PRESENTAZIONE
La penisola della
Grecia occupa l'estremità meridionale della regione balcanica. Confina a
Nord con la Macedonia e la Bulgaria e a Nord-Est con la Turchia; è
bagnata a Est dal Mar Egeo, a Sud dal Mediterraneo e ad Ovest dal Mar Ionio;
confina infine a Nord-Ovest con l'Albania. L'estensione complessiva è di
131.957 kmq (compresi 1.243 kmq di acque interne); la popolazione è di
11.041.000 abitanti, distribuiti in modo diseguale a seconda delle varie zone.
La densità media è di 84 abitanti per kmq, ma circa
metà del totale della popolazione vive nella capitale o in prossimità del mare.
Quasi spopolate sono invece le zone montane o alcune isole dell'Egeo. Il gruppo
etnico fondamentale è quello greco, con minoranze di Albanesi, Bulgari,
Turchi, Macedoni, Armeni e Rumeni. Lingua nazionale è il greco moderno,
scritto con gli stessi caratteri di quello antico, ma differente nella
pronuncia. La maggioranza della popolazione professa la religione
greco-ortodossa; le minoranze sono costituite da musulmani, cattolici e
protestanti. La Grecia è, in base alla Costituzione del 1975, una
Repubblica parlamentare: il potere legislativo spetta al Parlamento, composto da
300 deputati eletti a suffragio universale diretto per quattro anni. Il
Parlamento è unicamerale ed elegge ogni cinque anni il presidente della
Repubblica. Il potere esecutivo spetta al Governo, responsabile di fronte al
Parlamento. Dal 1° gennaio 2002 l'unità monetaria è
l'euro. La capitale è Atene (745.514 ab.; agglomerato urbano
3.761.810 ab.).
IL TERRITORIO
La superficie della Grecia è
prevalentemente montuosa (80%), anche nelle isole. L'andamento dei
rilievi determina la complessità del paesaggio, composto da numerose
valli, aride e pietrose, solcate da corsi d'acqua in parte sotterranei. Due le
catene principali: il Pindo, che si estende da Nord-Ovest a
Sud-Est, raggiungendo un'altitudine massima di oltre 2.500 m, e il Ròdope,
a Nord, al confine con la Bulgaria, con un'altezza massima di 1.890 m. Per il resto
non si hanno vere e proprie catene ma massicci isolati: l'Olimpo (la cima più
elevata raggiunge i 2.918 m circa, rappresentando così la massima vetta della Grecia),
l'Ossa, il Parnaso e il Taigeto. Meno di un quinto del territorio è occupato da
pianure, concentrate nella parte orientale, tra Tebe e Livadia e vicino a
Larissa, e in quella nord-orientale, tra Salonicco e Katerini. Fra i fiumi,
brevi e per lo più a carattere torrentizio, il più lungo è
l'Aliákmôn (297 km), che sgorga a Nord ai confini con l'Albania e
sfocia nella parte settentrionale del golfo di Salonicco. Dal gruppo del Pindo
nasce il Peneo (205 km), che attraversa una valle stretta e verdeggiante tra
l'Olimpo e l'Ossa e sfocia nell'Egeo. Di percorso inferiore sono l'Euro, che
segna il confine con la Turchia, il Nesto, che nasce in Bulgaria con il nome
Mesta e attraversa la Grecia per 130 km, e l'Axios, che ha origine in Macedonia
con il nome Vardar e attraversa la pianura di Salonicco. Numerosi, ma non molto
estesi, sono i laghi, tra i quali i maggiori sono quello di Triconide (96,5 kmq),
nella parte centro-occidentale del Paese, il Piccolo Prespa, compreso tra Grecia
e Albania, e il Megali Prespa, tra Grecia, Albania e Macedonia. Il
territorio è quasi tutto peninsulare, tanto da poter dividere la penisola
principale in tre: la Penisola Greca propriamente detta, il Peloponneso, ad essa
collegato mediante l'Istmo di Corinto (tagliato da un canale artificiale) e a
sua volta suddiviso in penisole minori, e la Calcidica, che si protende nel mare
con tre penisolette lunghe e strette come dita di una mano. Le coste hanno uno
sviluppo di oltre 15.000 km complessivi, e sono quasi ovunque alte, rocciose e
frastagliate, ricche di insenature e di
promontori. I golfi principali sono quelli di Arta, Patrasso e Arcadia sul Mar Ionio, e di
Orfáni, Salonicco, Volo, Saronico, Nauplia, Laconia e Messenia sul Mar
Egeo (da Nord a Sud). Tra le isole si distinguono: il gruppo occidentale delle
Isole Ionie con Cefalonia (la più estesa, con i suoi 904 kmq), Corfú,
Leucade, Zante e Itaca; Creta, l'isola principale del Paese (8.336 kmq);
più a Nord, intorno all'isoletta di Delo, le Cicladi, tra le quali
Miconos, Nasso, Santorini, Paro. Seconda isola per grandezza è Eubea
(4.167 kmq), di fronte all'Attica, a Nord della quale si trovano le Sporadi
settentrionali, con Scopelo e Sciro. Nell'Egeo settentrionale troviamo Taso e
vicino alla costa turca Samotracia; poco a Sud dell'imboccatura dello Stretto
dei Dardanelli, Lésbo, terza isola greca per estensione (2.154 kmq), Chio
e le Sporadi meridionali, la più importante delle quali è Samo. In
prossimità dell'Asia Minore si trova il gruppo del Dodecaneso,
comprendente 12 isole, la maggiore delle quali
è Rodi. Il clima è di tipo mediterraneo, fatta eccezione per le
zone montuose dell'interno, dove le temperature in inverno sono molto rigide e
le precipitazioni nevose abbondanti. Rispetto alla costa egea è
più mite quella ionica, dove si hanno inverni tiepidi ed estati meno
torride.
Cartina della Grecia
Il porto dell'isola di Calimno, nel Dodecanneso (Grecia)
Monastero della Grande Meteora, nei pressi di Kalambaka (Grecia)
L'ECONOMIA
La Grecia è uno degli Stati europei
meno avanzati, a causa di un processo troppo lento di sviluppo dell'industria
e di ammodernamento dell'agricoltura e di uno sfruttamento non razionale delle
risorse produttive. Anni di disoccupazione, emigrazione, relazioni poco proficue con
l'estero e dipendenza dalle economie straniere sono le dirette conseguenze di
questi fattori. Paese tradizionalmente agricolo, ha come prodotti principali
quelli tipicamente mediterranei. L'ulivo caratterizza quasi ovunque il
paesaggio, in particolare nelle zone costiere: la Grecia è al terzo posto
dopo Italia e Spagna nella produzione di olio d'oliva. Dalla vite, presente
anche a quote molto elevate (1.300 m), si ricavano vini e uva secca, di cui la
Grecia è il maggior produttore del mondo. Di notevole importanza è
la coltura della frutta: fichi, agrumi, carrube, mandorle; diffuse sono anche le
piante oleaginose: arachidi, sesamo e girasole. Tra i cereali: frumento, mais e
riso. Altre colture: il gelso per l'allevamento del baco da seta, la
barbabietola da zucchero, il tabacco (di cui la Grecia è uno dei maggiori
produttori europei). Grande importanza ha l'allevamento di ovini e caprini.
L'industria legata all'agricoltura e all'allevamento è fiorente nel
settore alimentare: oleifici, tabacchifici, zuccherifici. Poco sviluppati sono
invece gli altri settori, escluso quello tessile, con concentrazione delle
industrie soprattutto nelle zone del Pireo e di Salonicco (cantieri navali,
raffinerie di petrolio, industrie chimiche, della gomma e del cemento). Importante
la produzione di energia termoelettrica, legata alla massiccia presenza di lignite nel
sottosuolo. Scarse sono le risorse minerarie ed energetiche. La pesca, esercitata in forma
artigianale, riguarda non solo il pesce, ma soprattutto la raccolta delle spugne
nelle acque del Mar Egeo. Il turismo resta una delle risorse maggiori. Nel
commercio estero prevalgono le importazioni
rispetto alle esportazioni. La Grecia importa essenzialmente macchine e mezzi di trasporto,
materie prime, elettrodomestici, petrolio, prodotti chimici e alimentari;
vengono esportati invece frutta fresca e secca, tabacco, minerali metallici e cotone.
Data la morfologia del Paese, poco sviluppate sono le reti stradali e
ferroviarie. Le comunicazioni interne sono garantite dalle linee di autobus,
quelle con le isole tramite linee marittime o aeree. I più importanti
porti commerciali e turistici sono quelli di Pireo, Salonicco, Patrasso e
Volo. Grande sforzo logistico ed economico è stato compiuto nella città
di Atene in preparazione delle Olimpiadi del 2004.
CENNI STORICI
Tra il V e il III millennio a.C., la
penisola balcanica fu abitata da popolazioni marittime provenienti
dall'Asia, anche se alcuni ritrovamenti archeologici del Neolitico
testimoniano la presenza di uomini in Tessaglia, Grecia centrale e a Creta. A
partire dal secondo millennio a.C., un popolo guerriero d'origine
indoeuropea, gli Achei, cominciò a estendere il proprio dominio sulla
penisola. Fondatori di Micene, Tirinto e Argo, gli Achei conquistarono Atene, la
parte orientale del Peloponneso, invasero Creta e saccheggiarono Troia. La loro
economia era fondata sull'agricoltura e sull'allevamento. Verso la
metà del II millennio a.C. raggiunse il suo apice la cultura micenea, in
seguito decaduta per un lungo periodo (il cosiddetto Medioevo ellenico), fino all'VIII sec.
a.C., quando vennero colonizzati l'Occidente (Sicilia, Italia meridionale e
Mediterraneo occidentale) e il Mar Nero. Si affermava intanto la pólis
(città Stato) come organismo politico e culturale autonomo, subendo nel
tempo diverse trasformazioni del suo assetto istituzionale. Tali città
erano governate da un re, coadiuvato da un consiglio di anziani, entrambi
appartenenti all'aristocrazia militare. Nell'VIII secolo a.C., la
maggior parte delle città-Stato entrò in crisi, sia a causa della
decadenza del potere dei monarchi (che furono progressivamente sostituiti da
magistrati scelti tra la nobiltà), sia per la scarsità di terre
fertili e la contemporanea crescita demografica, generando grandi tensioni
sociali. La crisi diede impulso ai Greci per la colonizzazione del Mediterraneo,
sviluppando il commercio e portando alla diffusione del greco come lingua
commerciale: intorno all'anno 760 a.C., i Greci fondarono delle colonie
nel Sud dell'Italia, nel golfo di Napoli e in Sicilia, anche se,
ostacolati da Fenici ed Etruschi, essi non riuscirono mai a dominare
l'intera Sicilia o il meridione d'Italia, la cosiddetta "Magna
Grecia"; tuttavia la loro influenza culturale segnò profondamente
l'evoluzione successiva delle popolazioni della penisola italica. A
partire dalla colonizzazione, la struttura sociale e politica delle pólis
si trasformò: i commercianti, arricchiti dall'espansione marittima,
si mostrarono poco disposti a lasciare il governo nelle mani della
nobiltà e, con i contadini, fecero pressioni per partecipare alla cosa
pubblica e poter prendere decisioni. Atene, una delle città più
prospere della penisola, iniziò allora un processo di trasformazioni
politiche che condusse, tra il VII e il VI sec. a.C., a una progressiva
democratizzazione delle sue strutture governative. Contemporaneamente Sparta,
l'altra grande pólis della regione, ebbe uno sviluppo nettamente
diverso, con il consolidamento di uno Stato oligarchico, dotato di una ferrea
struttura sociale e politica. La società spartana fu completamente
militarizzata a causa dell'importanza dell'esercito, fattore
determinante per l'espansione e l'annessione dei territori
limitrofi. Nell'anno 540 a.C. i Persiani iniziarono ad avanzare in Asia
Minore e conquistarono alcune città greche. La ribellione di queste
città, sostenute prima da Atene e poi da Sparta, diede luogo a una serie di
guerre, conosciute come le Guerre persiane, che culminarono nella sconfitta
della Persia verso il 499 a.C. Con le Guerre persiane era stata raggiunta una sorta di
unità nazionale rotta subito dopo, quando le due città più
potenti, Atene e Sparta, entrarono in conflitto per l'egemonia. Nell'anno 446 a.C.
l'arconte (governatore) ateniese Pericle concertò con Sparta la
Pace dei Trent'anni, secondo la quale si stabilirono le due zone di influenza
di ciascuna città, la Lega ateniese e quella del Peloponneso. Durante il
Governo di Pericle, nel V secolo a.C., Atene si convertì nel centro
commerciale, politico e culturale della regione. Il dominio sul commercio
marittimo e la conseguente prosperità permisero a Pericle di promuovere
nuove riforme di carattere democratico. In quest'epoca i Greci raggiunsero un
considerevole sviluppo scientifico: molte delle loro conoscenze in campo medico
e astronomico, assolutamente innovative, sono state col tempo superate, tuttavia
gli apporti dati alla geometria e alla matematica sono a tutt'oggi indispensabili
per la maggior parte delle scienze moderne. Nella seconda metà del V secolo a.C.
continuarono gli scontri tra Sparta e Atene per il controllo della regione. Atene,
raggiunto con Pericle (460-429) il proprio apogeo, perse il potere dopo la guerra del
Peloponneso (431-404), e fu sostituita da Sparta. A questa seguì Tebe
(371-362) fino alla supremazia macedone con Filippo II (359-336 a.C.) e
Alessandro Magno (336-323 a.C.), sotto il cui Impero vennero costituiti i grandi
Stati nazionali ellenistici. Alessandro conquistò nuovi territori ed
estese l'influenza ellenica al Nord dell'Africa e della penisola
arabica, passando dalla Mesopotamia e giungendo sino in India, contribuendo
conseguentemente alla diffusone della cultura greca in Oriente. Durante gli anni
della conquista vennero fondate diverse città commerciali e Alessandro
Magno promosse la fusione della cultura greca con quella dei popoli conquistati,
dando origine al periodo conosciuto con il nome di Ellenismo. Alla morte di
Alessandro Magno, l'Impero macedone crollò, mentre successive
guerre e ribellioni continuarono ad agitare la penisola. La decadenza greca,
provocata dalle dispute interne, e di conseguenza le devastazioni e
l'impoverimento, facilitarono l'avanzata dei Romani. Dopo varie
guerre di conquista - quelle macedoni si prolungarono dal 215 al 168 a.C. - i
Romani stabilirono il proprio dominio sulla Grecia verso l'anno 146 a.C.
