«Psicologia dell'ipnosi» di Caterina Kolosimo


Ipnosi: scienza o magia? Per molto tempo si è discusso su questo interrogativo, assai importante perché, a seconda della risposta, la sua pratica sarebbe stata di competenza di persone ben diverse: medici in un caso, maghi nell'altro. All'inizio sembrò non esservi dubbio: il settore a cui apparteneva l'ipnosi doveva essere il secondo, dato che il suo fenomeno più appariscente, la trance, era non solo riscontrabile nei riti magici di antiche civiltà, ma ancora presente presso gruppi etnici rimasti a uno stadio primitivo o quasi. Lunghe, sommesse cantilene, fiamme lentamente oscillanti, erbe bruciate a produrre profumi stordenti, tamburi, danze estenuanti: per secoli e secoli cerimonie del genere si sono svolte in ogni parte del globo; dirette da sacerdoti o stregoni, avevano tutte lo scopo d'indurre i partecipanti in quello stato di «coscienza attenuata» durante il quale era possibile entrare in contatto con gli dèi oppure, con il loro aiuto, guarire certe affezioni, effettuare interventi chirurgici indolori. Venendo a tempi e a luoghi più vicini a noi, dobbiamo notare come pure l'operato del medico viennese Franz Anton Mesmer sembrasse relegare l'ipnosi nell'ambito della magia. Verso la fine del XVIII secolo Mesmer elaborò la dottrina del «magnetismo animale», sostenendo che le malattie sono provocate da un'alterazione del «fluido magnetico», alterazione in grado di venir corretta dall'intervento di una persona «magneticamente equilibrata». La stereotipata immagine dell'ipnotista dagli occhi penetranti e dotato di misteriosi poteri è certo scaturita da Mesmer, che curava i suoi pazienti in modo spettacolare, usando, tra l'altro, vasche d'acqua e fili di ferro, ritenuti ottimi conduttori del magnetismo che sarebbe stato da lui sprigionato. La fama che circondò lo strano personaggio ebbe comunque il merito di attirare sull'argomento l'attenzione di ricercatori ben più obiettivi, tra cui l'inglese Braid. Respingendo la teoria del fluido magnetico, egli parlò del grande potere della gestione e della possibilità di intervenire profondamente sulla psiche ponendo gli individui, mediante particolari tecniche, in uno stato simile al sonno fisiologico, stato che chiamò «ipnotico» (dal greco hypnos = sonno). Era il 1843. Negli anni seguenti coraggiosi sperimentatori, dai francesi Liébeault e Bernheim ai sovietici Pavlov e Vasiliev, applicarono l'ipnosi in campo medico. Essa venne definitivamente accettata anche e soprattutto in relazione con le teorie psicanalitiche di Freud. Benché il grosso pubblico abbia ancora idee confuse in merito, la tecnica ipnotica è dunque uscita dalle nebbie della magia per entrare con pieno diritto nel regno della medicina. A molti potrà sembrare strano che proprio l'Italia sia, in questo settore, all'avanguardia. Oggi si contano infatti a centinaia i medici e gli psicologi che, in ogni regione della Penisola, affiancano alle terapie tradizionali l'ipnosi: quasi tutti hanno frequentato dei corsi presso l'Istituto di Indagini Psicologiche di Milano, fondato nel 1955 dai professori Marco e Rolando Marchesan. «Dai più moderni orientamenti della medicina», hanno dichiarato i due docenti, «risulta che la relazione tra alterazioni organiche e alterazioni psichiche esiste non solo nei casi di nevrosi (stati depressivi, balbuzie, anomalie sessuali, fobie, tic, anoressia, vomito di origine psicogena, scarsa concentrazione, eccetera), ma anche in molte malattie un tempo ritenute di carattere esclusivamente organico, come certi tipi di ipertiroidismo, artrosi, ipertensione, ulcera, asma. I casi indicati possono essere presi in considerazione per quanto concerne le cure ipnotiche. Mediante le stesse si possono anche realizzare allenamenti al relax, riduzione ed eliminazione di disadattamenti familiari e stati comportamentali dannosi, come l'alcoolismo, l'insonnia e molti altri». Ma le applicazioni dell'ipnosi non terminano qui: già adottata nel trattamento delle future madri e in sala parto per alleviare i dolori e sciogliere la tensione psicofisica, essa pare ora avviata a diventare il contraccettivo ideale. Accogliendo la tesi di alcuni studiosi statunitensi, i professori Marchesan hanno messo a punto un programma sperimentale «antibebè», eseguendo prove su volontarie. «Abbiamo avuto modo di osservare», ha detto il dottor Antonio Prevete, direttore della sezione campana dell'Istituto milanese, «che gli organi interni e l'intero apparato riproduttivo della donna