GEOGRAFIA - EUROPA - GRECIA

PRESENTAZIONE

La penisola della Grecia occupa l'estremità meridionale della regione balcanica. Confina a Nord con la Macedonia e la Bulgaria e a Nord-Est con la Turchia; è bagnata a Est dal Mar Egeo, a Sud dal Mediterraneo e ad Ovest dal Mar Ionio; confina infine a Nord-Ovest con l'Albania. L'estensione complessiva è di 131.957 kmq (compresi 1.243 kmq di acque interne); la popolazione è di 11.041.000 abitanti, distribuiti in modo diseguale a seconda delle varie zone. La densità media è di 84 abitanti per kmq, ma circa metà del totale della popolazione vive nella capitale o in prossimità del mare. Quasi spopolate sono invece le zone montane o alcune isole dell'Egeo. Il gruppo etnico fondamentale è quello greco, con minoranze di Albanesi, Bulgari, Turchi, Macedoni, Armeni e Rumeni. Lingua nazionale è il greco moderno, scritto con gli stessi caratteri di quello antico, ma differente nella pronuncia. La maggioranza della popolazione professa la religione greco-ortodossa; le minoranze sono costituite da musulmani, cattolici e protestanti. La Grecia è, in base alla Costituzione del 1975, una Repubblica parlamentare: il potere legislativo spetta al Parlamento, composto da 300 deputati eletti a suffragio universale diretto per quattro anni. Il Parlamento è unicamerale ed elegge ogni cinque anni il presidente della Repubblica. Il potere esecutivo spetta al Governo, responsabile di fronte al Parlamento. Dal 1° gennaio 2002 l'unità monetaria è l'euro. La capitale è Atene (745.514 ab.; agglomerato urbano 3.761.810 ab.).

IL TERRITORIO

La superficie della Grecia è prevalentemente montuosa (80%), anche nelle isole. L'andamento dei rilievi determina la complessità del paesaggio, composto da numerose valli, aride e pietrose, solcate da corsi d'acqua in parte sotterranei. Due le catene principali: il Pindo, che si estende da Nord-Ovest a Sud-Est, raggiungendo un'altitudine massima di oltre 2.500 m, e il Ròdope, a Nord, al confine con la Bulgaria, con un'altezza massima di 1.890 m. Per il resto non si hanno vere e proprie catene ma massicci isolati: l'Olimpo (la cima più elevata raggiunge i 2.918 m circa, rappresentando così la massima vetta della Grecia), l'Ossa, il Parnaso e il Taigeto. Meno di un quinto del territorio è occupato da pianure, concentrate nella parte orientale, tra Tebe e Livadia e vicino a Larissa, e in quella nord-orientale, tra Salonicco e Katerini. Fra i fiumi, brevi e per lo più a carattere torrentizio, il più lungo è l'Aliákmôn (297 km), che sgorga a Nord ai confini con l'Albania e sfocia nella parte settentrionale del golfo di Salonicco. Dal gruppo del Pindo nasce il Peneo (205 km), che attraversa una valle stretta e verdeggiante tra l'Olimpo e l'Ossa e sfocia nell'Egeo. Di percorso inferiore sono l'Euro, che segna il confine con la Turchia, il Nesto, che nasce in Bulgaria con il nome Mesta e attraversa la Grecia per 130 km, e l'Axios, che ha origine in Macedonia con il nome Vardar e attraversa la pianura di Salonicco. Numerosi, ma non molto estesi, sono i laghi, tra i quali i maggiori sono quello di Triconide (96,5 kmq), nella parte centro-occidentale del Paese, il Piccolo Prespa, compreso tra Grecia e Albania, e il Megali Prespa, tra Grecia, Albania e Macedonia. Il territorio è quasi tutto peninsulare, tanto da poter dividere la penisola principale in tre: la Penisola Greca propriamente detta, il Peloponneso, ad essa collegato mediante l'Istmo di Corinto (tagliato da un canale artificiale) e a sua volta suddiviso in penisole minori, e la Calcidica, che si protende nel mare con tre penisolette lunghe e strette come dita di una mano. Le coste hanno uno sviluppo di oltre 15.000 km complessivi, e sono quasi ovunque alte, rocciose e frastagliate, ricche di insenature e di promontori. I golfi principali sono quelli di Arta, Patrasso e Arcadia sul Mar Ionio, e di Orfáni, Salonicco, Volo, Saronico, Nauplia, Laconia e Messenia sul Mar Egeo (da Nord a Sud). Tra le isole si distinguono: il gruppo occidentale delle Isole Ionie con Cefalonia (la più estesa, con i suoi 904 kmq), Corfú, Leucade, Zante e Itaca; Creta, l'isola principale del Paese (8.336 kmq); più a Nord, intorno all'isoletta di Delo, le Cicladi, tra le quali Miconos, Nasso, Santorini, Paro. Seconda isola per grandezza è Eubea (4.167 kmq), di fronte all'Attica, a Nord della quale si trovano le Sporadi settentrionali, con Scopelo e Sciro. Nell'Egeo settentrionale troviamo Taso e vicino alla costa turca Samotracia; poco a Sud dell'imboccatura dello Stretto dei Dardanelli, Lésbo, terza isola greca per estensione (2.154 kmq), Chio e le Sporadi meridionali, la più importante delle quali è Samo. In prossimità dell'Asia Minore si trova il gruppo del Dodecaneso, comprendente 12 isole, la maggiore delle quali è Rodi. Il clima è di tipo mediterraneo, fatta eccezione per le zone montuose dell'interno, dove le temperature in inverno sono molto rigide e le precipitazioni nevose abbondanti. Rispetto alla costa egea è più mite quella ionica, dove si hanno inverni tiepidi ed estati meno torride.
Cartina della Grecia

Il porto dell'isola di Calimno, nel Dodecanneso (Grecia)

Monastero della Grande Meteora, nei pressi di Kalambaka (Grecia)


L'ECONOMIA

La Grecia è uno degli Stati europei meno avanzati, a causa di un processo troppo lento di sviluppo dell'industria e di ammodernamento dell'agricoltura e di uno sfruttamento non razionale delle risorse produttive. Anni di disoccupazione, emigrazione, relazioni poco proficue con l'estero e dipendenza dalle economie straniere sono le dirette conseguenze di questi fattori. Paese tradizionalmente agricolo, ha come prodotti principali quelli tipicamente mediterranei. L'ulivo caratterizza quasi ovunque il paesaggio, in particolare nelle zone costiere: la Grecia è al terzo posto dopo Italia e Spagna nella produzione di olio d'oliva. Dalla vite, presente anche a quote molto elevate (1.300 m), si ricavano vini e uva secca, di cui la Grecia è il maggior produttore del mondo. Di notevole importanza è la coltura della frutta: fichi, agrumi, carrube, mandorle; diffuse sono anche le piante oleaginose: arachidi, sesamo e girasole. Tra i cereali: frumento, mais e riso. Altre colture: il gelso per l'allevamento del baco da seta, la barbabietola da zucchero, il tabacco (di cui la Grecia è uno dei maggiori produttori europei). Grande importanza ha l'allevamento di ovini e caprini. L'industria legata all'agricoltura e all'allevamento è fiorente nel settore alimentare: oleifici, tabacchifici, zuccherifici. Poco sviluppati sono invece gli altri settori, escluso quello tessile, con concentrazione delle industrie soprattutto nelle zone del Pireo e di Salonicco (cantieri navali, raffinerie di petrolio, industrie chimiche, della gomma e del cemento). Importante la produzione di energia termoelettrica, legata alla massiccia presenza di lignite nel sottosuolo. Scarse sono le risorse minerarie ed energetiche. La pesca, esercitata in forma artigianale, riguarda non solo il pesce, ma soprattutto la raccolta delle spugne nelle acque del Mar Egeo. Il turismo resta una delle risorse maggiori. Nel commercio estero prevalgono le importazioni rispetto alle esportazioni. La Grecia importa essenzialmente macchine e mezzi di trasporto, materie prime, elettrodomestici, petrolio, prodotti chimici e alimentari; vengono esportati invece frutta fresca e secca, tabacco, minerali metallici e cotone. Data la morfologia del Paese, poco sviluppate sono le reti stradali e ferroviarie. Le comunicazioni interne sono garantite dalle linee di autobus, quelle con le isole tramite linee marittime o aeree. I più importanti porti commerciali e turistici sono quelli di Pireo, Salonicco, Patrasso e Volo. Grande sforzo logistico ed economico è stato compiuto nella città di Atene in preparazione delle Olimpiadi del 2004.