Sotto l'Impero romano la Grecia conobbe il Cristianesimo (III sec.) e
subì varie invasioni. La regione costituì parte dell'Impero
romano d'Oriente (395 d.C.), il cui dominio terminò nel 1204 con la
formazione dell'Impero latino d'Oriente che divise la regione in
piccoli Stati feudali, assegnati a Greci e Franchi. Molti porti caddero nelle
mani dei Veneziani e dei Genovesi, mentre, con la caduta dell'Impero bizantino
(1453, caduta di Costantinopoli), la Grecia fu conquistata dai Turchi (1460),
che la divisero in sei province soggette a pesanti tributi. La dominazione fu
mantenuta per 400 anni, nonostante le ribellioni interne e i tentativi esterni
di cacciare i Turchi, condotti principalmente da Venezia, ansiosa di assicurarsi
un territorio strategico per il commercio con l'Oriente. Solo nel 1718, la
Pace di Passarowitz consacrò l'integrazione della Grecia
nell'Impero ottomano. Nel 1821 una sollevazione greca riuscì a
liberare Tripolitza, dove un'assemblea nazionale emanò una
Costituzione e dichiarò l'indipendenza. Il tentativo fu represso
nel sangue dai Turchi che, grazie all'Egitto, nel 1825 recuperarono il
dominio della città. Desiderose di allontanare i Turchi dalle proprie
frontiere, Russia, Francia e Gran Bretagna firmarono nel 1827 il Trattato di
Londra che esigeva l'autonomia della Grecia, battendo poi la flotta
turco-egiziana che lo aveva rifiutato. Dopo la Battaglia di Navarino (20 ottobre
1827), momento dell'annientamento della flotta turco-egiziana, e la
successiva Pace di Adrianopoli (14 settembre 1829), il Protocollo di Londra (3
febbraio 1830) dichiarò la totale indipendenza della Grecia, che dovette
però cedere il territorio della Tessaglia, e l'istituzione del
Regno di Grecia. Dopo Ottone di Baviera (1831-62), favorevole alla Russia, e
Giorgio I (1864-1913), sostenuto dagli Inglesi, la Grecia partecipò alle
guerre balcaniche (1912-13), acquistando l'Epiro meridionale, la Macedonia e
Creta. Il colpo di Stato capeggiato dal generale Eleutherios Vinizélos
nel 1910 sfociò nella firma di una Costituzione (1911) che istituì
una Monarchia parlamentare. Nel primo conflitto mondiale, la Grecia si
affiancò alle potenze dell'Intesa, ottenendo, dopo lo smembramento
dell'Impero ottomano, la penisola di Gallipoli, la Tracia, e Smirne
(Trattati di Neuilly, 1919, e Sèvres, 1920). Deposto il re filotedesco
Costantino I (1917), la Grecia ottenne la Tracia occidentale, sottratta alla
Bulgaria, e il mandato sulle comunità greche dell'Asia Minore.
Contrattaccata dai Turchi, perse però tutti i suoi possessi in Anatolia
(Trattato di Losanna, 1923). La Monarchia fu travolta e venne dichiarata la
Repubblica (1924); seguì quindi un periodo di crisi che condusse alla
restaurazione della Monarchia (Giorgio II, 1935) e alla dittatura di
Ioànnis Metaxás (1936-41). Durante la seconda guerra mondiale, la
Grecia fu occupata dagli Italiani e dai Tedeschi; cacciati i nazisti (autunno
1944), una parte del Paese rimase nelle mani della guerriglia comunista, diretta
dal generale Markos Vifiades. Sconfitta quest'ultima nel 1949, dopo una
quadriennale guerra civile, la Grecia entrò quello stesso anno nel
Consiglio d'Europa e nel 1951 nella NATO. Dopo i Governi Papagos (1952-55)
e Karamanlis (1955-63), nel 1963 si giunse alla vittoria del Centro democratico
di Georgios Papandreu. Questi fu avversato dal nuovo re Costantino II: ne nacque
una crisi che sfociò nel 1967 nella cosiddetta dittatura dei colonnelli
(Papadopulos, Pattakos e Makarezos); entrò in vigore la legge marziale,
la Costituzione fu sospesa e fu avviata una dura repressione contro i movimenti
democratici. Il leader socialista Georgios Papandreu fu condannato a nove anni
di prigione, mentre, in dicembre, il re cercò senza successo di
rovesciare la giunta militare, recandosi quindi in esilio a Roma. I militari
nominarono presidente il generale Zoitakis e primo ministro Georgios
Papadopulos. Quello che fu definito il regime dei "colonnelli", tentò di
mascherare il proprio carattere autoritario mediante la creazione (1968) di un
Parlamento unicamerale. Tra il 1973 e il 1974 il Governo militare fu colpito da
un logorio molto rapido: in novembre represse le manifestazioni studentesche nel
politecnico di Atene, mentre nel luglio 1974 promosse un colpo di Stato nella
vicina Cipro. L'invasione dell'esercito turco nell'isola e il
prospettarsi di un conflitto con la Turchia, indussero i colonnelli ad
abbandonare l'impresa, determinando la fine del regime. Venne quindi
incaricato Konstantinos Karamanlis di formare un Governo rappresentativo delle forze
conservatrici e moderate; nel 1975 un referendum costituzionale confermò la Repubblica,
già instaurata nel 1973 dai colonnelli. Da allora il Paese venne guidato
da Governi di centro-destra sino alle elezioni parlamentari del 1981, quando il
PASOK (Movimento socialista panellenico) di Andreas Papandreu (figlio di
Georgios) ottenne un'ampia vittoria, appoggiando inoltre l'ingresso
della Grecia nella Comunità economica europea. Intanto, nel 1980,
Karamanlis era diventato presidente del Paese, carica che avrebbe mantenuto fino al
1985, quando si dimise in segno di protesta nei confronti del Governo che aveva
ridotto notevolmente i poteri presidenziali. Nelle elezioni del
1984 i socialisti trionfarono nuovamente, tuttavia i successivi piani di
austerità e i blocchi salariali generarono nuove proteste e scioperi
sindacali. Nel dicembre del 1988 venne alla luce lo scandalo della truffa del
Banco di Creta, nella quale erano implicati vari membri del Governo, provocando
la successiva crisi ministeriale. Nel giugno dell'anno seguente il Partito
greco di sinistra e il Partito comunista crearono la Coalizione di sinistra
(Synaspismos) e nelle elezioni dello stesso anno il Movimento socialista perse la
maggioranza e il partito conservatore Nuova democrazia (ND) divenne il partito
più votato. Senza la necessaria maggioranza parlamentare e senza un
accordo per la formazione del Governo, la presidenza restò nelle mani del
leader del Synaspismos, il comunista Charilaos Florakis, il quale formò
un Governo di transizione con la ND, con il proposito di investigare circa gli
scandali finanziari. Dopo il trionfo di Karamanlis nelle
elezioni presidenziali dell'aprile 1990 (sarebbe rimasto in carica fino al 1995,
tre anni prima della sua morte), fu formato un nuovo Governo
condotto dal conservatore Constantinos Mitsotakis che, nel 1991, diede il via a
una politica di riduzione della spesa pubblica, di liberalizzazione dei prezzi e
di privatizzazioni. Le elezioni del 1993 riportarono il Partito socialista di
Papandreu al Governo; malato e sempre più criticato, Papandreu
rinunciò alla carica nel gennaio del 1996, morendo pochi mesi dopo aver
abbandonato il potere. La tendenza favorevole alla sinistra venne confermata nel
1996 con il successo elettorale di Costas Simitis. Nel 1998 la Grecia
aderì allo SME (Sistema monetario europeo), ma non riuscì a
entrare nel primo gruppo dei Paesi aderenti all'Unione economica e monetaria
europea. Nelle elezioni legislative dell'aprile 2000 Simitis venne
riconfermato nella carica e il PASOK ottenne la maggioranza assoluta in
Parlamento, consentendo a Simitis di proseguire la propria politica
filoeuropeista e di riavvicinamento alla Turchia. Per rispondere a questa
tendenza, il 19 giugno 2000 il Consiglio europeo approvò l'adesione
della Grecia alla moneta unica a partire dal 1° gennaio 2001 e il 1°
gennaio 2002 l'euro divenne divisa ufficiale del Paese. Nel 2002 si
assistette a un ammorbidimento dei rapporti tra Grecia e Turchia con la firma di
un accordo bilaterale per la costruzione di un gasdotto attraverso il quale la
Turchia avrebbe fornito gas al Paese ellenico. Nel marzo 2004 si svolsero le
elezioni generali, vinte dall'ND di Costas Karamanlis (nipote dell'ex presidente),
che sosituì il PASOK quale partito di maggioranza. Il 2004 fu un anno importante
per la Grecia, in ambito sportivo: in giugno la squadra nazionale vinse i Campionati
europei di calcio e dal 13 al 28 agosto il Paese ospitò le Olimpiadi. Nell'aprile
2005 la Grecia ratificò la Costituzione europea. L'obiettivo principale del Governo
di centro-destra fu di abbassare il livello del debito statale entro il 2006. Il
superamento dei parametri di Maastricht, infatti, pose il Paese sotto stretto controllo
della Commissione europea, costringendo l'Esecutivo ad aumentare la tassazione.
GRECIA, CULLA DELLA CULTURA OCCIDENTALE
I molti termini presenti nel vocabolario italiano - ma non solo in quello - derivanti
direttamente dalla lingua greca sono i più vivaci testimoni della grandissima importanza
ricoperta dalla cultura greca nel mondo occidentale. La culla della cultura ellenica è da
ricercare tra le mura di Creta, il cui primato culturale resiste alle scoperte, peraltro
aumentate negli ultimi decenni, di insediamenti neolitici anche sul continente. Dopo una
sostanziale comunanza con la cultura del Mediterraneo orientale, a partire dal 2700 a.C.
è possibile ritrovare una cultura più propriamente cretese (o minoica), con la migrazione di popolazioni
dall'Anatolia che diedero inizio all'età del Bronzo; gli scavi riuscirono a determinare per
l'età minoica ben tre fasi cronologiche (Minoico Antico fra il 2700 e il 2000 a.C., il Minoico
Medio tra il 2000 e il 1580 a.C. e il Minoico Recente fra il 1580 e il 1100 a.C.), nonostante
le continue nuove teorie di datazione. A testimonianza dell'accresciuto ruolo dell'isola nei
commerci tra il 2000 e il 1400 a.C. sono i palazzi di Cnosso, Festo, Mália e
Zákros realizzati in modo da creare, attorno a una corte centrale, una serie di
ambienti adattati ad esigenze private, commerciali, religiose e ludiche;
le stanze erano decorate a tempera e stucco, dapprima con temi derivanti dall'osservazione
della natura, e poi con una preferenza ricorrente della figura umana, scegliendo di volta in
volta colori specifici per personaggi maschili e femminili (questa attenzione cromatica crea
una sorta di legame tra l'arte cretese a quella egiziana); la scultura prediligeva
l'uso di materiali preziosi (molti i reperti di piccole statuine in avorio), mentre largo
impiego di oro era fatto in gioielleria. La ceramica si sviluppò con l'introduzione del
tornio e le produzioni vascolari vennero abbellite da decorazioni geometriche e,
in un secondo tempo, da policromie applicate a motivi vegetali o animali (ad esempio
il polipo dai tentacoli abbraccianti l'intero vaso). Di derivazione egizia sono
anche i modelli di scrittura, tra cui il non ancora completamente
decifrato lineare A.
Per quanto riguarda la situazione continentale, questa conobbe evoluzione differente.
L'inizio dell'età del Bronzo, anch'esso legato all'arrivo di migrazioni dall'Anatolia,
si ebbe attorno al 2600 a.C.; comune all'isola di Dedalo è il culto di divinità connesse
alla fertilità e alla fecondità, ma di datazione antecedente ai primi palazzi cretesi è la
casa delle Tegole a Lérni vicino ad Argo, grazie alla quale è possibile documentare l'esistenza
dell'istituzione monarchica già nel 2200 a.C. Nel 2000 a.C. il continente venne nuovamente
invaso, questa volta dai Greci, con i quali nacque una nuova ceramica detta
minia;
architettonicamente bisogna attendere la metà del II millennio a.C. per parlare di palazzi
simili a quelli cretesi da cui deriverà in seguito l'arte micenea.
Micene, Tirinto, così come i primi insediamenti ad Atene e in altre aree del continente,
comparvero verso il 1580 a.C.: ogni città rappresentava un regno indipendente alla cui guida
c'erano personaggi quali Nestore, Ulisse, Menelao, lo stesso Agamennone, signori
di altrettante città del continente o delle isole trovatisi a capo di economie basate
su commerci da amministrare e gestire; risoluti, seppero conquistare un ruolo di
primo piano nei commerci nel Mediterraneo, arrivando a esportare ceramiche (frammenti micenei
sono stati ritrovati nelle aree costiere e interne della penisola italiana e della Sicilia)
e ad aprire rotte che sarebbero in seguito state ripercorse dai Greci. I palazzi di questi
signori sono profondamente diversi dai "labirinti" cretesi, assomigliando piuttosto a rifugi - protetti da
mura inviolabili - all'interno dei quali esistevano necropoli, magazzini e soprattutto il
palazzo reale, con appartamenti riservati al re e alla regina (i cosiddetti mégaron) e zone
di servizio. I bassorilievi e gli affreschi presenti a palazzo, raffiguranti soprattutto scene
di guerrieri e cavalli, venivano utilizzati quali strumenti per stupire chi arriva a corte,
così come lo sfarzo e la ricchezza espressi dai corredi tombali
racchiusi in sepolture monumentali (le cosiddette tombe di Agamennone e di Clitennestra
ancora a Micene). Le gesta di questi personaggi vennero raccolte in opere quali l'Iliade
e l'Odissea, grazie a cui è stato possibile tramandare a tutt'oggi un quadro generale
della vita nel periodo miceneo.
Con l'arrivo dei Dori (1200-800 a.C.), parte dei palazzi micenei vennero distrutti e venne
dato avvio a un periodo di forte crisi che sfociò nei massicci trasferimenti di popolazioni
verso l'Asia Minore e una rivoluzione nella struttura sociale, che vide la fine del
matriarcato e l'introduzione di un'organizzazione civile rispecchiante criteri militari,
capeggiata da un esponente degli arístoi (i migliori). La ceramica del periodo
venne impreziosita da cerchi e triangoli e, successivamente, da
meandri e croci, oltre a riquadri di piccole dimensioni riservati a figure umane e ad animali.
Nello stesso periodo, a cavallo tra IX e VIII a.C., nacque la lingua greca, attraverso
l'adattamento dell'alfabeto consonantico fenicio. Intorno all'850 a.C., poi, si assistette
all'edificazione del primo tempio greco, direttamente derivato dal mégaron miceneo. Elemento
caratteristico del tempio, inizialmente composto dalla sola cella (náos)
contenente la statua del dio, furono le colonne, in un primo tempo presenti solo in facciata,
quindi su entrambi i prospetti e lungo i fianchi. Con il tempo gli stili del luogo di
culto principale vennero profondamente diversificati. Quello dorico, che prese piede nel
Peloponneso e nelle aree colonizzate da città di questa parte della Grecia (Sicilia e
Magna Grecia), fu caratterizzato da una colonna massiccia sormontata da un capitello semplice.
Quello ionico, invece, così detto perché sviluppatosi lungo le coste dell'Asia Minore
rivolte all'Egeo e sulle isole, venne reso molto più leggero e rivolto verso l'alto grazie a
colonne meno tozze e a capitelli più lavorati. Con la necessità di decorare il tempio si
iniziò la produzione di nuove statue, il koúros e la kóre, un tempo
ritenute raffigurazioni di dei ma oggi interpretate come immagini di giovani nell'atto
di offrire doni. Per quanto riguarda il frontone, questo poteva essere occupato da una testa
di gorgone o da scene legate a miti, accompagnate da figure umane o animali sdraiate in corrispondenza
dei vertici laterali del triangolo.
In ceramica prese piede la decorazione con figure di animali - reali o fantastici - e a motivi
vegetali e, successivamente, con la figura umana, dapprima soprattutto nella scuola di
Atene (anfora di Eracle e Nesso), quindi nel nuovo stile detto delle figure nere (VI a.C.).
In questo periodo, detto arcaico, l'uomo iniziò ad acquisire quel ruolo centrale che lo
portò a considerarsi "misura di tutte le cose". Ne parlarono Esiodo ne
Le opere e i giorni, ma
anche Alcmane e Tirteo nel VII secolo a.C., e Solone e Teognide nel VIII, esaltando indispensabili virtù
di coraggio, forza e disciplina. Alceo e Saffo cantarono invece, rispettivamente, le gioie
legate al vino e all'impegno politico, e le emozioni dell'animo e l'amore, mentre Pindaro celebrò
l'uomo sportivo e valoroso. In questo periodo iniziarono a svilupparsi la scienza, la matematica, l'astronomia
ma soprattutto la filosofia, anch'esse incentrate sull'uomo.
