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GEOGRAFIA - ITALIA - PUGLIA

PRESENTAZIONE

La Puglia è una regione che ha molte singolarità rispetto alle altre regioni italiane. Infatti è una delle quattro regioni italiane bagnate da due mari (Adriatico e Ionio); è anche la regione che vanta il più lungo perimetro costiero: 784 km. Un'altra peculiarità della Puglia è quella di essere stata abitata da popolazioni non italiche. D'origine illirica infatti erano gli Iapigi e lo stesso dicasi dei Messapi, tutti antichi abitatori del territorio pugliese. "Porta dell'Oriente" fin dall'età romana, la Puglia costituisce ancora oggi una sorta di ponte verso la Grecia e il Levante: ai suoi porti adriatici (Bari, Brindisi, Otranto) fa infatti capo il movimento passeggeri verso l'Albania, la Grecia e la Turchia. Il termine Puglia deriva direttamente dalla denominazione latina di Apulia, con cui era definita in età romana la regione bagnata dal mare Adriatico e compresa tra il corso del fiume Biferno e l'istmo Messapico (o Soglia Messapica), corrispondente alla linea Taranto - Francavilla Fontana -  Brindisi. Nei primi secoli del Medioevo il termine cadde in disuso, ma fu ripreso in età normanna; nel XII secolo designava l'Italia meridionale continentale in contrapposizione al termine Lombardia, usato in quell'epoca come sinonimo di Italia settentrionale.

Il termine venne nuovamente abbandonato e fu sostituito dalle tre unità amministrative di Capitanata, Terra di Bari e Terra d'Otranto (con capoluoghi rispettivamente Foggia, Bari e Lecce). Queste tre circoscrizioni provinciali furono mantenute anche dal Regno d'Italia; nel 1923 fu creata la nuova provincia di Taranto, nel 1927 quella di Brindisi e nel 2004 quella di Barletta-Andria-Trani. Oggi le province sono quindi sei: Bari, capoluogo della regione, Foggia, Lecce, Taranto, Brindisi e Barletta-Andria-Trani. La Puglia ha una superficie totale di 19.363 kmq; confina a Nord con il Molise, ad Est con la Campania e la Basilicata, a Sud è bagnata dal Mar Ionio e a Ovest dal Mare Adriatico. A 30-40 km dalla costa settentrionale del Gargano si trova l'arcipelago delle Tremiti, che appartiene alla Puglia dal punto di vista amministrativo, ed è composto da quattro isole: San Domino, Caprara, San Nicola e Pianosa. Queste isole sono meta turistica di grande bellezza e pur avendo una popolazione di 380 abitanti, d'estate sono molto affollate. Gli abitanti della Puglia sono 3.922.941 (2022), con una densità di 211 abitanti per kmq, leggermente superiore alla media nazionale. L'alto tasso di natalità ha compensato lo spopolamento causato dalle grandi ondate emigratorie comprese tra gli anni 1880 e 1950, che sono state comunque inferiori a quelle lucane o calabresi. A partire dall'Unità d'Italia la Puglia ha così triplicato i suoi abitanti; negli ultimi anni del Novecento il calo del tasso di natalità è stato compensato dall'immigrazione straniera (soprattutto albanese, favorita dalla vicinanza geografica), cosicché la Puglia presenta una densità di popolazione superiore alla media italiana. Malgrado ciò, le campagne della Puglia sembrano, a chi le attraversa, quasi spopolate. Ciò si deve al fenomeno delle "città contadine" pugliesi, che avevano - prima della terziarizzazione dell'economia italiana - l'aspetto e le funzioni di grossi borghi agricoli. L'origine di questi insediamenti è legata sia alla scarsità d'acqua - che rendeva difficile, prima della costruzione negli anni Trenta dell'Acquedotto Pugliese, l'insediamento di case sparse sui fondi - sia alla particolare natura dei rapporti agrari, in cui predominava un tempo la grande proprietà coltivata da braccianti che, non essendo legati ad alcun appezzamento, risiedevano nei borghi. La popolazione non è comunque distribuita in modo uniforme sul territorio. Le zone più densamente abitate sono la Terra di Bari (e in particolare l'area metropolitana del capoluogo), la Murgia dei trulli e il Salento, mentre risultano scarsamente abitati il Gargano, il Tavoliere e le Murge. In tre comuni della Puglia (Chieuti e Casalvecchio di Puglia in provincia di Foggia, San Marzano di San Giuseppe in provincia di Taranto) una parte della popolazione parla ancora l'antico dialetto albanese, frutto di un flusso migratorio giunto dall'altra sponda dell'Adriatico nel Cinquecento. Molto più antica (di età bizantina, o forse addirittura risalente ai tempi della Magna Grecia) è la comunità della cosiddetta "Grecia salentina", piccola area raggruppata intorno al comune dal nome ellenico di Calimera, in provincia di Lecce, dove una quota ormai minoritaria della popolazione parla un dialetto greco, ma fioriscono numerose iniziative per la conservazione e la valorizzazione delle tradizioni locali. A Faeto e Celle di San Vito sull'Appennino Dàuno, infine, il dialetto è di ceppo provenzale, in seguito a un'immigrazione tardo medio evo proveniente da una località non identificata. La Puglia è dunque una regione caratterizzata dalla varietà e diversità dei suoi caratteri ambientali, etnici, storici e culturali, di assoluta originalità rispetto a qualsiasi altra regione d'Italia.