CENNI STORICI

Tra il V e il III millennio a.C., la penisola balcanica fu abitata da popolazioni marittime provenienti dall'Asia, anche se alcuni ritrovamenti archeologici del Neolitico testimoniano la presenza di uomini in Tessaglia, Grecia centrale e a Creta. A partire dal secondo millennio a.C., un popolo guerriero d'origine indoeuropea, gli Achei, cominciò a estendere il proprio dominio sulla penisola. Fondatori di Micene, Tirinto e Argo, gli Achei conquistarono Atene, la parte orientale del Peloponneso, invasero Creta e saccheggiarono Troia. La loro economia era fondata sull'agricoltura e sull'allevamento. Verso la metà del II millennio a.C. raggiunse il suo apice la cultura micenea, in seguito decaduta per un lungo periodo (il cosiddetto Medioevo ellenico), fino all'VIII sec. a.C., quando vennero colonizzati l'Occidente (Sicilia, Italia meridionale e Mediterraneo occidentale) e il Mar Nero. Si affermava intanto la pólis (città Stato) come organismo politico e culturale autonomo, subendo nel tempo diverse trasformazioni del suo assetto istituzionale. Tali città erano governate da un re, coadiuvato da un consiglio di anziani, entrambi appartenenti all'aristocrazia militare. Nell'VIII secolo a.C., la maggior parte delle città-Stato entrò in crisi, sia a causa della decadenza del potere dei monarchi (che furono progressivamente sostituiti da magistrati scelti tra la nobiltà), sia per la scarsità di terre fertili e la contemporanea crescita demografica, generando grandi tensioni sociali. La crisi diede impulso ai Greci per la colonizzazione del Mediterraneo, sviluppando il commercio e portando alla diffusione del greco come lingua commerciale: intorno all'anno 760 a.C., i Greci fondarono delle colonie nel Sud dell'Italia, nel golfo di Napoli e in Sicilia, anche se, ostacolati da Fenici ed Etruschi, essi non riuscirono mai a dominare l'intera Sicilia o il meridione d'Italia, la cosiddetta "Magna Grecia"; tuttavia la loro influenza culturale segnò profondamente l'evoluzione successiva delle popolazioni della penisola italica. A partire dalla colonizzazione, la struttura sociale e politica delle pólis si trasformò: i commercianti, arricchiti dall'espansione marittima, si mostrarono poco disposti a lasciare il governo nelle mani della nobiltà e, con i contadini, fecero pressioni per partecipare alla cosa pubblica e poter prendere decisioni. Atene, una delle città più prospere della penisola, iniziò allora un processo di trasformazioni politiche che condusse, tra il VII e il VI sec. a.C., a una progressiva democratizzazione delle sue strutture governative. Contemporaneamente Sparta, l'altra grande pólis della regione, ebbe uno sviluppo nettamente diverso, con il consolidamento di uno Stato oligarchico, dotato di una ferrea struttura sociale e politica. La società spartana fu completamente militarizzata a causa dell'importanza dell'esercito, fattore determinante per l'espansione e l'annessione dei territori limitrofi. Nell'anno 540 a.C. i Persiani iniziarono ad avanzare in Asia Minore e conquistarono alcune città greche. La ribellione di queste città, sostenute prima da Atene e poi da Sparta, diede luogo a una serie di guerre, conosciute come le Guerre persiane, che culminarono nella sconfitta della Persia verso il 499 a.C. Con le Guerre persiane era stata raggiunta una sorta di unità nazionale rotta subito dopo, quando le due città più potenti, Atene e Sparta, entrarono in conflitto per l'egemonia. Nell'anno 446 a.C. l'arconte (governatore) ateniese Pericle concertò con Sparta la Pace dei Trent'anni, secondo la quale si stabilirono le due zone di influenza di ciascuna città, la Lega ateniese e quella del Peloponneso. Durante il Governo di Pericle, nel V secolo a.C., Atene si convertì nel centro commerciale, politico e culturale della regione. Il dominio sul commercio marittimo e la conseguente prosperità permisero a Pericle di promuovere nuove riforme di carattere democratico. In quest'epoca i Greci raggiunsero un considerevole sviluppo scientifico: molte delle loro conoscenze in campo medico e astronomico, assolutamente innovative, sono state col tempo superate, tuttavia gli apporti dati alla geometria e alla matematica sono a tutt'oggi indispensabili per la maggior parte delle scienze moderne. Nella seconda metà del V secolo a.C. continuarono gli scontri tra Sparta e Atene per il controllo della regione. Atene, raggiunto con Pericle (460-429) il proprio apogeo, perse il potere dopo la guerra del Peloponneso (431-404), e fu sostituita da Sparta. A questa seguì Tebe (371-362) fino alla supremazia macedone con Filippo II (359-336 a.C.) e Alessandro Magno (336-323 a.C.), sotto il cui Impero vennero costituiti i grandi Stati nazionali ellenistici. Alessandro conquistò nuovi territori ed estese l'influenza ellenica al Nord dell'Africa e della penisola arabica, passando dalla Mesopotamia e giungendo sino in India, contribuendo conseguentemente alla diffusone della cultura greca in Oriente. Durante gli anni della conquista vennero fondate diverse città commerciali e Alessandro Magno promosse la fusione della cultura greca con quella dei popoli conquistati, dando origine al periodo conosciuto con il nome di Ellenismo. Alla morte di Alessandro Magno, l'Impero macedone crollò, mentre successive guerre e ribellioni continuarono ad agitare la penisola. La decadenza greca, provocata dalle dispute interne, e di conseguenza le devastazioni e l'impoverimento, facilitarono l'avanzata dei Romani. Dopo varie guerre di conquista - quelle macedoni si prolungarono dal 215 al 168 a.C. - i Romani stabilirono il proprio dominio sulla Grecia verso l'anno 146 a.C. Sotto l'Impero romano la Grecia conobbe il Cristianesimo (III sec.) e subì varie invasioni. La regione costituì parte dell'Impero romano d'Oriente (395 d.C.), il cui dominio terminò nel 1204 con la formazione dell'Impero latino d'Oriente che divise la regione in piccoli Stati feudali, assegnati a Greci e Franchi. Molti porti caddero nelle mani dei Veneziani e dei Genovesi, mentre, con la caduta dell'Impero bizantino (1453, caduta di Costantinopoli), la Grecia fu conquistata dai Turchi (1460), che la divisero in sei province soggette a pesanti tributi. La dominazione fu mantenuta per 400 anni, nonostante le ribellioni interne e i tentativi esterni di cacciare i Turchi, condotti principalmente da Venezia, ansiosa di assicurarsi un territorio strategico per il commercio con l'Oriente. Solo nel 1718, la Pace di Passarowitz consacrò l'integrazione della Grecia nell'Impero ottomano. Nel 1821 una sollevazione greca riuscì a liberare Tripolitza, dove un'assemblea nazionale emanò una Costituzione e dichiarò l'indipendenza. Il tentativo fu represso nel sangue dai Turchi che, grazie all'Egitto, nel 1825 recuperarono il dominio della città. Desiderose di allontanare i Turchi dalle proprie frontiere, Russia, Francia e Gran Bretagna firmarono nel 1827 il Trattato di Londra che esigeva l'autonomia della Grecia, battendo poi la flotta turco-egiziana che lo aveva rifiutato. Dopo la Battaglia di Navarino (20 ottobre 1827), momento dell'annientamento della flotta turco-egiziana, e la successiva Pace di Adrianopoli (14 settembre 1829), il Protocollo di Londra (3 febbraio 1830) dichiarò la totale indipendenza della Grecia, che dovette però cedere il territorio della Tessaglia, e l'istituzione del Regno di Grecia. Dopo Ottone di Baviera (1831-62), favorevole alla Russia, e Giorgio I (1864-1913), sostenuto dagli Inglesi, la Grecia partecipò alle guerre balcaniche (1912-13), acquistando l'Epiro meridionale, la Macedonia e Creta. Il colpo di Stato capeggiato dal generale Eleutherios Vinizélos nel 1910 sfociò nella firma di una Costituzione (1911) che istituì una Monarchia parlamentare. Nel primo conflitto mondiale, la Grecia si affiancò alle potenze dell'Intesa, ottenendo, dopo lo smembramento dell'Impero ottomano, la penisola di Gallipoli, la Tracia, e Smirne (Trattati di Neuilly, 1919, e Sèvres, 1920). Deposto il re filotedesco Costantino I (1917), la Grecia ottenne la Tracia occidentale, sottratta alla Bulgaria, e il mandato sulle comunità greche dell'Asia Minore. Contrattaccata dai Turchi, perse però tutti i suoi possessi in Anatolia (Trattato di Losanna, 1923). La Monarchia fu travolta e venne dichiarata la Repubblica (1924); seguì quindi un periodo di crisi che condusse alla restaurazione della Monarchia (Giorgio II, 1935) e alla dittatura di Ioànnis Metaxás (1936-41). Durante la seconda guerra mondiale, la Grecia fu occupata dagli Italiani e dai Tedeschi; cacciati i nazisti (autunno 1944), una parte del Paese rimase nelle mani della guerriglia comunista, diretta dal generale Markos Vifiades. Sconfitta quest'ultima nel 1949, dopo una quadriennale guerra civile, la Grecia entrò quello stesso anno nel Consiglio d'Europa e nel 1951 nella NATO. Dopo i Governi Papagos (1952-55) e Karamanlis (1955-63), nel 1963 si giunse alla vittoria del Centro democratico di Georgios Papandreu. Questi fu avversato dal nuovo re Costantino II: ne nacque una crisi che sfociò nel 1967 nella cosiddetta dittatura dei colonnelli (Papadopulos, Pattakos e Makarezos); entrò in vigore la legge marziale, la Costituzione fu sospesa e fu avviata una dura repressione contro i movimenti democratici. Il leader socialista Georgios Papandreu fu condannato a nove anni di prigione, mentre, in dicembre, il re cercò senza successo di rovesciare la giunta militare, recandosi quindi in esilio a Roma. I militari nominarono presidente il generale Zoitakis e primo ministro Georgios Papadopulos. Quello che fu definito il regime dei "colonnelli", tentò di mascherare il proprio carattere autoritario mediante la creazione (1968) di un Parlamento unicamerale. Tra il 1973 e il 1974 il Governo militare fu colpito da un logorio molto rapido: in novembre represse le manifestazioni studentesche nel politecnico di Atene, mentre nel luglio 1974 promosse un colpo di Stato nella vicina Cipro. L'invasione dell'esercito turco nell'isola e il prospettarsi di un conflitto con la Turchia, indussero i colonnelli ad abbandonare l'impresa, determinando la fine del regime. Venne quindi incaricato Konstantinos Karamanlis di formare un Governo rappresentativo delle forze conservatrici e moderate; nel 1975 un referendum costituzionale confermò la Repubblica, già instaurata nel 1973 dai colonnelli. Da allora il Paese venne guidato da Governi di centro-destra sino alle elezioni parlamentari del 1981, quando il PASOK (Movimento socialista panellenico) di Andreas Papandreu (figlio di Georgios) ottenne un'ampia vittoria, appoggiando inoltre l'ingresso della Grecia nella Comunità economica europea. Intanto, nel 1980, Karamanlis era diventato presidente del Paese, carica che avrebbe mantenuto fino al 1985, quando si dimise in segno di protesta nei confronti del Governo che aveva ridotto notevolmente i poteri presidenziali. Nelle elezioni del 1984 i socialisti trionfarono nuovamente, tuttavia i successivi piani di austerità e i blocchi salariali generarono nuove proteste e scioperi sindacali. Nel dicembre del 1988 venne alla luce lo scandalo della truffa del Banco di Creta, nella quale erano implicati vari membri del Governo, provocando la successiva crisi ministeriale. Nel giugno dell'anno seguente il Partito greco di sinistra e il Partito comunista crearono la Coalizione di sinistra (Synaspismos) e nelle elezioni dello stesso anno il Movimento socialista perse la maggioranza e il partito conservatore Nuova democrazia (ND) divenne il partito più votato. Senza la necessaria maggioranza parlamentare e senza un accordo per la formazione del Governo, la presidenza restò nelle mani del leader del Synaspismos, il comunista Charilaos Florakis, il quale formò un Governo di transizione con la ND, con il proposito di investigare circa gli scandali finanziari. Dopo il trionfo di Karamanlis nelle elezioni presidenziali dell'aprile 1990 (sarebbe rimasto in carica fino al 1995, tre anni prima della sua morte), fu formato un nuovo Governo condotto dal conservatore Constantinos Mitsotakis che, nel 1991, diede il via a una politica di riduzione della spesa pubblica, di liberalizzazione dei prezzi e di privatizzazioni. Le elezioni del 1993 riportarono il Partito socialista di Papandreu al Governo; malato e sempre più criticato, Papandreu rinunciò alla carica nel gennaio del 1996, morendo pochi mesi dopo aver abbandonato il potere. La tendenza favorevole alla sinistra venne confermata nel 1996 con il successo elettorale di Costas Simitis. Nel 1998 la Grecia aderì allo SME (Sistema monetario europeo), ma non riuscì a entrare nel primo gruppo dei Paesi aderenti all'Unione economica e monetaria europea. Nelle elezioni legislative dell'aprile 2000 Simitis venne riconfermato nella carica e il PASOK ottenne la maggioranza assoluta in Parlamento, consentendo a Simitis di proseguire la propria politica filoeuropeista e di riavvicinamento alla Turchia. Per rispondere a questa tendenza, il 19 giugno 2000 il Consiglio europeo approvò l'adesione della Grecia alla moneta unica a partire dal 1° gennaio 2001 e il 1° gennaio 2002 l'euro divenne divisa ufficiale del Paese. Nel 2002 si assistette a un ammorbidimento dei rapporti tra Grecia e Turchia con la firma di un accordo bilaterale per la costruzione di un gasdotto attraverso il quale la Turchia avrebbe fornito gas al Paese ellenico. Nel marzo 2004 si svolsero le elezioni generali, vinte dall'ND di Costas Karamanlis (nipote dell'ex presidente), che sosituì il PASOK quale partito di maggioranza. Il 2004 fu un anno importante per la Grecia, in ambito sportivo: in giugno la squadra nazionale vinse i Campionati europei di calcio e dal 13 al 28 agosto il Paese ospitò le Olimpiadi. Nell'aprile 2005 la Grecia ratificò la Costituzione europea. L'obiettivo principale del Governo di centro-destra fu di abbassare il livello del debito statale entro il 2006. Il superamento dei parametri di Maastricht, infatti, pose il Paese sotto stretto controllo della Commissione europea, costringendo l'Esecutivo ad aumentare la tassazione.

