«Fauna esotica delle Galapagos» di Alessandro Nangeroni


In cinque anni (dal dicembre del 1831 all'ottobre del 1836) Charles Darwin compì il giro del mondo su un brigantino inglese di 240 t al comando del capitano Robert Fitzroy, che aveva organizzato la spedizione. Di questo lungo viaggio lasciò memoria in varie opere che pubblicò quattro anni dopo: al di là del racconto, quale frutto di questo itinerario naturalistico intorno al globo emerge l'intuizione della legge che governa il mondo dei viventi, l'evoluzione. Dopo lunghe osservazioni compiute in diverse regioni, Darwin rimase in particolare colpito dalla fauna specialissima che incontrò sulle isole Galapagos, situate al largo della costa sudamericana, in corrispondenza dell'Ecuador, che raggiunse dopo aver costeggiato il Cile. Le Galapagos sono più propriamente un arcipelago composto da tredici isole maggiori e quarantasette minori, dove vive una fauna del tutto particolare che ha delle affinità con quella di altre isole dell'Oceano Indiano. Infatti mentre nel terziario (un'epoca geologica in cui ancora sulle terra non viveva l'uomo) le tartarughe erano diffuse su tutto il globo (come dimostrarono vari reperti fossili recuperati in diverse parti del mondo), a mano a mano esse si ridussero in due sole regioni. Per quanto riguarda le isole Galapagos, poiché la fauna indigena presenta analogie con quella del continente sudamericano, si pensa che molti secoli fa esse fossero legate alla terraferma e solo in seguito a sconvolgimenti tellurici sia avvenuto il distacco. Ma quello che colpì Darwin fu soprattutto la variazione che presentavano le tartarughe rispetto a quelle di altre regioni, tanto da doverle considerare come specie a parte, fatto che gli fece intuire come l'ambiente contribuisce a differenziare le caratteristiche di una specie. Nelle Galapagos vivono principalmente tartarughe, iguane di mare e di terra, e cormorani, una particolare specie di uccelli; inoltre, alcuni generi di insetti non originari del luogo, ma introdotti dall'America meridionale, mediante la fluitazione del legname e le masse vegetali portate dalle correnti marine. Ci soffermeremo sulle tartarughe e sulle iguane, che sono l'aspetto più caratteristico della fauna locale. Le tartarughe (che hanno dato il nome alle isole, perché proprio così si chiamano in lingua spagnola) ora sono solo 3.000; molto più numerose erano nel 1535 quando i navigatori spagnoli incontrarono poco al di sotto dell'Equatore questo gruppo di isole cui diedero appunto il nome attuale. Ancora nel 1617, come si legge nella relazione di Dampier, erano numerosissime: «Le tartarughe terrestri sono così numerose, che cinque o seicento uomini potrebbero vivere a loro spese per molti mesi, senza avere altre provviste. Sono enormi e grasse e così delicate che nessun pollo potrebbe essere più gradevole». Dopo la caccia spietata cui furono sottoposte negli anni successivi ora sono al sicuro, in quanto le isole stesse sono state costituite in parco nazionale dell'Ecuador e vi è sorta una stazione scientifica di ricerca. La specie presente nelle Galapagos è denominata Testudo nigrita. Dal punto di vista sistematico le tartarughe appartengono alla famiglia dei testudini, alla classe dei rettili, al tipo dei cordati. Le dimensioni delle tartarughe Nigrita sono piuttosto rilevanti: il carapace è lungo oltre 1 m; pesano in media oltre 100 kg, ma vi sono degli esemplari che superano anche i 2 q. La loro vita è molto lunga, e si conoscono certi individui che sono vissuti per oltre cento anni. Le loro qualità psichiche sono piuttosto modeste, in rapporto alla loro mole; sono apatiche, generalmente torpide e non mostrano eccessivo interesse per chi le avvicina; sono mansuete e sopportano chi sale loro sul dorso per farsi trasportare: questo ad esempio, in altre parti del globo, è uno degli sport preferiti dai ragazzi. Hanno collo lungo, grosso e robusto; la coda è breve; hanno le zampe protette da placche tondeggianti e ravvicinate una all'altra; anche la testa presenta delle placche che la rivestono superiormente. Il colore delle placche dello scudo, segnate da profondi solchi concentrici, è generalmente nerastro. Il periodo migliore per la