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Cartina della Puglia

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IL TERRITORIO

Di forma stretta e allungata, la Puglia è bagnata a Nord-Est dal mare Adriatico e a Sud-Ovest dal mar Ionio. Il suo profilo è caratterizzato da due penisole: il Gargano e la penisola Salentina, rispettivamente "sperone" e "tacco" dello Stivale. Oltre ad avere il più lungo perimetro costiero, un'altra singolarità della Puglia è quella di essere la regione meno montuosa d'Italia, infatti è coperto da montagne solo l'1,5% del suo territorio, ed ha fenomeni carsici molto estesi. Rilievi montagnosi di grossa importanza sono rari: si hanno il massiccio del Gargano (Monte Calvo, 1.056 m), i Monti della Dàunia (Monte Cornacchia, 1.151 m) che si trovano al confine col Molise e la Campania. L'Appennino dàuno, chiamato anche di Capitanata, presenta ancora tracce di boschi di querce e di faggi, grandi distese verdi e fioriture primaverili in un clima sereno e temperato. Un elemento nel paesaggio è il fiume Fortore (lunghezza 100 km). La pianura occupa oltre metà del territorio pugliese. Dalla costa essa si spinge all'interno; a Nord, con il Tavoliere, giunge sino ai piedi delle colline della Capitanata; scendendo verso Sud, sempre lungo la costa, occupa la Terra di Bari e la Terra d'Otranto, nella penisola salentina. Il resto del territorio è formato da colline a tavolati o gradini con altezza decrescente da Nord a Sud. La pianura della Terra di Bari e d'Otranto è dominata dalle Murge, colline che raramente superano i 500 m. A Sud i rilievi delle Murge Tarantine e Salentine sono meno accentuati (200 m) e quasi non interrompono l'uniformità del paesaggio pianeggiante. Il suolo pugliese presenta vaste depressioni, voragini, fenditure, grotte bellissime e grandiose come quelle di Castellana. Dal punto di vista del paesaggio, la nota dominante è data dai vasti altopiani calcarei, soprelevati su alte scarpate, debolmente ondulati e privi di idrografia superficiale. Benché la Puglia sia costituita da regioni morfologiche diverse con caratteristiche ben definite, sono le pianure e gli altopiani carsici a conferirle una sua precisa unità. Ciò è dovuto alla grande diffusione di rocce calcaree mesozoiche e cenozoiche, disposte in potenti strati orizzontali o suborizzontali. Ne conseguono una forma generale tabulare del paesaggio e una struttura idrografica estremamente povera in superficie per il fenomeno dell'infiltrazione (le acque, scavando le tenere rocce calcaree, formano un letto sotterraneo); anche la piovosità è insufficiente, tanto che si è dovuto fare ricorso a grandi opere artificiali per poter irrigare le vaste aree agricole. L'acquedotto pugliese, alimentato dalle sorgenti del Sele, è infatti destinato per un terzo della sua portata all'irrigazione. I fiumi hanno una portata media alquanto modesta; i principali sono il Fortore e l'Ofanto, alle due estremità del Tavoliere; entrambi nascono dall'Appennino e si gettano nel mare Adriatico. Il Fortore scorre in Puglia solo per gli ultimi 25 km del suo percorso e sfocia a Nord della penisola del Gargano. L'Ofanto attraversa la Puglia soltanto nella parte finale del suo percorso e sfocia nell'Adriatico presso Barletta. Gli altri maggiori corsi d'acqua, e cioè il Candelaro, il Cervaro e il Carapelle, scendono pure dall'Appennino e attraversano stancamente il Tavoliere con portate modeste e regime torrentizio. Anche i laghi scarseggiano; sono di discreta importanza i due laghi costieri di Varano, di 60 kmq, e di Lesina, vasto 51,3 kmq, ai piedi del versante Nord-occidentale del Gargano.

Meteo Puglia

Meteo Puglia

Ambedue sono più simili a lagune che a laghi, in quanto in comunicazione con il mare, da cui sono separati da sottili lidi. Non hanno grande importanza dal punto di vista economico e idrico, ma sono molto belli dal punto di vista paesaggistico. La Puglia è caratterizzata dal tipico clima mediterraneo caldo e secco, con precipitazioni scarse e siccità estiva. La sismicità è molto bassa, fatta eccezione per la provincia di Foggia, dove tutti i comuni rientrano nelle due massime zone di rischio. La regione non possiede risorse minerarie, a parte la bentonite dell'Appennino Dauno e i materiali da costruzione estratti da numerose cave situate specialmente nel territorio della provincia di Bari; notevoli quantità di salmarino provengono dalle saline di Margherita di Savoia. Il Gargano e la penisola Salentina (o Salento) sono, con il Tavoliere e le Murge, le quattro regioni geografiche della Puglia; esse si succedono gradualmente senza netti contrasti. A queste si possono aggiungere il cosiddetto "Appennino di Capitanata", nome che gli deriva dai governatori bizantini (catapani) presenti qui sino al XII secolo, e la pianura costiera che si stende ad anfiteatro nell'immediato retroterra di Taranto. Il Gargano è un tozzo promontorio in cui si passa da un paesaggio montano - caratterizzato dalle cime di monte Calvo (1056 m), monte Spigno (1008 m) e monte Sacro (872 m) - a paesaggi marini, con la costa spesso strapiombante sul mare. Proprio nel Gargano si può cogliere la ricchezza dei panorami della Puglia: dal vasto altopiano carsico alle numerose grotte (quella interna di Montenero e quelle marine di Pèschici e Vieste); dalle splendide foreste cantate da Lucano e Orazio agli stagni lacustri di Lésina e Varano. Sorprende, dopo il Gargano, lo scenario del Tavoliere, grande pianura dalla forma piatta e quadrata, compresa tra i corsi del Candelaro e dell'Otranto e i rilievi appenninici. Si affaccia al mare Adriatico a Sud del Gargano (golfo di Manfredonia) con coste basse, sabbiose e orlate da dune costiere; queste costituiscono un serio ostacolo al deflusso al mare dei pochi fiumi che attraversano la regione.

