«La marina da guerra» di Alessandro Michelagnoli


Una flotta al passo con l'evoluzione tecnica e tecnologica ha sempre rappresentato il più valido indice di progresso di un popolo per l'ampia corrispondenza che tale fattore ha in tutti i settori del lavoro, non solo cantieristico, ma di tutte le innumerevoli industrie che concorrono alla realizzazione di una nave militare. Altrettanto dicasi per quanto concerne la ricerca operativa e scientifica. Si può addirittura affermare che la consistenza qualitativa e quantitativa delle flotte ha sempre determinato e determina una vera e propria gerarchia delle nazioni. Ciò vale anche per l'ltalia che ha saputo ricostruire, dopo le profonde ferite della seconda guerra mondiale, una Marina moderna le cui unità, per concezione e realizzazione, possono qualificarsi fra quelle di avanguardia delle marine più progredite. Questa evoluzione nulla toglie al carattere basilare dell'istituzione, fondato sulla continuità delle tradizioni che si richiamano al prestigio navale di Roma, alle imprese dei navigatori nel periodo delle scoperte e soprattutto alle tradizioni delle quattro repubbliche marinare, Venezia, Genova, Pisa ed Amalfi, che dal mare trassero forza e progresso e che sul mare diedero luminoso e secolare esempio di affermazione dell'eterno principio di libertà. La conformazione naturale del Paese, circondato dal mare per oltre 8.000 chilometri di coste; la corrispondente popolazione rivierasca che vive a contatto con il mare; una grande flotta mercantile; la necessità di assicurarsi liberamente le materie essenziali attraverso le naturali rotte mediterranee hanno condizionato nei secoli la storia della Penisola, ponendo come esigenza vitale ii rafforzamento delle multiformi attività mercantili e marittime con una bilanciata componente militare. Questa esigenza ha trovato conferma nella più moderna storia dell'Italia unita, che fin dall'inizio della sua centenaria esistenza ha sempre garantito la sicurezza dei propri mari con un adeguato potere navale. La realistica corrispondenza della flotta alle esigenze marittime nazionali non solo ha consentito nel primo conflitto mondiale di sostenere il confronto vittorioso con il nemico; ma anche, quando più recentemente le vicende storiche hanno posto le nostre navi di fronte a un avversario decisamente superiore, di contrastarlo per un lungo triennio attraverso vicende alterne e immensi sacrifici. Ne è chiara riprova il tenace sforzo degli ex avversari subito dopo l'armistizio, mirante a distruggere la ancor consistente residua flotta, il 9 settembre 1943, attraverso l'immobilizzazione delle navi, la consegna di alcune unità ai vincitori, l'inutilizzazione dei sommergibiii. Ciò non valse a scuotere la compattezza, la disciplina, la forza morale della Marina che rimase per un certo periodo l'unica organizzazione vitale ed efficiente della nazione non solo sulle navi, ma nei comandi, negli arsenali e negli enti logistici. Tale atteggiamento indusse subito gli Anglo-americani a far partecipare alla campagna d'ltalia, su un piede di parità, pressoché tutte le nostre forze navali, che ben a ragione possono oggi essere considerate autentiche avanguardie nella lotta per la liberazione nazionale. Nel 1945-48 la flotta, dalle 581 mila tonnellate del 1939, era ridotta a 170 mila tonnellate di naviglio combattente: unità cariche di gloria, ma anche di anni, e con armi decisamente superate. Malgrado le difficoltà di bilancio, la Marina riordinò prima queste forze e le ricostituì poi man mano che le unità più vecchie venivano radiate. Il problema presentava vitale urgenza specie in relazione alla protezione del traffico, pari all'85% del fabbisogno nazionale. Inoltre la rinascita della marina mercantile poneva senza indugi il problema di un coordinamento potenziale delle due flotte. Con l'inserimento nel Patto Atlantico i compiti tradizionali si sono estesi. Successivamente, il problema navale è divenuto più oneroso a seguito dei mutamenti politico-militari verificatisi nell'area del Mediterraneo, resi più complessi per effetto delle riduzioni del potenziale navale effettuate in tale mare da alcune nazioni occidentali. La Marina ha ripreso i suoi compiti tradizionali anche in altri campi, certamente importanti sotto il profilo politico sociale, quale quello di assicurare i contatti con le grandi comunità dei connazionali all'estero, dell'assistenza e soccorso in mare, dei rifornimenti idrici, della protezione della pesca e, nelle tristi circostanze di calamità nazionali, dei soccorsi che solo la mobilità e prontezza delle navi possono assicurare con tempestività, specie nelle zone costiere. La creazione, da parte delle industrie italiane, di elicotteri per la Marina altamente sofisticati ha permesso alle stesse di inserirsi con numerose commesse sui mercati internazionaii, come già si era verificato nel campo delle costruzioni navali, dei sistemi di arma e delle apparecchiature