Nel V secolo a.C. Atene si ritrovò a ricoprire un ruolo di predominanza in campo letterario.
Prima di tutto con la tragedia, che passò dall'ispirazione religiosa tipica di Eschilo all'analisi dell'uomo e
della sua fragilità di fronte al volere degli dei (Sofocle e le sue tragedie legate alle vicende
di Edipo e di Tebe), per approdare con Euripide a una raffigurazione dell'uomo con i suoi
difetti e limiti. Ma anche con la commedia, ad esempio con Aristofane, le cui composizioni sono
direttamente ispirate dall'attualità e ricche di battute e frecciate dirette contro filosofi
e intellettuali (
Le rane,
Le nuvole) o politici (
Ecclesiazuse). E ancora con la storia,
attraverso Tucidide che volle interrogarsi sui motivi alla base degli avvenimenti creando così
il primo esempio di filosofia della storia laica e razionale. Infine con la stessa filosofia,
attraverso le riflessioni razionali di Anassagora, l'atomismo di Democrito, lo scetticismo
di Gorgia. Analogamente Atene divenne il fulcro artistico del V secolo a.C.: dopo le
vittorie contro i Persiani la scultura greca iniziò ad arricchirsi di gravità grazie all'opera
di artisti del calibro di Fidia, il ricostruttore del Partenone, che si orientò verso una
visione plastica del corpo umano e una sua raffigurazione perfettamente proporzionata; Policleto
grazie al quale venne fissato il canone per la rappresentazione dell'individuo ideale
dal punto di vista atletico. Parallelamente anche la ceramica, già da tempo essezialmente a
figure rosse (il passaggio fra le due tecniche iniziò attorno al 530 a.C.), acquisì una visione
dell'uomo che si spingeva sino ai particolari anatomici e all'espressività dei volti (vasi di Epitteto).
Alla gloria si sostituì ben presto un periodo di decadenza che, dal punto di vista
artistico, si tradusse, in statutaria, nella ricerca di pose ricche di pathos e, in ambito vascolare,
nello sviluppo di produzioni in serie rivolte all'esportazione.
Con la conquista macedone e la preminenza della figura reale, anche la raffigurazione statutaria si
adattò, prediligendo, con caratteristiche di forza e di serenità, figure di re e di personaggi
importanti; lo stesso dicasi per le rappresentazioni su monete o su dipinti e mosaici:
contemporaneamente il primato ateniese iniziò a venire meno e si svilupparono altre scuole,
come quelle di Rodi, di Pergamo e di Alessandria. Questi sono i tratti caratteristici dell'ellenismo,
che si rivelarono anche in ambito letterario. Menandro, ad esempio, ebbe come
argomento fisso nella sua Commedia nuova l'uomo di tutti i giorni e la sua vita privata. La
filosofia, che tra V e IV secolo a.C. aveva conosciuto la freschezza di narrazione dei 35
dialoghi di Platone e i vasti interessi di Aristotele, vide allora un frammentarsi di
correnti, dai cinici Diogene e Menippo agli stoici Zenone e Crisippo, dagli epicurei agli
scettici. La retorica divenne invece di dominio pubblico e perse quel tratto di preziosità che
si ritrovò parzialmente in Lisia, Demostene, Eschine o in Dione di Prusia
detto Crisostomo ("dalla bocca d'oro").
Con l'arrivo dei Romani la Grecia divenne terra di modelli culturali da cui trarre
ispirazione. Vennero importate in Italia opere d'arte antiche in bronzo e marmo, che vennero
replicate in migliaia di esemplari perché ritenute vertici irraggiungibili di raffinatezza
ed eleganza; teste di personaggi famosi romani vennero montate su
torsi o statue acefale di età classica o ellenistica, con l'intento di render loro omaggio e di
sottolineare così la loro nobiltà; i giovani vennero inviati in Grecia in modo da formare
il proprio sapere su modelli greci (ciò fece ad esempio Cicerone). La classicità divenne modello in
architettura (la villa Adriana a Tivoli), nella poesia
(Catullo si ispirò a Saffo, Virgilio richiamò Esiodo nelle
Georgiche e nelle
Bucoliche;
le odi di Orazio si rifanno metricamente a quelle di Alceo e Anassimandro e le sue
Satire
riprendono un filone teatrale molto apprezzato in Grecia), nella filosofia (Marco Aurelio risente di quelle
di Zenone) e nella storia (le storie di Polibio vennero composte sulla falsa riga di quelle
di Tucidide).
Con i Bizantini Atene vide potenziarsi la tradizione di luogo di studi filosofici, con
le correnti neoplatoniche che fiorirono ampiamente. In campo architettonico, alle basiliche
ellenistiche, dette costantiniane, se ne affiancarono altre più innovative che prevedevano la
comparsa di una cupola sull'impianto basilicale tradizionale, vera e propria anteprima alla
chiesa bizantina a croce greca (Agía Sofía a Salonicco, ad esempio). Dal punto di vista pittorico
venne soppiantata la tradizione dei mosaici e la cosiddetta scuola macedone lasciò
splendidi esempi nei monasteri del Monte Áthos, arrivando sino Mistrá
(chiesa della Metropoli), venendo in seguito soppiantata dalla corrente cretese, più
espressionista.
Dopo la caduta di Costantinopoli la cultura conobbe un momento di stasi. L'ortodossia
si limitò a copiare a mano o, successivamente, a stampare testi antichi e pubblicazioni
religiose, allo scopo di evitare contaminazioni intellettuali innovative provenienti da
Occidente (il neoaristotelismo è condannato per il suo carattere
materialista). Quest'ortodossia venne mantenuta anche in ambito pittorico, con la redazione di una
Guida della pittura che pose dei limiti alla rappresentazione sacra: vennero fissati
persino i tratti e i colori distinguenti di ogni personaggio e i pittori di cui si ha
notizia restarono del tutto sconosciuti agli occidentali per la loro mancanza di pesonalità,
fatta eccezione per el Greco. Creta si segnalò per una maggiore originalità sia in ambito letterario,
con influssi veneziani, sia in quello pittorico, con la cosiddetta scuola cretese.
I Turchi arricchirono il panorama architettonico locale con la costruzione di bagni e moschee
e con l'innalzamento delle case in legno. Grazie ai fanarioti, borghesi di origine greca insediatisi
tra la fine del '600 e il '700 presso la corte ottomana, sorsero scuole clandestine allo scopo di
mantenere vive la cultura e la letteratura antiche. Gli stessi fanarioti, commercianti, quindi in contatto
con realtà economico-sociali diverse (dalla Russia all'Occidente), riuscirono a far risorgere
lo spirito ellenico tra la popolazione, contribuendo a porre i presupposti per la ribellione al sultano.
Inoltre il contatto con gli stranieri spinse i Greci a rivalutare il loro passato, così apprezzato altrove.
Paradossalmente furono proprio architetti stranieri che, a partire dalla seconda metà del XVIII
secolo, realizzarono in Grecia i primi edifici nello stile che più riprende i modelli classici.
Lo stile conquistò subito l'immaginario greco per l'evidente legame con l'antichità e continuò
a essere usato fino agli inizi del '900, quando Salonicco, ritornata greca, ebbe alcuni edifici in
quello stile. Un ruolo non indifferente nel decollo del neoclassico come stile nazionale lo giocò la
riscoperta del mondo antico attraverso gli scavi archeologici. Fu Ottone I di Baviera, già sostenitore della
riedificazione ateniese, a intraprendere le indagini sul tempio di Aféa a Égina e su
quello di Basse (Peloponneso), e volle aprire nuovi cantieri che in pochi anni proliferarono nella Grecia
ormai riunificata. Anche dal punto di vista letterario l'ortodossia (anche linguistica, che
creava una distanza tra lingua scritta e lingua parlata - il demotico) creò un blocco produttivo
che poté da molti essere superato solo emigrando all'estero. Il primo scrittore greco avente valenza europea fu
Aléxandros Papadiamandis. Con Kostantinos Kavafis e Angelos Sikelianós anche la poesia
ellenica ottenne riconoscimenti oltre confine. Nel 1963 e nel 1979, poi, la letteratura greca venne
beneficiata dall'assegnazione di due premi Nobel, rispettivamente a Geórgios Seferis e
a Odissefs Elitis.
LA CHIESA ORTODOSSA
La Chiesa ortodossa si staccò da
quella di Roma con lo scisma greco del 1054 promosso dal patriarca di
Costantinopoli Michele Cerulario. Lo scisma determinò il rifiuto del
riconoscimento del papa di Roma come capo supremo della Chiesa e la conseguenza fu
la separazione dei tre patriarcati di Alessandria, Antiochia e
Gerusalemme. Dal punto di vista dottrinale viene ammesso che Cristo abbia
istituito la Chiesa, la cui autorità è rappresentata dal Concilio
dei vescovi, mentre la Chiesa universale è concepita come un'unione di
Chiese indipendenti tra loro sottoposte all'autorità di Cristo. Il
primato del papa è perciò di diritto ecclesiastico e non divino,
diritto che in un primo tempo era concesso ai pontefici romani ma che venne poi
attribuito alla Chiesa di Costantinopoli. Viene riconosciuta l'autorità
dei primi sette Concili ecumenici nei quali erano rappresentate entrambe le
ramificazioni della Chiesa occidentale e orientale; dei dogmi cattolici vengono
negati l'Immacolata Concezione, l'esistenza del Purgatorio, le indulgenze;
è rifiutato inoltre il celibato nel clero. Il battesimo viene compiuto
mediante immersione. La Chiesa ortodossa è caratterizzata da un'estrema
cura del rituale: viene data grande importanza al canto melodioso, eseguito
senza strumento; le chiese sono decorate con molto fasto, ma non è
permessa la presenza di statue mentre vengono venerate le icone. L'anno
ecclesiastico ha inizio il 1° settembre ed è ricco di
festività tra le quali la festa dell'Ortodossia che si celebra la prima domenica di
Quaresima.
LE CITTÀ
Atene
(745.514 ab.; agglomerato
urbano 3.096.775 ab.). Capitale della Grecia, situata nell'Attica (3.808 kmq;
3.761.810 ab.), in un ampio bacino costiero (golfo di Saronico) sul Mar Egeo,
circondato dalle alture dell'Egaelos, del Parnaso, del Pentelico e dell'Imetto.
Le principali attività svolte nella città sono riconducibili al settore
terziario (amministrazione pubblica, turismo). Meno importanti sono le attività
industriali, mentre l'efficienza del porto del Pireo è paragonabile a
quella di uno dei maggiori scali mediterranei. Nella parte centrale della città
si innalzano le alture dell'Acropoli e del Licabetto. L'Acropoli corrisponde
alla città antica e conserva importanti monumenti dell'architettura ellenica:
il Partenone, il Tempio di Atena Nike, i Propilei, i teatri di Dioniso e di Erode antico.
Città caotica, caratterizzata dal traffico intenso e dalla mancanza di verde,
è cresciuta rapidamente a pratire dalla seconda guerra mondiale e oggi i suoi
quartieri periferici e i sobborghi prolungano senza soluzione di continuità
l'impressionante distesa di cemento fino ai porti di Falero
e del Pireo. Fin dai primi secoli del III millennio a.C. il territorio dell'Attica fu popolato
da piccole comunità. Quella stanziatasi nel territorio
dell'attuale Atene divenne ben presto dominante, assumendo importanza strategica nel XV sec. a.C.,
resistendo nel XII a.C. all'invasione dei Dori. Col sacrificio dell'ultimo re
Codro (intorno al 690 a.C.), si assistette a un mutamento di governo, passando dalla monarchia
a un governo aristocratico di nove arconti, alti magistrati scelti tra coloro presenti in
liste ufficiali. Nel 594 a.C. il legislatore Solone trasformò Atene in una timocrazia (governo basato sul censo dei
cittadini); circa cinquant'anni più tardi s'impadronì del potere Pisistrato, che, pur rispettando
la costituzione soloniana, si comportò da tiranno (561-556 e 546-528 a.C.). Dopo la caduta dei
figli di Pisistrato - Ippia e Ipparco - Clistene volle dare ad Atene una costituzione
democratica, basata sull'intervento diretto di tutti i cittadini in assemblee popolari
(508 a.C.). Le due guerre persiane aumentarono il prestigio della città, vittoriosa nelle
decisive battaglie di Maratona (490 a.C.) e Salamina (480 a.C.). Diventato indiscusso centro
d'arte e di cultura, la città visse tra il 460 e la fine del V sec.
a.C. un periodo di grande splendore. Atene era diventata contemporaneamente potenza
navale egemone nel mar Egeo ed esponente di punta della Lega delo-attica, lo strumento
attraverso il quale riuscì a soddisfare le proprie mire imperialistiche
trasferendo il tesoro sacro dall'isola di Delo all'Acropoli.
Conseguente a ciò ci fu lo scontro con la rivale Sparta: la guerra,
detta Peloponnesiaca, durò dal 431 al 404 a.C.; Atene, devastata dalla peste e da lotte
interne, fu più volte sconfitta e dovette cedere alle dure condizioni imposte da Sparta. La
seconda lega marittima, promossa da Atene, le garantì però una sorta di rivincita su
Sparta (vittoria di Mantinea, 362 a.C.), ma non impedì che venisse sconfitta dai
Macedoni. La vittoria di Roma sulla Macedonia (168 a.C.) riportò ad Atene un periodo
di prosperità. La delicata indipendenza da Roma si mantenne fino all'86 a.C., quando Silla
la saccheggiò ritenendola colpevole di aver parteggiato a favore di Mitridate, re del Ponto.
Trattamento diverso invece fu quello riservatole dagli imperatori romani, in
particolare da Augusto, Adriano ed Erode Attico, che la ingrandirono e abbellirono
con monumenti e palazzi, riaffermandone nel contempo il ruolo di importante centro
d'arte e di cultura. Presa e distrutta dagli Èruli nel 267 d.C., venne da Valeriano
provvista di una nuova cinta difensiva che non la salvò dall'invasione dei Goti
nel 396. Nel 435 Teodosio II ordinò che tutti i templi pagani venissero distrutti e che
gli edifici sacri dell'Acropoli venissero trasformati in chiese; Giustiniano, nel 529,
vi fece chiudere l'università. Persi il suo splendore e la sua potenza, venne conquistata
dai Bizantini, seguendone le sorti. Nel 1040 fu presa dai Normanni e nel 1204, entrata
a far parte del regno cristiano latino di Tessalonica, fu data in feudo al franco Ottone
de la Roche, col titolo di duca d'Atene e Tebe. Dopo la cacciata di Gualtieri VI di
Brienne, il ducato passò nel 1311 al catalano Ruggero de Flor e quindi ai re d'Aragona. Con
l'occupazione turca (1456) Atene decadde e nei sec. XVI-XVII divenne un borgo di 9.000
abitanti. La riconquista della libertà dai Turchi la ripropose al ruolo di capitale (1834)
dello stato unificato, dando avvio a una nuova rinascita della città che venne riprogettata
secondo canoni architettonici tedeschi. Già forte di 40.000 abitanti nel 1861, dopo
la guerra greco-turca del 1921-22 accolse i numerosi esuli dall'Asia Minore, aumentando la prorpia
popolazione fino a circa mezzo milione. Ebbe da qui iniziò l'espansione moderna della città,
divenuta dopo la seconda guerra mondiale una grande e attiva metropoli.
L'Acropoli
Per acropoli si intende una parte elevata e
fortificata, centro monumentale e spirituale delle antiche città greche.
Il sostantivo, di origine greca, significa città alta e assunse in
seguito il significato di cittadella, fortezza e baluardo, poiché i
presidi delle città erano di solito eretti su alture. Sulle acropoli
sorgevano anche i templi consacrati agli dei, le abitazioni dei sacerdoti e gli
edifici di culto. L'acropoli più celebre è quella di Atene,
situata su un'imponente collina (m 156 sul mare, m 92 sulla città)
che domina maestosamente la città.