Così chiamato dalle Tabulae Censoriae (il libro in cui erano registrati gli estesi pascoli in possesso del fisco), il Tavoliere fu sempre utilizzato, soprattutto nel Medioevo, per il pascolo del bestiame, e soltanto in epoca recente è stato trasformato in terreno coltivabile (cereali e vigneti). Va comunque ricordato che l'imperatore Federico II iniziò l'opera di disboscamento di una parte della selva del Tavoliere per dar luogo a una coltivazione di cereali, imbarcati nei porti di Manfredonia, Barletta, Trani e Bari e commercializzati nei paesi affacciati sul Mediterraneo (soprattutto Francia e Spagna). Il Tavoliere era scelto dalle confinanti zone montuose del Molise, dell'Abruzzo e dell'Irpinia per far svernare le greggi: oltre un milione di pecore erano portate in Puglia in inverno, lungo i tratturi, vere strade erbose che D'Annunzio ricorda come "l'erbal fiume silente". I mutati rapporti sociali degli ultimi 50 anni hanno reso diverso l'aspetto di queste zone: al vecchio latifondo la riforma agraria ha sostituito la piccola proprietà contadina, le distese dei pascoli sono diventate colture cerealicole, e quasi assenti sono le pecore.

Procedendo verso Sud-Est, oltre il corso dell'Ofanto e fino all'istmo Messapico si stende la regione tabulare delle Murge, formata da banchi calcarei, che a Sud-Ovest precipitano rapidamente verso la cosiddetta "Fossa Bradanica", in territorio lucano, mentre digradano dolcemente e in forma di ampie terrazze verso la costa adriatica. Le Murge, con il loro paesaggio carsico, sono una vera scoperta: mancano corsi d'acqua, ma si incontrano spesso veri anfiteatri naturali (puli) e scenografici burroni detti gravine, lungo i quali sono abbarbicate case e chiese a scandire il bisogno di difesa degli antichi abitanti di paesi quali Gravina in Puglia, Laterza, Ginosa, Massafra, Mòttola, Castellaneta. Il nome di questo lungo altopiano, con povera e rada vegetazione e uno sterminato tappeto di pietre affioranti, sembra derivare da murex, sporgenza rocciosa; qui la pietra è stata via via utilizzata per piccole case, che ricordano i nuraghi della Sardegna, trulli con il tipico tetto a cono, muretti a secco. La Puglia termina con il Salento, il "tacco d'Italia", dalla costa a volte alta e frastagliata, a volte bassa e sabbiosa, bagnato su tre lati dal mare. Il paesaggio della penisola Salentina è assai simile a quello delle Murge: anche qui si ritrovano gli stessi ripiani calcarei, gli stessi profili orizzontali e la mancanza pressoché totale di corsi d'acqua superficiali. Nell'Otrantino il litorale presenta un caratteristico gradino roccioso (basso nella costa ionica, alto su quella adriatica), mentre per il resto le coste digradano basse e sabbiose. Dove la costa si presenta piatta, le numerose insenature costituiscono ottimi porti naturali, alcuni di grande importanza come Brindisi e Taranto. Tante cittadine - Otranto, Gallipoli, Nardò e una nobile Lecce - rendono articolato il paesaggio costruito dall'uomo nei confronti di quello ancora segnato dalla presenza di ulivi.

Panorama costiero sul Gargano

Panorama costiero sul Gargano

PARCHI NAZIONALI E REGIONALI

Nella conservazione della biodiversità mediterranea, la Puglia continua a soffrire essenzialmente per due punti di criticità: gli incendi e l'intensa attività venatoria, che mettono a rischio una ricchezza vegetale e animale di estrema importanza nel panorama nazionale. Con la Legge regionale del 24 luglio 1997 n. 19 (Norme per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette nella Regione Puglia) si è dato un assetto nuovo e moderno alla gestione e tutela dei beni naturali, individuando e definendo emergenze naturali e aree meritevoli di protezione, anche in ossequio alle direttive CEE 79/409 "Uccelli" e 92/43 "Habitat" e alle Liste rosse degli Animali e delle Piante d'Italia. In Puglia sono stati censiti ben 44 dei 244 tipi (cioè il 19%) di habitat individuati su tutto il territorio della Comunità Europea. In Puglia sono presenti una decina delle 37 specie di anfibi esistenti in Italia e 21 specie di rettili sulle 49 nazionali. Ricchissimo il settore avifaunistico: delle 250 specie nidificanti in Italia ben 179 sono qui presenti. Nella Lista rossa nazionale riguardante la flora, su un totale di 1.111 specie, ben 78 sono quelle pugliesi. Il Parco Nazionale del Gargano rappresenta la quasi totalità delle aree protette, prevalentemente costituite da riserve naturali e aree marine, per un'estensione pari al 7,7% del territorio regionale. Anche l'Alta Murgia ha visto la creazione di un parco nazionale, istituito nel 1998. Fra le aree marine protette spicca quella delle isole Tremiti che, oltre alla loro bellezza, offrono fondali di grande interesse scientifico. Tra le comunità montane spicca la Comunità Montana Monti Dauni Meridionali, al confine con la Basilicata e la Campania. Il bosco è la componente fondamentale del suo paesaggio; di particolare interesse sono le foreste a galleria di Salix alba e Populus alba e le popolazioni di orchidee selvatiche. La presenza di rare specie floro-faunistiche conferisce a tutta l'area una particolare importanza dal punto di vista naturalistico.