elettroniche. Quanto al campo scientifico, la Marina sta perseguendo programmi di estrema avanguardia con la realizzazione, fra l'altro, di una nave ausiliaria dotata di apparato motore nucleare, che rappresenterà il mezzo più idoneo a raccogliere preziose esperienze tecniche e scientifiche nel settore della propulsione nucleare e sarà uno strumento validissimo di addestramento per il personale tecnico, civile e militare. L'aggiornamento alle tecniche più moderne, che hanno fatto della nave un mondo automatizzato, ha proposto in termini veramente difficili il problema del personale, inducendo la Marina a formare nell' ambito dei propri istituti, dirigenti e specialisti culturalmente e tecnicamente idonei a servire sulle navi di oggi e del prossimo domani. Oggi, 3500 ufficiali, 11.500 sottufficiali, 26.000 specialisti, volontari e di leva, costituiscono la forza della Marina Militare. Gli ufficiali sono divisi nel Corpo di Stato Maggiore (ufficiali di vascello), nei Corpi del Genio Navale e delle Armi Navali, nei cui ruoli normali confluiscono ufficiali laureati e altamente specializzati nei campi tecnici più vari; nel Corpo Sanitario, composto di medici e farmacisti; in quello di Commissariato, formato da laureati, preposto alla organizzazione tecnica logistica; nel Corpo delle Capitanerie di Porto il cui ruolo normale è formato da laureati e che assolve delicati compiti nell'ambito militare e mercantile; infine nel Corpo Equipaggi Marittimi, di lunga esperienza specialistica in tutta la gamma dei servizi. Centro culturale fondamentale è l'Accademia Navale di Livorno, che pur essendo dal 1881 simbolo della continuità dell'istituzione è insieme espressione di moderna cultura e tecnicismo, dovendo trasformare gli allievi in marinai e tecnici. Dall'Accademia Navale senza distinzione provengono tutti gli ufficiali effettivi e di complemento, compresi quelli che entrano in Marina già laureati. Il livello degli studi è adeguato a quello delle università, livello minimo per la preparazione di uomini che dovranno impiegare mezzi, armi e attrezzature costose e di altissimo livello tecnologico. L'Accademia è, peraltro, seme di vita e compattezza spirituale, poiché agli studi accoppia l'educazione morale e psicologica. A quest'ultima concorrono, oltre che l'ambiente tradizionale, la disciplina militare, quella sportiva e quella scuola di vita che sono le crociere, compiute in parte su navi a vela, indirizzo insostituibile per la formazione del carattere. Alla cultura di base si accoppiano, con il progredire della carriera, corsi di aggiornamento tecnico professionale a livello post-universitario, poiché alla funzionalità del mondo navale concorrono tutti i settori della scienza e della tecnica applicata, corsi svolti presso importanti enti della Marina, ovvero presso le università, le grandi aziende nazionali, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, i centri di studi italiani o stranieri, militari e civili. I sottufficiali e gli specialisti volontari, spina dorsale dell'organizzazione, sono suddivisi in categorie e specialità che, oltre a quelle tradizionali, care alle antiche memorie navali, comprendono le più moderne e avanzate specializzazioni. L'istruzione si basa sul metodo di insegnamento attivo e comprende gruppi di materie culturali, propedeutiche, professionali, generali e tecniche. I concetti teorico-pratici che ispirano la formazione dei volontari presso le scuole della Marina di Taranto e della Maddalena sono analoghi a quelli dell'insegnamento più progredito degli istituti professionali italiani ed esteri, indirizzando i giovani verso le attività più congeniali alle singole tendenze e capacità. Agli istituti tradizionali si aggiungono poi i centri di addestramento, dove sono riunite armi, apparecchiature e mezzi per la preparazione e l'aggiornamento periodico e pratico di qualunque grado e categoria. A questi compiti di preparazione del personale in servizio attivo si aggiungono quelli, fondamentali, relativi al personale di leva. Ottomila uomini ogni anno vengono infatti istruiti presso le scuole specialisti ed i centri di addestramento: aliquota rimarchevole di cittadini ottimamente preparati, che costituiscono le riserve indispensabili della Marina Militare. Inoltre, al termine della ferma, ritornando al mondo del lavoro, questi giovani apportano un sensibilissimo beneficio allo sviluppo tecnico-industriale della nazione. Anche coloro, fra il personale di leva, che non hanno avuto la fortuna di ricevere una specializzazione particolare portano con sé un bagaglio di esperienze: le qualità acquisite con l'addestramento navale, le qualità organizzative, i viaggi, i contatti con paesi e popoli lontani, l'apertura dello spirito che solo la Marina può offrire e soprattutto l'amore al lavoro e alla patria, che diviene istintivo in ogni membro dell'equipaggio di una nave ove sventoli la bandiera d'Italia.

 

eXTReMe Tracker

Shiny Stat

free counters