GRECIA, CULLA DELLA CULTURA OCCIDENTALE

I molti termini presenti nel vocabolario italiano - ma non solo in quello - derivanti direttamente dalla lingua greca sono i più vivaci testimoni della grandissima importanza ricoperta dalla cultura greca nel mondo occidentale. La culla della cultura ellenica è da ricercare tra le mura di Creta, il cui primato culturale resiste alle scoperte, peraltro aumentate negli ultimi decenni, di insediamenti neolitici anche sul continente. Dopo una sostanziale comunanza con la cultura del Mediterraneo orientale, a partire dal 2700 a.C. è possibile ritrovare una cultura più propriamente cretese (o minoica), con la migrazione di popolazioni dall'Anatolia che diedero inizio all'età del Bronzo; gli scavi riuscirono a determinare per l'età minoica ben tre fasi cronologiche (Minoico Antico fra il 2700 e il 2000 a.C., il Minoico Medio tra il 2000 e il 1580 a.C. e il Minoico Recente fra il 1580 e il 1100 a.C.), nonostante le continue nuove teorie di datazione. A testimonianza dell'accresciuto ruolo dell'isola nei commerci tra il 2000 e il 1400 a.C. sono i palazzi di Cnosso, Festo, Mália e Zákros realizzati in modo da creare, attorno a una corte centrale, una serie di ambienti adattati ad esigenze private, commerciali, religiose e ludiche; le stanze erano decorate a tempera e stucco, dapprima con temi derivanti dall'osservazione della natura, e poi con una preferenza ricorrente della figura umana, scegliendo di volta in volta colori specifici per personaggi maschili e femminili (questa attenzione cromatica crea una sorta di legame tra l'arte cretese a quella egiziana); la scultura prediligeva l'uso di materiali preziosi (molti i reperti di piccole statuine in avorio), mentre largo impiego di oro era fatto in gioielleria. La ceramica si sviluppò con l'introduzione del tornio e le produzioni vascolari vennero abbellite da decorazioni geometriche e, in un secondo tempo, da policromie applicate a motivi vegetali o animali (ad esempio il polipo dai tentacoli abbraccianti l'intero vaso). Di derivazione egizia sono anche i modelli di scrittura, tra cui il non ancora completamente decifrato lineare A. Per quanto riguarda la situazione continentale, questa conobbe evoluzione differente. L'inizio dell'età del Bronzo, anch'esso legato all'arrivo di migrazioni dall'Anatolia, si ebbe attorno al 2600 a.C.; comune all'isola di Dedalo è il culto di divinità connesse alla fertilità e alla fecondità, ma di datazione antecedente ai primi palazzi cretesi è la casa delle Tegole a Lérni vicino ad Argo, grazie alla quale è possibile documentare l'esistenza dell'istituzione monarchica già nel 2200 a.C. Nel 2000 a.C. il continente venne nuovamente invaso, questa volta dai Greci, con i quali nacque una nuova ceramica detta minia; architettonicamente bisogna attendere la metà del II millennio a.C. per parlare di palazzi simili a quelli cretesi da cui deriverà in seguito l'arte micenea. Micene, Tirinto, così come i primi insediamenti ad Atene e in altre aree del continente, comparvero verso il 1580 a.C.: ogni città rappresentava un regno indipendente alla cui guida c'erano personaggi quali Nestore, Ulisse, Menelao, lo stesso Agamennone, signori di altrettante città del continente o delle isole trovatisi a capo di economie basate su commerci da amministrare e gestire; risoluti, seppero conquistare un ruolo di primo piano nei commerci nel Mediterraneo, arrivando a esportare ceramiche (frammenti micenei sono stati ritrovati nelle aree costiere e interne della penisola italiana e della Sicilia) e ad aprire rotte che sarebbero in seguito state ripercorse dai Greci. I palazzi di questi signori sono profondamente diversi dai "labirinti" cretesi, assomigliando piuttosto a rifugi - protetti da mura inviolabili - all'interno dei quali esistevano necropoli, magazzini e soprattutto il palazzo reale, con appartamenti riservati al re e alla regina (i cosiddetti mégaron) e zone di servizio. I bassorilievi e gli affreschi presenti a palazzo, raffiguranti soprattutto scene di guerrieri e cavalli, venivano utilizzati quali strumenti per stupire chi arriva a corte, così come lo sfarzo e la ricchezza espressi dai corredi tombali racchiusi in sepolture monumentali (le cosiddette tombe di Agamennone e di Clitennestra ancora a Micene). Le gesta di questi personaggi vennero raccolte in opere quali l'Iliade e l'Odissea, grazie a cui è stato possibile tramandare a tutt'oggi un quadro generale della vita nel periodo miceneo. Con l'arrivo dei Dori (1200-800 a.C.), parte dei palazzi micenei vennero distrutti e venne dato avvio a un periodo di forte crisi che sfociò nei massicci trasferimenti di popolazioni verso l'Asia Minore e una rivoluzione nella struttura sociale, che vide la fine del matriarcato e l'introduzione di un'organizzazione civile rispecchiante criteri militari, capeggiata da un esponente degli arístoi (i migliori). La ceramica del periodo venne impreziosita da cerchi e triangoli e, successivamente, da meandri e croci, oltre a riquadri di piccole dimensioni riservati a figure umane e ad animali. Nello stesso periodo, a cavallo tra IX e VIII a.C., nacque la lingua greca, attraverso l'adattamento dell'alfabeto consonantico fenicio. Intorno all'850 a.C., poi, si assistette all'edificazione del primo tempio greco, direttamente derivato dal mégaron miceneo. Elemento caratteristico del tempio, inizialmente composto dalla sola cella (náos) contenente la statua del dio, furono le colonne, in un primo tempo presenti solo in facciata, quindi su entrambi i prospetti e lungo i fianchi. Con il tempo gli stili del luogo di culto principale vennero profondamente diversificati. Quello dorico, che prese piede nel Peloponneso e nelle aree colonizzate da città di questa parte della Grecia (Sicilia e Magna Grecia), fu caratterizzato da una colonna massiccia sormontata da un capitello semplice. Quello ionico, invece, così detto perché sviluppatosi lungo le coste dell'Asia Minore rivolte all'Egeo e sulle isole, venne reso molto più leggero e rivolto verso l'alto grazie a colonne meno tozze e a capitelli più lavorati. Con la necessità di decorare il tempio si iniziò la produzione di nuove statue, il koúros e la kóre, un tempo ritenute raffigurazioni di dei ma oggi interpretate come immagini di giovani nell'atto di offrire doni. Per quanto riguarda il frontone, questo poteva essere occupato da una testa di gorgone o da scene legate a miti, accompagnate da figure umane o animali sdraiate in corrispondenza dei vertici laterali del triangolo. In ceramica prese piede la decorazione con figure di animali - reali o fantastici - e a motivi vegetali e, successivamente, con la figura umana, dapprima soprattutto nella scuola di Atene (anfora di Eracle e Nesso), quindi nel nuovo stile detto delle figure nere (VI a.C.). In questo periodo, detto arcaico, l'uomo iniziò ad acquisire quel ruolo centrale che lo portò a considerarsi "misura di tutte le cose". Ne parlarono Esiodo ne Le opere e i giorni, ma anche Alcmane e Tirteo nel VII secolo a.C., e Solone e Teognide nel VIII, esaltando indispensabili virtù di coraggio, forza e disciplina. Alceo e Saffo cantarono invece, rispettivamente, le gioie legate al vino e all'impegno politico, e le emozioni dell'animo e l'amore, mentre Pindaro celebrò l'uomo sportivo e valoroso. In questo periodo iniziarono a svilupparsi la scienza, la matematica, l'astronomia ma soprattutto la filosofia, anch'esse incentrate sull'uomo. Nel V secolo a.C. Atene si ritrovò a ricoprire un ruolo di predominanza in campo letterario. Prima di tutto con la tragedia, che passò dall'ispirazione religiosa tipica di Eschilo all'analisi dell'uomo e della sua fragilità di fronte al volere degli dei (Sofocle e le sue tragedie legate alle vicende di Edipo e di Tebe), per approdare con Euripide a una raffigurazione dell'uomo con i suoi difetti e limiti. Ma anche con la commedia, ad esempio con Aristofane, le cui composizioni sono direttamente ispirate dall'attualità e ricche di battute e frecciate dirette contro filosofi e intellettuali (Le rane, Le nuvole) o politici (Ecclesiazuse). E ancora con la storia, attraverso Tucidide che volle interrogarsi sui motivi alla base degli avvenimenti creando così il primo esempio di filosofia della storia laica e razionale. Infine con la stessa filosofia, attraverso le riflessioni razionali di Anassagora, l'atomismo di Democrito, lo scetticismo di Gorgia. Analogamente Atene divenne il fulcro artistico del V secolo a.C.: dopo le vittorie contro i Persiani la scultura greca iniziò ad arricchirsi di gravità grazie all'opera di artisti del calibro di Fidia, il ricostruttore del Partenone, che si orientò verso una visione plastica del corpo umano e una sua raffigurazione perfettamente proporzionata; Policleto grazie al quale venne fissato il canone per la rappresentazione dell'individuo ideale dal punto di vista atletico. Parallelamente anche la ceramica, già da tempo essezialmente a figure rosse (il passaggio fra le due tecniche iniziò attorno al 530 a.C.), acquisì una visione dell'uomo che si spingeva sino ai particolari anatomici e all'espressività dei volti (vasi di Epitteto). Alla gloria si sostituì ben presto un periodo di decadenza che, dal punto di vista artistico, si tradusse, in statutaria, nella ricerca di pose ricche di pathos e, in ambito vascolare, nello sviluppo di produzioni in serie rivolte all'esportazione. Con la conquista macedone e la preminenza della figura reale, anche la raffigurazione statutaria si adattò, prediligendo, con caratteristiche di forza e di serenità, figure di re e di personaggi importanti; lo stesso dicasi per le rappresentazioni su monete o su dipinti e mosaici: contemporaneamente il primato ateniese iniziò a venire meno e si svilupparono altre scuole, come quelle di Rodi, di Pergamo e di Alessandria. Questi sono i tratti caratteristici dell'ellenismo, che si rivelarono anche in ambito letterario. Menandro, ad esempio, ebbe come argomento fisso nella sua Commedia nuova l'uomo di tutti i giorni e la sua vita privata. La filosofia, che tra V e IV secolo a.C. aveva conosciuto la freschezza di narrazione dei 35 dialoghi di Platone e i vasti interessi di Aristotele, vide allora un frammentarsi di correnti, dai cinici Diogene e Menippo agli stoici Zenone e Crisippo, dagli epicurei agli scettici. La retorica divenne invece di dominio pubblico e perse quel tratto di preziosità che si ritrovò parzialmente in Lisia, Demostene, Eschine o in Dione di Prusia detto Crisostomo ("dalla bocca d'oro"). Con l'arrivo dei Romani la Grecia divenne terra di modelli culturali da cui trarre ispirazione. Vennero importate in Italia opere d'arte antiche in bronzo e marmo, che vennero replicate in migliaia di esemplari perché ritenute vertici irraggiungibili di raffinatezza ed eleganza; teste di personaggi famosi romani vennero montate su torsi o statue acefale di età classica o ellenistica, con l'intento di render loro omaggio e di sottolineare così la loro nobiltà; i giovani vennero inviati in Grecia in modo da formare il proprio sapere su modelli greci (ciò fece ad esempio Cicerone). La classicità divenne modello in architettura (la villa Adriana a Tivoli), nella poesia (Catullo si ispirò a Saffo, Virgilio richiamò Esiodo nelle Georgiche e nelle Bucoliche; le odi di Orazio si rifanno metricamente a quelle di Alceo e Anassimandro e le sue Satire riprendono un filone teatrale molto apprezzato in Grecia), nella filosofia (Marco Aurelio risente di quelle di Zenone) e nella storia (le storie di Polibio vennero composte sulla falsa riga di quelle di Tucidide). Con i Bizantini Atene vide potenziarsi la tradizione di luogo di studi filosofici, con le correnti neoplatoniche che fiorirono ampiamente. In campo architettonico, alle basiliche ellenistiche, dette costantiniane, se ne affiancarono altre più innovative che prevedevano la comparsa di una cupola sull'impianto basilicale tradizionale, vera e propria anteprima alla chiesa bizantina a croce greca (Agía Sofía a Salonicco, ad esempio). Dal punto di vista pittorico venne soppiantata la tradizione dei mosaici e la cosiddetta scuola macedone lasciò splendidi esempi nei monasteri del Monte Áthos, arrivando sino Mistrá (chiesa della Metropoli), venendo in seguito soppiantata dalla corrente cretese, più espressionista. Dopo la caduta di Costantinopoli la cultura conobbe un momento di stasi. L'ortodossia si limitò a copiare a mano o, successivamente, a stampare testi antichi e pubblicazioni religiose, allo scopo di evitare contaminazioni intellettuali innovative provenienti da Occidente (il neoaristotelismo è condannato per il suo carattere materialista). Quest'ortodossia venne mantenuta anche in ambito pittorico, con la redazione di una Guida della pittura che pose dei limiti alla rappresentazione sacra: vennero fissati persino i tratti e i colori distinguenti di ogni personaggio e i pittori di cui si ha notizia restarono del tutto sconosciuti agli occidentali per la loro mancanza di pesonalità, fatta eccezione per el Greco. Creta si segnalò per una maggiore originalità sia in ambito letterario, con influssi veneziani, sia in quello pittorico, con la cosiddetta scuola cretese. I Turchi arricchirono il panorama architettonico locale con la costruzione di bagni e moschee e con l'innalzamento delle case in legno. Grazie ai fanarioti, borghesi di origine greca insediatisi tra la fine del '600 e il '700 presso la corte ottomana, sorsero scuole clandestine allo scopo di mantenere vive la cultura e la letteratura antiche. Gli stessi fanarioti, commercianti, quindi in contatto con realtà economico-sociali diverse (dalla Russia all'Occidente), riuscirono a far risorgere lo spirito ellenico tra la popolazione, contribuendo a porre i presupposti per la ribellione al sultano. Inoltre il contatto con gli stranieri spinse i Greci a rivalutare il loro passato, così apprezzato altrove. Paradossalmente furono proprio architetti stranieri che, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, realizzarono in Grecia i primi edifici nello stile che più riprende i modelli classici. Lo stile conquistò subito l'immaginario greco per l'evidente legame con l'antichità e continuò a essere usato fino agli inizi del '900, quando Salonicco, ritornata greca, ebbe alcuni edifici in quello stile. Un ruolo non indifferente nel decollo del neoclassico come stile nazionale lo giocò la riscoperta del mondo antico attraverso gli scavi archeologici. Fu Ottone I di Baviera, già sostenitore della riedificazione ateniese, a intraprendere le indagini sul tempio di Aféa a Égina e su quello di Basse (Peloponneso), e volle aprire nuovi cantieri che in pochi anni proliferarono nella Grecia ormai riunificata. Anche dal punto di vista letterario l'ortodossia (anche linguistica, che creava una distanza tra lingua scritta e lingua parlata - il demotico) creò un blocco produttivo che poté da molti essere superato solo emigrando all'estero. Il primo scrittore greco avente valenza europea fu Aléxandros Papadiamandis. Con Kostantinos Kavafis e Angelos Sikelianós anche la poesia ellenica ottenne riconoscimenti oltre confine. Nel 1963 e nel 1979, poi, la letteratura greca venne beneficiata dall'assegnazione di due premi Nobel, rispettivamente a Geórgios Seferis e a Odissefs Elitis.

LA CHIESA ORTODOSSA

La Chiesa ortodossa si staccò da quella di Roma con lo scisma greco del 1054 promosso dal patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario. Lo scisma determinò il rifiuto del riconoscimento del papa di Roma come capo supremo della Chiesa e la conseguenza fu la separazione dei tre patriarcati di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Dal punto di vista dottrinale viene ammesso che Cristo abbia istituito la Chiesa, la cui autorità è rappresentata dal Concilio dei vescovi, mentre la Chiesa universale è concepita come un'unione di Chiese indipendenti tra loro sottoposte all'autorità di Cristo. Il primato del papa è perciò di diritto ecclesiastico e non divino, diritto che in un primo tempo era concesso ai pontefici romani ma che venne poi attribuito alla Chiesa di Costantinopoli. Viene riconosciuta l'autorità dei primi sette Concili ecumenici nei quali erano rappresentate entrambe le ramificazioni della Chiesa occidentale e orientale; dei dogmi cattolici vengono negati l'Immacolata Concezione, l'esistenza del Purgatorio, le indulgenze; è rifiutato inoltre il celibato nel clero. Il battesimo viene compiuto mediante immersione. La Chiesa ortodossa è caratterizzata da un'estrema cura del rituale: viene data grande importanza al canto melodioso, eseguito senza strumento; le chiese sono decorate con molto fasto, ma non è permessa la presenza di statue mentre vengono venerate le icone. L'anno ecclesiastico ha inizio il 1° settembre ed è ricco di festività tra le quali la festa dell'Ortodossia che si celebra la prima domenica di Quaresima.

LE CITTÀ

Atene

(745.514 ab.; agglomerato urbano 3.096.775 ab.). Capitale della Grecia, situata nell'Attica (3.808 kmq; 3.761.810 ab.), in un ampio bacino costiero (golfo di Saronico) sul Mar Egeo, circondato dalle alture dell'Egaelos, del Parnaso, del Pentelico e dell'Imetto. Le principali attività svolte nella città sono riconducibili al settore terziario (amministrazione pubblica, turismo). Meno importanti sono le attività industriali, mentre l'efficienza del porto del Pireo è paragonabile a quella di uno dei maggiori scali mediterranei. Nella parte centrale della città si innalzano le alture dell'Acropoli e del Licabetto. L'Acropoli corrisponde alla città antica e conserva importanti monumenti dell'architettura ellenica: il Partenone, il Tempio di Atena Nike, i Propilei, i teatri di Dioniso e di Erode antico. Città caotica, caratterizzata dal traffico intenso e dalla mancanza di verde, è cresciuta rapidamente a pratire dalla seconda guerra mondiale e oggi i suoi quartieri periferici e i sobborghi prolungano senza soluzione di continuità l'impressionante distesa di cemento fino ai porti di Falero e del Pireo. Fin dai primi secoli del III millennio a.C. il territorio dell'Attica fu popolato da piccole comunità. Quella stanziatasi nel territorio dell'attuale Atene divenne ben presto dominante, assumendo importanza strategica nel XV sec. a.C., resistendo nel XII a.C. all'invasione dei Dori. Col sacrificio dell'ultimo re Codro (intorno al 690 a.C.), si assistette a un mutamento di governo, passando dalla monarchia a un governo aristocratico di nove arconti, alti magistrati scelti tra coloro presenti in liste ufficiali. Nel 594 a.C. il legislatore Solone trasformò Atene in una timocrazia (governo basato sul censo dei cittadini); circa cinquant'anni più tardi s'impadronì del potere Pisistrato, che, pur rispettando la costituzione soloniana, si comportò da tiranno (561-556 e 546-528 a.C.). Dopo la caduta dei figli di Pisistrato - Ippia e Ipparco - Clistene volle dare ad Atene una costituzione democratica, basata sull'intervento diretto di tutti i cittadini in assemblee popolari (508 a.C.). Le due guerre persiane aumentarono il prestigio della città, vittoriosa nelle decisive battaglie di Maratona (490 a.C.) e Salamina (480 a.C.). Diventato indiscusso centro d'arte e di cultura, la città visse tra il 460 e la fine del V sec. a.C. un periodo di grande splendore. Atene era diventata contemporaneamente potenza navale egemone nel mar Egeo ed esponente di punta della Lega delo-attica, lo strumento attraverso il quale riuscì a soddisfare le proprie mire imperialistiche trasferendo il tesoro sacro dall'isola di Delo all'Acropoli. Conseguente a ciò ci fu lo scontro con la rivale Sparta: la guerra, detta Peloponnesiaca, durò dal 431 al 404 a.C.; Atene, devastata dalla peste e da lotte interne, fu più volte sconfitta e dovette cedere alle dure condizioni imposte da Sparta. La seconda lega marittima, promossa da Atene, le garantì però una sorta di rivincita su Sparta (vittoria di Mantinea, 362 a.C.), ma non impedì che venisse sconfitta dai Macedoni. La vittoria di Roma sulla Macedonia (168 a.C.) riportò ad Atene un periodo di prosperità. La delicata indipendenza da Roma si mantenne fino all'86 a.C., quando Silla la saccheggiò ritenendola colpevole di aver parteggiato a favore di Mitridate, re del Ponto. Trattamento diverso invece fu quello riservatole dagli imperatori romani, in particolare da Augusto, Adriano ed Erode Attico, che la ingrandirono e abbellirono con monumenti e palazzi, riaffermandone nel contempo il ruolo di importante centro d'arte e di cultura. Presa e distrutta dagli Èruli nel 267 d.C., venne da Valeriano provvista di una nuova cinta difensiva che non la salvò dall'invasione dei Goti nel 396. Nel 435 Teodosio II ordinò che tutti i templi pagani venissero distrutti e che gli edifici sacri dell'Acropoli venissero trasformati in chiese; Giustiniano, nel 529, vi fece chiudere l'università. Persi il suo splendore e la sua potenza, venne conquistata dai Bizantini, seguendone le sorti. Nel 1040 fu presa dai Normanni e nel 1204, entrata a far parte del regno cristiano latino di Tessalonica, fu data in feudo al franco Ottone de la Roche, col titolo di duca d'Atene e Tebe. Dopo la cacciata di Gualtieri VI di Brienne, il ducato passò nel 1311 al catalano Ruggero de Flor e quindi ai re d'Aragona. Con l'occupazione turca (1456) Atene decadde e nei sec. XVI-XVII divenne un borgo di 9.000 abitanti. La riconquista della libertà dai Turchi la ripropose al ruolo di capitale (1834) dello stato unificato, dando avvio a una nuova rinascita della città che venne riprogettata secondo canoni architettonici tedeschi. Già forte di 40.000 abitanti nel 1861, dopo la guerra greco-turca del 1921-22 accolse i numerosi esuli dall'Asia Minore, aumentando la prorpia popolazione fino a circa mezzo milione. Ebbe da qui iniziò l'espansione moderna della città, divenuta dopo la seconda guerra mondiale una grande e attiva metropoli.