Parco Nazionale del Gargano

Istituito con Legge 394/91, il Parco Nazionale del Gargano ha un'estensione di 121.118 ettari più 7.408 di area protetta, interessando 18 comuni compresi nella provincia di Foggia. Esso è nato per tutelare il territorio del promontorio del Gargano il quale costituisce, dal punto di vista biologico, un'isola separata dal resto della penisola dalla piana del Tavoliere delle Puglie. Il Parco comprende gran parte del litorale, la zona sommitale del promontorio, due terzi del lago di Lésina e quello di Varano, la zona umida a Sud di Manfredonia, la riserva marittima dell'arcipelago delle isole Trèmiti e altre otto riserve naturali gestite dal Corpo forestale dello Stato. In origine il promontorio garganico era completamente coperto da foreste. Oggi l'estensione della selva si è ridotta rispetto al passato (circa 25.000 ettari rispetto ai 200.000 del Medioevo), ma nel contesto dei paesaggi boscati d'Italia si segnala come un'oasi di verde tra le più importanti. La vegetazione è costituita dal greco pino d'Aleppo, che cresce come nella tradizione mediterranea per lo più spontaneamente e si sviluppa dai pianori a medie altezze (600-800 m) sino al mare. Nel Parco del Gargano è possibile compiere in un giorno un excursus capace di comprendere l'intera natura del Mediterraneo incontrando su pochi chilometri gli habitat più diversi: dalle fitte ed estese foreste alla macchia mediterranea, dai grandi altipiani carsici, ricchi di doline ed inghiottitoi, alle ripide falesie sul mare, punteggiate da fantastiche grotte, dalle erte e boscose valli che scendono verso il mare alle lagune costiere di Lesina e Varano, dalle colline e pianure steppose alle Paludi di Federico II. Pochi luoghi come il Parco Nazionale del Gargano, infatti, racchiudono in così poca estensione tanta biodiversità: il Gargano può ritenersi un piccolo microsmo, una vera isola biologica, giacché la parte più alta del promontorio è stata isolata per un lunghissimo periodo preistorico. Da ciò dovrebbero derivare fenomeni come l'endemismo ed il macrosomatismo. Il fenomeno del macrosomatismo, ossia una crescita abnorme delle specie vegetali, si può osservare in certi esemplari di pini d'Aleppo, faggi, lecci e tassi di dimensioni monumentali. è da menzionare altresì la presenza di endemismi famosi tra i quali: la campanula garganica, la scabiosa Dallaporta, il citiso, la santoreggia, l'inula candida, il Cisto di Clusio, rara specie i cui pochi esemplari si possono osservare sulle dune di Lesina, il fiordaliso delle Tremiti, presente solo sulle isole Tremiti, l'erba ghiacciola che vive sulle rupi marittime e sui litorali sabbiosi di Vieste. L'ambiente più rappresentativo delle aree interne del Gargano è la Foresta Umbra, la zona più spettacolare, nota e frequentata del Parco, così fitta che in alcuni punti non penetra un raggio di sole. Per alcuni il nome Umbra deriverebbe da antiche popolazioni di Umbri (una tribù preistorica celtica), abitanti della foresta; per altri, più semplicemente, indicherebbe un luogo ombroso. A dispetto delle devastazioni e dei dissennati disboscamenti degli ultimi tre secoli, la Foresta ha conservato quasi intatto il suo maestoso e imponente rigoglio vegetativo, con ricca varietà di specie e forme. Il faggio nella Foresta Umbra conta esemplari che raggiungono i 2 m di diametro e i 30 di altezza.

Le zone umide e le Riserve naturali

Uno dei motivi che hanno portato all'istituzione del Parco del Gargano è stato senza dubbio la presenza di importanti zone umide quali le lagune di Lesina e di Varano, le paludi di Frattarolo - ribattezzate "Paludi di Federico II", nelle cosiddette Paludi sipontine -, e l'ex riserva venatoria di Dàunia Risi, altrimenti detta Oasi Lago Salso. Quest'ultima, che comprende oltre 540 ettari di zone allagate, vasti canneti e lunghi canali, è ormai un habitat naturale per anfibi, rettili e moltissimi di uccelli migratori che qui sostano; si vuole inoltre reintrodurvi il Gobbo rugginoso, o anatra dal becco blu, estinto in Italia agli inizi del XX secolo. Più a Sud si incontrano le Saline di Margherita di Savoia e le paludi circostanti dove regna incontrastato il fenicottero rosa e, in settembre-ottobre e febbraio-marzo, oasi speciale di anatre, folaghe, avocette e limicoli. Le zone umide del Gargano e della Capitanata hanno da sempre suscitato un notevole interesse negli studiosi e negli appassionati, ponendosi fra le più importanti d'Italia oltre che per la varietà di ambienti anche per la posizione strategica sulle rotte migratorie degli uccelli acquatici tra l'Africa e l'Europa centro- orientale. Già nel XIII secolo l'Imperatore Federico II di Svevia rimase affascinato da questi ambienti palustri che gli ispirarono il famoso trattato "De arte venandi cum avibus". La Riserva marina delle Isole Trèmiti, di circa 1.509 ettari, è nata nel 1989 - una delle prime istituzioni del genere in Italia - per essere poi compresa nel Parco Nazionale del Gargano. Le isole di San Dòmino, San Nicola, Capraia, Cretaccio e Pianosa, meno di 300 ettari di superficie al largo della costa settentrionale del Gargano, sono le antiche Diomedeae, dove Omero pose la sepoltura di Diomede, il mitico eroe amico di Ulisse. Emerse e sommerse diverse volte nella loro storia geologica, grazie alla loro natura calcarea sono scavate da un gran numero di grotte marine, ricche di incredibili e sempre diversi paesaggi e di coste frastagliate. Solo il periplo in barca consente di apprezzare in pieno la bellezza delle coste, con un susseguirsi di cale rocciose, scogliere dirupate e cavità naturali dove nidificano le Diomedee, per la leggenda i compagni di Diomede così trasformati da Afrodite, che continuano a piangere la morte del loro eroe. Se sulla terraferma allignano il leccio, il pino d'Aleppo o l'endemico fiordaliso delle Trèmiti, nel mare verde smeraldo dai ricchi fondali si osservano la cernia bruna, il sarago, l'occhiata. Ancora nel Parco del Gargano è la Laguna di Varano, una superficie di 6500 ettari separata dal mare da una lunghissima duna chiamata l'Isola: è una zona molto importante per il passo degli uccelli e per le tante varietà di fauna ornitologica, rettili e anfibi.