sono estremamente sensibili alle ipnosuggestioni». Sembra siano sufficienti poche sedute a «bloccare» per un certo tempo la fertilità femminile, che tornerebbe normale al momento desiderato. C'è poi anche l'«ipnoeugenetica», consistente nell'impartire alle gestanti, fin dai primi mesi di gravidanza, una serie di suggestioni affinché la creatura che portano in grembo si strutturi in modo perfetto sul piano fisico, nervoso e psichico, e nasca di buon carattere, intelligente e di aspetto gradevole. Siamo ai limiti dell'incredibile, eppure l'ipnosi sta dimostrando che l'«impossibile» è possibile. Nell'Unione Sovietica, dove questa tecnica ha avuto vari precursori e vanta oggi cliniche specializzate nelle maggiori città, si vanno compiendo importanti esperimenti volti a ridestare le doti artistiche e creative umane. Ai soggetti in trance viene dapprima suggerito che in essi dorme la vocazione di pittori, musicisti, scrittori, spesso ricorrendo all'immedesimazione con un genio del passato: «Tu sei come Raffaello», insiste l'ipnotista, «come Bach, come Dostoiewski». Dopo alcune sedute, il discepolo mantiene anche da sveglio la suggestione che gli è stata indotta. ll talento è così sollecitato, ma sono necessari ancora parecchi incontri prima che - negli individui predisposti - emerga del tutto. Dopo, però, sgorga spontaneamente, come una sorgente inesauribile. Spiegare a parole l'ipnosi non à facile. Diremo che, di solito, l'operatore comincia a parlare con un tono di voce calmo, suadente, cullante, invita il paziente a visualizzare scene rilassanti, spesso facendogli fissare gli occhi su un punto determinato o su una fonte luminosa. Dopo pochi minuti, il soggetto prende normalmente ad estraniarsi dalla realtà, cade in un piacevole assopimento: il controllo della coscienza si attenua e, mentre i muscoli si rilassano e il respiro si fa lento e ritmico, si apre uno spiraglio sul subconscio e sull'inconscio: tutto quanto lo specialista dirà in questo momento verrà dunque recepito nel più profondo della psiche, rimanendovi radicato. Se il paziente soffre d'insonnia, gli sarà suggerito che d'ora in poi le sue notti saranno tranquille; se ha scarsa fiducia nelle proprie capacità, gli sarà ingiunto di sentirsi sicuro di se stesso, e così via. Al risveglio, procurato dall'ipnotista, si prova spesso l'impressione che niente di particolare sia accaduto, eppure, dopo poche sedute, sono i miglioramenti a parlare da soli. La pratica ha dimostrato che pochissimi sono i soggetti refrattari (pare meno del cinque per cento) e che anche questi non lo sarebbero, forse, se incontrassero lo specialista «giusto»: è ovvio, infatti, che tra ipnotista e paziente deve stabilirsi una corrente di fiducia e di simpatia. I professori Marchesan potrebbero citare in proposito parecchi esempi: molte persone, giunte da loro convinte di non poter essere ipnotizzate, sono precipitate, dopo poche incontri, in trance profondissime, tali da consentire la regressione, ossia il percorso a ritroso della propria vita, fino ai primi giorni d'esistenza, quando non addirittura ai mesi di sviluppo nel grembo materno. La regressione può essere importantissima: com'è noto, infatti, molte nevrosi traggono origine da episodi infantili «rimossi», ossia apparentemente dimenticati ma invece ben operanti; scoprendoli, facendoli affiorare alla coscienza, è possibile neutralizzarli. Sebbene i risultati ottenuti con l'ipnosi siano indubbi, i pregiudizi sono duri a morire. C'è ancora chi teme di cadere in completa balia dello specialista (il che non può succedere), oppure di soccombere a un rapporto di dipendenza negativo. Anche qui è pronto il rimedio: l'autoipnosi, che consente ai soggetti, dopo un opportuno allenamento, di ipnotizzarsi da soli. Ad essa ricorrono parecchi sportivi per placare lo stato d'ansia precedente le gare; nell'Unione Sovietica il metodo è adottato persino dagli astronauti, che hanno potuto ovviare così, fra l'altro, al «mal di spazio», frequente nel corso del primi lanci. L'ipnosi, insomma, si sta rivelando un mezzo di valore insospettato per esercitare un completo dominio sul proprio corpo e sulla propria psiche, potenziando le capacità latenti in tutti noi nel subconscio e nell'inconscio, destinate altrimenti a rimanere inutilizzate. Essa, inoltre, si estrinseca in un rapporto personale, non conosce controindicazioni e ci evita spesso di ricorrere a farmaci di cui si temono preoccupanti effetti secondari.

 

eXTReMe Tracker

Shiny Stat

free counters