDROGRAFIA

LE COSTE - IL CLIMA - LA CORRENTE DEL GOLFO - LA FLORA E LA FAUNA - Tundra - Taiga - Steppa - Boschi di latifoglie - Macchia mediterranea - LA POPOLAZIONE

L'INSEDIAMENTO - LE LINGUE - LE VIE DI COMUNICAZIONE - I PORTI - L'ORGANIZZAZIONE POLITICA - LO SGRETOLAMENTO DEI BLOCCHI - LE RELIGIONI - L'ECONOMIA - I PAESI OCCIDENTALI - LE ORGANIZZAZIONI EUROPEE - UE (Unione europea)

 CEE (Comunità Economica Europea) - CECA (Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio) - EURATOM o CEEA (Comunità Europea dell'Energia Atomica) - COMECON (Consiglio di Mutua Assistenza Economica) - Patto di Varsavia - NATO (North Atlantic Treaty Organization - Organizzazione del Patto del Nord Atlantico) - GLI ORGANI DELL'UNIONE EUROPEA - Il Consiglio Europeo - La Commissione Europea - L'Assemblea Parlamentare - Il Comitato Economico e Finanziario - La Banca Centrale Europea (BCE) - ECOFIN - I FONDI STRUTTURALI EUROPEI - L'UNIONE MONETARIA EUROPEA - Le tappe dell'Unione Monetaria - L'euro - Il Trattato di Maastricht

GEOGRAFIA - EUROPA - INTRODUZIONE

L'INSEDIAMENTO

Circa un quinto della popolazione europea vive nelle grandi città e la densità urbana è in continuo aumento. Questa tendenza ebbe inizio intorno alla metà del XIX secolo e si sviluppò soprattutto nell'Europa Occidentale, che maggiormente risentì della rivoluzione industriale. Il fenomeno dell'abbandono delle campagne rimane tuttora in crescita, anche in relazione all'espansione delle attività terziarie, determinando l'abnorme gigantismo delle città. All'inizio questo spostamento aveva causato la costruzione di orrendi dormitori malsani, bui, privi dei più elementari servizi igienici, dove trovavano ospitalità i lavoratori delle fabbriche. Si rendeva quindi necessaria una modificazione della struttura urbana venne ampliata con l'edificazione di nuovi quartieri operai, dalla fisionomia squallida e monotona con case tutte uguali, tristi e povere. Questi quartieri sorgevano alternandosi alle industrie nelle periferie delle città: un tratto tipico delle metropoli che ancor oggi non è scomparso. La formazione delle prime conurbazioni si è verificata nei bacini carboniferi inglesi, in quelli franco-belgi e nella valle della Ruhr nonché attorno ai grandi porti marittimi o ai centri di decisione e potere internazionali, come le capitali economiche e politiche. Gli agglomerati di Londra e Parigi, con circa 7 e 9 milioni di abitanti ciascuno, le conurbazioni inglesi di Birmingham e Manchester che superano i 2,5 milioni di abitanti, la regione di Milano che raggiunge anch'essa i 3,7 milioni di persone, sono solo alcuni esempi delle concentrazioni urbane che caratterizzano il continente europeo. Come si può constatare, la maggior parte delle grandi città appartiene all'Europa Occidentale, dove l'attività industriale e del terziario ha avuto più ampio sviluppo. I tipici villaggi o le case isolate delle campagne sopravvivono in special modo negli Stati dell'Est, dove, ad eccezione di poche metropoli quali Mosca (8.637.000 ab.), San Pietroburgo (ex Leningrado) (4.474.000 ab.) e Budapest (1.885.000 ab.), la popolazione vive ancora secondo tradizioni rurali in regioni campestri. L'urbanesimo si è affermato anche in Spagna con Madrid (2.866.850 ab.) e Barcellona (1.508.805 ab.) e in Grecia, dove Atene supera i 3.000.000 di abitanti.