La fauna del Parco

Alla diversità di paesaggi del Parco corrisponde una diversità di fauna. Dal punto di vista faunistico l'eccezionalità del promontorio garganico è data dalla presenza, ad esempio, del capriolo italico (una sottospecie endemica ed esclusiva del Parco) e di ben cinque specie di picchi, che vivono nelle foreste dell'interno: verde, rosso maggiore, mezzano, minore e di Lilford (gli ultimi due assai rari e localizzati, presenti in Italia unicamente all'interno di aree protette). Oltre al capriolo, tra i mammiferi sono presenti il cinghiale, il daino, la donnola, la faina e il gatto selvatico, magnifico felino predatore che vive nel folto della boscaglia della Foresta Umbra, la lepre, il riccio, la talpa, il tasso, la volpe, il ghiro, il moscardino, diverse specie di topi ed arvicole. è estinta la foca monaca, sicuramente presente in alcune grotte delle isole Tremiti fino ad alcuni decenni fa. Sul territorio del Parco nidificano ben 179 specie di uccelli su 250 nidificanti in tutta Italia. Tra i rapaci nidificanti ricordiamo la poiana, il gheppio, lo sparviero, il falco pellegrino, il lanario, il falco di palude, l'albanella minore, oltre al biancone che caccia rettili nelle zone assolate. Inoltre si segnala la presenza di alcuni falchi pescatori e rare aquile anatraie minori, durante il periodo migratorio. Tra i rapaci notturni sono presenti il gufo reale, il gufo comune, il barbagianni, l'allocco e l'assiolo. Nelle zone umide nidificano circa 46 delle oltre 60 specie legate all'ambiente acquatico, nidificanti in Italia. Tra le altre ricordiamo l'airone rosso e cinerino, la garzetta, il tarabuso, il basettino e la nitticora, il germano reale, l'alzavola, la marzaiola, la moretta tabaccata, il mestolone, il corriere piccolo, il fratino, il cavaliere d'Italia, la gallinella d'acqua, la folaga. Negli acquitrini della zona di Frattarolo durante i passi autunnali e primaverili è possibile ammirare combattenti, pittime reale, pettegole pantane, piovanelli e piro piro di diverse specie, pernici di mare, pavoncelle, pivieri, chiurli, beccaccini, frullini, ecc. Nei pascoli steppici della fascia pedegarganica, tra innumerevoli difficoltà, sopravvivono all'estinzione l'occhione e la gallina prataiola e volteggiano in numero consistente allodole, calandre, cappellacce e succiacapre. Nelle numerose grotte vivono colonie di pipistrelli delle specie nottola, ferro di cavallo, ecc. Tra i rettili e gli anfibi, presenti in numero cospicuo anche per l'abbandono delle zone rurali, vi sonoi la tartaruga terrestre e palustre, l'orbettino, il colubro di Esculapio e il colubro liscio, la luscegnola, il geco verrucoso, la vipera comune, il cervone, la natrice dal collare, il ramarro, la lucertola campestre, ecc. Gli anfibi sono presenti con la raganella, la rana verde e dalmatina, il rospo comune e smeraldino e il tritone italico e crestato. Questi animali occupano le zone acquitrinose, i canali, le sponde delle lagune ed i cutini in varie zone boscose del Parco.

La flora

Ognuno degli ambienti del Parco è caratterizzato da una flora molto varia: si contano più di 2.200 specie botaniche, che rappresentano circa il 35% dell'intera flora nazionale. Grazie a condizioni climatiche particolari e a venti settentrionali che si caricano di umidità, sul promontorio cadono circa 1300 mm di acqua sottoforma di pioggia. Tutto ciò permette lo sviluppo di un microclima molto particolare in cui alcune essenze vegetali riescono a vivere in condizioni non riscontrabili in nessuna altra parte d'Italia e del mondo: si tratta di grandi boschi di faggi, lecci, cerri e, a volte associati a farnetti, olmi, frassini, che si distribuiscono nell'area più interna dei promontorio. Sulla costa dominano invece le pinete di pino d'Aleppo, circa 7.000 ettari che si alternano alla macchia mediterranea, ricca di formazioni a lentisco, firillea, erica multiflora, e corbezzolo. In alcuni angoli molto particolari vegetano esemplari di tassi, faggi e pini d'Aleppo incredibili per dimensioni e vetustà. Nelle radure e nelle zone steppose fioriscono le orchidee selvatiche, che all'interno del Parco del Gargano sono presenti con 56 specie e 5 sottospecie e ne fanno la località più ricca d'Europa. Sui pendii assolati crescono rigogliosi gli olivastri, i perastri, i melastri, i biancospini attorniati da cespugli di lentisco, ginepro, timo, rovi, fichi d'india ed un albero bellissimo detto "l'albero del diavolo", ovvero il carrubo. Nella zona pedemontana, dove la steppa predomina, cresce un fungo molto particolare, il Pleurotus eringi. I laghi di Lesina e Varano sono caratterizzati da un bosco intralitorale che cresce sulla sottile lingua di sabbia che li divide dal mare e in cui vegeta il famoso Cisto di Clusio. Deve essere ricordato infine il ruolo che nel passato il promontorio ha avuto come collegamento con la fauna e la flora della penisola balcanica, provato dal numeroso elenco di specie cosiddette "transadriatiche".