Le pendici della collina erano già abitate nel II millennio a.C., come
testimoniano alcuni ritrovamenti di un palazzo reale e di luoghi di culto. Nel
VII sec. a.C. venne costruito il Tempio di Atena, detto
Hekatónpedon
(in greco: lungo 100 piedi). Sotto Clistene venne costruito un tempio
dorico, il primo Partenone, sempre dedicato ad Atena e situato a Sud del
precedente. La costruzione fu interrotta dall'invasione persiana che distrusse
gran parte degli edifici. I lavori di ricostruzione incominciarono durante
l'età di Pericle (447-432 a.C.), quando l'Acropoli visse il suo periodo
di maggior splendore; venne costruito infatti il nuovo Partenone, ad opera di
grandi artisti quali Ictino, Callicrate e Fidia. Furono inoltre eretti i
Propilei (opera di Mnesicle) e il tempietto di Atena Nike (a Sud dei Propilei).
Filocle costruì (421-406 a.C.), sul luogo dell'antico
Hekatónpedon, l'Eretteo. I più grandi scultori crearono
statue per adornare il pianoro: Fidia scolpì l'
Atena Lemnia e
l'
Atena Pròmachos, entrambe opere bronzee, Mirone realizzò
la statua di Perseo e il gruppo di Atena e Marsia. Ai tempi di Licurgo sorse il
teatro di Dioniso (V-IV sec. a.C.) con le statue in bronzo dei grandi tragici.
Numerose statue e parti dell'Acropoli, tra le quali le famose sculture frontali
del Partenone, furono trasportate, all'inizio del XIX sec., per interessamento di Lord Elgin,
l'allora ambasciatore inglese nell'Impero ottomano, al
British Museum di Londra,
dove sono tutt'oggi conservate. In segno di protesta il nuovo Museo archeologico di
Atene ha pronta una sala vuota destinata ad accogliere i reperti tuttora nella capitale
britannica.
Il Partenone di Atene
Atene: veduta dell'Acropoli
Il Pireo
La città di Atene si è dilatata tanto da raggiungere, quasi senza soluzione di continuità,
le costruzioni del Pireo (182.671 ab.), divenuto una sorta di importante appendice della
capitale. Principale scalo mercantile e turistico della
Grecia, rappresenta il punto di imbarco dei traghetti per le isole dell'Egeo e il luogo
dove si addensano raffinerie, officine meccaniche, industrie alimentari, cementifici e
manifatture per il tabacco. Attivo come porto di Atene fin dai tempi di Temistocle, saccheggiato dai
Romani (85 a.C.) divenne in età veneziana Porto Leone per un grande leone in marmo,
bottino di guerra di Francesco Morosini, collocato nel 1629 all'Arsenale di Venezia. Fu
la scelta di Atene come capitale del nuovo stato greco e soprattutto l'apertura del
canale di Corinto nel 1893 a determinare la rinascita moderna del complesso, che è oggi uno
dei porti più importanti del Mediterraneo. Tra i punti di maggior interesse, ricordiamo
l'Aktí Miaoúli, animato lungomare con i moderni edifici della Stazione marittima e della
Dogana, la breve penisola di Eetionéa, che fu nell'antichità arsenale militare, chiusa
dalle mura di Tíhos Kónonos (394-391 a.C.), la penisola di Aktí, oggi
quartiere residenziale ma nell'antichità baluardo difensivo di Atene, e il porticciolo
di Zéa, ospitante il Naftikó Moussío, Museo navale che, con modelli, documenti,
carte e dipinti, illustra la storia della marineria ellenica dall'antichità ai giorni nostri.
Patrasso
(163.446 ab.). Città della
Grecia, capoluogo della regione della Grecia Occidentale (11.350 kmq; 740.506
ab.) e della provincia di Acaia (3.271 kmq; 322.789 ab.), è il porto
più importante del Peloponneso, nell'omonimo golfo della costa
nord-occidentale. Fu colonia romana, nodo commerciale nel periodo
bizantino, baluardo di difesa contro le scorrerie slave, capitale del principato
di Acaia dopo la IV Crociata (1205), e sede di un arcivescovado latino.
Successivamente contesa tra Turchi e Veneziani, cadde per secoli sotto il
dominio ottomano, fino all'insurrezione del 1821. Dopo la rivolta, la
città fu distrutta da un incendio appiccato dai Turchi e poi ricostruita
secondo un piano geometrico e regolare. Dei monumenti antichi rimangono un odeon
e un acquedotto romani. È il principale centro di turismo e di traffico
mercantile con l'Italia.
Salonicco
(363.987 ab.). Città
della Grecia, capoluogo della regione della Macedonia centrale (18.811 kmq;
1.871.952 ab.) e della provincia omonima (3.683 kmq; 947.864 ab.), si affaccia
sul golfo di Salonicco ed è il principale scalo commerciale macedone
sull'Egeo. La città è un importante centro culturale, fornito di
università, musei, conservatorio e istituti d'arte e ricerca, oltre
a un importante museo archeologico; grazie allo
sviluppo industriale degli ultimi decenni, si è trasformata anche in un
attivo centro commerciale e finanziario. Accanto alla lavorazione dei prodotti
del suolo e delle materie prime importate, sono particolarmente importanti gli
impianti siderurgici e meccanici, le industrie della concia, tessili e i
cantieri navali. Fondata nel IV sec. a.C. dai Macedoni, conserva parzialmente
l'impianto della città ellenica, romana e bizantina, poiché fu
quasi completamente distrutta da un incendio nel 1917 e successivamente
ricostruita. Restano molte vestigia greco-romane e chiese ricche di affreschi e
mosaici che, insieme ai nuovi edifici, rendono Salonicco moderna e antica allo
stesso tempo. La tradizione racconta che la città venne fondata nel 315 a.C. sul sito dell'antica
Therme dal generale macedone Cassandro, il quale le diede il nome della moglie Tessalónica,
sorella di Alessandro Magno. Divenne quindi capitale di uno dei quattro Stati della
provincia romana di Macedonia, acquisendo importanza e vitalità dopo la realizzazione della
Via Egnatia, parte del sistema viario che univa Roma all'Oriente. Agli inizi del sec. IV venne
innalzata da Galerio a residenza imperiale. Nel 380 vi venne emanato il famoso editto di
Tessalonica, con il quale Teodosio I il Grande ufficializzò la religione cristiana, confermando
in questo modo l'ortodossia già proclamata nel concilio di Nicea. Seconda città dell'impero
d'Oriente, all'epoca di Giustiniano, divenne centro di religione e cultura. Saccheggiata da Goti,
Avari, Slavi e Saraceni, all'epoca della IV crociata fu capitale del regno latino
fondato da Bonifacio del Monferrato (1205-1223) e del despotato d'Epiro, Macedonia e
Tracia (1224-1246). Nel 1430 cadde in mano ai Turchi e nel 1492 venne ingrandita per dare
asilo a oltre 20.000 ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna, che formarono una delle più
consistenti comunità cittadine e contribuirono a farla divenire una delle città più ricche
d'Oriente. Città natale di Ataturk, primo presidente della Repubblica turca, fu agli
inizi del sec. XX culla di un movimento di rivolta che portò alla destituzione dell'ultimo sultano
e alla disgregazione dell'impero ottomano. Nell'ottobre del 1912, durante la prima guerra
dei Balcani, l'esercito liberò la città che tornò alla Grecia. Venne gravemente danneggiata
da un gravissimo incendio nel 1917 e da un intenso terremoto nel 1978.
I SANTUARI DELL'ATTICA
Nella penisola dell'Attica vi sono molti siti archeologici che raccontano antiche pagine di
storia e miti lontani. Tra questi i santuari di Brauron, Ramnoús e Amfiaráio.
Il santuario di Brauron, presso Vravróna, piccolo centro di bagni con una
spiaggia sabbiosa (km 37 a sud-est di Atene) è legato alla storia dell'omonima città,
nota fin dall'età neolitica e protoelladica (3500-2000 a.C.) per il porto che la collegava
con i centri della civiltà cicladica. Dedicato ad Artemide Brauronia, divinità
protettrice delle gestanti, il santuario, che fiori dall'VIII al IV sec. a.C., venne citato
da Euripide nella sua tragedia
Ifigenia in Tauride, secondo la quale la sua fondazione
sarebbe dovuta proprio a Ifigenia che, fuggita da Tauride per sfuggire al sacrificio promesso
dal padre agli dei, avrebbe fatto erigere il santuario per riparare al torto commesso
nei confronti della dea della caccia con l'uccisione di un'orsa a lei sacra. Del complesso
archeologico fanno parte: le rovine di una basilica paleocristiana del sec. VI, a tre navate;
resti delle fondamenta del tempio di Artemide, eretto nella prima metà del V sec. a.C.
sul sito di un edificio più antico; la quattrocentesca chiesetta di Ágios
Geórgios, con tracce di affreschi coevi; tracce del santuario o tomba di Ifigenia.
La costruzione più importante è il grande portico, eretto intorno al 420 a.C., con colonne
doriche su tre lati intorno a un cortile, chiamato portico delle Orse in onore delle sacerdotesse
che vivevano nelle abitazioni circostanti. A Ramnoús, km 12 a nord-est di Maratona,
su una sporgenza della costa settentrionale dell'Attica di fronte all'isola di Eubea, si trovano le
rovine di un luogo sacro agli antichi dedicato a Nemesis, dea della vendetta divina, e di una
fortezza. Il tempio di Nemesis, periptero dorico esastilo eretto tra il 436 e il 432 a.C.,
custodiva nella cella la statua della dea, opera di Agorákritos, discepolo di Fidia, ora al
al British Museum di Londra. Nella zona sono presenti i resti del piccolo tempio dorico di
Thémis, dea della giustizia (fine del VI sec. a.C.), e delle mura con torri e porta fortificata
della fortezza dei Giudei (Ovrió Kástro), del V-IV sec. a.C. Amfiaráio, sulla costa
settentrionale dell'Attica di fronte all'isola di Eubea, km 42 a nord della capitale, era
un altro luogo sacro agli Ateniesi. Qui, nella prima metà del IV sec. a.C., sorse un
santuario consacrato ad Anfiarao (o Amfiaráion), indovino, guaritore e re di Argo che,
secondo la tradizione, dopo aver preso parte all'assedio di Tebe, s'inabissò col carro da guerra
in un gorgo causato da Zeus. Oltre il recinto sacro sono ancora visibile le fondamenta e parti
della cella del tempio dorico di Anfiarao, di fronte al quale sono la base di un grande altare
per i sacrifici e, più in basso, tra i pini, sgorga la sorgente ritenuta sacra. In una zona
circondata da colonne (alcune ancora visibili) si svolgevano, ogni quattro anni, le Amfiarea,
feste votive dedicate alla divinità.
LE ISOLE
La Grecia è terra ricchissima di isole dalle tante dimensioni, particolarmente attraenti
dal punto di vista turistico.
Corfù
Terra dei Feaci, la più settentrionale delle isole Ionie (Kérkira, 107.592 ab.), si trova
all'imbocco dell'Adriatico, di fronte alle coste dell'Epiro e a poca distanza dalla
costa albanese. Ponte ideale tra Italia e Grecia, fu il
principale scalo per le galee in rotta verso l'Oriente. Per questo e per la lunga dominazione
della Serenissima conserva soprattutto nel capoluogo sapori e atmosfere veneziane che si
stemperano in un carattere cosmopolita, dovuto alle presenze straniere che hanno lasciato
tracce evidenti nelle architetture come nelle tradizioni. L'isola, dalla caratteristica forma
di falce (2.593 kmq), è meta turistica grazie anche al clima mite, alla rigogliosa
vegetazione (favorita dalle precipitazioni, le più abbondanti di tutta la
Grecia) e alle spiagge sabbiose. La parte settentrionale presenta coste alte e frastagliate mentre la
parte meridionale, con spiagge più ampie e sabbiose, termina in una stretta e piatta penisola.
Al centro trovano posto brevi pianure alluvionali circondate da colline coperte di ulivi
centenari, cipressi e agrumeti.
La sua posizione, favorevole al commercio marittimo, ne garantì lo sviluppo: colonizzata da
Corinto nel 734 a.C., nel 665 a.C. si era già resa indipendente. Inizialmente alleata di Atene,
partecipò alle guerre persiane per contrastare la potenza navale della
madrepatria, ma, resa sempre più debole da continue guerre e da lotte interne, venne assoggettata ai
Macedoni arrivando così a perdere il suo ruolo di potenza navale. Conquistata da Roma nel 229 a.C.,
fu in pace fino al 31 a.C. quando venne distrutta dalle truppe di Agrippa per
essersi schierata in favore di Antonio. Nel medioevo le sue coste vennero contese tra Normanni,
Svevi, Angioini, fino al 1386, quando fu occupata dai Veneziani, che la tennero fino alla
caduta della Serenissima (1797). Il periodo successivo fu caratterizzato da grande incertezza:
inizialmente in mano ai Francesi (1797-99), venne in seguito retta da una coalizione russo-turca,
sotto la cui protezione fu costituita la cosiddetta Repubblica delle Sette Isole
("Eptánisos Politéia"; 1799-1807), primo stato neogreco con un'amministrazione autonoma.
Col trattato di Tilsit tornò ai Francesi, che la tennero fino alla caduta di Napoleone quando,
insieme alle altre isole dell'arcipelago ionico, passò sotto il protettorato britannico (1816-63).
Gli Inglesi le concessero la Costituzione, la dotarono di moderne infrastrutture, ne favorirono lo
sviluppo culturale e artistico, ma concentrarono nelle loro mani tutti i poteri e vietarono
la partecipazione degli abitanti alla guerra per l'indipendenza greca. Nonostante ciò,
grazie anche alla presenza di Ioánis Kapodistrías, Corfù divenne uno dei centri motori della
rivolta ellenica, alla cui causa forni aiuti e volontari. L'isola fu riunita definitivamente
alla Grecia con la salita al trono di Giorgio I (1864). La storia dell'isola si ritrova
nelle vie e nei palazzi del suo capoluogo (Kérkira, 31.359 ab.): vicoli e piazzette veneziane
per stile, greche per colore, ma anche ampi giardini e architetture neoclassiche che si rifanno
alle presenze francese e britannica.
La costa presso Paleokastritsa (Corfù)
Léukade
Definita "Isola dei poeti" perchè luogo scelto da Saffo per togliersi la vita per amore di Faone,
e perché terra natale dei poeti Aristotélis Valaoritis e Anghelos Sikelianós, il primo
protagonista delle lotte nazionali, il secondo considerato una delle personalità più
interessanti della letteratura greca del primo '900, Léukade (21.111 ab.) è separata dalla
terraferma da uno stretto e paludoso braccio di mare. Un ponte permanente, realizzato nel 1987,
la lega comunque alla terraferma. Chiamata dai Veneziani Santa Maura, si estende su una
superficie di 302 kmq e raggiunge l'altezza massima di 1.158 m nel monte Eláti; sul suo territorio
coesistono paesaggi di varia natura, da spiagge finissime a coltivazioni
di ulivi, agrumi e viti. Venne colonizzata dai Corinzi nel
640 a.C. passando, nel Medioevo, alla famiglia Zorzi di Venezia (1331-62), quindi ai Turchi (dal 1467 al
1684) e successivamente alla Serenissima, di cui fece parte fino al 1797. La lunga permanenza veneziana
è documentata dalla fisionomia della capitale dell'isola, con i suoi viottoli lastricati che
portano a piazzette simili a campielli. Tra le numerose chiese, erette dalle famiglie locali,
si segnalano quelle di Ágios Dimítros e Ágios Minás (1707), al cui interno vi sono
affreschi e icone settecenteschi, e quella del Pandokrator, del 1684, che custodisce la tomba
del poeta Aristotélis Valaoritis. Di fronte alla città, presso il canale che separa l'isola
dalla terraferma, vi è invece il castello di S. Maura, una fortezza del sec. XIV
successivamente rimaneggiata da Veneziani e Turchi.