L'Acropoli

Per acropoli si intende una parte elevata e fortificata, centro monumentale e spirituale delle antiche città greche. Il sostantivo, di origine greca, significa città alta e assunse in seguito il significato di cittadella, fortezza e baluardo, poiché i presidi delle città erano di solito eretti su alture. Sulle acropoli sorgevano anche i templi consacrati agli dei, le abitazioni dei sacerdoti e gli edifici di culto. L'acropoli più celebre è quella di Atene, situata su un'imponente collina (m 156 sul mare, m 92 sulla città) che domina maestosamente la città. Le pendici della collina erano già abitate nel II millennio a.C., come testimoniano alcuni ritrovamenti di un palazzo reale e di luoghi di culto. Nel VII sec. a.C. venne costruito il Tempio di Atena, detto Hekatónpedon (in greco: lungo 100 piedi). Sotto Clistene venne costruito un tempio dorico, il primo Partenone, sempre dedicato ad Atena e situato a Sud del precedente. La costruzione fu interrotta dall'invasione persiana che distrusse gran parte degli edifici. I lavori di ricostruzione incominciarono durante l'età di Pericle (447-432 a.C.), quando l'Acropoli visse il suo periodo di maggior splendore; venne costruito infatti il nuovo Partenone, ad opera di grandi artisti quali Ictino, Callicrate e Fidia. Furono inoltre eretti i Propilei (opera di Mnesicle) e il tempietto di Atena Nike (a Sud dei Propilei). Filocle costruì (421-406 a.C.), sul luogo dell'antico Hekatónpedon, l'Eretteo. I più grandi scultori crearono statue per adornare il pianoro: Fidia scolpì l'Atena Lemnia e l'Atena Pròmachos, entrambe opere bronzee, Mirone realizzò la statua di Perseo e il gruppo di Atena e Marsia. Ai tempi di Licurgo sorse il teatro di Dioniso (V-IV sec. a.C.) con le statue in bronzo dei grandi tragici. Numerose statue e parti dell'Acropoli, tra le quali le famose sculture frontali del Partenone, furono trasportate, all'inizio del XIX sec., per interessamento di Lord Elgin, l'allora ambasciatore inglese nell'Impero ottomano, al British Museum di Londra, dove sono tutt'oggi conservate. In segno di protesta il nuovo Museo archeologico di Atene ha pronta una sala vuota destinata ad accogliere i reperti tuttora nella capitale britannica.
Il Partenone di Atene

Atene: veduta dell'Acropoli

Il Pireo

La città di Atene si è dilatata tanto da raggiungere, quasi senza soluzione di continuità, le costruzioni del Pireo (182.671 ab.), divenuto una sorta di importante appendice della capitale. Principale scalo mercantile e turistico della Grecia, rappresenta il punto di imbarco dei traghetti per le isole dell'Egeo e il luogo dove si addensano raffinerie, officine meccaniche, industrie alimentari, cementifici e manifatture per il tabacco. Attivo come porto di Atene fin dai tempi di Temistocle, saccheggiato dai Romani (85 a.C.) divenne in età veneziana Porto Leone per un grande leone in marmo, bottino di guerra di Francesco Morosini, collocato nel 1629 all'Arsenale di Venezia. Fu la scelta di Atene come capitale del nuovo stato greco e soprattutto l'apertura del canale di Corinto nel 1893 a determinare la rinascita moderna del complesso, che è oggi uno dei porti più importanti del Mediterraneo. Tra i punti di maggior interesse, ricordiamo l'Aktí Miaoúli, animato lungomare con i moderni edifici della Stazione marittima e della Dogana, la breve penisola di Eetionéa, che fu nell'antichità arsenale militare, chiusa dalle mura di Tíhos Kónonos (394-391 a.C.), la penisola di Aktí, oggi quartiere residenziale ma nell'antichità baluardo difensivo di Atene, e il porticciolo di Zéa, ospitante il Naftikó Moussío, Museo navale che, con modelli, documenti, carte e dipinti, illustra la storia della marineria ellenica dall'antichità ai giorni nostri.

Patrasso

(163.446 ab.). Città della Grecia, capoluogo della regione della Grecia Occidentale (11.350 kmq; 740.506 ab.) e della provincia di Acaia (3.271 kmq; 322.789 ab.), è il porto più importante del Peloponneso, nell'omonimo golfo della costa nord-occidentale. Fu colonia romana, nodo commerciale nel periodo bizantino, baluardo di difesa contro le scorrerie slave, capitale del principato di Acaia dopo la IV Crociata (1205), e sede di un arcivescovado latino. Successivamente contesa tra Turchi e Veneziani, cadde per secoli sotto il dominio ottomano, fino all'insurrezione del 1821. Dopo la rivolta, la città fu distrutta da un incendio appiccato dai Turchi e poi ricostruita secondo un piano geometrico e regolare. Dei monumenti antichi rimangono un odeon e un acquedotto romani. È il principale centro di turismo e di traffico mercantile con l'Italia.

Salonicco

(363.987 ab.). Città della Grecia, capoluogo della regione della Macedonia centrale (18.811 kmq; 1.871.952 ab.) e della provincia omonima (3.683 kmq; 947.864 ab.), si affaccia sul golfo di Salonicco ed è il principale scalo commerciale macedone sull'Egeo. La città è un importante centro culturale, fornito di università, musei, conservatorio e istituti d'arte e ricerca, oltre a un importante museo archeologico; grazie allo sviluppo industriale degli ultimi decenni, si è trasformata anche in un attivo centro commerciale e finanziario. Accanto alla lavorazione dei prodotti del suolo e delle materie prime importate, sono particolarmente importanti gli impianti siderurgici e meccanici, le industrie della concia, tessili e i cantieri navali. Fondata nel IV sec. a.C. dai Macedoni, conserva parzialmente l'impianto della città ellenica, romana e bizantina, poiché fu quasi completamente distrutta da un incendio nel 1917 e successivamente ricostruita. Restano molte vestigia greco-romane e chiese ricche di affreschi e mosaici che, insieme ai nuovi edifici, rendono Salonicco moderna e antica allo stesso tempo. La tradizione racconta che la città venne fondata nel 315 a.C. sul sito dell'antica Therme dal generale macedone Cassandro, il quale le diede il nome della moglie Tessalónica, sorella di Alessandro Magno. Divenne quindi capitale di uno dei quattro Stati della provincia romana di Macedonia, acquisendo importanza e vitalità dopo la realizzazione della Via Egnatia, parte del sistema viario che univa Roma all'Oriente. Agli inizi del sec. IV venne innalzata da Galerio a residenza imperiale. Nel 380 vi venne emanato il famoso editto di Tessalonica, con il quale Teodosio I il Grande ufficializzò la religione cristiana, confermando in questo modo l'ortodossia già proclamata nel concilio di Nicea. Seconda città dell'impero d'Oriente, all'epoca di Giustiniano, divenne centro di religione e cultura. Saccheggiata da Goti, Avari, Slavi e Saraceni, all'epoca della IV crociata fu capitale del regno latino fondato da Bonifacio del Monferrato (1205-1223) e del despotato d'Epiro, Macedonia e Tracia (1224-1246). Nel 1430 cadde in mano ai Turchi e nel 1492 venne ingrandita per dare asilo a oltre 20.000 ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna, che formarono una delle più consistenti comunità cittadine e contribuirono a farla divenire una delle città più ricche d'Oriente. Città natale di Ataturk, primo presidente della Repubblica turca, fu agli inizi del sec. XX culla di un movimento di rivolta che portò alla destituzione dell'ultimo sultano e alla disgregazione dell'impero ottomano. Nell'ottobre del 1912, durante la prima guerra dei Balcani, l'esercito liberò la città che tornò alla Grecia. Venne gravemente danneggiata da un gravissimo incendio nel 1917 e da un intenso terremoto nel 1978.

I SANTUARI DELL'ATTICA

Nella penisola dell'Attica vi sono molti siti archeologici che raccontano antiche pagine di storia e miti lontani. Tra questi i santuari di Brauron, Ramnoús e Amfiaráio. Il santuario di Brauron, presso Vravróna, piccolo centro di bagni con una spiaggia sabbiosa (km 37 a sud-est di Atene) è legato alla storia dell'omonima città, nota fin dall'età neolitica e protoelladica (3500-2000 a.C.) per il porto che la collegava con i centri della civiltà cicladica. Dedicato ad Artemide Brauronia, divinità protettrice delle gestanti, il santuario, che fiori dall'VIII al IV sec. a.C., venne citato da Euripide nella sua tragedia Ifigenia in Tauride, secondo la quale la sua fondazione sarebbe dovuta proprio a Ifigenia che, fuggita da Tauride per sfuggire al sacrificio promesso dal padre agli dei, avrebbe fatto erigere il santuario per riparare al torto commesso nei confronti della dea della caccia con l'uccisione di un'orsa a lei sacra. Del complesso archeologico fanno parte: le rovine di una basilica paleocristiana del sec. VI, a tre navate; resti delle fondamenta del tempio di Artemide, eretto nella prima metà del V sec. a.C. sul sito di un edificio più antico; la quattrocentesca chiesetta di Ágios Geórgios, con tracce di affreschi coevi; tracce del santuario o tomba di Ifigenia. La costruzione più importante è il grande portico, eretto intorno al 420 a.C., con colonne doriche su tre lati intorno a un cortile, chiamato portico delle Orse in onore delle sacerdotesse che vivevano nelle abitazioni circostanti. A Ramnoús, km 12 a nord-est di Maratona, su una sporgenza della costa settentrionale dell'Attica di fronte all'isola di Eubea, si trovano le rovine di un luogo sacro agli antichi dedicato a Nemesis, dea della vendetta divina, e di una fortezza. Il tempio di Nemesis, periptero dorico esastilo eretto tra il 436 e il 432 a.C., custodiva nella cella la statua della dea, opera di Agorákritos, discepolo di Fidia, ora al al British Museum di Londra. Nella zona sono presenti i resti del piccolo tempio dorico di Thémis, dea della giustizia (fine del VI sec. a.C.), e delle mura con torri e porta fortificata della fortezza dei Giudei (Ovrió Kástro), del V-IV sec. a.C. Amfiaráio, sulla costa settentrionale dell'Attica di fronte all'isola di Eubea, km 42 a nord della capitale, era un altro luogo sacro agli Ateniesi. Qui, nella prima metà del IV sec. a.C., sorse un santuario consacrato ad Anfiarao (o Amfiaráion), indovino, guaritore e re di Argo che, secondo la tradizione, dopo aver preso parte all'assedio di Tebe, s'inabissò col carro da guerra in un gorgo causato da Zeus. Oltre il recinto sacro sono ancora visibile le fondamenta e parti della cella del tempio dorico di Anfiarao, di fronte al quale sono la base di un grande altare per i sacrifici e, più in basso, tra i pini, sgorga la sorgente ritenuta sacra. In una zona circondata da colonne (alcune ancora visibili) si svolgevano, ogni quattro anni, le Amfiarea, feste votive dedicate alla divinità.

LE ISOLE

La Grecia è terra ricchissima di isole dalle tante dimensioni, particolarmente attraenti dal punto di vista turistico.

Corfù

Terra dei Feaci, la più settentrionale delle isole Ionie (Kérkira, 107.592 ab.), si trova all'imbocco dell'Adriatico, di fronte alle coste dell'Epiro e a poca distanza dalla costa albanese. Ponte ideale tra Italia e Grecia, fu il principale scalo per le galee in rotta verso l'Oriente. Per questo e per la lunga dominazione della Serenissima conserva soprattutto nel capoluogo sapori e atmosfere veneziane che si stemperano in un carattere cosmopolita, dovuto alle presenze straniere che hanno lasciato tracce evidenti nelle architetture come nelle tradizioni. L'isola, dalla caratteristica forma di falce (2.593 kmq), è meta turistica grazie anche al clima mite, alla rigogliosa vegetazione (favorita dalle precipitazioni, le più abbondanti di tutta la Grecia) e alle spiagge sabbiose. La parte settentrionale presenta coste alte e frastagliate mentre la parte meridionale, con spiagge più ampie e sabbiose, termina in una stretta e piatta penisola. Al centro trovano posto brevi pianure alluvionali circondate da colline coperte di ulivi centenari, cipressi e agrumeti. La sua posizione, favorevole al commercio marittimo, ne garantì lo sviluppo: colonizzata da Corinto nel 734 a.C., nel 665 a.C. si era già resa indipendente. Inizialmente alleata di Atene, partecipò alle guerre persiane per contrastare la potenza navale della madrepatria, ma, resa sempre più debole da continue guerre e da lotte interne, venne assoggettata ai Macedoni arrivando così a perdere il suo ruolo di potenza navale. Conquistata da Roma nel 229 a.C., fu in pace fino al 31 a.C. quando venne distrutta dalle truppe di Agrippa per essersi schierata in favore di Antonio. Nel medioevo le sue coste vennero contese tra Normanni, Svevi, Angioini, fino al 1386, quando fu occupata dai Veneziani, che la tennero fino alla caduta della Serenissima (1797). Il periodo successivo fu caratterizzato da grande incertezza: inizialmente in mano ai Francesi (1797-99), venne in seguito retta da una coalizione russo-turca, sotto la cui protezione fu costituita la cosiddetta Repubblica delle Sette Isole ("Eptánisos Politéia"; 1799-1807), primo stato neogreco con un'amministrazione autonoma. Col trattato di Tilsit tornò ai Francesi, che la tennero fino alla caduta di Napoleone quando, insieme alle altre isole dell'arcipelago ionico, passò sotto il protettorato britannico (1816-63). Gli Inglesi le concessero la Costituzione, la dotarono di moderne infrastrutture, ne favorirono lo sviluppo culturale e artistico, ma concentrarono nelle loro mani tutti i poteri e vietarono la partecipazione degli abitanti alla guerra per l'indipendenza greca. Nonostante ciò, grazie anche alla presenza di Ioánis Kapodistrías, Corfù divenne uno dei centri motori della rivolta ellenica, alla cui causa forni aiuti e volontari. L'isola fu riunita definitivamente alla Grecia con la salita al trono di Giorgio I (1864). La storia dell'isola si ritrova nelle vie e nei palazzi del suo capoluogo (Kérkira, 31.359 ab.): vicoli e piazzette veneziane per stile, greche per colore, ma anche ampi giardini e architetture neoclassiche che si rifanno alle presenze francese e britannica.
La costa presso Paleokastritsa (Corfù)

Léukade

Definita "Isola dei poeti" perchè luogo scelto da Saffo per togliersi la vita per amore di Faone, e perché terra natale dei poeti Aristotélis Valaoritis e Anghelos Sikelianós, il primo protagonista delle lotte nazionali, il secondo considerato una delle personalità più interessanti della letteratura greca del primo '900, Léukade (21.111 ab.) è separata dalla terraferma da uno stretto e paludoso braccio di mare. Un ponte permanente, realizzato nel 1987, la lega comunque alla terraferma. Chiamata dai Veneziani Santa Maura, si estende su una superficie di 302 kmq e raggiunge l'altezza massima di 1.158 m nel monte Eláti; sul suo territorio coesistono paesaggi di varia natura, da spiagge finissime a coltivazioni di ulivi, agrumi e viti. Venne colonizzata dai Corinzi nel 640 a.C. passando, nel Medioevo, alla famiglia Zorzi di Venezia (1331-62), quindi ai Turchi (dal 1467 al 1684) e successivamente alla Serenissima, di cui fece parte fino al 1797. La lunga permanenza veneziana è documentata dalla fisionomia della capitale dell'isola, con i suoi viottoli lastricati che portano a piazzette simili a campielli. Tra le numerose chiese, erette dalle famiglie locali, si segnalano quelle di Ágios Dimítros e Ágios Minás (1707), al cui interno vi sono affreschi e icone settecenteschi, e quella del Pandokrator, del 1684, che custodisce la tomba del poeta Aristotélis Valaoritis. Di fronte alla città, presso il canale che separa l'isola dalla terraferma, vi è invece il castello di S. Maura, una fortezza del sec. XIV successivamente rimaneggiata da Veneziani e Turchi.