Parco Nazionale dell'Alta Murgia

Istituito nel 1998, il Parco nazionale dell'Alta Murgia ha una superficie di 67.739 ettari ripartita in 13 comuni della provincia di Bari. La nascita del Parco è coincisa con l'attuazione di un progetto mirante, essenzialmente, a sostenere la valorizzazione e lo sviluppo eco-compatibile di quest'area. Finalmente è stata accettata l'idea che la ricchezza della Murgia risieda nel bagaglio d'usi, costumi ed attività economiche tradizionali che la caratterizzano e che quindi devono essere tutelate. Circa 19.000 ettari del territorio sono tuttora coltivati a grano duro, cereali, a colture arboree (mandorlo, olivo) e vigna.. L'Alta Murgia si estende tra la costa adriatica ed i rilievi lucani in una suggestiva successione di depressioni, colline, scarpate e lame, raggiungendo la massima altezza, 679 metri, in corrispondenza di Monte Caccia. Quest'area è prevalentemente costituita da rocce calcaree risalenti al cretaceo, ma vi sono anche formazioni rocciose più recenti, come i tufi, formatisi nel pliocene, ed i sacchi d'argille, sabbie, nonché i depositi alluvionali terrosi e ciottolosi, risalenti all'ultima era geologica, che misti a humus e terre rosse formano gli unici terreni adatti alla coltivazione. L'Alta Murgia custodisce l'ultimo esempio di steppa pseudo-mediterranea dell'Italia peninsulare. Sui pascoli, che a prima vista potrebbero apparire aridi e pietrosi, nascono diverse specie vegetali. Si va dai micropaesaggi di licheni e muschi, a varie specie di graminacee, ferule ed asfodeli. Mentre, all'ombra degli splendidi lecci e cerri, cresce un sottobosco cespuglioso con rose canine ed orchidee selvatiche. Questa terra, inoltre, offre alcune delizie gastronomiche, come gli asparagi, i lampascioni ed i pregiati funghi cardoncelli. Altrettanto variegato è il patrimonio faunistico: 14 specie di rettili, 80 di uccelli nidificanti al suolo, 17 specie di mammiferi. L'asperità di queste zone, infatti, se da un lato ha reso meno frequenti gli insediamenti umani, dall'altro ha favorito la conservazione di un ambiente favorevole al prosperare di diverse specie animali. In primo luogo, vanno ricordati gli anfibi ed i rettili. Fra le specie più diffuse il trifone italico, il rospo comune e quello smeraldino, la rana verde, il geco kotschy, il ramarro, la vipera e l'emblematica lucertola campestre. Tra i mammiferi più facili da incontrare vanno menzionati la volpe, la faina, la lepre ed il riccio. Tra le 80 specie d'uccelli che nidificano sull'Alta Murgia, spiccano la calandra, il lanario, il corvo imperiale e lo splendido falco naumanni, chiamato anche grillaio. Anche i segni lasciati dall'attività umana rendono tipico il territorio dell'Alta Murgia. Possiamo distinguere, fondamentalmente, tre categorie di costruzioni: anzitutto quelle legate all'attività pastorizia ed agricola, gli edifici religiose e infine i castelli. L'Alta Murgia conta inoltre sei tratturi, antiche "vie erbose" lungo le quali le greggi transumanti dovevano spostarsi per raggiungere i pascoli. Vanno poi ricordate le poste, aree recintate con muretti a secco, costruite per proteggere gli armenti dal freddo, e gli jazzi, strutture destinate all'allevamento degli ovini, solitamente situate a Sud ed in pendenza, in zone interne. Un'attenzione particolare va riservata alle masserie. La loro origine risale al XV secolo: con la fondazione della Regia Dogana della Mena delle Pecore, si ebbe una rigida organizzazione dell'economia agricola pugliese, che portò alla costruzione di strutture - appunto le masserie - adatte a sostenere lo sfruttamento pastorale e cerealicolo del territorio.

Fino al XVII secolo la loro diffusione fu strettamente controllata sia nel numero che nell'estensione, poiché la Regia Dogana aveva interesse a mantenere a pascolo la maggior superficie del territorio murgiano. Tra la fine del XVII secolo e l'inizio del XIX, le masserie divennero il centro organizzativo dei latifondi. Il paesaggio dell'Alta Murgia è poi nobilitato dai grandi manieri, testimoni solenni di un'antica civiltà che affonda le sue origini nella prima fase della penetrazione basiliana nella regione. Fra questi castelli ricordiamo: il Castello del Garagone, il Castello di Gravina di Puglia ed il magnifico Castel del Monte. Infine, l'Alta Murgia custodisce splendide chiese rupestri, simbolo della profonda spiritualità che promana da questa terra brulla e silenziosa. La presenza di insediamenti preistorici, peuceti, classici e medievali consente di rilevare quanto sia antico, nell'Alta Murgia, il fenomeno dell'antropizzazione. Nel complesso carsico di Lamalunga è stato rinvenuto l'Uomo di Altamura, uno scheletro completo di ominide vissuto tra 400.000 e 80.000 anni fa, collocabile tra l'homo erectus e l'uomo di Neandertal.