Itaca
Conosciuta ai più grazie al poema omerico, l'isola di Itaca (3.082 ab.) si pone a nord-est
di Cefalonia, da cui è separata da un breve braccio di mare. Formata da due gruppi montuosi
collegati dall'istmo roccioso di Aetós, Itaca è brulla e rocciosa nella costa occidentale,
più aperta e dolce in quella orientale dove crescono ulivi e viti. Le spiagge dell'isola (la
"petrosa Itaca" del poema) non sono sabbiose. La stretta baia di Vathi, che per la sua forma
ricorda un fiordo, ospita Itháki (1.714 ab.), capoluogo e porto principale dell'isola,
parzialmente ricostruito dopo il sisma del 1953. Nella parte nord-occidentale dell'isola si
trova Stavrós, un piccolo villaggio di pescatori che si raggiunge attraversando una zona
nella quale si trovano siti legati alla tradizione omerica (ad esempio la grotta delle
Ninfe, la fontana Aretusa, la roccia del corvo e le stalle di Eumeo). Ugualmente interessante
il sito archeologico di Pelikáta, insediamento fondato verso il 2200 a.C. e abitato
fino all'epoca micenea, indicato dalla tradizione come luogo in cui sorgeva la reggia di Ulisse.
Cefalonia
Cefalonia, la maggiore tra le isole Ionie (781 kmq; 32.474 ab.), è caratterizzata dalla
presenza di coste accidentate, dirupi di roccia, grotte e strette gole. Non mancano però anche
terrazze coperte di ulivi centenari, vigneti e spiagge che si aprono in insenature chiuse
tra strette penisole. Sulle pendici del monte Énos (1.628 m), la cima più alta dell'isola
cresce una particolare specie di abete (Abies cephalonica) caratteristico dell'isola. Storicamente,
l'isola (alleata di Atene a partire dal 431 a.C. e devastata dai Romani nel 189 a.C.)
è ricordata quale terra di conquista del normanno Roberto il Guiscardo, che vi morì nel 1085.
In mano turca per pochi anni, dal 1479 al 1500, divenne in seguito territorio di Venezia, che
la possedette fino al 1797 e che vi impresse il suo stile architettonico in parte
modificato dal terremoto del 1953. In tempi più recenti l'isola fu teatro di uno degli episodi più
tragici della seconda guerra mondiale. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, il
presidio italiano (divisione Acqui) fu duramente attaccato da mezzi corazzati e dall'aviazione
tedesca. Dopo strenua resistenza, 341 ufficiali e 4.750 soldati furono trucidati per
rappresaglia. Il capoluogo dell'isola, Argostóli, venne devastato dal terremoto del 1953 che risparmiò
però il lungo ponte (m 650) che attraversa la stretta baia di Koútavos, costruito dagli Inglesi
tra il 1810 e il 1814. Quasi all'estremità del promontorio su cui sorge l'abitato di Argostóli
si trovano le Katavóthres (voragini), profonde fenditure nella roccia in cui precipita l'acqua del
mare che, grazie a un complesso sistema di correnti sotterranee che formano inghiottitoi, grotte
e laghi sotterranei, riemerge, dopo aver attraversato l'isola, nella grotta di
Melissáni presso Sámi. Tra gli altri centri abitati dell'isola, ricordiamo: Ágios Geórgios,
che ospita le rovine della città di San Giorgio, capoluogo dell'isola in età veneziana; il già
ricordato Sámi, ove ritrovamenti archeologici inducono a ritenere che il luogo fosse dedicato
al culto di Pan; Ássos, un porto di pescatori dominato dal castello veneziano eretto nel 1595,
nei pressi del quale trovò la morte Roberto il Guiscardo.
Chio
Molte le leggende che fiorirono intorno alla nascita dell'isola e al perché del suo nome. La
tradizione ne attribuisce la denominazione al figlio di Poseidone, Chio, nato durante una
tempesta di neve sull'isola a simboleggiare l'arrivo degli Ioni nell'anno 1000 a.C. Un'altra
leggenda lega invece l'isola al mito di Oniopione, figlio di Dionisio e di una regina cretese,
e di sua figlia Chiona, nata sull'isola ma avente sangue cretese, simboleggiante l'arrivo
dei Minoici e il fiorire della loro civiltà ancora presente nell'isola. Dalla particolare forma a
mezzaluna, è caratterizzata dalla presenza di terra rossa che contrasta con il nero delle sabbie
laviche contro le quali si frange il mare azzurro intenso. La leggenda racconta che in quest'isola nacque
Omero, che insegnava a Daskalopetra (Pietra del Maestro), località vicina a Chòra dove si
trova un'enorme pietra che pare fosse usata dal poeta come sedia durante l'insegnamento.
Il prodotto più importante dell'isola è il mastice. Secondo una leggenda i Romani presero
Ágios Isidoros per accompagnarlo sul luogo dell'esecuzione: il Santo, esausto, si mise a piangere,
e le sue lacrime, cadendo sul selciato, divennero l'aromatica masticha. Il che spiegherebbe perché
lo stesso albero, il lentisco, che esiste in molti altri luoghi del
mediterraneo, produce mastice solo a Chio; per accaparrarsene il commercio Chio ha subito
le invasioni dei Macedoni, Romani, Bizantini, Veneziani, Genovesi e dalla metà del '500 fino
al 1912 una lunga dominazione ottomana.
Durante la dominazione genovese (dal XIII fino al 1566) Chio venne arricchita di architetture
medievali: le pareti dei vicoli stretti vennero abbellite con una rarissima tecnica decorativa,
costituita da disegni grigi raschiati sul fondo bianco. In tutta l'isola sono presenti tracce
di dimore patrizie e di torri fortificate, oltre a impronte e suggestioni bizantine, veneziane
e arabe che danno vita a paesaggi urbani estremamente suggestivi. L'isola (858 kmq; 52.184 ab.)
fu teatro di un terribile massacro quando, sotto la
dominazione turca, mostrò i primi fermenti indipendentistici (1822): molti abitanti vennero trucidati,
ma l'isola passò alla Grecia solo nel 1912. L'omonimo capoluogo è una cittadina (22.894 ab.) attiva
commercialmente e turisticamente, nonostante i gravi danni subiti dal terremoto del 1881 e la
successiva moderna ricostruzione.
Eubea
Secondo la leggenda Eubea (208.408 ab.; 3.655 kmq) venne separata dalle coste dell'Attica e della
Beozia da un colpo di tridente inferto da Poseidone. con i suoi
3.655 kmq di superficie, dopo Creta è la più grande fra le isole della Grecia. Montagnosa e
fertile, coperta da boschi di castagni, conifere e tigli e con una notevole varietà di
paesaggi, è percorsa per tutta la sua lunghezza
(175 km) da una catena di monti che culminano nel monte Dírfis (1.743 m). Lo stretto braccio di
mare che la separa dalla terraferma è detto canale di Euripo. Il suo
nome - che significa "corrente rapida" - deriva dal curioso fenomeno per cui la fortissima corrente
inverte la propria direzione una decina di volte al giorno rendendo la
navigazione molto difficoltosa. Il contatto tra l'isola e la terraferma è assicurato dalla presenza
di un ponte. Un primo ponte sul canale, nel punto in cui è largo meno di 40 m, venne
gettato nel 440 a.C. e trasformato in epoca medievale in un
passaggio fortificato munito di bastione. ll ponte venne in seguito più volte modificato,
fino al 1896 quando, per consentire il passaggio delle
imbarcazioni, venne realizzata una struttura girevole in ferro. Nel 1962 il ponte girevole venne
sostituito dall'attuale ponte, anch'esso mobile, che si abbassa e si ritrae. La città principale dell'isola
è Cálcide (51.646 ab.), porto ma anche centro commerciale e industriale, una
città di aspetto moderno ove sono presenti rare tracce del suo ricco passato mercantile, una delle
quali è l'Ágía Paraskeví, chiesa bizantina del sec. VII, trasformata in forme
gotiche nel 1300.
Zante
Chiamata dai Veneziani "fior di Levante", venne cantata da Omero, da Virgilio e da Foscolo.
La più meridionale delle isole Ionie (32.557 ab.) è caratterizzata a ovest dal profilo del
massiccio calcareo del Vrahiónas (m 756) che si distende verso est
in una fertile piana coltivata a ulivi e viti. Le spiagge sono basse e ricce di sabbia fine.
Sono pochi i monumenti e gli edifici storici sopravvissuti agli spaventosi terremoti
che nei secoli colpirono l'isola (il sisma del 1953 rase al suolo
il 94% delle costruzioni) nonostante la sua lunga e ricca storia. Zante, alleata di Atene
nella guerra del Peloponneso, venne conquistata dai Romani nel 191 a.C.
e più volte invasa dai barbari; conquistata nel 1185 dal capitano brindisino
Margaritone, fu in seguito dominio dei romani Orsini e dei napoletani Tocco,
divenendo quindi centro di cultura durante la lunga dominazione veneziana. Più volte occupata
militarmente, fu riunita alla Grecia in seguito al trattato del 14 novembre 1863. L'omonimo
capoluogo (10.236 ab.), caratterizzato da palazzi in stile veneziano, fu raso al suolo durante
il terremoto del 1953: rimane solo la Cittadella (secc. XV-XVII) che, cinta da bastioni,
domina l'abitato dalla cima di un colle.
Le Spóradi
Spórades, ovvero sparse, disperse. Con questo nome sono conosciute le isole a nord-est
dell'Eubea, un arcipelago del quale fanno parte quattro isole maggiori - Skíathos, Skópelos,
Alónissos e Skíros - oltre a un consistente numero di isolotti. Sono dette anche
Spóradi settentrionali, per distinguerle dalle Spóradi meridionali,
nome riservato alle isole del Dodecáneso. Montuose, molto ricche di vegetazione,
punteggiate da villaggi e contornate da suggestive insenature e belle spiagge, sono la meta
preferita di migliaia di turisti ogni anno.
Skíathos
La più occidentale delle Spóradi, Skíathos (48 kmq, 5.096 ab.) è oggi una delle più frequentate
mete dell'Egeo, anche grazie all'oasi naturalistica protetta di Kowkounariés, una laguna di
sabbia fine ombreggiata da pini marittimi. Sulla costa occidentale dell'isola, al riparo di una
piccola baia, sorge l'omonimo capoluogo (4.512 ab.), piccolo porto al largo del quale è
l'isolotto fortificato di Bourzi. Sulla costa settentrionale sono le rovine di Kástro, il
capoluogo medievale di Skiathos con i resti ben conservati di due antiche chiese.
Skópelos
Skópelos è l'isola più popolata dell'arcipelago (96 kmq, 2.972 ab.). Dotata di un terreno molto
fertile è diventata famosa per la coltivazione di vigneti e uliveti e di una rinomata
produzione di prugne e mandorle. Un'altra caratteristica dell'isola è la grande presenza
di chiese, cappelle e bianchi monasteri risalenti ai secc. XVII e XVIII. L'omonimo capoluogo (2.603 ab.),
sulla costa nord dell'isola, è caratterizzato dalla presenza di piccole case dai colori chiari
e di moltissime chiesette e cappelle, ex voto fatti costruire dalle famiglie dei pescatori e
dei marinai dell'isola. La collina è dominata dalle rovine del kástro veneziano.
Alónissos
Isola dalla natura selvaggia, Alónissos (64 kmq, 2.985 ab.) è circondata da acque nelle quali
vivono ancora alcuni esemplari di foca monaca. Nel 1965 un terremoto distrusse
l'antico centro di Alónissos la cui popolazione si è a poco a poco riversata nel porto di
Patitíri (1.846 ab.) che è divenuto il capoluogo dell'isola.
Skíros
La forma caratteristica dell'isola, la più grande e la più orientale ed estesa delle Spóradi (209 kmq,
2.972 ab.), ne rivela l'origine, quella di due isolotti montuosi
uniti da un istmo. La parte meridionale, detta Vounó (cioè montagna), vede l'allevamento
di pecore, capre e piccoli cavalli di un'antichissima razza, mentre quella settentrionale, detta
Méri, è molto fertile, coperta di pinete e terreni coltivati. Caratteristica dell'isola
la tradizionale produzione di mobili intagliati e dipinti, così come l'artigianato
delle ceramiche, degli oggetti in vimini e giunco, dei tappeti e dei tessuti
ricamati. L'omonimo capoluogo (2.603 ab.) e formato da viuzze che si dipanano tra case bianche poste
ad anfiteatro ai piedi dell'antica acropoli, dove sorgono le rovine del kástro veneziano.
Le Cicladi
Il paesaggio delle Cicladi rappresenta l'iconografia classica della Grecia. Roccia aspra, mare
verde che si insinua in anfratti e rade, cespugli bassi e spinosi, muretti
di pietre a secco, chiese aggrappate alla roccia, monasteri simili a fortezze,
cieli blu, carichi di calore e di sole: tutto ciò è ritrovabile in questo
pugno di isole dell'Egeo, il più esteso della Grecia, riunito amministrativamente in una sola provincia
avente come capoluogo Ermoúpoli, nell'isola di Síros. Il loro nome deriva dal greco "kíklos"
(cerchio), per la disposizione a circolo intorno a Delo, isola sacra ad Apollo. Con una
superficie di 2.649 kmq, le Cicladi rappresentano le cime di un altopiano
sottomarino situato a una profondità media di 100-200 m. Con coste spesso alte e frastagliate,
sono pertanto isole montuose, che raggiungono con il monte Dias, a Náxos, l'altitudine di
1.004 metri sul livello del mare. Ogni isola, sebbene simile alle altre, presenta caratteristiche
diverse che la rendono unica. Tra le tante che compongono l'arcipelago ricordiamo Náxos e
Páros, le più grandi; Kéa, Kíthnos, Sèrifos, Sífnos e Mílos, Kímolos,
le cosiddette Cicladi Occidentali, più vicine alla costa;
Folégandros, Síkinos, Santorini, Thírassía, il roccioso isolotto di Anáfi,
Ios, la solitaria Andíparos, le Piccole Cicladi, l'isola di Amorgos, le cosiddette Cicladi
Meridionali; Míkonos, Delo, isola sacra ad Apollo, Tinos, Síros e Ándros,
le cosiddette Cicladi Settentrionali. Grazie alla presenza di materie prime come marmo,
ossidiana e piombo argentifero, e al
ruolo svolto da marinai che mantenevano vivi gli scambi di prodotti tra la penisola
balcanica e l'Asia Minore, a partire dal III millennio a.C. si sviluppò in queste isole
una civiltà originale, che conobbe l'apice della sua fioritura tra il 2700 e il 2300 a.C.
Tra gli elementi caratteristici di questa civiltà, gli enigmatici idoli di marmo
bianco e levigato, trovati in molte tombe (seppero ispirare, in tempi relativamente più vicini,
artisti come Picasso), e il vasellame in pietra e a ceramiche nere,
decorato a spirali. Nel 2300 a.C. lo sviluppo della civiltà minoica, che da Creta s'irradiò anche
a Mílos e Santorini (quest'ultima distrutta da un cataclisma intorno al 1500 a.C.) segnò
l'inizio della decadenza culturale e artistica delle isole che tuttavia, a partire
dal sec. XIII, tornarono importanti dal punto di vista marittimo e commerciale in quanto
scali veneziani sulla rotta per Costantinopoli. Vennero allora date in feudo alle più
potenti famiglie della Serenissima fino al 1537, quando passarono sotto il dominio Turco.