 

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LE LINGUE

Una delle ragioni per le quali il processo di unificazione europea si è sviluppato così a rilento è costituita dal frammentismo linguistico: in Europa si parlano infatti più di 60 lingue, quasi tutte appartenenti alla famiglia indoeuropea. Questo gruppo linguistico deriva da una serie di idiomi in uso nella valle dell'Indo (Asia) e diffusi in Europa attraverso le migrazioni dei popoli che, dal II millennio a.C., si spostarono verso occidente. Tali popoli vennero successivamente in contatto con le più antiche popolazioni locali, assimilandone in parte anche la lingua. Le lingue indoeuropee si dividono in tre grandi rami: lo slavo, il germanico e il neolatino. Le lingue neolatine o romanze, derivate dal latino e diffuse nell'Europa meridionale e occidentale, comprendono l'italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese e il rumeno; le lingue germaniche, diffuse dai Germani nell'Europa settentrionale, includono il tedesco, il fiammingo, l'olandese, l'inglese, il danese, lo svedese, il norvegese e l'islandese; il terzo ramo è costituito dalle lingue slave, in uso nell'Europa orientale (tranne la Romania e l'Ungheria) e di cui fanno parte il polacco, il russo, il ceco, lo slovacco, il serbo e il croato. Sono lingue indoeuropee anche il greco, l'albanese e gli idiomi celtici (il gaelico scozzese e irlandese, il gallese e il bretone). Tra le lingue non indoeuropee ricordiamo: il basco o euskara, parlato nella Navarra francese e nelle Province Basche spagnole; le lingue ugro-finniche (finlandese, lappone, ungherese ed estone) e le uralo-altaiche (tartaro di Crimea, turco e kirghiso).

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LE VIE DI COMUNICAZIONE

Lo sviluppo delle vie di comunicazione dipende dalla conformazione del territorio, dall'attività e dalle modifiche apportate dall'uomo e dall'esigenza della vita economica. L'Europa è per la sua conformazione fisica assai favorita, soprattutto grazie alla rete fluviale che, arricchita e completata per mezzo di canali artificiali, riesce a collegare l'Oceano Atlantico agli Urali. L'intera rete navigabile continentale supera i 100.000 km di lunghezza e riveste un ruolo d'importanza fondamentale per gli scambi commerciali e culturali tra le popolazioni costiere e quelle dell'Europa centrale. I litorali sono costellati da porti, l'Europa possiede, infatti rispetto alle gigantesche estensioni di altri continenti, la più alta concentrazione di porti, scali, attività di import-export di tutto il mondo. Nel passato come nel presente le città portuali hanno avuto grande rilievo storico. Londra, Anversa, Rotterdam, Amburgo e pochi altri sono i porti che servono alcuni entroterra economicamente molto forti (l'area britannica, della Ruhr e della Germania centro-settentrionale). Analoga è l'importanza dei porti russi del Nord e dei Paesi baltici, che servono la vasta area continentale. Il sistema ferroviario europeo raggiunge complessivamente circa 450.000 km di lunghezza e rappresenta 1/3 delle linee mondiali. La densità della rete ha valori massimi nell'Europa occidentale, cioè la parte più sviluppata economicamente, ad eccezione delle zone dell'Islanda che non possiedono ferrovie, e delle penisole scandinava, iberica e balcanica che ne hanno poche a causa dell'asperità del territorio. Il discorso è valido anche per le strade carrozzabili che sono in numero maggiore e meglio organizzate nell'Europa dell'Ovest, poiché i paesi settentrionali e dell'Est, meno popolati e più esposti ai rigori del clima, offrono non poche difficoltà al traffico automobilistico. Gli scambi intercontinentali, oltre che dai trasporti marittimi, sono assicurati, e in modo ben più rapido, da quelli aerei, tuttora in espansione soprattutto per le linee internazionali.