Parco Regionale di Porto Selvaggio

Sul litorale jonico, tra Gallipoli e Porto Cesareo, si estende il Parco Naturale di Porto Selvaggio-Torre Uluzzo, un'area di 420 ettari salvata dalla selvaggia aggressione dell'edilizia vacanziera alla costa ionica salentina. Costituito nel 1980, il Parco è il simbolo di quanto l'opinione pubblica e le associazioni di tutela possono fare contro la speculazione edilizia che qui, intorno al 1970, prevedeva una massiccia cementificazione della costa con l'insediamento di un grande villaggio turistico. La linea costiera che unisce Porto Cesareo a Gallipoli alterna strisce di sabbia ad una scogliera piatta e bassa, ma si alza improvvisamente nei bastioni rocciosi di porto Selvaggio. Se sulle coste sabbiose il mare appare in una diversa tonalità di azzurro per ogni livello di profondità, a Porto Selvaggio le fasce di colore scompaiono in un blu notte omogeneo. Le pareti strapiombanti in alcuni punti raggiungono un'altezza di 40 metri e spariscono sotto le onde per continuare la loro corsa di roccia. Sulla costa si aprono una serie di mirabili grotte marine: grotte di Uluzzo, Carlo Cosma, del Cavallo, delle Corvine, Verde. La zona sottoposta a tutela ospita ambienti costieri tipici dell'area mediterranea. In cima alla scogliera la terra rossa del Salento ospita cespugli fitti di macchia mediterranea, lentisco, cisto marino, fillirea, rosmarino, timo, tutte specie che riescono a sopportare l'alto tasso di salinità e difficili condizioni climatiche. Dagli anni Cinquanta del XX secolo si è aggiunta, per effetto del rimboschimento operato dal corpo forestale dello Stato, una cospicua colonia di pini d'Aleppo, pianta pioniera che attecchisce perfettamente su questi terreni aridi e rocciosi. Oltre ad essere un'area di rilevante valore naturalistico e paesaggistico, Porto Selvaggio rappresenta una zona di straordinario interesse archeologico. La baia di Uluzzo custodisce infatti uno dei depositi preistorici più conosciuti a livello europeo: nelle grotte di Carlo Cosma, di Uluzzo e del Cavallo sono stati rinvenuti manufatti del paleolitico, resti di grandi mammiferi (anche rinoceronti), oggetti recanti graffiti decorativi a soggetto naturalistico o geometrico. Studiate per la prima volta nel 1961, le grotte hanno rivelato una frequentazione antropica di questi siti a partire dalla fine del Paleolitico medio (circa 40.000 anni fa), in un ambiente completamente differente da quello attuale, quando cioè il livello del mare era più basso di circa 100 metri rispetto ad oggi e le grotte erano emerse ed abitate. L'importanza del sito dal punto di vista scientifico è testimoniata dalla definizione di un'autonoma "cultura uluzziana", caratterizzata dall'utilizzo di lastrine calcaree per ricavare strumenti utili alle esigenze della vita quotidiana e dalla creazione di una particolare punta fittile, a forma di semiluna. Ma altri interventi umani caratterizzano in maniera ancora più evidente il paesaggio: le due torri costiere - denominate Uluzzo e dell'Alto - che delimitano il territorio del parco. Le torri facevano parte del sistema di avvistamento eretto nel corso dei secoli XVI e XVII a difesa delle coste dalle incursioni dei pirati.

Riserva marina di Torre Guaceto

In provincia di Brindisi s'incontra poi la Riserva marina di Torre Guaceto, con 940 ettari di area terrestre e 2207 di area marina, che a seguito della Convenzione internazionale di Ramsar del 1971 è ritenuta di primaria importanza. Caratterizzata da un grande fragmiteto costituito per lo più dalla cannuccia di palude e ampie chiare d'acqua a volte dolce a volte salmastra, prende il nome dall'antica torre di guardia che si erge sul punto più esposto della baia, e che è diventata emblema della Riserva. Torre Guaceto è stata nei secoli un costante punto di riferimento per chi, arrivando in nave dai porti del Sud del Mediterraneo, cercava acqua dolce ed un approdo sicuro e ben protetto dai venti. Il nome stesso "Guaceto" deriva dall'arabo gawsit, che significa "luogo d'acqua dolce" a testimonianza della conoscenza accurata che i Saraceni avevano di queste acque. Con il passare del tempo la zona, seguendo le varie vicissitudini storiche, ha conosciuto momenti di intenso traffico e periodi di minor utilizzo, ma la sua posizione strategica per la rotta che collegava Brindisi a Venezia e per la logistica militare ha sempre destato l'interesse dei navigatori. Proprio per questa facile possibilità di sbarco, gli aragonesi, nel XVI secolo, decisero di presidiare la rada con una torre di avvistamento che si inserì nel sistema difensivo della costa. La torre che prese il nome di Torre Guaceto fu costruita attorno al 1531 e fortificata nel 1567. L'importanza strategica di questo presidio fece sì che potesse arrivare fino a noi in miglior stato di conservazione della altre torri. Un ulteriore elemento d'interesse della Riserva è dato dalla sue rilevanza archeologica: nella radura antistante la torre sono stati trovati frammenti di arte micenea e messapica e numerose presenze dell'età del Bronzo. Dal punto di vista naturalistico, l'area ospita un'avifauna di enorme interesse e comprende, in un area ridottissima, tre ecosistemi diversi che interagiscono tra di loro, influenzandosi a vicenda: la macchia mediterranea, la zona umida e il mare.