Rodi
La mitologia racconta che la più vasta delle isole del Dodecáneso
(1.398 kmq, 101.348 ab.), separata dalla costa turca dal breve stretto di
Marmara, nacque dall'amore tra Hélios, dio del Sole, e la ninfa Rhoda, da cui
ereditò il nome. Per questa ragione gli abitanti dell'isola furono sempre devoti
al dio Sole, per il quale costruirono un simulacro in bronzo alto oltre 30
metri, considerato una delle sette meraviglie del mondo antico. Oggi l'isola,
montuosa al suo interno, ricoperta di boschi di conifere ai quali si alterna una
lussureggiante vegetazione mediterranea fatta, tra l'altro, di ampie
coltivazioni di agrumi, viti e tabacco, è meta prediletta dei turisti per il suo
clima straordinariamente mite e soleggiato e per le importanti vestigia del
passato. E proprio questi resti ci aiutano a comprendere la storia dell'isola.
Abitata fin dal Neolitico, tra il 1550 e il 1100 a.C. venne raggiunta
da genti minoiche provenienti da Creta e, in seguito, dagli Achei venuti dal
continente. Intorno al 1100 a.C. vi arrivarono i Dori. Fonte
principale di prosperità era il commercio che permise all'isola di fondare
numerose colonie (tra queste, nel VII sec. a.C., Gela, in Sicilia). Durante le
guerre persiane l'isola si oppose ad Atene, entrando a far parte successivamente
della Lega delo-attica. Nel 408 a.C. venne deciso che la capitale sarebbe stata
Rodi, città che da quel momento si ingrandì cingendosi di mura e arricchendosi
di statue ed edifici. Nel 332 a.C. l'isola proclamò la propria indipendenza
divenendo la maggior potenza navale del Mediterraneo orientale. Alleatasi con i
Tolomei d'Egitto contro Demetrio Poliorcete, nel 305 a.C. subì da quest'ultimo
l'assediò della capitale per un anno. Non venne però sconfitta e per celebrare
la vittoria venne innalzato il celebre Colosso di Rodi, un'imponente statua del
dio Helios. La città - e con essa l'isola - continuò a essere centro di transito
commerciale di primaria importanza contribuendo a diffondere la propria moneta e
il proprio codice marittimo. Lo sviluppo si tradusse anche in fermento
culturale: famosa fu la scuola rodia di scultura che, soprattutto nel II sec.
a.C., continuò la tradizione della plastica classica contribuendo con capolavori
quali la Nike di Samotracia e la Venere di Milo (entrambe custodite al Louvre) o
il Laocoonte dei Musei Vaticani. Fu Roma a minarne l'indipendenza fondando il
porto franco di Delo, saccheggiandola nel 43 a.C. e ponendola a capo - all'epoca
di Diocleziano (nel 297) - della "provincia insularum". Dopo un pesante periodo
di lotte che videro l'isola contesa tra Bizantini, Genovesi, Turchi e corsari,
nel 1309 Rodi divenne la sede dell'Ordine dei Cavalieri di S. Giovanni,
stabilitisi a Cipro dopo la riconquista musulmana. L'Ordine, fondato a
Gerusalemme nel sec. XI con scopi religiosi di assistenza ai pellegrini,
sviluppò all'epoca delle Crociate anche un'organizzazione militare. Fino al 1522
Rodi fu così la capitale dei Cavalieri: suddiviso in tre classi e organizzato in
sette "lingue", dalle nazionalità di provenienza dei Cavalieri, l'Ordine era
presieduto dal Gran Maestro, eletto a vita. Tra il 1309 e il 1523 anche
l'architettura dell'intera isola fu segnata dalla presenza dei Cavalieri di S.
Giovanni, che innalzarono potenti cinte murarie, fortezze ed edifici in stile
tardogotico francese, catalano e aragonese progettati da architetti e ingegneri
militari italiani. Nel 1523 Cavalieri vennero sconfitti dai Turchi (dopo un
lunghissimo assedio) e furono costretti ad abbandonare l'isola stabilendosi a
Malta (da cui il nuovo appellativo di Cavalieri di Malta). Sotto il dominio
turco l'isola venne lasciata al suo destino, cadendo in uno stato di progressivo
abbandono dal quale riuscì a sollevarsi nel 1912, quando, insieme a tutto il
Dodecáneso, passò all'Italia, interessata a proteggere dal mare la colonia della
Tripolitania. Gli Italiani, che la tennero fino alla seconda guerra mondiale, vi
costruirono strade, edifici pubblici, alberghi, contribuendo, non sempre
con esattezza, al restauro di resti archeologici e monumenti medievali. Dopo
l'occupazione tedesca (1943-45) e l'amministrazione britannica, l'isola passò
alla Grecia il 7 marzo 1948. Tra i punti di maggior interesse turistico di Rodi,
oltre alle spiagge e ai resti archeologici, sono le montagne dell'isola (la più
montuosa dell'arcipelago) delle quali il monte Attàviro (alto 1.215 m)
rappresenta la cima più elevata.
Kastelórizo
L'isola di Kastelórizo (9.2 kmq; 222 ab.), la più orientale
tra le isole greche, chiamata in italiano Castelrosso, ha conosciuto improvvisa
fama nel 1991, quanto il regista italiano Gabriele Salvatores la scelse per
girare il suo film, premio Oscar,
Mediterraneo. Da allora divenne quindi meta di
turisti, superando la sua sola vocazione di porto peschereccio. Suo capoluogo è
Megísti, il cui nome ricorda quello di Mègós, suo primo mitico re. Tra gli
edifici d interesse ricordiamo le imponenti rovine della fortezza dei Cavalieri
di Rodi, la cui pietra di colore rossastro ha dato il nome dell'isola nel
medioevo, e la chiesa di Ágios Kostandínos, del 1833, al cui interno vi sono
navate definite da colonne monolitiche appartenute a un tempio antico.
Coo
Con i suoi 290 kmq Coo, o Kos (20.350 ab.) è, dopo Rodi, la seconda isola
del Dodecáneso. Caratterizzata da una forma particolare - stretta e allungata da
nord-est a sud-ovest, ha rilievi concentrati nella parte orientale che culminano
nel monte Díkeo (846 m.): a sud, invece, oltre lo stretto e piatto istmo di
Tigáni, si leva il cono vulcanico di Látra, alto 428 m. Meta turistica
privilegiata grazie al suo clima mite, alle spiaggie e agli investimenti fatti
negli ultimi anni nella creazione di locali notturni e centri di divertimento,
l'isola non ha abdicato al ruolo di centro agricolo privilegiato grazie
all'estrema fertilità del suo terreno. Tra i personaggi che diedero lustro
all'isola Ippocrate, che per primo considerò la medicina una scienza basata su
un metodo razionale di diagnosi e terapia, e Apelle, uno dei pittori più celebri
dell'antichità. Popolata dagli Achei e colonizzata dai Dori, Coo fu
nell'antichità uno dei principali centri dell'Asia Minore, centro di produzione
di seta e profumi e importante crocevia di commerci tra Oriente e Occidente.
Contesa da Persiani e Ateniesi, da Macedoni e Carii e infine da Roma e
Mitridate, dopo la breve signoria genovese passò, nel 1306, ai Cavalieri di
Rodi, sotto la cui giurisdizione stette fino al 1522, quando fu conquistata dai
Turchi. Nel 1912, dopo il lungo dominio ottomano, come le altre isole del
Dodecáneso divenne un possedimento italiano; fu unita definitivamente alla
Grecia nel 1948.
Creta
Posta all'incrocio delle principali rotte di navigazione del
Mediterraneo orientale, l'isola (536.980 ab.), fu la culla della civiltà
minoica. Con una superficie di 8.261 kmq (8.336 includendo le isolette che la
circondano) l'isola, quinta per estensione nel Mediterraneo, si allunga da est a
ovest per 257 km. Il suo interno è caratterizzato da una serie di rilievi che
occupano buona parte della sua superficie (circa il 95%). I tre principali
massicci montuosi, nei quali forte è il fenomeno dell'erosione carsica da cui
hanno origine grotte e cavità, sono quelli di Lefká Óri (2452 m), Ídi Óros o
Psiloritis (il monte Ida, 2.456 m) e Díkti Óros (2.146 m). Al centro dell'isola un
avvallamento permette la comunicazione tra Nord e Sud (ove si trova la fertile
pianura meridionale di Messará): qui si sviluppò la civiltà cretese e qui è
possibile trovare i principali centri archeologici, Cnosso, Festo, Agía Triáda e
Górtina. Il clima è fortemente dipendente dalla conformazione dell'isola: alta e
scoscesa a Sud, con un clima caldo e secco; più dolce a Nord, dove le montagne
digradano lasciando spazio a brevi pianure, insenature e ampie spiagge, con un
clima tipicamente mediterraneo. Dal punto di vista storico-artistico Creta è una
delle culle dell'antichità ellenica, in questo caso legata intimamente allo
sviluppo della civiltà minoica. Quando i primi invasori Achei si affacciarono
alle coste cretesi (XV-XIII sec. a.C.), l'isola era già molto fiorente. L'arrivo
dei Dori (XI sec. a.C.), però, scandì l'inizio di un percorso discendente
dell'isola, dapprima impoverita dalle tante contese tra città e città, quindi
trascinata nel turbine delle vicende greche. Quinto Cecilio Metello la conquistò
nel 69-67 a.C.: i Romani vi costruirono ville, acquedotti e templi i cui resti
sono tuttora presenti. Dall'826 al 961 fu tenuta dagli Arabi, che fondarono
"Rabd el Qandîah", la futura Candia. Riconquistata nel 961 da Niceforo Foca,
comandante dell'impero romano d'Oriente e futuro imperatore di Bisanzio, l'isola
conobbe un nuovo periodo di prosperità; nel Medioevo fu contesa tra Genova e
Venezia che la conquistò nel 1204, tenendola fino al 1669 (quando cadde in mano
turca dopo il ventennale assedio di Candia), modificandone profondamente la
struttura artistico-architettonico verso uno stile ibrido abbracciante mondo
bizantino e gusto italiano. La successiva forte presenza turca si scontrò col
desiderio di libertà del popolo cretese e i frequenti moti di liberazione
indussero più volte le potenze europee a intervenire militarmente. Nel 1897
l'isola fu occupata da forze internazionali: i Turchi furono allora costretti ad
abbandonare Creta, che ottenne uno statuto autonomo e un proprio governo. Con il
trattato di Londra del 1913 fu riunita alla Grecia. Nel 1941, in seguito
all'occupazione tedesca del Paese, fu teatro di sanguinosi scontri tra le truppe
britanniche e i reparti di paracadutisti tedeschi, mentre la parte orientale
dell'isola venne occupata dagli Italiani.
Paesaggi dell’isola di Creta
PICCOLO LESSICO
Ellade
Antico nome della Tessaglia
e, a partire dal VI sec. a.C., dell'intera Grecia. In Omero il termine
indicò sia una città sia una parte meridionale della Tessaglia.
Narra la leggenda che Elleno, padre di Eolo, Doro e Xuto, fosse re di Ftiotide
in Tessaglia e quindi Eolo e Doro fossero stati gli antenati degli Eoli e dei
Dori. I figli di Xuto, Jon e Acheo, furono considerati progenitori degli Joni e
degli Achei. Elleni furono, quindi, i veri Greci e l'Ellade la
terra da essi abitata.
Euzoni
(dal greco antico
Euzonôs: leggero, pronto). Truppe scelte della Grecia moderna.
Ebbero origine in Epiro e presero parte alla guerra d'indipendenza greca. Si
distinsero per il loro valore durante la Guerra dei Balcani (1912-13) e la
seconda guerra mondiale. Indossano una divisa molto particolare: fez rosso,
camicia bianca, fustanella (gonnellino a pieghe fitte) bianca, gilet ricamato,
calzamaglia bianca e pantofole a punta ricurva. Ancora oggi sono loro ad eseguire
il Cambio della guardia davanti al palazzo del Parlamento.
Maratona
Centro dell'Attica che ha dato il nome alla corsa podistica che si disputa sulla
distanza di 42,192 km, a ricordo del guerriero ateniese Filippide che corse da
Maratona ad Atene per annunziare la vittoria dell'esercito di Milziade sui Persiani
di Dario (490 a.C.) coprendo una distanza pari a quella dell'odierna disciplina atletica.
Meteore
Fenomeno unico al mondo, all'estremità
occidentale della Tessaglia, dove inizia a formarsi la catena montuosa del
Pindo. Si tratta di 24 rocce gigantesche, dai dirupi vertiginosi e dalle pareti
estremamente lisce, che spuntano isolate da un suolo ricco di vegetazione (il significato di
meteoria è proprio quello di sospesa in aria). La loro origine pare essere dovuta all'azione
erosiva del fiume Péneo nella sua corsa verso la piana della Tessaglia. Su
questi torrioni, circa sei secoli fa, alcuni monaci bizantini costruirono
monasteri isolati per dedicarsi alle pratiche ascetiche. Fra il 1356 e il 1372
venne fondata la Grande Meteora, il monastero più importante, a 1.300 m
di altezza. Il complesso è stato dichiarato dall'Unesco bene inalienabile. Attualmente
sono sei i monasteri abitati: Ágios Stefanos, Ágia Triada, Mégalo Metéoro, Varlaam,
Roussanou e Ágios Nikolaos, ma nei secoli passati queste aspre rocce contavano altri
quindici complessi monastici, ora pressoché in rovina.
Monte Athos
Stato monastico situato sul Monte
Santo, la più orientale delle penisolette della Calcidica (lunga circa 45 km), nel quale
vivono esclusivamente monaci o uomini in penitenza, distribuiti nei conventi
(una ventina), nei piccoli villaggi o nelle grotte a strapiombo sul mare. Questa
piccola Repubblica (capitale Kariés), nella quale l'ingresso è consentito solo a persone di
sesso maschile, è unica al mondo e conserva da mille anni le tradizioni
religiose bizantine; è retta da un governatore. Nei monasteri sono
contenuti affreschi di valore, mosaici, reliquie, capolavori d'arte. Il
paesaggio è caratterizzato da un'estrema varietà: valli profonde,
montagne aride, coste frastagliate.
Olimpiadi
A partire dal
776 a.C. i Greci utilizzarono per oltre mille anni il quadriennio come
unità di tempo. Questa Era fu detta delle Olimpiadi, poiché si
basava sulla ricorrenza dei Giochi, che si svolgevano appunto ogni quattro anni
nella città di Olimpia. Il premio per questi giochi era solo simbolico,
costituito da un ramoscello intrecciato così da formare una corona con la quale si
cingeva il vincitore. Ma la vittoria aveva un enorme valore per l'atleta che, tornato
a casa, era trattato da eroe e poteva rivestire importanti cariche nella vita sociale
della città-Stato di appartenenza. Oltre alle imprese sportive, venivano celebrate
cerimonie religiose in onore delle divinità greche e si svolgevano
manifestazioni culturali e artistiche. I Giochi olimpici erano un'ottima
occasione di scambi commerciali, ma soprattutto di riflessione civile: per
l'avvenimento veniva proclamata una tregua (detta "santa") tra le pólis, chiamate a
deporre le armi e a risvegliare la coscienza di unità nazionale,
prioritaria rispetto ai conflitti interni. I giochi si succedettero regolarmente sino al
200 a.C., successivamente si svolsero in maniera meno rigorosa sino alla loro definitiva
sospensione nel 393 d.C. A decretarne la fine fu un editto dell'allora imperatore
Teodosio, sotto l'influenza del vescovo di Milano Ambrogio, essendo
ormai la Grecia sotto la dominazione romana. I motivi della loro cessazione sono da
ricercarsi nel fatto che rappresentavano riti pagani, quindi in contrasto con la
religione cattolica.