Itaca

Conosciuta ai più grazie al poema omerico, l'isola di Itaca (3.082 ab.) si pone a nord-est di Cefalonia, da cui è separata da un breve braccio di mare. Formata da due gruppi montuosi collegati dall'istmo roccioso di Aetós, Itaca è brulla e rocciosa nella costa occidentale, più aperta e dolce in quella orientale dove crescono ulivi e viti. Le spiagge dell'isola (la "petrosa Itaca" del poema) non sono sabbiose. La stretta baia di Vathi, che per la sua forma ricorda un fiordo, ospita Itháki (1.714 ab.), capoluogo e porto principale dell'isola, parzialmente ricostruito dopo il sisma del 1953. Nella parte nord-occidentale dell'isola si trova Stavrós, un piccolo villaggio di pescatori che si raggiunge attraversando una zona nella quale si trovano siti legati alla tradizione omerica (ad esempio la grotta delle Ninfe, la fontana Aretusa, la roccia del corvo e le stalle di Eumeo). Ugualmente interessante il sito archeologico di Pelikáta, insediamento fondato verso il 2200 a.C. e abitato fino all'epoca micenea, indicato dalla tradizione come luogo in cui sorgeva la reggia di Ulisse.

Cefalonia

Cefalonia, la maggiore tra le isole Ionie (781 kmq; 32.474 ab.), è caratterizzata dalla presenza di coste accidentate, dirupi di roccia, grotte e strette gole. Non mancano però anche terrazze coperte di ulivi centenari, vigneti e spiagge che si aprono in insenature chiuse tra strette penisole. Sulle pendici del monte Énos (1.628 m), la cima più alta dell'isola cresce una particolare specie di abete (Abies cephalonica) caratteristico dell'isola. Storicamente, l'isola (alleata di Atene a partire dal 431 a.C. e devastata dai Romani nel 189 a.C.) è ricordata quale terra di conquista del normanno Roberto il Guiscardo, che vi morì nel 1085. In mano turca per pochi anni, dal 1479 al 1500, divenne in seguito territorio di Venezia, che la possedette fino al 1797 e che vi impresse il suo stile architettonico in parte modificato dal terremoto del 1953. In tempi più recenti l'isola fu teatro di uno degli episodi più tragici della seconda guerra mondiale. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il presidio italiano (divisione Acqui) fu duramente attaccato da mezzi corazzati e dall'aviazione tedesca. Dopo strenua resistenza, 341 ufficiali e 4.750 soldati furono trucidati per rappresaglia. Il capoluogo dell'isola, Argostóli, venne devastato dal terremoto del 1953 che risparmiò però il lungo ponte (m 650) che attraversa la stretta baia di Koútavos, costruito dagli Inglesi tra il 1810 e il 1814. Quasi all'estremità del promontorio su cui sorge l'abitato di Argostóli si trovano le Katavóthres (voragini), profonde fenditure nella roccia in cui precipita l'acqua del mare che, grazie a un complesso sistema di correnti sotterranee che formano inghiottitoi, grotte e laghi sotterranei, riemerge, dopo aver attraversato l'isola, nella grotta di Melissáni presso Sámi. Tra gli altri centri abitati dell'isola, ricordiamo: Ágios Geórgios, che ospita le rovine della città di San Giorgio, capoluogo dell'isola in età veneziana; il già ricordato Sámi, ove ritrovamenti archeologici inducono a ritenere che il luogo fosse dedicato al culto di Pan; Ássos, un porto di pescatori dominato dal castello veneziano eretto nel 1595, nei pressi del quale trovò la morte Roberto il Guiscardo.

Chio

Molte le leggende che fiorirono intorno alla nascita dell'isola e al perché del suo nome. La tradizione ne attribuisce la denominazione al figlio di Poseidone, Chio, nato durante una tempesta di neve sull'isola a simboleggiare l'arrivo degli Ioni nell'anno 1000 a.C. Un'altra leggenda lega invece l'isola al mito di Oniopione, figlio di Dionisio e di una regina cretese, e di sua figlia Chiona, nata sull'isola ma avente sangue cretese, simboleggiante l'arrivo dei Minoici e il fiorire della loro civiltà ancora presente nell'isola. Dalla particolare forma a mezzaluna, è caratterizzata dalla presenza di terra rossa che contrasta con il nero delle sabbie laviche contro le quali si frange il mare azzurro intenso. La leggenda racconta che in quest'isola nacque Omero, che insegnava a Daskalopetra (Pietra del Maestro), località vicina a Chòra dove si trova un'enorme pietra che pare fosse usata dal poeta come sedia durante l'insegnamento. Il prodotto più importante dell'isola è il mastice. Secondo una leggenda i Romani presero Ágios Isidoros per accompagnarlo sul luogo dell'esecuzione: il Santo, esausto, si mise a piangere, e le sue lacrime, cadendo sul selciato, divennero l'aromatica masticha. Il che spiegherebbe perché lo stesso albero, il lentisco, che esiste in molti altri luoghi del mediterraneo, produce mastice solo a Chio; per accaparrarsene il commercio Chio ha subito le invasioni dei Macedoni, Romani, Bizantini, Veneziani, Genovesi e dalla metà del '500 fino al 1912 una lunga dominazione ottomana. Durante la dominazione genovese (dal XIII fino al 1566) Chio venne arricchita di architetture medievali: le pareti dei vicoli stretti vennero abbellite con una rarissima tecnica decorativa, costituita da disegni grigi raschiati sul fondo bianco. In tutta l'isola sono presenti tracce di dimore patrizie e di torri fortificate, oltre a impronte e suggestioni bizantine, veneziane e arabe che danno vita a paesaggi urbani estremamente suggestivi. L'isola (858 kmq; 52.184 ab.) fu teatro di un terribile massacro quando, sotto la dominazione turca, mostrò i primi fermenti indipendentistici (1822): molti abitanti vennero trucidati, ma l'isola passò alla Grecia solo nel 1912. L'omonimo capoluogo è una cittadina (22.894 ab.) attiva commercialmente e turisticamente, nonostante i gravi danni subiti dal terremoto del 1881 e la successiva moderna ricostruzione.

Eubea

Secondo la leggenda Eubea (208.408 ab.; 3.655 kmq) venne separata dalle coste dell'Attica e della Beozia da un colpo di tridente inferto da Poseidone. con i suoi 3.655 kmq di superficie, dopo Creta è la più grande fra le isole della Grecia. Montagnosa e fertile, coperta da boschi di castagni, conifere e tigli e con una notevole varietà di paesaggi, è percorsa per tutta la sua lunghezza (175 km) da una catena di monti che culminano nel monte Dírfis (1.743 m). Lo stretto braccio di mare che la separa dalla terraferma è detto canale di Euripo. Il suo nome - che significa "corrente rapida" - deriva dal curioso fenomeno per cui la fortissima corrente inverte la propria direzione una decina di volte al giorno rendendo la navigazione molto difficoltosa. Il contatto tra l'isola e la terraferma è assicurato dalla presenza di un ponte. Un primo ponte sul canale, nel punto in cui è largo meno di 40 m, venne gettato nel 440 a.C. e trasformato in epoca medievale in un passaggio fortificato munito di bastione. ll ponte venne in seguito più volte modificato, fino al 1896 quando, per consentire il passaggio delle imbarcazioni, venne realizzata una struttura girevole in ferro. Nel 1962 il ponte girevole venne sostituito dall'attuale ponte, anch'esso mobile, che si abbassa e si ritrae. La città principale dell'isola è Cálcide (51.646 ab.), porto ma anche centro commerciale e industriale, una città di aspetto moderno ove sono presenti rare tracce del suo ricco passato mercantile, una delle quali è l'Ágía Paraskeví, chiesa bizantina del sec. VII, trasformata in forme gotiche nel 1300.

Zante

Chiamata dai Veneziani "fior di Levante", venne cantata da Omero, da Virgilio e da Foscolo. La più meridionale delle isole Ionie (32.557 ab.) è caratterizzata a ovest dal profilo del massiccio calcareo del Vrahiónas (m 756) che si distende verso est in una fertile piana coltivata a ulivi e viti. Le spiagge sono basse e ricce di sabbia fine. Sono pochi i monumenti e gli edifici storici sopravvissuti agli spaventosi terremoti che nei secoli colpirono l'isola (il sisma del 1953 rase al suolo il 94% delle costruzioni) nonostante la sua lunga e ricca storia. Zante, alleata di Atene nella guerra del Peloponneso, venne conquistata dai Romani nel 191 a.C. e più volte invasa dai barbari; conquistata nel 1185 dal capitano brindisino Margaritone, fu in seguito dominio dei romani Orsini e dei napoletani Tocco, divenendo quindi centro di cultura durante la lunga dominazione veneziana. Più volte occupata militarmente, fu riunita alla Grecia in seguito al trattato del 14 novembre 1863. L'omonimo capoluogo (10.236 ab.), caratterizzato da palazzi in stile veneziano, fu raso al suolo durante il terremoto del 1953: rimane solo la Cittadella (secc. XV-XVII) che, cinta da bastioni, domina l'abitato dalla cima di un colle.

Le Spóradi

Spórades, ovvero sparse, disperse. Con questo nome sono conosciute le isole a nord-est dell'Eubea, un arcipelago del quale fanno parte quattro isole maggiori - Skíathos, Skópelos, Alónissos e Skíros - oltre a un consistente numero di isolotti. Sono dette anche Spóradi settentrionali, per distinguerle dalle Spóradi meridionali, nome riservato alle isole del Dodecáneso. Montuose, molto ricche di vegetazione, punteggiate da villaggi e contornate da suggestive insenature e belle spiagge, sono la meta preferita di migliaia di turisti ogni anno.

Skíathos

La più occidentale delle Spóradi, Skíathos (48 kmq, 5.096 ab.) è oggi una delle più frequentate mete dell'Egeo, anche grazie all'oasi naturalistica protetta di Kowkounariés, una laguna di sabbia fine ombreggiata da pini marittimi. Sulla costa occidentale dell'isola, al riparo di una piccola baia, sorge l'omonimo capoluogo (4.512 ab.), piccolo porto al largo del quale è l'isolotto fortificato di Bourzi. Sulla costa settentrionale sono le rovine di Kástro, il capoluogo medievale di Skiathos con i resti ben conservati di due antiche chiese.

Skópelos

Skópelos è l'isola più popolata dell'arcipelago (96 kmq, 2.972 ab.). Dotata di un terreno molto fertile è diventata famosa per la coltivazione di vigneti e uliveti e di una rinomata produzione di prugne e mandorle. Un'altra caratteristica dell'isola è la grande presenza di chiese, cappelle e bianchi monasteri risalenti ai secc. XVII e XVIII. L'omonimo capoluogo (2.603 ab.), sulla costa nord dell'isola, è caratterizzato dalla presenza di piccole case dai colori chiari e di moltissime chiesette e cappelle, ex voto fatti costruire dalle famiglie dei pescatori e dei marinai dell'isola. La collina è dominata dalle rovine del kástro veneziano.

Alónissos

Isola dalla natura selvaggia, Alónissos (64 kmq, 2.985 ab.) è circondata da acque nelle quali vivono ancora alcuni esemplari di foca monaca. Nel 1965 un terremoto distrusse l'antico centro di Alónissos la cui popolazione si è a poco a poco riversata nel porto di Patitíri (1.846 ab.) che è divenuto il capoluogo dell'isola.

Skíros

La forma caratteristica dell'isola, la più grande e la più orientale ed estesa delle Spóradi (209 kmq, 2.972 ab.), ne rivela l'origine, quella di due isolotti montuosi uniti da un istmo. La parte meridionale, detta Vounó (cioè montagna), vede l'allevamento di pecore, capre e piccoli cavalli di un'antichissima razza, mentre quella settentrionale, detta Méri, è molto fertile, coperta di pinete e terreni coltivati. Caratteristica dell'isola la tradizionale produzione di mobili intagliati e dipinti, così come l'artigianato delle ceramiche, degli oggetti in vimini e giunco, dei tappeti e dei tessuti ricamati. L'omonimo capoluogo (2.603 ab.) e formato da viuzze che si dipanano tra case bianche poste ad anfiteatro ai piedi dell'antica acropoli, dove sorgono le rovine del kástro veneziano.

Le Cicladi

Il paesaggio delle Cicladi rappresenta l'iconografia classica della Grecia. Roccia aspra, mare verde che si insinua in anfratti e rade, cespugli bassi e spinosi, muretti di pietre a secco, chiese aggrappate alla roccia, monasteri simili a fortezze, cieli blu, carichi di calore e di sole: tutto ciò è ritrovabile in questo pugno di isole dell'Egeo, il più esteso della Grecia, riunito amministrativamente in una sola provincia avente come capoluogo Ermoúpoli, nell'isola di Síros. Il loro nome deriva dal greco "kíklos" (cerchio), per la disposizione a circolo intorno a Delo, isola sacra ad Apollo. Con una superficie di 2.649 kmq, le Cicladi rappresentano le cime di un altopiano sottomarino situato a una profondità media di 100-200 m. Con coste spesso alte e frastagliate, sono pertanto isole montuose, che raggiungono con il monte Dias, a Náxos, l'altitudine di 1.004 metri sul livello del mare. Ogni isola, sebbene simile alle altre, presenta caratteristiche diverse che la rendono unica. Tra le tante che compongono l'arcipelago ricordiamo Náxos e Páros, le più grandi; Kéa, Kíthnos, Sèrifos, Sífnos e Mílos, Kímolos, le cosiddette Cicladi Occidentali, più vicine alla costa; Folégandros, Síkinos, Santorini, Thírassía, il roccioso isolotto di Anáfi, Ios, la solitaria Andíparos, le Piccole Cicladi, l'isola di Amorgos, le cosiddette Cicladi Meridionali; Míkonos, Delo, isola sacra ad Apollo, Tinos, Síros e Ándros, le cosiddette Cicladi Settentrionali. Grazie alla presenza di materie prime come marmo, ossidiana e piombo argentifero, e al ruolo svolto da marinai che mantenevano vivi gli scambi di prodotti tra la penisola balcanica e l'Asia Minore, a partire dal III millennio a.C. si sviluppò in queste isole una civiltà originale, che conobbe l'apice della sua fioritura tra il 2700 e il 2300 a.C. Tra gli elementi caratteristici di questa civiltà, gli enigmatici idoli di marmo bianco e levigato, trovati in molte tombe (seppero ispirare, in tempi relativamente più vicini, artisti come Picasso), e il vasellame in pietra e a ceramiche nere, decorato a spirali. Nel 2300 a.C. lo sviluppo della civiltà minoica, che da Creta s'irradiò anche a Mílos e Santorini (quest'ultima distrutta da un cataclisma intorno al 1500 a.C.) segnò l'inizio della decadenza culturale e artistica delle isole che tuttavia, a partire dal sec. XIII, tornarono importanti dal punto di vista marittimo e commerciale in quanto scali veneziani sulla rotta per Costantinopoli. Vennero allora date in feudo alle più potenti famiglie della Serenissima fino al 1537, quando passarono sotto il dominio Turco.

