«Politica e persona» di Flaminio Piccoli


La nostra concezione della vita e del mondo s'incentra sulla persona, alla quale la comunità si riferisce, giacché l'uomo è chiamato a realizzarsi non in solitudine, ma con i propri simili. Perciò la politica del nostro partito in questo tempo nuovo della democrazia è veramente, per dirla alla Morin, una antropopolitica. Ora, con questa attitudine esplicitamente comunitaria noi lavoriamo per edificare una convivenza non astratta, ma costruita sulla persona, non composta di individui semplicemente, ma di famiglie, di gruppi, di associazioni professionali, culturali, assistenziali che consentano alla vita consociata di esprimersi e di svolgersi. In un tempo come il nostro, appare sempre più evidente che le responsabilità sociali non sono riservate solo al mondo politico, ma al mondo culturale ed al mondo economico attraverso una leadership non occasionalmente e tangenzialmente convergente, ma stabile e compartecipata. Come cattolici impegnati in politica, rifiutando ogni impostazione clericalistica ed integralistica, intendiamo pertanto con consapevolezza democratica attestarci su una linea politica nettamente cristiana e popolare nella quale vibra costante la tensione solidaristica e di conseguenza il rifiuto di ogni concezione statuale di impronta idealistica o materialistica nelle quali la pressione totalitaria annienta la persona. Di questi valori si nutre e si caratterizza la DC la cui incidenza è tanto più feconda ed efficace, quanto più sono marcati i suoi lineamenti ideali distintivi. Per noi un partito, infatti, è autenticamente democratico nella misura in cui non estenua, ma potenzia i suoi valori vocazionali. E' in forza di questa sua originalità che può crescere il livello del dialogo politico nell'area democratica nonché la capacità di innesto nella comunità e di servizio della stessa. E' chiaro che le soluzioni totalitarie, marxiste o non marxiste, le soluzioni clientelari, faziose o artificialmente deideologizzanti sono incapaci di rispondere alle attese, nel rispetto della libertà e nell'esercizio vero dell'autorità, di una società in pieno svolgimento come la nostra. Esse mirano al potere, non all'inserimento costruttivo nella comunità che sta a fondamento della nostra visione statuale. Lo sviluppo della personalità umana e la sua realizzazione in termini di socialità, sono, in verità, strettamente legati a questa concezione del partito come servizio, l'unica in grado di promuovere quella organica funzionalità delle società intermedie che, pur nella loro diversità, risultano efficace salvaguardia della dignità umana e del progresso sociale. E' chiaro che i vari problemi che oggi si agitano a livello culturale, economico e politico vanno perciò affrontati e risolti in questa prospettiva di servizio promuovendo un rapporto di libertà ed autorità, che sa concretarsi in un costante e coraggioso adeguamento delle istituzioni nella loro struttura e nel loro funzionamento e rispettando e rispondendo alle esigenze della libertà, della solidarietà, della giustizia, quali si manifestano puntualmente nei ritmi di sviluppo della nostra società. In questo quadro si collocano impegni di non marginale rinnovamento (Parlamento, Regioni, ecc.) i quali confermano che la nostra posizione nei confronti dello Stato, mentre non è dettata da impaziente, avveniristico riformismo, non è nemmeno guidata da quel feticismo dogmatico che ispira grette istanze conservatrici. Il nostro partito avverte le attese di questo tempo nuovo della democrazia, praticando proprio quella «antropopolitica» che sa guardare all'uomo reale in un paese reale quale il nostro che sta vivendo una intensa fase di trasformazioni sociali, culturali ed economiche. Si tratta di un indirizzo il cui ben calibrato dinamismo, fondato sulle indicazioni della Costituzione repubblicana, sa prospettarsi responsabilmente i problemi del funzionamento dell'esecutivo, della presenza dei partiti e dei sindacati nella vita dello Stato, delle autonomie locali (Regioni, Provincie, Comuni), la questione delle riforme (pubblica sicurezza, codici, ecc.), il fondamentale problema della programmazione. Sono attese che richiedono la presenza stimolante del partito, una presenza non puramente pragmatica, ma culturalmente provveduta perché le scelte politiche non diventino cieca fatalità, ma illuminate determinazioni che si inquadrano nel generale disegno di una politica di sviluppo integrale dell'uomo. Solo questa coscienza culturale dei problemi consentirà al nostro partito una linea organica e coerente di interventi sul piano della politica interna e sul piano della politica estera la quale non può eludere l'impegnativo e fondamentale problema della pace. (Da «Riflessioni sul nuovo tempo della democrazia», edizioni ABETE, Roma).

 

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