I PORTI

L'Europa, se paragonata agli altri continenti, possiede il più elevato numero di porti in relazione alla sua superficie a causa della sua posizione centrale tra l'Asia, l'Africa e le Americhe. Il mare ha infatti risvegliato nel passato un grande interesse, determinato anche dalla conquista delle colonie che fornivano prodotti di grande valore quali le spezie. Il successo delle attività commerciali e il conseguente sviluppo economico hanno permesso la crescita e la fortuna dei principali porti. Tutt'oggi l'Europa dell'Ovest è definita "l'Europa dei mercanti". Rotterdam è il porto più grande del mondo al quale fanno capo 280 linee di navigazione. Situato sul delta del Reno e della Mosa, vanta un complesso portuale che ammonta a ben 37 km di banchine. Da qui vengono smistati i principali prodotti dell'intero bacino del Reno, tra cui minerali, cereali, carbone, tabacco, legname, e così via. Inoltre Rotterdam è un importantissimo e attrezzatissimo porto petrolifero con enormi serbatoi, che raccolgono gli idrocarburi, ponti, silos e gru. Tutte le principali linee marittime mondiali convergono nei porti dell'Europa occidentale situati sul Mare del Nord e sull'Atlantico, tra cui quelli di Londra, Amburgo, Brema, Le Havre e Anversa, sorti in aree con entroterra estremamente ricchi. Importanti sono anche i porti del Nord, che però sono notevolmente ostacolati dalla presenza di ghiaccio durante l'inverno. I porti del Mediterraneo sono stati centri di prestigio politico ed economico nel corso dei secoli. Oggi il principale è il porto francese di Marsiglia, sviluppatosi grazie alle comunicazioni con l'entroterra favorite dall'ampio corridoio del Rodano, e ormai polo dei traffici petroliferi.

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I PRINCIPALI PORTI (1.000 t - 1997)
Porto
Merci imbarcate Merci sbarcate
Amburgo (Germania)
28.422
48.316
Amsterdam (Paesi Bassi)
11.111
45.399
Anversa (Belgio)
48.829
63.066
Bergen (Norvegia)
70.327
25.453
Grimsby/Immingham (Regno Unito)
13.797
32.354
Le Havre (Francia)
13.583
46.109
Londra (Regno Unito)
16.396
39.330
Marsiglia (Francia)
18.178
76.087
Rotterdam/Europoort (Paesi Bassi)
66.833
243.310
Tees and Hartlepool (Regno Unito)
35.748
15.501

L'ORGANIZZAZIONE POLITICA

L'Europa si divide in 44 Stati indipendenti (43 con l'inclusione della Turchia europea), e, tenuto conto della sua estensione relativamente modesta e dell'enorme superficie della Russia, si può dire che è alquanto frazionata. Nominalmente tutti i Paesi che la compongono sono retti da regimi democratici; la forma istituzionale prevalente è la repubblica, in cui il potere è espresso dal parlamento che, liberamente eletto, è composto dai rappresentanti di tutti i cittadini, organizzati in partiti politici. Accanto alla forma repubblicana, esistono però in Europa altri sistemi istituzionali. Oltre alla Città del Vaticano, che può essere definita una monarchia assoluta di carattere elettivo, vi sono 7 Regni (Gran Bretagna, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Svezia e Norvegia); 3 principati (Andorra, Monaco e Liechtenstein) e un granducato, il Lussemburgo. Tali monarchie non sono però in contraddizione col sistema democratico, in quanto costituzionali. In esse cioè il sovrano, secondo quanto stabilito dalle rispettive Costituzioni, ha solo compiti di rappresentanza formale; in altre parole egli è il simbolo dell'unità dello Stato e, al tempo stesso, funge da garante delle istituzioni democratiche. Le effettive funzioni di Governo sono svolte da ministri designati da un Parlamento liberamente eletto.

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LO SGRETOLAMENTO DEI BLOCCHI