Rodi

La mitologia racconta che la più vasta delle isole del Dodecáneso (1.398 kmq, 101.348 ab.), separata dalla costa turca dal breve stretto di Marmara, nacque dall'amore tra Hélios, dio del Sole, e la ninfa Rhoda, da cui ereditò il nome. Per questa ragione gli abitanti dell'isola furono sempre devoti al dio Sole, per il quale costruirono un simulacro in bronzo alto oltre 30 metri, considerato una delle sette meraviglie del mondo antico. Oggi l'isola, montuosa al suo interno, ricoperta di boschi di conifere ai quali si alterna una lussureggiante vegetazione mediterranea fatta, tra l'altro, di ampie coltivazioni di agrumi, viti e tabacco, è meta prediletta dei turisti per il suo clima straordinariamente mite e soleggiato e per le importanti vestigia del passato. E proprio questi resti ci aiutano a comprendere la storia dell'isola. Abitata fin dal Neolitico, tra il 1550 e il 1100 a.C. venne raggiunta da genti minoiche provenienti da Creta e, in seguito, dagli Achei venuti dal continente. Intorno al 1100 a.C. vi arrivarono i Dori. Fonte principale di prosperità era il commercio che permise all'isola di fondare numerose colonie (tra queste, nel VII sec. a.C., Gela, in Sicilia). Durante le guerre persiane l'isola si oppose ad Atene, entrando a far parte successivamente della Lega delo-attica. Nel 408 a.C. venne deciso che la capitale sarebbe stata Rodi, città che da quel momento si ingrandì cingendosi di mura e arricchendosi di statue ed edifici. Nel 332 a.C. l'isola proclamò la propria indipendenza divenendo la maggior potenza navale del Mediterraneo orientale. Alleatasi con i Tolomei d'Egitto contro Demetrio Poliorcete, nel 305 a.C. subì da quest'ultimo l'assediò della capitale per un anno. Non venne però sconfitta e per celebrare la vittoria venne innalzato il celebre Colosso di Rodi, un'imponente statua del dio Helios. La città - e con essa l'isola - continuò a essere centro di transito commerciale di primaria importanza contribuendo a diffondere la propria moneta e il proprio codice marittimo. Lo sviluppo si tradusse anche in fermento culturale: famosa fu la scuola rodia di scultura che, soprattutto nel II sec. a.C., continuò la tradizione della plastica classica contribuendo con capolavori quali la Nike di Samotracia e la Venere di Milo (entrambe custodite al Louvre) o il Laocoonte dei Musei Vaticani. Fu Roma a minarne l'indipendenza fondando il porto franco di Delo, saccheggiandola nel 43 a.C. e ponendola a capo - all'epoca di Diocleziano (nel 297) - della "provincia insularum". Dopo un pesante periodo di lotte che videro l'isola contesa tra Bizantini, Genovesi, Turchi e corsari, nel 1309 Rodi divenne la sede dell'Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni, stabilitisi a Cipro dopo la riconquista musulmana. L'Ordine, fondato a Gerusalemme nel sec. XI con scopi religiosi di assistenza ai pellegrini, sviluppò all'epoca delle Crociate anche un'organizzazione militare. Fino al 1522 Rodi fu così la capitale dei Cavalieri: suddiviso in tre classi e organizzato in sette "lingue", dalle nazionalità di provenienza dei Cavalieri, l'Ordine era presieduto dal Gran Maestro, eletto a vita. Tra il 1309 e il 1523 anche l'architettura dell'intera isola fu segnata dalla presenza dei Cavalieri di S. Giovanni, che innalzarono potenti cinte murarie, fortezze ed edifici in stile tardogotico francese, catalano e aragonese progettati da architetti e ingegneri militari italiani. Nel 1523 Cavalieri vennero sconfitti dai Turchi (dopo un lunghissimo assedio) e furono costretti ad abbandonare l'isola stabilendosi a Malta (da cui il nuovo appellativo di Cavalieri di Malta). Sotto il dominio turco l'isola venne lasciata al suo destino, cadendo in uno stato di progressivo abbandono dal quale riuscì a sollevarsi nel 1912, quando, insieme a tutto il Dodecáneso, passò all'Italia, interessata a proteggere dal mare la colonia della Tripolitania. Gli Italiani, che la tennero fino alla seconda guerra mondiale, vi costruirono strade, edifici pubblici, alberghi, contribuendo, non sempre con esattezza, al restauro di resti archeologici e monumenti medievali. Dopo l'occupazione tedesca (1943-45) e l'amministrazione britannica, l'isola passò alla Grecia il 7 marzo 1948. Tra i punti di maggior interesse turistico di Rodi, oltre alle spiagge e ai resti archeologici, sono le montagne dell'isola (la più montuosa dell'arcipelago) delle quali il monte Attàviro (alto 1.215 m) rappresenta la cima più elevata.

Kastelórizo

L'isola di Kastelórizo (9.2 kmq; 222 ab.), la più orientale tra le isole greche, chiamata in italiano Castelrosso, ha conosciuto improvvisa fama nel 1991, quanto il regista italiano Gabriele Salvatores la scelse per girare il suo film, premio Oscar, Mediterraneo. Da allora divenne quindi meta di turisti, superando la sua sola vocazione di porto peschereccio. Suo capoluogo è Megísti, il cui nome ricorda quello di Mègós, suo primo mitico re. Tra gli edifici d interesse ricordiamo le imponenti rovine della fortezza dei Cavalieri di Rodi, la cui pietra di colore rossastro ha dato il nome dell'isola nel medioevo, e la chiesa di Ágios Kostandínos, del 1833, al cui interno vi sono navate definite da colonne monolitiche appartenute a un tempio antico.

Coo

Con i suoi 290 kmq Coo, o Kos (20.350 ab.) è, dopo Rodi, la seconda isola del Dodecáneso. Caratterizzata da una forma particolare - stretta e allungata da nord-est a sud-ovest, ha rilievi concentrati nella parte orientale che culminano nel monte Díkeo (846 m.): a sud, invece, oltre lo stretto e piatto istmo di Tigáni, si leva il cono vulcanico di Látra, alto 428 m. Meta turistica privilegiata grazie al suo clima mite, alle spiaggie e agli investimenti fatti negli ultimi anni nella creazione di locali notturni e centri di divertimento, l'isola non ha abdicato al ruolo di centro agricolo privilegiato grazie all'estrema fertilità del suo terreno. Tra i personaggi che diedero lustro all'isola Ippocrate, che per primo considerò la medicina una scienza basata su un metodo razionale di diagnosi e terapia, e Apelle, uno dei pittori più celebri dell'antichità. Popolata dagli Achei e colonizzata dai Dori, Coo fu nell'antichità uno dei principali centri dell'Asia Minore, centro di produzione di seta e profumi e importante crocevia di commerci tra Oriente e Occidente. Contesa da Persiani e Ateniesi, da Macedoni e Carii e infine da Roma e Mitridate, dopo la breve signoria genovese passò, nel 1306, ai Cavalieri di Rodi, sotto la cui giurisdizione stette fino al 1522, quando fu conquistata dai Turchi. Nel 1912, dopo il lungo dominio ottomano, come le altre isole del Dodecáneso divenne un possedimento italiano; fu unita definitivamente alla Grecia nel 1948.

Creta

Posta all'incrocio delle principali rotte di navigazione del Mediterraneo orientale, l'isola (536.980 ab.), fu la culla della civiltà minoica. Con una superficie di 8.261 kmq (8.336 includendo le isolette che la circondano) l'isola, quinta per estensione nel Mediterraneo, si allunga da est a ovest per 257 km. Il suo interno è caratterizzato da una serie di rilievi che occupano buona parte della sua superficie (circa il 95%). I tre principali massicci montuosi, nei quali forte è il fenomeno dell'erosione carsica da cui hanno origine grotte e cavità, sono quelli di Lefká Óri (2452 m), Ídi Óros o Psiloritis (il monte Ida, 2.456 m) e Díkti Óros (2.146 m). Al centro dell'isola un avvallamento permette la comunicazione tra Nord e Sud (ove si trova la fertile pianura meridionale di Messará): qui si sviluppò la civiltà cretese e qui è possibile trovare i principali centri archeologici, Cnosso, Festo, Agía Triáda e Górtina. Il clima è fortemente dipendente dalla conformazione dell'isola: alta e scoscesa a Sud, con un clima caldo e secco; più dolce a Nord, dove le montagne digradano lasciando spazio a brevi pianure, insenature e ampie spiagge, con un clima tipicamente mediterraneo. Dal punto di vista storico-artistico Creta è una delle culle dell'antichità ellenica, in questo caso legata intimamente allo sviluppo della civiltà minoica. Quando i primi invasori Achei si affacciarono alle coste cretesi (XV-XIII sec. a.C.), l'isola era già molto fiorente. L'arrivo dei Dori (XI sec. a.C.), però, scandì l'inizio di un percorso discendente dell'isola, dapprima impoverita dalle tante contese tra città e città, quindi trascinata nel turbine delle vicende greche. Quinto Cecilio Metello la conquistò nel 69-67 a.C.: i Romani vi costruirono ville, acquedotti e templi i cui resti sono tuttora presenti. Dall'826 al 961 fu tenuta dagli Arabi, che fondarono "Rabd el Qandîah", la futura Candia. Riconquistata nel 961 da Niceforo Foca, comandante dell'impero romano d'Oriente e futuro imperatore di Bisanzio, l'isola conobbe un nuovo periodo di prosperità; nel Medioevo fu contesa tra Genova e Venezia che la conquistò nel 1204, tenendola fino al 1669 (quando cadde in mano turca dopo il ventennale assedio di Candia), modificandone profondamente la struttura artistico-architettonico verso uno stile ibrido abbracciante mondo bizantino e gusto italiano. La successiva forte presenza turca si scontrò col desiderio di libertà del popolo cretese e i frequenti moti di liberazione indussero più volte le potenze europee a intervenire militarmente. Nel 1897 l'isola fu occupata da forze internazionali: i Turchi furono allora costretti ad abbandonare Creta, che ottenne uno statuto autonomo e un proprio governo. Con il trattato di Londra del 1913 fu riunita alla Grecia. Nel 1941, in seguito all'occupazione tedesca del Paese, fu teatro di sanguinosi scontri tra le truppe britanniche e i reparti di paracadutisti tedeschi, mentre la parte orientale dell'isola venne occupata dagli Italiani.
Paesaggi dell’isola di Creta

PICCOLO LESSICO

Ellade

Antico nome della Tessaglia e, a partire dal VI sec. a.C., dell'intera Grecia. In Omero il termine indicò sia una città sia una parte meridionale della Tessaglia. Narra la leggenda che Elleno, padre di Eolo, Doro e Xuto, fosse re di Ftiotide in Tessaglia e quindi Eolo e Doro fossero stati gli antenati degli Eoli e dei Dori. I figli di Xuto, Jon e Acheo, furono considerati progenitori degli Joni e degli Achei. Elleni furono, quindi, i veri Greci e l'Ellade la terra da essi abitata.

Euzoni

(dal greco antico Euzonôs: leggero, pronto). Truppe scelte della Grecia moderna. Ebbero origine in Epiro e presero parte alla guerra d'indipendenza greca. Si distinsero per il loro valore durante la Guerra dei Balcani (1912-13) e la seconda guerra mondiale. Indossano una divisa molto particolare: fez rosso, camicia bianca, fustanella (gonnellino a pieghe fitte) bianca, gilet ricamato, calzamaglia bianca e pantofole a punta ricurva. Ancora oggi sono loro ad eseguire il Cambio della guardia davanti al palazzo del Parlamento.

Maratona

Centro dell'Attica che ha dato il nome alla corsa podistica che si disputa sulla distanza di 42,192 km, a ricordo del guerriero ateniese Filippide che corse da Maratona ad Atene per annunziare la vittoria dell'esercito di Milziade sui Persiani di Dario (490 a.C.) coprendo una distanza pari a quella dell'odierna disciplina atletica.

Meteore

Fenomeno unico al mondo, all'estremità occidentale della Tessaglia, dove inizia a formarsi la catena montuosa del Pindo. Si tratta di 24 rocce gigantesche, dai dirupi vertiginosi e dalle pareti estremamente lisce, che spuntano isolate da un suolo ricco di vegetazione (il significato di meteoria è proprio quello di sospesa in aria). La loro origine pare essere dovuta all'azione erosiva del fiume Péneo nella sua corsa verso la piana della Tessaglia. Su questi torrioni, circa sei secoli fa, alcuni monaci bizantini costruirono monasteri isolati per dedicarsi alle pratiche ascetiche. Fra il 1356 e il 1372 venne fondata la Grande Meteora, il monastero più importante, a 1.300 m di altezza. Il complesso è stato dichiarato dall'Unesco bene inalienabile. Attualmente sono sei i monasteri abitati: Ágios Stefanos, Ágia Triada, Mégalo Metéoro, Varlaam, Roussanou e Ágios Nikolaos, ma nei secoli passati queste aspre rocce contavano altri quindici complessi monastici, ora pressoché in rovina.

Monte Athos

Stato monastico situato sul Monte Santo, la più orientale delle penisolette della Calcidica (lunga circa 45 km), nel quale vivono esclusivamente monaci o uomini in penitenza, distribuiti nei conventi (una ventina), nei piccoli villaggi o nelle grotte a strapiombo sul mare. Questa piccola Repubblica (capitale Kariés), nella quale l'ingresso è consentito solo a persone di sesso maschile, è unica al mondo e conserva da mille anni le tradizioni religiose bizantine; è retta da un governatore. Nei monasteri sono contenuti affreschi di valore, mosaici, reliquie, capolavori d'arte. Il paesaggio è caratterizzato da un'estrema varietà: valli profonde, montagne aride, coste frastagliate.

Olimpiadi

A partire dal 776 a.C. i Greci utilizzarono per oltre mille anni il quadriennio come unità di tempo. Questa Era fu detta delle Olimpiadi, poiché si basava sulla ricorrenza dei Giochi, che si svolgevano appunto ogni quattro anni nella città di Olimpia. Il premio per questi giochi era solo simbolico, costituito da un ramoscello intrecciato così da formare una corona con la quale si cingeva il vincitore. Ma la vittoria aveva un enorme valore per l'atleta che, tornato a casa, era trattato da eroe e poteva rivestire importanti cariche nella vita sociale della città-Stato di appartenenza. Oltre alle imprese sportive, venivano celebrate cerimonie religiose in onore delle divinità greche e si svolgevano manifestazioni culturali e artistiche. I Giochi olimpici erano un'ottima occasione di scambi commerciali, ma soprattutto di riflessione civile: per l'avvenimento veniva proclamata una tregua (detta "santa") tra le pólis, chiamate a deporre le armi e a risvegliare la coscienza di unità nazionale, prioritaria rispetto ai conflitti interni. I giochi si succedettero regolarmente sino al 200 a.C., successivamente si svolsero in maniera meno rigorosa sino alla loro definitiva sospensione nel 393 d.C. A decretarne la fine fu un editto dell'allora imperatore Teodosio, sotto l'influenza del vescovo di Milano Ambrogio, essendo ormai la Grecia sotto la dominazione romana. I motivi della loro cessazione sono da ricercarsi nel fatto che rappresentavano riti pagani, quindi in contrasto con la religione cattolica.