riproduzione è la stagione calda, ma già a maggio si sono notati degli accoppiamenti fertili. Nel periodo degli amori i maschi devono combattere tra loro violente battaglie per conquistarsi la femmina; quasi di colpo vengono presi da una fortissima eccitazione che li spinge a battersi con l'avversario; durante questi scontri emettono versi che assomigliano a dei muggiti. Quando uno di loro è riuscito ad eliminare i rivali deve vincere ancora la resistenza della compagna; durante il preludio amoroso il maschio si aggrappa con le quattro zampe allo scudo della femmina, cerca di immobilizzarla mordendola al collo e costringendola a ritirare la testa nella corazza. La compagna non è sempre ben disposta ad accettare queste «attenzioni» ma il più delle volte cede abbandonando ogni resistenza: quindi ha luogo l'accoppiamento che dura anche più di una intera giornata. Dopo essere stata fecondata la femmina scava delle buche nel suolo friabile e sabbioso dove deporrà in seguito le uova. Queste hanno forma perfettamente sferica, sono grandi quanto una mela renetta o una pallina da tennis, e hanno un guscio calcareo di colore biancastro. I piccoli alla nascita presentano già la corazza (ma ancora molle), e sono di modeste proporzioni: sono lunghi da 5 a 20 cm e pesano da 80 a 100 g. L'alimentazione delle tartarughe consiste di erbe e piante grasse di cui vanno alla ricerca muovendosi con estrema lentezza durante il giorno; tale alimentazione vegetale e sufficiente di solito anche a soddisfare il fabbisogno idrico di questi animali, in quanto è assai ricca di acqua. Tuttavia, alcune varietà di questa specie, nei periodo estivo di maggiore siccità, si portano presso le rive dei corsi d'acqua per abbeverarsi. Vediamo ora le due specie di iguana che sono tipiche di queste isole: anche su di esse si fermò l'attenzione di Darwin, che nelle sue memorie descrive dettagliatamente la loro vita; annotò in particolare che, avendo questi rettili l'abitudine di scavare piccole ma numerose gallerie nel terreno, gli risultò impossibilie trovare un luogo adatto in cui poter piantare la tenda per riposarsi. Sulle Galapagos vivono l'iguana terrestre, che nella classificazione scientifica prende il nome di Conolophus subcristatus (famiglia iguanidi, classe rettile) e l'iguana marina, che prende il nome di Amblyrhyncus cristatus. Tipica delle regioni continentaii dell'America, sembra che l'iguana terestre (come dimostrò uno studioso, l'Agassiz) sia giunta nelle isole su tronchi d'albero galleggianti o su altri materiali sospinti dalla corrente del Perù. L'iguana terrestre è di dimensioni inferiori a quelle dell'iguana marina. Non supera il metro in lunghezza e il suo peso non oltrepassa i 7-8 kg. Quasi la metà della lunghezza appartiene alla coda, che è di forma circolare. Il corpo è rivestito di squame non molto grandi, di uguali dimensioni, che lungo la linea della colonna vertebrale formano una cresta, tipica della specie. Di dimensioni più grandi è l'iguana marina, che ha una coda più lunga e può raggiungere gli 80 cm. Il periodo propizio alla sua riproduzione corrisponde all'autunno (ottobre-novembre); non si conosce molto bene il meccanismo della fecondazione; accanto alla loro abituale dimora, le femmine scavano delle piccole buche nelle quali depongono le uova, che si presentano di forma piuttosto allungata. L'alimentazione è a base di alghe per la specie marina, mentre l'iguana terrestre ricerca bacchbacche, germogli e frutti di acacia; ma si ciba anche dei fichi d'India, di cui non teme le spine. Le iguane sono animaii molto tranquiili, che amano passare la giornata sotto il ricco fogliame delle piante, al riparo dai raggi del sole; sono inoffensive e anche se vengono attaccate evitano di difendersi preferendo fuggire. Così alcune specie animali, che sono ormai in via di estinzione e di cui rimangono pochi esemplari nei giardini zoologici, proprio per l'eccezionalità delle condizioni in cui vivono, senza quasi più rapporti con gli altri animali, hanno permesso di scoprire il misterioso meccanismo che regola lo sviluppo delle specie, offrendosi alla scienza come prezioso materiale di ricerca.

 

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