L'ECONOMIA

Il livello di sviluppo economico della Puglia è relativamente superiore a quello medio delle regioni meridionali italiane. Il sistema economico vanta un settore agricolo di affermate tradizioni, che ha saputo localmente acquisire forme organizzative moderne, e uno sviluppo industriale piuttosto dinamico. Aspetti negativi sono il forte tasso di disoccupazione e certe carenze infrastrutturale (trasporti, servizi) e strutturali (tipologie produttive, innovazione): malgrado l'evoluzione registrata anche negli anni Ottanta del Novecento, la regione non appare ancora pienamente in grado di trasformare i progressi ottenuti in una crescita equilibrata. La risorsa economica più importante della Puglia è l'agricoltura, favorita dal clima mediterraneo e dalle grandi estensioni delle pianure. Il territorio pugliese è per il 65% interessato da processi agricoli (rispetto a una percentuale nazionale del 44%), ma solo nel 9% dei casi vede avviato o promosso l'utilizzo di pratiche biologiche più rispettose dell'ambiente e con un minore consumo di prodotti fertilizzanti; un territorio che presenta in alcune sue parti (soprattutto nell'Appennino Dauno) anche rischi idrogeologici. Caratterizzato dalla piccola e media proprietà fondiaria, e quindi con prevalente conduzione diretta, il settore agricolo conta un numero di addetti fra i più alti del Paese (10,2%). Il volume della produzione e la varietà delle colture contribuiscono a far conseguire alla Puglia la più alta produttività dell'Italia meridionale e pongono la regione ai primi posti, a livello nazionale, per produzioni quali l'olivo, la vite e il mandorlo. La Puglia vanta infatti il primato nazionale di superficie agricola utilizzata per colture arboree permanenti. Tali risultati sono stati conseguiti nonostante la natura calcarea del suolo e una carenza idrica cui si è cercato di supplire con la formazione dell'Acquedotto Pugliese e con l'approvvigionamento dai bacini- serbatoi della vicina Basilicata. Inoltre, nonostante l'alta qualità dei prodotti tradizionali, l'agricoltura pugliese stenta a guadagnare significative posizioni nei mercati internazionali a causa di una scarsa integrazione con il sistema industriale e quello commerciale. La coltura viticola dà non solo ottima uva da tavola, ma anche vini ad alta gradazione alcolica, in parte utilizzati come vini da taglio per rinvigorire la qualità dei vini di altre regioni italiane ed estere. Importanza rilevante riveste la produzione di cereali, in particolare avena e frumento (soprattutto nella zona del Tavoliere), che sostiene la non trascurabile industria pugliese molitoria e della pastificazione. Le colture irrigue, presenti fondamentalmente nelle Murge e nel Salentino, sono costituite principalmente da ortaggi, che garantiscono un terzo della produzione nazionale di carciofi ed un quarto di quella di insalata, pomodori e finocchi. Non mancano nemmeno le colture industriali (il tabacco concorre per circa un terzo alla quota nazionale) che sostengono un'importante industria manifatturiera locale. L'allevamento del bestiame, nonostante il discreto numero di ovini e una relativa specializzazione nell'allevamento avicolo, costituisce oramai solo una risorsa residua nell'economia pugliese. La pesca, organizzata su scala industriale, ha un ruolo non trascurabile nell'economia delle popolazioni costiere, in particolare nella zona della Capitanata e della Terra di Bari. La regione ha nel Mare Piccolo di Taranto le principali coltivazioni di molluschi (cozze e vongole) ed è la prima in Italia per pescato complessivo. L'industria (26,8% degli occupati), nonostante i massicci interventi esterni, non ha fatto registrare la crescita autonoma prevista in seguito alla formazione, a partire dagli anni Sessanta del Novecento, del Triangolo industriale del Sud, Bari-Brindisi-Taranto.

 

I poli siderurgico di Taranto e petrolchimico di Brindisi sono entrati in crisi, mentre in alcune aree come la Terra di Bari, con l'agglomerazione di Bari-Modugno e la direttrice costiera fra il capoluogo e Barletta, si sono sviluppate produzioni diversificate (meccanica, abbigliamento, calzature, ecc.), talora di buon livello tecnologico; anche nel Salento leccese si contano numerosi addensamenti manifatturieri (Nardò, Maglie, Galatina, Gallipoli, Tricase). I due poli calzaturieri di Barletta e di Casarano sono gli unici distretti industriali della regione classificati come tali e sono basati principalmente su piccole e medie imprese spesso a conduzione familiare. Un'altra area specializzata molto importante è quella del mobile imbottito (divani e poltrone), che ha i suoi centri principali ad Altamura e Santeramo in Colle (provincia di Bari) e a Matera in Basilicata; vi si produce oltre il 60% dei divani in pelle imbottiti fabbricati in Italia. Discretamente sviluppate sono pure le industrie di lavorazione e conservazione dei prodotti agricoli e di quelli della pesca. Le piccole e medie imprese della trasformazione alimentare hanno dimostrato una resistenza alle fasi congiunturali. Numerose soprattutto nella provincia di Foggia, costituiscono un quarto delle aziende pugliesi. Il capoluogo della regione, Bari, vanta uno dei porti più attivi dell'Adriatico da cui partono linee per il Medio e l'Estremo Oriente; ma anche gli altri porti pugliesi rivestono un ruolo di importanza strategica per l'occupazione terziaria. Le attività terziarie (63% degli occupati), del resto, sono venute assumendo importanza crescente anche in Puglia, riuscendo a realizzare miglioramenti qualitativi di rilievo nei segmenti più avanzati (servizi finanziari, organizzativi, di consulenza aziendale). La modernizzazione del settore è guidata dal polo tecnologico "Tecnopolis" di Bari (ingegneria, informatica), con ricadute positive sull'economia locale e interregionale. Il capoluogo regionale concentra il 30% dei servizi assicurativi e finanziari. Sempre a Bari, ogni anno, ha luogo l'annuale Fiera dei Levante, istituita nel 1930 e divenuta seconda manifestazione del genere in Italia, punto di riferimento nei rapporti fra continente e area mediterranea. Il turismo riveste notevole importanza per l'economia regionale. Grazie ai 748 km di costa, molto sviluppato è il turismo balneare ed inoltre la buona rete di comunicazione (autostrade e aeroporto) fa della Puglia una delle regioni più facilmente accessibili. Le zone balneari più rinomate sono quelle nel Gargano, nella zona dei trulli e le Isole Tremiti. Tuttavia, nelle aree di maggiore sviluppo, come il Gargano e la Penisola salentina, il turismo si è tradotto in una crescita spesso incontrollata, con fenomeni di degrado del litorale.

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