Pesca delle spugne

La pesca delle spugne ha una tradizione antichissima a Kalimnos, da dove ogni primavera i battelli salpano verso le coste africane, salutati dal popolo in festa. Dopo cinque o sei mesi, al ritorno, ci si raduna nuovamente in piazza a sfogare nell'euforia la paura repressa (gli spungariotes, ossia i pescatori di spugne, si immergono fino a 70-80 m) nel periodo di attesa. Le donne indossano i costumi tradizionali, e le danze accompagnate dal suono della lira e della tsambouna (cornamusa) si protraggono per lungo tempo. La spugna viene lavorata artigianalmente: tra i numerosi impieghi decorativi, il più straordinario è quello del presepe natalizio.

PERSONAGGI CELEBRI

Kostandinos Karamanlis

Uomo politico greco (Proti, Macedonia 1907 - Atene 1998). Conseguita la laurea in Legge, esercitò per qualche tempo la professione di avvocato e, nel 1935, fu eletto deputato al Parlamento per il Partito populista. Nominato ministro del Lavoro nel 1946, passò successivamente ai Trasporti, poi all'Assistenza sociale e infine alla Difesa. Nel 1951 abbandonò il Partito populista per entrare nel raggruppamento nazionalista-conservatore del maresciallo Papagos, il quale, nel 1952, gli affidò il ministero dei Lavori pubblici. Morto Papagos nel 1955, assunse la presidenza del Consiglio e fondò un proprio partito, l'Unione nazional-radicale (ERE), che raccolse l'eredità del raggruppamento nazional-conservatore. La nuova formazione si aggiudicò alle elezioni del 1956 la maggioranza assoluta. Negli anni seguenti Karamanlis non mancò di manifestare tendenze autoritarie, trovandosi a fronteggiare l'ascesa delle sinistre e la concorrenza dell'Unione di centro di Georgios Papandreu. Rimase ininterrottamente a capo del Governo fino al 1963, anno in cui rassegnò le dimissioni, rinunciando alla presidenza dell'ERE. In seguito al colpo di Stato militare del 1967, lasciò il Paese per trasferirsi, in volontario esilio, a Parigi. Tornato in patria nel 1974, fu posto alla guida di un Governo di ispirazione occidentale. Riconfermato nel 1977, venne eletto presidente della Repubblica nel 1980, carica da cui si dimise nel 1985 in seguito a contrasti politici sorti con il primo ministro socialista Andreas Papandreu. Nel 1990 fu di nuovo eletto presidente della Repubblica, carica che mantenne fino al 1995.

Melina Mercouri

Attrice e donna politica greca (Atene 1922 - New York 1994). Esordì in teatro recitando in opere di Shakespeare, Anouilh, O'Neill, T. Williams, passando poi al cinema con il film Stella di M. Cacoyannis. Nel 1957 raggiunse fama internazionale grazie all'interpretazione di Colui che deve morire del regista americano Jules Dassin che divenne in seguito suo marito e che la diresse anche in La Legge (1958), Mai di domenica (1960), Fedra (1962), Topkapi (1964). Esule dopo il colpo di Stato militare che ebbe luogo in Grecia nel 1967, l'attrice svolse un'intensa attività politica a favore del ritorno della democrazia. Tornata in patria nel 1974, fu eletta deputato socialista nel 1977 e nel 1981 divenne ministro della Cultura, carica che ricoprì sino al 1985, quindi dal 1985 al 1990 e, di nuovo, dal 1993 alla morte, distinguendosi per il suo impegno rivolto al recupero e alla salvaguardia del patrimonio artistico greco.

Aristótelis Sokratis Onassis

Armatore e finanziere greco (Smirne, Turchia 1906 - Parigi 1975). Costretto a lasciare la Turchia, sua patria d'origine, per sfuggire alla rivoluzione di Atatürk, emigrò in Argentina, dove si dedicò al commercio del tabacco. Diventato console generale della Grecia (1928), in pochi anni riuscì a organizzare una flotta mercantile grazie a una serie di fortunate iniziative, dando quindi avvio all'attività armatoriale. Durante la seconda guerra mondiale consolidò e accrebbe la propria fortuna grazie al noleggio delle sue navi agli Alleati e, negli anni successivi al conflitto, divenne uno dei principali uomini d'affari del mondo. Fondò la compagnia aerea greca Olympic Airways (1957). Nel 1968, dopo una lunga relazione con la cantante Maria Callas, sposò Jacqueline Bouvier Kennedy, vedova del presidente statunitense assassinato nel 1963.

Alessandro Panagulis

Uomo politico greco (Atene 1939 - Glyfada 1976). Figlio di un colonnello dell'esercito greco studiò Ingegneria al Politecnico militando, nel frattempo, nel Comitato centrale della Federazione giovanile del partito "Unione di Centro". Fondatore e leader di "Resistenza Greca", disertò dopo il colpo di Stato di Papadopulos, compiendo un attentato contro di lui il 13 agosto 1967. Venne arrestato, seviziato e condannato a morte, pena da lui stesso sollecitata durante il processo. La sentenza non venne eseguita e fu invece trasformata in ergastolo. Dopo cinque anni di carcere venne graziato da Papadopulos stesso. Si trasferì quindi in Italia, rientrando in patria una volta caduta la Giunta venendo eletto come deputato in Parlamento. Convinto del passato di collaborazista del ministro della difesa Evanghelis Tositsas Averoff, si scagliò contro di lui, affermando di poter provare le proprie parole con documenti. Due giorni prima della presentazione in Parlamento di quei documenti, Panagulis rimase ucciso in un incidente automobistico sulle cause del quale non mancarono le ipotesi di un complotto.

Andreas Papandreu

Economista e uomo politico greco (Chito 1919 - Atene 1996). Già insegnante di Economia politica in varie università americane, rientrato in patria fu ministro per il Coordinamento economico nel Governo presieduto dal padre Georgios (1965). Arrestato dalla polizia dei colonnelli dopo il colpo di Stato dell'aprile 1967, venne liberato nel gennaio 1968 anche per le forti pressioni dell'opinione pubblica internazionale. Il 26 febbraio dello stesso anno annunciò a Stoccolma la formazione del PAK, il movimento di liberazione greco. Ritornato in patria nel luglio 1974, fondò un nuovo partito, il PASOK, Movimento socialista panellenico. Nominato primo ministro nel 1981, formò un Governo di sinistra. In politica estera, mantenne una certa autonomia sia nei confronti della NATO e dei Paesi della CEE, sia nei confronti dei Paesi comunisti e del mondo arabo. Ma, nel 1983, la situazione economica non florida del Paese lo costrinse ad attuare programmi restrittivi rispetto a quelli annunciati, suscitando malcontento nell'opinione pubblica. Coinvolto successivamente in una serie di scandali, nel 1989, con la sconfitta del PASOK alle politiche, Papandreu cedette il potere, pur non lasciando la guida del Partito. Scagionato da ogni accusa nel 1992, si pose nuovamente alla guida del Paese nel 1993. Nel 1996, a causa delle sue gravi condizioni di salute, si dimise.
Andreas Papandreu con la moglie

Pericle

Uomo politico ateniese (495 circa a.C. - 429 a.C.). Grande uomo di Stato, ricevette una solida educazione politica dal padre, Santippo, che fu uno dei fondatori del partito democratico. Entrò nella vita politica appena trentenne, assumendo cariche di responsabilità e conquistando in breve tempo la direzione del partito democratico e della politica ateniese, a capo della quale rimase per oltre trent'anni. Enorme fu il suo contributo alla partenza di Atene e non a caso il V sec. fu designato come il secolo di Pericle. Pur essendo un semplice uomo politico, Pericle godette di grande ammirazione che gli valse il soprannome di Olimpo e la sua posizione, rispetto al consiglio e all'assemblea ateniese, era simile a quella di un primo ministro moderno. Egli cercò infatti di governare attuando le libertà democratiche, senza determinare il disgregamento dell'autorità statale. In politica estera si impegnò ad imporre l'egemonia di Atene sulle altre città-Stato greche e il predominio ellenico, sia politico sia economico, nel Mediterraneo orientale, a discapito dei Persiani. Parimenti egli promosse l'incremento degli scambi commerciali e lo sviluppo della produzione industriale e dell'attività bancaria, tanto che il tetradramma ateniese divenne una delle monete più pregiate nel Mediterraneo. L'attuazione della politica egemonica portò a scontri con Sparta e i Persiani, guerre che intaccarono le finanze dello Stato e crearono malcontento nella popolazione. Il favore di cui godeva Pericle andò così affievolendosi, i suoi oppositori iniziarono ad attaccarlo e all'interno del partito democratico fu accusato di cercare simpatie presso i conservatori e di aspirare alla tirannide. Nel 430 a.C. la situazione economica si aggravò con lo scoppio di una terribile pestilenza, cui seguì una crisi politica che portò alla destituzione di Pericle. Richiamato al potere l'anno seguente (429), egli fu però colpito dalla peste e morì pochi mesi dopo.

Pitagora

Filosofo greco (Samo 571/570 a.C. - Metaponto 497/496 a.C.). Scarse e frammentarie sono le notizie sulla vita e sul pensiero di questo grande filosofo greco del VI sec. a.C. Pare comunque che egli sia nato a Samo verso il 580-570 a.C. da Mnesarco, incisore. In età matura si trasferì nella Magna Grecia, a Crotone, dove fondò una setta filosofica-religiosa che divenne poi un importante partito politico. Il Governo della cerchia del filosofo ebbe carattere fortemente aristocratico e settario, tutt'altro che tollerante. La persona del maestro era considerata sacra e sovraumana e tutte le sue idee venivano accettate come verità indiscutibili, secondo il motto "autos efa" (in latino ipse dixit: l'ha detto lui). Pitagora fu per i seguaci il depositario della verità e perciò la sua parola era sacra. La vita dei membri della comunità era regolata da rigidi principi, in parte derivati da tabù di ordine religioso. I pitagorici osservavano, per esempio, la pratica di un prolungato silenzio e dell'esame di coscienza alla sera. Un'altra regola era quella che imponeva il silenzio sulle dottrine del maestro e infatti Pitagora stesso non scrisse mai libri, ma trasmise oralmente i propri insegnamenti. Per questo è difficile distinguere, all'interno del corpo delle dottrine filosofiche matematiche e religiose conosciute come pitagorismo, l'apporto personale di Pitagora e quello dei suoi seguaci. È certo comunque che egli professò la credenza nella reincarnazione e le prescrizioni e divieti ad essa connessi come il divieto di cibarsi di carne e di mangiar fave (secondo antiche supersitizioni vi si potevano nascondere le anime dei defunti). I pitagorici studiarono la struttura dei numeri e delle progressioni aritmetiche, individuando i numeri perfetti (cioè uguali alla somma dei loro divisori). In geometria piana il teorema attribuito a Pitagora afferma che il quadrato costruito sull'ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti.

ALTRI CENTRI

Argo

(20.000 ab.). Città della Grecia. Con Micene e Tirinto è il vertice di una delle zone di maggior interesse archeologico dell'Argolide. Tra il VI e V sec. a.C. fu sede di una scuola di scultura che annoverò tra i massimi esponenti Policleto. Una delle più antiche città del vecchio continente, fondata secondo la tradizione dall'egizio Danao (le sue figlie erano le mitiche Danaidi, che per aver sgozzato i rispettivi mariti vennero condannate a riempire in eterno una botte senza fondo) ed essendo poi appartenne a Perseo e ai suoi discendenti. I primi dati sicuri sulla sua esistenza risalgono al 2000 a.C. circa. Alleata ad Atene nelle guerre del Peloponneso, dopo le pesanti sconfitte presso Mantinea (418 e 362 a.C.) venne conquistata nel 212 a.C. da Pirro (che vi morì) e, successivamente, dai Romani, sotto i quali conobbe un nuovo sviluppo. Le incursioni gote del 267 e 395 sancirono il definitivo tracollo politico ed economico della città, che venne a lungo contesa da veneziani (1388-1540 e 1688-1715) e turchi. Questi ultimi la incendiarono durante le guerre d'indipendenza. Nel 1821 e nel 1829 vi si tennero, nel teatro, le sessioni dell'Assemblea nazionale greca. Tra i luoghi di maggiore interesse ricordiamo gli scavi archeologici, il kástro bizantino, svariate tombe micenee e l'Heráion, il tempio di Hera, a pochi chilometri dal centro cittadino.

Candia-Heraklion

(137.711 ab.). Città della Grecia, capoluogo della regione di Creta (8.336 kmq; 601.131 ab.) e importante porto d'esportazione dei prodotti vinicoli e ortofrutticoli dell'isola. Fu nel passato soggetta a vari domini: bizantino, arabo, veneziano e turco. Conobbe il massimo splendore nel periodo veneziano, di cui conserva alcuni monumenti e la cinta muraria; la struttura urbana risente in particolare dell'influsso ottomano. Notevole è il museo archeologico, primo nel mondo per l'arte minoico-cretese, che raccoglie materiale venuto alla luce durante gli scavi nelle città minoiche dell'isola (90 secondo la leggenda). A 5 km dalla città sono state ritrovate, alla fine del 1900, le rovine della città di Cnosso con i resti del labirintico palazzo di Minosse.

Corinto

(31.500 ab.). Città della Grecia, capoluogo della provincia di Corinzia (2.290 kmq; 154.624 ab.), situata nel Peloponneso all'imboccatura del canale (lungo 6.343 m, profondo 8 m e largo 23 m) che separa la penisola dal continente. La città antica, a circa 10 km dal canale, mostra i resti della colonia romana, fondata da Giulio Cesare nel 44 a.C., di cui sono ancora visibili l'agorà, i portici, le strade con botteghe, i piccoli templi, le basiliche. Più antichi sono il tempio di Apollo e la fontana di Pirene. Il golfo di Corinto è dominato dall'alto dalla fortezza di Acrorinto (600 m), che racchiude vestigia greche, franche, veneziane, turche ed è famosa per aver ospitato nell'antichità un tempio di Afrodite. La sua struttura venne più volte distrutta da una serie di terremoti, il più recente dei quali risalente al 1981.
Il tempio di Poseidone a Corinto