Pesca delle spugne
La pesca delle spugne ha una tradizione antichissima a Kalimnos, da dove ogni
primavera i battelli salpano verso le coste africane, salutati dal popolo in
festa. Dopo cinque o sei mesi, al ritorno, ci si raduna nuovamente in piazza a
sfogare nell'euforia la paura repressa (gli
spungariotes, ossia i
pescatori di spugne, si immergono fino a 70-80 m) nel periodo di attesa. Le
donne indossano i costumi tradizionali, e le danze accompagnate dal suono della
lira e della tsambouna (cornamusa) si protraggono per lungo tempo. La spugna viene
lavorata artigianalmente: tra i numerosi impieghi decorativi, il più
straordinario è quello del presepe natalizio.
PERSONAGGI CELEBRI
Kostandinos Karamanlis
Uomo politico greco (Proti, Macedonia 1907 - Atene 1998). Conseguita la laurea in
Legge, esercitò per qualche tempo la professione di avvocato e, nel 1935,
fu eletto deputato al Parlamento per il Partito populista. Nominato ministro del
Lavoro nel 1946, passò successivamente ai Trasporti, poi all'Assistenza
sociale e infine alla Difesa. Nel 1951 abbandonò il Partito populista per
entrare nel raggruppamento nazionalista-conservatore del maresciallo Papagos, il
quale, nel 1952, gli affidò il ministero dei Lavori pubblici. Morto
Papagos nel 1955, assunse la presidenza del Consiglio e fondò un proprio
partito, l'Unione nazional-radicale (ERE), che raccolse l'eredità del
raggruppamento nazional-conservatore. La nuova formazione si aggiudicò
alle elezioni del 1956 la maggioranza assoluta. Negli anni seguenti Karamanlis
non mancò di manifestare tendenze autoritarie, trovandosi a fronteggiare
l'ascesa delle sinistre e la concorrenza dell'Unione di centro di Georgios
Papandreu. Rimase ininterrottamente a capo del Governo fino al 1963, anno in cui
rassegnò le dimissioni, rinunciando alla presidenza dell'ERE. In seguito
al colpo di Stato militare del 1967, lasciò il Paese per trasferirsi, in
volontario esilio, a Parigi. Tornato in patria nel 1974, fu posto alla guida di
un Governo di ispirazione occidentale. Riconfermato nel 1977, venne eletto
presidente della Repubblica nel 1980, carica da cui si dimise nel 1985 in
seguito a contrasti politici sorti con il primo ministro socialista Andreas
Papandreu. Nel 1990 fu di nuovo eletto presidente della Repubblica, carica che
mantenne fino al 1995.
Melina Mercouri
Attrice e donna politica greca (Atene 1922 - New York
1994). Esordì in teatro recitando in opere di
Shakespeare, Anouilh, O'Neill, T. Williams, passando poi al cinema con il film
Stella di M. Cacoyannis. Nel 1957 raggiunse fama internazionale grazie
all'interpretazione di
Colui che deve morire del regista americano Jules
Dassin che divenne in seguito suo marito e che la diresse anche in
La
Legge (1958),
Mai di domenica (1960),
Fedra (1962),
Topkapi (1964). Esule dopo il colpo di Stato militare che ebbe luogo in
Grecia nel 1967, l'attrice svolse un'intensa attività politica a
favore del ritorno della democrazia. Tornata in patria nel 1974, fu eletta
deputato socialista nel 1977 e nel 1981 divenne ministro della Cultura, carica
che ricoprì sino al 1985, quindi dal 1985 al 1990
e, di nuovo, dal 1993 alla morte, distinguendosi per il suo impegno rivolto al recupero e
alla salvaguardia del patrimonio artistico greco.
Aristótelis Sokratis Onassis
Armatore e finanziere greco (Smirne, Turchia 1906 - Parigi
1975). Costretto a lasciare la Turchia, sua patria
d'origine, per sfuggire alla rivoluzione di Atatürk, emigrò in
Argentina, dove si dedicò al commercio del tabacco. Diventato console
generale della Grecia (1928), in pochi anni riuscì a organizzare una
flotta mercantile grazie a una serie di fortunate iniziative, dando quindi avvio
all'attività armatoriale. Durante la seconda guerra mondiale
consolidò e accrebbe la propria fortuna grazie al noleggio delle sue navi
agli Alleati e, negli anni successivi al conflitto, divenne uno dei principali
uomini d'affari del mondo. Fondò la compagnia aerea greca Olympic Airways
(1957). Nel 1968, dopo una lunga relazione con la cantante Maria Callas,
sposò Jacqueline Bouvier Kennedy, vedova del presidente statunitense assassinato
nel 1963.
Alessandro Panagulis
Uomo politico greco (Atene 1939 - Glyfada 1976).
Figlio di un colonnello dell'esercito greco studiò Ingegneria al Politecnico militando,
nel frattempo,
nel Comitato centrale della Federazione giovanile del partito "Unione di Centro". Fondatore e
leader di "Resistenza Greca", disertò dopo il colpo di Stato di Papadopulos, compiendo un
attentato contro di lui il 13 agosto 1967. Venne arrestato, seviziato e condannato a morte,
pena da lui stesso sollecitata durante il processo. La sentenza non venne eseguita e
fu invece trasformata in ergastolo. Dopo cinque anni di carcere venne graziato da Papadopulos
stesso. Si trasferì quindi in Italia, rientrando in patria una volta caduta la Giunta venendo
eletto come deputato in Parlamento. Convinto del passato di collaborazista del ministro
della difesa Evanghelis Tositsas Averoff, si scagliò contro di lui, affermando di poter
provare le proprie parole con documenti.
Due giorni prima della presentazione in Parlamento di quei documenti, Panagulis rimase ucciso
in un incidente automobistico sulle cause del quale non mancarono le ipotesi di un complotto.
Andreas Papandreu
Economista e uomo politico greco (Chito
1919 - Atene 1996). Già insegnante di Economia politica in varie
università americane, rientrato in patria fu ministro per il
Coordinamento economico nel Governo presieduto dal padre Georgios (1965).
Arrestato dalla polizia dei colonnelli dopo il colpo di Stato dell'aprile 1967,
venne liberato nel gennaio 1968 anche per le forti pressioni dell'opinione
pubblica internazionale. Il 26 febbraio dello stesso anno annunciò a
Stoccolma la formazione del PAK, il movimento di liberazione greco. Ritornato in
patria nel luglio 1974, fondò un nuovo partito, il PASOK, Movimento
socialista panellenico. Nominato primo ministro nel 1981, formò un
Governo di sinistra. In politica estera, mantenne una certa autonomia sia nei
confronti della NATO e dei Paesi della CEE, sia nei confronti dei Paesi
comunisti e del mondo arabo. Ma, nel 1983, la situazione economica non florida
del Paese lo costrinse ad attuare programmi restrittivi rispetto a quelli
annunciati, suscitando malcontento nell'opinione pubblica. Coinvolto
successivamente in una serie di scandali, nel 1989, con la sconfitta del PASOK
alle politiche, Papandreu cedette il potere, pur non lasciando la guida del
Partito. Scagionato da ogni accusa nel 1992, si pose nuovamente alla guida del
Paese nel 1993. Nel 1996, a causa delle sue gravi condizioni di salute, si
dimise.
Andreas Papandreu con la moglie
Pericle
Uomo politico ateniese (495 circa a.C. - 429 a.C.). Grande
uomo di Stato, ricevette una solida educazione politica dal padre,
Santippo, che fu uno dei fondatori del partito democratico. Entrò nella
vita politica appena trentenne, assumendo cariche di responsabilità e
conquistando in breve tempo la direzione del partito democratico e della
politica ateniese, a capo della quale rimase per oltre trent'anni. Enorme fu il
suo contributo alla partenza di Atene e non a caso il V sec. fu designato come
il secolo di Pericle. Pur essendo un semplice uomo politico, Pericle godette di
grande ammirazione che gli valse il soprannome di Olimpo e la sua posizione,
rispetto al consiglio e all'assemblea ateniese, era simile a quella di un primo
ministro moderno. Egli cercò infatti di governare attuando le
libertà democratiche, senza determinare il disgregamento
dell'autorità statale. In politica estera si impegnò ad imporre
l'egemonia di Atene sulle altre città-Stato greche e il predominio
ellenico, sia politico sia economico, nel Mediterraneo orientale, a discapito
dei Persiani. Parimenti egli promosse l'incremento degli scambi commerciali e lo
sviluppo della produzione industriale e dell'attività bancaria, tanto
che il tetradramma ateniese divenne una delle monete più pregiate nel
Mediterraneo. L'attuazione della politica egemonica portò a scontri con
Sparta e i Persiani, guerre che intaccarono le finanze dello Stato e crearono
malcontento nella popolazione. Il favore di cui godeva Pericle andò
così affievolendosi, i suoi oppositori iniziarono ad attaccarlo e
all'interno del partito democratico fu accusato di cercare simpatie presso i
conservatori e di aspirare alla tirannide. Nel 430 a.C. la situazione economica
si aggravò con lo scoppio di una terribile pestilenza, cui seguì
una crisi politica che portò alla destituzione di Pericle. Richiamato al
potere l'anno seguente (429), egli fu però colpito dalla peste e
morì pochi mesi dopo.
Pitagora
Filosofo greco (Samo 571/570 a.C. - Metaponto 497/496 a.C.). Scarse e frammentarie
sono le notizie sulla vita e sul pensiero di questo grande filosofo greco del VI sec. a.C.
Pare comunque che egli sia nato a Samo verso il 580-570 a.C. da Mnesarco, incisore.
In età matura si trasferì nella Magna Grecia, a Crotone, dove
fondò una setta filosofica-religiosa che divenne poi un importante
partito politico. Il Governo della cerchia del filosofo ebbe carattere
fortemente aristocratico e settario, tutt'altro che tollerante. La persona del
maestro era considerata sacra e sovraumana e tutte le sue idee venivano
accettate come verità indiscutibili, secondo il motto "autos
efa" (in latino
ipse dixit: l'ha detto lui). Pitagora fu per i
seguaci il depositario della verità e perciò la sua parola era
sacra. La vita dei membri della comunità era regolata da rigidi principi,
in parte derivati da tabù di ordine religioso. I pitagorici osservavano,
per esempio, la pratica di un prolungato silenzio e dell'esame di coscienza alla
sera. Un'altra regola era quella che imponeva il silenzio sulle dottrine del
maestro e infatti Pitagora stesso non scrisse mai libri, ma trasmise oralmente i
propri insegnamenti. Per questo è difficile distinguere, all'interno del
corpo delle dottrine filosofiche matematiche e religiose conosciute come
pitagorismo, l'apporto personale di Pitagora e quello dei suoi seguaci. È
certo comunque che egli professò la credenza nella reincarnazione e le
prescrizioni e divieti ad essa connessi come il divieto di cibarsi di carne e
di mangiar fave (secondo antiche supersitizioni vi si potevano nascondere le anime dei
defunti). I pitagorici studiarono la struttura
dei numeri e delle progressioni aritmetiche, individuando i numeri perfetti
(cioè uguali alla somma dei loro divisori). In geometria piana il teorema
attribuito a Pitagora afferma che il quadrato costruito sull'ipotenusa è
equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti.
ALTRI CENTRI
Argo
(20.000 ab.).
Città della Grecia. Con Micene e Tirinto è il vertice di una delle zone di maggior interesse archeologico
dell'Argolide. Tra il VI e V sec. a.C. fu sede di una scuola di scultura che annoverò tra i
massimi esponenti Policleto. Una delle più antiche città del vecchio continente, fondata
secondo la tradizione dall'egizio Danao (le sue figlie erano le mitiche Danaidi, che per
aver sgozzato i rispettivi mariti vennero condannate a riempire in eterno una botte senza fondo) ed essendo poi
appartenne a Perseo e ai suoi discendenti. I primi dati sicuri sulla sua esistenza risalgono
al 2000 a.C. circa. Alleata ad Atene nelle guerre del Peloponneso, dopo le pesanti sconfitte
presso Mantinea (418 e 362 a.C.) venne conquistata nel 212 a.C. da Pirro (che vi morì) e, successivamente,
dai Romani, sotto i quali conobbe un nuovo sviluppo. Le incursioni gote del 267 e 395
sancirono il definitivo tracollo politico ed economico della città, che venne a lungo contesa da
veneziani (1388-1540 e 1688-1715) e turchi. Questi ultimi la incendiarono durante le
guerre d'indipendenza. Nel 1821 e nel 1829 vi si
tennero, nel teatro, le sessioni dell'Assemblea nazionale greca. Tra i luoghi di maggiore interesse
ricordiamo gli scavi archeologici, il kástro bizantino, svariate tombe micenee e l'Heráion, il
tempio di Hera, a pochi chilometri dal centro cittadino.
Candia-Heraklion
(137.711 ab.).
Città della Grecia, capoluogo della regione di Creta (8.336 kmq; 601.131
ab.) e importante porto d'esportazione dei prodotti vinicoli e ortofrutticoli
dell'isola. Fu nel passato soggetta a vari domini: bizantino, arabo, veneziano e
turco. Conobbe il massimo splendore nel periodo veneziano, di cui conserva
alcuni monumenti e la cinta muraria; la struttura urbana risente in particolare
dell'influsso ottomano. Notevole è il museo archeologico, primo nel mondo per
l'arte minoico-cretese, che raccoglie materiale venuto alla luce durante gli
scavi nelle città minoiche dell'isola (90 secondo la leggenda). A 5 km
dalla città sono state ritrovate, alla fine del 1900, le rovine della
città di Cnosso con i resti del labirintico palazzo di Minosse.
Corinto
(31.500 ab.).
Città della Grecia, capoluogo
della provincia di Corinzia (2.290 kmq; 154.624 ab.), situata nel Peloponneso
all'imboccatura del canale (lungo 6.343 m, profondo 8 m e largo 23 m) che
separa la penisola dal continente. La città antica, a circa 10 km dal
canale, mostra i resti della colonia romana, fondata da Giulio Cesare nel 44
a.C., di cui sono ancora visibili l'agorà, i portici, le strade con
botteghe, i piccoli templi,
le basiliche. Più antichi sono il tempio di Apollo e la fontana di
Pirene. Il golfo di Corinto è dominato dall'alto dalla fortezza di
Acrorinto (600 m), che racchiude vestigia greche, franche, veneziane, turche ed
è famosa per aver ospitato nell'antichità un tempio di
Afrodite. La sua struttura venne più volte distrutta da una serie di terremoti, il più
recente dei quali risalente al 1981.
Il tempio di Poseidone a Corinto
Delfi
(1.499 ab.). Città della Grecia.
Il suo santuario è stato dichiarato dall'Unesco bene inalienabile dell'umanità.