Gli avvenimenti dell'ultimo scorcio degli anni Ottanta hanno stravolto sul piano politico ed economico la precedente divisione dell'Europa fra i Paesi del blocco comunista, vincolati all'Unione Sovietica, e i Paesi capitalisti, legati più o meno saldamente alla politica statunitense. Le differenze di assetto tra le nazioni dei due blocchi sono state per tutto il secondo dopoguerra sensibili: da una parte le nazioni dell'Est europeo, rette da regimi di osservanza sovietica a economia socialista, nelle quali la rappresentanza monopartitica ha impedito per decenni ogni forma di rinnovamento; dall'altra i Paesi occidentali, tutti retti da democrazie costituzionali e caratterizzati da un'economia di mercato. La coesistenza di due schieramenti con caratteristiche tanto diverse in un continente relativamente poco esteso come l'Europa ha determinato eventi drammatici come la costruzione del "muro di Berlino", la contrapposizione di arsenali nucleari nelle due Germanie e tutta una serie di fatti e circostanze legati al periodo della "guerra fredda". L'area di cui hanno fatto parte i Paesi socialisti fino al 1989 abbracciava i due terzi del continente europeo e comprendeva circa la metà dei suoi abitanti. Il blocco era composto dalla Cecoslovacchia, dalla Germania Orientale, dall'Ungheria, dalla Polonia, dalla Romania, dall'Unione Sovietica, dalla Iugoslavia e dall'Albania. Tutti questi Stati, tranne gli ultimi due, erano uniti all'URSS da vincoli militari ed economici venuti meno con il crollo dei regimi comunisti. Le due organizzazioni che raggruppavano i Paesi socialisti erano il COMECON (di carattere economico) e il Patto di Varsavia (patto militare). A partire dagli ultimi anni Ottanta, con il decollo della politica di apertura a occidente intrapresa dal leader sovietico Gorbaciov, il principio stesso dei "blocchi" è venuto gradualmente meno, grazie soprattutto alle intese USA-URSS per lo smantellamento degli arsenali nucleari in Europa. La contrapposizione ha ceduto man mano il posto al progetto, legato alla Perestrojka, di una "casa comune europea", un sistema di collaborazione continentale tra Paesi socialisti e no. Sintomo clamoroso dell'assottigliamento delle divisioni politiche nel vecchio continente è stato l'abbattimento del muro di Berlino del 9 novembre 1989. Il processo di democratizzazione del blocco sovietico ha determinato molto presto lo sganciamento dall'Unione Sovietica delle nazioni ad essa militarmente legate, quindi ha assunto i caratteri di una rapida dissoluzione delle entità sovranazionali. Gli effetti di questo secondo fenomeno hanno letteralmente rivoluzionato la cartina euro-asiatica, da una parte con lo sgretolamento dell'URSS in 15 nazioni indipendenti, dall'altra con il ben più violento processo di divisione della federazione iugoslava e la nascita di nuove nazioni nell'area balcanica.

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LE RELIGIONI

Se l'Europa è assai frazionata da un punto di vista etnico-linguistico, non altrettanto si può dire del suo assetto religioso. La religione di gran lunga predominante è la cristiana, nelle confessioni cattolica, protestante e ortodossa. Il continente europeo ha svolto un ruolo fondamentale nella storia del cristianesimo: la Chiesa cattolica ha il suo centro a Roma, nella Città del Vaticano; la Riforma protestante si è sviluppata in Germania dal XVI secolo e la Chiesa ortodossa è erede e continuatrice della tradizione greca e bizantina. Grandi santi e riformatori religiosi come San Patrizio, San Tommaso d'Aquino, Sant'Ignazio di Loyola, Giovanni Calvino e Martin Lutero furono per nascita europei. Più della metà degli europei sono cattolici e la maggior parte di essi vive nell'Europa centro-meridionale e occidentale (Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda, Polonia e Rep. Ceca e Slovacchia). L'altra metà è approssimativamente divisa tra ortodossi e protestanti. I primi vivono nell'Europa orientale e sud-orientale (Penisola Balcanica, Bielorussia, Russia, Ucraina), i secondi in Gran Bretagna, Germania e Scandinavia. Tra le religioni non cristiane, professate da gruppi minori, ricordiamo la israelitica o ebraica e la musulmana. Quest'ultima venne introdotta nella Penisola Balcanica dalla conquista turca nel XV secolo, ed è sopravvissuta in alcuni Paesi (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Iugoslavia, Bulgaria e Turchia europea) alla dissoluzione dell'Impero Ottomano.