Delfi

(1.499 ab.). Città della Grecia. Il suo santuario è stato dichiarato dall'Unesco bene inalienabile dell'umanità. La mitologia racconta che Zeus stesso, desideroso di conoscere l'esatto punto centrale del mondo - allora immaginato piatto - avesse fatto spiccare il volo, dagli antipodi della terra, a due aquile; il luogo in cui si incrociarono, corrispondente al Parnaso, indicò per la divinità il centro del mondo, il punto esatto su cui sorse il santuario. Delfi fu sicuramente il più importante centro religioso dell'antichità, nessuna decisione importante, sia di carattere personale che di interesse generale, veniva presa senza consultare il dio profetico Apollo; questi parlava per bocca della sua sacerdotessa, la famosa Pizia, la quale, con una foglia di alloro in bocca e un ramoscello in mano, seduta sul sacro tripode, cadeva in estasi, quindi compiva movimenti ed emetteva suoni che i sacerdoti interpretavano seguendo i canoni della propria dottrina, traducendoli in forma comprensibile e mettendoli per iscritto in prosa o versi (esametri), indicando in tal modo a quale dio dovessero farsi sacrifici affinché un'impresa fosse coronata dal successo, cosa si sarebbe dovuto fare per superare determinati ostacoli, eventuali riti con cui espiare colpe, etc. Molte le leggende legate a Delfi. Le origini dell'oracolo di Delfi risalgono all'epoca stessa in cui gli dèi emergevano dal caos e la prima dea a possedere il suolo delfico fu la Terra; essa lo passò poi alla figlia Themis, la quale a sua volta lo cedette alla titanide Febe che successivamente lo offerse come dono di nascita ad Apollo, che da lei prese anche l'epiteto di Febo Apollo. Questo è quanto racconta Eschilo: secondo altre fonti, tra cui Diodoro, fu Coreta, un pastore del luogo, a scoprire le virtù profetiche di Delfi. Questi notò che le sue capre, avvicinandosi ad un particolare crepaccio del suolo andavano in eccitazione, quindi, per capirne il motivo, andò a guardare nel crepaccio e immediatamente iniziò a profetizzare. Su quello stesso crepaccio fu collocato il famoso tripode, dove da allora in poi si sarebbe seduta la profetessa Pizia, per assorbire meglio i vapori emessi ed essere più vicina al dio. Un inno omerico, invece, spiega la presenza a Delfi di una divinità insulare, adorata sotto le sembianze di un delfino e legata alla presenza sull'isola di Apollo, il quale, pochi giorni dopo la nascita sull'isola di Delo, giunse a Delfi per impadronirsi dell'oracolo, ma, ucciso Pitone, dalla forma di serpente, dovette scappare per volere dello stesso Zeus. Per ritornarvi, il dio apparve sotto forma di delfino (da qui l'appellativo delfico) a marinai di Cnosso, con i quali sbarcò nella Focide; preso possesso del santuario, nominò i Cretesi sacerdoti, assunse l'appellativo di Pitico in ricordo del precedente culto e si fece dedicare gli omonimi Giochi, da celebrarsi ogni otto anni. Per liberare l'oracolo dal controllo della città di Krissa (oggi Itéa) si formò attorno al 600 a.C. un'alleanza di stati ellenici, che alla fine della prima guerra sacra (600-590 a.C.) portò alla nascita dell'Anfizionia, confederazione di popoli deputata ad amministrare il santuario, e alla celebrazione dei Giochi ogni quattro anni. Il prestigio politico dell'oracolo, confermato dall'imponente sottoscrizione che segui la distruzione del tempio di Apollo (543 a.C.), si incrinò durante le guerre persiane (490-480 a.C.), quando i sacerdoti non si schierarono apertamente con i Greci. Nel 448-447 a.C. Delfi fu al centro della seconda guerra sacra, mentre nel IV sec. a.C. fu teatro della terza e della quarta, conclusasi nel 333 a.C. con la discesa di Filippo II e la sottomissione della Grecia alla Macedonia. Al dominio macedone successero (279 a.C.) quelli degli Etoli e (191 a.C.) dei Romani, sotto i quali l'oracolo andò perdendo anche l'importanza religiosa. Silla (86 a.C.) e Nerone lo spogliarono di parte dei tesori; Adriano, Erode Attico e gli imperatori Antonini ne favorirono la rinascita, finché Teodosio I non ne sancì la definitiva chiusura nel 381. Gli scavi, iniziati nella prima metà del XIX sec. e condotti in maniera sistematica dal 1860, vennero effettuati dalla Scuola archeologica francese di Atene. L'area archeologica si divide in due zone principali, al centro delle quali si trova la fonte Castalia, ritenuta sacra dagli antichi greci. La zona posta più in basso comprende i resti di un ginnasio con palestra e bagni, oltre al santuario di Atena Pronaia. La zona più alta comprende molti monumenti votivi e una lunga serie di Tesori, oltre al Bouleuterion (Parlamento), la colonna ionica che sorreggeva la sfinge dei Nassi, e la "roccia della Sibilla" con la tomba del serpente Pitone. Poco più in là sono il tempio di Apollo, l'antico teatro e lo stadio dove si svolgevano i celebri giochi pitici.

Eleusi

(22.793 ab.). Posta a circa 20 chilometri da Atene, è un'importante centro industriale. La città, patria di Eschilo, è famosa per il suo sito archeologico del quale fa parte il santuario di Demetra e Kore, ove anticamente venivano celebrati i cosiddetti Misteri Eleusini. L'origine del suo nome è da ricercare probabilmente nella parola éleusis, in greco "venuta", facendo riferimento alla venuta di Demetra a Eleusi sotto sembianze mortali dopo il rapimento della figlia Kore, anche se esiste un'altra ipotesi che vuole il nome di Eleusi legato a quello di un eroe locale di non chiara paternità. Favorita dalla posizione strategica lungo la strada tra Attica e Peloponneso e dalla fertilità della piana circostante, l'acropoli di Eleusi iniziò a essere abitata nell'Elladico Antico (III millennio a.C.). Inizialmente indipendente, nel VII sec.a.C. si alleò con Atene entrando a far parte dello stato Attico. Fu un importante centro religioso fino al 381 d.C., quando Teodosio ordinò la chiusura del santuario; in seguito fu distrutta dai barbari e venne abbandonata dalla popolazione nel 396 d.C. L'antico centro era situato tra il mare e la base di un colle ed era cinto di mura. Il santuario di Demetra e Kore si erge ai piedi dell'acropoli ed è preceduto dai grandi propilei: fu oggetto di diversi restauri e ampliamenti da parte di Pisistrato, Cimone e Pericle, il quale ne diede la versione definitiva, a pianta quadrata, e vi fece aggiungere il grande salone,il telesterion ove aveva luogo la cerimonia di iniziazione necessaria per la partecipazione ai misteri, progettato da Ictino. Successivamente furono aggiunti il portico dorico e, in epoca romana, i piccoli propilei, da cui iniziava la "via sacra" lungo cui si trova il Plutonion e una grotta che rappresentava l'ingresso dell'Ade.

Epidauro

Città della Grecia antica. Città-Stato, sita nella baia di Metana, fu sede del tempio dedicato al dio Asclepio distrutto dai Romani alla metà del II secolo a.C. Prospero centro commerciale fin dal IV secolo a.C., perse gradatemente d'importanza. La sua fama resta però legata al mito di Asclepio. Nato da Apollo e da una principessa beota, Korónis (che morì poco dopo la sua nascita) venne nutrito da una capra ed educato dal centauro Chirone, rivelando ben presto facoltà curative tanto straordinarie da attirare l'invidia di Zeus, che, spinto da Ade, lo folgorò. Le sue spoglie vennero sepolte ad Epidauro che divenne ben presto luogo sacro, venerato dai suoi successori, primo fra tutti Ippocrate. Nel V sec. a.C. il santuario eretto sull'isola divenne sede di giochi e nel secolo successivo iniziò la costruzione di importanti edifici attorno al luogo sacro che tale rimase anche per i Romani fino al sopraggiungere del Cristianesimo. Nel teatro, ancora oggi praticabile, cantò, tra gli altri, Maria Callas.

Micene

Anctica città della Grecia. Posta su una collina (278 m slm), stretta e protetta da due cime elevate e scoscese (il Sara e il Prophitis Ilias), l'antico centro di Micene fu, secondo tradizione, fondato da Perseo figlio di Zeus e di Danae. Successore di Perseo fu Atreo figlio di Pelope e di Ippodamia: il suo odio verso il fratello Tieste lo portò a offrirgli in un banchetto i suoi figli, attirando così su di lui e su tutti i discendenti la maledizione degli déi e di Tieste stesso. Ma un'altra leggenda mitologica alberga tra le mura della città, quella di Agamennone, ucciso dalla moglie Clitennestra e dal di lei amante Egisto, a loro volta uccisi dal figlio di Agamennone Oreste. Dal punto di vista prettamente storico, la città venne fondata intorno all'Elladico Antico (fine IV-inizi III millennio a.C.), dai Pelasgi, poi sottomessi dai Danaidi provenienti dall'Egitto. Omero chiamò gli abitanti della città Achei, i quali, nel 1400 a.C., conquistano il centro della civiltà minoica, Cnosso. Nel 1200 a.C., guidati da Agamennone della dinastia degli Atridi, combatterono nella guerra di Troia. La supremazia della città ebbe presto fine, a causa delle rivalità tra le varie città stato, aggravata, nel tardo XII secolo a.C., dall'invasione di un'altra popolazione, i Dori, provenienti dal nord. Durante le guerre persiane Micene inviò un contingente di 80 uomini alla battaglia delle Termopoli e insieme a quelli di Tirinto 400 uomini a Platea. Fu per questo onorata dalla scrittura del suo nome sul tripode dedicato a Delfi dalle città che avevano partecipato alla battaglia. Gli Argivi non tollerarono tale distinzione onorifica e nel 468 a.C. conquistarono l'acropoli, distruggendone le mura, Micene non riconquistò più il suo originario splendore e mai più fu ricostruita. Tra le rovine della città, le più importanti sono le grandiose fortificazioni (che raggiungono i 6-8 m di spessore), in cui si apre la monumentale Porta dei Leoni, il Circolo Funerario A, con 6 tombe reali ricche di oggetti funerari , il Palazzo Reale, la tomba di Agamennone, la tomba di Clitennestra e la tomba di Egisto, queste ultime portate alla luce nel 1876 e nel 1878 da Heinrich Schliemann.

Náuplia

(11.435 ab.) Città della Grecia. Posta sul golfo d'Argolide, ai piedi di uno sperone roccioso dominato da una cittadella veneziana, Náuplia, secondo la leggenda, venne fondata da Nauplio, figlio di Poseidone e della danaide Amimone. Poco importante in epoca antica perché troppo influenzata da città quali Micene, Argo, Tirinto, fu particolamente importante dal punto di vista strategico in epoca medievale, quando venne contesa tra Bizantini, Franchi (1210-1377), Veneziani (1388-1540) e Turchi (1540-1686). Riconquistata da Francesco Morosini, divenne capitale di un dipartimento veneziano comprendente Argo, Corinto e Tripoli e conobbe un periodo di intensa attività economica. Nel 1715, dopo un lungo assedio, passò nuovamente nelle mani dei Turchi, da cui venne liberata nel 1822. Per il suo valore (la città non si rassegnò mai alla dominazione turca) venne designata quale prima capitale della Grecia moderna (1829). Dal punto di vista artistico, Náuplia risente fortemente del suo passato, soprattutto di quello veneziano, anche se non mancano numerose tracce della permanenza turca in città.

Olimpia

(1.742 ab.) Città della Grecia. Posta dall'Unesco tra i beni inalienabili dell'umanità, fu, fin dai tempi più antichi, sede di culto di divinità ctonie simili a quelle oggetto di culto a Delfi. I primi colonizzatori giunsero nella prima metà del II millennio a.C., ma la consacrazione del luogo a Zeus avvenne a seguito dell'invasione dei Dori, che dal nord portarono la nuova divinità. Il mito vuole che Zeus - aiutato dai fratelli - si ribellasse al padre Cronos, dedito alla pratica di mangiare i propri figli per evitare che questi potessero spodestarlo. I fratelli di Zeus, arrivati a Olimpia da Creta, gareggiarono nella corsa e da quest'episodio venne istituita la pratica dei giochi olimpici. L'amministrazione del santuario - e dei giochi che dal 776 a.C. ebbero cadenza quadriennale - fu riservata dapprima una città della confederazione di 16 abitati dell'Élide, poi (471 a.C.) a quella di Olimpia, sotto il cui controllo restarono fino in epoca romana. Lo sviluppo del santuario prese avvio attorno al 600 a.C., quando sopra un più antico luogo di culto fu elevato l'Heráion, mentre gli edifici amministrativi (pritanéion e bouleutérion) furono edificati a partire dalla fine del VI sec. a.C. Dal IV sec. vennero costruiti gli edifici maggiori, compreso il tempio di Zeus. La decadenza del santuario, punto di incontro di tutte le città della Grecia, cominciò con la distruzione di Corinto nel 146 a.C. Nonostante fortune alterne, la fama e l'importanza di Olimpia si mantennero fino al 393, quando Teodosio I vietò i giochi pagani. Di più fece Teodosio II che ordinò la distruzione dei templi (426).
Olimpia: le prime Olimpiadi dell’antichità

Olimpia: le prime Olimpiadi dell’antichità (english version)

Sparta

(15.600 ab.) Città della Grecia. Sorge nel Peloponneso meridionale, sul fiume Eurota, capoluogo del nomo di Laconia. Anticamente si espandeva su sei colli interamente cinti da mura di età ellenistica, ripetutamente abbattute e ricostruite. Venne fondata dai Dori nel 1200 a.C. circa, divenendo ben presto una città potente dal punto di vista militare, retta da un sistema di leggi stipulate da Licurgo. La società spartana era formata da tre classi sociali: Spartiati, Perieci e Iloti. Gli Spartiati o Omoioi (uguali), discendenti dei conquistatori, avevano pieni diritti politici e civili; il territorio cittadino era diviso in lotti e assegnato agli Spartiati che non potevano ne venderlo ne dividerlo. I Perieci erano gli abitanti della periferia, una classe di uomini liberi che si era arresa agli invasori: priva di potere politico era dedita alle attività commerciali e artigianali. Gli Iloti erano i discendenti delle popolazioni originarie del Peloponneso: privi di ogni diritto politico, erano vincolati alle terre che lavoravano per conto degli Spartani. Competenze religiose, militari e giuridiche erano tenute dai due re che venivano eletti tra gli Spartiati. Gli Spartiati avevano dunque una posizione dominante, di privilegio, all'interno della società spartana: di fatto erano gli unici a poter partecipare all'Apella, assemblea con potere deliberativo e legislativo. Nel 550 a.C. Sparta aveva ormai conquistato gran parte del Peloponneso ed era diventata la più grande potenza del mondo ellenico. Successivamente diede vita alla lega del Peloponneso che divenne molto presto un forte strumento per il suo predominio e nella quale fece entrare i popoli vinti. Dopo lunghi anni di guerre e di vittorie, Sparta perse definitivamente la sua egemonia dopo la sconfitta subita per opera dei Tebani a Mantinea nel 362 d.C.; successivamente fu annessa allo Stato Romano e, nel 1469, occupata dai Turchi per poi tornare definitivamente alla Grecia nel 1828. Quasi nulla è rimasto del passato di Sparta che si presenta oggi una città tranquilla, elegante e moderna dopo la ricostruzione voluta da re Ottone I nel 1834 quasi a ricordare i fasti dell'antica cittadina, che era stata distrutta da Alarico nel 396 e soppiantata nel sec. XIII della nascente Mistrá.

Tirinto

Antica città greca del Peloponneso, sita in Argolide. Patria di Eracle, la leggenda la vuole fondata da Proteo, fratello di Acrisio re di Argo, che la eresse grazie all'aiuto dei Ciclopi. Tirinto fu spesso sottomessa ad Argo, fu definitivamente distrutta da Argo nella prima metà del V secolo a.C. e venne quindi abbandonata. Abitata già dal III millennio a.C.; Tirinto raggiunse il massimo splendore in epoca micenea (1400-1200 a.C.), quando fu uno dei centri maggiori di commercio con Creta. Di Tirinto rimangono le mura, di circa 7,5 m dispessore, costruite con massi giganteschi intorno al 1400 a.C., e le rovine del palazzo, situato nella parte meridionale dell'acropoli, costruito nel XIV-XIII secolo a.C. Il palazzo di Tirinto, simile a quello di Cnosso, fu ritrovato dal grande archeologo Heinrich Schliemann (coadiuvato da Wilhelm Dorpfeld) durante gli scavi del 1884-85.
 

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