La mitologia racconta che Zeus stesso, desideroso di conoscere l'esatto punto centrale del
mondo - allora immaginato piatto - avesse fatto spiccare il volo, dagli antipodi
della terra, a due aquile; il luogo in
cui si incrociarono, corrispondente al Parnaso, indicò per la divinità il centro del mondo,
il punto esatto su cui sorse il santuario. Delfi fu sicuramente il più importante centro
religioso dell'antichità, nessuna decisione
importante, sia di carattere personale che di interesse generale, veniva presa senza
consultare il dio profetico Apollo; questi parlava per bocca della sua sacerdotessa,
la famosa Pizia, la quale, con una foglia di alloro in bocca e un ramoscello in mano,
seduta sul sacro tripode, cadeva in estasi, quindi compiva movimenti ed emetteva suoni
che i sacerdoti interpretavano seguendo i canoni della propria dottrina, traducendoli
in forma comprensibile e mettendoli per iscritto in prosa o versi (esametri), indicando
in tal modo a quale dio dovessero farsi sacrifici affinché un'impresa fosse coronata dal
successo, cosa si sarebbe dovuto fare per superare determinati ostacoli, eventuali riti
con cui espiare colpe, etc. Molte le leggende legate a Delfi. Le origini dell'oracolo di Delfi
risalgono all'epoca stessa in cui gli dèi emergevano dal caos e la prima dea a possedere
il suolo delfico fu la Terra; essa lo passò poi alla figlia Themis, la quale a sua volta
lo cedette alla titanide Febe che successivamente lo offerse come dono di nascita ad Apollo,
che da lei prese anche l'epiteto di Febo Apollo. Questo è quanto racconta Eschilo:
secondo altre fonti, tra cui Diodoro, fu Coreta, un pastore del luogo, a scoprire le
virtù profetiche di Delfi. Questi notò che le sue capre, avvicinandosi ad un particolare
crepaccio del suolo andavano in eccitazione, quindi, per capirne il motivo, andò a guardare
nel crepaccio e immediatamente iniziò a profetizzare. Su quello stesso crepaccio fu collocato
il famoso tripode, dove da allora in poi si sarebbe seduta la profetessa Pizia, per assorbire
meglio i vapori emessi ed essere più vicina al dio. Un inno omerico, invece, spiega
la presenza a Delfi di una divinità insulare, adorata sotto le sembianze
di un delfino e legata alla presenza sull'isola di Apollo, il quale, pochi giorni dopo la
nascita sull'isola di Delo, giunse a Delfi per impadronirsi dell'oracolo, ma, ucciso Pitone,
dalla forma di serpente, dovette scappare per volere dello stesso Zeus. Per ritornarvi,
il dio apparve sotto forma di delfino (da qui l'appellativo delfico) a marinai
di Cnosso, con i quali sbarcò nella Focide; preso possesso del santuario, nominò i Cretesi
sacerdoti, assunse l'appellativo di Pitico in ricordo del precedente culto e si fece dedicare
gli omonimi Giochi, da celebrarsi ogni otto anni. Per liberare l'oracolo dal controllo della
città di Krissa (oggi Itéa) si formò attorno al 600 a.C. un'alleanza di stati ellenici, che
alla fine della prima guerra sacra (600-590 a.C.) portò alla nascita dell'Anfizionia, confederazione
di popoli deputata ad amministrare il santuario, e alla celebrazione dei Giochi ogni quattro anni.
Il prestigio politico dell'oracolo, confermato dall'imponente sottoscrizione che segui la distruzione
del tempio di Apollo (543 a.C.), si incrinò durante le guerre persiane (490-480 a.C.), quando i
sacerdoti non si schierarono apertamente con i Greci. Nel 448-447 a.C. Delfi fu al centro della
seconda guerra sacra, mentre nel IV sec. a.C. fu teatro della terza e della quarta,
conclusasi nel 333 a.C. con la discesa di Filippo II e la sottomissione della
Grecia alla Macedonia. Al dominio macedone
successero (279 a.C.) quelli degli Etoli e (191 a.C.) dei Romani, sotto i quali l'oracolo andò
perdendo anche l'importanza religiosa. Silla (86 a.C.) e Nerone lo spogliarono di parte dei
tesori; Adriano, Erode Attico e gli imperatori Antonini ne favorirono la rinascita, finché
Teodosio I non ne sancì la definitiva chiusura nel 381. Gli scavi, iniziati nella prima metà
del XIX sec. e condotti in maniera sistematica dal 1860, vennero effettuati dalla Scuola
archeologica francese di Atene. L'area archeologica si divide in due zone
principali, al centro delle quali si trova la fonte Castalia, ritenuta sacra dagli antichi
greci. La zona posta più in basso comprende
i resti di un ginnasio con palestra e bagni, oltre al santuario di
Atena Pronaia. La zona più alta comprende molti monumenti votivi e una lunga
serie di Tesori, oltre al Bouleuterion (Parlamento), la colonna ionica che
sorreggeva la sfinge dei Nassi, e la "roccia della Sibilla" con la tomba del serpente Pitone. Poco
più in là sono il tempio di Apollo, l'antico teatro e lo stadio dove si svolgevano i celebri
giochi pitici.
Eleusi
(22.793 ab.). Posta a circa 20 chilometri da Atene, è un'importante centro
industriale. La città, patria di Eschilo, è famosa per il suo sito archeologico del quale
fa parte il santuario di
Demetra e Kore, ove anticamente venivano celebrati i cosiddetti Misteri Eleusini. L'origine
del suo nome è da ricercare
probabilmente nella parola éleusis, in greco "venuta", facendo riferimento alla venuta di
Demetra a Eleusi sotto sembianze
mortali dopo il rapimento della figlia Kore, anche se esiste un'altra ipotesi che vuole il
nome di Eleusi legato a quello di
un eroe locale di non chiara paternità. Favorita dalla posizione strategica lungo
la strada tra Attica e Peloponneso e dalla fertilità della piana circostante, l'acropoli di
Eleusi iniziò a essere abitata nell'Elladico Antico (III millennio a.C.). Inizialmente
indipendente,
nel VII sec.a.C. si alleò con Atene entrando a far parte dello stato Attico. Fu un importante
centro religioso fino al 381 d.C., quando Teodosio ordinò la chiusura del santuario; in
seguito fu distrutta dai barbari e
venne abbandonata dalla popolazione nel 396 d.C. L'antico centro era situato tra il mare e
la base di un colle ed
era cinto di mura. Il santuario di Demetra e Kore si erge ai piedi dell'acropoli
ed è preceduto dai grandi propilei: fu oggetto di diversi restauri e ampliamenti da parte di
Pisistrato, Cimone e Pericle,
il quale ne diede la versione definitiva, a pianta quadrata, e vi fece aggiungere il grande
salone,il telesterion ove aveva luogo la cerimonia di iniziazione necessaria per
la partecipazione ai misteri, progettato da
Ictino. Successivamente furono aggiunti il portico dorico e, in epoca romana, i piccoli
propilei, da cui iniziava la "via sacra"
lungo cui si trova il Plutonion e una grotta che rappresentava l'ingresso dell'Ade.
Epidauro
Città della Grecia antica. Città-Stato, sita nella baia di Metana, fu sede del tempio
dedicato al dio Asclepio distrutto
dai Romani alla metà del II secolo a.C. Prospero centro commerciale fin dal IV secolo a.C.,
perse gradatemente d'importanza.
La sua fama resta però legata al mito di Asclepio. Nato da Apollo e da una principessa beota,
Korónis (che morì poco dopo
la sua nascita) venne nutrito da una capra ed educato dal centauro Chirone, rivelando ben
presto facoltà curative tanto straordinarie da attirare l'invidia di Zeus, che, spinto da Ade,
lo folgorò. Le sue spoglie vennero sepolte ad Epidauro che divenne ben presto luogo sacro,
venerato
dai suoi successori, primo fra tutti Ippocrate. Nel V sec. a.C. il santuario eretto sull'isola
divenne
sede di giochi e nel secolo successivo iniziò la costruzione di importanti edifici attorno
al luogo sacro che
tale rimase anche per i Romani fino al sopraggiungere del Cristianesimo. Nel teatro, ancora
oggi praticabile,
cantò, tra gli altri, Maria Callas.
Micene
Anctica città della Grecia. Posta su una collina (278 m slm), stretta e protetta da due cime elevate e scoscese (il Sara e
il Prophitis Ilias), l'antico centro di Micene fu,
secondo tradizione, fondato da Perseo figlio di Zeus e di Danae. Successore di Perseo fu
Atreo figlio di Pelope e di Ippodamia: il suo odio verso il fratello Tieste lo portò a
offrirgli in un banchetto i suoi figli, attirando così su di
lui e su tutti i discendenti la maledizione degli déi e di Tieste stesso. Ma un'altra
leggenda mitologica alberga tra le mura della città,
quella di Agamennone, ucciso dalla moglie Clitennestra e dal di lei amante Egisto, a
loro volta uccisi dal figlio di Agamennone Oreste.
Dal punto di vista prettamente storico, la città venne fondata
intorno all'Elladico Antico (fine IV-inizi III millennio a.C.), dai Pelasgi, poi sottomessi
dai Danaidi provenienti dall'Egitto. Omero chiamò gli abitanti della città Achei, i quali, nel
1400 a.C., conquistano il centro della civiltà minoica, Cnosso. Nel 1200 a.C., guidati da Agamennone della dinastia
degli Atridi, combatterono nella guerra di Troia. La supremazia della città ebbe presto fine, a causa delle rivalità tra
le varie città stato, aggravata, nel tardo XII secolo a.C., dall'invasione di un'altra
popolazione, i Dori, provenienti dal nord.
Durante le guerre persiane Micene inviò un contingente di 80 uomini alla battaglia delle
Termopoli e insieme a quelli di
Tirinto 400 uomini a Platea. Fu per questo onorata dalla scrittura del suo nome sul tripode
dedicato a Delfi dalle città
che avevano partecipato alla battaglia. Gli Argivi non tollerarono tale distinzione onorifica
e nel 468 a.C. conquistarono l'acropoli, distruggendone le mura, Micene non riconquistò più
il suo originario splendore e mai più fu
ricostruita. Tra le rovine della città, le più importanti sono le grandiose fortificazioni
(che raggiungono i 6-8 m di spessore),
in cui si apre la monumentale Porta dei Leoni, il Circolo Funerario A, con 6 tombe reali
ricche di oggetti funerari , il
Palazzo Reale, la tomba di Agamennone, la tomba di Clitennestra e la tomba di Egisto,
queste ultime portate alla luce
nel 1876 e nel 1878 da Heinrich Schliemann.
Náuplia
(11.435 ab.)
Città della Grecia. Posta sul golfo d'Argolide, ai piedi di uno sperone roccioso dominato da
una cittadella veneziana, Náuplia, secondo la leggenda, venne fondata da Nauplio, figlio di
Poseidone e della danaide Amimone. Poco importante in epoca antica perché troppo influenzata
da città quali Micene, Argo, Tirinto, fu particolamente importante dal punto di vista strategico
in epoca medievale, quando venne contesa tra Bizantini, Franchi (1210-1377), Veneziani
(1388-1540) e Turchi (1540-1686). Riconquistata da Francesco Morosini, divenne capitale di un
dipartimento veneziano comprendente Argo, Corinto e Tripoli e conobbe un periodo di intensa
attività economica. Nel 1715, dopo un lungo assedio, passò nuovamente nelle mani dei Turchi,
da cui venne liberata nel 1822. Per il suo valore (la città non si rassegnò mai alla dominazione
turca) venne designata quale prima capitale della Grecia moderna (1829). Dal punto di vista
artistico, Náuplia risente fortemente del suo passato, soprattutto di quello veneziano, anche
se non mancano numerose tracce della permanenza turca in città.
Olimpia
(1.742 ab.)
Città della Grecia. Posta dall'Unesco tra i beni inalienabili dell'umanità, fu, fin dai tempi
più antichi, sede di culto di divinità ctonie simili a quelle oggetto di culto a
Delfi.
I primi colonizzatori giunsero nella prima metà del II millennio a.C., ma la consacrazione del
luogo
a Zeus avvenne a seguito dell'invasione dei Dori, che dal nord portarono la nuova divinità.
Il mito vuole che Zeus - aiutato dai fratelli - si ribellasse al padre Cronos, dedito alla pratica di
mangiare i propri figli per evitare che questi potessero spodestarlo. I fratelli di Zeus,
arrivati a Olimpia da Creta, gareggiarono nella corsa e da quest'episodio venne istituita la pratica
dei giochi olimpici. L'amministrazione del santuario - e dei giochi che dal 776 a.C.
ebbero cadenza quadriennale -
fu riservata dapprima una città della confederazione di 16 abitati dell'Élide, poi (471 a.C.)
a quella di Olimpia, sotto il cui controllo restarono fino in epoca romana. Lo sviluppo del
santuario prese avvio attorno al 600 a.C., quando sopra un più antico luogo di culto fu elevato
l'Heráion, mentre gli edifici amministrativi (pritanéion e bouleutérion) furono edificati
a partire dalla fine del VI sec. a.C. Dal IV sec. vennero costruiti gli edifici
maggiori, compreso il tempio di Zeus. La decadenza del santuario, punto
di incontro di tutte le città della Grecia, cominciò con la distruzione di Corinto nel
146 a.C. Nonostante fortune alterne, la fama e l'importanza di Olimpia si mantennero fino al
393, quando Teodosio I vietò i giochi pagani. Di più fece Teodosio II che ordinò la distruzione
dei templi (426).
Olimpia: le prime Olimpiadi dell’antichità
Olimpia: le prime Olimpiadi dell’antichità (english version)
Sparta
(15.600 ab.)
Città della Grecia. Sorge nel Peloponneso meridionale, sul fiume Eurota, capoluogo del
nomo di Laconia.
Anticamente si espandeva su sei colli interamente cinti da mura di età ellenistica,
ripetutamente abbattute e ricostruite.
Venne fondata dai Dori nel 1200 a.C. circa, divenendo ben presto una città potente
dal punto di vista militare,
retta da un sistema di leggi stipulate da Licurgo. La società spartana era formata
da tre classi sociali: Spartiati, Perieci e Iloti.
Gli Spartiati o Omoioi (uguali), discendenti dei
conquistatori, avevano pieni diritti politici e civili; il territorio cittadino era
diviso in lotti e assegnato agli Spartiati che non
potevano ne venderlo ne dividerlo. I Perieci erano gli abitanti della periferia, una classe
di uomini liberi che si era arresa agli
invasori: priva di potere politico era dedita alle attività commerciali e artigianali. Gli
Iloti erano i discendenti delle popolazioni
originarie del Peloponneso: privi di ogni diritto politico, erano vincolati alle terre
che lavoravano per conto degli Spartani.
Competenze religiose, militari e giuridiche erano tenute dai due re che venivano eletti
tra gli Spartiati. Gli Spartiati avevano
dunque una posizione dominante, di privilegio, all'interno della società spartana: di
fatto erano gli unici a poter partecipare
all'Apella, assemblea con potere deliberativo e legislativo.
Nel 550 a.C. Sparta aveva ormai conquistato gran parte del
Peloponneso ed era diventata la più grande potenza del mondo ellenico. Successivamente
diede vita alla
lega del Peloponneso che divenne molto presto un forte strumento per il suo predominio
e nella quale fece entrare i popoli
vinti. Dopo lunghi anni di guerre e di vittorie, Sparta perse definitivamente la sua
egemonia dopo la sconfitta
subita per opera dei Tebani a Mantinea nel 362 d.C.; successivamente fu annessa allo
Stato Romano e, nel 1469, occupata
dai Turchi per poi tornare definitivamente alla Grecia nel 1828.
Quasi nulla è rimasto del passato di Sparta che si presenta oggi una città tranquilla, elegante e moderna dopo la ricostruzione
voluta da re Ottone I nel 1834 quasi a ricordare i
fasti dell'antica cittadina, che era stata distrutta da Alarico nel 396 e soppiantata nel
sec. XIII della nascente Mistrá.
Tirinto
Antica città greca del Peloponneso, sita in Argolide. Patria di Eracle, la leggenda la vuole
fondata da Proteo, fratello di Acrisio
re di Argo, che la eresse grazie all'aiuto dei Ciclopi. Tirinto fu spesso sottomessa ad Argo,
fu definitivamente distrutta da Argo nella prima metà del V secolo a.C. e venne quindi
abbandonata.
Abitata già dal III millennio a.C.; Tirinto raggiunse il massimo splendore in epoca micenea
(1400-1200 a.C.), quando fu uno dei centri maggiori di commercio con Creta. Di Tirinto
rimangono le mura, di circa 7,5 m dispessore, costruite con massi giganteschi intorno al
1400 a.C., e le rovine del palazzo, situato nella parte meridionale dell'acropoli,
costruito nel XIV-XIII secolo a.C. Il palazzo di Tirinto, simile a quello
di Cnosso, fu ritrovato dal grande archeologo Heinrich Schliemann (coadiuvato da
Wilhelm Dorpfeld) durante gli scavi del 1884-85.