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L'ECONOMIA

L'Europa è un continente molto industrializzato, nonostante gli inevitabili squilibri esistenti tra i vari Paesi, si può genericamente dire che lo sviluppo economico ha dato maggiori frutti nella regione occidentale, culla della rivoluzione industriale verificatasi intorno alla seconda metà del XVIII secolo. Povera di materie prime, l'Europa deve importarle, per riesportarle poi in parte sotto forma di prodotti finiti. Del tutto inadeguate sono anche le risorse energetiche, soprattutto i giacimenti di petrolio e gas naturali. Malgrado ciò l'Europa ha raggiunto un grande sviluppo industriale, in special modo in Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Svizzera, Svezia, Paesi Bassi e nei Paesi dell'ex-Unione Sovietica. Le industrie prevalenti sono quelle meccaniche, quindi vengono le metallurgiche, siderurgiche, chimiche e petrolchimiche. Di rilievo sono anche le industrie cantieristiche, delle costruzioni e alimentari. La tradizionale produzione tessile è stata la prima a svilupparsi dopo la rivoluzione industriale. Oggi il continente europeo gareggia con gli Stati Uniti d'America e il Giappone; le importazioni e le esportazioni dei soli Paesi appartenenti all'Unione europea costituiscono circa il 20% di quelle del mondo. Altro settore di rilevante importanza è quello dell'agricoltura, favorita dalle condizioni climatiche, dalla natura del suolo e dall'esperienza acquisita in millenni di attività. La produzione agricola è indirizzata soprattutto verso le colture direttamente destinate all'alimentazione (cereali, frutta, patate, olio d'oliva, vino ecc.), ma non mancano quelle a destinazione industriale, come la barbabietola da zucchero di cui l'Europa detiene il primato, o la canapa. Molto spesso si incorre in errori di valutazione: se è vero infatti che nelle statistiche relative alla produzione agricola Russia e Ucraina ricoprono spesso posizioni di rilievo, ciò non significa che questi siano Paesi essenzialmente agricoli, ma che hanno maggior possibilità di coltivazione a causa delle immense dimensioni del loro territorio. Del resto, accade sovente in Europa che, laddove vi sia una maggiore concentrazione industriale, anche l'agricoltura abbia ricevuto un più forte impulso. Questo è chiaramente dovuto al fatto che si sono più intensamente messe in atto le conoscenze e i supporti tecnologici nel lavoro agricolo. Negli ultimi anni si è andato via via affermando il settore terziario, il terzo settore dopo lo sfruttamento delle risorse naturali (agricoltura, foreste, pesca) e la trasformazione delle materie prime in manufatti (industria). Questa attività, che comprende tutta la rete dei servizi (poste, telefoni, comunicazioni, scuole, banche, ospedali, controllo dell'ordine pubblico, amministrazione dello Stato, ecc.), indispensabili per un sistema economico-sociale moderno, è tuttora in continuo sviluppo soprattutto nell'Europa occidentale.

Piantagioni di cereali

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I PAESI OCCIDENTALI

Le Nazioni dell'Europa hanno fatto rapidi progressi verso la cooperazione e l'unità a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta. Le necessità della ricostruzione post-bellica diedero un grande impulso al processo unitario: nel 1948 venne fondata da 17 Paesi l'Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea, allo scopo di coordinare l'attuazione del Piano Marshall e per incrementare gli scambi internazionali. Tale organizzazione non aveva però alcun potere in merito alle decisioni dei singoli membri. Negli anni Cinquanta sei Paesi (Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Germania Occidentale) costituirono organizzazioni, genericamente denominate Comunità Europee, con lo scopo di coordinare e favorire lo sviluppo delle industrie nucleari, di un comune mercato del carbone e dell'acciaio e di direttive generali di politica economica. Un primo ampliamento della comunità ebbe luogo nel 1973 con l'adesione di Danimarca, Irlanda e Gran Bretagna, seguite dalla Grecia nel 1981. Successivamente, dal 1986, aderivano anche Spagna e Portogallo. Nel 1991 il vertice di Maastricht (sottoscritto da tutti i Paesi membri tranne la Gran Bretagna) stabiliva per il 1999 la data ultima per l'entrata in vigore dell'unione monetaria; in seguito il trattato definito dal vertice fissava per il 1993 la data di realizzazione dell'unione politica.

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LE ORGANIZZAZIONI EUROPEE

UE (Unione europea)

Organismo sorto dalle trasformazioni subite dalla Comunità Europea in seguito al Trattato di Maastricht nel 1993. Ha lo scopo di organizzare in modo solidale le relazioni tra gli Stati membri e prevede lo sviluppo graduale di una politica estera e di sicurezza comune, di una stretta cooperazione della giustizia e degli affari interni e di un percorso verso l'Unione Economica e Monetaria (UEM). Ha sede a Bruxelles.

La cerimonia per la firma della Costituzione europea avvenuta in Campidoglio il 29 ottobre 2004

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